Masarykova univerzita Filozofická fakulta Ústav románských jazyků a literatur Románské literatury Disertační práce Le stampe cinquecentesche delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino tra tradizione e censura Mgr. Andrea Jacková Vedoucí práce: doc. Paolo Divizia, Dottore di Ricerca Brno 2018 2 Prohlašuji, že jsem disertační práci vypracovala samostatně s využitím uvedených zdrojů a literatury. Zároveň také prohlašuji, že tištěná verze práce se shoduje s její elektronickou podobou uloženou v Informačním systému MU. …………………………....... 3 Vorrei ringraziare molto il mio relatore della tesi, doc. Paolo Divizia, per il supporto che mi ha fornito per la stesura di questa tesi, per la sua grande disponibilità e enorme pazienza. Grazie soprattutto per le numerosissime osservazioni e suggerimenti e per avermi guidato nel mio percorso di ricerca. 4 INDICE: INTRODUZIONE…………………………………………………………….7 I. Dati generali riguardanti le questioni editoriali e il contesto storico delle fonti di Cento novelle scelte…………………….……………………………11 I. 1. Le Cento Novelle Antiche (Novellino)…………………………………….......11 I. 2. Il Decameron di Giovanni Boccaccio (Certaldo o Firenze, 1313 - Certaldo, 1375)…………………………………………………………………………..16 I. 3. Le Cinquanta novelle (Novellino) di Masuccio Salernitano (Salerno o Sorrento, 1410/15 - Salerno, 1475/1480)………………………………….….32 I. 4. L’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero………….38 I. 5. Le Rime et prose volgari di Giovanni Brevio (Venezia, ca. seconda metà del 15° secolo - ca. 1549)………………………………………………….……...41 I. 6. La Novella di Giovanni Guidiccioni (Lucca, 1500 - Macerata, 1541)..............45 I. 7. Le Novelle di Francesco Maria Molza (Modena, 18 giugno 1489 - Modena, 28 febbraio 1544)………………………………………………………………...47 I. 7. 1. Novella I - Una figliuola del re di Bertagna si fugge dal padre………...........48 I. 7. 2. Novella III - Novella del Mantovano…………………………………...…….49 I. 7. 3. Confronto della novella di Molza n. III (Novella del Mantovano) con le versioni della novella del Bandello e del Sansovino……………………..…...52 I. 8. Le Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola fiorentino (Firenze, 1493 - Prato, 1543…………………………………………………………………………...57 I. 9. I Diporti di Girolamo Parabosco (Piacenza, ca. 1524 - Venezia, 1557) ……..62 I. 10. Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola (Caravaggio, ca. 1480 - tra il 1557 e il 1558)………………………………………………………………66 I. 11. Le Novelle di Matteo Maria Bandello (Castelnuovo Scrivia, 1485 - Bassens, 1561)…………………………………………………………………………..75 I. 12. Il Pecorone (Cinquanta novelle) di Giovanni Fiorentino (attivo nella seconda metà del 14º secolo)…………….......................................................................79 II. Le Cento novelle scelte dai più nobili scrittori di Francesco Sansovino…....83 II. 1. Vita e formazione di Francesco Sansovino (Roma, 1521 - Venezia, 1583)......83 5 II. 2. Le Cento novelle scelte……………………………………………...……..….84 II. 3. Censimento degli esemplari conservati delle Cento novelle scelte...................86 II. 4. Gli studi precedenti che toccano l’argomento delle Cento novelle scelte o cercano di identificare le fonti...........................................................................94 II. 5. Descrizione delle singole edizioni…………………………………………….96 II. 5. 1. Descrizione dell’edizione del 1561……………………………………….…..99 II. 5. 2. Descrizione dell’edizione del 1562………………………………………….101 II. 5. 2. 1. Le varianti di stato dell’edizione del 1562…………………………………..102 II. 5. 3. Descrizione dell’edizione del 1563………………………….………………105 II. 5. 4. Descrizione dell’edizione del 1566..……………………………….………..107 II. 5. 5. Descrizione dell’edizione del 1571……………………………….................109 II. 5. 5. 1. Esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze 3.2.69 dell’edizione del 1571……………………………………………………………………...111 II. 5. 6. Descrizione dell’edizione del 1598………………………………………….113 II. 5. 6. 1. La variante B dell’edizione del 1598 e la sua variante intermedia datata 1597/98………………………………………………………………………116 II. 5. 7. Descrizione dell’edizione del 1603………………………………………….117 II. 5. 8. Descrizione dell’edizione del 1610………………………………………….120 II. 5. 9. Descrizione dell’edizione del 1619………………………………………….122 II. 6. Sommario dei componimenti in versi che si trovano alla fine di ogni giornata………………………………………………………………………122 III. Confronto dei testi………………………………………………………….126 III. 1. Tabella n. 10: riassunto dei dati base riguardanti le fonti………………..…..126 III. 2. Identificazione delle fonti delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino……………………………………………………………………127 III. 2. 1. I Diporti di Girolamo Parabosco……..……………………………………...129 III. 2. 2. Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola………………………..137 III. 2. 3. Le Novelle di Matteo Maria Bandello……...………………………………..142 6 III. 2. 4. Il Decameron di Giovanni Boccaccio……………………………………….153 III. 3. Confronto diacronico………………………………………………………...157 III. 3. 1. L’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero………...157 III. 3. 2. Le Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola fiorentino……………………......161 III. 3. 3. Il Pecorone (Cinquanta novelle) di Giovanni Fiorentino………………...….173 III. 3. 4. Le Cinquanta novelle (Novellino) di Masuccio Salernitano…………….......174 III. 3. 5. Le Cento Novelle Antiche (Novellino)…….....……………………………....184 III. 3. 6. I Diporti di Girolamo Parabosco………………………………………….....188 III. 3. 7. Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola………………………..194 III. 3. 8. Le Novelle di Matteo Bandello………………………………………………195 III. 3. 9. Le Rime et prose volgari di Giovanni Brevio…………………………….....198 III. 3. 10. La Novella di Giovanni Guidiccioni................................................................202 III. 3. 11. Le Novelle di Francesco Maria Molza.............................................................209 III. 3. 12. Il Decameron di Giovanni Boccaccio……………………………………….209 IV. Conclusione…………………………………………………………………220 V. Allegato……………………………………………………………………...225 BIBLIOGRAFIA……………………………………………….…..............234 7 INTRODUZIONE Nella tesi mi occupo dell’antologia di Francesco Sansovino intitolata Cento novelle scelte dai più nobili scrittori, che in varie edizioni include novelle riprese dalle seguenti fonti: le Cento Novelle Antiche (ovvero il Novellino), il Decameron di Giovanni Boccaccio, le Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano (noto anche come Novellino di Masuccio Salernitano), l’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero, le Rime et prose volgari di Giovanni Brevio, la novella di Giovanni Guidiccioni, le Novelle di Francesco Maria Molza, le Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola, i Diporti di Girolamo Parabosco, Le piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola, le Novelle di Matteo Maria Bandello e il Pecorone di Giovanni Fiorentino. Nell’avvertenza al lettore, contenuta nel florilegio, Sansovino tra gli autori a cui si è ispirato enumera anche Gratia1 e dichiara di aver scritto lui stesso alcune delle novelle. Bartolommeo Gamba2 segnala che Sansovino si sarebbe servito oltre alle suddette fonti di Niccolò Macchiavelli, della Filosofia morale di Anton Francesco Doni, delle Facezie di Poggio Bracciolini, del Burchiello3 e delle Novellae di Girolamo Morlini. Visto che durante l’identificazione delle fonti ho capito che di questi ultimi autori Sansovino non si è servito, non li prendo in considerazione e non li includo nemmeno nel primo capitolo in cui fornisco le informazioni generali sulle fonti. Anche se la novellistica per vari motivi nel Cinquecento fu considerata in modo negativo rispetto alla poesia – in parte anche perché essa non riuscì a sfuggire all’attenzione della censura4 (a gran parte delle fonti, nella seconda metà del Cinquecento fu interdetta la circolazione) – secondo me l’antologia di Francesco Sansovino merita attenzione perché se considereremo che tutte le edizioni dell’antologia uscirono a Venezia, dove le edizioni, per 1 Si intendono le Novelle di Niccolò Grazia. Cfr. Biblioteca dell’eloquenza italiana del monsignore Giusto Fontanini con le annotazioni del signor Apostolo Zeno istorico e poeta cesareo cittadino veneziano, Tomo secondo, Venezia, MDCCLIII, p. 496. 2 Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, Venezia, Tipografia di Alvisopoli, M DCCCXXXIII, pp. 195-201. 3 In Rime del Burchiello, commentate dal Doni, Vinegia, per Francesco Marcolini, 1553, a p. 54 si trova una novella che al Burchiello fu attribuita proprio dal Doni. Secondo Anton Francesco Doni il Burchiello scrisse un centinaio di novelle, ma a parte la suddetta novella per la cui paternità bisogna fidarsi delle parole del Doni, non si conoscono altre novelle. Cfr. Storia della letteratura italiana di P. L. GINGUENÉ membro dell’Istituto di Francia, socio dell’Accademia della Crusca, di quella di Turino, ec. ec. Traduzione del prof. B. Perotti con note ed illustrazioni, edizione rivista sull’originale francese, tomo undecimo, Firenze, dalla Tipografia Daddi, 1828, p. 131; Notizia de’ Novellieri italiani posseduti dal conte ANTON-MARIA BORROMEO gentiluomo padovano con alcune novelle inedite, Bassano, MDCCXCIV, p. 17. 4 ELISABETTA MENETTI, Le raccolte novellistiche tra Cinquecento e Seicento, in Antologie d’autore. La tradizione dei florilegi nella letteratura italiana, Atti del Convegno internazionale di Roma (27-29 ottobre 2014), a cura di ENRICO MALATO e ANDREA MAZZUCCHI, Roma, Salerno Editrice, 2016, pp. 227-248, a p. 228. 8 ragioni di costo, venivano generalmente pubblicate in 1000 copie,5 si può dire che all’epoca l’antologia di Sansovino (che nell’arco degli anni 1561-1619 uscì ben nove volte) che include opere di altri 12 autori ebbe una circolazione notevole. L’analisi dell’antologia ci rivelerà alcune informazioni sulla tradizione dei testi, potremo capire se (o fino a che punto) questi testi potevano circolare senza le modifiche introdotte dai “correttori”. In generale cercherò di capire in che modo la censura abbia influenzato autori, “correttori” o editori, ma soprattutto cercherò di capire se Sansovino durante la stesura della sua antologia riprendeva le novelle dalle fonti passivamente o se invece riscriveva le novelle, se seguiva il metodo degli editori che era comunemente in uso, cioè se durante la stesura della princeps abbia utilizzato le ultime edizioni delle fonti che erano a disposizione e se per la stesura delle edizioni sucessive riprendesse le ultime versioni delle novelle dalla sua raccolta o se invece aggiornasse i testi dalle ristampe delle fonti. In altre parole cerco di capire se il testo nelle Cento novelle scelte sia stato trasmesso in maniera puramente lineare o se Sansovino o il “correttore” in alcuni casi si siano discostati da questo uso. Da questi dati poi si potrà anche capire in che misura Sansovino rispettasse le regole imposte dalla istituzione censoria (se nella sua raccolta inseriva i testi interdetti o se invece si serviva dei testi espurgati). Subito all’inizio c’è anche da precisare che nonostante il novero delle fonti contenga i titoli delle opere che furono composte nel periodo compreso tra la fine del Duecento e tra il Cinquecento, nella tesi mi dedico soprattutto alle stampe cinquecentesche. Per la mia ricerca mi servo dei metodi utilizzati dalla filologia dei testi a stampa (Textual Bibliography)6 e dalla filologia d’autore.7 La filologia dei testi a stampa è una disciplina che è nata all’inizio del ʼ900 in Inghilterra con i lavori di Walter Greg (1914) e Ronald McKerrow (1914)8 e in Italia è penetrata soltanto negli anni anni ʼ80 con i lavori di Pasquale Stoppelli (1987) e di Conor Fahy (1988).9 L’oggetto di studio di questa disciplina sono appunto i testi a stampa e compito della disciplina è quello di identificare le varianti che sono nate durante la stampa o durante la nuova composizione e di identificare chi (compositore, correttore, bibliotecario, censore) e quando ha fatto gli interventi nel testo. La disciplina si interessa soprattutto della parte materiale del libro (legatura, frontespizio, pagine 5 Per ottenere il privilegio bisognava pubblicare l’opera almeno in 400 copie. Cfr. PAUL. F. GRENDLER, L’inquisizione romana e l’editoria a Venezia 1540-1605, Roma, Il Veltro Editrice, 1983, p. 26. 6 Per sapere di più sulla filologia dei testi a stampa vedi SUSANNA VILLARI, Che cos’ è la filologia dei testi a stampa, Roma, Carocci, 2014; PASQUALE STOPPELLI, Filologia dei testi a stampa, Bologna, Mulino, 1987. 7 Per sapere di più sulla filologia d’autore vedi PAOLA ITALIA, GIULIA RABONI, Che cos’è la filologia d’autore, Roma, Carocci, 2010. 8 SUSANNA VILLARI, Che cos’ è la filologia dei testi a stampa, p. 13. 9 SUSANNA VILLARI, Che cos’ è la filologia dei testi a stampa, p. 8. 9 mancanti, errori di impaginazione, sbavature delle lettere). Mentre la filologia d’autore si occupa delle varianti testuali dovute all’autore stesso con i suoi interventi nel testo (aggiunte, omissioni, sostituzioni). Durante il lavoro bisogna distinguere tra le varianti sostanziali) che hanno influenza sul significato o sostanza della espressione originaria (lessico, sintassi, omissioni o aggiunte nel testo) e le varianti accidentali che riguardano soltanto l’aspetto formale (ortografia, interpunzione, uso delle lettere maiuscole o minuscole, divisione delle parole, forma grafica). Siccome le stampe cinquecentesche contengono numerose varianti di stato, cioè non tutte le copie della stessa edizione sono uguali perché durante la stampa a caratteri mobili i le forme di stampa venivano composte, scomposte e ricomposte, nella tesi vengono presi in considerazione esemplari precisi e vengono fornite le loro segnature. Gli esempi delle varianti di stato si potranno osservare soprattutto nel secondo capitolo in cui vedremo che alcune stampe differiscono ad esempio nella numerazione delle novelle, o nella sequenza dei fascicoli. La tesi è divisa in tre capitoli principali. Nel primo capitolo che si compone di altri dodici sottocapitoli, vengono riassunte le informazioni generali sulle raccolte che servirono a Francesco Sansovino come fonti per la composizione delle Cento novelle scelte. I sottocapitoli contengono le informazioni riguardanti le date di composizione delle edizioni principes e delle loro ristampe, la circolazione e i divieti di circolazione delle raccolte o gli ordini di espurgare alcune edizioni. Questi dati ci introducono nel contesto storico delle raccolte che è fondamentale per capire quali edizioni scegliere per la comparazione delle edizioni grazie alla quale sarà possibile stabilire le fonti precise di cui si servì Francesco Sansovino. In altre parole queste informazioni ci permettono di capire tra quali edizioni Francesco Sansovino potesse scegliere e se abbia scelto soltanto le fonti che in quel periodo potevano circolare liberamente o al contrario se si sia servito anche delle fonti clandestine. Nel secondo capitolo oltre alle informazioni sulla vita e formazione di Francesco Sansovino troviamo il censimento degli esemplari conservati e la descrizione delle singole edizioni della raccolta. Infine il terzo capitolo viene dedicato alla parte pratica. All’inizio del capitolo viene offerta la tabella n. 10 in cui vengono riassunti i dati base riguardanti le fonti di cui Sansovino si è servito e le date in cui fu vietata la circolazione delle fonti. La tabella serve soprattutto per orientarsi e vedere se le fonti comparate, in quel periodo, potevano circolare liberamente o se invece erano interdette. Seguono altri due sottocapitoli: la parte III, 2 in cui tramite i confronti dei testi si cerca di capire di quali edizioni precisamente Sansovino si sia servito per inserire 10 le proprie novelle nella raccolta (come è già stato detto, si cercherà di capire se abbia utilizzato soltanto le ultime edizioni o se si sia servito anche delle edizioni più antiche) e la parte III, 3 che contiene i confronti diacronici in cui vengono confrontate le edizioni delle Cento novelle scelte che furono pubblicate tra il 1561 e tra il 159810 con le ultime edizioni disponibili delle fonti (ci riveleranno se Sansovino o il “correttore” aggiornavano il testo man mano che uscivano nuove edizioni delle fonti o se il testo venne tramandato in modo puramente lineare). La mia ricerca, purtroppo per i motivi di tempo e di spazio, è in un certo senzo limitata alla parte più tecnica e potrebbe considerarsi come uno spunto per altre ulteriori ricerche. Sarebbe interessante ad esempio dedicarsi di più alla sostituzione delle fonti o occuparsi anche della parte tematica e vedere se le regole censorie abbiano influito sulla scelta tematica delle novelle. 10 Nonostante nella tesi vengano descritte tutte le edizioni delle Cento novelle scelte, ho diciso di confrontare i testi soltanto delle edizioni che furono pubblicate entro il 1598 perché l’edizione del 1598 oltre essere l’edizione censurata è l’ultima edizione pubblicata nel Cinquecento. Inoltre le seguenti edizioni strutturalmente corrispondono all’edizione del 1598. 11 I. Dati generali riguardanti le questioni editoriali e il contesto storico delle fonti delle Cento novelle scelte Nel presente capitolo vengono forniti i dati base che riguardano la nascita degli autori, le edizioni, i divieti e la circolazione delle fonti delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino. Nonostante che si tratti di un accumulo di dati generalmente conosciuti, perché presi spesso dalle introduzioni delle edizioni critiche, le informazioni sulla circolazione e sulle edizioni sono necessarie per decidere quali edizioni scegliere per la comparazione alla quale mi dedicherò più avanti e grazie alla quale sarà possibile stabilire le fonti precise delle quali Sansovino si è servito; le informazioni sui divieti saranno poi utili per capire se Sansovino abbia scelto soltanto le fonti che in quel periodo potevano circolare liberamente o al contrario se si sia servito anche delle fonti clandestine. I. 1. Le Cento Novelle Antiche (Novellino)11 Il Novellino, libro di cui non si conosce l’autore/autori, è stato composto circa tra il 1280 e il 1300.12 La versione più antica della raccolta (P1), si è conservata in forma manoscritta alle cc. 9r-43r nel codice Panciatichiano 32 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, redatto circa intorno al 1320. La raccolta intitolata Libro di novelle e di bel parlar gientile conteneva originariamente 85 «moduli» (incluso il prologo) non numerati e senza rubriche. Oltre alle novelle si trattava di «brani didascalici, di sentenze e di moralità». La raccolta in questa forma da Conte viene chiamata Ur-Novellino. La raccolta in diverse fasi del Trecento subì delle modifiche e vi furono introdotte le rubriche.13 Tuttavia la circolazione manoscritta della raccolta continuò anche nel Quattrocento e nel Cinquecento e coesistette anche con la stampa. Per quanto riquarda le stampe, la princeps della raccolta fu pubblicata sotto il titolo Le Ciento Novelle Antike a cura di Carlo Gualteruzzi, a Bologna presso la casa editrice di 11 Anche se il termine «Novellino» è stato usato già da Giovanni della Casa il 27 luglio del 1525 nella lettera a Carlo Gualteruzzi, sui frontespizi delle stampe viene usato soltanto a partire dall’edizione del 1836, pubblicata a Milano presso la casa editrice di Lorenzo Sonzogno. Cfr. ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA, Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: edizione interpretativa, Berlin/Boston, Walter de Gruyter GmbH & Co. KG, 2011, p. 10. 12 GIULIO FERRONI, Profilo storico della letteratura italiana, volume I, Milano, Einaudi scuola, 1992, p. 89. 13 LUCIA BATTAGLIA RICCI, Introduzione, in Il Novellino, a cura di VALERIA MOUCHET, Milano, BUR, 2013, p. XVIII; ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA, Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: edizione interpretativa, p. 11; ALBERTO CONTE, Introduzione in Il Novellino, a cura di ALBERTO CONTE, Roma, Salerno Editrice, 2001, pp. XV-XXVIII. Per vedere le differenze nel contenuto dei moduli/delle novelle tra Ur-Novellino e il testo vulgato del Novellino vedi l’edizione critica del Novellino, a cura di Alberto Conte che contiene entrambi le versioni dell’opera (Il Novellino [testo vulgato] pp. 3-162; Libro di novelle e di bel parlare gientile [Ur-Novellino] pp. 165-264). 12 Girolamo Benedetti, nell’agosto del 1525.14 Questa stampa fu ampliata a 100 novelle numerate con rubriche: cioè contiene un prologo che viene considerato (e anche segnato) come prima novella e 99 novelle.15 Subito nel 1525 la raccolta venne ristampata senza data e luogo di stampa.16 Dalla stampa pubblicata presso Girolamo Benedetti deriva il ms. Palatino E. 5. 7. 57 proveniente della seconda metà del Cinquecento.17 Dopo una certa pausa, a partire dal 1561 alcune novelle furono ripetutamente inserite in tutte le edizioni delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino. Nel 1571 nella raccolta di Sansovino, oltre alle novelle sparse, fu inserita per intero la seconda ristampa dell’edizione Gualteruzzi sotto l’omonimo titolo Le Ciento Novelle Antike. Secondo Sebastiano Lo Nigro «Di questa Aggiunta si stamparono esemplari separati col titolo Le Cento Novelle Antike.»18 Infatti ad esempio nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze si trova l’esemplare del 1571 con segnatura 1021.11 che è intitolato appunto Le Ciento Novelle Antike. Poi nel 1572 a Firenze presso Giunti uscì l’edizione intitolata Libro di Novelle, et di bel Parlar Gentile. Nel qual si contengono Cento Novelle altra volta mandate fuori da Messer Carlo Gualteruzzi da Fano. Di Nuovo Ricorrette. Con aggiunta di quattro altre nel fine. Et con una dichiaratione d’alcune delle voci piu antiche. Con licenza, Et Privilegio.19 Nonostante che la raccolta curata da Vincenzo Borghini, curatore del Decameron espurgato del 1573, venisse intitolata in modo che a prima vista potrebbe evocare che sia stata soltanto ampliata, la raccolta oltre alle quattro novelle aggiunte subì alcune modifiche nel testo e dalla raccolta sono state tolte completamente 17 novelle e sostituite con 18 altre.20 Quindi la raccolta conteneva un prologo non numerato più cento novelle numerate I-C e altre quattro 14 Cfr. ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA, Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: edizione interpretativa, p. 11. 15 LUCIA BATTAGLIA RICCI, Introduzione, in Il Novellino, a cura di VALERIA MOUCHET, p. XVII. 16 Di questa edizione si sono conservate almeno tre esemplari: Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, PALAT.D.4.7.1; Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Rari V, 453; Firenze, Istituto di Studi Superiori, Biblioteca de’ Bardi. Cfr. ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA, Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: edizione interpretativa, p. 12. 17 Cfr. Le cento novelle antiche: Il Novellino, a cura di ENRICO SICARDI, Strasbourg, Heitz, 1907, p. 20. 18 Cfr. ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA, Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: edizione interpretativa, p. 12. Ciepielewska cita Sebastiano Lo Nigro, Per il testo del «Novellino», p. 55. 19 Libro di / Novelle, et di bel / Parlar Gentile. / Nel qual si contengono Cento Novelle altra volta / mandate fuori da Messer Carlo / Gualteruzzi da Fano. / Di Nuovo Ricorrette. / Con aggiunta di quattro altre nel fine. / Et con una dichiaratione d’alcune delle voci piu antiche, in Fiorenza, nella stamperia de i Giunti, M D LXXII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bibloteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 6. 15.D.28). Questo esemplare all’inizio contiene una lauda spirituale trascritta a mano che comincia Se questa valle di miseria piena. 20 UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, Udine, Forum, 2005, p. 125. Otto delle diciotto novelle provengono dal ms. Panciatichiano 32 ed altre sono state tratte da vari autori del Trecento. Cfr. ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA, Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: edizione interpretativa, p. 13. 13 novelle numerate da capo.21 Come è stato segnalato già da G. Biagi, a parte le novelle 57 e 86 che contengono una tematica sconcia, le rimanenti 15 novelle tolte in qualche modo mettono in cattiva luce i personaggi della Chiesa, o parlano della Scrittura o ci viene nominato Dio.22 Nelle novelle introdotte al posto delle altre al contrario prevalgono le materie che toccano cortesia o argomenti istruttivi. Per illustrare meglio riporto l’elenco completo delle novelle eliminate e aggiunte. Le novelle de Le Ciento Novelle Antike del 152523 che vennero escluse nell’edizione del 1572. Le novelle che vengono aggiunte nel Libro di Novelle, et di bel Parlar gentile, 1572. VI. Come a David Re venne in pensero di volere sapere quanti fossero e sudditi suoi. V. Qui conta come per subita allegrezza uno si morio. VII. Qui conta come l Angelo parlo a Salamone e disse ke torrebbe Domenedio il Reame al figliuolo p(er) li suoi peccati. VI. Come un fabro si riscosse d’una questione. XII. Qui conta dell onore, ke Aminadab fecie al Re David suo naturale signiore. XI. Come non è bello lo spendere sopra le forze. XVI. Qui conta della gran misericordia ke fecie San Paolino vescovo. XV. Come un vecchio havendo fatta cortesia si giudica vicino a morte. XVII. Della grande limosina ke fecie uno Tavoliere perdio. XVI. Di certe pronte risposte et detti di valenti huomini. 21 I titoli delle novelle aggiunte sono le seguenti: Novella prima. Buonaccorso di Lapo Giovanni essendo Huomo Molto Vago Di Guadagnare è da un Messer Giovanni beffato, dal quale egli credeva trarre gra(n)de utile, & oltre alle beffe gli segue gran danno; Novella II. Il Bianco Alfani per una lettera astutamente fattagli si crede per quella essere eletto Podesta di Norcia. Partesi di Firenze et vavvi, giunto a Norcia si trova esser beffato, poi si torna a Firenze col danno, et con le beffe; Novelle III. (sic) Filippo di ser Brunelesco da avvedere al Grasso legnaiulo, che egli sia diventato uno che ha nome Matteo. Egli sel crede, È messo in prigione, dove varij casi gl’interviene. Poi di quindi tratto a casa di due frategli, è da un prete visitato. Ultimamente si va in Ungheria; Novella IIII. Novella di Messer Lionardo d’Arezzo (novella in cui si parla di Seleuco e di Stratonica e nella quale viene citata come fonte il Decameron, Gismonda e Tancredi IV, 1). 22 ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA, Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: edizione interpretativa, p. 13. 23 Ciento Novelle Antike, Impresso in Bologna, nelle Case di Girolamo Benedetti, nellanno. MDXXV (mi riferisco all’esemplare che si trova nella Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli con segnatura V.F. 154 H 31). In questo esemplare si trovano alcune cancellature. Dal testo vengono espunte le novelle XXXIX, LXXIII e LXXV. Sul testo della novella LXXV si vede che qualcuno prima ha cercato di togliere le espressioni che mettevano in cattiva luce «Domenedio», ma infine decise di cancellare la novella intera. Le novelle LXXXVII, XC, XCI contengono alcuni tratti censurati, ma sembrano esserci anche difetti di stampa. La novella LXXXVI, che si interrompe in tutta la tradizione, è contrassegnata alla fine da un asterisco. 14 XVIII. Della vendetta ke fecie Iddio d uno Barone di Carlo Magno. XVII. Della cortese natura di Diego di Fienaia. XXXVI. Qui conta come uno Re crudele perseguitava i Cristiani. XXXV. Nuova cortesia del Re giovane d’ Inghilterra. XXXVII. Qui conta d una Battaglia ke fu tra due Re di Grecia. XXXIX. Qui conta del Vescovo Aldobrandino come fu skernito da uno Frate. LIIII. Qui conta come il Piovano Porcellino fu accusato. LI. Come il Saladino si fece cavaliere et il modo che tenne M. Ugo di Tabaria in farlo. LVII. Di Madonna Angniesina di Bolongnia. LIIII. Qui conta come una vedova con un sottile avviso si rimarito. LXII. Qui co(n)ta una novella di Messer Roberto. LIX. Qui conta una bella provedenza d’Ipocras per fuggiore il pericolo della troppa allegrezza. LXVIII. Duna quistione ke fecie un giovane ad Aristotile. LXV. Qui conta di due ciechi che contendeano insieme. LXVIII. Qui conta come fu salvato uno innocente dalla malitia de suoi nimici. LXXV. Qui co(n)ta come Domenedio saccompagnio con uno Giullare. LXXIIII. Qui conta di certi che per cercare del meglio perderono il bene. LXXXVI. Qui come duno kera fornito adismisura. LXXXV. Come si dee consigliare et de buoni consigli. LXXXVII. Come uno sando a co(n)fessare. XCI. Come uno si confesso da un frate. LXXXIX. Della gran cortesia de gentili huomini di Brettinoro. XCII. Qui conta d’un nobile romano, che conquise un suo nimico in campo. XCXIX. (sic) Come Tristano per amore divenne forsennato. C. Come un re per mal consiglio della moglie uccise i vecchi di suo reame. 15 Anche se non ho trovato indizi espliciti in cui si parlerebbe dell’interdizione della raccolta o dell’incarico di Vincenzo Borghini di espurgarla, si pensa che Borghini abbia «corretto» la raccolta togliendo le parti anticlericali e licenziose per essere in conformità della volontà del Sant’Uffizio. Così ad esempio scrisse Domenico Carbone quando cercò di capire il motivo per il quale Vincenzo Borghini invece di seguire l’edizione di Benedetti fece le modifiche per le quali fu spesso accusato: Io non ne so trovare che una [ragione] principalissima, la quale dimostra la miseria de’ tempi, e spiega e scusa insieme le temerità del Borghini; ciò fu il buon volere del Sant’Ufficio. Correvano gl’infausti anni che gli Accademici della Crusca si travagliavano miseramente a salvare qualche brandello del Decamerone dalle forbici dell’Inquisitore; e che monsignor Borghini e gli altri deputati di Cosimo primo furono a negoziare col Maestro del Sacro Palazzo in Vaticano, perché il novelliere di Certaldo uscisse meno laceroso e sanguinoso dagli strazii inquisitoriali. 24 Infatti è molto probabile che il Borghini abbia lavorato alla stesura del Libro di Novelle, et di bel Parlar gentile del 1572 e all’espurgazione del Decameron del 1573 contemporaneamente. Oltre al fatto che entrambe le opere uscirono presso la stessa casa editrice (Giunti), a questa ipotesi corrisponde anche la data (10 marzo del 1571) in cui il Maestro del Sacro Palazzo, Tomaso Marinque, emanò il permesso per la ristampa del Decameron e la data (29 marzo del 1572) in cui Vincenzo Borghini insieme ad altri Deputati fiorentini terminò la «correzione» del Decameron.25 Altre ristampe delle Ciento Novelle Antike ricominciarono a uscire soltanto nel Settecento e fino all’inizio dell’Ottocento seguirono la stampa del Borghini.26 L’edizione del 1778 fu in più arricchita di note. Soltanto a partire dal 1825 con l’edizione delle Cento 24 Il Novellino ossia Libro di bel parlar gentile, ridotto a uso delle scuole e riveduto sui manoscritti per cura di DOMENICO CARBONE, con aggiunta di dodici novelle di Franco Sacchetti e con nota di vari, Firenze, G. Barbèra, 1870, p. XI. 25 GIUSEPPE LESCA, Vincenzo Borghini e il “Decameron”, in «Miscellanea storica della Valdelsa», anno XXI, fasc. 2-3, n° 60-61, Settembre 1963, pp. 246-263, alle pp. 252-253. 26 Libro di novelle e di bel parlar gentile. Nel qual si contengono Cento Novelle altra volta mandate fuori da Messer Carlo Gualteruzzi da Fano. Di nuovo ricorrette. Con aggiunta di quattro altre nel fine, in Firenze, M. DCC. XXIV; Libro di novelle e di bel parlar gentile contenente Cento Novelle Antiche servite di norma e di materia al Decamerone di Giovanni Boccaccio mandate fuori già da Carlo Gualteruzzi da Fano. Ora di nuovo con annotazioni di D. M. M. Tomo primo, in Firenze, nella Stamperia di Giuseppe Vanni, MDCCLXXVIII; Libro di novelle e di bel parlar gentile contenente Cento Novelle Antiche Servite di norma e di materia al Decamerone di Giovanni Boccaccio mandate fuori di già da Carlo Gualteruzzi da Fano. Ora di nuovo con annotazioni di D. M. M. Tomo secondo, in Firenze, nella Stamperia di Lorenzo Vanni, MDCCLXXXII; Libro di novelle e di bel parlar gentile nel quale si contengono Cento novelle antiche con l’aggiunta di quattro piu moderne, Torino, dai tipi di Davico e Picco, 1802; Libro di novelle e di bel parlar gentile contenente Cento novelle antiche, illustrato, con note tratte da varj, dal dott. GIULIO FERRARIO, Milano, dalla Società Tipografica de’ Classici Italiani. 16 Novelle Antiche secondo l’edizione del MDXXV corrette ed illustrate con note, si ritorna a seguire le lezioni del Gualteruzzi.27 I. 2. Il Decameron di Giovanni Boccaccio (Certaldo o Firenze, 1313 - Certaldo, 1375) Si ritiene che il Decameron sia stato composto circa tra il 1349 e il 1353,28 probabilmente in fasi diverse e si crede che «le prime tre giornate fossero divulgate a parte, anche prima della redazione delle altre».29 Fino a oggi si è conservata una copia autografa, il codice berlinese Hamilton 90, redatta intorno al 1370.30 La diffusione manoscritta fu ampia, tanto che fino a oggi si sono conservati più di 150 manoscritti, databili tra il XIVº e il XVIIº secolo,31 per cui si può dire che anche in questo caso la tradizione manoscritta coesistesse con la stampa. La prima edizione a stampa, chiamata Deo gratias (perché alla fine del testo si trova scritto «Deo gratias»), fu stampata tra il 1470 e il 1471 probabilmente a Napoli.32 «I Deputati alla correzione del Decameron la lodarono, chiamandola il Secondo, e cioè quella migliore dopo il Mannelli.»33 Nel Quattrocento furono pubblicate almeno altre dieci edizioni.34 Come è 27 Cento Novelle Antiche secondo l’edizione del MDXXV corrette ed illustrate con note, Per cura di PAOLO ANTONIO TOSI, Milano, MDCCCXXV. 28 GIOVANNI BOCCACCIO, Decameron, a cura di MARIO MARTI, Milano, BUR, 2000, p. XX. Alcuni studi indicano come la data della composizione il periodo tra il 1349 e il 1351. Cfr. ANNA VAGLIO, Invito alla lettura di Giovanni Boccaccio, Milano, Mursia, 1998, p. 56; GIULIO FERRONI, Storia della letteratura italiana. Dalle origini al Quattrocento, Milano, Einaudi scuola, 1991, p. 281. 29 Secondo Giulio Ferroni è anche possibile che alcune novelle siano state scritte prima del 1348. Alla possibilità che le novelle siano state scritte in diversi tempi e che alcune novelle siano state composte prima del 1348 propende anche Alberto Asor Rosa. Cfr. GIULIO FERRONI, Storia della letteratura italiana. Dalle origini al Quattrocento, Milano, Einaudi scuola, 1991, p. 281; ALBERTO ASOR ROSA, Decameron di Giovanni Boccaccio, in Letteratura italiana Einaudi. Le opere, Vol. 1, a cura di ALBERTO ASOR ROSA, Torino, Einaudi, 1992, p. 12. 30 Il codice è collocato presso la Berlin Staatsbibliothek ed ora è anche possibile consultare la sua riproduzione digitale sul sito Autografi dei Letterati Italiani (ALI) all’indirizzo: http://www.autografi.net/dl/resource/2782. 31 GIULIO FERRONI, Storia della letteratura italiana. Dalle origini al Quattrocento, p. 281. 32 La riproduzione elettronica dell’editio princeps è consultabile online presso il sito della Bayerische Staatsbibliothek all’indirizzo: http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0005/bsb00050601/images/. Secondo Piero Scapecchi fu pubblicata a Firenze, però quest’affermazione è stata contestata da Paolo Trovato. Cfr. PIERO SCAPECCHI, Scava, scava, vecchia talpa! L’oscuro lavoro dell’incunabolista, in «Biblioteche oggi», II, 1984, 6, pp. 37-50, a p. 43; PAOLO TROVATO, Il libro toscano nell’età di Lorenzo. Schede ed ipotesi, in La Toscana al tempo di Lorenzo il Magnifico. Politica, economia, cultura, arte, a cura di RICCARDO FUBINI, Pisa, Pacini, 1996, pp. 525-564, alle pp. 530-532. 33 ALBERTO ASOR ROSA, Decameron di Giovanni Boccaccio, in Letteratura italiana Einaudi. Le opere, Vol. 1, p. 20. 34 GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, [Venezia], Christophorus Valdarfer, 1471; GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, Mantova, Petrus Adam de Michelibus, 1472; GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, Bologna, Balthasar Azoguidus, 1476; GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, Milan, Anthonius Zarotus [Marco Roma], 1476 (consultabile online presso il sito della Österreichische Nationalbibliothek); GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, [Vicenza], Johannes de Reno, 1478; GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, Venezia, Antonius de Strata de Cremona, 30 maggio 1481; GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, [Firenze, apud Sanctum Jacobum de Ripoli, 13 maggio 1483] (consultabile online presso il sito della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze); GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, Venezia, Baptista de 17 stato menzionato già in precedenza da Ugo Rozzo, alcuni studiosi elencarono più edizioni risalenti a questo periodo: Gian Maria Mazzuchelli ne aveva elencato 13, Nicola Francesco Haym 14 e Alberto Bacchi della Lega persino 15.35 Tuttavia Ugo Rozzo aggiunge che da una parte i dati dei bibliografi potrebbero essere imprecisi perché tante volte le informazioni sulle fonti che gli studiosi utilizzavano erano incomplete o imprecise, però che dall’altra parte non si può escludere che esistessero più delle undici edizioni quattrocentesche perché la raccolta fu perseguitata dalla censura ecclesiastica già molto tempo prima della condanna ufficiale del 1559. Infatti quando papa Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo) nel 1487, con la bolla Inter multiplices, introdusse la censura preventiva sulle opere da stampare, da quel momento iniziò, come dice il Rozzo, una vera “caccia” al Decameron. Per quel periodo erano tipici i cosiddetti “bruciamenti delle vanità”, cioè i riti durante i quali oltre agli “oggetti vani” furono bruciati anche molti libri (tra cui probabilmente anche il Decameron). Anche se il primo riferimento esplicito alla distruzione per fuoco delle novelle boccacciane riguarda il rogo del 1497 acceso da Girolamo Savonarola nel carnevale a Firenze, è probabile che alcune copie fossero state bruciate già prima.36 D’altra parte «varie opere furono distrutte solo simbolicamente (perché sono rimaste in tante copie)37 e per quanto riguarda il Decameron, pare che «l’edizione principalmente coinvolta nei bruciamenti savonaroliani sarebbe stata quella stampata dalle suore domenicane del convento di S. Jacopo a Ripoli in Firenze nel 1483».38 La raccolta, ancora nel Quattrocento, si diffuse all’estero, fu pubblicata due volte in tedesco,39 due volte in francese40 e una volta in spagnolo.41 Tortis, 8 maggio 1484 (consultabile online presso il sito della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze); GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone. Add: Hieronymus Squarzaficus: Vita di Boccaccio, Venezia, Johannes e Gregorius de Gregoriis, de Forlivio, 20 giugno 1492; GIOVANNI BOCCACCIO, Decamerone, Venezia, Manfredus de Bonellis, de Monteferrato, 5 dicembre 1498. 35 UGO ROZZO, Sulla censura del Decameron a stampa fino all’“Indice” veneziano del 1549, in ANTONIO FERRACIN e MATTEO VENIER (a cura di), Giovanni Boccaccio: tradizione, interpretazione e fortuna. In ricordo di Vittore Branca, Udine, Forum, 2014, pp. 341-363, a p. 342. Anche Vittore Branca, in Vita e opere di Giovanni Boccaccio, per quanto riguarda gli incunaboli del Decameron menziona una cifra delle edizioni approssimativa, cioè una quindicina. Cfr. GIOVANNI BOCCACCIO, Decameron, a cura di VITTORE BRANCA, Torino, Einaudi, 2013, p. LXV. 36 UGO ROZZO, Sulla censura del Decameron a stampa fino all’“Indice” veneziano del 1549, pp. 342-345. Sulla questione delle origini della censura preventiva e sulle autorizzazioni dei libri (imprimatur) vedi MARIO INFELISE, I libri proibiti: da Gutenberg all’Encyclopédie, Roma-Bari, Laterza, 2013, pp. 4-10. 37 MIKULÁŠ PAŽÍTKA, Girolamo Savonarola politico e poeta, in Zborník filozofickej fakulty Univerzity Komenského: Philologica, svazek 22 (1973), pp. 203-224, a p. 224. 38 UGO ROZZO, Sulla censura del Decameron a stampa fino all’“Indice” veneziano del 1549, p. 346. 39 Decameron: auf dem Ital. übersetzt von Arigo [d.i. Heinrich Schlüsselfelder?], [Ulm], [Johann Zainer der Ältere], [c. 1476]; Cento novelle. Das seind / Die hundert neüen fabelen / oder historien, so die gesaged / seind woeden zu einer pestile[n] / czischen zeiten, auf dem Ital. übersetzt von Arigo [d.i. Heinrich Schlüsselfelder?], 18 Per quanto riguarda le stampe cinquecentesche, la quantità della loro produzione è notevolmente cresciuta nel momento in cui Pietro Bembo nelle sue Prose della volgar lingua propose la raccolta come uno dei modelli per la lingua italiana: nel periodo compreso tra il 1504 e il 1522 uscirono solo 6 edizioni, mentre tra il 1525 e il 1557 ne uscirono altre 36.42 Raul Mordenti menziona che dopo l’edizione giuntina del 1527,43 il Decameron non fu più pubblicato a Firenze fino al 1573. Uno degli esemplari della giuntina, conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, con segnatura 22.A.5.18, contiene le postille autografe di Vincenzo Borghini ed è noto come uno degli esemplari che è stato usato dai Deputati per la rassettatura del Decameron del 1573.44 Però in EDIT 16 e nel catalogo SBN viene registrato un esemplare di un’edizione giuntina del 1529.45 Successivamente, le rimanenti edizioni di quel periodo, a parte l’edizione del 1536 che fu pubblicata a Brescia,46 furono pubblicate esclusivamente a Venezia.47 All’allestimento di Augsburg, Anton Sorg, 18 Oct. 1490. Entrambe le edizioni sono consultabili online presso il sito della Bayerische Staatsbibliothek. 40 GIOVANNI BOCCACCIO, Livre de cent nouvelles (Tr. Laurent de Premierfait), Paris, [Jean du Pré et Antoine Caillaut], per Antoine Vérard, 22 nov. 1485; GIOVANNI BOCCACCIO, Les Cent cent nouvelles (Tr. Laurent de Premierfait), Paris, per Antoine Vérard, tra l’ott. 1499 e il 30 maggio 1503. 41 GIOVANNI BOCCACCIO, Ciento novelas, Sevilla, Meinardus Ungut, Stanislaus Polonus, 8 Nov. 1496. 42 Cfr. UGO ROZZO, Sulla censura del Decameron a stampa fino all’“Indice” veneziano del 1549, p. 353. Il Rozzo prende in considerazione 40 edizioni registrate in EDIT 16 e due registrate nell’Index Aureliensis (IA). Secondo Vittore Branca nella prima metà del Cinquecento uscì circa una cinquantina di edizioni. Cfr. GIOVANNI BOCCACCIO, Decameron, a cura di VITTORE BRANCA, p. LXV. 43 Il Decamerone di M. Giovanni / Boccaccio nuovamente / corretto et con di / ligentia stam / pato, impresso in Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, nell’anno del Signore. M. D. XXVII. Adi xiiij del Mese daprile. Da non confondere con l’edizione contraffatta che uscì in 300 esemplari a Venezia nel 1729 da Stefano Orlandelli con i torchi di Pasinello, perché le due edizioni si distinguono solo dai piccoli dettagli come è l’impaginazione: nella contraffazione le carte numerate erroneamente vengono corrette 42 >24; 108>168; 101>102; 103 >102 e 104>102. Cfr. EDIT16 (cita A. BACCHI DELLA LEGA, Serie delle edizioni delle opere di G. Boccaccio, Bologna, 1875, p. 36); Catalogo dei novellieri italiani in prosa raccolti e posseduti da GIOVANNI PAPANTI aggiuntevi alcune novelle per la maggior parte inedite, Vol. II, Livorno, pei Tipi di Franc. Vigo, Editore, 1871, p. 146. Le due edizioni è possibile distinguere anche dalla marca tipografica in fine del libro che diverge un po’. Vedi alleg. 6. 44 RAUL MORDENTI, Le due censure: la collazione dei testi del Decameron «rassettati» da Vincenzo Borghini e Lionardo Salviati, in «Le pouvoir et la plume: incitation, controle et répression dans l’Italie du 16. siècle», actes du Colloque international organisé par le Centre Interuniversitaire de Recherche sur la Renaissance italienne et l’Institut Culturel Italien de Marseille, [Aix en Provence/Marseille, 14-16 maggio 1981], Parigi, Université de la Sorbonne Nouvelle, 1982, pp. 253-273, a pp. 256 e 263. 45 Il Decamerone di M. Giovanni Boccaccio novamente stampato et con somma diligentia corretto, in Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, 1529. L’esemplare si trova nella Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.4.Y.4piccolo. 21 e ha la seguente impronta: roir i-ar vide sadi (3) 1529 (R). 46 Il Decamerone di m. Giovanni Boccaccio, nuovamente corretto, et con diligenza stampato, in Brescia, nelle case di Ludovico Britannico, 1536. 47 Il Decameron nel periodo tra il 1504 e il 1557 a Venezia venne stampato presso i seguenti editori: Bartolomeo Zanni; Bernardino de Viano Gregorio de Gregori; Philippo di Giunta; Augustino de Zani da Portese; le case d’Aldo romano & d’Andrea Asolano; Cregorio [!]de Gregorii: [Niccolò Garanta]; Giovanniantonio & fratelli da Sabbio; eredi di Filippo Giunta il vecchio; Girolamo Pencio; Francesco di Alessandro Bindoni & Mapheo Pasyni compagni; Nicolò d’Aristotele detto Zoppino; Bernardino di Vidali; Pietro de Nicolini da Sabio; Bartholomeo Zanetti da Brescia; Giovanni de Farri et fratelli; Francesco Bendoni, & Mapheo Pasini; Gabriel Giolitto di Ferrari; Agostino Bendone; Giovan Grissio; Comin da Trino; Vincenzo Valgrisio; Gulielmo Rovillio; Paulo Gerardo. 19 alcune edizioni ha collaborato anche Francesco Sansovino perché nelle edizioni uscite presso Gabriel Giolitto de Ferrari e Giovan Grissio nel periodo tra il 1546 e il 1552 si trovano le Dichiarazioni di tutti i vocaboli, detti, proverbi e luoghi difficili di Francesco Sansovino. L’edizione del 1551 in più contiene la Vita di M. Giovanni Boccaccio descritta da M. Francesco Sansovino.48 Le edizioni del 1552, 1555 e 1557, curate da Girolamo Ruscelli e pubblicate da Vincenzo Valgrisi, contengono la Vita di Messer Giovanni Boccaccio descritta da M. Francesco Sansovino e Epiteti usati da M. Giovanni Boccaccio, posti per ordine di alfabeto raccolti da M. Francesco Sansovino.49 Anche nel Cinquecento continuarono ad apparire un po’ ovvunque gli avvertimenti sulla pericolosità del Decameron: ad esempio a Parigi nel 1549 apparve il Theotimus sive de tollendis et expungendis malis libris, iis praecipue, quos vix incolumi fide ac pietate plerique legere queant in cui Gabriel Puy-Herbault citò tra altri autori e testi italiani “pericolosi” anche il Decameron; nel febbraio del 1549 i magistrati di Capodistria denunciarono alle autorità 48 Il Decamerone / di M. Giovanni Boccaccio / di nuovo emendato secondo gli / antichi essemplari, per giudicio et / diligenza di piu autori, con la / diversità di molti testi posta per ordine in margine, & nel fine / con gli Epitheti dell’Autore, espositione de proverbi / et luoghi difficili, che nell’opera / si contengono, con tavole & altre cose nobili & molto / utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, M D XLVI; Il Decamerone di m. Giovanni Boccaccio di nuovo emendato secondo gli antichi essemplari, per giudicio e diligenza di più autori con la diversità di molti testi posta per ordine in margine, & nel fine con gli epitheti dell’Autore, con la espositione de proverbi et luoghi difficili, …, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1548; Il Decamerone di m. Giovanni Boccaccio di nuovo emendato secondo gli antichi essemplari. Con la diversità di molti testi posta nel margine, e nel fine con gli epitheti dell’auttore, con la espositione di tutti i proverbi & luoghi difficili & con la dichiaratione delle historie delle quali il Boccaccio ha tolto il soggetto di far le novelle, e i nomi cosi de gli huomini come delle donne, che nell’opera presente si contengono, con tavole et altre cose notabili & molto utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Giovan Grissio, 1549; Il Decamerone / di M. Giovanni Boccaccio / di nuovo emendato secondo gli / antichi essemplari, per giudicio / et diligenza di piu autori con la / diversità di molti testi posta per ordine in margine, & nel fine con gli / Epiteti dell’Autore, con la espositione de proverbi / et luoghi difficili, che nell’opera / si contengono, con tavole & altre cose notabili & molto / utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, M D L; Il Decamerone / di m. Giovanni Boccaccio / di nuovo emendato secondo gli / antichi essemplari, per giudicio / et diligenza di piu autori con la / diversità di molti testi posta per ordine in margine, & nel fine con gli / Epiteti dell’Autore, con la espositione de proverbi / et luoghi difficili, che nell’opera / si contengono, con tavole & altre cose notabili & molto / utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, M D LI; Il Decamerone / di m. Giovanni/ Boccaccio / nuovamente alla sua vera / lettione ridotto / da m. Lod. Dolce. Con tutte quelle allegorie, / annotationi, tavole, e dichiarationi de voca / boli, che nelle altre nostre impressioni / si contengono, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, et fratelli, M D LII. 49 Il Decamerone di M. Giovanni Boccaccio, nuovamente alla sua intera perfettione, non meno nella scrittura, che nelle parole ridotto, per Girolamo Ruscelli. Con le dichiarazioni, annotationi, et avvertimenti del medesimo, sopra tutti i luoghi difficili, regole, modi, & ornamenti della lingua volgare, et con figure nuove & bellissime, che interamente dimostrano i luoghi, neʼ quali si riducevano ogni giornata à novellare. Et con un vocabolario generale nel fine del libro, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisio, alla bottega d’Erasmo, 1552; Il Decamerone / di M. Giovanni Boccaccio, alla sua intera perfettione / ridotto, et con dichiarationi / et avvertimenti illustrato, / per Girolamo Ruscelli. / Hora in questa seconda editione dal medesi / mo per tutto migliorato. / Con un vocabolario gene / rale nel fine del libro, & con gli / Epiteti dell’Autore, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi, alla bottega d’Erasmo, M. D. LV; Il Decamerone / di M. Giovan Boccaccio, alla sua intera perfettione / ridotto, et con dichiarationi / et avvertimenti illustrato, / per Girolamo Ruscelli./ Ora in questa terza editione dal medesimo / per tutto migliorato./ Con un vocabolario ge / nerale nel fine del libro, & con gli / Epiteti dell’Autore, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi, alla bottega d’Erasmo; et di Baldassar Costantino, al Segno di S. Giorgio, M. D. LVII. 20 veneziane che Pier Paolo Vergerio aveva consigliato alle donne invece di leggere la parola di Dio, di leggere le Cento novelle.50 Nel 1551 il Decameron fu inserito nell’indice portoghese.51 Le edizioni, comunque, cessarono di essere stampate quando il Decameron venne inserito nel primo indice ufficiale, intitolato Index librorum prohibitorum, emanato a Roma nel 1559 da Paolo IV (Gian Pietro Carafa). Così nel secondo gruppo dell’indice, intitolato Certorum auctorum libri prohibiti, possiamo trovare: Boccatij Decades seu Novellae centum, quae hactenus cum intollerabilibus erroribus impressae sunt, et quae in posterum cum eisdem erroribus imprimentur.52 Siccome l’indice di Paolo IV era troppo severo (non prevedeva ancora l’espurgazione dei libri ma solo la proibizione), il suo successore Pio IV (Giovan Angelo Medici), appena diventato papa, si diede da fare e tentò di mitigarlo. 50 UGO ROZZO, Sulla censura del Decameron a stampa fino all’“Indice” veneziano del 1549, in ANTONIO FERRACIN e MATTEO VENIER (a cura di), Giovanni Boccaccio: tradizione, interpretazione e fortuna. In ricordo di Vittore Branca, cit. pp. 362-363. 51 UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 33. 52 Cfr. Index / auctorum, et / Libroru(m) qui ab Officio Sanctae / Rom. et Universalis Inquisi / tionis caveri ab omnibus / et singulis in univer / sa Christiana Re / pubblica mandantur sub censuris / contra legentes, vel tenentes li / bros prohibitos in Bulla, quae / lecta est in Coena Du(omin)i / expressis, et sub alijs / poenis in Decreto / eiusdem Sacri / officij con / tentis, Romae, apud Antonium Bladum, Cameralem impressorem, demandato speciali Sacri Officij, Anno Domini 1559. Mense Ian. [senza numerazione delle pagine], (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rar. 1630). Il Decameron si trova, sempre nella stessa sezione, anche nell’edizione dell’Index librorum prohibitorum del 1559 pubblicato a Bologna. Cfr. Index Auc / torum, Et Librorum / qui ab Officio Sanctae Rom. / & universalis / Inquisitionis caveri ab omnibus & singu / lis in universa Christiana Republica / mandantur sub censuris contra / legentes, vel tenentes Libros prohibitos in Bul / la, quae lecta est in Coena Domini Expressis, / & sub alijs poenis in Decreto eiusdem Sacri officij contentis, in Bologna, per Antonio Giaccarello, & Pellegrino Bonardo Compagni, alli 17. Di Genaro 1559 (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 999/Hist.lit.146). L’Italia in quel periodo era politicamente frammentata e le reazioni ai divieti imposti dal Sant’Uffizio di Roma tramite gli indici dei libri proibiti erano diverse in diverse parti della penisola. Per questo motivo nella tesi distinguo tra gli indici dei libri proibiti pubblicati a Roma e tra gli indici dei libri proibiti pubblicati a Venezia. Per quanto riguarda le reazioni all’indice paolino del 1559 a Venezia, uno dei centri tipografici più importanti d’Europa, dove nel ’500 fu stampato più del 50% dei libri pubblicati in Italia, e dove furono pubblicate tutte le edizioni delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino, i librai «decisero in un primo momento di non rispettare gli ordini restando in attesa di qualche auspicata mitigazione. Vennero in seguito autorizzati a continuare le vendite sintanto che il papa non si fosse deciso a pagare tutti i libri che si sarebbero dovuti gettare al rogo. Vi furono settimane di forte tensione tra l’inquisitore di Venezia Felice Peretti e il Collegio che aveva autorizzato i librai a vendere i libri compresi nel catalogo, mentre inquisitori e predicatori si dettero da fare con tutti gli strumenti pastorali a loro disposizione per abituare i veneziani al nuovo clima repressivo. Alla fine le autorità veneziane autorizzarono la pubblicazione dell’indice, inducendo i librai ad adeguarsi con qualche riserva.» A Venezia «nel 1562 si stabilì definitivamente che il Consiglio dei Dieci avrebbe autorizzato la stampa dopo che i Riformatori dello Studio di Padova, la magistratura a cui era delegato il controllo sulla cultura e l’istruzione, avessero rilasciato una licenza, conseguenza del parere positivo di tre lettori, uno ecclesiastico delegato dall’inquisitore del Sant’Uffizio, un lettore pubblico nominato dalla Repubblica e un segretario ducale. Ciascuno di questi avrebbe sottoscritto una «fede» che nel libro non vi erano motivi di carattere religioso, politico o morale che ne sconsigliavano la pubblicazione. Sul piano formale, dunque, all’inquisitore non spettava nulla di più di un parere.» Cfr. MARIO INFELISE, I libri proibiti: da Gutenberg all’Encycloédie, Roma, Laterza, 1999, pp. 23-24, 34-35; PAUL FREDERICK GRENDLER, L’inquisizione romana e l’editoria a Venezia 1540-1605, Roma, Il veltro editrice, 1983, p. 13. 21 Nel frattempo, per quanto riguarda il Decameron, nell’agosto del 1562 Ippolito Capilupi venne incaricato da Michele Ghislieri53 «di intervenire con le necessarie correzioni, nell’allestimento dell’edizione purgata [del Decameron] che si stava preparando».54 Il 10 ottobre del 1562 si riunì l’Accademia fiorentina e chiese l’aiuto al granduca Cosimo de’ Medici e «Cosimo risponde il 17 che tutto opererebbe, ma che intanto l’Accademia eleggesse chi censurasse e correggesse tal’opera».55 Dopodiché il Magistrato di Badia il 22 ottobre per tale incarico elesse Francesco Cattani da Diacceto, Lionardo Tanci e Francesco Guidetti,56 e Cosimo I inviò Giovanni Strozzi a Trento «con l’assicurazione di una prossima edizione corretta.»57 La questione finì senza esito, il Decameron fu inserito anche nell’indice del 1564 di Pio IV. Così, di nuovo, nel gruppo intitolato Certorum auctorum libri prohibiti, si trovano: Boccacci Decades, seu Novellae centum, quam diu expurgatae ab iis, quibus rem Patres co(m)miserunt, non prodierint.58 53 Il Ghislieri era dall’inizio consapevole che non era possibile vietare completamente la stampa delle opere come il Decameron. In una lettera indirizzata da lui all’inquisitore di Genova, 27 giugno 1557 (Biblioteca Universitaria di Genova, ms. E.VII.15, c. 76v) scrive: «col proibire Orlando, Orlandino, Cento novelle et simile altri libri più presto daressimo da ridere ch’altrimente, perché simili libri non si leggono come cose a qual si habbi da credere, ma come fabule, et come si leggono ancor molti libri da gentili come Luciano, Lucretio et altri simili». Cfr. LUIGI LAZZERINI, “Secondo l’ordine del sacro concilio di Trento”. Il Decamerone censurato di Marinque e Borghini, 1571-1573, in Boccaccio e la nuova ars narrandi, Atti del Convegno internazionale di studi, Istituto di Filologia Classica, Università di Varsavia, 10-11 ottobre 2013, a cura di WŁODZIMIERZ OLSZANIEC e PIOTR SALWA, Warszawa, 2015, pp. 53-69, a p. 53. 54 NICOLA LONGO, La letteratura proibita, 3.1 Il Decameron ed altri casi, in Letteratura italiana, a cura di ALBERTO ASOR ROSA, Vol. 5, Le Questioni, Torino, Einaudi, 1986, p. 984. 55 GIUSEPPE LESCA, Vincenzo Borghini e il “Decameron”, p. 251. 56 Ibidem. 57 NICOLA LONGO, La letteratura proibita, 3.1 Il Decameron ed altri casi, in Letteratura italiana, a cura di ALBERTO ASOR ROSA, Vol. 5, Le Questioni, p. 986. 58 Cfr. Index / librorum prohibitorum, / cum Regulis / confectis per Patres a Tridentina Synodo / delectos, auctoritate Sanctiss. / D. N. Pii IIII, Pont. Max. / comprobatus, Romae, Apud Paulum Manutium, Aldi F., M D LXIIII, p. 27 (ho consultato l’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rar. 1631). Il Decameron viene interdetto, finché non sarà espurgato, anche nelle versioni degli indici del 1564, 1568, 1570, 1573 pubblicati a Venezia e negli indici del 1564 pubblicati a Colonia e a Dilingen. Cfr. Index librorum / prohibitorum, / cum regulis confectis / per Patres a Tridentina Synodo delectos, / auctoritate Sanctiss. D. N. Pij IIII, / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, [Paolo Manuzio], M. D. LXIIII, c. 12r (ho consultato l’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura N.libr. 133); Index / librorum / prohibitorum, cum / regulis confectis per / Patres à Tridentina Synodo dele / ctos, auctoritate Sanctiss. / D. N. Pii IIII, Pont. / Max. compro / batus, Coloniae, Apud Maternum Cholinum, M. D. LXIIII, [senza numerazione delle pagine], (ho consultato l’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Germ. g. 283 m); Index li / brorum pro / hibitorum, / cum regulis / confectis per Patres à Tri / dentina Synodo delectos, / auctoritate Sanctiss. D. N. / Pii IIII, Pont. Max. / comprobatus, Dilingae, Excudebat Sebaldus Mayer, 1564, c. 16r (ho consultato l’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 037/Th H 398); Index / librorum / prohibitorum, / cum Regulis / confectis per Patres à Tridentina Synodo dele- / ctos, auctoritate Sanctiss. D. N. Pij IIII, / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, apud Dominicum de Farris, M D LXVIII, pp. 22 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 74.V.161); Index / librorum / prohibitorum. / cum regulis confectis / per Patres a Tridentina / Synodo delectos Sanctisimi Domini Pij / IIII tunc Pontifics Maximi / autoritate comprobatus, Venetiis, apud Aegidium Regazolam, & Dominicum Cavalcalupum, socios, MDLXX, p. 17 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 74.W.59); Index librorum prohibitorum, Cum regulis confectis per Patres à Tridentina Synodo delectos, auctoritate sanctiss. D. N. Pij IIII. Pont. Max. comprobatus, Venetijs, Ex 22 L’incarico di espurgare il Decameron fu questa volta affidato nell’inverno del 1565 a Ludovico Beccadelli, che avrebbe dovuto lavorare assieme al nunzio Bernardino Brisegna.59 Dopo alcune trattative su dove pubblicare la prossima edizione del Decameron, il 10 marzo del 1571, il Maestro del Sacro palazzo emanò il permesso per la sua ristampa nella versione ristampata espurgata dagli Accademici. La raccolta infine sarà stampata dai Giunti a Firenze e sul frontespizio verrà riportato: «Ricorretto in Roma, et Emendato secondo l’ordine del Sacro Conc. di Trento, Et riscontrato in Firenze con Testi Antichi et alla sua vera lezione ridotto da’ Deputati di loro Alt. Ser.»60 L’Accademia propose al Granduca nove candidati (Vincenzo Borghini, Francesco Cattani da Diacceto, Antonio Benivieni, Lodovico Martelli, Baccio Valori, Angolo Guicciardini, Jacopo Pitti, Bastiano Antinori, Baccio Baldini) e lui oltre a Vincenzo Borghini scelse tra questi Antonio Benivieni, Agnolo Guicciardini e Bastiano Antinori.61 Di questi tre Vincenzo Borghini «si avvalse come consulenti e gregari sia per aggiustare i luoghi soggetti a censura sia nell’ingente lavoro di collazione dei manoscritti e delle stampe più antiche».62 A Cosimo I non rimase che accettare il fatto che «ai Deputati fiorentini perveniva il testo del Decameron accuratamente postillato, cancellato e corretto dallo stesso Maestro del Sacro Palazzo, il domenicano Tomaso Manrique, pagina per pagina, parola per parola».63 Esistono studi che provano a identificare l’esemplare spedito da Roma ai Deputati fiorentini, però divergono. Secondo Mordenti, Lami e Mazzuchelli le parti da “correggere” Typographia Guerrea, MDLXXIII, c. 12r. Cfr. MARIO INFELISE, I libri proibiti: da Gutenberg all’Encycloédie, p. 38: «L’indice tridentino […] venne accettato senza difficoltà in tutti gli Stati italiani». 59 LUIGI LAZZERINI, “Secondo l’ordine del sacro concilio di Trento”. Il Decamerone censurato di Marinque e Borghini, 1571-1573, p. 54. 60 Il titolo completo è: Il / Decameron / Di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadino Fiorentino. / Ricorretto in Roma, et Emendato secondo / l’ordine del Sacro Conc. di Trento / Et riscontrato in Firenze con Testi Antichi et alla sua / vera lezione ridotto da’ Deputati di loro Alt. Ser. / Nuovamente Stampato. / Con Privilegij del Sommo Pontefice, delle Maestadi del Re Christianißimo et / Re Cattolico, delli Serenißimi Gran Duca et Principe di Toscana, / dell’Ill. et Ecc. S. Duca di Ferrara, et d’altri Sign. et Rep., In Fiorenza, Nella Stamperia de i Giunti, M D L XXIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Biblioteca Casanatense di Roma con segnatura P XI 29). 61 RAUL MORDENTI, Le due censure: la collazione dei testi del Decameron «rassettati» da Vincenzo Borghini e Lionardo Salviati, p. 254; STEFANO CARRAI, Un nuovo postillato borghiniano, in STEFANO CARRAI – SILVIA MADRICARDO, Il «Decameron» censurato. Preliminari alla ʻrassettaturaʼ del 1573, in «Rivista di letteratura italiana», VII, 1989, pp. 225-240, a p. 226. 62 Cfr. STEFANO CARRAI, Un nuovo postillato borghiniano, p. 226. Borghini e i suoi collaboratori fecero una collazione di circa 15 testi, manoscritti o a stampa. Oltre agli esemplari indicati in questo capitolo i deputati usarono il Codice Laurenziano Pluteo XLII 1, redatto nel 1384 da Francesco d’Amaretto Mannelli che veniva da loro chiamato «Ottimo» e un manoscritto «appartenuto a Messer Lodovico Beccatelli da Bologna e un gruppo di manoscritti tra loro strettamente legati di cui Borghini dice “metto per uno”, molto simili (anche se non completamente coincidenti) al codice Laur. Plut. 90 sup. 106/2 datato al 1483». Cfr. PAOLO M. G. MAINO, L’uso dei testimoni del Decameron nella rassettatura di Lionardo Salviati, in «Aevum», 86 (2012), fasc. 3, pp. 1005-1030, a pp. 1006-1007; RAUL MORDENTI, Le due censure: la collazione dei testi del Decameron «rassettati» da Vincenzo Borghini e Lionardo Salviati, p. 255. 63 Ivi. p. 256. 23 vennero segnate dal Manrique e dal suo collaboratore, vescovo di Reggio, Eustachio Locatelli in una copia dell’edizione aldina che si trova presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.64 Anche se Lami nel 1752 ha dichiarato di aver visto nella Biblioteca Laurenziana due esemplari dell’edizione del 1522 di cui «uno ha segnati tutti i luoghi censurati dal Maestro del Sacro Palazzo, a cui era stato mandato perché ciò servisse di regola a Deputati Correttori»65 , attualmente nella Biblioteca Laurenziana si trova soltanto un esemplare dell’edizione del 1522 con segnatura D’Elci 97 e da come è stato già verificato da Silvia Madricardo, questo esemplare non contiene le tracce che corrisponderebbero alla procedura censoria descritta da Vincenzo Borghini.66 Mentre secondo Carrai queste parti vennero segnate «con una linea soprascritta nella copia dell’aldina del 152267 […] (identificabile nell’esemplare della BNCF 22. A. 4. 1.)».68 Tuttavia Silvia Madricardo avverte che gli studiosi come Giovanni Battista Baldelli, Vittore Branca o Corrado Bologna nei loro studi indicano quale copia che è stata inviata con le indicazioni da Roma ai Deputati l’esemplare che servì da esemplare ai Giunti nel 1527 e che è collocato presso la BNCF sotto la segnatura 22.A.4.2. La studiosa ammette la possibilità che l’esemplare sia stato «coinvolto nelle vicende legate alla censura del Decameron» ma confuta lʼaffermazione degli studiosi che questo esemplare coincida con l’esemplare inviato da Roma e anche lei, ugualmente come Carrai, indica come tale copia l’esemplare della BNCF 22. A. 4. 1 perché: 64 Ibidem.; GIOVANNI LAMI, Novelle letterarie pubblicate in Firenze, MDCCLII, tomo XIII, nº 21 del 26 maggio, coll. 323-324; L’introduzione a Il «Decamerone» di M. Gio. Boccaccio, tratto dall’Ottimo testo scritto da Fran. d’Amaretto Mannelli sull’originale dell’autore, Lucca, s. e., 1761; GIOVANNI MARIA MAZZUCHELLI, Gli scrittori d’Italia, vol. II, parte III, Brescia, Bossini, 1762, p. 1347. 65 GIOVANNI LAMI, Novelle letterarie pubblicate in Firenze, coll. 323. 66 SILVIA MADRICARDO, L’esemplare ʻromanoʼ del ʻDecameronʼ e le copie a stampa usate dai Deputati, in STEFANO CARRAI – SILVIA MADRICARDO, Il «Decameron» censurato. Preliminari alla ʻrassettaturaʼ del 1573, in «Rivista di letteratura italiana», VII, 1989, pp. 241-247, a p. 245. L’esemplare della BNCF dell’edizione del 1527 con segnatura 22.A.5.18, prima del testo del Decameron, contiene le carte manoscritte in cui si trovano le informazioni sulla copia romana e gli Avvertimenti imposti da Roma. La trascrizione delle note manoscritte si trova altrettanto nell’articolo di Silvia Madricardo alle pp. 241-242. 67 Il titolo completo è: Il Decamerone di m. Gio / vanni Boccaccio nuova / mente corretto con / tre novelle ag / giunte, impresso in Vinegia, nelle case d’Aldo Romano & d’Andrea Asolano suo suocero, novembre M. D. XXII (ho consultato l’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 68. 8. D.34). È da notare che le tre novelle aggiunte corrispondono alle prime tre novelle aggiunte nell’edizione del Novellino del 1572 curata da Vincenzo Borghini: Novella I. Buonaccorso di Lapo giovanni essendo huomo molto vago di guadagnare, et da un Messer Giovanni beffato, dalquale egli credeva trarre grande utile, et oltre alle beffe gli segue gran danno; Novella II. Il Bianco alfani per una lettera astutamente fattagli si crede per quella essere eletto podesta di Norcia, Partesi di Firenze et vanni, giunto a Norcia si trova esser beffato, poi si torna a Firenze col danno, et con le beffe; Novella III. Philippo di ser Brunellesco da avvedere al Grasso legnaiulo, che egli sia diventato uno che ha nome Matteo. Egli sel crede. Eʼ messo in prigione dove varij casi glinterviene. Poi di quindi tratto a casa di due frategli, et da un prete visitato. Ultimamente se ne va in Ungharia. 68 STEFANO CARRAI, Un nuovo postillato borghiniano, p. 226. 24 In esso i segni e le correzioni a margine rispecchiano perfettamente quanto descritto dal Borghini, e precisa è anche la corrispondenza tra questi interventi e le modifiche apportate al testo di A [L’abbreviazione per l’esemplare della BNCF 22.A.5.18.] dal Borghini stesso. […]69 In seguito le parti segnate nella copia aldina del 1522 che giunse a Firenze nel marzo del 1571, vennero analogamente riportate nell’esemplare giuntino del 1527,70 ora BNCF 22. A. 5. 18, che era «giudicato linguisticamente superiore». Tuttavia Vincenzo Borghini probabilmente lavorò anche con un esemplare del Decameron edito a Venezia nel 1557 presso Vincenzo Valgrisi,71 perché come ha già segnalato Stefano Carrai, ci si trovano le sue postille. Questo esemplare che rappresenta «un primo tramite fra i preliminari dei censori romani e lo stadio finale della rassettatura» è conservato presso la BNCF sotto la segnatura PALAT. C(11). 10. 6. 19.72 Dalle comparazioni fatte tra la aldina del 1522 e tra l’esemplare del 1557 risulta che «in alcuni casi i tagli [del Borghini] risultano addirittura più ampi di quelli imposti dai censori».73 È da notare che i Deputati nella correzione del Decameron si sono ispirati anche al Novellino (una delle fonti del Decameron).74 La copia della versione finale che è stata presentata ai censori è rappresentata dal manoscritto Vaticano Lat. 4038.75 Anche se il Borghini il 29 marzo del 1572 mandò a Roma le ultime tre giornate,76 seguirono altre revisioni, perché i Deputati il 19 aprile del 1572 scrivono in una lettera al Maestro del Sacro Palazzo: 69 Cfr. SILVIA MARDICARDO, L’esemplare ʻromanoʼ del ʻDecameronʼ e le copie a stampa usate dai Deputati, a pp. 242-243; GIOVANNI BATTISTA BALDELLI, Vita di Giovanni Boccacci, Firenze, s. e. 1860, pp. 288-289; VITTORE BRANCA, Per il testo del “Decameron”. Testimonianze della tradizione volgata, «Studi di Filologia Italiana», XI (1953), pp. 163-243, a p. 189; CORRADO BOLOGNA, Tradizione testuale e fortuna dei classici, in Letteratura italiana, VI, Torino, Einaudi, 1986, p. 673. 70 Il titolo completo è: Il Decamerone di m. Giovanni / Boccaccio nuovamente / corretto et con di / ligentia stam / pato, impresso in Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, Adi XIIII del mese daprile M. D. XXVII (consultabile online presso il sito web della Österreichische Nationalbibliothek). 71 Il titolo completo è: Il Decamerone / di M. Giovan Boccaccio, / alla sua intera perfettione / ridotto, et con dichiarationi et avvertimenti illustrato, / per Girolamo Ruscelli. / Ora in questa terza editione dal medesimo / per tutto migliorato. / Con un vocabolario generale nel fine del libro, et con gli Epiteti dell’Autore, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi, alla bottega d’Erasmo; et di Baldassar Costantino, al Segno di S. Giorgio, M D LVII (consultabile online presso il sito web della Bayerische Staatsbibliothek). 72 STEFANO CARRAI, Un nuovo postillato borghiniano, p. 226. Nel Catalogo del Polo BNCF si trova l’informazione che l’esemplare «contiene alle c. A1r-A3v: La vita di messer Giovan Boccaccio descritta da Francesco Sansovino; dello stesso è la raccolta di Epiteti». 73 Ivi, a pp. 228. 74 Borghini nella lettera datata primo luglio 1571 scrive al Manrique: «Questa novella il Boccaccio la cavò del Cento novelle vecchio, che si chiama Il Novellino, ove intervenne questo caso in una contessa di Borgogna e in certe sue damigelle. Il Boccaccio, per variare o per altro suo capriccio, le mutò in monache. Questi miei maggiori pensano di tornarla a quella contessa donde ella fu levata, e così si lieva lo scandalo delle persone religiose e rimane una azione comune e vien tolto via tutto il segnato da V. S. R. ͫ ͣ ; anzi certe parole delle segnate, che in quel subbietto non vi avevano luogo, ora che egli è mutato vi potranno facilmente restare, perché aranno mutato sapore». Cfr. ivi. p. 232, nota 12. 75 Ivi, pp. 229-230. 76 GIUSEPPE LESCA, Vincenzo Borghini e il “Decameron”, p. 253. 25 Ora laudato a Dio […] ne siamo fuori, e così riesca ella grata al mondo a sadisfazione di quel che bisogna, come noi ci abiamo messa fatica e fatto con affezione.77 Poi «il 2 maggio del 1572 torna a Firenze la copia ufficiale autorizzata dall’Inquisizione per la stampa».78 Eustachio «Locatelli, lieto della compiuta impresa, avvertiva che si stava attendendo a far copia dell’assettato, per mandarla poi ai Giunti; i quali dopo poco devono aver cominciata la stampa».79 La licenza del Manrique porta la data dell’8 agosto del 1572,80 e ancora «in agosto l’editore Filippo Giunti scrisse […] al Locatelli, per proporre un ultimo intervento, […], nella novella dei tre anelli, […] ma il suggerimento non sarà accolto».81 L’autorizzazione dall’Inquisitore di Firenze Francesco da Pisa seguì il 17 agosto dello stesso anno, e il Decameron fu pubblicato soltanto il 15 maggio del 1573.82 Nel frattempo nel 1572 Tomaso Manrique morì e come Maestro del Sacro Palazzo venne nominato Paolo Constabili.83 Anche se il Borghini aveva intenzione di pubblicare il Decameron insieme alle Annotationi,84 per paura di altre possibili complicazioni fu costretto di far stampare la raccolta ancora prima delle Annotazioni.85 Le sue preoccupazioni erano giuste, perché come dimostrano i brani della lettera trascritta dal Mordenti, nonostante che la pubblicazione del Decameron fosse autorizzata, il novelliere fu di nuovo interdetto ancora prima che fosse divulgato.86 77 Cfr. LUIGI LAZZERINI, “Secondo l’ordine del sacro concilio di Trento”. Il Decamerone censurato di Manrique e Borghini, 1571-1573, in Boccaccio e la nuova ars narrandi, p. 67. 78 RAUL MORDENTI, Le due censure: la collazione dei testi del Decameron «rassettati» da Vincenzo Borghini e Lionardo Salviati, p. 258. 79 GIUSEPPE LESCA, Vincenzo Borghini e il “Decameron”, p. 254. 80 RAUL MORDENTI, Le due censure: la collazione dei testi del Decameron «rassettati» da Vincenzo Borghini e Lionardo Salviati, p. 258. 81 LUIGI LAZZERINI, “Secondo l’ordine del sacro concilio di Trento”. Il Decamerone censurato di Manrique e Borghini, 1571-1573, p. 67. 82 Ibidem.; GIUSEPPE LESCA, Vincenzo Borghini e il “Decameron”, pp. 253-255. 83 LUIGI LAZZERINI, “Secondo l’ordine del sacro concilio di Trento”. Il Decamerone censurato di Manrique e Borghini, 1571-1573, pp. 67-68. 84 Il titolo completo è: Annotationi / et discorsi / sopra alcuni luoghi / del Decameron, / Di M. Giovanni Boccacci. / Fatte dalli molto Magnifici Sig Deputati / da loro Altezze Serenissime, / Sopra la correttione di esso Boccaccio, in Fiorenza, nella stamperia de i Giunti, stampate l’Anno M D LXXIII. 85 La dedica all’Ill. ͫ ͦ et R. ͫ ͦ Mons. ͬ ͤ il Sig. Don Ernando Cardinale de Medici contenuta nelle Annotationi alle cc. *2r-[3v] e firmata da Filippo e Iacopo Giunti porta la datazione «Di Firenze li 6. d’Agosto. 1573. Cfr. ivi. 86 Il 10 giugno del 1573 Antonio Posi, Segretario della Congregazione dell’Indice scrive all’Inquisitore di Bologna: «Ill.mi SS. della Congregatione dell’Indice miei padroni […] havendo loro inteso che dalla stamperia de’ Gionti di Firenze è stampato il Decamerone del Boccaccio, qual credono che già lo mandino a vendere in diverse parti, però […] non lo dobbiate lasciar vendere […] non ostante qualsivoglia licenza ch’in favore di detti stampatori vi fusse mostra». E il nuovo Maestro del Sacro Palazzo, Paolo Constabili, aggiunge: «aviso V. R. che non lassi introdurre vendere tenere o legere il Boccaccio corretto e stampato a Firenze dalli Gionti dell’anno presente 1573 con licenza del R. P. predecessore mio, perché è biasimata e riprovata la espurgatione fatta con molto biasimo degli espurgatori che ne restano tassati grandissimamente appresso questa corte». (Le citazioni sono state tratte dal Mordenti da ANTONIO ROTONDO, Nuovi documenti per la storia dell’Indice dei libri proibiti, in «Rinascimento», n. s., XIV (1963), fasc. 3, pp. 152-153.) Cfr. RAUL MORDENTI, Le due censure: la collazione dei testi del Decameron «rassettati» da Vincenzo Borghini e Lionardo Salviati, pp. 258-259. 26 Nonostante che la “correttura” fosse un lavoro collettivo (perché sulle correzioni fatte oltre agli accademici e i funzionari dell’Indice esprimevano la loro oppinione anche lo stesso Granduca, il Papa e gli agenti medicei presso la Corte di Roma), Borghini non era soddisfatto del risultato e voleva che l’edizione espurgata fosse preceduta da «una prefazione anonima, e che in nessuna parte del testo a stampa figurassero i nomi dei curatori fiorentini come di quelli romani, e persino quello dello stampatore».87 L’edizione fiorentina del 1573 fu inserita nell’Aviso alli librari del 1574, stampato a Roma presso gli eredi di Antonio Blado,88 e poi nell’indice locale di Alessandria/Tortona del 1580.89 L’occasione di rielaborare la correzione non riuscita fu colta da Leonardo Salviati, il quale «tramite il suo protettore Jacopo Buoncompagni (nipote di Gregorio XIII), spinse la Curia romana a chiedere una nuova censura del Decameron»,90 e lui stesso ricevette l’incarico da parte del Gran Duca Francesco I il 9 agosto del 1580.91 All’inizio del Decameron Salviati informa i lettori di quali testimoni si è servito per la rassettatura: Nel ridur questo libro alla sua vera lezione ci siamo serviti de’ medesimi testi, de’ quali si valsero quei valent’ huomini, che similmente d’ordine di S. Altezza emendarono il testo, che fu stampato ultimamente, cioè l’anno 1573. pur da questi nostri Giunti in Firenze: e d’alcuni altri libri appresso da non farne molta stima. Intorno a i quali testi, & al loro valore, & a i lor gradi convenghiamo in tutto col parer di coloro: e parendoci che n’habbian favellato con perfetto giudizio, e ottimamente pesata la virtù di ciascuno, piu oltre, dietro a questo, non ci resta da ragionare. [...], dove quei del 73. […] il miglior testo meritamente chiaman l’Ottimo, noi, per tener vivo il nome di chi lo scrisse, gli diciamo il Mannelli: e, dove sotto nome di quarto comprendono quei tre libri, che essi nomano e contrassegnano nelle loro annotazioni; a noi è parso di trarne sì poco aiuto, e sì poco distanti ci son paruti da parecchi altri, che n’habbiamo havuti alle mani, che, insieme con quelli abbracciandogli, 87 LUIGI LAZZERINI, “Secondo l’ordine del sacro concilio di Trento”. Il Decamerone censurato di Manrique e Borghini, 1571-1573, pp. 64-65 e 68. 88 UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, pp. 52-53. 89 Ivi, p. 59. 90 RAUL MORDENTI, Le due censure: la collazione dei testi del Decameron «rassettati» da Vincenzo Borghini e Lionardo Salviati, p. 261. 91 Francesco Medici Gran Duca di Toscana nella lettera specifica che ha affidato il compito di rassettare il Decameron soltanto a Leonardo Salviati e che il Salviati, una volta rassettato il Decameron, con il permesso dei Superiori lo potrà stampare «dove, e da chi, e come piu gli piacerà». Cfr. Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci, / cittadin fiorentino, / Di nuovo ristampato, / E riscontrato in Firenze con testi antichi, / & alla sua vera lezione ridotto / Dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Sereniss. Gran Duca di Toscana, Con permission de’ Superiori, e Privilegi di tutti / i Principi, e Republiche, in Venezia, per li Giunti di Firenze, Del mese di Agosto M D LXXXII, c. a3r (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/P.o.it. 148 g). 27 altro titolo non habbiam dato loro, che Altri della seconda schiera. Tra’ quali riputiam forse per lo migliore un, che ce n’ ha donato Giovambatista di Giovanmaria Deti, […]. Degli stampati, fuor che ’l secondo, e ’l 27. e quel del 73. non n’ habiamo alcuno per buono: & il 27. riputeremo, senza alcun fallo, per molto superiore al secondo, se non ci paresse di conoscer sicuramente lui essere in molti luoghi stato corretto di fantasia, avvengache bene le piu volte, e per acconcio modo, e con ingegno si vegga fatto.92 Per quanto riguarda gli esemplari usati dal Salviati, Maino riferisce che Raul Mordenti, nel suo articolo Per un’analisi,93 dopo aver collazionato le prime cinque giornate dell’edizione giuntina del 1527 e le due edizioni rassettate (1573 e 1582), arriva alla conclusione che il testo del Salviati è un descriptus del testo curato dal Borghini e dai Deputati. La prova che «Salviati avrebbe fatto uno scarso uso di testimoni decameroniani […] ne sarebbe il postillato dell’edizione del 1573 conservato presso la Biblioteca della Crusca (segnato Rari e. 80)».94 Maino ha proseguito nella ricerca confrontando le due edizioni censurate, il codice Mannelli, la stampa Deo Gratias, la giuntina del 1527, il Laur. Plut. 90 sup. 106/2 e l’edizione di Ruscelli del 155795 ed è arrivato alla conclusione che Salviati «[…] ha effettivamente usato come pietra di paragone costante per il suo lavoro di rassettatura l’edizione dei Deputati e il codice Mannelli dalla cui autorità (soprattutto da quella del codice) raramente si discosta».96 Anche se il Salviati finì con la rassettatura nel maggio del 1581,97 più di un anno bisognava ancora aspettare perché Salviati ottennesse i privilegi.98 Nell’agosto del 1582, a 92 Ivi, c. a4r. 93 RAUL MORDENTI, Per un’analisi dei testi censurati: strategia testuale e impianto ecdotico della “Rassettatura” di Lionardo Salviati, in «FM: Annali dell’Istituto di Filologia Moderna dell’Università di Roma», (1982/1), pp. 7-51. 94 L’esemplare acquistato dalla biblioteca della Crusca come esemplare appartenuto al Salviati contiene le postille scritte da diverse mani tuttora non identificate. Cfr. PAOLO M. G. MAINO, L’uso dei testimoni del Decameron nella rassettatura di Lionardo Salviati, pp. 1007-1008; MARCO BERNARDI, CARLO PULSONI, Primi appunti sulle rassettature del Salviati, in «Filologia italiana», 8 (2011), pp. 167-200, a p. 179. 95 Nella Biblioteca Apostolica Vaticana è stato recentemente scoperto un esemplare del Decameron di Ruscelli del 1557, con segnatura Capponi IV 506, che contiene alcuni interventi censori. Il postillato, secondo Bernardi e Pulsoni, potrebbe «essere una testimonianza di una copia di servizio usata da Salviati durante il suo lavoro di rassettatura a integrazione delle omissioni dell’edizione del 1573». Cfr. PAOLO M. G. MAINO, L’uso dei testimoni del Decameron nella rassettatura di Lionardo Salviati, p. 1010; MARCO BERNARDI, CARLO PULSONI, Primi appunti sulle rassettature del Salviati, p. 179. 96 PAOLO M. G. MAINO, L’uso dei testimoni del Decameron nella rassettatura di Lionardo Salviati, pp. 1009- 1029. 97 Ivi. pp. 1005-1006. 98 La prima edizione del 1582 a parte il privilegio di Francesco Medici Granduca di Toscana contiene anche il privilegio di Nicolau de Ponte Dei Gratia dux Venet., datato il 4 novembre 1581, in cui il doge di Venezia comunica che «[…] in gratificazione dell’Illustris. Signore Iacopo Buoncompagno sia concesso a D. Lionardo Salviati Cavalier, suo gentil’huomo, che, non ostante parte alcuna in contrario, la qual per questa volta solamente sia, e s’intenda sospesa, altri che egli, ò chi havrà causa da lui, non possa stampare in questa Città, ò nel Dominio nostro, overo altrove stampato in essi vendere il libro del Decameron del Boccaccio da lui corretto, et riformato, 28 Venezia per i Giunti, uscì il cosiddetto Decameron della Controriforma.99 Il libro venne subito nell’ottobre ristampato a Venezia.100 Altre ristampe dell’edizione rassettata da Salviati uscirono di nuovo per i Giunti nell’aprile del 1585 e nel febbraio 1587.101 Il Decameron nel 1583 e nel 1588 venne inserito nell’indice veneto102 e nel 1590, nel 1593 e nel 1596103 nell’indice romano e nel 1597 un’altra volta nell’indice veneto.104 per lo spatio d’anni dieci prossimi venturi, sotto pena di perder l’opere stampate, e di ducati 300. da esser divisi, un terzo all’accusatore, uno al magistrato, che farà l’esecuzione, e l’altro alla casa nostra dell’Arsenale. Nel resto sia tenuto d’osservar quanto è disposto per le leggi nostre in materia di stampa.» Cfr. Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci, / cittadin fiorentino, / Di nuovo ristampato, / E riscontrato in Firenze con testi antichi, / & alla sua vera lezione ridotto / Dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Sereniss. Gran Duca di Toscana, Con permission de’ Superiori, e Privilegi di tutti / i Principi, e Republiche, in Venezia, per li Giunti di Firenze, Del mese di Agosto M D LXXXII, c. [a8v]. 99 Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci, / cittadin fiorentino, / Di nuovo ristampato, / E riscontrato in Firenze con testi antichi, / & alla sua vera lezione ridotto / Dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Sereniss. Gran Duca di Toscana, Con permission de’ Superiori, e Privilegi di tutti / i Principi, e Republiche, in Venezia, per li Giunti di Firenze, Del mese di Agosto M D LXXXII. 100 Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in / Firenze con testi antichi, & alla sua / vera lezione ridotto / dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, / Con permissione de’ Superiori, & Privilegi di tutti i / Principi, e Republiche, seconda editione, in Firenze, nella stamperia de Giunti, Del mese d’Ottobre M. D. LXXXII. La seconda edizione contiene i seguenti privilegi: Franciscus Medices Dei gratia Haetruriae magnus dux secundus (8 settembre 1581); Nicolaus de Ponte Dei gratia dux Venet (4 novembre 1581); Privilegio del Re di Francia (18 dicembre 1581); Alfonsus secundus Dei gratia dux Ferrarie (19 gennaio 1582); Privilegio della repubblica genovese (3 febbraio 1582); Octavius Farnesius s.r. Ecclesiae vexillifer perpetuus, nec non Parmae et Placentiae dux secundus (6 marzo 1582); Francesco Maria Feltrio della Rovere duca VI d’Urbino (11 marzo 1582); Carolus Emanuel Dei gratia dux Sabaudiae princeps Pedemontium (25 marzo 1582); Gulielmus Dei gratia dux Mantuae et Montisferrati (3 aprile 1582); Privilegio del governatore spagnolo di Milano (10 aprile 1582); Antiani et vex.ʳ iustitiae illustrissimae reipublicae lucensis (29 giugno 1582); Philippus Dei gratia rex Castillae Aragonum utriusque Siciliae Hierusalem (6 settembre 1582). 101 Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci, / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi / antichi, & alla sua vera lezione ridotto / dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, / Con permissione de’ Superiori, & Privilegi di tutti i / Principi, e Republiche, in Venezia, per li Giunti di Firenze, del mese d’aprile M D LXXXV; Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze / con testi antichi, & alla sua vera / lezione ridotto dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, / Con permissione de’ Superiori, & Privilegi di tutti i / Principi, e Republiche, in Firenze, nella stamperia de’Giunti, del mese di Febbraio M. D. LXXXVII. 102 Index / librorum / prohibitorum, / ad romanum no- / vissimum exemplar redactus / Cum regulis / Confectis per Patres à Tridentina Synodo delectos, / Auctoritate S. D. N. PII IIII. / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, apud Hieronymum Polum, 1583, p. 20 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 662535 - A); Index / librorum / prohibitorum, / cum regulis / confectis / Per patres, à Tridentina Synodo / delectos. / Sanctissimi Domini Pij IIII. / Pont. Max. authoritate / comprobatus, Venetiis, apud Haeredes Francisci Ziletti, M. D. LXXXVIII, pp. non numerate (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura ZALT PRUNK 24.S.17.). 103 Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, Sherbrooke - Genève, Centre d’Études de la Renaissance. Édition de l’Université de Sherbrooke Droz, 1994, p. 988; Index / librorum prohibitorum / cum regulis confectis / per Patres à Tridentina Synodo delectos / auctoritate Pii IIII. Primum editus / postea vero a Sixto V. auctus / et nunc denum S. D. N. Clementis PP. VIII. / iussu, recognitus, & publicatus, Romae, Apùd Impressores Camerales, MDXCVI, c. 5v (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 N. libr. 40); Index / librorum / prohibitorum / cum regulis confectis / Per Patres à Tridentina Synodo / delectos / auctoritate Pii IV. primum editus / Postea verò à Sixto V. auctus, / et nunc denum S. D. N. / Clementis Papae VIII. / Iussu recognitus, & publicatus, Romae, Apud Impressores Camerales, 1596, p. 25 (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 N. libr. 49). Cfr. MARIO INFELISE, I libri proibiti: da Gutenberg all’Encycloédie, pp. 61-62: 29 La terza edizione rassettata nel Cinquecento è quella di Luigi Groto pubblicata nel 1588 a Venezia,105 e anche essa e la sua ristampa del 1590106 contengono la Vita del Boccaccio descritta da Messer Francesco Sansovino e Epiteti usati da M. Giovanni Boccaccio, posti per ordine di Alfabeto, raccolti da M. Francesco Sansovino. Comunque l’edizione di Groto non sostituì l’edizione rassettata da Salviati perché nel 1597 di nuovo riapparve la prestigiosa edizione di Salviati.107 Il Decameron fu ripubblicato secondo la stampa giuntina del 1527 soltanto nel 1679 in due volumi ad Amsterdam.108 Anche all’estero nel Cinquecento la diffusione del Decameron fu abbondante, la raccolta uscì nelle traduzioni francesi di Laurent de Premierfait e di Anthoine le Maçon,109 «L’accettazione dell’indice [clementino del 1596] nei territori veneti era […] avvenuta dopo fitte trattative e un «concordato» che aveva regolato i rapporti tra Stato e Chiesa in questioni di stampa. Il compromesso aveva così consentito di modificare le regole stabilite nella Instructio preliminare. Venezia dichiarava che non avrebbe più accolto automaticamente i futuri decreti romani di proibizione e che, da quel momento in poi, sarebbe entrata nel merito specifico di ogni richiesta». 104 Index / librorum / prohibitorum / cum regulis confectis / per Patres à Tridentina Synodo delectos. / Auctoritate Pii IIII. Primum editus. / Postea verò a Syxto V. auctus, / et nunc Demum S. D. N. / Clementis Papae VIII. / iussu recognitus, & publicatus, Venetiis, apud Marcum de Claseris, MDXCVII, p. 34 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 43.Mm.50). 105 Il / Decamerone / di messer / Giovanni Boccaccio / cittadin fiorentino. / Di nuovo riformato da M. Luigi Groto Cieco d’Adria / Con permissione de’Superiori. / Et / Con le Dichiarationi Avertimenti, et un Vocabolario fatto da M. / Girolamo Ruscelli, in Venetia, appresso Fabio, & Agostino Zoppini Fratelli, et Onofrio Fari Compagni, M D LXXXVIII. 106 Il / Decamerone / di messer / Giovanni Boccaccio / cittadin fiorentino. / Di nuovo riformato da / Luigi Groto Cieco d’Adria / Con permissione de’ Superiori. / Et con le Dichiarationi Avertimenti, et un Vocabolario fatto da Girolamo Ruscelli, in Venetia, appresso Fabio, & Agostin Zoppini Fratelli, & Onofrio Fari Compagni, M. D. XC (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreische Nationalbibliothek con segnatura 40. D. 23). 107 Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi / antichi, et alla sua vera lettione ridotto / dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, Con permissione / de’ Superiori. / Et, in questa ultima impressione adornato di Figure appropriate a ciascheduna Novella, in Venetia, appresso Alessandro Vecchi, M. D. XCVII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it.80). 108 Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadino Fiorentino. / Si come lo diedero alle stampe gli SS ͬ ͥ / Giunti l’Anno 1527, parte prima, in Amsterdamo, M. DC. LXXIX; Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadino Fiorentino. / Si come lo diedero alle stampe gli SS ͬ ͥ / Giunti l’Anno 1527, parte seconda, in Amsterdamo, M. DC. LXXIX (consultabile presso la Bayerische Staatsbibliothek). 109 La bibliografia senza sbarre è stata tratta dall’Universal Short Title Catalogue (USTC). Bocace des cent nouuelles, Paris, Antoine Vérard, 1503 (traduzione di Laurent de Premierfait); [L]e livre Cameron Autrement sur / nomme le prince Galliot Qui con / tient cent Novvelles racomptees / en dix iours par sept femmes & trois iouuẽceaulx. Lequel livre cõpila & escript Jehan / Bocace de Certaldo. Et depuis translate de latin en francoys Par maistre Laurens du / premierfaict. / Nouuellement imprime a Paris en la grant rue sainct Jacques A len / seigne de la Roze blanche couronnee, veuve Michel Le Noir, 1521; Le Cameron Autrement dit les Cent novvelles: Composees en langue Latine par Jehan Bocace: et mi ses en Francoys par Laurens de premier faict, Paris, vend [Denis Janot], 1537; Le Cameron Autrement dit les Cent nouuelles: Composees en langue Latine par Jehan Bocace: et mises en Francoys par Laurens de premier faict, Paris, vend Arnoul L’Angelier et Charles L’Angelier, 1537; [L]e Cameron Autrement dit les cent novvelles: Composees en langue Latine par Iehan Bocace & mises en Francoys par Laurens de premier faict, Paris, [Nicolas Cousteau], 1534; Le livre cameron, Paris, Ambroise Girault, 1540 (traduzione di Laurent de Premierfait); Le Cameron Autrement dit les Cent nouuelles: Composees en langue Latine par Jehan bocace: et mises en Francoys par Laurens de premier faict, Paris, vend François Regnault, 1541; Le cameron, Paris, Ambroise Girault, 1541; Le decameron, Paris, Ponce Roffet, 1543; Le Decameron / de Messire Iehan Bocace / Florentin, / Novvellement tradvict / d’Italien en Francoys par Maistre Anthoine le Macon conseiller / du Roy & tresorier de lextraordinaire de ses guerres, imprime à Paris, pour Estienne Roffet, 1545; Le Decame / ron de Messire / Iehan Bocace Florentin, / 30 nelle traduzioni tedesche110 e nelle traduzioni spagnole.111 Dalle note si vede che alcune traduzioni circolavano anche nel periodo in cui in Italia il Decameron fu interdetto novvellement tradvict / d’Italien en Fra(n)çoys par Maistre Anthoine le Maçon co(n)seiller du Roy, et tresorier / de lextraordinaire de ses guerres, imprimé à Paris, pour Estienne Rosset, 1548; Le / Decameron / de M. Iean Bo / cace Floren / tin, / novvellement tra / duict d’Italien en Françoys par maistre / Anthoine le Maçon conseiller du / Roy, et tresorier de l’extra / ordinaire de ses / guerres, Lyon, chez Guillaume Rouille, à l’Escu de Venise, M. D. LI; Le Decameron de Messire Iehan Bocace Florentin, novvellement tradvict d’Italien en Françoys par maistre Anthoine le Maçon, conseiller du Roy, & tresorier de l’extraordinaire de ses guerres, Paris, Etienne Groulleau, 1551; Le Decameron de M. Iean Bocace Florentin, novvellement tradvict d’Italien en Françoys par maistre Anthoine le Maçon, conseiller du Roy, & tresorier de l’extraordinaire de ses guerres, Lyon, chez Guillaume Rouillé, 1552; Le Decameron de Messire Iehan Bocace Florentin, Novvellement tradvict d’Italien en Francoys par maistre Anthoine le Macon, conseiller du Roy, & tresorier de l’extraordinaire de ses guerres, Paris, Guillaume Thibout vend Jean Ruelle, 1553; Le Decameron de Messire Iehan Bocace Florentin, Novvellement tradvict d’Italien en Francoys par maistre Anthoine le Macon, conseiller du Roy, & tresorier de l’extraordinaire de ses guerres, Paris, Guillaume Thibout, 1554; Le / Decameron / de Messire Iehan / Bocace Florentin, / Novvellement tradvict / d’Italien en Francoys par maistre Anthoine / le Maçon, conseiller du Roy, et tresorier / de l’extraordinaire de ses / guerres, [Paris], De l’imprimerie de Guillaume Thibout, 1556; Le Decameron, [Paris], veuve François Regnault, 1556; Le Decameron, Lyon, [?], 1556 (traduzione di Antoine Le Maçon); Le / Decameron / de M. Iean Bo / cace Flo / rentin, / Tradvict d’Italien / en Francoys par maistre Antoine le Ma / çon, Conseillier du Roy, et Treso / rier de l’extraordinaire de / ses guerres, Lyon, Guillaume Roville, M. D. LVIII; Le / Decameron / de M. Iehan Bocace / Florentin, / Tradvict d’Italien en Francois / par Maistre Antoine le Maçon, Conseiller du / Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire / de ses guerres, Paris, chez Martin Le Jeune, M. D. LIX; Le decameron, Antwerpen, Christophe Plantin, 1559; Le Decameron de M. Iean Bocace Florentin, Tradvict d’Italien en Françoys par maistre Antoine le Maçon, Conseiller du Roy, et Tresorier de l’Extraordinaire de ses guerres, Lyon, Guillaume Roullillé, 1560; Le Decameron de Maistre Iean Bocace Florentin, Tradvict d’Italien en Françoys par maistre Antoine le Maçon, Conseiller du Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire de ses guerres, Paris, Olivier de Harsy pour Claude Micard, 1569; Le / Decameron / de Maistre / Iean Bocace / Florentin, / Tradvict d’Ita / lien en Françoys par maistre / Antoine le Maçon, Conseiller / du Roy, et Tresorier de l’Extra / ordinaire de ses guerres, a Paris, par Claude Micard, 1572; Le / Decameron de / Maistre Iean Bocace / Florentin, / Tradvict d’Italien / en Françoys par maistre Antoine le Ma / çon, Conseiller du Roy, et Treso / rier de l’Extraordinaire de / ses guerres, a Paris, de l’Imprimerie d’Olivier de Harsy, 1572; Le Decameron de Maistre Iean Bocace Florentin, Tradvict d’Italien en Françoys par maistre Antoine le Maçon, Conseiller du Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire de ses guerres, a Paris, pour [Claude Gauti]er, 1572; Le Decameron de Maistre Iean Bocace Florentin. Tradvict de Italien en Françoys par maistre Antoine le Maçon, Conseiller du Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire de ses guerres, a Paris, pour Jean Ruelle, 1572; Le decameron, Paris, s.n., 1573; Le decameron, Lyon, Barthélemy Honorat, 1578; Le Decameron de Maistre Iean Bocace Florentin. Tradvict d’Italien en François par maistre Antoine le Maçon, Conseiller du Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire de ses guerres, a Paris, pour Claude Gautier, 1578; Decameron, Lyon, Honorat, 1579; Le decameron, Lyon, Guillaume Rouillé, 1580; Le / Decameron / de M. Iean / Bocace Flo / rentin, / Tradvit d’Italien en / François par M. Antoine le Maçon, / Conseiller du Roy, & Thresorier / de l’extraordinaire de / ses guerres. / Revev, corrigé & illustré outre les / precedentes impressions, a Lyon, pour Iean Veirat, M. D. XCVII; Le / Decameron / de M. Iean / Bocace Florentin. / Traduit d’italien en fran / çois, par M. Antoine Le Maçon, / Conseillier du Roy, et Tresorier de l’Extraor / dinaire de ses guerres, / Reveu corrigé & illustré outre les / precedentes impressions, a Rotterdam, chez Iean VVaesberggue, M. D. XCVII; Le Decameron de M. Iean Bocace Florentin. Traduit d’italien en françois, par M. Antoine Le Maçon, Conseillier du Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire de ses guerres. Reveu, corrigé & illustré outre les precedentes impressions, Amsterdam, Cornelis Claesz, 1597. 110 La bibliografia senza sbarre è stata tratta dall’USTC. Cento novella das buch der hundert nüwen Historien so ein lieplich geselchafft von Florentz fliehende den sterben der pestilentz umb ergetzlicheit und minderung ires schmertzen gesagt und erdacht hat, Straßburg, Johann Grüninger, 1509; Cento novella / hundert neuwer historien die in / einem grosen sterben zu Flore(n)tz gesagt / wurden von etlichen kürzweilige(n) menschen die da uß der stat / hin uff das land fluhen ir leben zuerrete(n) und da ir ordnung machten / ein küng und in der zugebieten het was zu fro(e)de(n) dient un(d) ist wol beglimpfet, Straßburg, Johann Grüninger, 1519; Centum novella Johannis / Boccatij. / hundert neuwer Historien welche eyn erbar ge / selchafft von dreien maennern und sieben weibern fliehent/ ein groß sterben zu Florentz zusamen geredt inen damitt an lu / stigen enden auff iren gesessen und gruenen gaerten die / truebselig zeit zuvertreiben, dem hochgeborn / fürsten unnd herrn herr Galeotto durch Joanne Boccatiu / zugeschrieben / kurzweilig zu lesen, Straßburg, Jakob Cammerlander, Johann Albrechts, 1535 (traduzione di Heinrich Steinhöwel); Cento novella Johannis / Boccatij. / hundert newer 31 (comunque, similmente come nel caso degli incunaboli, non tutte le edizioni nominate nelle note si sono conservate). Al 1597 risale l’edizione con falso luogo di pubblicazione Lione.112 I. 3. Le Cinquanta novelle (Novellino) di Masuccio Salernitano113 (Salerno o Sorrento, 1410/15 - Salerno, 1475/1480)114 La raccolta Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano, oggi intitolata il Novellino, fu per la prima volta stampata a Napoli nel 1476, presso il tipografo Sisto Riessinger a cura di Francesco del Tuppo che riuscì a salvare trascrizione dell’autografo che invece fu «delaniato e Historien welche ein erbar gesel / chafft von dreien männern und siben weibern fliehent ein / groß sterben zu florentz zusamen geredt inen damit an lu / stigen enden uff iren gesessen un(d) grünen gärten die trüb / selig zeit zuvertreiben, dem hochgeborn fürsten / und herrn herr Galeotto durch Joannem / Boccatium zugeschriben kurz / weilig zu lesen, Straßburg, Johann II Knobloch, M. D. XL; Centum novella das ist hun / dert Neuwer Zeittung Johannis Boccatij dem / hochgeborn fürsten und herrn herr Galeotto / zugeschrieben, Straßburg, Johann II Knobloch, M. D. XLVII; Cento novella Johannis Boccatij. Hundert newer Historien, welche ein erbar geselschafft, von dreien Mӓnnern, unnd siben Weibern, flihent ein gross sterben zu Florentz, zusamen geredt, jnen damit an lustigen enden, uff jren gesessen und grünen gӓrten, die trübselig zeit zu vertreiben, dem Hochgeboren Fürsten und Herrn, her Galeotto, durch Johannem Boccatium, zugeschrieben, kurtzweilig zu lesen, zu Strassburg, in Hans Knoblouchs Druckerey, 1551; Cento novella Johannis / Boccatij. / hundert newer historien welche ein erbar gesel / chafft von dreien Männern / unnd siben Weibern fliehent ein / gross sterben zu Florentz zusamen geredt inen damit an lu / stigen enden uff iren gesessen und grünen gärten die/ trüb / selig zeit zuvertreiben Dem hochgebornen fürsten / und herrn herr Galeotto durch Joannem / Boccatium zugeschrieben kurz / weilig zulesen, Straßburg, Johann II Knobloch, M. D. LI; Cento novella Jo / hannis Bocatij. / Das ist / Hundert Newer Historien, wel / che ein Erbare geselschafft von dreyen Mӓnnern un[d ] / siben Weibern, fliehent ein groß sterben zu Florentz zusamen geredt, / jnen damit an lustigen enden uff ihren gesessen und grünen gӓrten, die / trübselig zeit zuvertreiben Dem Hochgebornen Fürsten und / herrn, herr Galeotto, durch Johannem Boca / tium zugeschrieben, kurtzweilig zu lesen, Straßburg, Paul Messersschmidt, 1561; Cento novella. / Hundert neuwer / Historien welche von dreyen / Mӓnnern und siben Weibern so zu / Florentz ein groß Sterben geflohen zusamen / geredt ihr trübselige zeit in lustigen grünen Gӓrten damit / zuvertreiben. Durch den weitberühmpten Poeten / Joaennem Boccatium beschriben sehr / kurzweilig zu lesen, in due volumi, Franckfurt am Mayn, Nikolaus Basse, 1575; Cento novella. / Hundert neuwer / Historien welche von dreyen / Mӓnnern und siben Weibern so zu / Florentz ein groß Sterben geflohen zusam[m]en / geredt ihr trübselige zeit in lustigen grünen Gӓrten damit / zuvertreiben. Durch den weitberühmpten Poeten / Iohennem Boccatium beschriben sehr / kurzweilig zu lesen, in due volumi, Franckfurt am Mayn, Basseus, 1593. 111 Las c. novellas de micer Juan Bocacio / Florentino poeta eloquente. Enlas / quales se hallara(n) notables exem / plos y muy elegante estilo / Agora nuevame(n)te ym / pressas, corregi / das y emen / dadas / de muchos vocablos y palabras viciosas, Toledo, Juan de Villaquirán, 1524; Las cient novellas, Valladolid, s.n., 1524. Cfr. USTC.; Las cient novellas de micer / Juan Bocacio florentino eloquente. Enlas / quales se hallaran notables exe(m)plos y muy / elega(n)tes estilo. Agora nuevamen / te Impressas corregi / das y emmen / dadas, Valladolid, Nicolás Tierri, 1539; Las cient novellas, Medina del Campo, Pedro de Castro a costa de Juan de Espinosa, 1543; Las cient novellas de Micer / Juan Bocacio florentino eloquente. En las quales se / hallaran notables exemplos y muy elega(n)tes. Agora nue / vamente impressas: corregidas y emendadas, Valladolid, Juan de Villaquiran, 1550. 112 Le Decameron de M. Iean Bocace Florentin. Tradvit d’Italien en François par M. Antoine le Maçon, Conseiller du Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire de ses guerres. Reveu, corrigé & illustré outre les precedentes impressions, a Lyon [=Genève], par Jean Le Fèvre, 1597. Cfr. USTC. 113 Il nome di Masuccio Salernitano a volte compare nelle forme “Tommaso Guardati” o anche “Mariconda”. 114 LEONARDO TERRUSI, El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, Bari, Laterza, 2005, pp. 11-12. 32 brusato».115 L’editio princeps, purtroppo è stata perduta. Secondo Salvatore Gentile è possibile che la maggior parte degli esemplari dell’editio princeps sia stata distrutta dall’autorità ecclesiastica come è stato nel caso dell’autografo. 116 Dall’introduzione (prologo) della prima parte del Novellino si può dedurre che alcune novelle probabilmente circolavano sparse ancora prima dell’esistenza della raccolta.117 Entro la fine del Cinquecento seguirono altre 12 ristampe: eccetto l’edizione del 1483, tutte le edizioni quattro e cinquecentesche furono stampate a Venezia.118 115 MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino, a cura di ALFREDO MAURO, Bari, Laterza, 1940, pp. 409- 410. La stessa data viene menzionata anche dagli studiosi più recenti: LEONARDO TERRUSI, Le revisioni editoriali del Novellino di Masuccio Salernitano, in «La rivista di letteratura italiana», XV (1997), 1-3, pp. 35- 81, a p. 36.; SABRINA TORNO e GIUSEPPE VOTTARI, Gli Spilli - Letteratura Italiana 1 dalle origini al ’400, Milano, Alpha Test, 2000, p. 111; MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino nell’edizione di Luigi Settembrini, a cura di SALVATORE S. NIGRO, Milano, BUR, 2000, p. 62. 116 Cfr. SALVATORE GENTILE, Ripatriare Masuccio al suo lassato nido, Galatina, Congedo editore, 1979, p. 13. 117 Masuccio nel prologo scrive: «nondimeno, avendo dalla mia tenera età faticato per exercitio del mio grosso e rudissimo ingegno, e della pigra e rozza mano iscritte alcune novelle per autentiche istorie approbate negli moderni e antiqui tempi travenute, e quelle a diverse dignissime persone per me mandate, siccome chiaro nelli loro tituli se dimostra, per la cui cagione ho voluto quelle che eran già disperse congregare, e di esse insieme unite fabbricare il presente libretto, e quello per la sua poca qualità nominare il Novellino». Cfr. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino nell’edizione di Luigi Settembrini, a cura di SALVATORE S. NIGRO, pp. 103- 104. Secondo Salvatore S. Nigro le novelle separate circolavano in forma manoscritta già a partire dal 1450. Cfr. Ivi, p. 67. Giorgio Petrocchi menziona l’esistenza di manoscritti che contengono frammenti di alcune novelle sparse del secolo XV: il ms. Firenze, Biblioteca Nationale Centrale, Landau 17; il ms. Firenze, Biblioteca Nationale Centrale, II. II. 56 e il ms. Firenze, Biblioteca Ricciardiana, 2437. Il ms. II. II. 56 e il ms. 2437 contengono soltanto la novella II che non figura nella raccolta di Sansovino. Invece nel ms. Landau 17 si trovano le novelle III, XXI, XXXI, II di cui la novella XXI è contenuta solo nelle prime tre versioni delle Cento novelle scelte di Sansovino e la novella XXXI è contenuta in tutte le versioni della raccolta. Per la descrizione dettagliata vedi MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino con appendice di prosatori napoletani del ’400, a cura di GIORGIO PETROCCHI, Firenze, Sansoni, 1957, pp. 587-588. 118 Le ristampe erano le seguenti: Massucci Salernitani de quinquaginta argumentis moralibus, Milano, impressus Mediolani per Cristophorum Valdafer Ratisponensem, emendatum et correctum cum magna diligentia, anno dominice passionis M.cccclxxxiii, die xxvii Mai; Novellino de Masuccio Salernitano, Repertorio o vero tavola de gli argomenti de tutte le cinquante novelle, Venetiis, per Baptistam de Tortis, die viii. Iunii. M.cccc.lxxxiiii; Novellino de Masuccio Salernitano, Impresso in Venetia, per Iohanni & Gregorio de Gregorii fratelli, in l’anno della humana recuperatione Millesimo cccclxxxxii, addì xxi de luglio; Novellino de Masuccio Salernitano, Impresso in Venetia, per Bartholomio de Zannis da Portese, del M.CCCCC.III, adì xxix de Fevraro; Novellino de Masuccio Salernitano, Impresso in Venetia, s.n.t. [probabilmente presso Bartolomeo Zani], del M.cccccx, adì xx de Febraro; Il Novellino di Massuccio Salernitano nel quale si contengono cenquanta novelle, Impresso in Venetia, nella officina Gregoriana, nell’anno del signore M.D.XXII, a dì XXII di novembre; Il Novellino di Massuccio Salernitano nel quale si contengono cenquanta novelle, Impresso in Venetia, nella officina Gregoriana, nell’anno del Signore M.D.XXV, a dì XII di zugno; Le Cinquanta novelle di Massuccio Salernitano intitolate il Novellino, nuovamente con somma diligentia reviste, corrette, et stampate, Stampate in Vinegia, per Marchion Sessa, Anno domini MDXXXI; Le Cinquanta novelle di Massuccio Salernitano intitolate il Novellino, nuovamente con somma diligentia reviste corrette et stampate, Stampate in Vinegia, per Marchio Sessa, Anno domini MDXXXV; Le Cinquanta novelle di Massuccio Salernitano intitolate il Novellino, nuovamente con somma diligentia reviste corrette et stampate, Venezia, Marchio Sessa, 1539; Le Cinquanta novelle di Massuccio Salernitano intitolate il Novellino nuovamente con somma diligentia reviste corrette et stampate, Stampate in Vinegia, per Marchio Sessa, Anno domini, MDXLI; Le Cinquanta novelle di Massuccio Salernitano intitolate il Novellino, nuovamente con somma diligentia reviste corrette et stampate, s.n.t. (cosiddetta edizione della Gatta). I dati sono stati tratti prevalentemente da LEONARDO TERRUSI, El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, pp. 104-106. Per la descrizione delle singole edizioni vedi anche MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino nell’edizione di Luigi Settembrini, a cura di SALVATORE S. NIGRO, pp. 83-89; MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino con appendice di 33 Degna di nota è l’edizione del 1522 che subì delle correzioni da Lucio Paolo Rosello119 che ha ottenuto «il compito di ʻriformareʼ il testo masucciano […] adattarlo alla nuova temperie culturale e storico-linguistica».120 Rosello il suo lavoro terminò il 22 novembre del 1522.121 Non mi allargherò sulla problematica degli adattamenti storicolinguistici della raccolta, perché già l’incunabolo veneziano del 1484 subì alcuni adattamenti toscaneggianti e lo sviluppo linguistico del Novellino, in senso più stretto, non è l’oggetto della mia ricerca. Come però riferisce Terrusi, Rosello sostituì «dieci nomi degli originari dedicatari delle novelle con altri personaggi, contemporanei del revisore».122 Approssimativamente negli anni trenta furono separatamente pubblicate due novelle spicciolate Maraviglioso caso nella città di Napoli intervenuto (Novellino, nov. XXIII) e Novella di Mariotto Senese (Novellino, nov. XXXIII).123 La tredicesima edizione, senza data e luogo di stampa, intitolata Le cinquanta novelle di Massuccio salernitano intitolate il Novellino nuovamente con somma diligentia reviste corrette et stampate, che dagli studiosi viene chiamata edizione della Gatta appunto perché sul frontespizio riporta la marca (V477-Z587)124 su cui la Gatta con topo in bocca allatta un gattino e su cui si trovano le iniziali M.S. (Marchio Sessa), secondo gli studi precedenti potrebbe essere una contraffazione del XVIII°125 o dell’inizio del XVII°126 secolo. Nemmeno gli studi più recenti che hanno anticipato la datazione della stampa sono riusciti a stabilire una datazione precisa: Secondo loro l’edizione sia stata stampata probabilmente nel corso del prosatori napoletani del ’400, a cura di GIORGIO PETROCCHI, Firenze, Sansoni, 1957, pp. 588-592; Il Novellino, a cura di ALFREDO MAURO, pp. 410-414. 119 Come riferisce Terrusi, Rosello era legato agli ambienti sospettati di eterodossia religiosa e nel 1551 subì un processo dal Sant’Uffizio. Cfr. LEONARDO TERRUSI, El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, p. 34. 120 Ibidem. 121 Ibidem. 122 Ivi, p. 39, nota 64. 123 Novella di Mariotto Senese la possiamo trovare in tutte le edizioni delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino e per quanto riguarda la sua datazione, Petrocchi nel suo censimento delle edizioni la colloca dopo l’edizione del 1531. Cfr. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino con appendice di prosatori napoletani del ’400, a cura di GIORGIO PETROCCHI, p. 592. Mentre la novella Maraviglioso caso nella città di Napoli intervenuto che non fu mai integrata nella raccolta di Sansovino, fu probabilmente pubblicata a Venezia, presso Giacomo Pocatela entro il 1538. Cfr. Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo: EDIT 16 – ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche) consultabile all’indirizzo: http://edit16.iccu.sbn.it. 124 Per indicare le marche degli esemplari uso le sigle (citazioni standard) usate da EDIT 16. 125 Cfr. JACQUES-CHARLES BRUNET, Manuel du libraire et de l’amateur de livres. Tome III, a Paris, chez L’auteur, 1820, col. 1524. 126 Cfr. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino di Masuccio Salernitano: restituito alla sua antica lezione, a cura di LUIGI SETTEMBRINI, Napoli, Morano, 1874, p. 39; MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino nell’edizione di Luigi Settembrini, a cura di SALVATORE S. NIGRO, p. 88. 34 secolo XVI,127 potrebbe risalire all’ultimo decennio del Cinquecento128 o dovrebbe essere posteriore al 1565129 . Secondo Leonardo Terrusi nell’edizione della Gatta sono state tagliate alcune parti che sono «motivabili esclusivamente da ragioni commerciali di risparmio di spazio».130 In ogni caso la raccolta ebbe notevoli problemi con la censura: già nel 1504 fu inserita nella sezione di «autori certi» dell’Indice dei libri proibiti.131 Le Novelle figurarono anche nel primo indice ufficiale, Index librorum prohibitorum, steso sotto la vigenza di papa Paolo IV dalla Congregazione della sacra roma e universale Inquisizione, promulgato a Roma il 30 dicembre del 1558 e stampato presso Antonio Blado nel 1559.132 Alcune novelle masucciane a partire dal 1561 furono integrate nell’antologia di Francesco Sansovino e continuarono a circolare anche dopo l’interdizione ufficiale.133 Le Novelle di Masuccio si possono trovare, sotto la stessa denominazione e sempre nella rubrica di «autori certi», anche negli indici romani del 1564,134 1590, 1593135 e 1596.136 La raccolta non manca nemmeno nell’Aviso alli librai pubblicato a Roma nel 1574.137 127 CARLO ANGELERI, Bibliografia delle stampe popolari a carattere profano, Firenze, Sansoni, 1953, n. 276 (tratto dal catalogo della BNCF). 128 LEONARDO TERRUSI, El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, p. 29. 129 Cfr. EDIT 16. 130 LEONARDO TERRUSI, El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, p. 31. 131 PIETRO BORRARO, FRANCESCO D’EPISCOPO, Atti del Convegno nazionale di studi su Masuccio Salernitano: Masuccio novelliere salernitano dell’età aragonese.V.2. Repatriare Masuccio al suo lassato nido, contributo filologico e linguistico, Galatina, Congedo Editore, 1978, p. 291. 132 Index / auctorum, et / Libroru(m) qui ab Officio Sanctae / Rom. et Universalis Inquisi / tionis caveri ab omnibus / et singulis in univer / sa Christiana Re / publica mandantur sub censuris / contra legentes, vel tenentes li / bros prohibitos in Bulla, quae / lecta est in Coena Du(omin)i / expreßis, et sub alijs / poenis in Decreto / eiusdem Sacri / officij con / tentis, Romae, apud Antonium Bladum, Cameralem impressorem, demandato speciali Sacri Officij, Anno Domini 1559. Mense Ian. [senza numerazione delle pagine], (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rar. 1630); CORRADO AUGUSTIAS, I segreti del Vaticano: storie, luoghi, personaggio di un potere millenario, Milano, Mondadori, 2010, p. 323; DONATO PIROVANO, Modi Narrativi E Stile Del “Novellino“ Di Masuccio Salernitano, Firenze, La nuova Italiana Editrice, 1996, p. 3.; UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 33. 133 Secondo Alfredo Mauro nell’antologia di Sansovino, a partire dal 1561, furono inserite «13 novelle [masucciane], ma alterate e rabberciate». Cfr. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino, a cura di ALFREDO MAURO, p. 414. Anche secondo Leonardo Terrusi (il quale cita Donato Pirovano, Masuccio e la critica, in «Giornale storico della letteratura italiana», CLXXIII, 1996, pp. 392-428, a pp. 367-369) ce ne appaiono 13, ma anticipo che dal confronto delle novelle che ho fatto, il numero delle novelle masucciane nella raccolta di Sansovino risulterà più alto. Cfr. LEONARDO TERRUSI, El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, p. 29. 134 Cfr. Index librorum prohibitorum, cum Regulis confectis per Patres a Tridentina Synodo delectos, autorictate Sanctiis. D. N. Pii IIII, Pont. Max. comprobatus, Romae, Apud Paulum Manutium, Aldi F., MDLXIIII, p. 59; MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino nell’edizione di Luigi Settembrini, a cura di SALVATORE S. NIGRO, p. 61. 135 Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, pp. 326, 1025. 35 Massuccij Salernitani Novellae apparvero anche negli indici pubblicati fuori Roma: cioè possiamo trovarle nella rubrica Certorum auctorum libri prohibiti nella versione dell’indice romano del 1559 pubblicata a Bologna.138 I numerosi divieti furono pubblicati anche a Venezia nel: 1564, 1568, 1570, 1573, 1583, 1588, 1597, 1602 e 1607.139 La raccolta poi è contenuta anche nella Nota de libri prohibiti et de alcuni sospesi fin che di loro venghi fatta nova espurgatione.140 Le Novelle si trovano altrettanto negli indici locali: nell’indice di 136 Index / librorum prohibitorum / cum regulis confectis / per Patres à Tridentina Synodo delectos / auctoritate Pii IIII. Primum editus / postea vero a Sixto V. auctus / et nunc denum S. D. N. Clementis PP. VIII. / iussu, recognitus, & publicatus, Romae, Apùd Impressores Camerales, MDXCVI, c. 33r (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 N. libr. 40); Index / librorum / prohibitorum / cum regulis confectis / Per Patres à Tridentina Synodo / delectos / auctoritate Pii IV. primum editus / Postea verò à Sixto V. auctus, / et nunc denum S. D. N. / Clementis Papae VIII. / Iussu recognitus, & publicatus, Romae, Apud Impressores Camerales, 1596, p. 53 (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 N. libr. 49). 137 Cfr. Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, p. 48. 138 Index Auc / torum, Et Librorum / qui ab Officio Sanctae Rom. / & universalis / Inquisitionis caveri ab omnibus & singu / lis in universa Christiana Republica / mandantur sub censuris contra / legentes, vel tenentes Libros prohibitos in Bul / la, quae lecta est in Coena Domini Expressis, / & sub alijs poenis in Decreto eiusdem Sacri officij contentis, in Bologna, per Antonio Giaccarello, & Pellegrino Bonardo Compagni, alli 17. Di Genaro 1559 c. F ij (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 999/Hist.lit.146). 139 Index librorum / prohibitorum, / cum regulis confectis / per Patres a Tridentina Synodo delectos, / auctoritate Sanctiss. D. N. Pij IIII, / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, [Paolo Manuzio], M. D. LXIIII, c. 27r (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura N.libr. 133); Index / librorum / prohibitorum, / cum Regulis / confectis per Patres à Tridentina Synodo dele- / ctos, auctoritate Sanctiss. D. N. Pij IIII, / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, apud Dominicum de Farris, M D LXVIII, p. 52 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 74.V.161); Index / librorum / prohibitorum. / cum regulis confectis / per Patres a Tridentina / Synodo delectos Sanctisimi Domini Pij / IIII tunc Pontifics Maximi / autoritate comprobatus, Venetiis, apud Aegidium Regazolam, & Dominicum Cavalcalupum, socios, MDLXX, p. 39 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 74.W.59); Index librorum prohibitorum, Cum regulis confectis per Patres à Tridentina Synodo delectos, auctoritate sanctiss. D. N. Pij IIII. Pont. Max. comprobatus, Venetijs, Ex Typographia Guerrea, MDLXXIII, c. 27r.; Index / librorum / prohibitorum, / ad romanum no- / vissimum exemplar redactus / Cum regulis / Confectis per Patres à Tridentina Synodo delectos, / Auctoritate S. D. N. PII IIII. / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, apud Hieronymum Polum, 1583, p. 40 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 662535 - A); Index / librorum / prohibitorum, / cum regulis / confectis / Per patres, à Tridentina Synodo / delectos. / Sanctissimi Domini Pij IIII. / Pont. Max. authoritate / comprobatus, Venetiis, apud Haeredes Francisci Ziletti, M. D. LXXXVIII, pp. non numerate (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura ZALT PRUNK 24.S.17.); Index / librorum / prohibitorum / cum regulis confectis / per Patres à Tridentina Synodo delectos. / Auctoritate Pii IIII. Primum editus. / Postea verò a Syxto V. auctus, / et nunc Demum S. D. N. / Clementis Papae VIII. / iussu recognitus, & publicatus, Venetiis, apud Marcum de Claseris, MDXCVII, p. 75 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 43.Mm.50); Index Librorum prohibitorum, cum regulis confectis per Patres à Tridentina Synodo delectos, Auctoritate Pii IV. Primum editus, Postea verò à Syxto V., Venetia, apud Petrum Ricardum, 1602, p. 75.; Index Librorum prohibitorum, cum regulis confectis per Patres a Tridentina Synodo delectos, Auctoritate Pii IV. Primum editus, Postea verò à Sixto V., Venetia, apud Haeredes Dominici de Farris, 1607, p. 75. 140 Si tratta di una lista impressa intorno al 1576 in una diocesi del nord d’Italia, forse a Venezia. La lista è stata ritrovata nel 1903 da Joseph Hilgers. Cfr. Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, pp. 19 e 48. 36 Vercelli datato 22 maggio 1574,141 nell’indice di Alessandria/Tortona del 1580142 e nel manoscritto Sorbelli 248 che contiene il testo intitolato Nota de certi libri fuori dell’Indice ne quali si sono avertiti alcuni errori per il che non si ammettono in Roma, datato 1577 e firmato da «fr. Damianus Rubeus de cento M.S.P. (=Magistri Sacri Palatii) socius».143 Dal fatto che la raccolta figurò anche nelle edizioni dell’indice del 1564 pubblicate a Colonia,144 Dilingen145 e nell’indice spagnolo del 1583 e del 1584,146 si può capire che l’opera di Masuccio circolava all’estero. Infatti ancora prima di essere interdetta ufficialmente, nel 1545 Henry Parker tradusse in inglese la novella XLIX.147 Nonostante che non si può negare l’influsso delle singole novelle masucciane sulla letteratura straniera,148 la prima intera 141 L’indice è intitolato Libri parte sospesi fin a novo aviso della S. Romana et universal Inquisition et parte dal (sic) tutto prohibiti. Cfr. Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, pp. 40 e 48. 142 UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 59. Il titolo intero della lista è: Annotatio librorum prohibitorum, et eorum qui suspensi fuerunt usq; ad novam expurgatio-nem Santissime (sic) universalis Inquisitionis preter eos qui continentur in Indice Generali edictio (sic, ma corretto a mano: edicto) sacri Concilij Tridentini decreto. Cfr. Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, p. 45. 143 Cfr. Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, pp. 31-48. 144 Index / librorum / prohibitorum,cum / regulis confectis per / Patres à Tridentina Synodo dele / ctos, auctoritate Sanctiss. / D. N. Pii IIII, Pont. / Max. compro / batus, Coloniae, Apud Maternum Cholinum, M. D. LXIIII, [senza numerazione delle pagine], (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Germ. g. 283 m). 145 Index li / brorum pro / hibitorum, / cum regulis / confectis per Patres à Tri / dentina Synodo delectos, / auctoritate Sanctiss. D. N. / Pii IIII, Pont. Max. / comprobatus, Dilingae, Excudebat Sebaldus Mayer, 1564, c. 33v (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 037/Th H 398). 146 DIANA BERRUEZO SÁNCHEZ, Sobreviviendo a la censura: Masuccio Salernitano en las letras castellanas, in El eterno presente de la literatura: Estudios literarios de la Edad Media al siglo XIX, a cura di MARÍA TERESA NAVARRETE NAVARRETE e MIGUEL SOLER GALLO, Roma, Aracne Editrice, 2013, pp. 97-106, a p. 97. 147 LEONARDO TERRUSI, El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, p. 31. 148 Da Masuccio Salernitano furono influenzati ad esempio Rabelais, Nicolas de Troyes (le imitazioni nel Grand paragon des nouvelles), Shakespear (scrisse Romeo and Juliet attraverso la mediazione di Luigi da Porto), Mateo Alemán (Guzman de Alfarache) o l’opera anonima Lazarillo de Tormes. Cfr. ivi, pp. 30-31; MICHELE CATAUDELLA, La fortuna di Masuccio Salernitano, in «Rivista di studi salernitani», n. I/1 (1968), pp. 161- 173, a p. 162. Luigi Settembrini nella sua introduzione al Novellino menziona le riflessioni di Nicodemi nelle quali Nicodemi fa le riflessioni sul saccheggiamento del Novellino e nelle quali parla delle 19 novelle tradotte che furono integrate nel Mondo avventuroso, pubblicato nel 1575 presso Stefano Grouleau e poi più volte ristampato a Parigi e a Lione. Con il tempo però questa affermazione è stata precisata: l’edizione princeps dell’opera Les Comptes du monde adventureux fu pubblicata già nel 1555 a Parigi presso Estienne Groulleau seguita dalle ristampe tra cui non si trova l’edizione menzionata dal Nicodemi. Soprattutto viene precisato che le novelle parzialmente imitate e parzialmente tradotte da Saint-Denis non furono 19 ma 30. Cfr. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino di Masuccio Salernitano: restituito alla sua antica lezione, a cura di LUIGI SETTEMBRINI, p. XXVII; PIETRO TOLDO, Contributo allo studio della novella francese del XV e XVI secolo considerata specialmente nelle sue attinenze con la letteratura italiana, Genève, Slatkine Reprints, 1970, p. 108. 37 traduzione del Novellino, di cui abbiamo una prova certa,149 apparì soltanto nel 1890 in francese,150 poi nel 1895 seguì la traduzione inglese151 e nel 1950 la traduzione russa.152 In Italia, dopo la cosiddetta edizione della Gatta, il Novellino ricomincia a essere ristampato solo nel Settecento, in più con una falsa indicazione del luogo: nel 1765 uscì un’edizione che sul frontespizio riporta come luogo di stampa «Ginevra», invece fu pubblicata probabilmente a Lucca a cura di un certo Ferondo Frustalasino.153 Il nome del curatore sarà inventato ugualmente come la datazione della dedica «Dall’altro Mondo il giorno senza Luna dell’anno 8928».154 L’edizione in regola, intitolata Il Novellino di Masuccio Salernitano restituito alla sua antica lezione, uscirà soltanto nel 1874 a Napoli a cura di Luigi Settembrini.155 I. 4. L’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero Si tratta di un’opera morale e di uno dei più letti libri nel Cinquecento. Secondo il censimento fatto da Adolfo Albertazzi l’Erasto nel Cinquecento uscì in 26 edizioni, nel Seicento in 9 edizioni, nel Settecento in 1 edizione e nel Ottocento in 2 edizioni.156 Nel 149 Il Settembrini riferisce dell’esistenza di un’annotazione del Verdier che si trova nella sua Biblioteca francese secondo la quale nel Cinquecento sarebbero state tradotte tutte le cinquanta novelle, però di cui ne furono stampate soltanto diciannove. Infatti nella bibliografia del Verdier si trova scritto: «Iean Quinerit de Mousne a escrit, […]. Le Nouvellin ou cinquante nouvelles traduites de l’Italien de Mazuccio Salernitain per ledit Iean Quinerit, non imprimé.». Cfr. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino di Masuccio Salernitano: restituito alla sua antica lezione, a cura di LUIGI SETTEMBRINI, p. XXVII; La bibliotheque d’Antoine du Verdier, seigneur de Vavprivas, A Lyon, par Barthelemy Honorat, M. D. LXXXV, p. 750. 150 Nouvelles choisies de Masuccio de Salerne (XV° SIÈCLE), Littéralement traduites pour la première fois par Alcide Bonneau, Paris, Isidorè Liseux, 1890. 151 The Novellino of Masuccio: Now first translated into English by W. G. Waters, in 2 volumes, London, Lawrence and Bullen, 1895. 152 La traduzione della raccolta intera è stata fatta da Mokulsckj, ma in precedenza sono state tradotte in russo 8 novelle da P. Muratov che sono state pubblicate già nel 1912 in Novelly ital’janskogo Vozrozdenija [Le novelle del rinascimento italiano], in due volumi e nel 1931. Cfr. LUIGI REINA, Masuccio Salernitano - Lettura e società del Novellino, pp. 211-212; MICHELE CATAUDELLA, La fortuna di Masuccio Salernitano, p. 170. 153 Cfr. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino, a cura di ALFREDO MAURO, p. 415; SALVATORE GENTILE, Ripatriare Masuccio al suo lassato nido, p. 13. Anche secondo Bartolommeo Gamba questa edizione fu pubblicata a Lucca, mentre secondo Giambattista Passano fu pubblicata a Firenze. Cfr. MARINO PARENTI, Dizionario dei luoghi di stampa falsi, inventati o supposti, Firenze, Le lettere, 1996, p. 100, n. 1765. La raccolta venne pubblicata in due parti e sui frontespizi riporta: Il Novellino di Masuccio Salernitano in toscana favela ridotto, Tomo Primo contenente la Parte Prima e Seconda. All’Orrevole Aristarco Scannabue. Della Frusta Letteraria Autore dedicato, In Ginevra, MDCCLXV; Il Novellino di Masuccio Salernitano in toscana favela ridotto, Tomo Secondo contenente la parte Terza, Quarta e Quinta, In Ginevra MDCCLXV. Leonardo Terrusi parla di questa edizione erroneamente come dell’edizione semiclandestina del 1735. Cfr. LEONARDO TERRUSI, El rozo idyoma de mia materna lingua. Studio sul «Novellino» di Masuccio Salernitano, p. 31. 154 Il Novellino di Masuccio Salernitano in toscana favela ridotto, Tomo Primo contenente la Parte Prima e Seconda. All’Orrevole Aristarco Scannabue. Della Frusta Letteraria Autore dedicato, In Ginevra, MDCCLXV, p. XX. 155 MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino, a cura di ALFREDO MAURO, p. 415. 156 Il censimento delle 38 edizioni si trova in ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, Bologna, Ditta Nicola Zanichelli (Cesare e Giacomo Zanichelli), 1891, alle pp. 71-73. 38 catalogo USTC e nell’EDIT 16 rispetto al censimento dell’Albertazzi sono registrate altre 11 edizioni cinquecentesche.157 L’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero probabilmente non è una traduzione fatta dal greco come si legge sul frontespizio e come voleva far credere l’autore:158 si tratta di una parafrasi e di un’innovazione dell’opera Il Libro dei sette savi.159 157 Non sono riuscita a trovare in nessun catalogo le seguenti edizioni che sono contenute nel censimento del Albertazzi: I compassionevoli avvenimenti etc., Mantova, Ventura Rossinello, 1542; Avvenimenti del Principe Erasto, Venetia, Giolito, 1542; Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti, Venetia, Giolito, 1560 (ma queste edizioni vengono citate anche in Biblioteca degli autori antichi Greci, e Latini Volgarizzati, Che abbraccia la notizia delle loro edizioni: nella quale si esamina particolarmente quanto ne hanno scritto i celebri Maffei, Fontanini, Zeno, ed Argellati. In fine si dà la notizia de’ Volgarizzamenti della Bibbia, del Messale e del Breviario. Opera Librario-Litterario-Critica, Necessaria a tutti i Bibliotecarj, e Libraj ed utile a tutti gli amatori della Letteratura Italiana di JACOPO-MARIA PAITONI C.R. SOMASCO, Tomo Secondo, E-N, in Venezia, appresso Gaspare Storti, M D CCLXXIV, p. 14); le edizioni Avvenimenti del Principe Erasto, Venetia, Giolito, 1542 e Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti, Venetia, Giolito, 1560 vengono poi citate anche in Biblioteca italiana ossia notizia de’ libri rari italiani divisa in quattro parti cioè istoria, poesia, prose, arti e scienze già compilata da NICCOLA FRANCESCO HAYM, Edizione corretta, ampliata, e di giudizj intorno alle migliori opere arrichita. Con Tavole copiosissime e necessarie, Volume terzo, Milano, presso Giovanni Silvestri, 1803, p. 84; Biografia universale antica e moderna ossia storia per alfabeto della vita publica e privata di tutte le persone che si distinsero per opere, azioni, talenti, virtù e delitti. Opera affatto nuova compilata in Francia da una società di dotti ed ora per la prima volta recata in Italiano con aggiunte e correzioni, volume LVI, Venezia, presso Gio. Batista Missiaglia (Dalla Tipografia di G. Molinari), MDCCCXXIX, p. 344. Nei cataloghi non è reperibile anche l’edizione di Erasto et i suoi comp. avvenimenti, Venetia, Daniel Zanetti et C. ͥ, 1576. Le undici edizioni che non sono contenute nel censimento del Albertazzi sono: Erasto, nel quale con bellissimi ammaestramenti si racconta un caso compassionevole d’amore, con XIIII novelle in sette giorni dette da sette filosofi, in Venetia, appresso Francesco Rampazetto, [non prima del 1540]; I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare, Venezia, appresso Giorgio Cavalli, 1568; I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare, Venezia, appresso Giovanni Bariletti, 1569; I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta, et morale, tradotta dalla lingua greca nella italiana. Nuovamente ricorretta, & ristampata con due Tavole; l’una dei Capitoli, & l’altra delle cose degne di memoria, in Venetia, appresso Domenico, & Gio. Battista Guerra, fratelli, M. D. LXXIII; Gli / compasionevol / avvenimenti / di Erasto, / opera dotta, & morale, di Greco / tradotta in volgare. / Di nuovo con somma diligenza / corretta, et ristampata. / Con una tavola delle / Cose degne di memoria, in Venetia, appresso li heredi di Giacomo Simbeni, 1580; Gli / compasionevol / avvenimenti / di Erasto, / opera dotta, & morale, di Greco / tradotta in volgare. / Di nuovo con somma diligenza / corretta, et ristampata. / Con una tavola delle / Cose degne di memoria, in Venetia, appresso Giovanni Martinelli Parmegiano, 1580; Gli compasionevoli avvenimenti di Erasto; opera dotta, & morale, di greco tradotta in volgare, Torino, appresso haer. Niccolò Bevilacqua, 1581; Li compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta, & morale, di greco tradotta in volgare, Venezia, Giovanni Antonio Rampazetto, 1582; I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare, Venezia, presso Giovanni Fiorina, 1590; I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare, Venezia, presso Giovanni Battista Bonfandino, 1590; I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco, ridotta in volgare, Venezia, appresso Domenico Farri, 1599. Nel censimento e nelle altre 11 edizioni non viene contata la riduzione a nove canti intitolata: Erasto / di Mario Teluccini / sopranominato il Bernia. / All’illustrissimo, et eccel / lentissimo signore, il signor / Bernardino Sanseverino, / principe di Bisignano, / e duca di San Marco, in Pesaro, appresso Girolamo Concordia, M D LX VI. 158 Niccolò Antonio, che nella sua Biblioteca «stimò ch’esso [Erasto] fosse produzione di Antonio Guevara Cronista dell’Imperador Carlo V., prese certamente abbaglio: poiché non composto fu in ispagnolo; ma vi fu sì trasportato […] da Don Pedro Hurtado de la Vera». Cfr. Della storia, e della ragione d’ogni poesia volume quarto dell’abate FRANCESCO SAVERIO QUADRIO, Dove le cose all’Epica appartenenti sono comprese alla serenissima altezza di Francesco III Duca di Modana, Reggio, Mirandola &c, in Milano, Nelle Stampe di Francesco Agnelli, MDCCXLIX, p. 452. 159 Cfr. ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, p. 72. Di recente è uscita l’edizione critica del Libro dei sette savi di Roma (versione in prosa F), a cura di ANDREA GIANNETTI, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012. 39 Secondo D’Ancona è «indubbiamente scrittura del secolo XVI, come lo dimostra chiaro l’orditura delle novelle e lo stile prolisso e boccaccesco» ma dall’altra parte non si sa «qual testo de’ Sette Savi […] avesse sott’occhio l’autore ignoto dell’Erasto, […], dacché anche le novelle tratte dall’Historia Septem Sapientium ovvero dai suoi volgarizzamenti francesi e italiani sono nello stile totalmente trasformate».160 Secondo Anna Slerca la redazione de I compassionevoli avvenimenti di Erasto risale al XV secolo,161 ma la princeps contenente 24 capitoli fu pubblicata nel 1542 probabilmente a Mantova dal veneziano Venturino Ruffinelli.162 Le ristampe poi uscirono prevalentemente a Venezia. Nei primi sette capitoli viene raccontata la morte della madre di Erasto, figlio dell’imperatore Diocleziano, il quale stava dai sette saggi in studio e il quale è stato richiamato a Roma dal padre che nel frattempo si è risposato. La sua matrigna Afrodisia che si era innamorata di lui e tramite una lettera glielo ha fatto sapere, essendo da lui rifiutata, lo 160 ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, p. 81; ALESSANDRO D’ANCONA, Il libro dei sette savj di Roma, Pisa, Fratelli Nistri, 1864, p. XXXII. Comunque già in precedenza Claudio Fouchet nel Libro II des anciens Poetes François de’ sette savj di Erberto disse che «tutto il suggetto del libro Italiano, intitolato, Erasto, è preso dal Romanzo Francese dei Sette Savj intitolato Dolophatos, a cui accedeno i medesimi avvenimenti, che all’Erasto Italiano» e «ne da per autore […] il cherico Eberto, il quale credesi aver tessuto il suo Romanzo sopra l’originale latino di Giovanni monaco d’Altaselva». Cfr. Biblioteca degli autori antichi Greci, e Latini Volgarizzati, Che abbraccia la notizia delle loro edizioni: nella quale si esamina particolarmente quanto ne hanno scritto i celebri Maffei, Fontanini, Zeno, ed Argellati. In fine si dà la notizia de’ Volgarizzamenti della Bibbia, del Messale e del Breviario. Opera Librario-Litterario-Critica, Necessaria a tutti i Bibliotecarj, e Libraj ed utile a tutti gli amatori della Letteratura Italiana di JACOPOMARIA PAITONI C.R. SOMASCO, Tomo Secondo, E-N, p. 16. 161 ANNA SLERCA, La legenda dei Sette Sapienti e il ʻRomanzo del Graalʼ, Roma, Aracne, 2008, p. 10. 162 JACOPO-MARIA PAITONI C.R. SOMASCO, Biblioteca degli autori antichi Greci, e Latini Volgarizzati, Che abbraccia la notizia delle loro edizioni: nella quale si esamina particolarmente quanto ne hanno scritto i celebri Maffei, Fontanini, Zeno, ed Argellati. In fine si dà la notizia de’ Volgarizzamenti della Bibbia, del Messale e del Breviario. Opera Librario-Litterario-Critica, Necessaria a tutti i Bibliotecarj, e Libraj ed utile a tutti gli amatori della Letteratura Italiana, Tomo Secondo, E-N, p. 14, indica due edizioni del 1542: 1) «Erasto, e i suoi compassionevoli avvenimenti, Opera dotta e molto morale, di Greco tradotta in Volgare. In Vinegia per Venturino Ruffinelli 1542» con la seguente nota «Il Zeno però T. II. p. 157 n. (2) così ne dice. Venturino Ruffinello Veneziano “che aveva stamperia in Venezia ed in Mantova, fu ʼl primo che in Mantova desse fuori quest’opera verso il 1542 dedicandola al Duca Francesco Gonzaga”»; 2) «Avvenimenti del Principe Erasto. Venezia per il Giolito 1542». Nel Manuale della letteratura italiana compilato da FRANCESCO TORRACA ad uso delle scuole secondarie, Volume II – Sec. XVI, in Firenze, G. C. Sansoni Editore, 1905, p. 380, vengono indicati «Compassionevoli avvenimenti di Erasto (Mantova, Roffinella, 1542)». Nel censimento di ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, pp. 71-72, vengono elencate tre edizioni del 1542: 1) I compassionevoli avvenimenti, ect.: Mantova, Ventura Rossinello, 1542; 2) Avvenimenti del Principe Erasto, Venetia, Giolito, 1542; 3) Id., Venetia, Francesco di Leno, 1542. Oggi nelle biblioteche è reperibile soltanto l’edizione con la marca di Venturino Ruffinelli e con il seguente titolo: Erasto / et i suoi compas- / sionevoli avvenimen- / ti, che gli successe; / Opera dotta, et morale, di Greco tradotta in volgare. / Nuovamente ristampata, et con dili- / genza corretta. Con la Tavola del / le cose degne di memoria, in Venetia, per Francesco di Leno, M. D. XLII. ALESSANDRO D’ANCONA, Il libro dei sette savj di Roma, p. XXXII, afferma che «La prima edizione è del 1542, Venezia», ma probabilmente non si tratta dell’edizione pubblicata presso Francesco di Leno perché quella sul frontespizio riporta «Nuovamente ristampata et con diligenza corretta». Oltre all’edizione del 1542 si conosce un’edizione senza data: Erasto, nel quale con bellissimi ammaestramenti si racconta un caso compassionevole d’amore, con XIIII novelle in sette giorni dette da sette filosofi, in Venetia, appresso Francesco Rampazetto, [databile non prima del 1540]. L’attività di Francesco Rampazetto risale agli anni 1540-1576. Cfr. EDIT 16. Il testo poteva circolare anche in forma manoscritta. 40 accusa che l’avrebbe voluta violentare. Ma siccome Erasto ancora prima di essere ritornato a Roma aveva capito dalle stelle che se a Roma non stesse sette giorni senza parlare sarebbe stato ucciso, decide di non parlare. Così Erasto inqiueta il padre e viene condannato a morte e continua a rimanere in silenzio. Nei seguenti capitoli i sette filosofi raccontando a turno un esempio (una novella) al giorno riescono a rimandare ogni volta l’esecuzione di un giorno. I racconti dei sette filosofi vengono contrapposti dai racconti di Afrodisia che infine nel capitolo 19 riesce a far imprigionare e condannare anche i filosofi. Nel capitolo 22, Diocleziano ha un sogno su Erasto, ma rimane confuso. Così l’ottavo giorno (nel penultimo capitolo) Erasto decide di raccontare un esempio tramite il quale scopre perché non ha potuto parlare e nell’ultimo capitolo la matrigna si uccide. L’autore dell’Erasto si è ispirato per nove esempi all’Historia Septem Sapientium,163 per uno (cap. XIX) dalla novella de’ Savi da Lo specchio di Virgilio.164 I seguenti esempi sono nuovi (cap. XIV, XVII, XVIII, XX, XXIII).165 Nel 1566 Mario Telluccini fece una riduzione a nove canti in ottava rima166 che fu pubblicata sotto il titolo Erasto di Mario Telluccini sopranominato il Bernia a Pesaro presso Girolamo Concordia.167 La storia di Erasto fu poi tradotta da un anonimo in francese e pubblicata a Lione presso Gabriel Cotier sotto il titolo Histoire Pitoyable du Prince Erastus nel 1564168 e di 163 Si tratta di capitoli: VIII - XIII; XV; XVI; XXI. 164 Per Lo specchio di Virgilio vedi PAOLO DIVIZIA, Un’antica testimonianza in volgare della leggenda di Virgilio, in Mediterana, Vol. 1, a cura di DIANA ADAMEK e VLAD ROMAN, Cluj-Napoca, 2006, pp. 155- 169. 165 Una trama simile a quella del capitolo XIV uscì senza data sotto il titolo Compassionevole avvenimento di Cleandro gentiluomo padovano e una trama simile a quella del capitolo XVIII uscì nel 1563 a Milano sotto il titolo Novo e compassionevole avvenimento occorso alli giorni passati nella città di Modena. La novella XXIII fu riscritta da Antonio Datta in versi e fu pubblicata con il titolo Il compassionevole caso e lieto fine di Ermogene figlio d’un mercante alessandrino. Cfr. ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, pp. 82-85. 166 MARIO TELLUCCINI, Erasto, Pesaro, appresso Girolamo Concordia, 1566. Cfr. USTC; Biografia universale antica e moderna ossia storia per alfabeto della vita publica e privata di tutte le persone che si distinsero per opere, azioni, talenti, virtù e delitti. Opera affatto nuova compilata in Francia da una società di dotti ed ora per la prima volta recata in Italiano con aggiunte e correzioni, volume LVI, p. 343; ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, p. 85. 167 Il titolo intero è Erasto / di Mario Teluccini / sopranominato il Bernia. / All’illustrissimo, et eccel / lentissimo signore, il signor / Bernardino Sanseverino, / principe di Bisignano, / e duca di San Marco, in Pesaro, appresso Girolamo Concordia, M D LX VI. Cfr. ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, p. 85; Della storia, e della ragione d’ogni poesia volume quarto dell’abate FRANCESCO SAVERIO QUADRIO, Dove le cose all’Epica appartenenti sono comprese alla serenissima altezza di Francesco III Duca di Modana, p. 453. 168 Cfr. An Etymological Dictionary of the Scottish Language: Illustrating The Words in Their Different Significations, By Examples from Ancient and Modern writers; Showing Their Affinity To Those Of Other Languages, And Especially The Northern; Explaining Many Terms, Which, Though Now Obsolete In England, Were Formerly Common To Both Countries; And Elucidating National Rites, Customs, And Institutions, In Their Analogy To Those Of Other Nations: To Which Is Prefixed, A Dissertation On The Origin Of The Scottish Language, By JOHN JAMIESON, D.D. Fellow Of The Royal Society Of Edinburgh, And of The Society of The 41 seguito fu varie volte ristampata sotto lo stesso titolo.169 L’Erasto nel 1573 uscì anche nella traduzione spagnola di Pedro Hurtado ad Anversa.170 Di seguito dal francese fu tradotto da Francis Kirkman in inglese e nel 1674 fu pubblicato a Londra171 e poi dalla versione spagnola fu di nuovo tradotto in francese dal Cavalier di Mailli nel 1709.172 I. 5. Le Rime et prose volgari di Giovanni Brevio (Venezia, ca. seconda metà del 15° secolo - ca. 1549)173 Le Rime et prose volgari furono pubblicate nel 1545 a Roma presso la stamperia di Antonio Blado Asulano.174 La stampa contiene la dedica Allo illustrissimo et reverendissimo card. Farnese, datata 25 settembre del 1545, 6 novelle175 che sono precedute da un canzoniere Antiquaries Of Scotland, Vol. II, Edinburgh, Printed at the University Press, 1808, [pagine non numerate]; ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, p. 85; French Vernacular Books. Books published in the French Language before 1601. Livres vernaculaires français. Livres imprimés en français avant 1601, A-G, edited by ANDREW PETTEGREE, MALCOLM WALSBY, ALEXANDER WILKINSON, Leiden ∙ Boston, Brill, 2007, p. 547. 169 Il libro fu ristampato in francese presso i seguenti editori: Lyon, Gabriel Cotier, 1565; Paris, Poncet Le Preux, 1566; Paris, Robert Le Mangnier, 1566; Anvers, Jan van Waesberge, 1568, Lyon, Gabriel Cotier, 1568; Paris, Robert Le Mangnier, 1570; Paris, Nicolas Bonfons, 1572; Paris, Galliot du Pré, 1573; Lyon, Benoît Rigaut, 1578; Paris, Nicolas Bonfons, 1579; Lyon, Hugues Gazeau, 1584; Paris, Jérôm de Marnef, 1584; Lyon, Benoît Rigaut, 1585; Paris, Guillemont, 1587; Paris, Nicolas Bonfons, 1587. Cfr. French Vernacular Books. Books published in the French Language before 1601. Livres vernaculaires français. Livres imprimés en français avant 1601, A-G, edited by ANDREW PETTEGREE, MALCOLM WALSBY, ALEXANDER WILKINSON, p. 547. 170 Historia las / timera, d’el Principe / Erasto, hijo del Emperador Diocletiano, en la / qual se contienen muchos exemplos no / tables, y discursos no menos recrea / tivos, q(ue) provechosos y necessa / rios, traduzida de Italiano / en Espagñol, por Pe / dro Hurtado de la Vera, en Anvers, en Casa de la Biuda y herederos de Ivan Stelsio, 1573. 171 Rheinisches Museum für Philologie, 39, Herausgegeben von OTTO RIBBECK und FRANZ BUECHELER, Frankfurt am Main, Verlag von Johann David Sauerländer, 1884, p. 16; ADOLFO ALBERTAZZI, Romanzieri e romanzi del Cinquecento e del Seicento, pp. 85-86; Della storia, e della ragione d’ogni poesia volume quarto dell’abate FRANCESCO SAVERIO QUADRIO, Dove le cose all’Epica appartenenti sono comprese alla serenissima altezza di Francesco III Duca di Modana, p. 453. Per più informazioni sulla tradizione spagnola vedi VENTURA DE LA TORRE RODRÍGUEZ, Filiación de las versiones castellanas del ciclo ʻSiete sabios de Romaʼ. Variantes del ʻSendebarʼ Occidental, in «Revista de Filología Española», vol. LXXII, nº 1/2 (1992), pp. 103-115. 172 Ibidem; Rheinisches Museum für Philologie, 39, Herausgegeben von OTTO RIBBECK und FRANZ BUECHELER, p. 16. 173 Cfr. PASQUALE STOPPELLI, Machiavelli e la novella di Belfagor. Saggio di filologia attributiva, Roma, Salerno editrice, 2007, p. 24; GIANNI BALLISTRERI, Giovanni Brevio, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 14, Roma, Treccani, 1972). Consultabile online all’indirizzo http://www.treccani.it. 174 Rime et / prose volgari / di M. Giovanni Brevio, Roma, per Antonio Blado Asulano, M. D. XLV (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 68.13.A.26). 175 Le novelle nella stampa cinquecentesca sono contenute nel seguente ordine: Nov. 1: M. Hermete Bentivogli, innamorato di monna Camilla, de Garisendi, dopo haverla lungamente amata: non giovandogli molte prodezze per lei fatte, trovatala una sera à caso ad una festa, con nuova arte induce lei acconsentire alle voglie sue; Nov. 2: Messer Antonio Bagaroto ama Monna Lucretia, la quale di lui non curando, con uno amico del detto M. Antonio segretamente del loro amore si gode: finalmente per mezzo del detto amico, è posto in gratia di lei, et ne divenne possessore; Nov. 3: Frate Niccolo predica alla Guardacciuolla: vienegli rotto ʼl capo dagli habitanti di quella: et di morir dubitando, fa voto à Santo Antonio di Padova; et è liberato; straccia le cappe et fassi prete; Nov. 4: Madonna Lisabetta, vedova rimasa; del figliuolo s’innamora: il quale d’una fanciulla servete della Madre fieramente innamorato; con lei trovar credendosi;con la madre si giace: et quella impregnata, ne nasce una figlia: della quale il Figliuolo, Fratello, Padre, et Marito ne diviene; Nov. 5: Polo di Bernardo Mercatante, va ad una 42 di tematica amorosa, e seguite dal volgarizzamento Orazione di Isocrate del governo de’ regni,176 dal trattato Della vita tranquilla e dal componimento De la miseria humana (composto da una prefazione e da quattro novelle di gusto senechiano).177 Mazzucchelli parlò anche della ristampa del 1555,178 ma questa edizione non è reperibile. Nel Cinquecento si parla delle novelle di Brevio soprattutto grazie alla 6ª novella intitolata Belfagor arcidiavolo, considerata plagio della novella di Machiavelli.179 La novella fiera, torna la sera à casa, et trova quella di panni ricchi ornata, et le tavole con molti lumi acconcie. La cui moglie et l’amante di lei fuggono: Poi la mattina seguente, tutti insieme amorevolmente la cena si mangiano; Nov. 6: Belfagore Arcidiavolo, è mandato da Plutone in questo mondo, con obbligatione di prender mogliera; viene et prendela: et non potendo tollerare la insolenza sua; all’inferno se ne ritorna. 176 Si tratta di una traduzione, fatta dal Brevio, dell’opera A Nicocle di Isocrate che è stata pubblicata in italiano già nel 1542 sotto il titolo Oratione di Isocrate del governo de Regni a Niccocle re di Cipri da Venturino Ruffinelli. Anche se nel Giornale dell’italiana letteratura, [scheda bibliografica senza nome del curatore], Tomo LI della serie intera e Tomo XX della serie seconda, Padova, nella tipografia del seminario, 1819, p. 361 viene avvertito che «il Paitoni nella Biblioteca dei volgarizzatori italiani […] ci fa sapere che [l’Orazione] si trova anche nella Raccolta di orazioni fatta dal Sansovino, al quale invece fu male attribuita dall’Argelati», secondo Cicogna l’Orazione «venne ristampata senza nome di traduttore da Francesco Sansovino nella seconda parte delle Orazioni diverse p. 129 ediz. 1561; e anche ristampata alla fine del libro seguente». Poi Hofmann indica che l’Orazione «trad. da Giov. Brevio. [si trova] In: Raccolta di Orazioni, fatta dal Sansovino. 1561. P. II. p. 111 sqq.; wdh. Venet. 1569. P.II. p. 129 sqq.». Anche L. G. Rosa menziona che «la traduzione fu ristampata in Rime e prose volgari di M. Giovanni Brevio, Roma, per Antonio BladoAsolano, 1545, e in Orationi volgarmente scritte da diversi huomini illustri de tempi nostri…, raccolte, rivedute et corrette per F. Sansovino, Parte seconda…, In Venezia, appresso F. Sansovino, 1561, ff. 128v-147v». Cfr. GIANNI BALLISTRERI, Brevio, Giovanni in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 14, Roma Treccani, 1972, (consultabile online all’indirizzo http://www.treccani.it); Delle inscrizioni veneziane raccolte ed illustrate da EMMANUELE ANTONIO CICOGNA cittadino veneto, volume IV, Venezia, presso Giuseppe Picotti stampatore editore l’autore, MDCCCXXXIV, p. 218.; S. F. W. HOFFMANNʼs Bibliographisches Lexicon der gesammten Litteratur der Griechen, Zweite umgearbeitete, durchaus vermehrte, verbesserte und fortgesetzte Ausgabe, Zweiter Theil. E-N, Leipzig, bei A. F. Böhme, 1839, p. 490; LUCIA GUALDO ROSA, Fede nella Paideia. Aspetti della fortuna europea di Isocrate nei secoli XV e XVI, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, 1984, pp. 304, a p. 61. 177 Cfr. Rime et / prose volgari / di M. Giovanni Brevio, M. D. XLV. Il trattato Della miseria humana è stato ripubblicato in ANTONIO PALLULEO, Quattro novelle di M. Giovanni Brevio intitolate Della Miseria Umana, Treviso, 1823. 178 Giornale dell’italiana letteratura, Tomo LI della serie intera e Tomo XX della serie seconda, p. 361. 179 Non si conosce la data precisa in cui Niccolò Machiavelli compose la novella, ma la sua versione della novella si è conservata, sotto il titolo Favola, nel manoscritto autografo Banco Rari 240 a cc. 1r-12r presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Non si conosce nemmeno la datazione precisa del manoscritto: Grazzini prendendo in considerazione il fatto che Favola nel manoscritto precede la seconda redazione dell’Andria e considerando che la prima stesura dell’Andria risale al periodo tra il 1517-1518, stabilisce il termine ante quem della novella nel manoscritto tra il 1519-1520; Gerber propone la datazione tra il 1518-1520; Ghilglieri tra il 1519-1520 e Stoppelli che basa la sua ricerca sulla grafia propone di spostare la datazione dopo il 1525. Dopo che Anton Francesco Doni si accorse che la novella fu leggermente modificata e nel 1545 stampata sotto il nome del Brevio, il 10 marzo del 1547 in una lettera a Francesco Revesla, informava che presto avrebbe voluto stampare «novelle e altre prose di Messer Giovanni Brevio copiate dall’originale di man propria di Nicolò Machiavegli». Infine la novella di Machiavelli fu per la prima volta stampata soltanto nel 1549, presso la tipografia di Bernardo Giunti, sotto il titolo Una dilettevole novella del Demonio che pigliò moglie, insieme ai seguenti componimenti: Dell’asino, Dell’occasione, Di fortuna, Dell’ingratitudine, Dell’ambizione, due Decennali. Nella dedica al Dottore M[esser] Marino de Ciceri contenuta nella princeps viene specificato che la stampa doveva difendere la paternità di Machiavelli sul testo della novella. Subito nel 1550 e nel 1588 la novella venne ristampata di nuovo in L’Asino d’oro / di Nicolo Machiavelli / cittadino et secretario / fiorentino, / con tutte l’altre / sue operette, S. l., M. D. L e in L’Asino / d’oro di Nicolo / Macchiavelli, / con tutte l’altre / sue operette, in Roma, MDLXXXVIII. Le edizioni è possibile consultarle online presso il sito della Bayerische Staatsbibliothek la quale possiede due varianti di stato dell’edizione del 1550: l’esemplare con segnatura 037/4 43 di Belfagor fu trascritta anche da Giovanni Francesco Straparola e sotto il titolo Il Demonio sentendo i mariti, che si lamentano delle loro mogli, prende Silvia Ballastro per moglie, et Gasparino Boncio per compare dall’anello, et non potendo con la moglie vivere, si parte, et entra nel corpo del Duca di Melphi, et Gasparino suo compare fuori lo scaccia fu inserita nella raccolta Le Piacevoli notti dell’edizione del 1550 come novella I, IV180 e fu inclusa anche nelle successive edizioni fino all’edizione del 1586 ma come novella II, 4. A partire dall’edizione del 1597 la novella dello Straparola viene espulsa dalle Piacevoli notti. Nel 1561 la novella Il Demonio sentendo i mariti venne da Francesco Sansovino inserita nella sua raccolta Cento novelle scelte e poi nelle edizioni pubblicate tra il 1562 e il 1571 venne sostituita dalla novella di Belfagor arcidiavolo di Brevio. A partire dall’edizione delle Cento novelle scelte del 1562 fino all’edizione del 1610 nella raccolta furono inserite anche altre novelle di Brevio.181 Le novelle di Brevio furono poi ristampate, sotto il titolo Novelle di Mons. Giovanni Brevio, in una stampa che contiene anche Novelle di M. Marco Cademosto,182 soltanto nel Stw 1015 - 2 riporta sul frontespizio la data e l’altro con segnatura 4.Pol.g. 146 è senza data. L’edizione del 1588 fu pubblicata a Roma senza l’imprimatur e visto che le opere machiavelliane in quel periodo non potevano circolare, è da considerarsi che si tratti di un’edizione clandestina (cfr. l’esemplare con segnatura P.o.it. 564). Nel 1551, 1555, 1557 la novella fu ristampata ne La Seconda Libraria del Doni. Doni nell’introduzione che precede la novella difende la paternità del Machiavelli sulla novella: «Non è da maravigliarsi quando si stampa un libro, et gli viene stampato sopra una cosa per un’altra: percioche una bella compositione va d’una in mille mani et fa cento mutationi, come s’è veduto in una novella sotto ’l nome del Machiavello la quale s’è venduta in banco, et s’è stampata nelle novelle del Brevio, ultimamente a Firenze, et io che haveva l’originale in mano mi son riso quanto la sia stata strappazzata: alla fine accioche si ponga fine a questo strapazzamento voglio che la si legga come dall’autore fu fatta interamente.» Daria Perocco però avverte che nonostante che Doni «haveva l’originale in mano», la novella è di nuovo stata ritoccata. Cfr. FILIPPO GRAZZINI, Machiavelli Narratore, Bari, Laterza, 1990, p. 140; PASQUALE STOPPELLI, Machiavelli e la novella di Belfagor. Saggio di filologia attributiva, pp. 19-23; L’asino / d’oro di Nicolo / Machiavelli, / Con alcuni altri Cap. et Novelle / del medesimo, / Nuovamente messi in luce, et non piu / stampati, in Fiorenza, appresso Bernardo Giunti, 1549; FRANCO FIDO, Machiavelli, Guicciardini, e storici minori del primo Cinquecento, in Storia letteraria d’Italia, a cura di ARMANDO BALDUINO, Padova, Piccin Nuova Libraria, 1994, p. 24; DARIA PEROCCO, Scrivere e riscrivere le novelle: Giulietta e Romeo da Da Porto a Bandello e Belfagor da Machiavelli a Brevio, in La novella del Cinquecento – Les contes du XVIº siècle, a cura di FRÉDÉRIQUE DUBARD, Paris, Sorbonne, 2014, pp. 1-9, p. 8; La Seconda / Libraria / del Doni. Al S. Ferrante Caraffa, In Vinegia, M D LI, cc. 89v-97r; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, Milano, Libreria antica e moderna di G. Schiepatti, MDCCCLXIV, p. 269. 180 DARIA PEROCCO, Scrivere e riscrivere le novelle: Giulietta e Romeo da Da Porto a Bandello e Belfagor da Machiavelli a Brevio, p. 8. 181 Per vedere quali novelle furono inserite nelle varie edizioni delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino vedi le tabelle n. 3-9 nel capitolo II. 182 Occhietto della stampa: Novelle / di Monsig. Giovanni Brevio / e M. Marco Cademosto. La stampa contiene due frontespizi e la seconda raccolta è numerata da capo. Il primo frontespizio: Novelle / di / Monsig. Giovanni Brevio. / Edizione formata sulla rarissima / di Roma, per Antonio Blado / Asolano, del 1545, MDCCXCIX; Il secondo frontespizio: Novelle / di / M. Marco Cademosto / da Lodi. Edizione formata sulla prima ra / rissima di Roma, per Antonio / Blado Asolano, del 1544, MDCCXCIX. 44 1819 probabilmente a Milano183 con la falsa datazione 1799.184 Di recente è uscita l’edizione critica sotto il titolo Le novelle di Giovanni Brevio a cura di Sabrina Trovò.185 Le novelle di Brevio nel Cinquecento non ebbero una diffusione all’estero. Soltanto nel 1903 è stata tradotta in francese la novella V, intitolata Polo di Bernardo, ed è stata pubblicata sotto il titolo Le souper du marchand nelle Oeuvres galantes des Conteurs Italiens.186 Anche i testi di Brevio nel Cinquecento erano discussi e infine furono interdetti. Inizialmente si trattava delle interdizioni regionali: nel 1580 furono interdetti a Parma nel Novus index librorum prohibitorum et suspensorum e a Torino, poi nel 1583 apparvero in Libri extra Indicem prohibiti Romae, in quibus anotati sunt aliquot errores, et propterea sunt expurgandi nec passim omnibus permittendi sine recognitione e il divieto fu disteso anche a Napoli. Nel 1590 il nome di Brevio fu inserito anche nell’Indice di Sisto V in cui fu ordinata la sua espurgazione e nel 1593 fu inserito nell’Indice di Clemente VIII.187 183 GAETANO MELZI, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani o come che sia aventi relazione all’Italia di G. M., Tomo II, H-R, in Milano, coi torchi di Luigi di Giacomo Pirola, MDCCCLII, p. 249. 184 La stampa contiene la dedica di Dionisio Pedagogo (pseudonimo di Giovita Scalvini). Come avverte S. Trovò, per il nome dello stampatore G. Papanti in Catalogo dei novellieri italiani in prosa e G. Passano in I novellieri italiani in prosa proponevano invece del nome di Giovita Scalvini il nome di Paolo Antonio Tosi. Per quanto riguarda la data della stampa, Papanti indica 1821. Cfr. Le novelle di Giovanni Brevio, a cura di SABRINA TROVÒ, Padova, Il Poligrafo, 2003, p. 60. 185 Il titolo completo è: Le novelle di Giovanni Brevio, a cura di SABRINA TROVÒ, Padova, Il Poligrafo, 2003. Alcune novelle di Brevio sono state pubblicate separatamente nel Novecento: in MARZIANO GUGLIELMINETTI, Novellieri delʼ500, Milano-Napoli, Ricciardi, 1972 si trovano la novelle IV e VI; in GIAMBATTISTA SALINARI, Novelle delʼ500, Torino, UTET, 1976 si trova la novella V; in MARCELLO CICCUTO, Il Cinquecento, Milano, Garzanti, 1982 si trova la novella IV. Cfr. Le novelle di Giovanni Brevio, a cura di SABRINA TROVÒ, p. 44. 186 Cfr. ivi, p. 43. 187 Informazioni tratte da Le novelle di Giovanni Brevio, a cura di SABRINA TROVÒ, pp. 56-57; Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, pp. 53, 73, 130, 325, 378. 45 I. 6. La Novella di Giovanni Guidiccioni (Lucca, 1500 - Macerata, 1541)188 La princeps della Novella di M. Giovanni Guidiccione vescovo di Fossombruno fu pubblicata nel 1547 a Bologna, ma purtroppo non è più reperibile.189 Nel 1867 la novella fu ristampata a Bologna in Tre novelle rarissime, presso Gaetano Romagnoli a cura di Francesco Zambrini insieme a due novelle di Francesco Maria Molza. Il curatore fece trascrivere l’esemplare posseduto dall’Ispettor Cesare Cavara facendo mantenere «quasi intatta la grafia dell’originale edizione, soltanto arbitrando[si] di scioglierne le frequenti abbreviature e di recare l’interpunzione all’uso moderno».190 Francesco Zambrini, non era convinto sul fatto che la novella fosse stata scritta dal Guidiccioni: 188 Siccome Giovanni Guidiccioni è più famoso per la composizione delle sue Rime che per la composizione della novella la cui paternità Zambrini mette in dubbio e visto che gli studiosi si sono concentrati soprattutto sulle Lettere di carattere politico e diplomatico scoperte nel 1852 da Telesforo Bini nell’archivio Farnese di Parma o sulle informazioni biografiche, le informazioni del presente sottocapitolo vengono prevalantemente tratte soltanto da Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, Bologna, Gaetano Romagnoli, 1867. Le lettere sono poi state messe insieme da Telesforo Bini e pubblicate sotto il titolo GIOVANNI GUIDICCIONI, Lettere inedite di Monsignor Giovanni Guidiccioni da Lucca, Lucca, Giusti, 1855. Oggi possediamo l’edizione critica delle lettere: Le lettere, ed. Critica a cura di MARIA TERESA GRAZIOSI, Roma, Bonacci, 1979. Come ha fatto già notare la Graziosi, alcune delle novelle sono state pubblicate già in Opere di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone, Raccolte Dalle più antiche edizioni, e da’ manoscritti, ora la prima volta pubblicate, in Genova, presso Bernardo Tarigo, in Canneto, MDCCLXVII. Cfr. GIOVANNI CIPRIANI, Il volto del potere fra centro e periferia. Saggi della Storia della Toscana, Firenze, Nicomp laboratorio editoriale, 2016, pp. 75-76. Per i dati biografici vedi Teatro d’huomini letterati. Aperto dall’abbate GIROLAMO GHILINI academico incognito, in Venetia, per li Guerigli, MDCXLVII, p. 83; Opere di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone, raccolte dalle più antiche edizioni, e da’ manoscritti, ora per la prima volta pubblicate, aggiuntavi la Vita dell’Autore dal Padre Alessandro Pompeo Berti della Congregazione della Madre di Dio, Tomo primo, in Genova, nella Stamperia Lerziana, 1749, pp. IXLIX; Le novelle letterarie pubblicate in Firenze l’anno MDCCLI, Tomo XII, in Firenze, nella Stamperia della SS. Annunziata, MDCCLI, pp. 258-303; Rime di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone. In questa edizione rivedute, corrette, ed illustrate colla Vita dell’Autore e Testimonianze, a cura di GIAMBATTISTA ROTA, in Bergamo, presso Pietro Lancellotti, 1753, pp. 9-22; Opere di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone, Raccolte Dalle più antiche edizioni, e da’ manoscritti, ora la prima volta pubblicate, in Genova, presso Bernardo Tarigo, in Canneto, MDCCLXVII, pp. 7-15; Opere di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone, raccolte dalle più antiche edizioni, e da MSS. ora la prima volta pubblicate, aggiuntavi la vita dell’autore dal Padre Alessandro Pompeo Berti della congregazione della Madre di Dio, in Venezia, presso Antonio Zatta, 1780; Le rime di monsignor Giovanni Guidiccioni vescovo di Fossombrone, Nizza, Società tipografica, 1782, cc. A3r-4v; Lirici del secolo XVI con cenni biografici, volume unico, Milano, Edoardo Sonzogno, 1879, p. 135; GABRIELLA MILAN, Guidiccioni Giovanni, in Letteratura italiana Einaudi. Gli autori: Dizionario bio-bibliografico e indici, vol. 1, a cura di ALBERTO ASOR ROSA, Torino, Einaudi, 1990, pp. 978-; Lirici del Cinquecento, a cura di LUIGI BALDACCI, Milano, Longanesi, 1999, p. 372; SIMONA MAMMANA, Guidiccioni Giovanni, in DBI, vol. LXI, 2004, pp. 324-329; Novelle del Cinquecento, a cura di GIAMBATTISTA SALINARI, Torino, UTET, 2013, p. 209. 189 Nel catalogo della ÖNB e nel catalogo della British Library si trova la Novella di Giovanni Guidiccioni del 1547, ma tutte e due gli esemplari sono in realtà la ristampa della novella del 1547 che si trova in Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, Bologna, Gaetano Romagnoli, 1867. L’esemplare della ÖNB riporta la segnatura 117456-B.85 mentre quello della British Library ha la segnatura 12470.b.41. Sul frontespizio della princeps non si trovava il nome dello stampatore, però secondo Zambrini fu stampata presso Pellegrino Bonardo. Cfr. Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, p. 10. 190 Ivi, p. 9. 46 non credo che il Guidiccioni, uomo di provatissimi costumi, possa aver scritto una storiella amorosa dadovero poco onesta, e quel che più importa, con parole e frasi da dissoluto. In que’ giorni i protestanti avean seguaci dovunque: niuna cosa più agevole, per abbassare la fama di un potente e stimato ecclesiastico, che a lui venisse attribuito un tale componimento. Nè manco so indurmi a credere del tutto, ch’egli volesse o potesse umigliar sé tanto, da chiamar bassa la sua condizione (perché ell’era bene altrimenti), secondo che leggesi nella dedicatoria, forse al cardinal Farnese, che fu poi Paolo III: il quale, come rosa nata tra le spine delle mie sventure, molto più che alla mia bassa conditione non si richiede, m’avete sempre amato.191 Ma dall’altra parte lo stesso Zambrini mette la sua ipotesi sulla falsa attribuzione della novella al Guidiccioni in dubbio ammettendo che Bonardo in quel periodo fece stampare nella stessa forma e con gli stessi caratteri anche la Novella di Iacopo Salvi, la Novella di Francesco Maria Molza e L’Aridosio di Lorenzino de’ Medici con il nome vero dell’autore.192 La novella a partire dal 1562 venne inclusa, con alcune modifiche, sotto il titolo Messer Francesco godendo una donna in Milano si parte, ella si dona in assentia a uno amico di M. Francesco, il quale tornato & scoperta la cosa ammazza l’amico, la donna lo perseguita & egli si fugge, in tutte le edizioni delle Cento novelle scelte del Sansovino escluso l’edizione del 1563.193 Il nome del Guidiccioni non l’ho trovato negli indici dei libri proibiti e dalle Lettere si capisce che Guidiccioni aveva piuttosto buoni rapporti con la Santa Sede, infatti Giovanni Cipriani scrive che «Guidiccioni era un fedele esecutore degli ordini pontifici e non mancava di difendere la Santa Sede ogni qual volta fosse stato necessario».194 Quando altri autori avevano già problemi con la censura, i suoi componimenti apparvero in Rime spirituali di sette poeti illustri.195 191 Ivi, pp. 12-13. 192 Ivi, pp. 14-15. 193 Ivi, p. 11. Per la collocazione precisa della novella nelle varie edizioni vedi le tabelle n. 3, n. 5 - n. 9 del capitolo II. Nell’edizione Zambrini invece di «Milano» si trova «Padova». 194 GIOVANNI CIPRIANI, Il volto del potere fra centro e periferia. Saggi della Storia della Toscana, p. 81. 195 Rime spirituali di sette poeti illustri, Napoli, Giovanni de Boy, 1569. Il volume contiene oltre ai componimenti di Giovanni Guidiccioni i componimenti di Pietro Bembo, Vittoria Colonna, Giovanni Della Casa, Francesco Maria Molza, Francesco Petrarca e Bernardino Rota. 47 I. 7. Le Novelle di Francesco Maria Molza (Modena, 18 giugno 1489 - Modena, 28 febbraio 1544)196 Fino a oggi si sono conservate sette novelle che potrebbero essere scritte da Molza. Le novelle sono reperibili presso la Biblioteca Casanatense di Roma nel manoscritto 3890, intitolato Parte delle novelle di Fran(ces)co Maria Molza Nobile Modenese.197 Stefano Bianchi, curatore della raccolta delle novelle molziane più recente, nella nota ai testi menziona che la sesta novella nel manoscritto è rimasta incompiuta e nel caso della settima novella la paternità di Molza non è sicura. Per questo motivo nel Cinquecento uscirono a stampa soltanto le prime cinque novelle. La sesta e la settima novella vennero pubblicate soltanto nel 1914 da Werner Söderhjelm.198 Visto che gli studi in riferimento alla raccolta sansoviniana e a Molza parlano soltanto della novella I, intitolata Una figliuola del re di Bertagna si fugge dal padre e della novella III 196 Altri nomi usati nelle edizioni sono Molsa o Molsae. Molza, ugualmente come Sansovino, studiò il diritto a Bologna (ma prima del Sansovino). Visse anche a Roma. Trascorse a Bologna gli anni 1522-1525 dove incontrò Pietro Bembo e conobbe Giovanni Della Casa, Carlo Gualteruzzi, Ludovico Beccadelli, Galasso Ariosto, Alfonso Ariosto, Antonio Brocardo, Giulio Camillo, Giovangiorgio Trissino. All’inizio degli anni Trenta a Roma sotto lo pseudonimo di Siceo partecipò agli incontri dei Vignaiuoli (Umberto Strozzi, Francesco Berni, Giovanni Della Casa, Paolo Giovio, Agnolo Firenzuola, Leilo Capilupi, Mattio Franzesi, Giovanni Mauro d’Arcano). Nel novembre 1535 a Napoli ebbe possibilità di incontrare i letterati napoletani tra cui Coriolano Martirano, Pietri Summonte, Giovan Francesco Alois, Galeazzo Florimonte, Berardino Rota. Fu amico anche di Leone X e di Giovanni Guidiccioni. La produzione novellistica di Molza era a volte sottovalutata. Ad esempio secondo Letterio Di Francia «le sue novelle non aggiungono nessuna fronda d’alloro alla corona di poeta, che gli circonda la fronte; quanto all’esser poi un secondo Boccaccio, egli assomiglia a quello vero, come un ricalco di gesso può rassomigliare ad una statua originale di candido marmo». Il suo lavoro al contrario è stato apprezzato da Werner Söderhjelm e da Benedetto Croce. La citazione e le informazioni riguardanti la valutazione del lavoro sono stati tratti da ARMANDO BISANTI, Due ipotesi per un testo. La settima novella di Francesco Maria Molza, in «Parole rubate», rivista internazionale di studi sulla citazione, fascicolo n. 13, giugno 2016, pp. 187- 197, a p. 187. La rivista è consultabile sul sito http://www.parolerubate.unipr.it. Per il resto cfr. FRANCO PIGNATTI, Francesco Maria Molza, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 75, Roma, Treccani, 2011 (consultabile sul sito http://www.treccani.it); Les nouvelles de F. M. Molza, traduites pour la première fois en français par M. M. L., Illustration de F. Gailliard, Bruxelles, chez Henry Kistemaeckers, 1890, p. 11. Per i dati biografici più dettagliati vedi anche Poesie di Francesco Maria Molza colla vita dell’autore scritta da PIERANTONIO SERASSI, Milano, Società Tipografica de’ Classici Italiani, 1808, pp. 21-113; Biblioteca modenese o notizie della vita e delle opere degli scrittori natii degli Stati del Serenissimo Signor Duca di Modena, vol. III, Modena, Società Tipografica Modenese, 1783, pp. 230-243; Lirici del secolo XVI con cenni biografici, volume unico, p. 97; ANTONIO COSPITO, La vita e le opere di Francesco Maria Molza, Roma, Edizioni Studio Tecnigraph, 1972; ANDREA BARBIERI, Il Molza o la malinconia. La sfortunata vicenda di uno tra i primi poeti del nostro Rinascimento, Firenze, Athenaeum, 1998; Novelle del Cinquecento, a cura di GIAMBATTISTA SALINARI, p. 84; ANDREA BARBIERI, Il Molza: la sua vita e le sue lettere, Padova, Univ. Press, 2014. 197 FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, Roma, Salerno Editrice, 1992, pp. 175; ARMANDO BISANTI, Due ipotesi per un testo. La settima novella di Francesco Maria Molza, p. 189. Per le informazioni più dettagliate riguardanti il manoscritto vedi anche WERNER SÖDERHJELM, Le manuscrit des nouvelles de Francesco Maria Molza, in Mélanges offerts à M. Emile Picot par ses amis et ses élèves, vol. I, Paris, Librairie de la Société des Bibliophiles Français, 1913, pp. 167-176. 198 FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, pp. 175-176. Il titolo intero del volume in cui si trovano le due novelle è: WERNER SÖDERHJELM, Les nouvelles de F. M. Molza, in «Neuphilologishe Mitteilungen», Vol. 16, 1914. 48 con il titolo Ghedino trovando suo padrigno a giacersi con la sua sposa,199 la mia indagine si ristringe a queste due novelle. I. 7. 1. Novella I - Una figliuola del re di Bertagna si fugge dal padre La princeps della novella I dovrebbe essere stata stampata nel 1547 a Bologna, sotto il titolo Novella di M. Francesco Maria Molza. Novellamente stampata, et posta in luce, senza indicazioni tipografiche. Questa stampa oggi purtroppo non si trova più,200 ma è reperibile la sua ristampa del 1867 che uscì a Bologna presso Romagnoli in Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di Francesco Zambrini. Lo stesso curatore nell’Avvertenza ammette che fece delle modifiche nella interpunzione per semplificare la novella «intralciata nella sintassi», per cui la ristampa della princeps contiene alcune varianti accidentali.201 Nel 1968 la stampa poi venne riprodotta dalla Commissione per i Testi di Lingua202 e di recente la novella venne inclusa anche in Novellieri del Cinquecento203 e in Novelle del Cinquecento.204 Molza per scrivere questa novella si ispirò a diverse fonti tra cui la De origine belli inter Gallos et Britannos historia del Bartolomeo Facio e la Novella della figlia del re di Dacia.205 La novella fu inserita con alcune modifiche nelle edizioni del 1562 e del 1563 della raccolta Cento novelle scelte di Francesco Sansovino.206 Anticipo che dopo aver confrontato 199 Cfr. BARTOLOMMEO GAMBA, Delle novelle italiane in prosa: bibliografia, Firenze, Tipografia all’insegna di Dante, 1835, p. 261 e p. 265; GIAMBATTISTA PASSANO, I novellieri italiani in prosa, p. 386 e p. 389. (Secondo B. Gamba e G. Passano la fonte della novella intitolata Una figliuola del re di Bretagna (sic) si fugge dal padre e della novella intitolata Ghedino trovando suo padrigno dovrebbe essere di Molza); Avvertenza in Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, pp. 57-59. (Secondo Zambrini la novella di Ghedino fu per la prima volta edita «fra la scelta delle Cento Novelle del Sansovino, nelle edizioni del 1562, 63, 66, 71, 98, 1603 e 1610».); Quattro novelle di Francesco Maria Molza da una stampa rarissima del secolo XVI, Lucca, Tipografia Giusti, nell’ottobre 1869, p. XIV; FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, pp. 176-177; MICHEL BIDEAUX, La composition du recueil, in GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, Paris, Honoré Champion, 2003, pp. 41-77, alle pp. 43, 47, 49. (Secondo M. Bideaux le versioni delle Cento novelle scelte del 1562 e del 1563 contengono 2 novelle di Molza e la versione del 1566 contiene la novella di Molza intitolata Una figliuola del re di Bertagna si fugge dal padre.); MARTYNA URBANIAK, Tra Doni e Sansovino: la novella in volgare nel Cinquecento, in Dissonanze concordi: temi, questioni e personaggi intorno ad Anton Francesco Doni, [atti del convegno internazionale, Pisa, 14-15 maggio 2012], a cura di GIOVANNA RIZZARELLI, Bologna, il Mulino, 2013, pp. 295-326, alle pp. 304-306. 200 Un esemplare lo possedeva il conte Borromeo, ma il 7 febbraio del 1817 l’ha venduto a qualcuno a Londra e poi non ne sono rimaste le tracce. Cfr. GIUSEPPE MOLINI, Novella d’incerto autore del secolo XV, pubblicata per la prima volta da un codice Palatino, Firenze, Tipografia all’insegna di Dante, MDCCCXXXIV, p. IV. 201 Tre novelle rarissime del secolo XV, I, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, p. 56. 202 FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, pp. 176-177. 203 Novellieri del Cinquecento, a cura di M. GUGLIELMINETTI, Milano-Napoli, Ricciardi, 1972, alle pp. 348- 369. 204 Novelle del Cinquecento, a cura di GIAMBATTISTA SALINARI, Torino, UTET, 2013, alle pp. 84-107. 205 FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, p. 9. 206 Cfr. Ivi, p. 176; Les Nouvelles de F. M. Molza, traduites pour la première fois en français par M. M. L, Illustration de F. Gailliard, p. 17. Zambrini specifica che la novella «fu […] adulterata e mutila in fine, delle 49 la riproduzione della novella di Molza del 1867 con la versione della novella di Sansovino, dalla comparazione si vedrà che Sansovino tende a semplificare e a omettere alcuni passi della fonte. Per quanto riguarda la numerazione della novella, nella raccolta di Sansovino, ci sono le varianti di stato dell’edizione del 1562: in alcuni esemplari la novella è numerata IV, 7 (esemplare della Österreichische Nationalbibliothek, 28686 A), mentre in altri è numerata IV, 8 (esemplare della Bayerische Staatsbibliothek, 999/Ital.130; esemplare della Österreichische Nationalbibliothek, 28682 A; esemplare della Národní knihovna ČR, STUDOVNA ORST – 9 G 000110). Nell’edizione del 1563 l’ho trovata sempre come novella IV, 7.207 Una novella con la trama simile a quella di Molza la possiamo trovare anche nel Pecorone di Giovanni Fiorentino (X, 1),208 ma nella versione di Giovanni Fiorentino invece di un re di Bertagna che vuole far sposare la figlia a un re di Francia si parla di un re di Francia che ebbe una figlia Dionigia che voleva far sposare a un alemanno quindi a prima vista si vede che Sansovino non utilizzò come fonte la versione della novella di Giovanni Fiorentino. I. 7. 2. Novella III - Novella del Mantovano La terza novella, intitolata Novella del Mantovano, venne pubblicata il 1° giugno del 1549 a Lucca presso Vincenzo Busdraghi nel volume Quattro delle novelle dell’honoratissimo Molza. L’edizione fu impressa in pochi esemplari.209 Bianchi ne segnala un solo esemplare conservato presso la Biblioteca Statale di Lucca.210 Nel 1560 la trama della novella apparve con alcune modifiche come novella XLIII nel terzo volume della famosa edizione delle Novelle di Matteo Bandello che è stata curata da Ascanio Centorio degli parole: Hebbe il re della sua donna ecc. fino a: che a Voi intervenga medesimamente». Cfr. Avvertenza in Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, p. 57. 207 Gli studiosi come Bartolommeo Gamba, Giambattista Passano e Francesco Zambrini all’epoca ancora non erano consapevoli dell’esistenza delle varianti di stato, per cui secondo loro la novella nell’edizione del 1562 è la 38 e nell’edizione del 1563 la 37. Cfr. BARTOLOMMEO GAMBA, Delle novelle italiane in prosa: bibliografia, p. 261; GIAMBATTISTA PASSANO, I novellieri italiani in prosa, p. 386; Avvertenza in Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, p. 57. 208 Cfr. GIUSEPPE MOLINI, Novella d’incerto autore del secolo XV, p. VII. Anche nella tabella di B. Gamba ripresa da G. Passano viene menzionato come una delle fonti possibili della novella il nome di Giovanni Fiorentino. Cfr. BARTOLOMMEO GAMBA, Delle novelle italiane in prosa: bibliografia, p. 265.; GIAMBATTISTA PASSANO, I novellieri italiani in prosa, p. 389. 209 Les Nouvelles de F. M. Molza, traduites pour la première fois en français par M. M. L, Illustration de F. Gailliard, p. 17. 210 FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, p. 177. 50 Ortensi.211 E a partire dal 1562 la novella di Ghedino venne inserita in tutte le edizioni delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino, sempre numerata come novella VIII, 10.212 In Les nouvelles de Molza si dice che Francesco Sansovino «avait […] restitué (1562, 1563, 1566) à Molza la nouvelle du Mantovan qui avait été attribuée à Bandello par ses éditeurs de 1560» e viene anche detto che la princeps delle Novelle di Bandello è stata pubblicata, ugualmente come il volume delle Quattro novelle di Molza, presso Busdraghi e che quindi per Bandello era facile venire in contatto con le novelle molziane.213 Anche Bianchi dice che «la novella III era stata restituita al Molza dal Sansovino, sia pure in forma rimaneggiata, a partire dalla seconda edizione delle Cento novelle scelte da’ più nobili scrittori della lingua volgare, cit., dopo la sua comparsa nell’edizione delle Novelle del Bandello».214 Mi chiedo però in che modo questa novella sia stata restituita al Molza. È vero che con il passare del tempo, studiosi come Gamba, Passano, Bideaux, Urbaniak indicano come fonte (o come una delle possibili fonti) della novella VIII, 10 contenuta nella raccolta sansoviniana il nome di Molza, però nella raccolta di Sansovino non vengono indicate le fonti. Poi dal confronto delle versioni della novella di Molza (1992), di Bandello (1560) e di Sansovino (1562)215 che ho fatto nel capitolo I.7.3. risulterà che Sansovino non inserì nella sua raccolta la versione della novella di Molza ma ci inserì la versione della novella “espurgata” di Matteo Bandello. Nel Settecento e nell’Ottocento la novella di Ghedino era la novella più conosciuta del Molza, fu inclusa in varie antologie. Il motivo della scelta di questa novella da parte dei curatori potrebbe essere proprio il fatto che la novella faceva parte della raccolta di Francesco Sansovino. Nel 1754 la novella fu ristampata a Venezia da Girolamo Zanetti nel volume Del Novelliero Italiano, nel 1804 a Milano nelle Novelle di varj autori con note,216 poi nel 1869 fu riprodotta a Lucca, presso Giusti, a cura di Carlo Minutoli nel volume Quattro novelle di 211 MATTEO BANDELLO, Il terzo volume delle Novelle del Bandello nuovamente ristampato, e con diligenza corretto. Con aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti, Milano M D LX, cc. 176v-179r. 212 Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, pp. 58-59; B. GAMBA, Delle novelle italiane in prosa: bibliografia, p. 261; GIAMBATTISTA PASSANO, I novellieri italiani in prosa, p. 386. 213 Les Nouvelles de F. M. Molza, traduites pour la première fois en français par M. M. L., Illustration de F. Gailliard, pp. 17-18. 214 FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, p. 177. 215 Anche le seguenti edizioni seguono il testo il testo dell’edizione del 1562: 1563, [1566], 1571, 1598, 1603, 1610. Nel capitolo 1.7.3. vengono segnate le poche varianti sostanziali di queste edizioni. 216 La novella si trova in Del Novelliero Italiano, volume secondo contenente novelle XL, a cura di GIROLAMO FRANCESCO ZANETTI, Venezia, Giambattista Pasquali, MDCCLIV, pp. 247-253; Novelle di varj autori con note, Milano, Dalla Società Tipografica De’ Classici Italiani, 1804, pp. 217-223. 51 Francesco Maria Molza da una stampa rarissima del secolo XVI.217 Si trattava di una tiratura di 86 esemplari218 e nel 1879 fu inclusa in Novelle italiane di quaranta autori.219 Come si è potuto vedere le novelle di Molza nel Cinquecento erano poco diffuse. Per la prima traduzione delle novelle di Molza bisognerà aspettare fino al 1890 quando furono tradotte in francese e pubblicate a Bruxelles presso Henry Kistemaeckers sotto il titolo Les Nouvelles de F. M. Molza, traduites pour la première fois en français par M. M. L. Illustration de F. Gailliard. Ugualmente come nel caso di Giovanni Guidiccioni, non sono riuscita a trovare il nome di Molza in nessun indice dei libri proibiti che ho consultato. A favore della ipotesi che Molza non ebbe problemi con gli esponenti della Chiesa potrebbe essere anche il fatto che i suoi scritti continuavano a uscire ancora all’inizio della seconda metà del Cinquecento.220 217 Cfr. FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, p. 177; Les Nouvelles de F. M. Molza, traduites pour la première fois en français par M. M. L. Illustration de F. Gailliard., p. 17. Si tratta della ristampa del volme Quattro delle novelle dell’honoratissimo Molza pubblicate nel 1549 presso Vincenzo Busdrago. Dalle parole del curatore nell’avvertenza si capisce che si trattava di un esemplare estremamente raro: «ci fu grave assai che scopertone finalmente un esemplare, e forse il solo scampato alla distruzione, per ragioni che a noi fu forza di rispettare, ci dovesse uscir dalle mani, e andar nuovamente lontano dal suolo ove nacque. Chiesta però prima ed ottenuta la licenza di trarne copia con animo di ristamparle, curammo che le fossero fedelmente trascritte, ed ora a compensarci per quanto è in noi della perdità ci affrettiamo di rimetterle in luce. […] Salvo la interpunzione che fu mestieri di riordinare da capo a fondo, niuna altra licenza ci volemmo permessa.» Cfr. Quattro novelle di Francesco Maria Molza da una stampa rarissima del secolo XVI, pp. XIII-XV. 218 GIOVANNI PAPANTI, Catalogo dei novellieri italiani in prosa, vol. I, Livorno, Franc. Vigo, 1871, p. 216. 219 La novella si trova in Novelle italiane di quaranta autori dal 1300 al 1847, pubblicate per cura di G. LOCELLA, Leipzig, F. A. Brockhaus, 1879, pp. 157-160. 220 FRANCESCO BERNI, La caccia d'amore con la risposta del Molza, et una Giostra da caualieri erranti. Et uno Capitolo di Pietro Aretino contra le donne, in Ferrara, appresso Valente Panizza, 1562; Il Primo Libro dell’opere Burlesche di M. Francesco Berni. di Messer Gio. della Casa, del Varchi, del Mauro, di M. Bino, del Molza, del Dolce & del Firenzuola. Ammendato; e ricorretto; e con somma diligenza Ristampato, In Venetia, per Dominico Giglio, M D LXIIII; Il secondo libro dell’opere burlesche di M. Francesco Berni. Del Molza, di M. Bino, di M. Lodovico Martelli. Di Mattio Francesi, dell’Aretino, Et di diversi autori. Ammendato, e ricorretto, e con somma diligenza Ristampato, in Venetia, per Domenico Giglio, [1566]; Rime spirituali di sette poeti illustri, Napoli, Giovanni de Boy, 1569. 52 I. 7. 3. Confronto della novella di Molza n. III (Novella del Mantovano) con le versioni della novella del Bandello e del Sansovino Molza -1992, nov. 3 sposatala quanto più presto poté, a casa se la menò insieme con un suo figliuolo, che si chiamava Ghedino, ch’ella di molto tempo passato aveva aúto d’un altro marito. Là dove, per poter sostentare questa sua famiglia, con la dote ch’egli ebbe della moglie cominciò di trafficarsi ed esercitarsi in modo che, essendo avventurato nella sua arte, assai lietamente vivea e così tutto quello che gli fusse dato per dote recare in uno, molto meglio si potrebbe i suoi fatti adagiare e in processo di tempo arricchire. chiamatolo un giorno da parte, gli disse: Come tu vedi, sei oggi mai grande; per che saría benfatto che per te stesso pigliassi cura di te e di tutta la casa altresí, acciocché, mancando io, fussi senza socorso d’altri sufficiente a guidar le cose tue e regger la tua vita: alla qual cosa Bandello -1560 (LA 296- 3), vol. 3, nov. 43 sposatala, quanto piu presto puote à casa se la menò insieme con un suo figliuolo che si chiamava Ghedino, et haveva circa à dieciotto anni, et la donna l’haveva havuto da un’altro suo marito. Il Mantovano, per poter sostentare questa sua famiglia, con la dote ch’egli hebbe dalla moglie cominciò di traficarsi et esercitarsi, in modo che, essendo avventurato nell’arte sua, assai lietamente vivea e cosi tutto quello che gli fosse dato in dote recare in uno, molto meglio si sarebbe potuto ne i suoi fatti adagiare et in processo di tempo arricchire: chiamatolo un giorno da parte cosi gli disse. Come tu vedi, hoggimai tu sei grande, però saria ben fatto che per te steβo tu pigliasti cura di te e di tutta la casa nostra altresi, accioche mancando io, tu fusti senza soccorso d’altri sofficiente à guidar le cose tue, e reggere la tua vita; alla qual cosa Sansovino - 1562 (28.686 A), nov. VIII, 10 sposatala, quanto piu presto puote a casa se la menò, insieme con un suo figliuolo che si chiamava Ghedino, et haveva intorno a diciotto anni, et la donna l’haveva havuto da un’altro suo marito.221 Il Mantovano per poter sostentar questa sua famiglia, con la dote ch’egli hebbe dalla moglie cominciò a trafficarsi et essercitarsi, in modo che essendo aventurato nell’arte sua, assai lietamente vivea, e cosi tutto quello che gli fosse dato in dote recato in uno, molto meglio si sarebbe potuto ne i suoi fatti adagiare, et in processo di tempo arricchire; chiamatolo un giorno da parte cosi gli disse. Come tu vedi, hoggimai tu sei grande, però saria ben fatto che per te stesso tu pigliasti cura di te e di tutta la casa nostra altresì, accioche mancando io, tu fosti senza soccorso d’altri sofficiente a guidar le cose tue, e reggere la tua vita; alla qual cosa 221 Nell’edizione del 1603 c’è «da un’ al suo marito». 53 fare non ci veggio via, che piú mi piaccia, il Mantovano si domesticò in modo con la moglie di costui, che fece pensiero, poi che egli levava delle fatiche assai del giorno, di non voler comportare che la giovane patisse difetto alcuno del marito, e pensossi di volere egli stesso, con ogni sforzo, supplire a quello che pensava che patisse maggior difetto; per che, commendadogli piú ogni giorno nuovi traffichi nelle mani, sforzavasi di tenerlo piú lungamente che si poteva fuor di casa, e soprattutto lo faceva levar la mattina per tempissimo. E tenendo lungamente questi trattati, fu chi gli disse: Ghedino, io non so come stia bene, avendo tu una moglie giovane e menatala di fresco, che cosí spesso ti scosti da lei, massimamente nel tempo da dover esser prestato da gli uomini al piacere delle donne: deh, come ti staria bene che quando ti levi Per tutto ciò non prese suspizione alcuna il bestione, ma continuando nella fare io non veggio via che piu mi piaccia, il Mantovano si domesticò in modo con la moglie di Ghedino, che fece pensiere, poiche gli levava delle fatiche aβai del dì, no(n) voler comportare che la giovane patiβe difetto alcuno del marito, (om.) ma voler’egli (om.) con ogni sforzo supplire à quello dì che pensava che patisse maggior difetto, perche commettendogli piú ogni giorno nuovi trafichi, (om.) si sforzava di tenerlo più lungamente che si potesse fuora di casa; e sopra tutto lo faceva la mattina levar per tempiβimo. (om.) Tenendo il Mantovano lungamente questi trattati, fu uno che disse à Ghedino, Ghedino io non sò come ti stia bene, havendo tu una moglie giovane, e menatala à casa di fresco, che cosi spesso ti scosti da lei, maβimamente nel tempo da dover’esser prestato da gli uomini à i piaceri delle donne. Dhe come ti staria bene, che quando tu ti levi Per tutto ciò non prese sospettione alcuna il bestione, ma continovando nella fare io non veggio via che piu mi piaccia, il Mantovano si domesticò in modo con la moglie di Ghedino, che fece pensiero, poi che gli levava delle fatiche aβai del dì, non voler comportare che la giovane patisse difetto alcuno del marito, (om.) ma voler egli (om.) con ogni sforzo supplire a quello di che pensava che patisse maggior difetto, perche commettendogli piu ogni giorno nuovi trafichi, (om.) si sforzava222 di tenerlo piu lungamente che si potesse fuora di casa; e sopra tutto lo faceva la mattina levar per tempiβimo. (om.) Tenendo il Mantovano lungamente questi trattati, fu uno che disse a Ghedino, Ghedino io non sò come ti stia bene, have(n)do tu una moglie giovane, e menatala a casa di fresco, che cosi spesso ti scosti da lei, massimamente nel te(m)po da dover esser prestato da gli uomini a i piaceri delle donne. Deh come ti staria bene, che quando tu ti levi Per tutto ciò non prese sospettione alcuna il bestione, ma continovando nella 222 Nell’edizione del 1571 c’è «sforzava». 54 maniera che avete udito, dette luoco al Mantovano l’agio che le pareva d’avere, fingendo con mona Moneta di esser tutto malinconoso così toltosi […] secretamente allato alla giovane si coricò, che appresso alla sua camera dormiva. E come volse la disavventura, quella mattina Ghedino, […], si avea dimenticato di pigliar certi suoi scardazzi, che pur il giorno avanti avea comperati nuovi e bellissimi, e meno avea seco portato i vecchi, né mai di ciò s’avvide […] non fu giunto a bottega. né il babion mantovano s’era ingegnato di serrarla in modo che non si potesse aprire -, senza far motto o chiamare, vide apertissimamente la compassione che egli Per che, levatasi, si diede a fuggire, né fece molti passi che in una casa vicino alla sua, la quale in quel punto si trovava aperta, si ricoverò, come quella che sentì gittarsi nel Pozzo di San Patrizio, maniera che havete udito, diede luogo al Mantovano l’agio che le pareva havere, fingendo una volta con mona Moneta di esser tutto malinconoso (om.) toltosi […] segretamente al lato alla giovane s’andò à coricare, la quale in un’altra camera ivi vicina dormiva. La sorte volse che quella mattina Ghedino, […] s’haveva dimenticato di pigliare certi suoi scardaβi che pur’ il giorno avanti haveva comperati nuovi, (om.) e meno haveva portato seco i vecchi, ne mai di ciò s’accorse […] non fu giunto alla bottega: ne il babbion Mantovano s’era ingegnato di serarla in modo che non si fosse potuta aprire senza far motto ò chiamare, vide apertiβimamente la co(m)paβione che ’l Mantovano perche levatasi si diede à fuggire; ne fece molti paβi, che in una casa vicina alla sua, la quale in quel punto si trovava aperta, si ricoverò, (om.) maniera che havete udito, diede luogo al Mantovano l’agio che le pareva havere, fingendo una volta con mona Moneta di esser tutto malinconoso (om.) toltosi […] secretame(n)te al lato alla giovane s’andò a coricare, la quale in un’altra camera ivi vicina dormiva. La sorte volse che quella mattina Ghedino, […] s’haveva dome(n)ticato di pigliare certi suoi scardassi che pur il giorno ava(n)ti haveva comperati nuovi, (om.) e meno223 haveva portato seco i vecchi, ne mai di ciò s’accorse […] no(n) fu giunto alla bottega; ne il babbion Ma(n)tovano s’era ingegnato di serarla in modo che no(n) si fosse potuta aprire senza far motto o chiamare, vide apertissimame(n)te la co(m)passione che ’l Ma(n)tovano perche levatasi si diede a fuggire; ne fece molti passi, che in una casa vicina alla sua, la quale in quel pu(n)to si trovava aperta, si ricoverò, (om.) 223 Nell’edizione del 1610 c’è «né meno». 55 pare(n)dole sempre avere alle spalle il cattivello di suo marito. all’uscio d’una camera s’avvenne, ove per avventura dormiva un giovene tutto solo, assai gentile e con leggiadro aspetto, il cui nome fu Galeazzo Galimberti, il quale, avendo piú volte vagheggiata costei Ora, parendogli aver sentito uno strepito di piedi, […], levossi prestamente per vedere che ciò fusse: né prima aveva aperto l’uscio della camera, che la giovane […] se gli gettò nelle braccia. Il giovane, raffiguratala e veggendola troppo piú bella né vedendo uscio alcuno aperto, fuori che quello dov’era entrata la bella giovane, egli medesimamente, per spiare se vi fusse entrata, vi entrò, […]; e come fece la donna, fece egli ancora, che egli a quella medesima camera pervenne, e trovatala aperta, ritrovò il giovane avviticchiato con la moglie piú strettamente che mai edera o muro o tronco abbracciasse. parendole sempre havere alle spalle il catitvello di suo marito: all’uscio d’una camera s’avvenne (om.) per avventura, nella quale dormiva un giovane tutto solo assai gentile e (om.) leggiadro (om.), il cui nome era Galeazzo Garimberti; il quale havendo piu mesi vagheggiato costei (om.) Parendo à costui haver sentito un strepito di piedi […], levoβi prestamente per vedere cioche fosse, et subito havendo aperto l’uscio della camera, la giovane […] se gli gittò nelle braccia. Il giovane raffiguratala, et vegge(n)dola cosi in camiscia troppo piu bella ne vedendo porta alcuna aperta fuori che quella nella quale ella era entrata, egli medesimamente, per spiare se vi fosse entrata vi entrò, […]: et come (om.) fece egli anchora, che (om.) à quella medesima camera pervenne, et ritrovato aperto l’uscio et entratovi dentro, ritrovò il giovane avviticchiato con la giovane che poco fa v’era fuggita in camera, piú strettamente che (om.) hedera ò muro ò tronco giamai abbracciasse. parendole sempre havere alle spalle il cattivello di suo marito: all’uscio d’una camera s’ave(n)ne (om.) per aventura, nella quale dormiva un giovane tutto solo, assai gentile e (om.) leggiadro (om.), il cui nome era Galeazzo Garimberti; il quale have(n)do piu mesi vaggheggiato costei (om.) Parendo a costui haver sentito un strepito di piedi […], levossi prestamente per vedere cio che fosse, et subito havendo aperto l’uscio della camera, la giovane […] se gli gittò nelle braccia. Il giovane raffiguratala, et veggendola cosi in camiscia troppo piu bella ne vedendo porta alcuna aperta fuori che quella nella quale ella era entrata, egli medesimamente, per spiare se vi fosse entrata vi entrò, […]: et come (om.) fece egli ancora, che (om.) a quella medesima camera perve(n)ne, et ritrovato aperto l’uscio et entratovi dentro, ritrovò il giovane aviticchiato con la giovane che poco fa v’era fuggita in camera, piu strettamente che (om.) hedera o muro o tronco giamai abbracciaβe,224 224 Nel brano delle edizioni del 1598, 1603 e 1610 vennero 56 Ma il Galimberto, […], recatasi la giovane nelle braccia, tanto pregò e tanto scongiurò, omesse alcune parti «ritrovò il giovane (om.) con la giovane che poco fa v’era fuggita in camera, (om.)». Ma il Garimberti, […], et recatasi la giovane nelle braccia, tanto la pregò e tanto la scongiurò, Ma il Garimberti, […], et recatasi la giovane nelle braccia, tanto la pregò, e tanto la scongiurò, 57 I. 8. Le Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola fiorentino (Firenze, 1493 - Prato, 1543)225 Fino a oggi si conoscono soltanto due manoscritti conservati che contengono le opere in prosa del Firenzuola, cioè il manoscritto conservato presso la Biblioteca Corsiniana nell’Accademia dei Lincei di Roma con segnatura 44 E 23 che include per intero la prima giornata dei Ragionamenti e il manoscritto miscellaneo Magliabechiano VIII 1442 conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze che contiene i primi 44 paragrafi della Prima veste dei discorsi degli animali. Come ha già rivelato Eugenio Ragni, i due manoscritti non sono stati usati dal poligrafo Ludovico Domenichi come modello per la princeps, da lui curata, delle Prose di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino.226 Soprattutto non è stato usato il codice Corsiniano che dovrebbe risalire al periodo tra gli anni 1525 e 1535, ciò si capisce dalla struttura dei Ragionamenti che nelle edizioni moderne saranno divise in due giornate. L’editio princeps delle Prose di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino fu pubblicata a Firenze presso Bernardo di Giunta nel 1548 in due volumi. Il primo volume contiene la lettera di Lorenzo Scala Al molto magnifico et nobilissimo sig. Pandolfo Pucci, datata 4 novembre 1548 e include La prima veste dei discorsi degli animali;227 il Dialogo di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino, Delle bellezze delle donne che da La Prima veste degli discorsi degli animali viene separato con un proprio frontespizio e l’Elegia a Selvaggia. Mentre il secondo volume; il quale comprende il frontespizio dei Ragionamenti di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino, la lettera di Ludovico Domenichi intitolata All’Illustriss. S. Conte d’Anversa, il S. D. Gio. Vincentio Belprato, datata 10 ottobre 1548; include l’Epistola di M. Agnolo Firenzuola in lode delle Donne; i Ragionamenti del Firenzuola (4 canzoni e 6 novelle);228 a 225 Agnolo Firenzuola è soltanto una delle forme in cui compare. I libri del Firenzuola circolano anche sotto il nome di Angelo Firenzuola, Michelangelo Giovannini o Michelagnolo Girolamo da Firenzuola. Nel 1530, quando Firenzuola frequentava l’Accademia dei Vignaiuoli che aveva luogo in casa di Oberto Strozzi e alla quale tra altro partecipava anche il Molza, probabilmente usava lo pseudonimo «il Pennato». A Roma entrò in amicizia con i personaggi come Bembo, Della Casa, Tolomei, Aretino, Berni o Bernardo Accolti. Cfr. ALBERTO CASADEI, MARCO SANTAGATA, Manuale di letteratura italiana medievale e moderna, RomaBari, Laterza, 2007, edizione digitale: novembre 2014, p. 208; AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, Roma, Salerno Editrice, 1971, pp. XXXII-XXXIV; EDIT 16. Per le informazioni biografiche vedi Nota biografica in AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, pp. XXXII-XXXIV. 226 Il titolo intero è: Prose / di M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, in Fiorenza, appresso Bernardo di Giunta, MDXLVIII. In questo lavoro mi riferisco all’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, collocazione: 68. 11.C.34 che include tutti e due i volumi. 227 Si tratta di un adattamento del Pañciatantra arrichito di qualche novella e favola satirica. Cfr. FRANCO PIGNATTI, Agnolo Firenzuola in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 48, Roma, Treccani, 1977. Consultabile online sul sito http://www.treccani.it. 228 Si tratta delle seguenti novelle: Novella prima. Nicolo andando in Valenza è condotto da una gran fortuna in Barberia et venduto, la moglie del padrone se ne innamora, et per amor suo si fa christiana, et con essa su la nave d’un suo amico fugge(n)do, se ne viene in Sicilia, dove essendo riconosciuti, sono rimandati dal Re indietro, i quali condotti vicini a Tunisi sono da una tempesta ributtati a Livorno, et quivi presi da certi corsali si riscattano et venuti a Firenze vivono felicemente. Novella seconda. Fulvio si innamora in Tigoli: entra in casa della sua 58 parte sono inserite altre due novelle, le cosiddette Novelle Pratesi;229 il Discacciamento delle nuove lettere inutilmente aggiunte ne la lingua toscana.230 Le prose nel 1552 vennero di nuovo ristampate a Firenze sotto lo stesso titolo, ma presso Lorenzo Torrentino Impressor Ducale.231 Nonostante la ristampa direttamente dipendente dalla princeps contenga numerosi errori, è famosa per il fatto che è stata utilizzata dalla Crusca.232 La ristampa del 1552 include la lettera di Lorenzo Scala Al molto magnifico et nobilissimo signor Pandolfo Pucci, datata 4 novembre 1548; la lettera Alle gentili et valorose donne Pratesi Agnolo Firenzuola, datata 9 dicembre 1551; La prima veste de discorsi degli animali; il frontespizio dei Ragionamenti di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino, la lettera di Ludovico Domenichi All’Illustriss. s. conte d’Anversa, il s. d. Gio. Vincentio Belprato, datata 10 ottobre 1548; l’Epistola di M. Agnolo Firenzuola in lode delle Donne; i Ragionamenti del Firenzuola (4 canzoni e 8 novelle); il Discacciamento delle lettere; il Dialogo di Messer Agnolo Firenzuola Fiorentino, Delle bellezze delle Donne. innamorata in habito di donna, ella trovatolo maschio si gode si fatta ventura, et mentre d’accordo si vivono, il marito si accorge che Fulvio è maschio, et per le parole sue et d’un suo amico si crede che e sia divenuto cosi in casa sua, et ritienlo in casa a medesimi servigi per fare i fanciulli maschi. Novella terza. Carlo ama Laldomine, et ella per compiacere alla padrona finge di amar lo Abbate: et credendoselo mettere in casa vi mette Carlo, et egli credendosi giacere con Laldomine giace con la padrona, la quale credendo dormire con lo Abbate dorme con Carlo. Novella quarta. Don Giovanni ama la Tonia: et ella per promessa d’un paio di maniche li compiace: et perche egli no(n) gnele da ella d’accordo col marito il fa venire in casa: et quivi gli fanno da se medesimo pre(n)dere la penitenza. Novella quinta. Suor Appellagia riducendosi in Cella quando l’altre facevano oratione, trova un rimedio singolare alle tentationi della carne: il quale non piacendo all’Abbadessa, ella n’è per ciò licentiata del Monistero. Novella sesta. Di due amici, uno s’innamora d’una Vedova, che l’invola ciò che egli ha: poi lo discaccia: il quale aiutata dallo amico racquista la di lei gratia: la quale mentre con nuovo amante si solazza, egli ambo due gli uccide: et condannato alla morte è per mezzo dell’amico liberato. Dopo la scoperta del codice Corsiniano in cui si trova la prima giornata intera dei Ragionamenti, nelle edizioni moderne dei Ragionamenti l’opera viene divisa in due giornate e la quinta e sesta novella appena elencate vengono spostate nella seconda giornata. Inizialmente queste due novelle nelle edizioni moderne vengono indicate come la prima e seconda novella della seconda giornata, però secondo E. Ragni «alcuni elementi interni forniscono qualche argomento per una diversa e, […] più precisa sistemazione». Così Ragni rinumera le due novelle e le indica come la quinta e la sesta novella della seconda giornata. Per quanto riguarda la prima giornata delle edizioni moderne, viene mantenuto l’ordine delle prime quattro novelle dopo le quali vengono aggiunte le seguenti novelle: Novella quinta. Mona Francesca s’innamora di fra’ Timoteo; e mentre con lui si solazza, Laura sua figliuola, accorgendosene, fa venire un suo amante; la madre se ne avvede e gridala, e Laura con una bella parola la fa tacere, e vergognandosi dello error suo s’accorda con la figliuola. Novella sesta. Fra’ Cherubino persuade ad una vedova che doti una cappella; e’ figliouli se ne accorgono e persuadonla al contrario, e danno ad intendere al frate che l’abbia fatto testamento e niegon di mostrargnelo. Il frate li fa citare innanzi al Vicario e compariscono e, producendo un testamento da beffe, fanno vergognare il frate. Cfr. AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, pp. 7-8, 144, 152. 229 Novella settima. Novella di M. Agnolo Firenzuola accaduta nuovamente, et raccolta secondo la vulgata fama. Novella ottava. Novella di M. Agnolo Firenzuola sopra un caso accaduto in Prato a Gino Buonamici amico suo carissimo. 230 Cfr. Nota bibliografica in AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, p. XXXV. 231 Il titolo intero è: Prose di / M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, in Fiorenza, appresso Lorenzo Torrentino Impressor Ducale, MDLII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Biblioteca Complutense di Madrid, BH FLL 28335). 232 Cfr. Nota bibliografica in AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, p. XXXV. 59 Ancora nel 1552, ma a Venezia presso Giovanni Griffio a instantia di Pietro Boselli, vengono ristampati separatamente la Prima veste sotto il titolo Discorsi degli animali di M. A. F. fiorentino, nuovamente ristampati e revisti; il Dialogo della bellezza delle donne di M. A. F. fiorentino, nuovamente stampato e i Ragionamenti di messer A. F. fiorentino et il Discacciamento de le nuove lettere…nuovamente stampato.233 Probabilmente ancora in quel periodo a Venezia presso Giovanni Griffio, pure «Ad istantia di Pietro Boselli», uscirono anche Le novelle di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino.234 L’ultima ristampa cinquecentesca delle Prose di M. Agnolo Firenzuola fiorentino uscì a Firenze nel 1562 presso i Giunti.235 Dopodiché la circolazione de Le novelle di Firenzuola fu vietata dall’elenco di Parma del 1580 finché non fossero emendate236 e più tardi la loro circolazione fu vietata anche dagli indici romani del 1590 e del 1593.237 Alle ristampe “emendate” poi bisognava aspettare fino al Seicento. Siccome è molto probabile che Sansovino per alcune delle novelle contenute nella sua raccolta Cento novelle scelte si sia ispirato dalle Prose fiorentine, esattamente dai Discorsi degli animali e dai Ragionamenti del Firenzuola, non mi allargherò oltre queste due fonti. I Discorsi uscirono di nuovo nel 1604 a Venezia presso Barezzo Barezzi sotto il titolo Consigli de gli animali, cioè ragionamenti civili, di Agnolo Firenzuola Fiorentino238 e furono ristampati nel 1622.239 I 233 Cfr. Ibidem. 234 Il titolo intero è: Le novelle di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino. Nuovamente ristampate et reviste, in Venetia, per Gio. Griffio, ad instatia di Pietro Boselli, [il volume non riporta la data]. L’EDIT 16 e il catalogo USTC menzionano come data approssimativa la data 1552, mentre per Brunet la data approssimativa è 1550 e per BMSTC è 1555. Cfr. Catalogo del servizio bibliotecario nazionale: OPAC - SBN consultabile all’indirizzo: http://www.sbn.it. Di quest’opera si conoscono due varianti di stato. La variante A che sul frontespizio riporta «Nuovamente ristampate et reviste.» è conservata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, mentre la variante B che riporta soltanto «Nuovamente stampate.» è conservata presso la Biblioteca Arcivescovile di Udine. Tutti e due i frontespizi sono consultabili online su EDIT 16. 235 Cfr. Nota bibliografica in AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, pp. XXXVXXXVI. Il titolo intero è: Prose / di M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, in Fiorenza, appresso i Giunti, MDLXII (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura *38.Y.67). 236 Cfr. Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, p. 440; UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, Udine, 2005, p. 57. 237 Cfr. Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, p. 397; MARÍA JOSÉ VEGA, La ficción ante el censor. La novella y los índices de libros prohibidos en Italia, Portugal y Espaňa (1559-1596), in Ficciones en la ficción. Poéticas de la narración inserta (siglos XV-XVII), por JOSÉ VALENTÍN NÚÑEZ RIVERA, Bellaterra, Universidad Autónoma de Barcelona, 2013, pp. 49-75, a p. 55. 238 Il titolo intero è: Consigli / de gli animali, / cioè / ragionamenti civili, / di Agnolo Firenzuola / Fiorentino. / Nei quali con maraviglioso, e vago artefi / cio tra loro parlando, raccontano Sim / boli, Avertimenti, Istorie, Proverbi, / e Motti, che insegnano il viver civile, / & à governare altri con prudenza. / Aggiuntovi un Discorso di f. Ieronimo / Capugnano Domenichino, ove prova, che / gli Animali ragionano insieme. / Et con tal occasione si tratta di tutti i Parlari, / & come si favelli in Cielo, nel Mondo, / & nel Centro della Terra. / Et di piu XI. Orationi in lode d’Animali, / Con le Tavole loro delle cose piu notabili, in Venetia, appresso Barezzo Barezzi, 1604. L’edizione rispetto alla princeps contiene di fianco al testo i commenti. 60 ritocchi delle ristampe seicentesche rispetto alla princeps si possono osservare anche nel volume Le Bellezze, le Lodi, gli Amori & i Costumi delle donne 240 in cui furono inclusi i Ragionamenti amorosi che contengono 7 novelle.241 I commenti e le ‟correzioni” poi sparirono dalle edizioni settecentesche quando nel 1723 furono pubblicate in tre volumi e con falsa indicazione di luogo «Firenze» (ma Venezia) Delle opere di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino, curate da Pier Luigi Fantini. 242 Nel primo volume furono inclusi i Discorsi degli animali, i Ragionamenti amorosi e le otto novelle. Anche la ristampa delle Opere di messer Agnolo Firenzuola Fiorentino243 del 1763 contiene 8 novelle come l’edizione del 1548 e fu pubblicata in tre volumi con falsa indicazione di luogo «Firenze» (ma Venezia). A questi tre volumi nel 1766 lo stesso curatore aggiunse il quarto volume che fu stampato presso l’editore Zatta e «nel quale per la prima volta si segnalava l’esistenza di un codice contenente tutta la prima giornata dei Ragionamenti, il cosiddetto codice Galli».244 239 Come menziona Ragni, «tutte queste edizioni [seicentesche] tengono per base la Giuntina del 1548». Cfr. Nota bibliografica in AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, p. XXXVI. 240 Il titolo intero è Le / Bellezze / le Lodi, / gli Amori, / & i Costumi delle Donne; / Con lo Discacciamento delle Lettere, / di Agnolo Firenzuola / Fiorentino, et di Alessandro Picolomini Sanese. / Giuntovi appresso i Saggi / Ammaestramenti, / che appartengono alla honorevole, e virtuosa vita / Virginale, Maritale, e Vedovile, / di Lodovico Dolce, in Venetia, presso Barezzo Barezzi, MDCXXII. 241 Cfr. Nota bibliografica in AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, p. XXXVI. In sostanza viene mantenuto l’ordine delle novelle come nella princeps, ma le novelle hanno subito alcuni cambiamenti. Siccome si tratta di un’edizione che non rientra nel periodo di cui mi occupo nella mia ricerca, non ho confrontato i testi completamente, per cui elenco soltanto alcune differenze. Nel terzo argomento il personaggio dell’«abbate» viene sostituito con il personaggio di «Pietro». Nel quarto ragionamento rispetto alla princeps viene sostituito il personaggio di «Don Giovanni del Civello, Cappellano della Chiesa di S. Maria à Quarantola» con un più generico «huomo Dolcigno». La quinta novella intitolata «Suor Appellagia riducendosi in Cella quando l’altre facevano oratione, trova un rimedio singolare alle tentationi della carne: il quale non piacendo all’Abbadessa, ella n’è per ciò licentiata del Monistero.» viene sostituita con la novella «Un buon homiciatto promette cento lire di dotta al Gianella del Mangano marito di Sabatina figlia di Mona Mechera la quale in tempo che il Gianella era assente condusse à Firenze Sabatina, con un giovane, dicendo quello essere lo sposo; onde il buon homiciatto volle, che li sposi si giacessero insieme, e poi pagò loro i danari promessoli, e ne seguì poscia una bella contesa.». Per quanto riguarda le cosiddette novelle Pratesi, la novella numerata nella princeps come la novella settima, viene tralasciata e nella novella dedicata a Gino Buonamici viene sostituito il personaggio di «Domenedio» con il personaggio chiamato «Cicuccio». 242 Il titolo intero è: Delle opere / di M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, / dedicate / All’Ill(ustrissi)mo Signore, Signore e P(ri)n(cip)e Colendiss., / Il Signor/ Giuseppe / Niccolini / De’ Marchesi di Ponsacco, Camugliano, ec. / Cavaliere Milite della Sacra ed / Eminentiss. Religione di S. Gio: / Gerosolimitano, volume I-III, in Firenze, MDCCXXIII. 243 Il titolo intero è: Opere / di messer / Agnolo Firenzuola / Fiorentino, volume primo-terzo, in Firenze, MDCCLXIII. 244 Cfr. Nota bibliografica in AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, p. XXXVI. Nella prefazione intitolata Lo stampatore a chi vorrà leggere in Opere / di Messer / Agnolo Firenzuola / Fiorentino, volume quarto, in Firenze, MDCCLXVI, a c. *3r si legge: «Credo di far cosa grata agli studiosi della Toscana lingua col far loro parte del compimento degli elegantissimi Ragionamenti di M. Agnolo Firenzuola, tratto novellamente dal Manoscritto Originale, che si conserva presso il Signor Marchese Galli nobilissimo Cavaliere Romano. La bellezza della Scrittura di questo Codice, e gli ornamenti esteriori, che lo distinguono, ben fanno fede essere quel medesimo, che l’Autore lesse già a Papa Clemente Settimo, e che presentò poscia a Madama Cibo Duchessa di Camerino, com’ egli medesimo afferma nella lettera alle nobili e belle Donne Pratesi». Visto che Clemente VII (Giulio de’ Medici) fu in carica come papa dal 19 novembre 1523 fino al 1534 61 Per quanto riguarda le traduzioni cinquecentesche, alcune opere del Firenzuola furono tradotte in francese. Nel 1556 a Lione uscì Le plaisant et facetieux discours des animaux,245 nel 1578 a Parigi presso Abel L’Angelier fu pubblicato il Discours de la beaute des dames, prins de l’italien du seigneur Ange Firenzuole e nel 1579 a Lione uscirono i Deux Livres de filosofie fabuleuse.246 Traduzioni in altre lingue non ne ho trovate. Al contrario ho trovato informazioni che ad esempio in Spagna i libri del Firenzuola probabilmente non erano diffusi nemmeno in italiano. Ciò si deduce dal fatto che nelle biblioteche spagnole si trovano pochissimi esemplari firenzuoliani.247 Tuttavia, come ha affermato Daniel Fernández Rodríquez, le opere del Firenzuola influenzarono la letteratura spagnola attraverso l’antologia di Francesco Sansovino, cioè alcuni autori presero lo spunto per le loro opere leggendo le novelle del Firenzuola nelle Cento novelle scelte del Sansovino.248 e la sua nipote Maia Caterina Cybo (Duchessa di Camerino) fu in carica dal 1527 fino al 17 febbraio 1535, il codice dovrebbe essere anteriore al 1534. Anche se dal Fatini questo codice è stato identificato con il codice Corsiniano, Ragni contesta questa identificazione. Cfr. Nota bibliografica in AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, p. 374; GIUSEPPE FATINI, Per un’edizione critica delle opere di Agnolo Firenzuola, in «Studi di filologia italiana», XIV, 1956, pp. 21-175 (vd. Nota bibliografica, pp. 34 sgg). 245 Il titolo intero è: Le plaisant et facetieux discours des Animaux. Avec une histoire, non moins veritable que plaisante: advenue puis nagueres, en la ville de Florence. Novellement traduict de Tuscan, en Francois, a Lyon, par Gabriel Cotier, 1556. Cfr. USTC. 246 Il titolo intero è: Deux Livres / de filosofie / fabuleuse. / Le premier prins des discours de M. / Ange Firenzuola Florentin, / Per lequel louz les ens allegorie de plu / sieurs belles fables, est monstree l’en / vie, malice, & trahison d’au / cuns courtisans. / Le second, extraict des traictez de Sandebar / Indien philosophe moral. / Traictant soubs pareilles allegories de / l’amitié & choses semblables. / Par Pierre de la Rivey Champenois, a Lyon, par Benoist Rigaud, M. D. LXXIX. 247 Daniel Fernández Rodríguez ha identificato 3 esemplari dell’edizione del 1552 delle Prose di m. Agnolo Firenzuola Fiorentino: Biblioteca Nacional, segnatura R/18818; Biblioteca de Palacio, segnatura X/290; Biblioteca Histórica Marqués de Valdecilla de la Universidad Complutense de Madrid, segnatura BH FLL 28335. Cfr. DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍQUEZ, La difusión y recepción de las novelas de Agnolo Firenzuola en el siglo de oro, in Traduzioni, riscritture, ibridazioni: prosa e teatro fra Italia, Spagna e Portogallo, a cura di M. GRAZIANI, S. VUELTA GARCÍA, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2016, pp. 53-61, a p. 54. 248 Si tratta di El andrógino, settima novella del Teatro popular di Francisco de Lugo y Dávila (Madrid, Viuda de Fernando Correa Montenegro, 1622) che è basata sulla seconda novella dei Ragionamenti; Fabulario en que se contienen fábulas y cuentos diferentes, algunos nuevos, y parte sacados de otros autores di Sebastián Mey (Valencia, Felipe Mey, 1613) in cui si trovano El amico desleal (VIII) e El hombre verdadero y el mentiroso (XXVIII) che secondo A. Bachanan portano alcune traccie de La prima veste dei discorsi degli animali. Oltre agli esempi precedenti viene nominato Cervantes che si è forse ispirato alla prima novella dei Ragionamenti per la “historia del Cautivo”. In questo caso però è possibile che Cervantes oltre all’antologia del Sansovino fosse venuto a contatto anche con le opere del Firenzuola. Cfr. DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍQUEZ, La difusión y recepción de las novelas de Agnolo Firenzuola en el siglo de oro, pp. 55-61. 62 I. 9. I Diporti di Girolamo Parabosco (Piacenza, ca. 1524 - Venezia, 1557)249 Si tratta di una raccolta novellistica che rimase incompiuta: Parabosco inizialmente aveva progettato di scrivere 100 novelle, ma infine la sua raccolta ne include soltanto 17. Le storie vengono raccontate durante la caccia e per colpa del cattivo tempo le novelle raccontate durante le tre giornate vengono raccontate al chiuso. Le novelle sono divise in tre giornate: la Iª giornata è composta da 9 novelle, la IIª giornata da 7 novelle e la IIIª giornata da 1 novella. Parabosco visse a Venezia e anche la maggior parte dei novellatori nella sua raccolta è formata dai Veneziani. La seconda novella dei Diporti, intitolata Due giovani senesi amano due gentil donne, è famosa come una riproposta della quarantunesima novella del Novellino di Masuccio Salernitano.250 La princeps dei Diporti fu pubblicata nel 1550 a Venezia presso Giovanni Griffio.251 Dopo fu ristampata nel 1552 presso lo stesso editore.252 Nel Cinquecento seguirono altre sei 249 Un’altra forma del nome usata è Gerolamo Paraboschi. Tra i suoi amici si possono nominare Pietro Aretino, Domenico Veniero, Ercole Bentivoglio, Daniello Barbaro, Speron Speroni, Lodovico Domenichi, Girolamo Ruscelli, Lodovico Dolce. Cfr. Novelle del Cinquecento, a cura di GIAMBATTISTA SALINARI, Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese, 2013, p. 240; DANIELE GHIRLANDA, LUIGI COLLARILE, Girolamo Parabosco, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 81, Roma, Treccani, 2014, consultabile online su http://www.treccani.it; I Diporti / di Messer / Girolamo Parabosco, Londra, presso Riccardo Bancker [i.e. Livorno, Tommaso Masi], 1795, p. XVII. 250 Cfr. SERGIO RUSSO, Centri e periferie della novella italiana del Cinquecento: la “linea” settentrionale, in «La letteratura degli italiani. Rotte Confini Passaggi, Atti del XIV Congresso dell’Associazione degli Italianisti», Genova, 15-18 settembre 2010, a cura di ALBERTO BENISCELLI, QUINTO MARINI, LUIGI SURDICH, Genova, DIRAS, Università degli studi di Genova, 2012, pp. [2-8] a pp. [6-7]. 251 Cfr. Novelle del Cinquecento, a cura di GIAMBATTISTA SALINARI, p. 240. Il titolo intero è: I Diporti di M. / Girolamo / Parabosco, in Venetia, appresso Giovan Grissio, [edizione senza data], (Per il frontespizio della Biblioteca Palatina di Parma cfr. EDIT 16.). Siccome si tratta di un’edizione rara che non riporta la data nemmeno nella lettera dedicata a Bonifacio Bevilacqua, la datazione è solo approssimativa. Donato Pirovano curatore dell’edizione dei Diporti (GIROLAMO PARABOSCO, GHERARDO BORGOGNI, Diporti, Roma, Salerno editrice, 2005.) sostiene che la princeps sia stata pubblicata tra la fine del 1550 e l’inizio del 1551. Cfr. DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, La influencia de las novelas de Girolamo Parabosco (pasando por Sansovino) en la literatura española del siglo de oro, in «Estudios Románicos», Volumen 25, 2016, pp. 217- 228, a p. 219. Nei cataloghi EDIT 16, OPAC SBN, USTC viene riportata la data 1550, invece nel catalogo della Bayerische Staatsbibliothek per l’esemplare con segnatura P. o. it. 745 m viene riportata la data [1551]. La Bayerische Staatsbibliothek oltre all’esemplare citato possiede l’esemplare con segnatura P. o. it. 740 che viene datato probabilmente erroneamente [1556]. Oltre al fatto che dell’edizione del 1556 non parla nessun critico, l’esemplare contiene il frontespizio che corrisponde esatamente all’edizione del [1550] (vedi alleg. 7) ma riporta la datazione scritta a mano 1556, poi include la dedica al conte Bonifacio Bevilacqua senza datazione (ugualmente come viene descritto nella descrizione del Passano). Siccome credo di aver dimostrato che si tratti di un esemplare dell’edizione princeps e siccome è disponibile online presso la Bayerische Staatsbibliothek, durante il mio lavoro mi riferirò a questo esemplare. Cfr. I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 334. 252 Cfr. Novelle del Cinquecento, a cura di GIAMBATTISTA SALINARI, p. 240; DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, La influencia de las novelas de Girolamo Parabosco (pasando por Sansovino) en la literatura española del siglo de oro, p. 219. Il titolo intero è: I Diporti di m. Girolamo Parabosco, novamente ristampati, & diligentissimamente revisti, Venezia, appresso Giovanni Grissio, 1552 (mi servo dell’esemplare senza il frontespizio della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 28330-A). 63 edizioni:253 due edizioni del 1558,254 due edizioni del 1564,255 una del 1586256 e una del 1598.257 Il 22 maggio 1574 la raccolta apparve sull’elenco firmato dal Maestro del Sacro Palazzo F. Paulo Constabili il quale fu intitolato Aviso alli librari, che non faccino venire l’infrascritti libri, & ritrovandosene havere, che non li vendino senza licenza.258 Di seguito, nell’elenco pubblicato a Parma nel 1580 presso il tipografo Erasmo Viotto, vennero interdette le sue Rime e nello stesso anno apparvero nell’indice di Alessandria/Tortona i Diporti.259 I Diporti del Parabosco furono inseriti anche negli indici romani del 1590 e del 1593 finché non fossero stati expurgati.260 L’edizione del 1598 che uscì dopo i divieti romani è un’edizione censurata: è osservabile che sebbene sul frontespizio della medesima si legga ritocca, migliorata et aggiunta secondo l’originale dell’Autore; tutta volta non è che una vera storpiatura, essendo mutilata e malconcia in vari luoghi. Essa ha gli argomenti simili a quelli delle intere, ma le 253 Cfr. DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, La influencia de las novelas de Girolamo Parabosco (pasando por Sansovino) en la literatura española del siglo de oro, p. 219. 254 In Del Novelliero Italiano, volume secondo contenente novelle XL, a cura di GIROLAMO FRANCESCO ZANETTI, a p. XX viene erroneamente scritto che si tratta della seconda edizione. Il titoli interi sono: I Diporti / di M. Girolamo / Parabosco. / Novamente ristampati, / et diligentissimamente revisti, in Vinegia, appresso Domenico Gilio, 1558 (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 741); I Diporti di m. Girolamo Parabosco. Novamente ristampati, & diligentissimamente revisti, Venezia, Francesco Imperatore, 1558 (Cfr. USTC). Nell’edizione dei Diporti del 1795 viene accennato a una terza edizione del 1558 pubblicata presso Giolito. Ma da un controllo dei cataloghi non sono riuscita a trovare nessuna edizione del 1558 pubblicata presso Giolito. Cfr. I Diporti / di Messer / Girolamo Parabosco, Londra [ma Livorno], presso Riccardo Bancker, 1795, p. IX. 255 I titoli interi sono: I Diporti di / M. Girolamo / Parabosco. / Con gli suoi Enigmi di nuovo agiontivi. Et / novamente ristampati / et diligentissimamente revisti, in Vinegia, per Girolamo Calepino, M. D. LXIIII (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 238544-A); I Diporti / di M. Girolamo / Parabosco. / Di nuovo ristampati, et con somma diligentia revisti, in Venetia, appresso Battista Mammello, 1564 (Cfr. il frontespizio presso EDIT 16). Nell’edizione dei Diporti del 1795 viene accennato a una edizione dei Diporti del 1564 pubblicata presso Giglio. Ma da un controllo dei cataloghi non sono riuscita a trovare nessuna edizione dei Diporti del 1564 pubblicata presso Giolito. Cfr. I Diporti / di Messer / Girolamo Parabosco, 1795, p. IX. 256 Il titolo intero è: Gli / Diporti / di M. Girolamo / Parabosco. Divisi in tre giornate. / Di novo ristampati, / & con ogni diligenza riveduti, / & corretti, in Venetia, appresso Gio. Battista Ugolino, M D LXXXVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 39.V.37). 257 Il titolo intero è: I Diporti / del Sig. Gieronimo / Parabosco / Ritocchi, megliorati, et aggiunti secondo / l’originale dell’Autore. / Et dedicati / all’onorato signore / Gieronimo Lanza, in Vicenza, per Giorgio Greco, 1598 (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Complutense di Madrid con segnatura BH FLL 28644). 258 Secondo Ugo Rozzo la lista fu stampata a Roma presso gli eredi di Antonio Blado. UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, pp. 52-53. 259 Ivi, pp. 57-59. 260 Oltre agli indici italiani i «Deporti di Messer Gerolamo Parabosco» si trovano anche nell’indice portoghese, promulgato nel 1581 da Jorge de Almeida. Cfr. MARÍA JOSÉ VEGA, La ficción ante el censor. La novella y los índices de libros prohibidos en Italia, Portugal y Espaňa (1559-1596), in Ficciones en la ficción poéticas de la narración inserta (siglos XV-XVII), por JOSÉ VALENTÍN NÚÑEZ RIVERA, p. 55; UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, pp. 66-67; Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, pp. 114, 324, 375. 64 Novelle non sempre vi corrispondono. In fatti nell’argomento della Novella III. si propone la burla fatta ad un frate, che nella medesima essendo cambiato in un cerusico, viene la beffa ad essere mancante di molte particolarità che a questo non possono convenire: e nell’argomento della XIV. si annunzia l’altra solenne burla fatta a Nastagio de’ Rodiotti, quando nella Novella non se ne fa parola alcuna, terminando essa alla introduzione, e ingannando in tal modo l’espettazione del leggitore. In somma la bella impresa di questo sciocco stampatore fu quella di guastare mostruosamente l’Opera a forza di mal intesi troncamenti. È inoltre da osservarsi che questa infelice ristampa ha una dedicatoria del Parabosco a Gieronimo Lanza, gentiluomo da Ponte, segnata di Padova il primo d’agosto del 1552, la quale, poichè non differisce che di un mese da quella della dedicatoria dell’altra edizione di detto anno, può dar luogo a supporre, che ne fosse fatta contemporaneamente un’altra impressione, oppure che l’Autore abbia indirizzata quella del Griffio a più persone.261 Osservo che oltre la data delle dediche cambiano anche i nomi dei dedicatari e il contenuto delle dediche. Dopo le interdizioni fu pubblicata ancora una edizione nel 1607262 e poi i Diporti furono ristampati soltanto nel 1795 con falso luogo di pubblicazione Londra, presso Riccardo Bancker (i.e. Livorno, Tommaso Masi).263 Come si potrà vedere dalla tabella n. 1 del capitolo II. da Sansovino nell’edizione del 1561 della raccolta Cento novelle scelte furono incluse 15 novelle (cioè tutte le novelle dei Diporti tranne le novelle I, 3 e II, 11), e dalle tabelle n. 3-9 si potrà vedere che in altre edizioni il numero delle novelle per cui Sansovino si è ispirato alle novelle scritte dal Parabosco diminuisce prima ancora che i Diporti fossero interdetti. Le novelle numerate nei Diporti IV, X, XIV e XVI uscirono antecendentemente in Delle lettere amorose di m. Girolamo Parabosco. Libro secondo con alcune sue novelle et rime stampate nel 1548 a Venezia per Paolo Gherardo, (per Comin da Trino di Monferrato). E come viene indicato già da Gaetano Poggiali «queste quattro Novelle furono dall’Autore assai migliorate nella […] impressione del 1552».264 L’opera venne ristampata varie volte, ma visto che nella princeps delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino apparvero quasi tutte le 261 I Diporti / di Messer / Girolamo Parabosco, 1795, pp. X-XI. 262 Il titolo intero è: I Diporti / del Sig. Gieronimo / Parabosco / Ritocchi, megliorati, et aggiunti secondo / l’originale dell’Autore. / Et dedicati / all’onorato signore / Gieronimo Lanza, in Venetia, appresso Antonio Ricciardi, M. DCVII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o. it. 743). 263 Cfr. Bibliotheca Grenvilliana; Part the Second, Completing the Catalogue of the Library Bequeathed to the British Museum, by the Late Right Hon. Thomas Grenville. By JOHN THOMAS PAYNE and HENRY FOSS, London, printed by Order of the Trustees, 1848, p. 347. Il titolo intero è: I Diporti / di Messer / Girolamo Parabosco, Londra, presso Riccardo Bancker [i.e. Livorno, Tommaso Masi], 1795. 264 Cfr. I Diporti / di Messer / Girolamo Parabosco, 1795, p. XII; EDIT 16. 65 novelle dei Diporti, è poco probabile che il libro Delle lettere amorose servisse a Sansovino come modello per la sua antologia: per questo motivo in questo caso non indico tutte le edizioni. Osservo solo che a partire dal 1558 le Lettere amorose cominciarono a essere pubblicate in quattro volumi e l’edizione del 1571 fu stampata presso Francesco Sansovino.265 Per quanto riguarda l’influenza delle novelle del Parabosco all’estero, non si conoscono traduzioni delle sue novelle, però esse influenzarono indirettamente la letteratura spagnola. Come avverte Daniel Fernández Rodríguez oltre al fatto che quattordici novelle del Parabosco furono incluse nell’edizione del 1560 delle Novelle di Bandello (Il primo [-terzo] volume delle novelle del Bandello nuovamente ristampato)266 che circolarono in Spagna sia in italiano sia nelle traduzioni in francese e in catalano, è molto probabile (così come è stato nel caso del Firenzuola) che alcuni scrittori spagnoli abbiano preso ispirazione dalle novelle del Parabosco attraverso l’antologia di Francesco Sansovino.267 265 Libro primo / delle lettere / amorose / di M. Girolamo Parabosco. / Con alcune altre / di nuovo giunte nella fine, in Venetia, [Francesco Sansovino], M D LXXI; Libro secondo / delle lettere / amorose / di M. Girolamo/ Parabosco. / Con alcune sue no / velle et rime, in Venetia, [Francesco Sansovino], M D LXXI; Libro terzo / delle lettere / amorose / di M. Girolamo Parabosco. / Con un dialogo amoroso/ & alcune Stanze in lode di alquante Gentildonne Venetiane, in Venetia, [Francesco Sansovino], M D LXXI; Libro quarto / delle lettere / amorose / di M. Girolamo Parabosco. / Con dui canti in ottava rima / de’ Romanzi, nuovamente & con diligenza/ corretti, & ristampati, in Venetia, [Francesco Sansovino], M D LXXI. 266 Il titoli interi dei tre volumi sono: Il primo volume / delle novelle del Bandello / nuovamente ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio / Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti. / All’ illustriss. et reverendiss. / Signor. Giovann. Antonio Serbellone, in Milano, imprimevano i fratelli da Meda, M D LX; Il secondo volume / delle novelle del Bandello / nuovamente ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal Signor / Ascanio Centorio de gli Hortensii à / ciascuna novella fatti. / All’ illustriss. et eccellentiss. / Signor Duca di Parma e di Piacenza, in Milano, appresso à Giovann’ Antonio de gli Antonij, M D LX; Il terzo volume / delle novelle del Bandello / nuovamente ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio / Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti. / All’ illustriss. et eccellentiss. / S. Marchese di Pescara governatore e capitan ge / nerale del Re di Spagna nello stato di Melano, in Milano, appresso à Giovann’ Antonio de gli Antonij, M D LX. I tre volumi della raccolta furono reimpressi nel 1566: Il primo volume / delle novelle / del Bandello / novamente corretto, / et illustrato dal sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Alla magnifica, et nobiliss. signora; la signora / Pichebella Ragazzoni Paiarina, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI; Il secondo volume / delle novelle / del Bandello / novamente corretto, / et illustrato dal sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Al Clariss. signor il signor Giorgione Cornaro, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI; Il terzo et ultimo volume / delle novelle / del Bandello / novamente corretto, / et illustrato dal sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Al Mag. et eccellente / signore il sig; Luigi Griti, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI. 267 Tra le opere che ebbero come modello le novelle dell’antologia sansoviniana, vengono da Fernandéz indicati: Los muertos vivos, comedia di Lope de Vega, composta tra il 1599 e il 1602 che porta tracce della novella X dei Diporti (e a differenza della novella dei Diporti, delle Lettere amorose e della novella contenuta nella raccolta del Bandello in Los muertos vivos il nome della protagonista coincide con il nome della novella contenuta nelle Cento novelle scelte di F. Sansovino); El médico de Cádiz, sesta novella del Teatro popular di Francisco de Lugo y Dávila che porta tracce della novella IV dei Diporti (secondo Rodríguez la fonte della novella dovrebbe essere l’edizione del 1561 delle Cento novelle scelte di Sansovino); La cruel aragonesa, terza novella delle Jornadas alegres di Castillo Solórzano, pubblicate nel 1626 provengono probabilmente dall’edizione del 1603 o 1610 delle Cento novelle scelte sansoviniane; En el delito el remedio, quinta novella di Los alivios de Casandra di Castillo Solórzano, pubblicato nel 1640. Cfr. DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, La influencia de las 66 I. 10. Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola (Caravaggio, ca. 1480 - tra il 1557 e il 1558)268 Le Piacevoli notti nella seconda metà del Cinquecento e all’inizio del Seicento ebbero un grande sucesso e tutte le stampe avevano una cosa in comune, uscirono a Venezia.269 La raccolta è composta da due parti, Primo libro e Secondo libro e purtroppo non ci sono pervenuti gli originali manoscritti.270 Straparola ottenne il primo privilegio per stampare Le Piacevoli notti l’8 marzo del 1550.271 La princeps della prima parte della raccolta (Primo libro) venne pubblicata nel 1550 a Venezia presso Comin da Trino272 e per il suo successo novelas de Girolamo Parabosco (passando por Sansovino) en la literatura española del siglo de oro, pp. 220- 224. 268 Altre forme del nome che venivano usate: Strapparola, Streparola, Streparolle. L’ipotesi della data di morte, sostenuta da Jannet, si basa sul fatto che l’edizione del 1557 come l’ultima riporta nel colophon la scritta «ad instanza dell’autore». Secondo Pirovano però bisognerebbe trovare altre prove perché secondo lui «le edizioni del 1556 e 1557 sono semplicemente emissioni del 1555 e quindi la data di morte potrebbe anche essere retrodatata: non ci fu una specifica edizione diversa dalle precedenti». Cfr. GIOVANNI FRANCESCO STRAPAROLA, Le piacevoli notti, vol. 1, a cura di DONATO PIROVANO, Roma, Salerno Editrice, 2000, pp. LI e LIII-LIV. 269 Giancarlo Mazzacurati, riprendendo le informazioni dalla lista di Giuseppe Rua, menziona che nella seconda parte del Cinquecento uscirono venti edizioni delle Piacevoli notti più 3 della prima e 4 della seconda parte. Donato Pirovano afferma che nel periodo compreso tra il 1550 e il 1608 furono pubblicate più di venti edizioni. Nel censimento del Brakelmann comprendente le edizioni pubblicate tra il 1550 e tra il 1608 vengono indicate 28 edizioni e lo stesso numero delle edizioni viene indicato da Marco Federici. Bonomi fa riferimento a 25 edizioni pubblicate tra il 1550 e il 1613. Bisogna però prendere in considerazione che in alcuni casi il Primo libro e il Secondo libro circolavano separati, in alcuni casi i volumi circolavano riuniti e in alcuni casi i volumi furono legati insieme un po’ a caso, per cui non è facile stabilire un numero preciso. Tuttavia il censimento più affidabile è la descrizione delle edizioni fatta da Donato Pirovano, perché da lui viene indicato anche la collocazione e le anomalie degli esemplari. Cfr. GIANCARLO MAZZACURATI, La narrativa di Giovan Francesco Straparola e l’ideologia del fiabesco, in All’ombra di Dioneo. Tipologie e percorsi della novella da Boccaccio a Bandello, a cura di MATTEO PALUMBO, Firenze, La Nuova Italia, 1996, pp. 151-189, a p. 162; DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, in «Giornale storico della letteratura italiana», volume CLXXVII, 2000, pp. 540-569, a p. 540; DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, in «Filologia e critica», 26, (2001), pp. 60-93, a p. 60; F. W. J. BRAKELMANN, Giovan Francesco Straparola da Caravaggio, Inaugural-Dissertation zur Erlangung der Philosophischen Doctorwürde, Göttingen, Universitäts-Buchdruckerei von E. A. Huth, 1867, pp. 16-20; FRANCISCO TRUCHADO, Honesto y agredable entretenimento de damas y galanes, a cura di MARCO FEDERICI, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2014 (vd. capitolo 2.5 La fonte italiana); GIOVANNI FRANCESCO STRAPAROLA, Le piacevoli notti, vol. 1, a cura di DONATO PIROVANO, p. XI; CELSO BONOMI, M. Gianfrancesco Straparola da Caravaggio, Pavia, Fratelli Fusi, 1899, p. 15. 270 ANNA MARIA CABRINI, GIOVAN FRANCESCO STRAPAROLA. – Le piacevoli notti, a cura di DONNATO PIROVANO. – Salerno Editrice, 2000, in «Giornale storico della letteratura italiana», Volume CLXXVIII, Anno CXXVIII, Fasc. 584 (2001), pp. 596-599, a p. 596. 271 Cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 542. 272 Il titolo intero è: Le piacevoli / notti di m. Giovan / francesco Straparola da / Caravaggio. / Nelle quali si conten- / gono le favole con i loro enimmi / da dieci donne, et duo giovani rac- / contate, cosa dilettevole, ne piu data in luce, in Vinegia, per Comin da Trino di Monferrato, appresso Orpheo dalla carta tien per insegna S. Alvise, M. D. L. Anche se sul frontespizio si trova la datazione del 1550, come è stato notato da Donato Pirovano, «in calce alla lettera dedicatoria del primo volume c’è la data (2 gennaio 1550), che va interpretata secondo il calendario allora in uso a Venezia (partiva dal 1 marzo). Dunque, in termini attuali, il primo volume fu edito nei primi mesi del 1551». Cfr. GIOVANNI FRANCESCO STRAPAROLA, Le piacevoli notti, vol. 1, a cura di DONATO PIROVANO, p. LIII. Per la descrizione delle edizioni a stampa cinquecentesche e seicentesche, per le divergenze macrostrutturali e per le informazioni riguardanti le singole edizioni cfr. 67 venne subito ristampata presso lo stesso editore nel 1551 e poi nel 1555.273 La princeps della seconda parte della raccolta (Secondo libro) uscì nel 1553, di nuovo presso Comin da Trino,274 e fu da lui ristampata nel 1554.275 A partire dal 1555 le due parti del libro cominciarono a circolare anche riunite.276 C’è da precisare che nelle biblioteche si possono trovare alcune edizioni in cui le due parti furono legate insieme diciamo casualmente.277 Nel 1558 la novella I, 1 cominciò a circolare separatamente.278 DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, pp. 60-76; DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, pp. 540-569. 273 I titoli interi sono: Le piacevoli / notti di M. Giovan / francesco Straporola da / Caravaggio. / Nelle q ali (sic) si conten / gono le favole con i loro enimmi da / dieci donne, et duo giovani rac- / contate, cosa dilettevole, ne piu data in luce, in Vinegia, per Comin da Trino di Monferrato, A San Luca al segno del diamante, M. D. LI (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 39.J.21); Le piacevoli / notti di M. Giovan- / francesco Straparola da / Caravaggio. / Nelle quali si conten- / gono le favole con i loro enimmi da / dieci donne, et duo giovani rac- / contate, cosa dilettevole, / ne piu data in luce, in Vinegia, per Comin da Trino di Monferrato, M. D. LV (il titolo dell’edizione del 1555 è stato tratto da DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 62). 274 Il titolo intero è: Le piacevoli / notti di M. / Giovan Francesco / Straparola da / Caravaggio. / Nelle quali si contengono / le favole con e lor enigmi da dieci donne raccon / tate, cosa dilettevole, ne piu data in luce. / Libro secondo, in Vinegia per maestro Comin da Trino ad instanza dell’autore, A san Bortholomeo alla libraria della colombina, M D LIII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 966-1/2). 275 Il titolo intero è: Le piacevoli / notti di M. / Giovan Francesco / Straparola da / Caravaggio. / Nelle quali si contengono / le favole con e lor enigmi da dieci donne raccon- / tate, cosa dilettevole, ne piu data in luce. / Libro secondo, in Vinegia, per maestro Comin da Trino ad istanza dell’autore, M D L IIII (il titolo dell’edizione del 1555 è stato tratto da DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 62). 276 Cfr. DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 63; ANNA MARIA CABRINI, GIOVAN FRANCESCO STRAPAROLA. – Le piacevoli notti, a cura di DONATO PIROVANO. – Salerno Editrice, p. 596. In GIUSEPPE RUA, Intorno alle “Piacevoli notti” dello Straparola, in «Giornale storico della letteratura italiana», volume XV, 1º semestre 1890, pp. 111-151, a p. 118 viene indicato che i due volumi furono riuniti a partire dall’edizione del 1556 pubblicata a Venezia presso Comin da Trino. Rua si riferisce a Brunet, Manuel, Supplemento, t. II, coll. 698-9. A parte che la data è stata anteceduta da Donato Pirovano, sembra che l’edizione del 1556 si è conservata soltanto in due volumi separati. 277 Nell’esemplare della Folger Shakespeare Library e nell’esemplare della British Library con segnatura General Reference Collection 245.e.21-22 sono uniti il Primo libro del 1550 e il Secondo libro del 1555. Nell’esemplare della Yale University Library con segnatura Hd28 734 sono uniti il Primo libro del 1550 e il Secondo libro del 1553. Nell’esemplare della Biblioteca Nazionale di Firenze e nell’esemplare della Biblioteca Civica "Angelo Mai" di Bergamo sono uniti il Primo libro del 1551 e il Secondo libro del 1554. Nell’esemplare della Biblioteca Angelica di Roma con segnatura F. ANT Z. LXII 25 sono uniti il Primo libro del 1556 e il Secondo libro del 1557. Cfr. DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 61 e 63. 278 Nella Biblioteca Marciana di Venezia si trovano due esemplari della novella senza data con i frontespizi diversi. In entrambi i casi la novella è intitolata Copia di un novo caso notabile intervenuto a un gran gentil’uomo genovese, dove intenderete come il figliuolo menò il padre alla giustizia, cosa molto utile da intendere. Un esemplare fu stampato in Venetia ad instanzia di m. Vincenzo Cancelliere da Pistoia, Astrologo e sul frontspizio riporta ritratto di Gabriele Simeoni. In fine dell’esemplare si trova la data manoscritta 1558 adì 1 setembrio. Invece l’altro esemplare fu stampato in Venetia ad instanza di M. Vincenzo Cancellieri da Pistoia e sul frontespizio riporta, secondo le parole di Pirovano, «la Giustizia: donna seduta su un trono ricavato dalla sporgenza di una nicchia, con spada e bilancia, libro chiuso a destra: marca attribuita ad Agostino Bindoni.» Cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, pp. 553-554. 68 Più tardi, a partire dall’edizione del 1569, le due parti riunite vennero intitolate Le tredici piacevoli notti del sig. Gio. Francesco Straparola da Caravaggio.279 Il titolo deriva dalla struttura della raccolta che è divisa in tredici notti: la prima parte contiene cinque notti e la seconda ne contiene otto. Ogni notte poi include cinque favole, a parte la tredicesima che ne include tredici. L’edizione pubblicata nel 1573 è la prima edizione in cui viene usato soltanto un frontespizio e le pagine nelle due parti non vengono contate separatamente.280 Secondo il catalogo OPAC SBN, l’edizione del 1586 sarebbe stata pubblicata «In Venetia: appresso Domenico Cavalcalupo: [Sansovino, Francesco!, 1586». Secondo il sito il nome di Francesco Sansovino viene ricavato dalla marca Z394, contenuta sul frontespizio. Tuttavia è molto probabile che si tratti di un’informazione erronea, perché è possibile che Francesco Sansovino in quel periodo ormai non fosse più in vita e poi la marca con la luna crescente voltata a destra veniva usata da Francesco Sansovino nel periodo compreso tra il 1568 e tra il 1575.281 Anche se Le Piacevoli notti inizialmente riuscirono a sfuggire all’attenzione della censura (non furono incluse nemmeno nell’indice del 1564),282 a partire dall’edizione del 1555 cominciarono a subire moltissime variazioni sia nella struttura sia nel contenuto delle singole novelle.283 Un’altra edizione con maggiori modifiche sostanziali rispetto alle edizioni precedenti è l’edizione del 1565.284 279 Cfr. EDIT 16; DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 68. 280 Il titolo intero è: Le tredici / piacevoli notti / del Sig. Gio. Francesco / Straparola, / da Caravaggio. / Divise in due libri. / Nuovamente ristampate, et con somma dili- / genza reviste, et corrette, in Vinegia, presso Altobello Salicato, M D LXXIII. Il titolo è stato tratto da DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 68. Per il resto cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 561. 281 Poi nel periodo 1569-1578 la stessa marca veniva usata anche da Giacomo Sansovino, nel periodo 1569-1578 e nel 1600 da Fabrizio Zanetti. La stessa immagine su EDIT 16 viene segnata anche come marca U810 e riporta le informazioni sulla datazione e sull’uso della marca leggermente diverse: in questo caso di Francesco Sansovino addirittura non se ne parla, nel 1575-1580 la marca U810 veniva usata da Giacomo Sansovino e nel 1600 da Fabrizio Zanetti. Cfr. EDIT 16. 282 Cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 562. 283 Nell’ottava giornata venne sostituita la terza novella che parla del Frate Tiberio Palavicino con altre due novelle numerate VIII, 3 e VIII, 4. Non si sa con certezza se si tratti di intervento d’autore o no. Visto che una delle due novelle è una traduzione della novella latina di Girolamo Morlini e Straparola nel Secondo libro si servì di altre 23 novelle morliniane, potrebbe trattarsi di intervento d’autore. Comunque Donato Pirovano sostiene che si tratti di un maneggiamento tipografico perché «le due novelle aggiunte occupano esattamente lo stesso spazio di quella, più lunga, sostituita, compromettendo «irrimediabilmente la struttura narrativa», ma salvando «l’impianto tipografico» del volume. Cosa che evidentemente l’autore avrebbe potuto ben diversamente realizzare, producendo una novella della stessa lunghezza di quella da sostituire». Cfr. ANNA MARIA CABRINI, GIOVAN FRANCESCO STRAPAROLA. – Le piacevoli notti, a cura di DONATO PIROVANO. – Salerno Editrice, 2000, p. 597; DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, pp. 79-81; Cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, pp. 550-551; RENZO BRAGANTINI, La prosa volgare del Cinquecento. Il teatro, in Storia della letteratura italiana, diretta da ENRICO MALATO, vol. X La 69 Soltanto nel marzo del 1572 il cardinal Sirleto venne avvisato della pericolosità delle Piacevoli notti.285 Come afferma Donato Pirovano, nel 1574 la raccolta fu introdotta sotto indicazione «Notte del Straparola» in Aviso alli librari che non faccino venire l’infrascritti libri, et ritrovandosene havere, che non li vendino senza licenza pubblicato a Roma presso eredi di Antonio Blado e in Ex Vercellis Libri parte sospesi fin a novo aviso dalla S. Romana, et universal Inquisitione, et parte dal tutto prohibiti. Le piacevoli notti furono inserite anche nella lista senza datazione intitolata Annotatio librorum et eorum qui suspensi fuerunt usque ad novam expurgationem Santissime Universalis Inquisitionis praeter eos qui continentur in Indice Generali edictio sacri Concilii Tridentini decreto e poi circa nel 1580 in Nota de libri prohibiti et de alcuni sospesi, fin che di loro venghi fatta nuova expurgatione dalla Santissima Inquisitione universale. Oltra quelli che sono contenuti nell’Indice generale fatto già per ordine et decreto del sacro Concilio di Trento. Ancora nel 1580 furono incluse in Ex Taurino Avertimento per li librari di Roma de libri, che oltra quelli che si contengono nell’Indice Tridentino non si possono vendere senza licenza, parte per esser reprobati, parte per sospesi, parte per esser sospetti e in Novus Index Librorum prohibitorum et suspensorum pubblicato a Parma presso Erasmo Viotti e anche nell’indice locale di Alessandria. Nel 1583 furono vietate, finché non fossero state espurgate, dall’indice intitolato Libri extra Indicem prohibiti Romae, in quibus annotati sunt aliquot errores, et propterea sunt expurgandi nec passim omnibus permittendi sine recognitione pubblicato a Napoli. La correzione della raccolta la ordinavano anche la Bulla Sanctissimi D. N. Sixti Papae V. Emendatioris indicis cum suis regulis super librorum prohibitione, expurgatione et revisione, tradizione dei testi, a cura di CLAUDIO CIOCIOLA, Roma, Salerno Editrice, 2001, cap. XVI, pp. 741-815, a p. 749. Un altro simile intervento viene segnalato da Brakelmann, il quale avverte che nella copia dell’edizione del 1558, da lui scoperta presso la Königlichen Bibliothek di Berlin, la novella IX, 4 fu sostituita da un’altra: «Wir kommen nach diesem bibliographischen Details speciell auf die castrirten Ausgaben der Nächte ist die erste von 1598. Wenn auch schon in früheren Ausgabe kleine Veränderungen vorgennomen waren, ja in der Ausgabe von 1558 eine ganze Novelle IX, 4 mit einer anderen vertauscht ist, so ist doch gennante Ausgabe, welche bisher von keinem Bibliographen citirt ist und von mir auf der berliner königl. Bibliothek aufgefunden wurde, die erste, wo die Beschneidung des Textes in grösserem Maβstäbe, metodisch, und nach bestimmten Principien vollzogen ist.» Cfr. F. W. J. BRAKELMANN, Giovan Francesco Straparola da Caravaggio, pp. 20-21. Visto che Brakelmann si riferisce a un specifico esemplare della Königlichen Bibliothek di Berlin e avverte che le divergenze dell’edizione non furono ancora citate da nessun bibliografo e visto che (da come ho potuto verificare) nell’esemplare dell’edizione del 1558 della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 968-1/2, ugualmente come in tutte le altre edizioni precedenti, si trova la novella del Papiro Schizza (rispetto alle edizioni precedenti nella novella viene omesso l’appellativo «Pre»), è probabile che si tratti di una variante di stato. Il titolo intero dell’esemplare con segnatura P.o.it. 968-1/2 è: Le piacevoli / notti di Messer Giovan- / francesco Straparola / da Caravaggio. / Nelle quali si contengono / le Favole con i loro Enimmi da dieci donne, / et duo giovani raccontate. / Cosa dilettevole, / ne più data in luce. / Libro secondo, in Vinegia, appresso Domenico Gilio, 1558. La novella IX, 4 si trova alle cc. 73v-78v. 284 DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, pp. 66-67. 285 Cfr. UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 102. 70 necnon cum abrogatione caeterorum indicum hactenus editorum et revocatione facultatis edendorum, nisi ad praescriptam harum regularum normam, pubblicata a Roma nel 1590 e l’indice di Clemente VIII, intitolato Index librorum prohibitorum cum Regulis confectis per Patres a Tridentina Synodo delectos, auctoritate Pii IIII primum editus, postea vero a Sixto V et nunc demum a Sanctissimo D. N. Clemente Papa VIII, recognitus et auctus. Instructione adiecta de imprimendi et emendandi libros ratione, pubblicato a Roma presso Paolo Blado nel 1593.286 L’indice di Clemente VIII fu ristampato nel 1596.287 La censura continuava a porre le difficoltà agli editori anche nel Seicento quando l’11 dicembre 1604 venne confermata la necessità di espurgare le novelle.288 Infine, Le piacevoli notti apparvero nell’Editto del Maestro del sacro Palazzo F. Gio. Maria Guangelli da Brisighella del 16 dicembre 1605 in cui c’è scritto: «Notti dello Straparola con gli Enimmi, si vieta à fatto.»289 Comunque sia, le edizioni continuarono a uscire (pur con varie modifiche) anche quando la raccolta cominciò a essere discussa e fu inserita negli indici dei libri proibiti. Interessante è il caso dell’edizione segnalata da Donato Pirovano che fu pubblicata nel 1580 a Venezia «senza il nome dello stampatore e probabilmente senza una specifica e individuabile marca tipografica: c’è semplicemente un fregio». Secondo Pirovano, l’edizione è paragonabile all’edizione del 1584 pubblicata da Domenico Farri, per cui lo studioso avanza l’ipotesi che «forse lo stampatore rischiò una pubblicazione anonima nel 1580 e, non avendo subito conseguenze, si espose in prima persona con quella del 1584». L’ultima edizione che strutturalmente corrisponde all’edizione del 1565 è l’edizione del 1586.290 Altre edizioni uscite nel clima dei divieti che rispetto all’edizione del 1565 subirono gradualmente sempre più modifiche sono le seguenti: 1597, 1598, 1599, 1601, 1604 e nel 1608.291 C’è da notare che 286 Nella bolla di papa Sisto V si trova: «Ioannis Francisci Strapparolae le piacevoli notti, quousque ex superioribus regulis corrigantur». Invece nell’indice di Clemente VIII si trova: «Notti dello Strapparola, se non saranno emendate». Cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, pp. 562-564; Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, pp. 40, 48, 158, 326, 380, 757, 766. 287 DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 564; Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, p. 71. 288 UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 69. 289 Cfr. Editto del Maestro del Sacro Palazzo F. Gio. Maria Guangelli da Brisighella, Roma, appresso gli Stampatori Camerali, MDCIII incluso in Index librorum prohibitorum cum regulis confectis Per Patres à Tridentina Synodo delectos auctoritate Pii IV. primum editus Postea verò à Sixto V. auctus, et nunc denum S. D. N. Clementis Papae VIII. Iussu recognitus, & publicatus, Romae, Apud Impressores Camerales, 1596, p. 74 (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 N. libr. 49). 290 Cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, pp. 562-563. 291 Le tredici, / et piacevoli / notte / del S. Giovan Francesco / Straparola, / da Caravaggio, / Divise in due libri. / Novamente ristampate, et con somma diligenza / reviste, et espurgate da tutti quelli errori / che in esse si 71 nonostante che nel 1605 la pubblicazione venne del tutto vietata, l’edizione del 1608 sul frontespizio riporta «Con licentia de’ Superiori». A partire dall’edizione del 1598 vengono introdotte le illustrazioni. Interessante è l’edizione del 1599 perché come ha segnalato già Donato Pirovano, lo stampatore De Vecchi ha nella raccolta inserito «alcune figure tolte dall’antologia del Sansovino che lui stesso aveva pubblicato l’anno precedente».292 È probabile che nel Cinquecento le illustrazioni nei libri venivano riutilizzate, perché alcune immagini che si trovano nelle prime edizioni delle Cento novelle scelte di Sansovino si trovano anche nell’edizione del Decameron del 1555. Una di queste immagini che si trovano nel Decameron pervenne nelle Piacevoli notti del 1599. Quest’immagine si trova prima del Proemio. 293 Dopo l’edizione del 1608294 le Piacevoli notti furono pubblicate parzialmente nell’Settecento e nell’Ottocento e per intero nel 1899 (la prima parte) e nel 1908 (la seconda parte).295 contenevano, in Venetia, presso Daniel Zanetti, M. D. XCVII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 5580); Le tredici / piacevolissime / notti / Di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio; / Divise in due libri. / Espurgate nuovamente da molti errori, et di bellissime / Figure adornate, in Venetia, presso Daniel Zanetti, M. D. XCVIII (titolo è stato tratto da DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 72); Le / tredici / piacevolissime / notti / Di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio; / Divise in due libri. / Espurgate nuovamente da molti / errori, e di belliβime / Figure adornate. / Con l’aggonta di Cento Enigmi/ da indovinare, in Venetia, presso Alessandro de’ Vecchi, M D XCIX (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it.337); Le tredici / piacevolissime / Notti / di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio: / divise in due libri; / Nuovamente di beliβime Figure adornate, et ap- / propriate à ciascheduna Favola. / Con la tavola di tutto quello, che in esse si / contengono. / Con licentia de’ Superiori, in Venetia, appresso Daniel Zanetti, M. DCI (mi servo dell’esemplare conservato presso la Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 4815); Le tredici / piacevolissime / notte / di M. Gio: Francesco / Straparola / da Caravaggio. / Divise in due libri. / Nuovamente di belissime Figure adornate, et / appropriate a ciascheduna Favola. Con la / Tavola di tutto quello, che in esse / si contengono. / Con licentia de’ Superiori, in Venetia, appresso Zanetto Zanetti, M. DC. IV (il titolo è stato tratto da DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 74). L’edizione esiste in due varianti di stato: la var. B è conservata ad esempio presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; Le tredici / piacevolissime / Notti / di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio: / divise in due libri: / Nuovamente di belissime Figure adornate, et / appropriate à ciascheduna Favola. / Con la tavola di tutto quello, che in esse si / contengono, in Venetia, appresso Zanetto Zanetti, M. DC. VIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze con segnatura MAGL.3.5.184). 292 DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 567. 293 Si tratta dell’edizione del Decameron curata da Girolamo Ruscelli che contiene la Vita di Messer Giovanni Boccaccio descritta da M. Francesco Sansovino e Epiteti usati da M. Giovanni Boccaccio, posti per ordine di alfabeto raccolti da M. Francesco Sansovino. Il titolo intero è: Il Decamerone / di M. Giovanni Boccaccio, alla sua intera perfettione / ridotto, et con dichiarationi / et avvertimenti illustrato, / per Girolamo Ruscelli. / Hora in questa seconda editione dal medesi / mo per tutto migliorato. / Con un vocabolario gene / rale nel fine del libro, & con gli / Epiteti dell’Autore, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi, alla bottega d’Erasmo, M. D. LV. 294 Da Giuseppe Pitrè, in Fiabe, Novelle e Racconti popolari siciliani, Palermo, Pedone-Lauriel, 1875, p. LI (n.4) e poi da Giuseppe Rua viene citata un’edizione del 1613 a cura di Zanetto Zanetti, ma questa edizione dagli studiosi non è mai stata ritrovata. Cfr. DONATO PIROVANO, Per l’edizione de Le piacevoli notti di Giovan Francesco Straparola, p. 76. 295 DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 569. 72 Le piacevoli notti si diffusero attraverso traduzioni anche all’estero. Come prima è apparsa la traduzione francese della prima parte della raccolta a opera di Jean Louveau nel 1560 e pubblicata a Lione da Guillaume Rouille, la seconda parte venne tradotta da Pierre De Larivey nel 1572.296 296 Secondo Hartmanová in Francia negli anni 1573-1615 furono pubblicate almeno 11 edizioni delle Piacevoli notti. Donato Pirovano menziona almeno 12 edizioni prima del secondo decennio del XVII secolo. Cfr. la prefazione di ALENA HARTMANOVÁ in GIOVAN FRANCESCO STRAPAROLA, Líbezné noci, Praha, Melantrich, 1975, p. 9; GIOVANNI FRANCESCO STRAPAROLA, Le piacevoli notti, vol. 1, a cura di DONATO PIROVANO, p. XI; DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 555; Manuel du libraire et de l’amateur de livres, Tome V, par JACQUES-CHARLES BRUNET, Paris, Librairie de Firmin Didot Frères, 1864, p. 560. I titoli interi delle principes sono: Les / facecieuses / Nuictz du Sei- / gneur Ian Fran- / cois Stra- / parole: Aueq les Fables & Enigmes, racon- / tées par deux ieunes ge(n)tilzhom- / mes, & dix Damoiselles. Novvellement traduittes d’Italien en François, par Ian Louveau. Avec privilegedu Roy, a Lyon, par Guillame Roville, 1560 (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 971); Le second et dernier livre des Facecieuses nuicts du Seigneur Iean Straparole. Traduict d’Italien en François par P. Delarivey, Lyon, Benoist Rigaud, 1572 (cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 555). Altre edizioni delle traduzioni francesi: Les facecieuses nuictz du Seigneur Iean François Straparole: avec les fables & enigmes, racontées par deux ieunes gentilz-hommes, & dix damoiselles / novvellement traduictes d’italien en fra[n]çois par Iean Lovveau, a Paris, pour Vincent Norment, [1571?] (cfr. l’esemplare della Folger Shakespeare Library con segnatura A-2S⁸ 2T⁴); Les / Facecieuses / Nuictz du Sei- / gneur Ian Francois / Straparole. / Auec les Fables et Enigmes, racontees / par deux ieunes Gentilzhommes, / et dix Damoiselles. / Novvellement traduictes d’Italien en / François par Iean Louveau, a Lyon, par Benoist Rigaud, 1572 (mi servo dell’esemplare presso la Bibliothèque Municipal de Lyon con segnatura 813065); Les facecieuses nuictz, Paris, pour Claude Gaultier, 1573 (cfr. USTC); Les / Facecieuses / nuictz du Sei- / gneur Iean / François Straparole. / Avec les Fables & Enigmes, racontées / par Iean Lovveau, a Paris, Mathurin Martin, 1573 (cfr. USTC); Le second / et dernier li- / vre des Facecieu- / ses nuicts du Sei- / gneur Iehan François/ Straparole: / Contenant plusieurs belles fables, & plaisans / Enigmes, racontées par dix Damoiselles, / & quelques Gentilshommes. / Traduict d’Italien en François, / par Pierre Delarivey / champenois, a Paris, pour Abel l’Angelieur, tenant sa boutique au premiere pillier de la grand’salle du Palais, 1576 (cfr. USTC); Le / premier livre des / Facecieuses nuictz / du Seigneur Iean François / Straparole. / avec les Fables & Enigmes, racontées / par deux ieunes gentilz-hommes, / & dix Damoiselles. / Novellement traduictes d’Italienen / François par Iean Lovveau. / De novveau revevës, corrigées, & augmen- / tées de chansons au commencement de / chacune nuict, a Paris, pour Abel L’Angelier, tenant sa boutique au premier pilier de la grand salle du Palais, 1577 (cfr. l’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40. Mm.2.(Vol.1)); Le / second / et dernier li- / vre des Facecieu- / ses nuicts, du Sei- / gneur Iean François / Straparole. / Contenant plusieurs belles fables, et plaisans / Enigmes, racontées par dix Damoiselles, / et quelques Gentils-hommes. / Traduict d’Italien en François, / par Pierre De la Rivey / champenois, a Paris, pour Abel l’Angelier tenant sa boutique au premier pillier de la grand salle du Palais, 1577 (cfr. l’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40. Mm.2.(Vol.2)); Les nuicts facetieuses, Lyon, Guillaume Rouillé, 1578 (cfr. USTC); Le / premier / livre des / Facecieuses / nuicts du Seigneur Iean / François Straparole. / Avec les Fables & Enigmes, racontees, / par deux Gentils-hommes, & / dix Damoiselles. / Traduictes d’Italien en François / par Iean Lovveau. / Et de novveau reveves, corrigees, & augmen- / tees de chansons & enigmes mis en sonnets. / non encor imprimez, par Pierre de la Rivey Champenois, a Paris, pour Abel l’Angelier, tenant sa boutique au premier pillier de la grand’salle du Palais, M. D. LXXXI (cfr. USTC); Les / Facecieuses / nuictz du Sei- / gneur Iean François / Straparole. / Avec les fables & Enigmes, racontees / par deux ieunes Gentilzhommes, / & dix Domoiselles. / Novvellement traduictes d’Italien en / François par Iean Lovveau, a Lyon, par Benoist Rigaud, 1581 (cfr. USTC); Le second et dernier livre des Facecieuses nuicts du seigneur Iean Straparole. Contenant plusieurs belles fables, et plaisans enigmes, racontees par dix damoiselles, et quelques gentilshommes. Traduict d’italien en françois par Pierre Delarivey Champenois, Lyon, pour Benoist Rigaud, 1582 (cfr. l’esemplare presso la Bibliothèque Municipal de Lyon con segnatura 813128); Les / nuicts / Facecieuses / du Seigneur Iean / François Strapa- / role premier & se- / cond Livre. / Contenant plusieurs belles Fables & / plaisans Enigmes, racontées par / vingt Gentils-hommes & / quelques Damoiselles. / Traduictes d’Italien en François par Pierre de la Rivey, Champenois, a Paris, pour Abel l’Angelier, tenânt sa boutique au premier pillier de la grand’salle du Palais, 1585; Le / second / et dernier li- / vre des Facecieu- / ses nuicts du sei- / gneur Iean François / Straparole, / Contenant plusieurs belles Fables, & / plaisans Enigmes, racontées par 73 Entro la fine del Cinquecento Le piacevoli notti furono tradotte anche in spagnolo, da Francisco Truchado.297 La princeps della traduzione delle prima parte fu pubblicata nel 1578. Secondo Marco Federici la traduzione della prima parte è basata sull’edizione italiana del 1565 pubblicata a Venezia presso Andrea Reverenoldo e Giorgio Zili o sull’edizione italiana del 1567 pubblicata a Venezia presso Iseppo di Mantelli. La princeps della traduzione della seconda parte della raccolta uscì nel 1581. La prima parte fu ripubblicata nel 1580 e 1582 mentre la seconda parte nel 1582 e 1583. Più tardi nel 1598 e nel 1612 la traduzione venne pubblicata in un volume unico.298 Siccome alla fine della prima parte dell’edizione del 1612 si dix / Damoiselles & quelques Ge(n)tils-ho(m)mes. / Traduict d’Italien en François, / par Pierre De la Rivey, / champenois, a Paris, pour Abel l’Angelier, tena(n)t sa boutique au premier pillier de la grand salle du Palais, 1585 (cfr. USTC); Les Facecieuses nuicts du Seigneur Iean François Straparole. Avec les Fables & Enigmes, racontees par deux ieunes Gentilz-hommes & dix Damoiselles. Novellement traduictes d’Italien en François par Iean Louveau, a Lyon, par Benoist Rigaud, 1596 (cfr. l’esemplare presso la Bibliothèque Municipal de Lyon con segnatura Chomarat 5605); Facecieuses / nuicts du Seigneur / Iean François / Straparole. / Avec les Fables et Enigmes, racontees par / deux ieunes Gentils-hommes, et / dix Damoiselles. / Novellement traduites d’Italienen Fran- / çois par Iean Lovveau, a Roven, chez Iean Osmont, dans la Court du Palais, 1601; Le second / et dernier livre / des Facecieuses / nuicts du seigneur Iean Fran- / çois Straparole. / Contenant plusieurs belles Fables, et plaisant / Enigmes racontees par dix Damoiselles, et quelques Gentils-hommes. / Traduit d’Italien en François par Pierre / Delarivey Champenois, a Roven, chez Iean osmont, dans la Court du Palais, 1601 (cfr. l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 973/1/2); Les Facecieuses Nuicts du seigneur Jean François Straparole…; Nouvellement traduictes d’Italien en François par Jean Louveau, Lyon, Pierre Delarivey, 1611 (cfr. l’esemplare della Staatsbibliothek zu Berlin con segnatura Xr 3068). In Catalogue de livres rares et curieux, partitions d’opéras, recueils de chants, etc. provenant de la bibliothéque de feu M. CARBONEL, Ancien directeur de la musique de la reine Hortense, Paris, L. Potier, 1856, a p. 23 e in Catalogue des livres manuscrits et imprimés composant la bibliothèque de M. ARMAND CIGONGNE, Membre de la Société des bibliophiles précédé d’une notice bibliographique par M. Leroux de Lincy Secrétaire de la Société des bibliophiles, Paris, chez L. Potier, 1861, a p. 363 viene citata l’edizione del 1615: Les Facecieuses Nuicts du seigneur Jean-Francois Straparole, avec les fableset enigmes, racontées par deux jeunes gentils hommes et dix damoiselles, novellement traduictes d’italien en françois par Jean Louveau, Paris, G. Loyson, 1615; Le second et dernier livre des Facecieuses Nuicts du sieur J. – F. Straparole, traduict d’italien en françois par Pierre de Larivey, Champenois, Paris, J. Bouillerot, s.d. 297 GIOVANNI FRANCESCO STRAPAROLA, Le piacevoli notti, vol. 1, a cura di DONATO PIROVANO, p. XI. 298 Cfr. FRANCISCO TRUCHADO, Honesto y agredable entretenimento de damas y galanes, a cura di MARCO FEDERICI (vd. capitolo 2.5 La fonte italiana); LEONARDO COPPOLA, La proyección de Straparola en la novela española del siglo de oro desde una perspectiva editorial, in «Edad de Oro», XXXIII, 2014, pp. 65- 85, a p. 69; ELENA E. MARCELLO, Sobre la traducción española de «Le piacevoli notti» de G. F. Straparola. Antígrafo, configuración de la obra y autocensura en Francisco Truchado, in «Revista Hispánica Escandinava», 2, 2013, pp. 48-65, a p. 48; ELENA E. MARCELLO, Sulla diffusione e traduzione delle novelle di G. F. Straparola in Spagna I – La Novella VI, I, in ASSUMPTA CAMPS (ed.), La traducción en las relaciones ítaloespañolas: lingua, literatura y cultura, Barcelona, Universitat de Barcelona, 2012, pp. 171-185, a p. 173. L’edizione del 1578 è stata scoperta recentemente nel 2011 da González Ramírez, per questo motivo in vari studi compare ancora come l’editio princeps della traduzione spagnola l’edizione del 1580. I titoli interi delle traduzioni spagnole sono: Honesto / y agredable entrete- / nimiento de damas y galanes. / Compuesto por el señor Ioan Francisco Carva- / cho caballero Napolitano. Y traduzido de / lengua Toscana en la nuestra vulgar, / por Francisco Truchado ve- / zino de Baeça, en Çaragoça, impresso con lice(n)cia en casa de Ioan Soler impressor de libros enfrente de S. Francisco, A(n)no. 1578 (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 38.W.32); Honesto y agradable entretenimiento de damas y galanes, Bilbao, Juan Ruelle, 1580 (cfr. USTC); Segunda parte, del honesto y agradable entretenimento, Baeça en casa de Juan Bautista de Montoya, 1581 (cfr. USTC); Honesto y agradable entretenimiento de damas y galanes, Granada, en casa de Rene Rabut, a costa de Francisco García & Juan Díaz, 1582 (cfr. USTC); [H]onesto y agradale entretenimiento / Compuesto por el illustre cavallero Francisco estraparola de Carvacho, Napolitano; y traduzida de lengua toscana, en la nuestra vulgar, por Fra(n)cisco Truchado vevino (sic) de Baeça…, Baeça en 74 trova scritto «Acabose de imprimir en Pamplona en casa de Nicolas de Asiayn impressor del Reyno de Navarra, a(n)no de MDC.XI.»,299 in alcune biblioteche questa edizione viene registrata come l’edizione del 1611.300 La raccolta nel Cinquecento fu probabilmente conosciuta e tradotta anche in Germania, perché Brakelmann avverte che in un’opera tedesca, dell’inizio del Seicento, si accenna alla traduzione della raccolta.301 Oltre al Brakelmann fa menzione della traduzione tedesca, oggi sconosciuta, anche Johann Fischar il quale nel 1575 tradusse due novelle dello Straparola e le pubblicò in Affentheurliche Naupengeheurliche Geschichtklitterung.302 Una delle novelle venne tradotta anche in inglese da William Painter e inserita nella raccolta Palace of Pleasure (1566-1567)303 e due delle novelle furono nel 1575 tradotte in portoghese e inserite in Contos e historias de proveito e exemplo di Gonçalo Fernandes Transcoso.304 casa de Juan Bautista de Montoya, 1582 (cfr. l’esemplare della Biblioteca General de Universidade de Coimbra con segnatura R-5-24); Segunda parte del honesto y agradable entretenimiento, Baeça, en casa de Juan Bautista de Montoya, 1583 (cfr. USTC); Primera y segunda parte del honesto y agradable entretimiento de damas y galanes, compuesto por Juan Francisco Carvacho, traduzido de lingua toscana en la nuestra vulgar por Francisco Truchado, Madrid, por L. Sanchez, 1598 (cfr. DONATO PIROVANO, Una storia editoriale cinquecentesca: «Le Piacevoli notti» di Giovan Francesco Straparola, p. 567). Similmente come era nel caso delle edizioni italiane, la traduzione circolava anche in volumi separati. Volumi separati possiede ad esempio la Österreichische Nationalbibliothek: Primiera / parte del Ho- / nesto y agradable entretenimiento / de Damas, y Galanes. / Compuesto por Ioan Francis- / co Carvacho, Cavallero Napolitano. Y traduzido de / lengua Toscana en la nuestra Vulgar, por / Francisco Truchado vezino / de Baeça. / Con licencia, en Pamplona, en casa Nicolas de Assiayn, l’inpressor del Reyno de Navarra, A(n)no 1612 (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 155092-A.1); Secunda / parte del Ho- / nesto y agradable entretenimiento / de Damas, y Galanes. / Compuesto por Ioan Francis- / co Carvacho, Cavallero Napolitano. Traduzido de / lengua Toscana en la nuestra Vulgar, por / Francisco Truchado vezino / de Baeça. / Con licencia, en Pamplona, en casa Nicolas de Assiayn, l’inpressor del Reyno de Navarra, A(n)no 1612 (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 155092-A.2). 299 Primiera / parte del Ho- / nesto y agradable entretenimiento / de Damas, y Galanes. / Compuesto por Ioan Francis- / co Carvacho, Cavallero Napolitano. Y traduzido de / lengua Toscana en la nuestra Vulgar, por / Francisco Truchado vezino / de Baeça. / Con licencia, en Pamplona, en casa Nicolas de Assiayn, l’inpressor del Reyno de Navarra, A(n)no 1612, c. 202r. 300 Nella Biblioteca Nacional de España si trova un esemplare con segnatura R/4254(1) che è segnato come l’edizione del 1611: Primiera parte del honesto entretenimiento de damas y galanes, en casa de Nicolas de Assiayn, 1611. 301 Cfr. GIUSEPPE RUA, Intorno alle “Piacevoli nottiˮ dello Straparola, p. 123; F. W. J. BRAKELMANN, Giovan Francesco Straparola da Caravaggio, pp. 27-29. 302 ELENA E. MARCELLO, Sulla diffusione e traduzione delle novelle di G. F. Straparola in Spagna I – La Novella VI, I, p. 173. 303 Cfr. la prefazione di ALENA HARTMANOVÁ in GIOVAN FRANCESCO STRAPAROLA, Líbezné noci, p. 9; ELENA E. MARCELLO, Sulla diffusione e traduzione delle novelle di G. F. Straparola in Spagna I – La Novella VI, I, p. 173. 304 Ibidem. 75 I. 11. Le Novelle di Matteo Maria Bandello (Castelnuovo Scrivia, 1485 - Bassens, 1561) Inizialmente alcune delle novelle bandelliane circolarono separate in forma manoscritta. Probabilmente a partire dal 1506 fino agli anni cinquanta, le singole novelle furono inviate ai vari destinatari.305 Soltanto più tardi le novelle vennero unite e pubblicate. Le Novelle sono un’opera composta da quattro parti: le prime tre parti, curate dall’autore stesso, furono pubblicate a Lucca nel 1554 presso la tipografia Busdrago, mentre la quarta parte uscì postuma a Lione nel 1573 presso Alessandro Marsili.306 Le prime tre parti della raccolta, dopo essere state “corrette”, furono ripubblicate nel 1560 a Milano da Giovanni Antonio Degli Antoni.307 In un certo senso si trattava di un’espurgazione perché le Novelle subirono delle modifiche per essere conformi con il clima della controriforma e per non attirare l’attenzione a sé.308 Nonostante l’autore fosse ancora in vita, gli interventi di Ascanio Centorio degli Hortensii erano notevoli: dalle tre raccolte sono state tolte tutte le 186 lettere 305 GUILLERMO CARRASCÓN, Apuntes para un estudio de la presencia de Bandello en la novela corta del siglo XVII, in «Edad de Oro», XXXIII (2014), pp. 53-67, a p. 55. 306 Cfr. ALBERTO CASADEI, MARCO SANTAGATA, Manuale di letteratura italiana medievale e moderna, p. 208; C. AGOSTI GAROSCI, Per la cronologia di alcune novelle di Matteo Bandello, in «GSLI», LIX (1912), pp. 91-112. I titoli interi delle principes dei quatro volumi sono: La prima parte / de le Novelle / del / Bandello, in Lucca, per il Busdrago, M. D. LIIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/4 P. o.it. 53-1); La seconda parte / de le Novelle / del / Bandello, in Lucca, per il Busdrago, M. D. LIIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/4 P. o.it. 53-2); La terza parte / de le Novelle / del / Bandello, in Lucca, per il Busdrago, M. D. LIIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/4 P. o.it. 53-3); La / quarta / parte de le / Novelle del Bandel- / lo nuovamente / composte: / Nê per l’adietro date in luce, in Lione, appresso Alessandro Marsilij, M. D. LXXIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/4 P.o.it. 104ic). 307 NICOLA IGNAZIO LOI, Riscrivere e rileggere Bandello. Il destino del paratesto tra Histoires tragiques (1559) ed edizione milanese (1560), in Novellieri italiani in Europa testi e studi, a cura di ALDO RUFFINATTO, GUILLERMO CARRASCÓN, Torino, Accademia University Press, 2015, p. 351. I titoli interi delle tre ristampe sono: Il Primo Volume / Delle Novelle Del Bandello / nuovamente ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio / Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti. / All’Illustriss. Et Reverendiss. / Signor Giovann’Antonio Serbellone / Cardinal di san Giorgio, in Milano, appresso à Giovann’ Antonio de gli Antonij, M D LX. In fine si legge: IN MILANO, imprimevano i fratelli da Meda. (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o.it. 104 i-1); Il Secondo Volume / Delle Novelle Del Bandello / Nuovamente Ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal Signor / Ascanio Centorio de gli Hortensii à / ciascuna novella fatti. / All’Illustriss. Et Eccellentiss. / Signor Duca di Parma e di Piacenza, in Milano, apresso à Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LX (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o.it. 104 i-2); Il Terzo Volume / Delle Novelle Del Bandello / Nuovamente Ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio / Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti. / All’Illustriss. Et Eccellentiss. / S. Marchese di Pescara governatore e capitan ge- / nerale del re di Spagna nello stato di Melano, in Milano, apresso à Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LX. In fine si legge: IN MILANO, imprimevano i fratelli da Meda (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 296-3). 308 Anche se una vera forma di espurgazione canonica viene messa ufficialmente in pratica nel 1564, i Veneziani l’espressione “espurgazione” usavano già nel 1555. Cfr. UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 37. 76 dedicatorie e 64 novelle intere, in più in alcune novelle Centorio aggiunse alcuni sensi morali.309 Le prime tre parti delle Novelle espurgate sono state un’altra volta ristampate nel 1566 a Venezia presso Camillo Franceschini. Questa versione fu curata e illustrata da Alfonso Ulloa ed è una pura ristampa della versione precedente.310 Poi nel 1567 a Venezia venne vietata la stampa dell’edizione del 1566, «perché pubblicata “senza licentia”, pur recando sul frontespizio l’indicazione “Con privilegio”».311 Nel marzo 1572 il cardinal Sirleto venne avvertito del «mancato inserimento nell’Indice di autori lincenziosi come [...] Bandello, che insegnavano il libertinaggio e l’adulterio».312 Negli anni sucessivi la raccolta fu inserita in diversi indici dei libri proibiti: nell’Avviso alli librari firmato da Paolo Constabili e pubblicato a Roma dagli eredi di Antonio Blado nel 1574, nel Novus index librorum prohibitorum et suspensorum di Parma del 1580, nella Nota de libri del 1580, nell’indice di Alessandria/Tortona del 1580, nel Libri extra indicem prohibiti Romae del 1583. La circolazione delle Novelle finché non sarebbero state 309 Cfr. UGO ROZZO, Italian literature on the Index, in Church, Censorship and Culture in Early moderne Italy, Cambridge, Cambridge University Press, 2001, p. 212-213. Alcuni dettagli riguardanti le modifiche vengono dichiarate direttamente da Ascanio Centorio degli Hortensii il quale nella dedica a Francesco d’Avalos, Marchese di Pescara e governatore, e capitano generale del re di Spagna nello Stato di Milano, impressa a Milano il 15 ottobre del 1560, dichiara: «[ho] letto le novelle del Bandello, e quelle di molte (anzi infinite) che erano, ridotte à meno, scegliendo di loro le migliori, e lasciando l’altre, che mi pareano indegne della lettura, e specialmente ove si trattava de religiosi, da parte, aggiungendole alcuni sensi morali, e purgandole al meglio che si puote, le divisi (si come erano di prima) in tre volumi». Cfr. Il Terzo Volume / Delle Novelle Del Bandello / Nuovamente Ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio / Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti. / All’Illustriss. Et Eccellentiss. / S. Marchese di Pescara governatore e capitan ge- / nerale del re di Spagna nello stato di Melano, in Milano, apresso à Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LX, c. †2r. 310 Cfr. CHARLES DEJOB, De l’influence du Concile de Trente sur la littérature et les beaux-arts chez les peuples catholiques. Essai d’introduction a l’histoire littéraire du siècle de Louis XIV, Paris, 1884. Ristampa, Genève, Slatkine reprints, 1969, p. 166. I titoli interi sono: Il Primo Volume / Delle Novelle / Del Bandello / Novamente Corretto, Et Illustrato Dal Sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Alla Magnifica, et nobiliss. signora; la signora / Pichebella Ragazzoni Paiarina, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 54-1); Il Secondo Volume / Delle Novelle / Del Bandello / Novamente Corretto, Et Illustrato Dal Sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Al Clariss. signor il signor Giorgione Cornaro, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 54-2); Il Terzo Et Ultimo Volume / Delle Novelle / Del Bandello / Novamente Corretto, Et Illustrato Dal Sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Al Mag. Et Eccellente / Signore il Sig; Luigi Griti, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 54-3). 311 UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 167. 312 Ivi, p. 102. 77 espurgate era vietata anche dall’indice di Sisto V del 1590 e l’indice di Clemente VIII, del 1593.313 Altre edizioni italiane delle Novelle ricominciarono a uscire soltanto a partire dal ʼ700.314 Similmente come è stato nel caso del Novellino di Masuccio Salernitano, la cui opera nel ʼ700 fu contraffatta, anche le Novelle di Bandello in quel periodo uscirono in edizione contraffatta: le quattro parti delle Novelle furono pubblicate nell’arco di tempo compreso tra il 1791 e il 1793 in nove volumi. Sui frontespizi invece di riportare le indicazioni del luogo «Livorno presso Tommaso Masi» riportano le indicazioni di «Londra presso Riccardo Bancker».315 Le Novelle godettero di grande sucesso anche all’estero: già nel 1559 Pierre Boaistuau e François de Belleforest cominciarono a tradurre alcune novelle in francese e pubblicarle sotto il titolo Les histoires tragiques.316 Come fonte per le prime diciotto Histoires tragiques e 313 Ivi, pp. 52-53; 59; 166-168; Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, pp. 27; 158, 776. 314 I titoli interi delle prime edizioni settecentesche: La prima parte de le Novelle del Bandello. In Lucca per Vincentio Busdrago, 1554, e di nuovo in Londra, per S. Harding, M. DCC. XL; La seconda parte de le Novelle del Bandello. In Lucca per Vincentio Busdrago, 1554, e di nuovo in Londra, per S. Harding, M. DCC. XL; La terza parte de le Novelle del Bandello. In Lucca per Vincentio Busdrago, 1554, e di nuovo in Londra, per S. Harding, M. DCC. XL; La quarta parte de le Novelle del Bandello. In Lione per Alessandro Marsilii, 1573, e di nuovo in Londra, per S. Harding, M. DCC. XL. Per l’elenco delle edizioni fino al 1978 vedi Saggio biobibliografico in MATTEO BANDELLO, Novelle, introduzione di Luigi Russo, note di Ettore Mazzalli, Milano, BUR, 1990, pp. 31-80 (specialmente pp. 72-75). 315 La prima parte de le Novelle del Bandello, Tomo primo, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno, Tommaso Masi], 1791; La prima parte de le Novelle del Bandello, Tomo secondo, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno, Tommaso Masi], 1791; La prima parte de le Novelle del Bandello, Tomo terzo, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno, Tommaso Masi], 1791; La seconda parte de le Novelle del Bandello, Tomo quarto, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno, Tommaso Masi], 1792; La seconda parte de le Novelle del Bandello, Tomo quinto, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno, Tommaso Masi], 1792; La seconda parte de le Novelle del Bandello, Tomo sesto, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno, Tommaso Masi], 1792; La terza parte de le Novelle del Bandello, Tomo settimo, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno,Tommaso Masi], 1792; La terza parte de le Novelle del Bandello, Tomo ottavo, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno, Tommaso Masi], 1792; La quarta parte de le Novelle del Bandello, Tomo nono, Londra, presso Riccardo Bancker [i. e. Livorno, Tommaso Masi], 1793. Cfr. OPAC – SBN. 316 Cfr. ELISABETTA MENETTI, Ricognizione Bandelliana. Per una riflessione sulle Novelle di Matteo Bandello, in «Matteo Bandello. Studi di letteratura rinascimentale», 1 (2005), pp. 65-77, a p. 75; MATTEO BANDELLO, Novelle, a cura di ELISABETTA MENETTI, Milano, BUR, 2011, p. 54; ELISABETTA MENETTI, Enormi e disoneste: le novelle di Matteo Bandello, Roma, Carocci editore, 2005, p. 26. La traduzione fu pubblicata presso diversi editori: Histoires / Tragiques / Extraictes des oevvres italiennes de / Bandel, & mises en nostre langue / Françoise, par Pierre Boaistuau sur- / nommé Launay, natif de Bretaigne. / Dediées à Monseigneur Matthieu de / Mauny, Abbé des Noyers, a Paris, pour Vincent Sertenas, 1559; Histoires / Tragiques / Extraictes des / oevvres italiennes de / Bandel, & mises en nostre langue / Françoise, par Pierre Boaistuau sur-/nommé Launay, natif de Bretaigne. / Dediées à Monseigneur Matthieu de / Mauny, Abbé des Noyers, a Paris, pour Benoist Prevost, 1559; Histoires / Tragiques / Extraictes des / oevvres italiennes de / Bandel, & mises en nostre langue / Françoise, par Pierre Boaistuau sur-/nommé Launay, natif de Bretaigne. / Dediées à Monseigneur Matthieu de / Mauny, Abbé des Noyers, a Paris, pour Gilles Robinot, 1559; Continvation / des Histoi- / res Tragiques, Ex- / traites de l’Italien de / Bandel, mises en langue Fran- / çoise, par François de Belle- / Forest Commingeois. / A tres-haut, tres-illustre, & tres-excellent Prince, / Monseigneur Charles Maxmilian, Duc d’Orleans, a Paris, pour Giles Robinot, 1559; Continvation / des Histoi- / res Tragiques, Ex- / traites de l’Italien de / Bandel, mises en langue Fran- / çoise, par François de Belle- / Forest Commingeois. / A 78 per la Continuation si servirono delle tre principes italiane del 1554.317 Le novelle arrivarono a sette volumi. La princeps del settimo volume fu stampata nel 1583.318 Secondo il catalogo USTC nella seconda metà del ʼ500 uscirono ben 94 edizioni delle traduzioni francesi di cui 59 furono pubblicate a Parigi, 23 a Lione, 8 a Torino, 3 a Anversa e 1 s. l.319 Come si può vedere dalle date di pubblicazione l’opera in francese circolò anche nel periodo quando la sua circolazione in alcuni regioni italiane era vietata.320 Dalle principes francesi furono tradotte alcune novelle in inglese: The Tragicall History of Romeus and Juliet di Arthur Brooke (1562), The Palace of Pleasure di William Painter (1566-1567) e Certain Tragicall Discourses di Geoffrey Fenton (1567).321 La traduzione di William Painter fu ristampata nel 1575 e nel 1580.322 Nel 1583 la circolazione del testo francese fu interdetta323 e quattordici novelle della traduzione francese furono tradotte da Vincente de Millis in spagnolo sotto il titolo Historias trágicas ejemplares, sacadas de las obras de Bandello, veronés. La traduzione spagnola fu per la prima volta pubblicata nel 1589 a Salamanca (a spese di Juan de Millis Gondínez) e fu ristampata subito nello stesso anno (a spese di Claudio Curlet), poi nel 1596 a Madrid presso Pedro Madrigal (a spese di Claudio Curlet) e nel 1603 (a spese di Miguel Martínez).324 Visto tres-haut, tres-illustre, & tres-excellent / Prince, Monseigneur Charles Maxi- / milian, Duc d’Orleans, a Paris, par Benoist Prevost, 1559. Cfr. USTC. 317 NICOLA IGNAZIO LOI, Riscrivere e rileggere Bandello. Il destino del paratesto tra Histoires tragiques (1559) ed edizione milanese (1560), in Novellieri italiani in Europa testi e studi, p. 352. 318 GUILLERMO CARRASCÓN, Apuntes para un estudio de la presencia de Bandello en la novela corta del siglo XVII, p. 57. 319 Bisogna specificare che alcune traduzioni uscirono in 7 volumi. 320 Lo confermano ben 40 ricorrenze dei volumi che uscirono nel periodo tra il 1572 e il 1593. Cfr. USTC. 321 Cfr. GUILLERMO CARRASCÓN, Apuntes para un estudio de la presencia de Bandello en la novela corta del siglo XVII, p. 57; MATTEO BANDELLO, Novelle, a cura di ELISABETTA MENETTI, p. 7. Cfr. USTC. I titoli interi delle traduzioni sono: ARTHUR BROOK, The tragicall history of Romeus and Juliet, written first in italian by Bandell, and now in english, London, by Richard Tottel, 1562; WILLIAM PAINTER, The Palace of Pleasure beautified, adorned and well furnished, with pleasaunt histories and excellent novelles, selected out of divers good and commendable authors, London, Richard Tottel & William Jones, 1566; WILLIAM PAINTER, The second tome of the Palace of Pleasure conteyning store of goodly histories, tragicall matters, and other morall argument, very requisite for delighte and profit, London, Henry Bynneman for Nicholas England, 1567; GEOFFREY FENTON, Certain Tragicall Discourses, London, Thomas Marsh, 1567. Cfr. USTC. 322 WILLIAM PAINTER, The Palace of Pleasure beautified, adorned and well furnished, London, Thomas Marsh, 1575; WILLIAM PAINTER, The second tome of the Palace of Pleasure conteyning store of goodlye histories, tragicall matters, & other morall argumentes, very requisite for delight and profyte, London, Thomas Marsh, 1580. Cfr. USTC. 323 MARÍA SOLEDAD ARREDONDO, Notas sobre la traduccion en el siglo de oro: Bandello francoespañol, in Imágenes de Francia en las letras hispánicas, a cura di FRANCISCO LAFARGA, Barcelona, Promociones y Publicaciones Universitarias, 1989, pp. 217-227, a p. 218. 324 Cfr. LOPE DE VEGA, El castigo sin Venganza, Edición de ALEJANDRO GARCÍA REIDY, Barcelona, Crítica, 2009, p. 15; GUILLERMO CARRASCÓN, Apuntes para un estudio de la presencia de Bandello en la novela corta del siglo XVII, pp. 57-58. Il titolo intero della prima ristampa è: Historias / Tragicas exemplares, / sacadas de las obras del Bandello / Verones. Nuevamente traduzidas de las / que en lengua Francesa adornaron / Pierres Bouistau, y Francisco / de Belleforest. / Contienense en este libro catorze Historias nota- / bles, repartidas por capitulos, en Salamanca, por Pedro Lasso, a costa de Claudio Curlet Saboyano, 1589. Il titolo 79 che la princeps spagnola contiene il privilegio reale, intitolato «Summa del Privilegio», datato «a diez y ocho de Septiembre. 1584» e «Aprovacion» firmata da Iuan de Olave «en Madrid, a xij. De Septiembre 1584», si capisce che la traduzione impiegò cinque anni prima di essere pubblicata.325 In Spagna, le novelle del Bandello, circolavano sia in italiano sia nelle traduzioni francesi e catalane. Da come afferma Daniel Fernández Rodríguez, sembra che in Spagna le traduzioni erano più lette dell’originale perché pare che si sia conservato solo un esemplare dell’edizione del 1566 delle Novelle (presso la Biblioteca Menéndez Pelayo de Santander, segnatura 1226).326 I. 12. Il Pecorone (Cinquanta novelle) di Giovanni Fiorentino (attivo nella seconda metà del 14º secolo)327 La raccolta composta da 50 novelle e 25 ballate, ambientata nel 1378 in un convento forlivese, fu probabilmente scritta da Giovanni Fiorentino.328 Fino a oggi si sono conservati tre manoscritti: Firenze, Biblioteca Medicea, Rediano 161; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, II IV 139 di provenienza magliabechiana; Milano, Biblioteca Trivulziana, 85. I primi due codici risalgono al sec. XV mentre il terzo al secolo XVI.329 L’editio princeps, curata da Lodovico Domenichi, è del 1558,330 anche se per esempio su EDIT 16 o nei cataloghi delle biblioteche possiamo trovare stampe che sul frontespizio dell’ultima ristampa è: Historias / Tragicas / Exemplares, sacadas / del Bandello Verones. Nuevame(n)- / te traduzidas de las que en lengua / Francesa adornaron Pierres / Bouistau, y Fra(n)cisco de / Belleforest. / Contienense en este libro catorze His- / torias notables, repartidas / por capitulos, en Valladolid, por Lorenço de Ayala, a costa de Miguel Martinez, 1603. 325 Ivi, cc. 2rv. 326 DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, La influencia de las novelas de Girolamo Parabosco (passando por Sansovino) en la literatura española del siglo de oro, pp. 220-221. 327 Giovanni Fiorentino veniva soprannominato Malitia Barratone. Esiste uno scritto di Niccolò Alunno d’Alife in cui Alunno fa accenno a un Giovanni da Fiorenza chiamato Malitia Barratone. Cfr. PASQUALE STOPPELLI, Malizia Barattone (Giovanni di Firenze) autore del "Pecorone", in «Filologia e critica», II, (1977), pp. 1-34, a p. 18. 328 La data 1378 che viene menzionata più volte nella raccolta, viene dai critici considerata come l’inizio della composizione dell’opera, mentre l’anno 1385 che si riferisce alla morte di Galeotto Malatesta (novella VII, 2), viene indicato come termine ante quem per la fine della composizione. I manoscritti che si sono conservati fino a oggi non riportano né il titolo né il nome dell’autore. Questi due dati sono stati attribuiti alle stampe da un sonetto-epilogo di cui ancora si discute la paternità (di recente attribuita a Giovanni Fiorentino). L’appellativo «ser Giovanni» appare per la prima volta nell’edizione a stampa del 1558 (pp. 1, 3); Introduzione di ENZO ESPOSITO, in SER GIOVANNI, Il Pecorone, a cura di ENZO ESPOSITO, Ravenna, Longo editore, 1974, pp. VII; XVI-XVII. 329 Cfr. PASQUALE STOPPELLI, Malizia Barattone (Giovanni di Firenze) autore del "Pecorone", p. 1. 330 Cfr. Introduzione di ENZO ESPOSITO, in SER GIOVANNI, Il Pecorone, a cura di ENZO ESPOSITO, p. VII; Il Pecorone di ser Giovanni Fiorentino nel quale si contengono cinquanta novelle antiche belle d’invenzione e di stile, volume primo, a cura di GAETANO POGGIALI, Milano, per Giovanni Silvestri, 1815, p. V. Il titolo intero della stampa è: Il Pecorone di / Ser Giovanni Fioren- / tino, nel quale si / contengono cinquanta / novelle antiche, / belle d’inventione / et di stile, in Milano, apresso di Giovann’Antonio de gli 80 riportano la data del 1554. Visto che l’edizione con la data del 1554 contiene la stessa dedica dell’edizione del 1558 datata «A XV d’aprile M. D. LVIII. Di Piacenza», è molto probabile che si tratti di versioni posteriori a questa data.331 Secondo EDIT 16 si tratta di una «contraffazione dell’edizione pubblicata a Venezia da Domenico Farri nel 1565, stampata a Lucca nel 1740 da Benedini».332 Come è già stato riferito da Enzo Esposito, l’edizione del 1558 rispetto al manoscritto Trivulziano 85 (secondo il quale fu stampata), presenta nel testo delle modifiche che corrispondono alle richieste del clima della controriforma tridentina.333 Nei cataloghi si trovano anche esemplari che sul frontespizio riportano la data 1559 e in fondo al libro riportano «In Milano / Imprimevano i fratelli da Meda, / M D LVIII».334 Secondo Bartolommeo Gamba gli esemplari con le copertine che recano la data 1558 e gli esemplari con le copertine che recano la data 1559 dovrebbero fare parte della stessa edizione, «la diversità consiste nella ristampa della metà del primo foglio, in cui seguirono alcune correzioni e mutazioni».335 In effetti altri studiosi non parlano dell’edizione del 1559. Nel ʼ500 ancora seguirono le ristampe del 1560 e del 1565 pubblicate presso Domenico Farri, che si basano sulla princeps.336 Antonij, MDLVIII, [in fine:] in Milano / imprimevano i fratelli da Meda. / M D LVIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/ P.o.it. 384). 331 Il titolo intero dell’edizione con la data 1554: Il Pecorone di / Ser Giovanni Fioren- / tino, nel quale si contengono cinquanta / novelle antiche, belle d’inventione / et di stile, in Milano, appresso di Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LIIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bodleian Library con segnatura Toynbee 2211). 332 Infatti all’inizio dell’esemplare della Bodleian Library c’è scritto a mano: «Contraffazione dell’edizione originale di Milano di Giovanni Antonio degli Antonj dell’an. 1558. Fu eseguita questa ristampa in Lucca circa il 1740. per opera dell’Ab. Bracci, a cui egli in seguito fece apporre in alcuni esemplari la dedicatoria del Domenichi, con sei intere pagine di correzioni degli errori corsi». Si tratta delle informazioni riprese da Bartolommeo Gamba. Cfr. Serie dei testi di lingua italiana e di altri esemplari del bene scrivere. Opera nuovamente rifatta da BARTOLOMMEO GAMBA di Bassano e divisa in due parti, Venezia, dalla Tipografia di Alvisopoli, MDCCCXXVIII, pp. 108-109; Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, edizione seconda, Firenze, tipografia all’insegna di Dante, M DCCCXXXV, a p. 36. L’edizione contraffatta uscì in due varianti (Var. A con impronta e.e, e-c- t-io dich (3) 1554 (R); Var. B con impronta s-l- e.za t-io dich (3) 1554 (R)). Il numero degli esemplari stampati fu abbastanza alto perché soltanto nel catalogo EDIT 16 ancora oggi troviamo indicati 43 esemplari. Cfr. EDIT 16. 333 Cfr. Nota al testo di ENZO ESPOSITO, in SER GIOVANNI, Il Pecorone, a cura di ENZO ESPOSITO, pp. XXXVII, XL-XLII. Per le modifiche introdotte nella princeps da Lodovico Domenichi vedi pp. XL-XLII. 334 Il titolo intero è: Il Pecorone di / ser Giovanni Fioren- / tino, nel quale si / contengono cinquanta / novelle antiche, / belle d’inventione / et di stile, in Milano, appresso di Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LVIIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40.M.11). Esistono delle varianti di questa edizione: l’esemplare conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma contiene la data scritta in questo modo «M D L IX» e contiene caratteri diversi rispetto all’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek. Vedi allegato n. 8. 335 Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, p. 34; Serie dei testi di lingua italiana e di altri esemplari del bene scrivere. Opera nuovamente rifatta da BARTOLOMMEO GAMBA di Bassano e divisa in due parti, p. 108. 336 Cfr. Nota al testo di ENZO ESPOSITO, in SER GIOVANNI, Il Pecorone, a cura di ENZO ESPOSITO, p. XLII. L’edizione del 1560 purtroppo non è reperibile. Il titolo intero della ristampa è: Il / Pecorone / di ser 81 Nel 1574 il Pecorone venne inserito nell’Aviso alli librari, firmato da F. Paolo Constabili, stampato a Roma presso gli eredi di Antonio Blado.337 Nel 1580 apparve nell’indice di Alessandia/Tortona338 e nell’indice di Parma.339 Figurò anche negli indici romani del 1590 e del 1593 e nell’indice portoghese del 1581 (promulgato da Jorge de Almeida).340 Il 22 agosto del 1601 fu ordinata espurgazione dell’opera, 341 le correzioni non durarono molto perché la raccolta espurgata uscì ancora in quel anno in Treviso presso Deuchino e contiene la dedica a Gasparo Curto Nascimbeni datata «In Trevigi il 18 di Aprile. M. DCI.».342 La versione rassettata conteneva soltanto 46 novelle (anche se il titolo ne menziona 48).343 Infine l’11 dicembre del 1604 il Pecorone fu proibito del tutto.344 La circolazione della raccolta continuò a essere ostacolata dalla censura ancora a lungo, in effetti ancora in alcuni indici pubblicati nel ʼ700 o nel ʼ800 possiamo trovare la formula «Giovanni Fiorentino. Il Pecorone, nel quale si contengono cinquanta novelle antiche. Donec corrigatur. Dec. 7 aug. 1603.» 345 A parte la già citata edizione contraffatta che sul frontespizio riporta la Giovanni / Fiorentino. / Nel quale si contengono / cinquanta novelle / antiche, belle d’in- / ventione et / di stile, in Vinegia, appresso Domenico Farri, M D LXV (mi servo dell’esemplare conservato presso la Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40.Mm.103). 337 Cfr. UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, pp. 52-53. 338 Cfr. Ivi, p. 59. 339 Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, p. 1010. 340 Cfr. MARÍA JOSÉ VEGA, La ficción ante el censor. La novella y los índices de libros prohibidos en Italia, Portugal y Espaňa (1559-1596), in Ficciones en la ficción. Poéticas de la narración inserta (siglos XV-XVII), por JOSÉ VALENTÍN NÚÑEZ RIVERA, p. 55; Index de Livres Interdits, Vol. IX. Index de Rome 1590, 1593, 1596. Avec étude des index de Parme 1580 et Munich 1582, par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, UGO ROZZO, PETER G. BIETENHOLZ, PAUL F. GRENDLER, p. 164. 341 Cfr. UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 69. Anche nell’Editto del Maestro del Sacro Palazzo F. Gio. Maria Guangelli da Brisighella, stampato a Roma, appresso gli Stampatori Camerali, MDCIII che è incluso in Index / librorum / prohibitorum / cum regulis confectis / Per Patres à Tridentina Synodo / delectos / auctoritate Pii IV. primum editus, / Postea verò à Syxto V. auctus, / et nunc denum S. D. N. / Clementis Papae VIII. / Iussu recognitus, & publicatus. / Instructione adiecta / De exequenda prohibitionis, de que sincerè emendandi et imprimendi libros, ratione, Romae, Apud Impressores Camerales, 1596, a p. 70 (l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 N. libr. 49) si trova scritto «Gio. Fiorentino, il Pecorone. In Trevigi 1600. Donec corrigatur.». 342 Cfr. Il / Pecorone / di ser Giovanni / Fiorentino, / Nel quale si contengono quarant’otto / Novelle antiche, belle d’inventione, / et di stile. / Al molto Mag. & Illust. Sig. Gasparo Curto / Nascimbeni mio Sig. osservadiss., in Trevigi, appresso Eva(n)gelista Dehuchino, M. DCI, c. A3r. 343 Enzo Esposito nella sua Nota al testo di ENZO ESPOSITO, in SER GIOVANNI, Il Pecorone, a cura di ENZO ESPOSITO, a p. XLII cita Passano che si riferisce alle edizioni del 1601 e del 1630: «oltr’essere per ogni riguardo inferiori d’assai anche a quelle del Farri, ed in vari luoghi alterate e ritocche, contengono sole 46 Novelle, invece di 48, com’è indicato nel frontespizio: manca la I della Giornata VI, la II della Giornata XIII ed anche quelle della Giornata XIV». Passano si riferisce alla numerazione delle novelle della princeps perché l’edizione del 1601 finisce con la novella XXIIII, 1. 344 Cfr. UGO ROZZO, Italian literature on the Index, p. 209; JOSEPH HILGERS, Der Index der Verbotenen Bücher. In seiner neuen Fassung dargelegt und rechtlich-historisch gewürdigt, Freiburg im Breisgau, Herdersche Verlagshandlung, 1904, pp. 418-21. 345 Cfr. ad esempio: Index librorum prohibitorum S(anctis)s(i)mi D. N. Benedicti XIV pontificis maximi. jussu recognitus, atque editus, Romae, Ex typographia Reverendae Camerae Apostolicae, M.DCC.LVIII, p. 113 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Taylor Institution Library di Oxford con segnatura Vet. Ital. III. B. 314); 82 data del 1554, esiste anche un’altra contraffazione settecentesca che sul frontespizio porta «Londra, presso Riccardo Bancker» invece di «Livorno, Masi».346 Alcune novelle della raccolta influenzarono anche la letteratura all’estero. Dalla novella IV, 1 che parla di Gianetto e della Donna di Belmonte, la cui trama fu incorporata anche nella princeps delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino,347 trasse ispirazione William Shakespeare che la rielaborò in The Merchant of Venice (1594 o 1596).348 La novella I, 1 di Galgano e Minoccia e la novella IX, 1 di Bindo e Ricciardo furono tradotte da William Painter e inserite nel primo volume del suo Palace of Pleasures come novelle XLVII e XLVIII.349 Index librorum prohibitorum SS. Domini nostri Gregorii XVI pontificis maximi Jussu editus Romae MDCCCXLI, Monteregali, excudebat Petrus Rossi impressor episcopalis, 1852, p. 199. 346 Il titolo intero con falsa data è: Il Pecorone di ser Giovanni fiorentino nel quale si contengono cinquanta Novelle antiche Belle d’invenzione e di stile, Londra, presso Riccardo Bancker [ma Livorno, Masi], 1793. Per quanto riguarda l’edizione successiva, pubblicata nel 1804, segue la contraffazione del 1793. Per l’elenco completo delle edizioni del Pecorone fino al 1944 e per la descrizione dei manoscitti vedi Nota al testo di ENZO ESPOSITO, in SER GIOVANNI, Il Pecorone, a cura di ENZO ESPOSITO, pp. XLII-XLVIII. 347 Si tratta della novella VI, 5. 348 «Le fonti dirette del Mercante di Venezia sono costituite dalla prima novella della Quarta Giornata de Il Pecorone di ser Giovanni Fiorentino […] e dal racconto LXVI dei Gesta Romanorum, compilazione trecentesca tradotta in inglese da Richard Robinson nel 1577». Cfr. WILLIAM SHAKESPEARE, Il Mercante di Venezia, Traduzione e cura di AGOSTINO LOMBARDO, Testo originale a fronte, Milano, Feltrinelli, 2003, p. 202. 349 Cfr. Introduzione di ENZO ESPOSITO, in SER GIOVANNI, Il Pecorone, a cura di ENZO ESPOSITO, p. XXVII. 83 II. Le Cento novelle scelte dai più nobili scrittori di Francesco Sansovino II. 1. Vita e formazione di Francesco Sansovino (Roma, 1521 - Venezia, 1583)350 Francesco Sansovino nacque a Roma, ma dopo che suo padre Iacopo Sansovino nel 1529 ottenne l’incarico di “protomastro della Repubblica”, Francesco trascorse gran parte dell’infanzia a Venezia. Frequentò la scuola a Santa Maria della Fava, dove studiò grammatica e retorica. A quindici anni cominciò a frequentare l’università di Padova per diventare avvocato, come voleva il padre, ma durante il corso seguiva anche alcune lezioni di retorica e di filosofia che si svolgevano parallelamente presso le cattedre di medicina, di chirurgia, di filosofia, di logica, di greco e di latino. Il pensiero di Sansovino fu anche influenzato dall’ambiente dell’Accademia degli Infiammati di Padova con cui venne a contatto durante gli studi. Nonostante Francesco non volesse svolgere il mestiere di avvocato, nel marzo del 1543 a Bologna concluse gli studi ottenendo il titolo di dottore in iure cesareo. Di seguito ritornò a Venezia.351 La sua produzione e le sue attività furono numerose,352 scriveva sia in versi sia in prosa, si dedicava alle traduzioni, curava e commentava le opere dei classici, brevemente 350 La data della morte è insicura perché alcuni indicano l’anno 1583 mentre altri il 1586. L’anno 1583 è indicato in MARTYNA URBANIAK, Tra Doni e Sansovino: la novella in volgare nel Cinquecento, in Dissonanze concordi. Temi, questioni e personaggi intorno ad Anton Francesco Doni, a cura di GIOVANNA RIZZARELLI, p. 295; PATRICK MULA, “Dipinto in scrittura”. Pour une bibliographie des travaux de Francesco Sansovino, polygraphe vénitien (1521-1583), «La Bibliofilía», 112/3 (2010), pp. 245-280; MICHEL BIDEAUX, La composition du recueil, in GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par Michel Bideaux, p. 44; ELIANA CARRARA, Francesco Sansovino letterato e intendente d’arte, «Arte veneta: rivista di storia dell’arte», vol. 59 (2002), p. 229; GIULIO REICHENBACH, Francesco Sansovino, in Enciclopedia italiana, Roma, Treccani, 1936. Consultabile su: http://www.treccani.it; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 383; Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo: EDIT 16 – ICCU (Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche) consultabile all’indirizzo: http://edit16.iccu.sbn.it/. L’anno 1586 è indicato in Del novelliero italiano volume terzo contenente novelle XXXI, Venezia, Giambattista Pasquali, MDCCLIV, p. XVII; Encyclopedia of Italian Literary Studies, general editor GAETANA MARRONE, New York-London, Routledge Taylor & Francis Group, 2006, vol. I, editors PAOLO PUPPA, LUCA SOMIGLI, p. 1297; BARBARA AGOSTI, Artisti spagnoli e fonti italiane, in Norma e capriccio: Spagnoli in Italia agli esordi della “maniera modernaˮ, a cura di Tommaso Mozzati, & Antonio Natali, Firenze, Giunti editore, 2013, p. 164; CHRISTIANE GRUBER and AVINOAM SHALEM, The Image of the Prophet between Ideal and Ideology: A Scholarly Investigation, Berlin, De Gruyter, 2014, p. 245; Bibliografie dějin Českých zemí, Historický ústav AV ČR consultabile all’indirizzo: http://portaro.eu/huav; Biblioteca virtual Miguel de Cervantes consultabile all’indirizzo: http://www.cervantesvirtual.com. 351 Cfr. ELENA BONORA, Ricerche su Francesco Sansovino imprenditore librario e letterato, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1994, pp. 12, 17-22, 25, 43. 352 Durante la sua carriera scrisse, tradusse e curò più di ottanta libri. Cfr. MARTYNA URBANIAK, Tra Doni e Sansovino: la novella in volgare nel Cinquecento, in Dissonanze concordi, Temi, questioni e personaggi intorno ad Anton Francesco Doni, a cura di GIOVANNA RIZZARELLI, p. 295. 84 lavorò alla Corte di Roma per il papa Giulio III,353 a metà del Cinquecento eseguiva le revisioni di libri per i Riformatori dello Studio di Padova354 e infine nel 1560 riuscì ad aprire la stamperia di “Francesco Sansovino e compagni”.355 Anche se nel 1563 la stamperia chiuse e anche se dopo la sua nuova riapertura nel 1569 sui frontespizi venne sostituito il nome di Francesco Sansovino con il nome del figlio Giacomo, Francesco Sansovino in quel periodo era ancora attivo e partecipava alle riunioni dell’Arte dei libreri e stampatori.356 II. 2. Le Cento novelle scelte Dopo queste ricche esperienze, seguì la stesura delle Cento novelle scelte che nell’arco degli anni 1561-1619 furono ristampate ben nove volte,357 sempre a Venezia. Siccome la raccolta durante gli anni subì un notevole sviluppo e alcune modifiche, descriverò le edizioni più dettagliatamente in modo separato nei seguenti capitoli. Intanto accenno che si tratta di un’antologia358 di novelle di vari autori i cui nomi Sansovino indica soltanto nell’avvertenza al lettore (inoltre non sempre in modo corretto) senza dichiarare mai il nome degli autori delle singole novelle. Secondo l’avvertenza (Francesco Sansovino a’ lettori) nella raccolta appaiono le novelle «del Brevio, del Gratia, del Firenzuola, d’Erasto, del Salernitano, del Parabosco, d’un Ser Giovanni che scrisse l’anno 1378, alcune dello Strapparuola» e alcune del Sansovino.359 A partire dall’edizione del 1562 fino all’edizione del 1571 in tutte le edizioni nell’avvertenza al lettore viene aggiunto il nome di Molza. Nelle seguenti edizioni l’avvertenza al lettore non compare più. Le novelle sono inserite in una cornice di ispirazione boccacciana ambientata nel 1556 (quindi poco prima di essere pubblicata). Anche se Sansovino dice che «le presenti novelle 353 Cfr. ELENA BONORA, Ricerche su Francesco Sansovino imprenditore librario e letterato, pp. 46-51. Per una bibliografia delle opere di Sansovino vedi PATRICK MULA, “Dipinto in scrittura”. Pour une bibliographie des travaux de Francesco Sansovino, polygraphe vénitien (1521-1583), pp. 245-280. 354 MARIO INFELISE, I libri proibiti. Da Gutenberg all’Encyclopédie, Roma-Bari, Laterza, 2013, p. 20. 355 Finora è stato identificato soltanto un nome dei soci: ELENA BONORA, Ricerche su Francesco Sansovino imprenditore librario e letterato, pp. 63, 71, osserva che fino al 1561 Francesco Sansovino aveva come socio il suo amico Nicola Tinto di Francesco. 356 Ivi, pp. 66, 71. 357 Dopo la princeps del 1561 seguirono le ristampe del 1562, 1563, 1566, 1571, 1597/98, 1603, 1610 e 1619. 358 Sansovino nella lettera datata il 15 dicembre 1579 che scrive al Mag. Sig. Gian Filippo Magnanini, Secretario dell’illustriss. Sig. Cornelio Bentivogli, divide le sue opere «in tre sorti di cose, cioè in Composizioni, in Tradottioni, et in Raccolte» e le Cento novelle scelte appunto le nomina tra le «opere raccolte». Cfr. FRANCESCO SANSOVINO, Del Secretario di M. Francesco Sansovino Libri VII., Venetia, Cornelio Arrivabene, 1584, cc. 220r e 251r [=221r]. 359 FRANCESCO SANSOVINO, Cento novelle / scelte / da i piu nobili scrittori, / per Fran. Sansovino. / Nelle quali piacevoli & aspri casi d’Amore, & altri / notabili avenimenti si leggono. / Con privilegio. / In Venetia, appresso Fran. Sansovino, M D LXI, c. [4v] (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.V.II.VIII.20). 85 per inventione non hanno che far nulla con quelle del Boccaccio» ammette di aver «aggiunto [...] l’ordine de ragionatori d’esse novelle secondo quel del Boccaccio, [...], usando però diversi modi et vari nell’introdur le persone».360 Il gruppo di nobili personaggi è composto da cinque uomini e da cinque donne che per paura della peste fuggono dal centro di Venezia per andare nei d’intorni dove per dieci giornate si divertiranno raccontando le novelle. 361 Già nella cornice delle diverse edizioni possiamo trovare alcune piccole differenze: nella prima edizione i personaggi si rifugiano prima a Treville,362 per raccontare le novelle si spostano in un luogo lontano circa un miglio da lì e l’undicesimo giorno vanno a Castel Franco. Mentre in tutte le altre edizioni fino all’edizione del 1598 i personaggi vanno prima a Oriago in casa di M. Francesco Lando, dove vengono accolti da Nicolo Manolesso e da Giovanni Lando, e poco dopo si spostano in un luogo vicino alla Brenta e ritornano a Strà.363 Nelle edizioni del 1603 e 1610 manca la storia iniziale della cornice che comprende l’ambientazione e la contestualizzazione. Come introduzione ad alcune novelle nella cornice troviamo i riferimenti a Boccaccio, a Machiavelli e alle Historie di «Herodoto huomo Greco»; alcune novelle vengono introdotte da un proverbio.364 Fino all’edizione del 1571 prima dell’inizio di ogni novella troviamo un commento in cui viene spiegato che cosa dimostra la novella. Invece alla fine di ogni giornata (cioè dopo ogni dieci novelle) si trovano componimenti in versi. A differenza del Decameron in alcune giornate invece di un componimento ne troviamo due. La raccolta non sfuggì all’attenzione dei censori: si trova sull’Aviso alli librari, elenco firmato il 22 maggio 1574 dal Maestro del Sacro Palazzo F. Paolo Constabili che avvertiva i librai «che non faccino venire l’infrascritti libri, & ritrovandosene havere, che non li vendono 360 Cento novelle scelte da i piu nobili scrittori, per Fran. Sansovino. Nelle quali piacevoli & aspri casi d’amore, & altri notabili avenimenti si leggono. Con privilegio. In Venetia, appresso Fran. Sansovino, 1561, c. [4v] (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.V.II.VIII.20). 361 I loro nomi sono: Filone, Filandro, Perotto, Sisimbro, Lucio, Irene, Lavinia, Costanza/Gostanza, Lisa, Lietta. Nella princeps viene specificato che una parte dei personaggi sono Fiorentini e una parte di loro proviene dalla città (cioè da Venezia). Mentre in altre edizioni questo non viene specificato. Cfr. Cento novelle scelte da i piu nobili scrittori, per Fran. Sansovino. Nelle quali piacevoli & aspri casi d’amore, & altri notabili avenimenti si leggono. Con privilegio. In Venetia, appresso Fran. Sansovino, 1561, [5v]. 362 In un luogo del quale fu il Signore M. Federigo de Priuli. Cfr. Ibidem. Sotto la descrizione dell’edizione del 1561 delle Cento novelle scelte in Delle Inscrizioni Veneziane vengono menzionati “Oriago”, “M. Francesco Lando” e “M. Nicolò Manolesso” (probabilmente per sbaglio perché anche la citazione dell’avvertenza al lettore, contenendo il nome di Molza, proviene da un’edizione posteriore a quella della princeps. Cfr. EMMANUELE ANTONIO CICOGNA, Delle Inscrizioni Veneziane raccolte ed illustrate da Emmanuele Antonio Cicogna cittadino veneto, volume IV, p. 56. 363 Strà viene nominata anche nelle edizioni del 1603 e del 1610. 364 Nell’edizione del 1561 i riferimenti a Boccaccio si trovano prima delle novelle III, 3; IV, 6 e VI, 7; a Machiavelli prima della novella VII, 4 e alle Historie prima della novella III, 4. I proverbi si trovano prima delle novelle VI, 4 e VII, 6. 86 senza licenza.» La raccolta venne nominata anche nell’indice di Parma del 1580; in quello di Alessandria/Tortona del 1580 e negli indici romani del 1590 e del 1593 fu interdetta finché non fosse stata espurgata.365 Nell’indice di Parma la raccolta venne registrata persino sotto quattro forme: Cento novelle del Sansovino, Novelle del Sansovino da Venetia, Novelle cento del Sansovino, Sansovino Cento novelle.366 Nel 1581 le Cento novelle, con l’aggiunta di cento altre novelle antiche comparvero persino nell’indice portoghese. De Bujanda distingue tra Cento novelle e Cento novelle, con l’aggiunta di cento altre novelle antiche.367 II. 3. Censimento degli esemplari conservati delle Cento novelle scelte Devo premettere che il mio elenco molto probabilmente non è completo.368 Però credo che il censimento possa aiutare a chiarire alcuni equivoci. Ad esempio quelli sulla estrema rarità delle copie conservate di alcune edizioni o sul numero delle edizioni stampate delle Cento novelle scelte.369 Inoltre possiamo vedere che numerose copie delle Cento novelle scelte hanno una diffusione abbastanza ampia anche oltre l’Italia (Germania, Francia, Austria, Inghilterra, Svizzera, Portogallo, Repubblica Ceca, USA, Canada, Russia). 365 Aviso alli librari fu stampato a Roma presso gli eredi di Antonio Blado. Cfr. UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, pp. 52-53; 57 e 59. 366 Già De Bujanda dice che le quattro forme si riferiscono alla stessa opera, ma che non è chiaro alla quale edizione si riferisce. Cfr. MARÍA JOSÉ VEGA, La ficción ante el censor. La novella y los índices de libros prohibidos en Italia, Portugal y Espaňa (1559-1596), in Ficciones en la ficción. Poéticas de la narración inserta (siglos XV-XVII), por JOSÉ VALENTÍN NÚÑEZ RIVERA, p. 59. 367 Cfr. Index de Livres Interdits, Vol. X. Thesaurus de la littérature interdite au XVI ͤ siècle. Auteurs, ouvrages, éditions avec Addenda et corrigenda par JESÚS MARTÍNEZ DE BUJANDA, avec l’assistance de René Davignon, Ela Stanek, Marcella Richter, Sherbrooke - Genève, Centre d’Études de la Renaissance. Édition de l’Université de Sherbrooke - Droz, 1996, p. 350. 368 Oltre alcuni cataloghi e alcune librerie antiquarie che ho consultato, come spunto per la ricerca ho utilizzato i seguenti strumenti: Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche: EDIT 16-ICCU; Catalogo del servizio bibliotecario nazionale: OPAC - SBN consultabile all’indirizzo: http://www.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/free.jsp; il sito The European Library (TELL) consultabile all’indirizzo: http://www.theeuropeanlibrary.org/tel4 e il catalogo The Universal Short Title Catalogue (USTC) consultabile all’indirizzo: http://www.ustc.ac.uk/. Questi strumenti purtroppo non includono i cataloghi completi delle piccole biblioteche, e anche per le grandi biblioteche sono a volte incompleti o errati. 369 Bideaux sostiene che l’edizione delle Cento novelle scelte del 1561 è «édition extrêmament rare, mais qui se trouve à la British Library et à la BNC Florence». Cfr. MICHEL BIDEAUX, La composition du recueil, in G. CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, p. 44. Per quanto riguarda gli equivoci delle edizioni uscite, l’edizione del 1571 viene a volte per sbaglio indicata come la quarta impressione. Cfr. GIAMBATTISTA PASSANO, I novellieri italiani in prosa, p. 383; SANDRA CARAPEZZA, Novelle e Novellieri, Forme della narrazione breve del Cinquecento, Milano, LED, 2011, p. 51. L’edizione del 1619 negli studi viene citata raramente. La sua esistenza viene notata da Passano, Bottasso e Rozzo. Cfr. GIAMBATTISTA PASSANO, I novellieri italiani in prosa, p. 383; ENZO BOTTASSO, La prima circolazione a stampa, in La novella italiana, Atti del Convegno di Caprarola, (19-24 settembre 1988), Roma, Salerno Editrice, 1989, pp. 251-252; UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 123. 87 Edizione del 1561 Bergamo, Biblioteca Civica "Angelo Mai" (CINQ.1. 2082); Bologna, Biblioteca Universitaria (A.5.II.8.20.); Brescia, Biblioteca Civica Queriniana (10a.N.II.14); Broni, Biblioteca della Collegiata S. Pietro Apostolo (senza segnatura); Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp. De.Luca. V.1744); Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp.Cappon.V.92); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (NENC.1.6.2.29); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (RIN.S.85); London, British Library (General Reference Collection 1074.e.25.); London, British Library (General Reference Collection G.10092.); Napoli, Biblioteca Universitaria (Z.A. 0265); Parma, Biblioteca Palatina (PAL 15646); Venezia, Biblioteca della Fondazione "Giorgio Cini" (FOAN MAL T 182); Wien, Österreichische Nationalbibliothek (38.J.28). Edizione del 1562 Città del Vaticano - Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp.De.Marinis.184.Riserva); Lucca, Biblioteca Statale di Lucca (Dom. I.e.57);370 München, Bayerische Staatsbibliothek (999/ Ital.130); Oxford, University of Oxford, Taylor Institution Library (FINCH.JJ.46); Praha, Národní knihovna ČR (STUDOVNA ORST – 9 G 000110);371 Roma, Biblioteca Casanatense (*R(MIN) XXIV 22); Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana (21. G .17); Roma, Biblioteca Nazionale Centrale (RA 397); Venezia, Biblioteca d’Arte e Storia Veneziana del Civico Museo Correr (I 2507); Wien, Österreichische Nationalbibliothek (28.682-A); Wien, Österreichische Nationalbibliothek (28.686-A). 370 La scheda dell’esemplare è consultabile nel Catalogo per autori e titoli del fondo antico, con collocazione difficilmente leggibile. 371 L’antologia prima di essere collocata nella Biblioteca Nazionale di Praga era collocata presso la Casa dei Gesuiti di Malá Strana (Jezuitský profesní dům na Malé Straně). Sul frontespizio si trova la data scritta a mano 1733. 88 Edizione del 1563 Berlin, Staatliche Museen (Gris 1338 kl); Cambridge, Trinity College Library (G.12.174); Chantilly, Bibliothèque et Archives du Château de Chantilly (VIII-C-029); Cherbourg-Octeville, Bibliothèque "Jacques Prévert" (A 3483); Chiavari, Biblioteca della Società Economica (*8 A-3H8(3H8)); Fermo, Biblioteca Civica "Romolo Spezioli" (2 NN 2 20867); Forlì, Biblioteca Comunale "Aurelio Saffi" (SAFFI 0671); Lisboa, Biblioteca Nacional de Portugal (L.17409 P.); Milano, Biblioteca Nazionale Braidense (AB. 08. 0053); Mondovì, Biblioteca Civica (AN.CN0065.3.CC.i.26); München, Bayerische Staatsbibliothek (P.o.it. 926 h); Rostock, Universitӓtsbibliothek (Ck-1788); Ravenna, Biblioteca Comunale Classense (senza collocazione); Tübingen, Universitӓtsbibliothek (Dk III 184); Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek (A: 101.16 Eth.); Wien, Österreichische Nationalbibliothek (BE.5.X.19). Edizione del 1566 Arezzo, Biblioteca "Città di Arezzo" (XV 148); Austin, TX (USA), Harry Ransom Humanities Research Center (853 Sa58c 1566); Bern, un esemplare in vendita presso Daniel Thierstein (giugno 2018); Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp.Cappon.V.678); Darmstadt, Universitӓts und Landesbibliothek (31/229); Dessau-Roβlau, Anhaltische Landesbücherei (ALW*HB 14064); Edinburgh, National Library of Scotland (Newb.2051); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (MAGL.3.2.68); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (PALAT.2.9.5.27); Halle, Marienbibliothek (A IV.51 quart); Lisboa, Biblioteca Nacional de Portugal (L. 17409 P.); London, British Library (General Reference Collection 1074.h.5.); London, British Library (General Reference Collection 89.a.17.); London, British Library (General Reference Collection G.9925.); München, Bayerische Staatsbibliothek (Rem.IV 450); 89 Napoli, Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III " (F. DORIA 8. 0135); Novara, Biblioteca Comunale "Carlo Negroni" (CIV.78.F.9); Oxford, Bodleian Library (Holk. e. 120); Oxford, Bodleian Library (Douce SS 117); Padova, Biblioteca del Seminario Vescovile (500. ROSSA.SUP.B.1.--8); Paris, Bibliothèque Nationale de France (Tolbiac-Rez-de-jardin, RES-Y2-813); Paris, Bibliothèque Nationale de France (Arsenal, 4-BL-4428); Paris, Bibliothèque Nationale de France (Arsenal, 4-BL-4430); Reggio Calabria, Biblioteca Comunale "Pietro De Nava" (biblioteca senza catalogo); Roma, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana (91.G.17, già 144.B.14);372 Toronto, University Libraries (buc 00509); Toulouse, Bibliothèque d’Etude et du Patrimoine Toulouse (Res. C XVI 187); Venezia, Biblioteca della Fondazione "Giorgio Cini" (FOAN TES 053); Versailles, Bibliothèque Municipale (F.A. in-4 E 44 E); Walkersville, MD, USA, un esemplare in vendita presso First Place Books (giugno 2018); Washington, DC, USA, Library of Congress (PQ4253.A5 S3 1566). Edizione del 1571 Basel, Universitӓtsbibliothek (AP III 110); Bergamo, Biblioteca Civica "Angelo Mai" (Cinq 3 1527); Bergamo, Biblioteca Civica "Angelo Mai" (Cinq 3 1530); Bergamo, Biblioteca Civica "Angelo Mai" (Cinq 3 1483); Berlin, Staatsbibliothek (4" Xr 92); Bologna, Biblioteca Universitaria (A.5.II.13.1); Brescia, Biblioteca Civica Queriniana (10a.N.I.14); Cambridge, Trinity College Library (Grylls 11.332); Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp.Barb.HHH.II.43); Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp.Cappon.IV.481); Città di Castello, Biblioteca Comunale "Giosuè Carducci" (Cinq. L39); Fermo, Biblioteca Civica "Romolo Spezoli" (2 RR 4 22141); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (MAGL.3.2.69); 372 Catalogo manoscritto, con difficoltà di lettura. 90 Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (PALAT.2.9.5.28 );373 Hamburg, Staats- und Universitӓtsbibliothek (A/17818); La Rochelle, Médiathèque d’Agglomération "Michel-Crépeau" (Rés. 559 C); La Spezia, Biblioteca del Centro Bibliografico di Storia Locale "Sant’ Agostino"; Lisboa, Biblioteca Nacional de Portugal (L. 3992 V.); Lisboa, Biblioteca Nacional de Portugal (RES. 3552 V.); London, British Library (General Reference Collection 1074.h.6.); Madrid, Biblioteca Complutense (BH FLL 28434); Madrid, Bibliteca Nacional de España (2/34068); München, Bayerische Staatsbibliothek (4 P.o.it. 320); Napoli, Biblioteca Universitaria (Z.B.0242); Oxford, Bodleian Library (Douce SS 319); Paris, Bibliothèque Nationale de France (Arsenal, 4-BL-4429); Paris, Bibliothèque Nationale de France (Tolbiac-Rez-de-jardin, RES-Y2-814); Perugia, Biblioteca Comunale "Augusta" (ANT I.I 2268); Piacenza, Biblioteca Comunale "Passerini-Landi" ((C) E.05.27, segnatura precedente: XII.A.22); Pisa, Biblioteca Universitaria (H c. 7.15); Siena, Biblioteca Comunale degli Intronati (VI/2 I 026); Strasbourg, Bibliothèque Nationale et Universitaire (CD.107.511); Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria (CIACC 312); Torino, un esemplare in vendita presso la Libreria Antiquaria Pregliasco (giugno 2018); Wien, Österreichische Nationalbibliothek (40.F.60); Wolfenbüttel, Herzog August Bibliothek (A: 15.4 Eth.). 373 Secondo il catalogo OPAC SBN la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze possiede 3 esemplari delle Cento novelle scelte, ma l’esemplare con segnatura1021.11 contiene soltanto Le Ciento novelle antike che si trovano sui fascicoli a-h. Come è già stato detto, nell’edizione del 1571 delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino, oltre alle novelle sparse, fu inserita per intero la seconda ristampa dell’edizione del Novellino curata da Carlo Gualteruzzi. La parte della raccolta che include le novelle curate da Carlo Gualteruzzi venne intitolata Le Ciento Novelle Antike. Secondo Sebastiano Lo Nigro «Di questa Aggiunta si stamparono esemplari separati col titolo Le Cento Novelle Antike.». Cfr. ANNA CIEPIELEWSKA-JANOSCHKA, Viaggio d’Oltremare e Libro di novelle e di bel parlar gentile: edizione interpretativa, p. 12. Ciepielewska cita Sebastiano Lo Nigro, Per il testo del «Novellino», p. 55. 91 Edizione del 1597/98 Berlin, Staatsbibliothek (4" Xr 95); Brescia, Biblioteca Civica Queriniana (4a.L.III.3); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (MAGL.3.2.67); Göttingen, Niedersӓchsische Staats- und Universitӓtsbibliothek (8 FAB I, 7945); Jena, Thüringer Universitӓts- und Landesbibliothek (8 MS 31726); Riva del Garda, un esemplare in vendita presso lo Studio Bibliografico Benancense di Mario Giupponi (giugno 2018); Washington, Library of Congress (PQ4253.A5 S3 1597). Edizione del 1598 Basel, Universitӓtsbibliothek (AP II 22); Bergamo, Biblioteca Civica "Angelo Mai" (Cinq 4 1164); Berlin, Staatliche Museen (Gris 1345 kl); Bologna, Biblioteca Universitaria (A.M. Sc.II inter A et B. Lin. III. 54/1); Burgos, Abadía Benedictina de Santo Domingo de Silos (PQ4253.A5- S251598); Erfurt, Universitӓts- und Forschungsbibliothek (Poes 8° 00427/05); Firenze, Biblioteca Umanistica - Sede di lettere (Bardi 5 B 106); London, British Library (General Reference Collection C.81.b.15.(1.)); Madrid, Biblioteca Nacional de España (2/1631); Modena, Biblioteca Estense Universitaria (A 045 N 015, segnature precedenti: K.3.26 ( della libreria di Ottavio Greco); A. IX.I.2; A.X.B.37); München, Bayerische Staatsbibliothek (4 P.o.it. 171 - 1/2); Napoli, Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" (V.F. 112 H 48); Oxford, Bodleian Library (Vet. F1 e.84); Padova, Biblioteca Civica (F.10718);374 Padova, Biblioteca del Seminario Vescovile (500. ROSSA.SUP.B.4.--4); Pesaro, Biblioteca Oliveriana (DIR 03-04-11);375 Praha, Národní knihovna ČR (STUDOVNA ORST - 65 D 003279);376 Reggio Emilia, Biblioteca Municipale "Antonio Panizzi" (17 E 470); 374 Variante A. L’esemplare è mutilo del frontespizio, di carta a4 e delle pagine finali (da 385 in poi), ma la lettera dedicatoria di Alessandro de Vecchi ad Annibale Chieppi porta la data cronica XX agosto 1598. 375 Sul sito EDIT 16 viene segnato come l’edizione del 1597/1598. 376 L’antologia prima di essere collocata nella Biblioteca Nazionale di Praga era collocata nella Biblioteca della famiglia Czernin di Chudenice con segnatura D.4.No.14 e nella Biblioteca della famiglia Lobkowicz con segnatura 3847. 92 Roma, Biblioteca Hertziana (Zn 700-1610/a raro); Rovereto, Biblioteca Rosminiana (O1.4.29.); Salzburg, Universitӓtsbibliothek (I 75150); Venezia, Biblioteca d’Arte e Storia Veneziana del Civico Museo Correr (POSTIL. G 008); Venezia, Biblioteca della Fondazione "Giorgio Cini" (FOAN MAL T 183); Verona, Biblioteca Salesiana dell’Istituto don Bosco (44-B-116); Verona, Biblioteca del Seminario Vescovile (XIV.7.6). Edizione del 1603 Ancona, Biblioteca Comunale "Luciano Benincasa" (FONDO STOR Seminterrato F 17 016); Berlin, Staatsbibliothek (50 MA 49622); Cambridge, Trinity College Library (Capell Q.4); Carouge, un esemplare in vendita presso Philippe De Pol (giugno 2018); Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp.Ross.4380); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (Palat.2.9.5.25); Halle, Universitӓts- und Landesbibliothek (Di 1462); Hamburg, Staats- und Universitӓtsbibliothek (A/12658); Lyon, Bibliothèque Municipale (396223); Madrid, Bibliteca Nacional de España (R/12246); Montpellier, Mediathèque Centrale "Emile Zola" (Patrimoine-Sabatier d’Espeyran, 38866RES); Mosca, Biblioteca di Stato Russa (IV-итал. 4°);377 München, Bayerische Staatsbibliothek (4 P.o.it. 321); Oxford, Bodleian Library (Douce R 152); Padova, Biblioteca Civica (F.7442); Paris, Bibliothèque Nationale de France (Richelieu - Arts du spectacle 8-RE-3719); Paris, Bibliothèque Nationale de France (Tolbiac - Rez-de-jardin, RES-Y2-815); Roma, Biblioteca Nazionale Centrale (6. 19.D.2.); Rostock, Universitӓtsbibliothek (Ck-1788.a); Torino, Biblioteca di Scienze Letterarie e Filologiche – Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi (RARI B 090); Torino, un esemplare in vendita presso la Libreria Antiquaria Pregliasco (giugno 2018); 377 Москва - pоссийская государственная библиотека. 93 Venezia, Biblioteca d’Arte e Storia Veneziana del Civico Museo Correr (G 0234); Venezia, Biblioteca della Fondazione "Querini Stampalia" (PIANO I, D 1612); Weimar, Herzogin Anna Amalia Bibliothek (Dd8: 258[pr]); Wien, Österreichische Nationalbibliothek (74.H.69); Wien, Österreichische Nationalbibliothek (550827-B). Edizione del 1610 Aix-en-Provence, Bibliothèque Méjanes (C.5470); Arles, Médiathèque d’Arles (RA 15765 M); Basel, Universitӓtsbibliothek (AP III 19); Berlin, Staatsbibliothek (4" Xr 98); Cambridge, Trinity College Library (G.10.147); Castiglion Fiorentino, Biblioteca Comunale (23.H.9); Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana (Stamp.Ross.6423); Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (DE GU.D.3.5.); Göppingen, un esemplare in vendita presso Göppinger Antiquariat (giugno 2018); Göttingen, Niedersӓchsische Staats- und Universitӓtsbibliothek (8 FAB I, 7952); Hamburg, Staats- und Universitӓtsbibliothek (A/468828); Hannover, Gottfried Wilhelm Leibniz Bibliothek (Lr 2149); La Spezia, Biblioteca Civica "Ubaldo Mazzini"- Fondi antichi (MD 3 6 19); Leipzig, Universitӓtsbibliothek (Lit.ital 182); Madrid, Bibliteca Nacional de España (R/17154); Milano, un esemplare in vendita presso la Libreria Malavasi (giugno 2018); Modena, un esemplare in vendita presso la Libreria Paolo Bongiorno (giugno 2018); München, Bayerische Staatsbibliothek (4 P.o.it. 322); Napoli, Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" (SALA FARN. 30. G 76); Oxford, Balliol College Library St Cross (0700 b 01); Oxford, Bodleian Library (4° S 7 Art.Seld.); Perugia, Biblioteca Comunale "Augusta" (ANT I.L 2323); Perugia, Biblioteca Fondazione "Ranieri di Sorbello" (X C, 2); San Giovanni in Persiceto, Biblioteca Capitolare della Collegiata (ANT H. V. 094); Santa Monica, un esemplare in vendita presso Kenneth Karmiole Bookseller (giugno 2018); Stockholm, Sveriges Nationalbibliotek (RAR: 137 G a z Novelle); Strasbourg, Bibliothèque Nationale et Universitaire (CD.107.512); 94 Toronto, University Libraries (buc 00510); Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana (C 083C 124); Versailles, Bibliothèque Municipale (Royer in-4 EPh 2); Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana (B 011 011 037). Edizione del 1619 Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale (Palat. 2.9.5.26). Esemplari non identificati Padova, Biblioteca Civica (senza segnatura).378 II. 4. Gli studi precedenti che toccano l’argomento delle Cento novelle scelte o cercano di identificare le fonti Uno dei primi studiosi che ha tentato di identificare le fonti della raccolta è stato Bartolommeo Gamba, che nel 1833 in Delle novelle italiane in prosa, ha pubblicato una tabella in cui ha messo in ordine alfabetico le novelle di tutte le edizioni di Cento novelle scelte di Sansovino pubblicate tra il 1561 e tra il 1610 (in tutto si tratta di 165 novelle) e a ogni novella ha affiancato i nomi delle possibili fonti e la collocazione delle novelle in tutte le edizioni in cui sono apparse.379 Dopodiché la sua tabella è stata ristampata da Giambattista Passano nel volume I novellieri italiani in prosa.380 378 La scheda dell’esemplare è consultabile nel Catalogo colletivo delle biblioteche di Padova (fino al 1968). 379 Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, Venezia, Alvisopoli, M DCCCXXXIII. Alcune fonti sono state già identificate prima della pubblicazione di Bartolommeo Gamba da Federico Seghezzi (Secondo quanto scrive Apostolo Zeno, Seghezzi in un esemplare del 1562 ha segnato a fianco di ogni novella il nome degli autori individuati. Cfr. Biblioteca dell’eloquenza italiana del monsignore Giusto Fontanini con le annotazioni del signor Apostolo Zeno istorico e poeta cesareo cittadino veneziano, Tomo secondo, Venezia, MDCCLIII, p. 185.), Michele Colombo, Emmanuele Antonio Cicogna, Domenico Maria Manni, Ugo Foscolo e soprattutto da Giovanni de Varga che è riuscito a completare l’elenco quasi completamente e l’ha passato a Bartolommeo Gamba per farglielo pubblicare. Cfr. EMMANUELE ANTONIO CICOGNA, Delle Inscrizioni Veneziane raccolte ed illustrate da Emmanuele Antonio Cicogna cittadino veneto, volume IV, Venezia, MDCCCXXXIV, p. 56; Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, Firenze, Tipografia all’insegna di Dante, M DCCCXXXV, pp. 253-257. La tabella di Gamba si trova in Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, M DCCCXXXIII, pp. 195-201. 380 La tabella si trova in I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, Milano, Libreria antica e moderna di G. Schiepatti, MDCCCLXIV, pp. 384-391. La tabella è uguale a quella di Gamba, ma contiene due errori tipografici. Il primo errore riguarda la novella intitolata Corebo da Firenze s’innamora di mad. Orsa che nella tabella di Gamba nella casella dell’edizione del 1561 viene segnata come novella 79 e nelle caselle delle edizioni del 1562/1563 come novella 26 (vedi alleg. 1); invece nella tabella di Passano, durante la stampa la numerazione di novelle viene spostata di una casella, così la novella viene inserita nella casella dell’edizione del 1562 come novella 79 e nelle caselle delle edizioni 1563/1566/1571 come novella 26 (vedi 95 Nonostante la tabella ottocentesca contenga tutte le versioni delle Cento novelle scelte,381 e credo che mi possa servire come un buono spunto per la ricerca, la scelta di Gamba di mettere le novelle in ordine alfabetico non è stata molto felice, perché dalla tabella non si vede, a prima vista, l’evoluzione della raccolta, non si vede bene la sostituzione degli autori e non si vede l’ordine delle novelle nella raccolta, cioè dalla tabella non si capisce se Sansovino ha tratto le novelle dalle fonti in ordine casuale o se le ha prese nell’ordine in cui si trovano nelle raccolte originali. E poi nonostante Gamba abbia cercato di identificare i nomi degli autori o delle opere da cui le novelle sono state prese, per alcune novelle menziona più autori: ad esempio accanto ad alcune novelle troviamo scritto «Parabosco - Bandello - Giovanni Fiorentino», «Giovanni Fiorentino - Boccaccio», «Parabosco - Firenzuola - Bandello», «Straparola - Brevio - Machiavelli - Doni». Probabilmente cerca di nominare tutti gli autori che hanno scritto una novella con una trama simile senza cercare di identificare il modello esatto. Dagli studi di Gamba e di Passano è possibile ricavare anche i nomi di alcuni autori dei cataloghi e dei bibliografi che hanno menzionato le Cento novelle scelte.382 Di recente l’argomento delle fonti delle Cento novelle scelte è stato sfiorato marginalmente da Michel Bideaux nell’articolo La composition du recueil che tratta della raccolta Les facétieuses journées e da Martyna Urbaniak nell’articolo Tra Doni e Sansovino: la novella in volgare nel Cinquecento.383 Anche se Bideaux non fornisce uno studio dettagliato su tutte le edizioni delle Cento novelle scelte, perché per parlare delle prime tre edizioni si riferisce agli studiosi ottocenteschi e soltanto nomina le edizioni posteriori all’edizione del 1566, il suo contributo è utile perchè lo studioso è più concreto rispetto agli studi precedenti nell’indicare le fonti dell’edizione del 1566. Bideaux nella sua tabella non indica più una scelta di nomi degli autori, ma ne indica uno solo per ogni singola novella. Tuttavia la tabella non rivela la collocazione precisa delle fonti nelle raccolte della loro origine, perché indica solo l’autore. alleg. 2). Il secondo errore invece riguarda la novella intitolata Tebaldo principe di Salerno vuol Doralice che nella casella delle edizioni del 1566/1571 nella tabella di Passano viene numerata erroneamente come novella 11 invece di 15. 381 A parte quella del 1597/98 (sottovariante del 1598) e quella del 1619. 382 Tra gli autori dei cataloghi e tra i bibliografi che hanno menzionato le Cento novelle scelte vale la pena ricordare: Antonio Maria Borromeo, Roger Wilbraham, George Hibbert, Comte de Hoym, Jacques-Charles Brunet, M. G. De Pixerécourt. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, Firenze, Tipografia all’insegna di Dante, M DCCCXXXV, pp. 253-257; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, pp. 380-383. 383 MICHEL BIDEAUX, La composition du recueil, in G. CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 41-77; MARTYNA URBANIAK, Tra Doni e Sansovino: la novella in volgare nel Cinquecento, in Dissonanze concordi: temi, questioni e personaggi intorno ad Anton Francesco Doni, a cura di GIOVANNA RIZZARELLI, pp. 295-326. 96 Martyna Urbaniak, per quanto riguarda l’identificazione delle fonti, in sostanza riprende i dati degli studiosi precedenti. Ho deciso di ricontrollare i dati delle ricerche precedenti e completarli con la collocazione precisa delle fonti. Si potrà così capire se Sansovino per la stesura delle singole edizioni dell’antologia utilizzava le versioni censurate o quelle non censurate. II. 5. Descrizione delle singole edizioni Nei sottocapitoli, oltre alla descrizione degli esemplari a cui mi riferisco, nella nota al titolo verrà fornita l’impronta e la descrizione fisica tratta dal repertorio EDIT 16. Nonostante l’impronta sia spesso un dato inaffidabile – sia perché si tratta di un metodo empirico anteriore alla filologia dei testi a stampa che non prende in considerazione le varianti di stato,384 sia perché si tratta di un dato fornito dalle biblioteche che essendo collegate tra di loro a volte riutilizzano i dati già a disposizione –, credo che questi dati possano essere utili per individuare in modo veloce e approssimativo alcune varianti di stato contenuti negli esemplari consultati. Le abbreviazioni delle fonti a cui mi riferisco nelle tabelle delle descrizioni delle singole edizioni: Le abbreviazioni vengono fornite in ordine alfabetico. Di fianco a ogni abbreviazione, nelle parentesi tonde, viene indicato l’anno in cui la fonte fu inserita nelle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino. BAN1 (dall’ed. 1562): Matteo Bandello, Il primo volume delle Novelle del Bandello nuovamente ristampato, e con diligenza corretto. Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti, in Milano, imprimevano i fratelli da Meda, M D LX. BAN2 (dall’ed. 1562): Matteo Bandello, Il secondo volume delle Novelle del Bandello nuovamente ristampato, e con diligenza corretto. Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal Signor Ascanio Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti, in Milano, appresso à Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LX. 384 L’inaffidabilità dell’impronta si potrà vedere bene ad esempio nel sottocapitolo sulla descrizione dell’edizione del 1562, della quale ho consultato cinque esemplari (due della Österreichische Nationalbibliothek, uno della Bayerische Staatsbibliothek, uno della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e uno della Národní knihovna ČR) che hanno la stessa l’impronta ma numerose varianti di stato. 97 BAN3 (dall’ed. 1562): Matteo Bandello, Il terzo volume delle Novelle del Bandello nuovamente ristampato, e con diligenza corretto. Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti, in Milano, appresso à Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LX. Per questi volumi indico il numero della novella. BOCC (dall’ed. 1563): Il Decamerone di M. Giovan Boccaccio, alla sua intera perfettione ridotto, et con dichiarationi et avvertimenti illustrato, per Girolamo Ruscelli. Ora in questa terza editione dal medesimo per tutto migliorato. Con un vocabolario generale nel fine del libro, & con gli Epiteti dell’Autore, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi, alla bottega d’Erasmo; et di Baldassar Costantino, al Segno di S. Giorgio, M. D. LVII. Per questa raccolta indico il numero della giornata e il numero della novella. BRE (dall’ed. 1562): Rime et prose volgari di M. Giovanni Brevio, Roma, per Antonio Blado Asulano, M. D. XLV.385 Preciso che nell’edizione princeps le novelle non sono numerate. Procedo a una numerazione progressiva delle novelle come già fatto nell’edizione critica Le novelle di Giovanni Brevio, a cura di Sabrina Trovò, Padova, Il Poligrafo, 2003. ERA (dall’ed. 1561): Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successe. Opera dotta et morale, di greco tradotta in volgare. Nuovamente ristampata, et con diligenza corretta. Con la Tavola delle cose degne di memoria, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, M D LVIII. Il numero di fianco all’abbreviazione indica il capitolo. FIR (dall’ed. 1561): Agnolo Firenzuola, Prose di M. Agnolo Firenzuola fiorentino, Fiorenza, Lorenzo Torrentino, MDLII. Siccome lo richiede la struttura delle Prose e siccome Sansovino, in questo caso, non si ispirò soltanto alle novelle, per questa raccolta a volte indico il numero della novella e a volte indico le pagine. G.F. (dall’ed. 1561): Giovanni Fiorentino, Il Pecorone di ser Giovanni Fioretino, nel quale si contengono cinquanta novelle antiche, belle d’inventione et di stile, Milano, Giovann’ Antonio de gli Antonij, M D LVIII. Per questa raccolta indico il numero della giornata e il numero della novella. GUID (dall’ed. 1562): Novella di M. Giovan Guidiccione vescovo di Fossombruno. In Bologna M. D. XLVII, in Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di Francesco Zambrini, Bologna, Gaetano Romagnoli, 1867.386 385 Ho consultato l’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 68. 13.A. 26. 386 La novella si trova alle pp. [19]-45. La Novella di Mons. Giovanni Guidiccioni fu pubblicata nel 1547 a Bologna, ma si tratta di un’edizione rara che non è più reperibile, per questo motivo ho dovuto usare l’edizione ottocentesca. 98 MAS (dall’ed. 1561): Masuccio Salernitano, Le Cinquanta Novelle di Masuccio Salernitano intitolate il Novellino nuovamente con somma diligentia reviste corrette et stampate, Stampate in Vinegia, per Marchio Sessa, Anno domini M DXLI (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it.611). Per questa raccolta indico il numero della novella. MOL (dall’ed. 1562): Francesco Maria Molza, Novelle, a cura di Stefano Bianchi, Roma, Salerno editrice, 1992.387 Per questa raccolta indico il numero della novella. NO.A. (dall’ed. 1561): Le ciento novelle antike, Bologna, Case di Girolamo Benedetti, MDXXV. Per questa raccolta indico il numero della novella. PAR (dall’ed. 1561): Girolamo Parabosco, I Diporti di M. Girolamo Parabosco. Novamente ristampati, et diligentissimamente revisti, Vinegia, Domenico Gilio, 1558. Per questa raccolta indico il numero della giornata e il numero della novella. STR (dall’ed. 1561): Giovanni Francesco Straparola, Le Notti di M. Gio. Francesco Straparola da Caravaggio, nelle quali si contengono le Favole, con i loro Enimmi da dieci donne, & da duo giovanni raccontate, corrette di nuovo, & ristampate, Libro primo, Francesco Lorenzini da Turino, Vinegia, M. D. LX; Giovanni Francesco Straparola, Le Notti di M. Gio. Francesco Straparola da Caravaggio, nelle quali si contengono le Favole, con i loro Enimmi da dieci donne, & da duo giovanni raccontate, Libro secondo, Francesco Lorenzini da Turino, Vinegia, M. D. LX. Per questa raccolta indico il numero della giornata e il numero della novella. 387 La versione molziana della novella Una figliuola del re di Bertagna è stata per la prima volta pubblicata sotto il titolo Novella di M. Maria Molza nel 1547 a Bologna, ma la sua princeps ora non è più reperibile. La novella è stata ristampata, sotto il titolo Novella di M. Francesco Maria Molza. Novellamente stampata et posta in luce. In Bologna, M. D. XLVII, in Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1867, pp. [61]-102. Visto che esiste l’edizione critica di Stefano Bianchi, nei confronti delle novelle mi riferisco a essa. 99 II. 5. 1. Descrizione dell’edizione del 1561388 La princeps, intitolata Cento novelle scelte da i piu nobili scrittori, per Fran. Sansovino. Nelle quali piacevoli & aspri casi d’Amore, & altri notabili avenimenti si leggono,389 è stata pubblicata nel 1561 a Venezia nella tipografia di Francesco Sansovino e sul frontespizio riporta la marca V453-Z395.390 L’esemplare contiene la dedica a Isabella regina d’Inghilterra, datata XXVI. di Settembre. M D LX391 e l’avvertenza Francesco Sansovino a lettori.392 All’interno della copertina si trova una postilla «[M]al si aspeta la risposta d(e)l papa quello ch(e) s’à da far d(e) q(ue)li puti». Sulle carte non numerate ci sono l’introduzione alla prima giornata, intitolata Delle cento novelle scelte da Francesco Sansovino, e una carta bianca.393 Le dieci giornate sono contenute alle cc. 1r-391v. Ogni giornata è preceduta da un’illustrazione.394 La tavola di tutti gli argomenti o titoli, o sommari delle Cento novelle è contenuta alle cc. 392r-[399v].395 388 Impronta: iue& teno iuhe chDO (3) 1561 (R). Descrizione fisica: [8], 391, [9] c.; 8°. Cfr. EDIT 16. 389 Cento novelle / scelte / da i piu nobili scrittori, / per Fran. Sansovino. / Nelle quali piacevoli & aspri casi d’Amore, & altri / notabili avenimenti si leggono. / Con privilegio. / In Venetia, appresso Fran. Sansovino, M D LXI (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.V.II.VIII.20). 390 Per indicare le marche degli esemplari uso le sigle (citazioni standard) usate da EDIT 16. Sulla marca si trova un uomo sdraiato in terra sotto la luna. La marca è stata usata da Francesco e da Giacomo Sansovino tra il 1560 e tra il 1577. Cfr. EDIT 16. 391 Ivi, cc. *2r-3v. 392 Ivi, cc. *4r-[4v]. 393 Ivi, cc. [5r]-[8r]. 394 Molto probabilmente non si tratta delle imagini disegnate esclusivamente per questa raccolta. Alcune imagini nella princeps compaiono due o tre volte. Ad esempio la seconda, la quarta e la decima giornata di questa edizione contengono la stessa imagine che sarà riutilizzata per la prima, la seconda e la settima giornata dell’edizione del 1563. 395 La carta su cui inizia la Tavola è numerata erroneamente 92 anziché 392. La raccolta contiene 100 novelle, invece delle 98 riportate da Giambattista Passano o 99 riportate da Bartolommeo Gamba, Michel Bideaux e Martyna Urbaniak. Gli ultimi due dicono esplicitamente che nella versione del 1561 manca l’ultima novella della terza giornata. Cfr. MICHEL BIDEAUX, La composition du recueil, in G. CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, p. 47; MARTYNA URBANIAK, Tra Doni e Sansovino: la novella in volgare nel Cinquecento, in Dissonanze concordi, Temi, questioni e personaggi intorno ad Anton Francesco Doni, a cura di GIOVANNA RIZZARELLI, p. 304. Gamba nella sua tabella probabilmente dimentica di segnare la trentesima novella e questo errore poi viene ripreso da Bideaux e di conseguenza anche da Urbaniak. Dunque va precisato che l’ultima novella della terza giornata della versione del 1561 non manca ed è intitolata Il conte Aldobrandino essendo vecchio, mette in suo luogo in una giostra un valetto Re di Francia, il qual gli guadagna una donzella per moglie, ma morto egli senza figliuoli, il Re di Francia dà al suo Valetto la donna che fu del Conte con tutta la sua roba. Questa novella è stata presa in prestito da Giovanni Fiorentino. 100 Tabella n. 1: le fonti dell’edizione del 1561 Novella → 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giornata ↓ I ERA 12 PAR I, 2 STR IV, 2 PAR I, 7 STR I, 5 PAR I, 5 ERA 14 STR VI, 3 PAR II, 12 PAR II, 13 II G.F. I, 2 FIR 3 PAR I, 9 ERA 10 STR II, 5 G.F. X, 1 FIR 4 PAR I, 4 ERA 8 STR XII, 1 III ERA 20 STR IX, 2 PAR II, 16 ERA 15 MAS 26 STR VIII, 2 G.F. II, 2 FIR. 92-96 STR XII, 3 G.F. IV, 2 IV FIR 2 STR VIII, 3 G. F. I, 1 PAR I, 6 ERA 23 G.F. V, 2 FIR 1 STR X, 1 FIR 89-92 G.F. V, 1 V ERA 21 G.F. VII, 2 MAS 33 STR IX, 3 FIR 104-107 ERA 17 STR X, 5 PAR II, 10 FIR 33-43 FIR 100-103 VI FIR 6 PAR II, 15 ERA 18 G.F. II, 1 G.F. IV, 1 G.F. III, 2 PAR I, 1 STR VII, 2 G.F. III, 1 STR XIII, 1 VII MAS 32 PAR II, 14 STR VII, 1 STR II, 4 STR VII, 4 PAR III, 17 STR I, 4 MAS 36 MAS 38 PAR I, 8 VIII MAS 25 G.F. XXIII, 2 STR IX, 1 STR XI, 2 MAS 31 ? MAS 48 STR VII, 3 ? G.F. XXV, 1 IX MAS 43 FIR 5 G.F. IX, 2 STR VIII, 6396 G.F. VII, 1 ? ? NO.A. 8 MAS 27 MAS 45 X FIR 7 NO.A. 99 MAS 12 NO.A. 49 MAS 47 ?397 MAS 50 MAS 34 MAS 20 MAS 29 396 Nell’edizione del 1560 de Le tredici piacevoli notti l’ottava notte contiene 6 novelle, mentre nelle altre edizioni ce ne sono soltanto 5. 397 Bartolommeo Gamba e Giambattista Passano attribuiscono questa novella a Giovanni Fiorentino però già Michel Bideaux avverte che questa novella nel Pecorone non si trova. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, MDCCCXXXV, p. 265; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 389; GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 117, 252. 101 II. 5. 2. Descrizione dell’edizione del 1562398 La seconda edizione, intitolata Le cento novelle scelte da’ piu nobili scrittori della lingua volgare. Di Francesco Sansovino. Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri notabili avvenimenti si leggono. Di nuovo ampliate, riformate, rivedute & corrette per il medesimo,399 è stata pubblicata nel 1562 a Venezia presso Francesco Sansovino e sul frontespizio riporta la stessa marca dell’edizione precedente V453-Z395. L’edizione contiene la dedica Al Clarissimo M. Sigismondo de’ Cavalli (Eletto Oratore al Sereniss. Duca di Savoia)400 e l’avvertenza Francesco Sansovino a’ lettori.401 Sulle carte non numerate si trova l’introduzione Delle cento novelle scelte di Francesco Sansovino.402 Segue una carta bianca e un’illustrazione. Le dieci giornate sono incluse alle cc. 1r-424v [i.e. 420v]403 e contengono solo 99 novelle.404 Ogni giornata è preceduta da un’illustrazione.405 Alle cc. [421r-429v] si trova la Tavola delle novelle che si contengono in questo libro, dopo di essa alle cc. [430r- 431r] ci sono sei sonetti, questa volta con i nomi degli autori (due, intitolati In Morte di S. Irene, sono del Veniero, due del Dolce e due del Tasso). In fine si trovano il Registro «*AHHH. Tutti sono quaderni.», il colophon «In Venetia apresso Fr. Sansovino. M D LXII», una carta bianca e la marca Z392.406 L’edizione del 1562 contiene numerose varianti di stato, sparse quasi in tutte le pagine degli esemplari che ho consultato: menziono solo i due più notevoli. 398 Impronta: n-to i-le tome udpr (3) 1562 (R). Descrizione fisica: [8], 424 [i.e. 420], [12] c.: ill.;8°. Cfr. EDIT 16. 399 Le / cento novelle / scelte / da’ piu nobili scrittori / della lingua volgare. / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si leggono. / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo. / Con privilegio per anni XV. / in Venetia, appresso Fr. Sansovino, M D LXII (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 28.686-A). Vicino alla segnatura si trova una nota manoscritta «[…] Varga riff.». Si potrebbe trattare di una nota di un bibliotecario perché una nota manoscritta simile «riff. […] Varga […]» si trova anche nell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 28.682-A che contiene notevoli varianti di stato. 400 Ivi, cc. *2r-3v. Nacque a Brescia, il 22 ottobre 1530. Il 2 agosto è stato eletto ambasciatore al duca di Savoia, ma ha accettato l’incarico il 25 ottobre. Cfr. ACHILLE OLIVIERI, Sigismondo Cavalli, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 22, Roma, Treccani, 1979, consultabile su: http://www.treccani.it. 401 FRANCESCO SANSOVINO, Le cento novelle scelte […], in Venetia, Fr. Sansovino, M D LXII, l’esemplare 28.686-A, cc. *4r-4v. Aggiungo l’apostrofo. 402 Ivi, cc. [5r]-[7v]. 403 Cc. 421-424 che seguono dopo la carta 416 sono numerate erroneamente. Anche gli esemplari 999/Ital.130; RA 397; 28.682-A; ČR STUDOVNA ORST – 9 G 000110 sono numerati in questo modo. 404 Nell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek 28.686-A manca la novella numerata IV, 8 mentre negli esemplari della Österreichische Nationalbibliothek 28.682-A; della Bayerische Staatsbibliothek 999/Ital.130, della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma RA 397 e della Národní knihovna ČR, STUDOVNA ORST – 9 G 000110 manca la novella numerata IV, 3 (vedi le tabelle n. 2 e n. 3). 405 L’illustrazione collocata davanti alla prima giornata corrisponde all’illustrazione della princeps, le altre illustrazioni cambiano. 406 Luna crescente con le punte in alto. La marca è stata usata da Francesco Sansovino tra il 1560 e tra il 1568 e da Giacomo Sansovino tra il 1570-1575. Cfr. EDIT 16. 102 II. 5. 2. 1. Le varianti di stato dell’edizione del 1562 Nonostante tutti gli esemplari che ho consultato coincidono con l’impronta del catalogo EDIT 16, l’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek 28.682-A contiene rispetto agli esemplari della Österreichische Nationalbibliothek 28.686-A, della Bayerische Staatsbibliothek 999/Ital.130, della Národní knihovna ČR, STUDOVNA ORST – 9 G 000110 e della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma RA 397 delle divergenze subito sul frontespizio: nell’es. 28.682-A rispetto ai quattro rimanenti esemplari, manca il punto dopo «si leggono» e dopo «per il medesimo»; «Con privileggio per anni XV.» e «IN VENETIA MDLXII.» nell’es. 28.682-A viene scritto con carattere tondo, mentre negli altri esemplari con carattere corsivo.407 Un altro esempio delle varianti di stato riguarda la quarta giornata, nella quale in tutti gli esemplari sono contenute soltanto nove novelle che in tutti e cinque gli esemplari occupano lo stesso numero delle carte, ma cinque di esse vengono numerate in diverso modo (vedi la tabella n. 2).408 Nella Tabella della quarta giornata in cui riporto gli inizi dei titoli delle novelle, insieme alla loro collocazione negli esemplari e nelle tavole finali, si vede che la novella Una giovane vestita da Frate s’innamora d’un Prete nell’esemplare 28.686-A a cui mi riferisco, viene nel testo numerata come novella IV, 3, e nella tavola finale come novella IV, 4, mentre nei rimanenti esemplari viene numerata sempre come novella IV, 4.409 Di conseguenza vengono numerate in diverso modo altre quattro novelle che seguono. La novella IV, 1 dell’esemplare 28.686-A a differenza degli altri esemplari non contiene la carta numerata erroneamente 114r anziché 124r. C’è da notare che nonostante gli esemplari 28.686-A; 999/Ital.130; RA 397 e STUDOVNA ORST – 9 G 000110 presentino lo stesso frontespizio, non contengono la stessa numerazione delle novelle. 407 Cfr. allegato 3. 408 Le novelle si trovano alle cc. 118v-172r. 409 Anche Gamba e Passano nelle loro tabelle la menzionano come novella 34. 103 Tabella n. 2: varianti di stato nella quarta giornata Testo dell’ es. 28.686-A Testo degli es. 999/Ital.130; RA 397; STUDOVNA ORST – 9 G 000110 Testo dell’ es. 28.682-A Tavole finali di tutti e cinque gli esemplari (N. 1) Due giovani Sanesi amano due gentil donne cc. 118v-124r (N. 1) Due giovani Sanesi amano due gentil donne cc. 118v-114r [i. e. 124r] (N. 1) Due giovani Sanesi amano due gentil donne cc. 118v-114r [i. e. 124r] (N. 1) Due giovani Sanesi amano due gentildonne c. 118 (N. 2) Galgano da Siena s’innamora di madonna cc. 124r-126v (N. 2) Galgano da Siena s’innamora di madonna cc. 114r [i. e. 124r] -126v (N. 2) Galgano da Siena s’innamora di madonna cc. 114r [i. e. 124r].-126v (N. 2) Galgano da Siena s’innamora di Madonna c. 114 [i. e. 124] (N. 3) Una giovane vestita da Frate s’innamora d’un Prete. cc. 126v-132r (N. 4) Una giovane vestita da Frate s’innamora d’un Prete. 410 cc. 126v-132r (N. 4) Una giovane vestita da Frate s’innamora d’un Prete. cc. 126v-132r (N. 4) Una giovane vestita da Frate s’innamora d’un Prete. c. 126 (N. 4) Fulvio s’innamora in Tivoli cc. 132r-138r (N. 5) Fulvio s’innamora in Tivoli c. 132 r-138r (N. 5) Fulvio s’innamora in Tivoli cc. 132r-138r (N. 5) Fulvio s’innamora in Tivoli c. 132 (N. 5) Gilberto ama Madonna Francesca cc. 138v-144v (N. 6) Gilberto ama Madonna Francesca cc. 138v-144v (N. 6) Gilberto ama Madonna Francesca cc. 138v-144v (N. 6) Gilberto ama Madonna Francesca c. 138 (N. 6) Gilberto disperato della sua donna cc. 145r-151v (N. 7) Gilberto disperato della sua donna cc. 145r-151v (N. 7) Gilberto disperato della sua donna cc. 145r-151v (N. 7) Gilberto disperato della sua donna c. 145 (N. 7) Una figliola del Re di Bertagna cc.151v-165v (N. 8) Una figliola del Re di Bertagna cc. 151v-165v (N. 8) Una figliola del Re di Bertagna cc. 151v-165v (N. 8) Una figliola del Re di Bertagna c. 151 (N. 9) Sismondo figliuol d’Augusto Re di Polonia c. 166r-169r (N. 9) Sismondo figliuol d’Augusto Re di Polonia c. 166r-169r (N. 9) Sismondo figliuol d’Augusto Re di Polonia c. 166r-169r (N. 9) Sismondo figliuol d’Augusto Re di Polonia [senza paginazione] (N. 10) Paolo ama una vedova c. 169v-172r (N. 10) Paolo ama una vedova c. 169v-172r (N. 10) Paolo ama una vedova c. 169v-172r (N. 10) Paolo ama una vedova c. 169 410 L’esemplare 999/Ital.130 contiene un errore tipografico: «d’nn Prete». 104 Tabella n. 3: fonti dell’edizione del 1562 secondo l’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek 28. 686-A Le caselle evidenziate nelle tabelle segnano le novelle che furono aggiunte nella raccolta a partire da questa edizione. Novella → 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giornata ↓ I G.F. I, 2 FIR 3 MAS 45 MAS 47 ?411 MAS 50 MAS 34 BRE 1 MAS 25 FIR 5 II BRE 2 MAS 32 MAS 43 BRE 4 BRE 5 BRE 6 MAS 12 NO.A 49 ? MAS 48 III MAS 36 MAS 38 MAS 33 STR IX, 3 STR VII, 2 ? FIR 4 MAS 26 G.F. II, 2 G.F. III, 2 IV PAR I, 2 G. F. I, 1 G.F. III, 1 FIR 2 ? PAR II, 12 MOL 1 - STR IX, 2 MAS 20 V MAS 29 ERA 15 STR VIII, 2 FIR 92-96 STR XII, 3 G.F. IV, 2 ERA 20 ERA 12 PAR I, 7 STR I, 5 VI GUID PAR I, 5 PAR I, 6 ERA 23 G.F. V, 2 FIR 1 STR X, 1 FIR 89-92 G.F. V, 1 PAR II, 10 VII NO.A. 8 MAS 27 MAS 31 G.F. XXV, 1 PAR II, 15 BAN2 XIII BAN2 XXXI BAN2 XXXII G.F. II, 1 BAN3 X VIII BAN3 XVI BAN3 XII BAN3 XIII BAN3 IXX BAN1 XIV BAN1 XVI BAN3 XV G.F. IX, 2 STR VIII, 6 BAN3 XLIII412 IX ERA 8 STR XII, 1 G.F. XXIII, 2 ? FIR 100-103 PAR I, 1 ERA 21 STR II, 5 BAN2 III BAN2 IV X NO.A. 99 BAN3 XXIV BAN3 XXV BAN3 XXXII BAN3 XXXVIII BAN3 V BAN3 VI BAN3 VII ERA 10 PAR II, 16 411 Bartolommeo Gamba e Giambattista Passano attribuiscono questa novella a Giovanni Fiorentino, però già Michel Bideaux avverte che questa novella nel Pecorone non si trova. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, MDCCCXXXV, p. 265; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 389; GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 117, 252. 412 Altri studiosi come Stefano Bianchi, Michel Bideaux, Martyna Urbaniak indicano la stessa novella (pur non di questa edizione), che è intitolata Ghedino trova(n)do suo padrigno a giacerci con la sua sposa, come novella di Molza, ma dalla collazione delle novelle risulterà che la novella sia stata ripresa dal volume delle Novelle del Bandello, curato da Ascanio Centorio degli Ortensi. Anche se esiste un esemplare della novella intitolata Novella del Mantovano, pubblicata nel 1549 a Lucca e si trova nella Biblioteca Statale di Lucca, nella collazione nel caso di Molza mi servo dell’edizione critica di Stefano Bianchi, perché non ho avuto possibilità di consultare l’esemplare di Lucca. Cfr. FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, p. 177; MICHEL BIDEAUX, La composition du recueil, in GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, p. 43; MARTYNA URBANIAK, Tra Doni e Sansovino: la novella in volgare nel Cinquecento, in Dissonanze concordi: temi, questioni e personaggi intorno ad Anton Francesco Doni, a cura di GIOVANNA RIZZARELLI, p. 305. 105 II. 5. 3. Descrizione dell’edizione del 1563413 La terza edizione, intitolata Delle cento novelle scelte da’ più nobili scrittori della lingua volgare di M. Francesco Sansovino. Editione terza. Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri notabili avvenimenti si leggono. Di nuovo ampliate, riformate, rivedute & corrette per il medesimo,414 è stata pubblicata nel 1563 a Venezia presso Francesco Rampazetto e sul frontespizio riporta la stessa marca V453-Z395 delle due edizioni precedenti. L’esemplare contiene, come l’edizione precedente, la dedica Al Clarissimo M. Sigismondo de’ Cavalli (Eletto Oratore al Sereniss. Duca di Savoia)415 e l’avvertenza Francesco Sansovino a lettori.416 Sulle carte non numerate si trova l’introduzione Delle cento novelle scelte di Francesco Sansovino.417 Segue una carta bianca e un’illustrazione. Le dieci giornate sono collocate alle cc. 1r-421r e contengono 100 novelle.418 Anche in questa edizione ogni giornata è preceduta da un’illustrazione, ma sotto ogni illustrazione si trova la scritta Delle cento novelle scelte da’ più nobili scrittori della lingua volgare.419 Tavola delle novelle che si contengono in questo libro è contenuta alle cc. 421v-429v, seguono sei sonetti già presenti nell’edizione precedente.420 In fine si trovano il Registro «*A-HHH. Tutti sono quaderni.» e il colophon «In Venetia appresso Fr. Rampazetto. M D LXII.». 413 Impronta: n-to arha tome udpr (3) 1563 (R). Descrizione fisica: [8], 429, [3];8°. Cfr. EDIT 16. 414 Delle / cento novelle / scelte / da’ più nobili scrittori / della lingua volgare / di M. Francesco Sansovino. / Editione terza. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si leggono. / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo, in Venetia, M D LXIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura BE.5.X.19). 415 Ivi, cc. *2r-3v. Il 2 agosto è stato eletto ambasciatore al duca di Savoia, ma ha accettato l’incarico il 25 ottobre. 416 Ivi, cc. *4r-4v. 417 Ivi, cc. [5r]-[7v]. 418 C. 131 è numerata erroneamente 151, ugugalmente come nell’edizione precedente. 419 Si tratta delle illustrazioni che sono contenute già nella princeps, ma inserite in diverso ordine. 420 Cc. [430r-431r]. 106 Tabella n. 4: fonti dell’edizione del 1563 Novella → 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giornata ↓ I G.F. I, 2 FIR 3 MAS 45 MAS 47 ?421 MAS 50 MAS 34 BRE 1 MAS 25 FIR 5 II BRE 2 MAS 32 MAS 43 BRE 4 BRE 5 BRE 6 MAS 12 NO.A. 49 ? MAS 48 III MAS 36 MAS 38 MAS 33 STR IX, 3 STR VII, 2 ? FIR 4 MAS 26 G.F. II, 2 G.F. III, 2 IV PAR I, 2 G. F. I, 1 G.F. III, 1 FIR 2 ? PAR II, 12 MOL 1 STR IX, 2 MAS 20 ? V MAS 29 ERA 15 STR VIII, 2 FIR 92-96 STR XII, 3 G.F. IV, 2 ERA 20 ERA 12 PAR I, 7 STR I, 5 VI BOCC IX, 1 PAR I, 5 PAR I, 6 ERA 23 G.F. V, 2 FIR 1 STR X, 1 FIR 89-92 G.F. V, 1 PAR II, 10 VII NO.A. 8 MAS 27 MAS 31 G.F. XXV, 1 PAR II, 15 BAN2 XIII BAN2 XXXI BAN2 XXXII G.F. II, 1 BAN3 X VIII BAN3 XVI BAN3 XII BAN3 XIII BAN3 IXX BAN1 XIV BAN1 XVI BAN3 XV G.F. IX, 2 STR VIII, 6 BAN3 XLIII IX ERA 8 STR XII, 1 G.F. XXIII, 2 ? FIR 100-103 PAR I, 1 ERA 21 STR II, 5 BAN2 III BAN2 IV X NO.A. 99 BAN3 XXIV BAN3 XXV BAN3 XXXII BAN3 XXXVIII BAN3 V BAN3 VI BAN (?)422 ERA 10 PAR II, 16 421 Bartolommeo Gamba e Giambattista Passano attribuiscono questa novella a Giovanni Fiorentino, però già Michel Bideaux avverte che questa novella nel Pecorone non si trova. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, MDCCCXXXV, p. 265; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 389; GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 117, 252. 422 Secondo Passano la novella intitolata La Giulia innamoratasi di Gualtieri è una novella del Bandello. Tra le novelle di Bandello non sono riuscita a trovarla, la novella però apparve anche in ottavo, accompagnata da una lettera dedicatoria scritta «da Venezia il 5 febbraio 1563, a Gio. Faitato, gran mercante e ricco mecenate di quei giorni», e in quarto, stampata a Bologna da Pellegrino Bonardo con la dedica ad Ottavio Gonzaga, «Di Bologna il giorno 21 di marzo 1564» e circolò sotto il nome di Bernardino Percivalli da Recanati. Nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze è reperibile una copia mutila in ottavo con segnatura RARI.Palat.E.6.6.98. Visto che l’edizione del 1563 delle Cento novelle scelte contiene la dedica datata «Di Venetia il X. Di Giugno. M D LXIII» è possibile che Sansovino si servì della novella di Bernardino Percivalli. Cfr. Gualtieri novella di Bernardino Percivali da Racanati. Secondo un’antica e rarissima stampa, presso G. Giusti, 1867, p. 4; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, pp. 342-343; Delle / cento novelle / scelte / da’ più nobili scrittori / della lingua volgare / di M. Francesco Sansovino. / Editione terza. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si leggono. / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo, in Venetia, M D LXIII, c. [*3r]. 107 II. 5. 4. Descrizione dell’edizione del 1566423 La quarta edizione, intitolata Cento novelle scelte da piu nobili scrittori della lingua volgare Di Francesco Sansovino. Nelle quali piacevoli, & aspri casi d’amore, & altri notabili avvenimenti si contengono. Di nuovo ampliate, reformate, rivedute, et corrette, per il medesimo; et aggiontovi di nuovo le figure in principio d’ogni Novella,424 è stata pubblicata nel 1566 a Venezia. Si tratta di un esemplare che non riporta stampato il nome del tipografo, luogo e la data di stampa: sul frontespizio si trova scritto a mano «Venetia 1566/1571».425 Ѐ probabile che la data sul frontespizio sia stata aggiunta da un bibliotecario o da uno studioso che ha consultato la tabella di Bartolommeo Gamba perché proprio Gamba ha segnato le due edizioni in questo modo «1566/1571» in una casella. Anche sul frontespizio di questa edizione si trova la marca V453-Z395. Segue la dedica Al Clarissimo M. Sigismondo de’ Cavalli (Eletto Oratore al Sereniss. Duca di Savoia).426 Sulle carte non numerate si trova l’avvertenza Francesco Sansovino a lettori e l’ introduzione Delle cento novelle scelte di Francesco Sansovino.427 Subito dopo alle cc. [1r]- 238v si trovano le dieci giornate. In questa edizione non si trovano più le illustrazioni prima delle giornate, ma si trovano prima di ogni novella. La Tavola delle novelle che si contengono in questo libro è contenuta alle cc. [239r-240v]. 423 Impronta: eaan leme sahe ta&p (3) 1566 (R). Descrizione fisica: [4], 238, [2] c.: 4°. Cfr. EDIT 16. 424 Cento / novelle / scelte da piu / nobili scrittori / della lingua volgare / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli, / & aspri casi d’amore, & altri notabili avve- / nimenti si contengono. / Di nuovo ampliate, reformate, / rivedute, et corrette, per il medesimo; et ag- / giontovi di nuovo le figure in prin- / cipio d’ogni Novella. / Con privilegio per anni XV, [Venetia, 1566] (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rem.IV 450). 425 Probabilmente si tratta di una variante di stato dell’edizione del 1566 perché l’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze MAGL.3.2.68 sul frontespizio riporta stampato «In Venetia, M D LXVI». Mi servo dell’esemplare a cui mancano i dati menzionati (sul frontespizio si trova scritto soltanto a mano «Venetia 1566/1571»), perché per me è l’unico accessibile. Dall’altra parte contiene almeno la stessa impronta dell’esemplare di Firenze. 426 Ivi, cc. *2r-2v. 427 Ivi, cc. [*3v-4v]. 108 Tabella n. 5: fonti dell’edizione del 1566 428 Bartolommeo Gamba e Giambattista Passano attribuiscono questa novella a Giovanni Fiorentino, però già Michel Bideaux avverte che questa novella nel Pecorone non si trova. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, MDCCCXXXV, p. 265; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 389; GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 117, 252. 429 La novella Due giovani vestiti di bianco fu inserita già nell’edizione del 1562, poi nell’edizione del 1563 fu sostituita dalla novella La Giulia, innamoratasi di Gualtieri e nell’edizione del [1566] venne di nuovo rimessa. Novella → 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giornata ↓ I BOCC II, 5 FIR 3 BOCC II, 4 MAS 45 BOCC II, 3 MAS 47 BOCC I, 10 ?428 BOCC I, 9 MAS 50 II BOCC I, 5 MAS 34 BOCC I, 7 MAS 25 BOCC IX, 7 BRE 2 BOCC IX, 8 MAS 32 BOCC IX, 9 MAS 43 III BOCC II, 8 BRE 5 BOCC II, 9 BRE 4 BOCC V, 6 BOCC V, 7 BRE 6 MAS 12 BOCC VII, 4 BOCC VII, 6 IV BOCC VII, 7 NO.A. 49 BOCC VII, 8 MAS 38 BOCC X, 3 MAS 33 BOCC VI, 2 BOCC VI, 3 BOCC VI, 4 STR VII, 2 V BOCC V, 4 BOCC V, 5 BOCC V, 9 BOCC VI, 1 BOCC VI, 9 BOCC VIII, 3 BOCC VIII, 4 BOCC VIII, 5 BOCC VIII, 6 PAR II, 10 VI NO.A. 8 MAS 27 MAS 31 G.F. XXV, 1 PAR II, 15 BAN2 XIII BAN2 XXXI BAN2 XXXII G.F. II, 1 BAN3 X VII GUID PAR I, 5 PAR I, 6 ERA 23 G.F. V, 2 BAN1 XVI STR X, 1 FIR 89-92 G.F. V, 1 G.F. I, 2 VIII BAN3 XVI BAN3 XII BAN3 XIII BAN3 IXX BAN1 XIV FIR 1 BAN3 XV G.F. IX, 2 STR VIII, 6 BAN3 XLIII IX ERA 8 STR XII, 1 G.F. XXIII, 2 ? FIR 100-103 PAR I, 1 ERA 21 STR II, 5 BAN2 III BAN2 IV X NO.A. 99 BAN3 XXIV BAN3 XXV BAN3 XXXII BAN3 XXXVIII BAN3 V BAN3 VI BAN3 VII429 ERA 10 PAR II, 16 109 II. 5. 5. Descrizione dell’edizione del 1571430 La quinta edizione, intitolata Cento novelle scelte da piu nobili scrittori della lingua volgare, con l’aggiunta di cento altre novelle antiche, non pur belle per inventione, ma molto utili per l’eleganti et Toscane elocutioni necessarie a chi vuol regolatamente scrivere nella nostra lingua. Nelle quali piacevoli, et aspri casi d’Amore, et altri notabili avvenimenti si contengono. Con gli argomenti a ciascuna novella per ammaestramento de’ Lettori al viver bene. Et con le figure poste et appropriate a suoi luoghi. Di nuovo rivedute, corrette, et riformate in questa Quarta Impressione,431 è stata pubblicata nel 1571 a Venezia, nella tipografia degli Heredi di Marchiò Sessa e sul frontespizio riporta la marca V477-Z587.432 L’esemplare contiene sulla carta di guardia le note manoscritte riguardanti la segnatura «K.Z.», «M. L. ital. pag. 396». I primi tre fascicoli dell’esemplare hanno numerata soltanto la seconda carta. Il primo fascicolo contiene la dedica Al Clarissimo M. Sigismondo de’ Cavalli (Eletto Oratore al Sereniss. Duca di Savoia)433 e l’avvertenza Francesco Sansovino a’ Lettori,434 il secondo e il terzo fascicolo contengono Un discorso fatto sopra il Decamerone.435 Alle carte non numerate del quarto fascicolo segue l’introduzione Delle Cento novelle scelte da piu nobili scrittori della lingua volgare.436 Le dieci giornate che 430 Impronta: inha e.oa al,& biue (3) 1571 (R). Descrizione fisica: [14], 245, [i.e. 243], [7], 32c.: ill.; 4°. Cfr. EDIT 16. Nel Catalogo del servizio bibliotecario nazionale: OPAC - SBN vengono menzionate due impronte, una per le Cento novelle scelte: inha e.oa al,& biue (3) 1571 (R) - pt. 1 e l’altra per Le Ciento Novelle Antike: elin todi n-no Loto (3) 1571 (R) - pt. 2. 431 Cento novelle / scelte da piu nobili / scrittori della lingua volgare, / con l’aggiunta / di cento altre novelle antiche, / non pur belle per inventione, ma molto utili per l’eleganti et / Toscane elocutioni necessarie a chi vuol regolatamente scri- / vere nella nostra lingua.[aggiunto a mano: «da Carlo Gualteruzzi.»] / Nelle quali piacevoli, et aspri casi / d’Amore, et altri notabili avvenimenti si contengono. / Con gli argomenti a ciascuna novella / per ammaestramento de’Lettori al viver bene. / Et con le figure poste et appropriate / a suoi luoghi. / Di nuovo rivedute, corrette, et / riformate in questa Quarta Impressione. / Con privilegio. / In Venetia, apresso gli Heredi di Marchiò Sessa, M D LXXI (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 320 che strutturalmente corrisponde all’esemplare della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino CIACC 312). 432 Gatta con topo in bocca allatta un gattino. Nella marca si trovano le iniziali M.S. e il motto «Imparibus dissidii satis». La marca veniva usata da Melchiore Sessa e gli eredi [non dopo il 1565]-1589, da Giovanni Battista Sessa & Giovanni Bernardo Sessa nel 1597 e da Giovanni Battista Sessa & fratelli tra il 1574 e tra il 1586. Cfr. EDIT 16. 433 Ivi, cc. †2r-[ †3v]. 434 Ivi, cc. [†4rv]. 435 Ivi, cc. [††1r]-[†††4r]. L’inserimento di questo capitolo non è stato probabilmente pensato dall’inizio, perché sulla carta [†4v] si trova il richiamo «DELLE» (richiamo alla prefazione che segue alla c. [*1r]). In più esiste una variante di stato: nell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek 40.F.60 e nell’esemplare della Biblioteca Complutense BH FLL 28434 che è mutilo del frontespizio e del primo fascicolo, i fascicoli su cui si trovano i brani Un dicorso fatto sopra il Decamerone (cc. [††1r]-[†††4r]) e Delle Cento novelle scelte da piu nobili scrittori della lingua volgare (cc.[*1r-2v]), sono stati invertiti. In altre parole nell’esemplare di cui mi servo 4 P.o.it. 320 e nell’esemplare CIACC 312 i primi quattro fascicoli sono contenuti in questo ordine †, ††, †††, *, mentre nell’esemplare 40.F.60 e nell’esemplare BH FLL 28434 si trovano in questo ordine: †,*, ††, †††. Comunque anche negli esemplari con fascicoli invertiti non funziona il richiamo «Andreuccio» che si trova alla carta che precede Un discorso fatto sopra il Decamerone. 436 Ivi, cc. [*1r-2v]. 110 comprendono 100 novelle sono contenute alle cc. 1r-245v. Ogni novella è preceduta da un’illustrazione e sotto ogni illustrazione si trova la spiegazione su che cosa «dimostra la novella».437 La Tavola delle novelle che si contengono in questo libro è alle cc. [247r-251v]. Poi segue un altro frontespizio su cui si trova il titolo Le ciento novelle antike sotto il quale è stata aggiunta a mano la scritta «da Carlo Gualteruzzi» e una nota manoscritta «Cf. De Bure Bibliograph. instruct. J. II. Bell. lettr. pag. 46. num. 3652.». Le carte e i fascicoli del volume vengono numerati da capo, il volume contiene la dedica Al Reverendissimo Monsig. Goro Gherio Vescovo di Fano et Digniss. Vicelegato di Bologna, Sig. et benefattor suo singolariβ., firmata da Carlo Gualteruzzi.438 Dopo la dedica si trova l’indice sommario delle novelle contenute.439 Alle cc. 5r-31r si trovano Le Cento Novelle Antiche. L’ordine delle novelle contenute in questa edizione della raccolta di Sansovino coincide con l’edizione precedente. 437 Questa spiegazione si trova in tutte le edizioni fino all’edizione del 1571. 438 Ivi, cc. 2r-2v. 439 Ivi, cc. 3r-4v. 111 Tabella n. 6: fonti dell’edizione del 1571 II. 5. 5. 1. Esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze 3.2.69 dell’edizione del 1571 L’esemplare della BNCF 3.2.69, rispetto ai tre esemplari che ho consultato, nella parte in cui si trovano Le Ciento Novelle Antike contiene delle divergenze. Secondo Diana Berruezo 440 Bartolommeo Gamba e Giambattista Passano attribuiscono questa novella a Giovanni Fiorentino, però già Michel Bideaux avverte che questa novella nel Pecorone non si trova. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, MDCCCXXXV, p. 265; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 389; GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 117, 252. 441 La novella Due giovani vestiti di bianco si trovava già nell’edizione del 1562. Novella → 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giornata ↓ I BOCC II, 5 FIR 3 BOCC II, 4 MAS 45 BOCC II, 3 MAS 47 BOCC I, 10 ?440 BOCC I, 9 MAS 50 II BOCC I, 5 MAS 34 BOCC I, 7 MAS 25 BOCC IX, 7 BRE 2 BOCC IX, 8 MAS 32 BOCC IX, 9 MAS 43 III BOCC II, 8 BRE 5 BOCC II, 9 BRE 4 BOCC V, 6 BOCC V, 7 BRE 6 MAS 12 BOCC VII, 4 BOCC VII, 6 IV BOCC VII, 7 NO.A. 49 BOCC VII, 8 MAS 38 BOCC X, 3 MAS 33 BOCC VI, 2 BOCC VI, 3 BOCC VI, 4 STR VII, 2 V BOCC V, 4 BOCC V, 5 BOCC V, 9 BOCC VI, 1 BOCC VI, 9 BOCC VIII, 3 BOCC VIII, 4 BOCC VIII, 5 BOCC VIII, 6 PAR II, 10 VI NO.A. 8 MAS 27 MAS 31 G.F. XXV, 1 PAR II, 15 BAN2 XIII BAN2 XXXI BAN2 XXXII G.F. II, 1 BAN3 X VII GUID PAR I, 5 PAR I, 6 ERA 23 G.F. V, 2 BAN1 XVI STR X, 1 FIR 89-92 G.F. V, 1 G.F. I, 2 VIII BAN3 XVI BAN3 XII BAN3 XIII BAN3 IXX BAN1 XIV FIR 1 BAN3 XV G.F. IX, 2 STR VIII, 6 BAN3 XLIII IX ERA 8 STR XII, 1 G.F. XXIII, 2 ? FIR 100-103 PAR I, 1 ERA 21 STR II, 5 BAN2 III BAN2 IV X NO.A. 99 BAN3 XXIV BAN3 XXV BAN3 XXXII BAN3 XXXVIII BAN3 V BAN3 VI BAN3 VII441 ERA 10 PAR II, 16 112 Sánchez questo esemplare riporta alcune tracce di censura: l’esemplare contiene alcuni fogli strappati e alcune cancellature.442 Tabella delle novelle che risultano cancellate443 Le novelle che risultano cancellate nell’indice sommario Novelle cancellate con lavatura d’inchiostro a testo VI Novella VI. Come a David Re venne in pensero di volere sapere quanti fossero e sudditi suo. cc. 7 rv. VII (non cancellata a testo) XVI Novella XVI. Qui conta della gran misericordia ke fece San Paolino vescovo. c. 10r. XVII Novella XVII. Della grande limosina che fecie uno Tavoliere per Dio. c. 10r. LXXV444 Novella LXXV. Qui conta come Domenedio saccompagnio con uno giullare. cc. 25rv. LXXXIII Novella LXXXV.445 Come Cristo andando un giorno co discepoli per un foresto luogo videro molto grande tesoro. c. 27v. XCI Novella LXXXVII. Come uno sando a confessare. c. 28v. XCIII Testo mutilo.446 È da notare che tutte queste novelle, a parte la novella intitolata Come Cristo andando un giorno co discepoli per un foresto luogo videro molto grande tesoro, sono state omesse nell’edizione del Novellino del 1572 curata da Vincenzo Borghini. Comunque in questa edizione la novella subì notevoli modifiche e l’espressione «Cristo» è stata sostituita dall’espressione «Romito». 442 Cfr. DIANA BERRUEZO SÁNCHEZ, Sobreviviendo a la censura: Masuccio Salernitano en las letras castellanas, in El eterno presente de la literatura: Estudios literarios de la Edad Media al siglo XIX, a cura di MARÍA TERESA NAVARRETE NAVARRETE e MIGUEL SOLER GALLO, p. 104. 443 Purtroppo questo esemplare non ho potuto consultare personalmente, la descrizione dell’esemplare mi è stata gentilmente fornita da Paolo Divizia. 444 In un esemplare delle Ciento Novelle Antike dell’edizione del 1525 che si trova nella Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli, con segnatura V.F. 154 H 31, nell’elenco delle novelle, dal titolo di questa novella, viene cancellata l’espressione «Domenedio». La novella contiene alcune cancellature anche nel testo. Dal testo poi vengono depennate anche altre novelle. 445 Numerazione sbagliata nella stampa. La novella è preceduta dalla novella numerata LXXXII e seguita dalla novella LXXXIIII. 446 Comunque in altri esemplari delle Cento novelle scelte del 1571 si trova la novella intitolata Qui conta duno villano kessando a confessare. 113 II. 5. 6. Descrizione dell’edizione del 1598447 La sesta edizione, intitolata Cento novelle scelte da piu nobili scrittori della lingua volgare, Di Francesco Sansovino, nelle quali piacevoli, & notabili avvenimenti si contengono: Di nuovo reformate, rivedute, et corrette, Con licentia de’ Superiori. et aggiuntovi novamente le Figure in principio d’ogni Novella,448 è stata pubblicata nel 1598 a Venezia, nella tipografia di Alessandro de Vecchi, e sul frontespizio riporta la marca V504.449 Sul frontespizio della var. A si trova l’informazione che il libro viene dedicato Al molto illustre sig. Annibal Cheppi. Consigliero del Sereniss. Duca di Mantova, & di Monferrato. Dopo la dedica intitolata All’illusriss.ͫ ͦ sig.ͬ ͤ Annibal Chieppi, signor mio sempre osservandissimo,450 datata XX Agosto 1598, segue l’introduzione Delle cento novelle scelte, di Francesco Sansovino,451 un’illustrazione452 e la seconda dedica Al molto illustre et eccellentiss. sig. Annibal Cheppi, Consegliere del Sereniss. Signor Duca di Mantova, & di Monferrato, Signor mio osservandissimo,453 datata il primo di Settembre, M. D. XCVIII. Probabilmente la prima dedica doveva essere sostituita dalla seconda, perché la seconda dedica inizia sulla carta numerata a2r, ugualmente come la prima dedica, ma nel volume sono rimaste entrambe le dediche. A partire da questa edizione non c’è più l’avvertenza Francesco Sansovino a’ Lettori che conteneva i nomi degli autori da cui sono state prese le novelle. 447 Impronta:Var. A: n-o- lao- soal dich (3) 1598 (R); Var. B: o-on lao- soal dich (3) 1598 (R). La var. A contiene la dedica ad Annibal Cheppi datata primo settembre 1598. La var. B contiene la dedica ad Annibal Chieppi datata XX agosto 1598 ed ha il frontespizio in parte ricomposto. Descrizione fisica: [8], 407, [9], p.: ill.; 4°. Cfr. EDIT 16. 448 Cento / novelle / scelte / da piu nobili scrittori / della lingua volgare, / Di Francesco Sansovino, / nelle quali piacevoli, / & notabili avvenimenti si contengono: / Di nuovo reformate, rivedute, et corrette, Con licentia de’ Superiori. / et aggiuntovi novamente le Figure in principio d’ogni Novella. / Al molto illustre sig. Annibal Cheppi. / Consigliero del Sereniss. Duca di Mantova, & di Monferrato. / Con privilegio, In Venetia, apresso Alessandro de Vecchi, M D X C VIII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 171 - 1/2 che ha l’impronta della var. A). 449 Ramo di rose con tre fiori. In cornice figurata. Nella marca si trova il motto «Dabo omnibus gratum odorem». La marca veniva usata da Alessandro Vecchi tra il 1597 e tra il 1599. Cfr. EDIT 16. 450 La dedica si trova alle cc. a2rv. Annibale Chieppio era il consiglere Supremo del duca Vincenzo I Gonzaga il quale il 22 settembre 1587 il quarto duca di Mantova e il secondo duca di Monferrato. Cfr. GINO BENZONI, Annibale Chieppio, in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 24, Roma, Treccani, 1980, consultabile all’indirizzo: http://www.treccani.it/enciclopedia/annibale-chieppio_(Dizionario-Biografico); Grande illustrazione dei Lombardo-Veneto ossia storia delle città, dei borghi, comuni, castelli, ecc. fino ai tempi moderni, per cura di CESARE CANTÙ e d’altri letterati, volume quinto, Milano, presso Orona e Caimi editori, 1859, p. 312. 451 FRANCESCO SANSOVINO, Cento / novelle / scelte / da piu nobili scrittori / della lingua volgare, M D X C VIII, cc. [a3r-4r]. 452 Ivi, c. [a4v]. 453 Ivi, cc. a2rv. 114 Le dieci giornate sono contenute alle pp. 1-[?].454 Nel testo alcune novelle sono senza titolo, alcune non sono numerate o sono numerate in modo sbagliato, per cui non sorprende che il contenuto della Tavola delle novelle che si trova alla fine del volume non corrisponda con il contenuto del testo:455 1) nella tavola probabilmente vengono menzionate cento novelle,456 mentre nel testo oltre le trame di cento novelle si trova un’introduzione alla novella con il titolo riassuntivo della novella di Belfagore Arcidiavolo (III, 7). Così, anche se il testo della novella manca, sembra che la terza giornata contenga undici novelle anziché dieci. 2) l’elenco dei titoli nella tavola corrisponde ai titoli di due edizioni precedenti (del 1566 e del 1571), mentre nel testo troviamo quattro novelle nuove che sono state aggiunte a partire da questa edizione, più la novella Florio geloso della moglie.457 Come viene già segnalato dal Passano la novella intitolata Florio geloso della moglie a partire da questa edizione appare due volte nel testo della raccolta: una volta come novella VI, 8 che nella tavola viene segnata come «Corrado Milanese innamorato di una M.» e una volta come novella IX, 2 elencata come «Florio essendo geloso della moglie». E poi in questa edizione le novelle sono state aggiunte insieme agli enigmi che si trovano nella raccolta dello Straparola.458 Nel colophon c’è scritto «In Venetia, Alla Stampa di Marco Claseri, A Instanza d’Alessandro de Vecchi. 1598.». 454 L’esemplare da me consultato (Bayerische Staatsbibliothek, 4 P.o.it. 171 ) è mutilo: finisce con la p. 394 su cui si trova l’incipit della novella X, VI. Nel censimento delle Cento novelle scelte (capitolo II. 3.) indico altri esemplari dell’edizione del 1598 che si sono conservati, ma purtroppo non ho avuto possibilità di consultarli. A partire da questa edizione i primi fascicoli vengono segnati con i fascicoli e le carte, mentre la parte che contiene le dieci giornate viene numerata con le pagine. 455 Le incongruenze tra la tavola e il testo comprese nelle edizioni del 1598, 1603 e 1610 furono segnalate già da Bartolommeo Gamba e da Giambattista Passano. Gli studiosi parlano di cinque novelle sostituite, ma non segnalano che nel testo rimane il titolo della novella di Belfagore Arcidiavolo. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, M DCCCXXXIII, p. 201; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 391. 456 Non ho potuto verificare la tavola, ma si capisce da I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 391. 457 Le incongruenze tra le novelle nel testo e i titoli indicati nella tavola vengono riportati qui sotto nelle note alla tabella. 458 Si tratta delle novelle III, 4; III, 8; VI, 8; VIII, 3; VIII, 4. 115 Tabella n. 7: fonti dell’edizione del 1598 459 Bartolommeo Gamba e Giambattista Passano attribuiscono questa novella a Giovanni Fiorentino, però già Michel Bideaux avverte che questa novella nel Pecorone non si trova. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, MDCCCXXXV, p. 265; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 389; GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 117, 252. 460 Nella tavola, invece della novella Zefiro scongiura un giovane, si trova ancora Madonna Lisabetta vedova rimasa (BRE 4) che si trovava già nell’edizione del 1562, 1563, 1566, 1571. Cfr I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 391. Nelle Piacevoli notti di Francesco Straparola fino all’edizione del 1586 si trova il titolo «Pre Zefiro scongiura un giovane, che nel suo giardino mangiava fighi». Un più generico «Zefiro scongiura un giovane, che nel suo giardino mangiava i fighi» nella raccolta straparoliana appare soltanto a partire dall’edizione del 1597. 461 Nel testo c’è soltanto p. 109 su cui si trova scritto «novella settima» e l’introduzione senza titolo (probabilmente si tratta dell’introduzione alla novella di Brevio perché nelle edizioni del 1563, 1571, 1603 e 1610 si trova la stessa introduzione insieme al titolo della novella di Belfagore arcidiavolo). Dopo questa pagina segue la novella Ortodosio Simeoni (STRA VII, 1) che si trovava già nell’edizione del 1561 come novella VII, 3. 462 Nella tavola, invece della novella Ortodosio Simeoni, si trova la novella Belfagore arcidiavolo. 463 Nella tavola, invece della novella Florio geloso della propria moglie, si trova ancora Corrado Milanese innamorato di una M. che si trovava nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. Cfr. I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 391. 464 Nella tavola, invece della novella Flaminio Veraldo, si trova ancora Beffa fatta da una donna al marito che si trovava già nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. Questa novella in questa edizione appare due volte. Cfr. I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 391. 465 Nella tavola, invece della novella Adamantina figliuola di Bagolana, si trova ancora Sotto specie di far alcuni incantesimi che si trovava già nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. Cfr. I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 391. Novella → 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giornata ↓ I BOCC II, 5 FIR 3 BOCC II, 4 MAS 45 BOCC II, 3 MAS 47 BOCC I, 10 ?459 BOCC I, 9 MAS 50 II BOCC I, 5 MAS 34 BOCC I, 7 MAS 25 BOCC IX, 7 BRE 2 BOCC IX, 8 MAS 32 BOCC IX, 9 MAS 43 III BOCC II, 8 BRE 5 BOCC II, 9 STR VI, 5460 BOCC V, 6 BOCC V, 7 BRE 6461 STR VII, 1462 MAS 12 BOCC VII, 4 BOCC VII, 6 IV BOCC VII, 7 NO.A. 49 BOCC VII, 8 MAS 38 BOCC X, 3 MAS 33 BOCC VI, 2 BOCC VI, 3 BOCC VI, 4 STR VII, 2 V BOCC V, 4 BOCC V, 5 BOCC V, 9 BOCC VI, 1 BOCC VI, 9 BOCC VIII, 3 BOCC VIII, 4 BOCC VIII, 5 BOCC VIII, 6 PAR II, 10 VI NO.A. 8 MAS 27 MAS 31 G.F. XXV, 1 PAR II, 15 BAN2 XIII BAN2 XXXI STR XII, 1463 G.F. II, 1 BAN3 X VII GUID PAR I, 5 PAR I, 6 ERA 23 G.F. V, 2 BAN1 XVI STR X, 1 FIR 89-92 G.F. V, 1 G.F. I, 2 VIII BAN3 XVI BAN3 XII STR IV, 5464 STR V, 2465 BAN1 XIV FIR 1 BAN3 XV G.F. IX, 2 STR VIII, 6 BAN3 XLIII IX ERA 8 STR XII, 1 G.F. XXIII, 2 ? FIR 100-103 PAR I, 1 ERA 21 STR II, 5 BAN2 III BAN2 IV X NO.A. 99 BAN3 XXIV BAN3 XXV BAN3 XXXII BAN3 XXXVIII BAN3 V BAN3 VI BAN3 VII ERA 10 PAR II, 16 116 In questa edizione le novelle che ho contrassegnato con uno sfondo più scuro, sostituiscono rispettivamente le seguenti novelle: BRE 4, BRE 6, BAN2 XXXII, BAN3 XIII, BAN3 IXX. II. 5. 6. 1. La variante B dell’edizione del 1598 e la sua variante intermedia datata 1597/98466 Come ho già accennato, esistono due varianti dell’edizione del 1598 che contengono alcune varianti di stato vistose sul frontespizio. Non mi dilungherò nella descrizione dettagliata della var. B perché nel mio lavoro a questa variante non mi riferirò, ma credo che valga la pena menzionarla per chiarire il fatto che nei cataloghi è reperibile anche l’edizione del 1597/98. La var. B rispetto alla var. A contiene sul frontespizio alcune divergenze: sul frontespizio si trova «contengono.» anziché «contengono:»; «All’Illustriss. Sig. Annibal Chieppi, Consigliero del Serenissimo Duca di Mantova.» anziché «Al molto Illustre Sig. Annibal Cheppi: Consigliero del Sereniss. Duca di Mantova, & di Monferrato.».467 Come è stato già detto, la variante B contiene la dedica ad Annibal Chieppi datata XX agosto 1598 ed ha il frontespizio in parte ricomposto e in tutti questi tratti corrisponde con la variante che contiene sul frontespizio la data M D X CVII. Entrambe le varianti contengono il colophon in cui si trova «In Venetia, Alla stampa di Marco Claseri. A istanza d’Alessandro de Vecchi. 1598». 466 Impronta: nel catalogo EDIT 16 non viene menzionata, ma l’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze MAGL.3.2.67 contiene la stessa impronta della var. B dell’edizione del 1598. Per questo la possiamo considerare una variante intermedia della var. B dell’edizione 1598. Descrizione fisica secondo EDIT 16: 407 p.; 4º. 467 L’espressione giusta è «Al molto Illustre Sig. Annibal Cheppi: Consigliero del Sereniss. Duca di Mantova, & di Monferrato.» perché a partire dal 1587 Vincenzo I Gonzaga fu duca di Mantova e di Monferrato. 117 II. 5. 7. Descrizione dell’edizione del 1603 La settima edizione, intitolata Cento novelle scelte da piu nobili scrittori della Lingua Volgare, Di Francesco Sansovino, nelle quali piacevoli & notabili avvenimenti si contengono: Di nuovo reformate, rivedute, et corrette, Con licentia de’ Superiori. et aggiuntovi novamente le Figure in principio d’ogni Novella,468 è stata pubblicata nel 1603 a Venezia, nella tipografia di Alessandro de Vecchi, e sul frontespizio riporta la stessa marca dell’edizione precedente.469 Sul frontespizio si trova anche l’informazione che il libro viene dedicato Al Magnifico, & Eccellente Signore, & Padron Collendissimo il Sig. Girolamo Rossetti. Dopo la dedica, intitolata Al Magn. Et Eccell. Sig. et Patron Colleniss. Il Signor Girolamo Rossetti470 e datata «Di Venetia li 10 di Maggio. 1603.», si trova la Tavola delle novelle che si contengono in questo libro.471 Dopo la scritta Delle Cento novelle scelte da piu nobili scrittori della lingua volgare, questa volta non segue l’introduzione, ma comincia direttamente la prima novella. Le dieci giornate sono contenute alle pp. 1-442 [i.e. 456].472 Nella raccolta non è facile orientarsi secondo le pagine, perché la maggior parte delle pagine viene numerata erroneamente. In più, così come nell’edizione precedente, alcune novelle sono senza titolo, alcune non sono numerate o sono numerate in modo sbagliato e il contenuto della Tavola delle novelle non corrisponde con il contenuto del testo: 1) come nell’edizione precedente, nella tavola vengono menzionate cento novelle, mentre nel testo si trovano le trame di cento novelle e in più c’è un’introduzione alla novella con il titolo riassuntivo della novella di Belfagore Arcidiavolo (III, 7), ma la novella manca. 2) come nell’edizione precedente, l’indice sommario dei titoli corrisponde a quello delle edizioni del 1566 e del 1571, mentre nel testo troviamo quattro novelle nuove, più la novella Florio geloso della moglie, che sono state aggiunte nell’edizione del 1598.473 3) nella tavola non viene nominata la novella intitolata Ortodosio Simeoni che nel testo compare come novella III, 8.474 468 Cento / novelle / scelte / da piu nobili scrittori / della Lingua Volgare, / Di Francesco Sansovino, / nelle quali piacevoli / & notabili avvenimenti si contengono: / Di nuovo reformate, rivedute, et corrette, Con licentia de’ Superiori. / et aggiuntovi novamente le Figure in principio d’ogni Novella, in Venetia, M. D C III (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 74.H.69). 469 La marca secondo il catalogo EDIT 16 è V504. 470 Cc. †2rv. 471 Ivi, cc. †3r-[6v]. Alla fine della tavola si legge «In venetia, Appreβo Aleβandro de Vecchi. All’insegna delle tre Rose.». 472 Il volume contiene molte pagine numerate erroneamente. 473 Le incongruenze tra le novelle nel testo e i titoli indicati nella tavola vengono riportati nelle note alla tabella. 474 Questa novella si trovava già nella princeps come novella VII, 3, ma poi nelle edizioni del 1562-1571 non è stata integrata. 118 Alcune novelle vengono numerate con i numeri romani, altre riportano la numerazione scritta a piene lettere, e anche esse spesso vengono numerate erroneamente (soprattutto nella seconda metà della terza giornata).475 Per quanto riguarda le illustrazioni, esse non precedono tutte le novelle come viene detto nel titolo della raccolta, ma solo alcune. D’altra parte, le illustrazioni precedono tutte le giornate, a parte la prima. La novità di questa edizione, rispetto alle altre, consiste nel fatto che di fianco al testo delle novelle, troviamo stampati alcuni commenti che dovrebbero aiutare il lettore a capire come dovrebbe leggere il contenuto delle novelle.476 Ugualmente come nell’edizione precedente, dopo le novelle III, 4; III, 8; VI, 8; VIII, 3 e VIII, 4 si trovano gli enigmi che si trovavano nella raccolta di Francesco Straparola. Le rimanenti novelle, a parte alcune eccezioni,477 sono seguite dai versi moralizzanti. 475 Nella seconda parte della terza giornata si trovano: Novella sesta - Theodoro innamorato della Violante; Novella settima - Belfagore Arcidiavolo; Novella ottava - Ortodosio Simeoni; Novella settima [bis] - Un giovane ama la moglie di uno Hoste; Novella ottava [bis] - Tofano chiude una notte fuor di casa la moglie; Novella decima - Madonna Isabella. Quindi sembra che la giornata contiene 11 novelle, ma come è già stato detto nel testo c’è soltanto l’introduzione e il titolo della novella di Belfagore Arcidiavolo. 476 Simili commenti possiamo trovarli ad esempio in Il Decameron Di Messer Giovanni Boccacci Cittadin Fiorentino, Di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi antichi, & alla sua vera lezione ridotto dal Cavalier Lionardo Salviati, Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, Con permissione de’ Superiori, & Privilegi di tutti i Principi, e Republiche, seconda editione, In Firenze, Nella stamperia de’ Giunti, del mese d’Ottobre, M. D. LXXXII, in cui questo espediente serve a Leonardo Salviati per moralizzare o sottolineare il senso stravolto delle novelle modificate. Cfr. ANDREA JACKOVÁ, Editoria e censura: stampare le opere letterarie nel Cinquecento italiano, tesi di laurea magistrale, rel. PAOLO DIVIZIA, Masarykova univerzita, a.a. 2010-2011. 477 I versi moralizzanti non seguono dopo le seguenti novelle: II, 3; II, 7; II, 10; VII, 2; VII, 3; VIII, 1; IX, 2; IX, 5; IX, 10. 119 Tabella n. 8: fonti dell’edizione del 1603 478 Bartolommeo Gamba e Giambattista Passano attribuiscono questa novella a Giovanni Fiorentino, però già Michel Bideaux avverte che questa novella nel Pecorone non si trova. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, MDCCCXXXV, p. 265; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 389; GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 117, 252. 479 Nella tavola delle novelle, invece della novella Zefiro scongiura un giovane, si trova novella Madonna Lisabetta vedova rimasa (BRE 4) che si trovava già nell’edizione del 1562, 1563, 1566, 1571. 480 Nel testo ci si trova soltanto il titolo riassuntivo e l’introduzione alla novella. 481 La novella Ortodossio Simeoni non si trova nella tavola delle novelle. 482 Nella tavola delle novelle, invece della novella Florio geloso della propria moglie, si trova la novella Corrado Milanese innamorato di una M. che si trovava nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. Già G. Passano avverte che nelle edizioni del 1598, 1603 e 1610 la novella di Florio geloso della propria moglie fu inserita due volte nella raccolta, cioè si trova anche nella posizione IX, 2. 483 Nella tavola delle novelle, invece della novella Flaminio Veraldo, si trova la novella Beffa fatta da una donna al marito che si trovava già nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. 484 Nella tavola delle novelle, invece della novella Adamantina figliuola di Bagolana, si trova la novella Sotto specie di far alcuni incantesimi che si trovava già nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. Novella → 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giornata ↓ I BOCC II, 5 FIR 3 BOCC II, 4 MAS 45 BOCC II, 3 MAS 47 BOCC I, 10 ?478 BOCC I, 9 MAS 50 II BOCC I, 5 MAS 34 BOCC I, 7 MAS 25 BOCC IX, 7 BRE 2 BOCC IX, 8 MAS 32 BOCC IX, 9 MAS 43 III BOCC II, 8 BRE 5 BOCC II, 9 STR VI,5479 BOCC V, 6 BOCC V, 7 BRE 6480 STR VII,1481 MAS 12 BOCC VII, 4 BOCC VII, 6 IV BOCC VII, 7 NO.A. 49 BOCC VII, 8 MAS 38 BOCC X, 3 MAS 33 BOCC VI, 2 BOCC VI, 3 BOCC VI, 4 STR VII, 2 V BOCC V, 4 BOCC V, 5 BOCC V, 9 BOCC VI, 1 BOCC VI, 9 BOCC VIII, 3 BOCC VIII, 4 BOCC VIII, 5 BOCC VIII, 6 PAR II, 10 VI NO.A. 8 MAS 27 MAS 31 G.F. XXV, 1 PAR II, 15 BAN2 XIII BAN2 XXXI STR XII, 1482 G.F. II, 1 BAN3 X VII GUID PAR I, 5 PAR I, 6 ERA 23 G.F. V, 2 BAN1 XVI STR X, 1 FIR 89-92 G.F. V, 1 G.F. I, 2 VIII BAN3 XVI BAN3 XII STR IV, 5483 STR V, 2484 BAN1 XIV FIR 1 BAN3 XV G.F. IX, 2 STR VIII, 6 BAN3 XLIII IX ERA 8 STR XII, 1 G.F. XXIII, 2 ? FIR 100-103 PAR I, 1 ERA 21 STR II, 5 BAN2 III BAN2 IV X NO.A. 99 BAN3 XXIV BAN3 XXV BAN3 XXXII BAN3 XXXVII I BAN3 V BAN3 VI BAN3 VII ERA 10 PAR II, 16 120 II. 5. 8. Descrizione dell’edizione del 1610 Nell’ottava edizione, intitolata Cento novelle scelte da’ piu nobili scrittori della Lingua Volgare, Di Francesco Sansovino: nelle quali si contengono piacevoli, e notabili avvenimenti. Nuovamente riformate, rivedute, e corrette, Con licenza de’ Superiori; e di nuovo aggiuntovi le figure ad’ogni Novella,485 il nome del dedicatario sul frontespizio e la dedica che segue corrispondono con l’edizione precedente.486 Segue la Tavola delle novelle che si contengono in questo libro487 e alla fine della tavola si trova l’immagine delle tre rose. A differenza dell’edizione precedente la parte iniziale dalle dieci giornate viene separata per mezzo di un’illustrazione. Anche questa edizione non contiene né l’avvertenza al lettore né l’inizio della cornice. Le dieci giornate si trovano alle pp. 1-440. Pure l’esemplare che ho consultato contiene molti errori di impaginazione e alcuni errori di numerazione delle novelle. Le seguenti novelle sono senza titolo riassuntivo: III, 1; IV, 1; V, 1; VII, 1. Per quanto riquarda le incongruenze tra le novelle contenute nel testo e nella tavola, in questa edizione ugualmente come nelle edizioni del 1598 e del 1603, nella Tavola delle novelle non viene menzionata la novella di Belfagore Arcidiavolo, e poi nell’ottava giornata della tavola troviamo: la novella 3. Beffa fatta da una donna anziché Flaminio Veraldo si parte da Ostia e la novella 4. Sotto specie di far alcuni incantesimi anziché Adamantina figliuola di Bagolana. Per il resto le incongruenze tra le novelle contenute nel testo e le novelle contenute nella tavola delle novelle che si trovavano nell’edizione precedente, sono state corrette. L’ordine delle novelle contenute in questa edizione, inclusi il titolo e l’introduzione alla novella di Belfagore Arcidiavolo,488 coincide con l’edizione precedente. Coincidono anche i versi moralizzanti e gli enigmi che si trovano dopo le novelle. Ma si tratta di un’edizione con vari errori, e una parte dell’enigma che segue dopo la novella VI, 8 manca. 485 Cento / novelle / scelte / da’ piu nobili scrittori / della Lingua Volgare, / Di Francesco Sansovino: / nelle quali si contengono / piacevoli, e notabili avvenimenti. / Nuovamente riformate, rivedute, e corrette, Con licenza de’ Superiori; / e di nuovo aggiuntovi le figure ad’ ogni Novella. / Con privilegio, In Venezia, presso Alessandro de Vecchi, M. DC. X (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 322). 486 Cc. a2r-[a3r]. 487 Ivi, cc. [a3v]-[a8r]. 488 Le novelle della terza giornata contenute nel testo sono le seguenti: Novella prima. [senza titolo]; Novella seconda. Polo di Bernardo mercatante; Novella terza. Bernardo da Genova da Ambrogiuolo ingannato; Novella quarta. Zefiro scongiura un giovane; Novella quinta. Gian di Procida trovato con una giovane; Novella sesta. Theodoro innamorato della Violante; Novella settima. Belfagore arcidiavolo; Novella ottava. Ortodossio Simeoni mercatante; Novella settima [bis]. Un giovane ama la moglie di uno hoste; Novella nona. Tofano chiude una notte fuor di casa la moglie; Novella decima. Madonna Isabella. 121 Tabella n. 9: fonti dell’edizione del 1610 489 Bartolommeo Gamba e Giambattista Passano attribuiscono questa novella a Giovanni Fiorentino, però già Michel Bideaux avverte che questa novella nel Pecorone non si trova. Cfr. Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di BARTOLOMMEO GAMBA Bassanese, MDCCCXXXV, p. 265; I novellieri italiani in prosa indicati e descritti da GIAMBATTISTA PASSANO, p. 389; GABRIEL CHAPPUYS, Les facétieuses journées, édition établie et annotée par M. Bideaux, pp. 117, 252. 490 Nella tavola delle novelle, invece della novella Zefiro scongiura un giovane, si trova novella Madonna Lisabetta vedova rimasa (BRE 6) che si trovava già nell’edizione del 1562, 1563, 1566, 1571. 491 Nel testo ci si trova soltanto il titolo riassuntivo e l’introduzione alla novella. 492 La novella Ortodossio Simeoni non si trova nella tavola delle novelle. 493 Nella tavola delle novelle, invece della novella Florio geloso della propria moglie, si trova la novella Corrado Milanese innamorato di una M. che si trovava nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. Già G. Passano avverte che nelle edizioni del 1598, 1603 e 1610 la novella di Florio geloso della propria moglie fu nella raccolta inserita due volte, cioè si trova anche nella posizione IX, 2. 494 Nella tavola delle novelle, invece della novella Flaminio Veraldo, si trova la novella Beffa fatta da una donna al maritoche si trovava già nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. 495 Nella tavola delle novelle, invece della novella Adamantina figliuola di Bagolana, si trova la novella Sotto specie di far alcuni incantesimi che si trovava già nelle edizioni del 1562, 1563, 1566, 1571. Novella → 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Giornata ↓ I BOCC II, 5 FIR 3 BOCC II, 4 MAS 45 BOCC II, 3 MAS 47 BOCC I, 10 ?489 BOCC I, 9 MAS 50 II BOCC I, 5 MAS 34 BOCC I, 7 MAS 25 BOCC IX, 7 BRE 2 BOCC IX, 8 MAS 32 BOCC IX, 9 MAS 43 III BOCC II, 8 BRE 5 BOCC II, 9 STR VI, 5 490 BOCC V, 6 BOCC V, 7 BRE 6491 STR VII,1492 MAS 12 BOCC VII, 4 BOCC VII, 6 IV BOCC VII, 7 NO.A. 49 BOCC VII, 8 MAS 38 BOCC X, 3 MAS 33 BOCC VI, 2 BOCC VI, 3 BOCC VI, 4 STR VII, 2 V BOCC V, 4 BOCC V, 5 BOCC V, 9 BOCC VI, 1 BOCC VI, 9 BOCC VIII, 3 BOCC III, 4 BOCC III, 5 BOCC VIII, 6 PAR II, 10 VI NO.A. 8 MAS 27 MAS 31 G.F. XXV, 1 PAR II, 15 BAN2 XIII BAN2 XXXI STR XII, 1493 G.F. II, 1 BAN3 X VII GUID PAR I, 5 PAR I, 6 ERA 23 G.F. V, 2 BAN1 XVI STR X, 1 FIR 89-92 G.F. V, 1 G.F. I, 2 VIII BAN3 XVI BAN3 XII STR IV, 5494 STR V, 2495 BAN1 XIV FIR 1 BAN3 XV G.F. IX, 2 STR VIII, 6 BAN3 XLIII IX ERA 8 STR XII, 1 G.F. XXIII, 2 ? FIR 100-103 PAR I, 1 ERA 21 STR II, 5 BAN2 III BAN2 IV X NO.A. 99 BAN3 XXIV BAN3 XXV BAN3 XXXII BAN3 XXXVIII BAN3 V BAN3 VI BAN3 VII ERA 10 PAR II, 16 122 II. 5. 9. Descrizione dell’edizione del 1619 Non ho potuto consultare l’ultima edizione, per cui fornisco soltanto la descrizione contenuta nel Catalogo Palatino della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Scheda 1082. La nona edizione, intitolata Cento novelle scelte da piu nobili scrittori della lingua volgare, di Francesco Sansovino, nelle quali piacevoli et notabili avvenimenti si contengono: di nuovo reformate, rivedute, et corrette, … et aggiuntovi novamente le figure in principio d’ogni novella…, è stata stampata nel 1619 a Venetia, presso Giovanni Alberti. Nel catalogo ci sono altri dettagli riguardanti la descrizione fisica: 16° (mm. 200x142) fig., p. [4], 442 [ma: 456], [8]. Da notare è che le dieci giornate sono strutturate come nell’edizione del 1603 alle pp. 442 [i.e. 456]. II. 6. Sommario dei componimenti in versi che si trovano alla fine di ogni giornata Alla fine di ogni giornata si trovano i componimenti in versi, ma a differenza del Decameron in alcune giornate invece di un componimento ne troviamo due. Nel sommario che fornisco si può notare che Sansovino inserì nella sua raccolta canzoni, ballate, madrigali e sonetti di provenienza varia. Così tra le fonti troviamo i rappresentanti del dolce stil nuovo, gli autori di quel periodo (prevalentemente veneti) o semplicemente le raccolte dalle quali Sansovino trasse le novelle. In alcuni casi i componimenti non furono tratti dalle fonti per intero, ma furono inseriti soltanto parzialmente. Ugualmente come è stato nel caso delle novelle, Sansovino non indica i nomi delle fonti dalle quali trasse i componimenti. Una certa evoluzione nelle sostituzioni di componimenti si può notare soltanto fino all’edizione del 1566. Dopodiché viene fatta soltanto una leggera modifica nell’edizione del 1571. Questa modifica consiste nel fatto che dalla seconda giornata dell’edizione del 1571 viene tolta la canzonetta di Girolamo Molin Voi mi teneste un tempo che nell’edizione del 1566 fu inserita due volte (probabilmente involontariamente da parte del tipografo). Le seguenti edizioni poi di nuovo riprendono i componimenti, incluso l’errore, dall’edizione del 1566. Nel sommario segnalo in grassetto i componimenti aggiunti rispetto alle edizioni precedenti. 123 Edizione del 1561: 1ͣ giornata: Spargi con largo dono. 2ͣ giornata: Guido Cavalcanti, Perch’io non spero di tornar giamai. 3ͣ giornata: Cino da Pistoia, Quando io pur veggio che sen vola il Sole. 4ͣ giornata: Giovani Fiorentino, Pecorone, dopo la novella V, 2, Apri il dolce arco, o caro Signor mio. 5ͣ giornata: Dal lampeggiar de begliocchi ridenti; Quella man ch’a begl’occhi corrisponde. 6ͣ giornata: Girolamo Parabosco, Diporti, giornata III, Per que’ bei crin, comincia Aminta giuro. 7ͣ giornata: Girolamo Molin,496 Voi mi teneste un tempo. 8ͣ giornata: Girolamo Parabosco, Diporti, giornata III, Donna s’io resto vivo. Girolamo Parabosco, Diporti, giornata III, S’io dico il ver’Amor lo vede et io. 9ͣ giornata: Domenico Venier,497 Si mi è dolce l’amaro. 10ͣ giornata: Jacopo Sanazzaro, Venuta era Madonna al mio languire. Edizioni del 1562 e del 1563: 1ͣ giornata: Guido Cavalcanti, Perch’io non spero di tornar giamai. Girolamo Molin, Voi mi teneste un tempo. 2ͣ giornata: Girolamo Parabosco, Diporti, giornata III, Per que’ bei crin, comincia Aminta giuro. 3ͣ giornata: Girolamo Parabosco, Diporti, giornata III, Donna s’io resto vivo. Girolamo Parabosco, Diporti, giornata III, S’io dico il ver’Amor lo vede et io. 4ͣ giornata: Dal lampeggiar de’ begli occhi ridenti; Quella man ch’a begl’occhi corrisponde 5ͣ giornata: Domenico Venier, Si mi è dolce l’amaro. 6ͣ giornata: Giovanni Fiorentino, Pecorone, dopo la novella V, 2, Apri il dolce arco, o caro Signor mio. 7ͣ giornata: O Rosignuol dolente. 8ͣ giornata: Domenico Venier, Perche l’immensa gioia. 9ͣ giornata: Antonio Gerardi,498 Aure dolci, et leggiadre Aure amorose. 10ͣ giornata: Antonio Gerardi,499 Occhi soavi, et cari. 496 Da notare è che Girolamo Molin è uno dei protagonisti della cornice dei Diporti. 497 Un altro protagonista della cornice nei Diporti. 498 Il madrigale si trova in Libro terzo delle rime di diuersi nobilissimi et eccellentissimi autori nuouamente raccolte, In Vinetia: al segno del Pozzo, 1550 (In Vinetia: appresso Bartholomeo Cesano, 1550), cc. 83v-84r. 124 Edizioni del 1566, 1598,500 1603, 1610: 1ͣ giornata: Girolamo Molin, Voi mi teneste un tempo. 2ͣ giornata: Guido Cavalcanti, Perch’io non spero di tornar giamai. Girolamo Molin, Voi mi teneste un tempo. 3ͣ giornata: Decameron, IV, Conclusione, Lagrimando dimostro. 4ͣ giornata: Decameron, V, Conclusione, Amor la vaga luce. 5ͣ giornata: Giovanni Fiorentino, Pecorone, dopo la novella V, 2, Apri il dolce arco, o caro Signor mio. 6ͣ giornata: O Rosignuol dolente. 7ͣ giornata: Domenico Venier, Si m’è dolce l’amaro. 8ͣ giornata: Domenico Venier, Perche l’immensa gioia. 9ͣ giornata: Antonio Gerardi,501 Aure dolci, et leggiadre Aure amorose. 10ͣ giornata: Antonio Gerardi,502 Occhi soavi, et cari. Edizione del 1571: Rispetto all’edizione del 1566, differisce soltanto nella 2ͣ giornata. 2ͣ giornata: Guido Cavalcanti, Perch’io non spero di tornar giamai. Edizione del 1598: In questa edizione oltre ai componimenti indicati sono stati inseriti alcuni enigmi che si trovano nella raccolta dello Straparola. Si tratta degli enigmi che sono stati aggiunti nella raccolta insieme alle novelle aggiunte.503 Edizione del 1603: Ugualmente come nell’edizione precedente dopo le novelle III, 4; III, 8; VI, 8; VIII, 3 e VIII, 4 si trovano gli enigmi che si trovavano nella raccolta di Francesco Straparola. Le rimanenti novelle, a parte alcune eccezioni,504 sono seguite dai versi moralizzanti. 499 La ballata si trova in Libro terzo delle rime di diuersi nobilissimi et eccellentissimi autori nuouamente raccolte, In Vinetia: al segno del Pozzo, 1550 (In Vinetia: appresso Bartholomeo Cesano, 1550), cc. 84r- 84v. 500 Ricordo che in questa edizione non ho potuto verificare quale componimento si trova nella 10a giornata, perché nell’esemplare che ho consultato questa parte manca. 501 L’esemplare del 1610 contiene: Aure dolci, e leggiadre Aure amorose. 502 Gli esemplari del 1603 e del 1610 contengono: Occhi soavi, & cari. 503 Si tratta delle novelle III, 4; III, 8; VI, 8; VIII, 3; VIII, 4. 504 I versi moralizzanti non seguono dopo le seguenti novelle: II, 3; II, 7; II, 10; VII, 2; VII, 3; VIII, 1; IX, 2; IX, 5; IX, 10. 125 Edizione del 1610: Con l’edizione precedente coincidono anche i versi moralizzanti e gli enigmi che si trovano dopo le novelle. Ma si tratta di un’edizione con vari errori, e una parte dell’enigma che segue dopo la novella VI, 8 manca. 126 III. Confronto dei testi III. 1. Tabella n. 10: riassunto dei dati base riguardanti le fonti Fonte L’anno in cui fu pubblicata princeps della fonte Ultima edizione della fonte pubblicata prima dell’inserimento nelle Cento novelle scelte L’anno dell’ inserimento della fonte nell’indice dei libri proibiti pubblicato fuori Venezia L’anno dell’ inserimento della fonte nell’indice dei libri proibiti pubblicato a Venezia (o divieto della sua circolazione a Venezia) Edizione espurgata (anche preventivamente) Inserimento nelle Cento novelle scelte BAN 1554/1573 1560 1574, 1580, 1583, 1590, 1593 1567505 1560 1562 BOCC 1470-1471 1557 1559, 1564, 1574, 1580, 1590, 1593, 1596 1564, 1568, 1570, 1573, 1588, 1597 1573, 1582, 1588506 1563 BRE 1545 1555507 1580, 1583, 1590, 1593 - - 1562 ERA 1542 1560508 - - - 1561 FIR 1548 1552 1580, 1590, 1593 - - 1561 G.F. 1558 1560509 1574, 1580, 1590, 1593 - - 1561 GUID 1547510 1547 - - - 1562 MAS 1476 1541 1559, 1564, 1574, 1580, 1590, 1593, 1596 1564, 1568, 1570, 1573, 1588, 1597 - 1561 MOL 1547,511 1549 1547, 1549 - - - 1562 NO.A. 1525 1525 - - 1572 1561 PAR 1550-1551 1558 1574, 1580, 1590, 1593 - - 1561 STR 1550/1553 1560 1574, 1580, 1583, 1590, 1593, 1596 - 1555512 1561 505 Venne vietata la stampa dell’edizione del 1566, «perché pubblicata “senza licentia”, pur recando sul frontespizio l’indicazione “Con privilegio”». Cfr. UGO ROZZO, La letteratura italiana negli ʽIndiciʼ del Cinquecento, p. 167. 506 Nella tabella non vengono considerate le ristampe delle edizioni purgate. 507 L’edizione non reperibile. 508 L’edizione non reperibile. 509 L’edizione non reperibile. 510 L’edizione non reperibile. 511 L’edizione non reperibile. 512 Le Piacevoli notti a partire dall’edizione del 1555 contengono delle variazioni. 127 III. 2. Identificazione delle fonti delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino Nel presente sottocapitolo cercherò di capire quali edizioni delle fonti furono utilizzate precisamente dal Sansovino per la stesura delle Cento novelle scelte. Dal confronto dei testi si dovrebbe capire se Sansovino si sia servito esclusivamente delle ultime edizioni disponibili, come è comune tra gli editori, o se si sia servito di edizioni precedenti. Poi nel caso delle raccolte dello Straparola e del Bandello si dovrebbe capire se Sansovino abbia preso il testo dalle edizioni corrette o da altre. Per scoprirlo utilizzerò il metodo comparativo. Giustamente si dovrebbero confrontare i testi delle principes e le ultime edizioni di tutte le fonti uscite prima della stesura delle Cento novelle scelte con il testo della princeps della raccolta del Sansovino. Con la princeps della raccolta del Sansovino intendo la versione delle Cento novelle scelte in cui fu inserita per la prima volta la fonte in questione, che può variare da una novella all’altra. Dalla tabella n. 10 si può capire che dal Sansovino furono utilizzate in tutto 12 fonti. Purtroppo in un certo senso sono costretta a restringere la mia ricerca e fare il confronto di sole quattro fonti. A questa decisione sono arrivata perché in cinque casi (Rime et prose volgari di Giovanni Brevio, Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero, Pecorone di Giovanni Fiorentino, la novella di Giovanni Guidiccioni, Novelle di Francesco Maria Molza) non esistono più le ultime edizioni e quindi dal confronto non potrei mai capire se dal Sansovino siano state utilizzate le ultime edizioni. Nel caso delle Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola e delle Cento Novelle Antiche non sono riuscita a consultare le ultime edizioni.513 Da come è stato già detto nel primo capitolo, le Cento Novelle Antiche furono, prima della stesura delle Cento novelle scelte, pubblicate soltanto due volte nel 1525 a breve distanza. È molto probabile che nella ristampa furono introdotte alcune modifiche, ma visto che la raccolta non fu in quel periodo ancora né vietata né “corretta”, le informazioni tratte dal confronto non avrebbero grande peso. Nel caso delle Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano, Sansovino modificò il testo così tanto che non è possibile capire da quale edizione furono tratte le trame. 513 Preciso che ho provato a fare il confronto di alcune novelle dell’edizione del 1548 e del 1552 delle Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola con il testo delle Cento novelle scelte del 1561. Dal confronto sembrava che Sansovino a volte abbia utilizzato l’edizione del 1548 e a volte quella del 1552. Però come è già stato detto nel primo capitolo, le novelle di Agnolo Firenzuola nel [1552?] furono pubblicate anche nel volume intitolato Le Novelle di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino. Visto che Le novelle del [1552] uscirono a Venezia presso Giovanni Griffio a istanza di Pietro Boselli (a differenza delle Prose che uscirono a Firenze presso Lorenzo Torrentino) è possibile che Sansovino trasse le novelle proprio da lì. Purtroppo non sono riuscita a consultare nessun esemplare de Le novelle del 1552 per poter verificarlo. 128 In fine per la mia indagine mi sono rimaste le quattro seguenti fonti: i Diporti di Girolamo Parabosco, Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola, il Decameron di Giovanni Boccaccio e le Novelle di Matteo Maria Bandello. Secondo la filologia dei testi a stampa, nella collazione dei testi sono decisive le varianti sostanziali cioè elementi che riguardano la sostanza del testo (lessico, grammatica, sintassi), mentre non bisogna dare grande peso alle varianti accidentali cioè agli elementi grafici e paragrafematici (segni diacritici e interpuntivi, uso delle maiuscole/minuscole). Per questo motivo negli esempi delle novelle riporto soltanto i brani che contengono varianti sostanziali. Invece tralascio i brani che contengono solo varianti accidentali, le porzioni del testo in cui le fonti coincidono tra di loro e differenziano soltanto nel testo del Sansovino perché Sansovino ci aggiunse o omise qualche cosa. Nel caso della prima parte de Le Piacevoli notti purtroppo non sono riuscita a consultare l’edizione princeps: per questo motivo ho cercato di utilizzare l’edizione più vicina a essa. Per confrontare il Decameron con con le novelle antologizzate nelle Cento novelle scelte utilizzerò il testo della più antica edizione e dell’ultima edizione a cui collaborò Sansovino. Le varianti nel testo degli esempi vengono segnate in corsivo, e le varianti nelle edizioni delle fonti che coincidono con l’edizione della raccolta sansoviniana in più vengono segnate in grassetto. 129 III. 2. 1. I Diporti di Girolamo Parabosco Nel confronto vengono paragonati i brani tratti dall’esemplare dei Diporti della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o. it. 740, che viene datato a mano [1556], con l’esemplare dei Diporti del 1558 della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o. it. 741 e con l’esemplare delle Cento novelle scelte del 1561 della Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.5.II.8.20. Da quanto è già stato riferito nel primo capitolo, l’esemplare con segnatura P. o. it. 740 che viene datato a mano [1556] dovrebbe coincidere con la princeps dei Diporti che fu pubblicata circa nel 1550 o nel 1551 senza data.514 Conclusione: Dagli esempi riportati si potrà vedere che Sansovino si servì quasi sempre dell’edizione del 1558. Nonostante che in alcune novelle Sansovino cambiò i nomi dei personaggi, in questo caso il testo viene modificato pochissimo. 514 Per la spiegazione della datazione erronea vedi il capitolo I. 9. I Diporti di Girolamo Parabosco e l’allegato n. 7. 130 Parabosco - [1556], nov. I, 7 piacque sommamente alla Donna il parlare di Spinardo: et tanto piu quanto manco credeva che egli in ciò compiacer le dovesse; come quella che no(n) ben informata era qual fusse la Natura di simili manigoldi: Spinardo che astutiβimo era, et che il Giovane per ave(n)tura in Bologna haveva gia per adietro conosciuto, et che qualche familiaritate havea con esso lui: non pure le promesse di far ogni suo sforzo onde ella rimaner sodisffatta ne dovesse: cosi adunque, prima pregata da Spinardo di non farne motto à persona del mondo, si rimaneβe, la femina, con una buona manza: et Spinardo da lei si partì; Ahi rubalda femina, parti questo loco honesto per una par tua? è questo il merito della fede ch’io t’osservo? che mal’anno haggia chi ha voglia d’osservar ne fede, ne patto a simili sciagurati, che creditu trovare piu nell’altrui, che nella tua femina? Parabosco - 1558, nov. I, 7 Piacque sommame(n)te alla Donna il parlare di Spinardo, et tanto piu quanto manco credeva, che egli in ciò compiacer le dovesse, come quella, che ne ben informata era qual fusse la Natura di simili manigoldi: Spinardo, che astutiβimo era, et che il giovane per avventura in Bologna haveva gia per adietro conosciuto, et che qualche familiarità havea con esso lui, non pure le promise di far ogni suo sforzo, onde ella rimaner sodisfatta ne dovesse, Cosi adunque, prima pregata da Spinardo di non farne motto a persona del mondo, si rimase la femina con una buona mancia; et Spinardo da lei si partì; Ahi malvagia femina, parti questo luogo honesto per una par tua? è questo il merito della fede, ch’io t’osservo? che mal’anno haggia chi ha voglia d’osservare (om.) fede, ne patto a simili sciagurati, che creditù trovare piu nell’altrui, che nella tua femina? Sansovino - 1561, nov. I, 4 Piacque sommamente alla donna il parlare di Spinardo, et tanto maggiormente, quanto manco credeva che egli in ciò compiacer le doveβe, come quella che ne ben informata era qual fusse la natura di simili manigoldi. Spinardo, che astutiβimo era, et che il giovane per aventura in Bologna haveva già per adietro conosciuto, et che qualche familiarità havea con esso lui, non pure le promise di far ogni suo sforzo, onde ella rimaner sodisfatta ne dovesse, Cosi adunque, prima pregata da Spinardo di non farne motto a persona del mondo, si rimase la femina, con una buona mancia, et Spinardo da lei si partì, Ahi malvagia femina, parti questo luogo honesto per una par tua? è questo il merito della fede, ch’io t’osservo? Che mal’hanno haggia chi ha voglia d’oβervare (om.) fede, ne patto a simili sciagurati, che creditù trovare piu nell’altrui, che nella tua femina? 131 Parabosco - [1556], nov. I, 5 era costui marito ad una bella, et valorosa donna, nomata Margherita: la quale non pure con tutto che belliβima fuβe no(n) li bastava: ma di qua(n)te do(n)ne erano in Parma se invaghiva et faceva loro l’amore, avenne che fra le altre donne di che egli il morto faceva; una ve n’haveva sopra modo accorta, et saggia nomata Beatrice: non mancava costei di respondergli fin al termine della honestà, in tutto quello che da lui era ricercata. cioè nelle salutationi, et ne i sguardi. et piu tosto di ciò gli era cortese per voler la Baia di lui, che perche egli le fusse grato in parte nessuna, ne perche pensamento nessuno havesse sopra di lui; essendo adunque de molti mesi questo innamoramento in questa guisa passato lo intratenimento di sguardi et de saluti, perche fattosi fare una letterina; che da tanto non era che egli dettare l’havesse saputa; alla Beatrice per sconosciente, et cauta messaggiera la mandò. Parabosco - 1558, nov. I, 5 Era costui marito ad una bella, et valorosa donna, nomata Margherita; la quale non pure, con tutto che belliβima fusse, non gli bastava; ma di quante donne erano in Parma si invaghiva et faceva con loro l’amore. Avenne che fra le altre donne, delle quali egli il morto faceva, una ve n’haveva, sopra modo accorta, et saggia, nomata Beatrice. Non mancava costei di rispondergli fin’ al termine della honestà, in tutto quello, che da lui era ricercata, cioè nelle salutationi, et ne gli sguardi, et piu tosto di ciò gli era cortese per farsi beffe di lui, che perche egli le fusse grato in parte alcuna; ne perche verun pensamento havesse sopra di lui; Essendo adunque di molti mesi questo innamoramento in questa guisa passato lo intratenimento de gli sguardi, et de’ saluti, Perche fattosi fare una letterina, che da tanto non era, che egli dettare l’havesse saputa; alla Beatrice per sconosciuta, et cauta messaggiera la mandò. Sansovino - 1561, nov. I, 6 Era costui marito ad una bella, et valorosa do(n)na, nomata Margherita; la quale non pur, co(n) tutto che belliβima fosse non gli bastava; ma di qua(n)te donne erano in Parma si invaghiva et faceva con loro all’amore, Avenne che fra le altre donne, delle quali egli faceva il morto, una ve n’haveva, sopra modo accorta et saggia chiamata Beatrice. Non mancava costei di rispondergli fin’ al termine della honesta, in tutto quello che da lui era ricercata, cioè nelle salutationi, et ne gli sguardi, et piu tosto di ciò gli era cortese per farsi beffe di lui, che perche egli le fosse grato in parte alcuna, ne perche verun pensamento havesse sopra di lui; Essendo adunque di molti mesi questo innamoramento in questa guisa passato con intratenimento di sguardi et di saluti, Perche fattosi fare una letterina (che da tanto non era che egli dettare l’havesse saputa) alla Beatrice per sconosciuta et cauta messaggiera la mandò, 132 onde le ne sarebbe venuto il mal’anno: Oltra che il detto Valerio gia l’haveva messa in bocca di persona infame, et manigolda: et quivi doppo molt’altre parole le fece à sapere il Tedio, che da Valerio suo marito ella tutto di riceveva, et appreβo mostro lei le lettere che di suo pugno egli scritte le haveva: et promessole di far si che egli per lo inna(n)zi non pure non le darrebbe fastidio nessuno: ma come volse il fatto, paβando in quel punto Theodoro per una stradella molto occulta: et poco habitata, vide la fante sua, soggiungendo non volere credere, che ella in ciò non havesse diffetto, se con gli occhi isteβi non vedeva il fine de l’ordine, ch’ella posto haveva di condurre Valerio con la stessa moglie in persona di lei si come detto la fante gli haveva, che far si tramava: promettendole di non far dispiacere à persona nessuna, et appresso minacciò lei di morte, se per nessuna cagione si rimaneva di ciò fare. Onde le ne sarebbe venuto il mal’anno: Senza che il detto Valerio già l’haveva messa in bocca di persona infame, et manigolda; et quivi doppo molt’altre parole le fece a sapere il tedio, che da Valerio suo marito ella tutto dì riceveva, et appresso mostrolle le lettere, che di sua mano egli scritte le haveva; et promessole di far si, che egli per lo innanzi non pure non le darebbe fastidio alcuno: Ma come volle la sorte, passando in quel punto Teodoro per una stradella molto secreta et poco habitata, vide la fante sua soggiungendo non volere credere, che ella in ciò non havesse diffetto, se con gli occhi istessi non vedeva il fine dell’ordine, ch’ella posto haveva di condurre Valerio con la stessa moglie in persona di lei, si come detto la fante gli haveva, che far si tramava; promettendole di non far loro dispiacere et appresso minacciò lei di morte, se per qual si voglia cagione si rimaneva di cio fare. Onde le ne sarebbe venuto il mal’anno; senza che il detto Valerio già l’haveva messa in bocca di persona infame et manigolda; et quivi doppo molt’altre parole le fece a sapere il tedio che da Valerio suo marito ella tutto dì riceveva, et appresso mostrolle le lettere che di sua mano le haveva scritte et promessole di far si che egli per lo innanzi non pure non le darebbe fastidio alcuno; Ma come volle la sorte, passando in quel punto Teodoro per una stradella molto secreta et poco habitata, vide la fante sua soggiungendo non voler credere, che ella in ciò non haveβe difetto, se con gli occhi isteβi non vedeva il fine dell’ordine ch’ella posto haveva di condurre Valerio co(n) la steβa moglie in persona di lei, si come detto la fante gli havea che far si tramava, promettendole di non far loro dispiacere et appreβo minacciò lei di morte, se per qual si voglia cagione si rimaneva di ciò fare. 133 ringratia l’occasione che me s’è scoverta di far quello à te, che tu à me far volevi: che altra Vendetta cosi leggiera prendere non ne poteva io, ch’ à te non fusse stata di perpetua miseria cagione. Parabosco - [1556], nov. I, 6 tal che ad altro non pensava che à trovar commodo di compiacerli; il qual in guisa nessuna haver no(n) sperava, se il marito fuor della citta non ne giva: avenne che essendo il marito homai quattro e sei volte andato alla Villa, senza pur trarne alla Lucretia una sol volta Motto di condurlavi: Nicolo, et havendo, conosciuto uno de’ quattro che assaltato l’havevano, et da quello compreso manifestamente essere Gualtiero stato in iscambio quivi per suo fratello oltraggiato: ancora che persona avariβima fusse, et naturalmente poco cortese et poco dallo esempio delli altri stimolato, à usar cortesie à forastieri, non vedendovi piu ordine per allhora di ritornarsene alla Villa, Ringratia l’occasione, che mi s’è offerta di far quello a te, che tu a me far volevi; che altra vendetta cosi leggiera prendere non ne poteva io, ch’ a te non fusse stata di perpetua miseria cagione. Parabosco - 1558, nov. I, 6 Tal che ad altro no(n) pensava, che a trovar co(m)modo di compiacerli; il qual in guisa veruna haver no(n) sperava, se il marito fuor della città non ne giva, ora avenne, che essendo il marito homai quattro et sei volte andato alla villa, senza pur trarne alla Lucretia una sol volta motti di condurlavi; Nicolò, et havendo conosciuto uno de’ quattro, che assaltato l’havevano, et da quello co(m)preso manifestamente essere Gualtiero stato in iscambio quivi per suo fratello oltraggiato; ancora che persona avariβima fosse, et naturalmente poco benigno, et cortese, et poco dallo essempio de gli altri stimolato, a usar cortesia a forastieri, non vedendovi piu ordine per allhora di ritrovarsene alla villa, Ringratia l’occasione che mi s’è offerta di far quello a te che (om.) a me fa volevi: che altra vendetta cosi leggiera prender non ne poteva io, ch’ a te non fosse stata di perpetua miseria cagione. Sansovino - 1561, nov. IV, 4 Tal che ad altro non pensava che a trovar commodo di compiacerli il qual in guisa veruna haver non sperava, se il marito non andava fuor della città, Ora avenne, che essendo il marito homai quattro et sei volte andato alla villa, senza pur trarne alla Lucretia una sol volta motto di condurlavi, Nicolo, et havendo conosciuto un de’ quattro che assaltato l’havevano, et da quello compreso manifestamente esser Gualtiero stato in scambio quivi per suo fratello oltraggiato; ancora che persona avariβima fosse, et naturalmente poco benigno et cortese, et poco dallo essempio de gli altri stimolato, a usar cortesia a forastieri, non vedendovi piu ordine per allhora di ritornarsene alla villa, 134 Parabosco - [1556], nov. II, 10 Fu gia molti anni ha, un Marchese di Monferrato; il cui nome era Lodovico. fu costui (come si deve credere) per le sue virtu, e per lo suo valore, da tutto il mondo sommamente amato: ma dal suo popolo in tale riverenza, et tale amore havuto; che quasi egli solo vero idolo, et Nume adoravano. avisandosi non poter homai piu vivere senza qualche soccorso di lei: il quale d’haver in modo alcuno non sperava, che furtivamente. et portato un mazzo di lettere, che pareva, che di Franza dalla figlia del Delfino, alla padrona le lettere appresentò. narrandole il modo che tenuto il corriero haveva à dargliele: et oltre ciò il comandamento, che egli haveva dalla Delfina di appresentarsi à lei, Monica io sempre in tutto quello ch’io ho conosciuto il tuo bisogno, come tu steβa molto meglio che altri non sa sai; t’ho soccorsa senza eβerne da te giamai stata richiesta. Parabosco - 1558, nov. II, 10 GIA’ molti anni fu, un Marchese di Monferrato; il cui nome era Lodovico; Fu costui, come si dee credere, per le sue virtù, e per lo suo valore, da tutto il mondo sommamente amato; ma dal suo popolo in tale rivere(n)za, et tale amore havuto, che quasi come cosa divina l’adoravano. avisandosi non poter homai piu vivere senza qualche soccorso di lei; il quale d’haver in modo alcuno non sperava, se non furtivamente, et portato un mazzo di lettere, che pareva, che di Francia dalla figliuola del Delfino, alla padrona le lettere appresentò, narrandole il modo che tenuto il corriero haveva a dargliele: et oltre a ciò il comandamento, che egli haveva dalla Delfina di appresentarsi a lei, Monica, io sempre in tutto quello, ch’io ho conosciuto il tuo bisogno, come tu stessa sai molto meglio che altri non sà, t’ho soccorsa senza eserne da te giamai stata richiesta; Sansovino - 1561, nov. V, 8 GIA’ molti anni sono fu un Marchese di Monferrato; il cui nome era Lodovico; Fu costui (om.) per le sue virtù, e per lo suo valore da tutto il mondo sommamente amato; ma dal suo popolo in tal riverenza, et in tale amore havuto, che quasi come cosa divina l’adoravano. avisandosi non poter homai piu viver senza qualche soccorso di lei; il quale d’haver in modo alcuno non sperava, se non furtivamente, et portato un mazzo di lettere, che pareva, che di Francia dalla figliuola del Delfino, appresentò alla padrona le lettere, narrandole il modo che tenuto il Corriero haveva a dargliele, et oltre a cio il comandamento che egli haveva dalla Delfina di appresentarsi a lei, Giulia, io sempre in tutto quello ch’io ho conosciuto il tuo bisogno, come tu steβa sai molto meglio che altri non sà, t’ho soccorsa senza eβer da te giamai stata richiesta 135 accio che tu, quando che sia che dal Mondo facci partita, poβa morir consolata, et certa d’eβer stata amata à quel maggior grado d’amor, che si poβa desiderare: da chi mostri fare cotanta stima. ma poi vedendosi ogni sua ragione vana reuscire; però che la Giovane richiedendole l’aiuto, et il consiglio rifiutando minacciava occider se stessa; cosi diβe. Briseida io (et sallo Iddio che lungo tempo l’ho desiderato) ben havrei voluto che ti si fuβe parata innanzi occasione, onde (ben che con mia morte fusse stato) ti fosti un giorno certificata, et questo non gia perche mi paventa il pericolo di mia vita, et le impose, che quanto piu celatamente, et presto poteva à lui ne l’ arrecasse, et le comandaβe che la vegnente notte, su le cinque hore, egli si ritrovasse alle mura della citta alla parte di Ponente, che da lei, che le chiave d’una picciola porticella ivi in quel luogo fatta per soccorso poβedeva; aperto senza fallo nessuno sarebbe stato. accioche tu, quando che sia, che dal mondo facci partita, poβi morir consolata, et certa d’essere stata amata a quel maggior grado d’amor, che si possa desiderare; da colei, di chi mostri fare cotanta stima. Ma poi vedendosi ogni sua ragione vana riuscire; però che la giovane richiedendole l’aiuto, et il consiglio rifiutando, minacciava d’uccider se stessa; cosi disse. Briseida, io (et sallo Iddio che lungo tempo l’ho desiderato) ben havrei voluto, che ti si fusse parata innanzi occasione, onde, ben che co(n) mia morte fusse stato, ti foβi un giorno certificata, Et questo non gia perche mi spaventi il pericolo di mia vita, et le impose, che quanto piu celatamente, et presto poteva, a lui ne la recasse, et le comandasse, che la vegnente notte, su le cinque hore, egli si ritrovasse alle mure della città alla parte di ponente: che da lei, che le chiavi d’una picciola porticella ivi in quel luogo fatta per soccorso, possedeva, aperto senza fallo alcuno sarebbe stato. accioche tu quando che sia facendo partita dal mondo poβi morir consolata et certa d’eβere stata amata a quel maggior grado d’amor che si poβa desiderare; da colei di chi mostri far cotanta stima Ma poi vede(n)dosi ogni sua ragione vana riuscire, però che la giovane richiedendole l’aiuto, et il co(n)siglio rifiuta(n)do, minacciava d’uccider se stessa; cosi disse Flaminia, io (et sallo Iddio che lungo te(m)po l’ho desiderato) ben havrei voluto che ti si fusse parata innanzi occasione, onde ben che co(n) mia morte fusse stato, ti foβi un giorno certificata, Et questo no(n) già perche mi spaventi il pericolo di mia vita, et le impose, che quanto piu celatamente, et presto poteva, a lui ne la portasse, et le comandasse, che la vegnente notte, su le cinque hore, egli si ritrovasse alle mure della città alla parte di Ponente, che da lei, che le chiavi d’una picciola porticella ivi in quel luogo fatta per soccorso, possedeva, aperto senza fallo alcuno sarebbe stato. 136 nello imbrunir si ritrovò nello stesso loco destinato à suoi piacer: Parabosco - [1556], nov. II, 15 Si come voi sapete, de molti huomini al Mondo si trovano, che vivono cosi privi di cortesia, anzi de humanita; che s’haveβero l’Imperio del Mondo tutto che fusse suo: non sariano d’un solo pane amorevole, ne cortesi à uno affamato poverello. Menico; che cosi si chiamava costui; il tutto promesse fare. Il gentil’huomo di questo havendo alquanto riso; il tutto promesse fare. et cosi poscia che cenato hebbero, fece una Camera terrena, con un buon letto per Menico, et per la Polissena apparecchiare. nello imbrunirsi ritornò nello stesso luogo destinato a’ suoi piaceri; Parabosco - 1558, nov. II, 15 Si come voi sapete, di molti huomini al mondo si trovano, che vivono cosi privi di cortesia, anzi di humanità, che s’havessero l’Imperio del mondo tutto che fusse loro, no(n) sariano d’un sol pane amorevole, ne cortesia a un poverello affamato: Menico, che cosi si chiamava costui, il tutto promise di fare. Il gentil’huomo di questo havendo alquanto riso; il tutto promise di fare. et cosi poscia che cenato hebbero, fecero una camera terrena, con un buo(n) letto per Menico, et per la Polissena apparecchiare, nello imbrunirsi ritornò nello stesso luogo destinato a’ suoi piaceri; Sansovino - 1561, nov. VI, 2 Si come voi sapete, di molti huomini al mondo si trovano, che vivono cosi privi di cortesia, anzi di humanità, che s’haveβero l’imperio del mondo tutto che foβe loro: non sariano d’un sol pane amorevoli, ne cortesi a un poverello affamato, Menico, che cosi si chiamava costui, il tutto promise di fare. Il gentilhuomo di questo havendo alquanto riso; il tutto promise di fare. et cosi poscia che cenato hebbero, fecero una camera terrena, con un buon letto per Menico, et per la Poliβena apparecchiare, 137 III. 2. 2. Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola Siccome non sono riuscita a consultare l’edizione princeps della prima parte della raccolta Le Piacevoli notti, pubblicata nel 1550 a Venezia presso Comin da Trino, nel confronto mi servo dell’esemplare del 1551 conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 966 - 1/2. Per la seconda parte mi servo della princeps del 1553 conservata presso la Bayerische Staatsbibliothek con la stessa segnatura P.o.it. 966 - 1/2 perché è riunita al volume del 1551. Oltre ai testi dei due volumi menzionati vengono confrontati i testi delle novelle secondo l’edizione de Le Piacevoli notti del 1560 in due volumi conservata presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 969 - 1/2515 e infine l’esemplare delle Cento novelle scelte del 1561 della Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.5.II.8.20. Conclusione: Tutti gli esempi riportati, a parte il seguente esempio, in cui viene tralasciato il pronome «la» nell’espressione «ma la faceva», corrispondono all’edizione del 1560 della raccolta dello Straparola: Ella essendo tutta fuoco, non si sottometteva ad uno, ò a due amanti (il che sarebbe stato error degno di perdono per esser giovane et di poco rimasa vedova) ma faceva copia di se a chiunque desiderava gli abbracciamenti suoi, (Sansovino, I, 8) Dopo il confronto delle novelle possiamo dire che Sansovino si servì di un’edizione probabilmente preventivamente “corretta” (1560) rispetto della princeps (1550) e anche questa volta cambiò i nomi dei personaggi. 515 Questa edizione circola con due varianti di frontespizi. Sugli esemplari della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 969 - 1/2 la raccolta è intitolata «Le notti» invece sugli esemplari della Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 4812 è intitolata «Le piacevoli notti». Il frontespizio dell’esemplare P.o.it. 969 - 1/2 è anche più decorato. Nessuno degli esemplari contiene le dediche. Vedi allegato n. 9. 138 Straparola - 1551 nov. IV, 2 Impercio che andatosene alla bottega di uno legnaiuolo suo vicino, gli ordinò due casse assai lunghe larghe, et erte, d’una medesima misura, et qualità, si, che l’una da l’altra agevolmente non si poteva conoscere. Ogni volta messer Erminione, che questo mio servente verrà a torre l’arca, prestaretegli quella fede, come se egli fusse la persona nostra. Partitosi messer Erminione, Hippolito si pose nell’altra, arca, che era simile a quella delle vestimenta, et gioie, et chiusosi dentro, ordinò al servente, che la portasse là, dove egli sapeva. Partitosi adunque messer Erminione mal contento per la gelosia, che di, et notte lo premeva, et havendo il giovane nell’ arca chiuso piu volte udita la bella donna gemere, rammaricarsi, et piangere, maladicendo la sua dura sorte, Straparola - 1560 nov. IV, 2 Impercioche andatosene alla bottega di un legnaiuolo suo vicino, gli ordinò due casse assai lunghe, larghe, et erte, d’una medesima misura, et qualità, si che dall’una all’altra agevolmente non si poteva conoscere. Ogni volta messer Erminione, che questo mio servente verrà a torre l’arca, prestaretegli quella fede, come s’egli fusse la persona mia. Partitosi messer Erminione, Hippolito si pose nell’arca, ch’ era simile a quella delle vestimenta, et gioie, et chiusosi dentro, ordinò al servente, che la portasse là, dove egli sapeva. Partitosi adunque messer Erminione mal contento per la gelosia, che di, et notte lo premeva, et havendo il giovane nell’ arca chiuso piu volte udita la bella donna gemere, ramaricarsi, et piangere, maladicendo la sua mala sorte, Sansovino - 1561 nov. I, 3 Impercioche andatosene alla bottega di un legnaiuolo suo vicino, gli ordinò due casse assai lunghe, larghe, et erte, d’una medesima misura, et qualità, si che dall’una all’altra agevolmente non si poteva conoscere. Ogni volta messer Androgene, che questo mio servente verrà a tor l’arca, prestaretegli quella fede, come s’egli fusse la persona mia. Partitosi messer Androgene, Hippolito si pose nell’arca ch’ era simile a quella delle vestimenta, et gioie, et chiusosi dentro, ordinò al servente che la portasse colà dove egli sapeva. Partitosi adunque messer Androgene mal contento per la gelosia che dì et notte lo premeva, et havendo il giovane nell’ arca chiuso, piu volte udita la bella donna (om.) ramaricarsi et piangere, maladicendo la sua mala sorte 139 Straparola - 1553 nov. VI, 3 Polissena vedova ama diversi amanti, Panfilio suo figliuolo la riprende, ella li promette di rimoversi, s’egli cessa grattarsi la rogna, egli le promette, la madre l’inganna, et finalme(n)te ogn’uno ritorna all’opra sua. Et, perche (si come ho detto di sopra) Polissena era giovane vaga, et piacevole, molti huomini, et di primai della città la vagheggiavano, Onde moβa à compaβione di te volsi prepararti alcuna delicata vivanda, accioche tu potesti sovenire alla natura, et piu gagliardamente resistere al tormento della rogna, che tu sopporti. Straparola - 1553 nov. XIII, 1 Et passati cinque anni ritornò alla patria, et mostrò per isperienza haver imparato all’indietro, perche volendo egli parer Romano, era riputato da tutti Barbaro, et Chaldeo, et era conosciuto da tutta la città, Io ne prendo piu di dugento, et vagliono per lo meno ducati duo. Straparola - 1560 nov. VI, 3 Polissena vedova ama diversi amanti, Panfilio suo figliuolo la riprende, ella li promette di rimoversi, s’egli cessa di grattarsi la rogna, egli le promette, la madre l’inganna, & finalmente ogni uno ritorna all’opera sua. Et, perche (si come dicemmo di sopra) Polissena era giovane vaga, et piacevole, molti huomini, et di primai della città la vagheggiavano, Onde mossa à co(m)passione di te, volsi prepararti alcuna delicata vivanda, accioche tu potesti sovenire alla natura, et piu gagliardamente resistere al tormento dalla rogna, che tu sopporti. Straparola - 1560 nov. XIII, 1 Et passati cinque anni ritornò alla patria, e mostrò per isperienza haver imparato all’indietro, perche volendo egli parer Romano, (om.) riputato da tutti Barbaro, et Caldeo, et era conosciuto da tutta la città, Io ne prendo piu di dugento, et vagliono per lo meno due ducati. Sansovino - 1561 nov. I, 8 Marina vedov ama diversi amanti, Luigi suo figliuolo la riprende: ella (om.) promette di rimanersene s’egli cessa di grattarsi la rogna. Egli le promette, la madre l’inganna, e finalmente ogniuno ritorna all’opera sua. Et perche (si come dicemmo di sopra) Marina era giovane vaga et piacevole, molti huomini, et de primai della città la vagheggiavano Onde mossa a compaβione di te, volsi prepararti alcuna delicata vivanda, accioche tu potesti sovenire alla natura, et piu gagliardamente resistere al tormento dalla rogna che tu sopporti. Sansovino - 1561 nov. VI, 10 Et passati cinque anni ritornò alla patria, e mostrò per isperienza haver imparato all’indietro, perche volendo egli parer Romano, (om.) riputato da tutti Barbaro, (om.) era conosciuto da tutta la città, Io ne prendo piu di dugento, et vagliono per lo meno due ducati. 140 Fuggi per Dio, fuggi, che se’l maestro ti trova qui, mi dubito, che ti porrà in una laguna, dove senza dubbio sommerso, et quasi morto rimarrai. Straparola - 1551 nov. II, 4 La gratia, che io ti dimando è, che tu adhora m’addimandi tutto quello, che imaginare si puo, si di vestimenta, come di perle, gioie, et altre cose, che a donna poβino appartenere, Appresso questo le diede rieti di perle, anella, cinture, et altre cose assai, et molto piu, che nella scritta si conteneva. Il perche ella entrò in si fiera, et si spiacevole malinconia, et cordoglio, che ne mangiare, ne dormire non poteva, et per casa non si udivano se no(n) sospiri, et lamenti, i quali disce(n)devano dalle infime parti del addolorato cuore. Il che a l’uno, et l’altro di noi è vituperevole molto. Il Demonio, che indi quetamente si posava, nulla in quel punto li rispose, ma al Duca si fattame(n)te gonfiò la gola, che quasi si senti morire. (Om.) Fuggi, che se’l maestro ti trova quivi, mi dubito, che ti porrà in una laguna, dove senza dubbio sommerso, et quasi morto rimarrai. Straparola - 1560 nov. II, 4 La gratia, ch’io ti dimando è, che tu adhora m’addimandi tutto quello, che imaginare si può, si di vestimenta come di perle, gioie, et altre cose, che a donne possino appartenere, Appresso questo le diede file di perle, anella, cinture, et altre cose assai, et molto piu, che nella scritta si co(n)teneva. Il perche ella entrò in si fiera, et dispiacevole malinconia, et cordoglio, che ne mangiare, ne dormire non poteva, et per casa non si udivano se non sospiri, et lamenti, i quali discendevano dalle infinite parti del addolorato cuore. Il che a l’uno, et a l’altro di noi è vituperevole molto. Il demonio, che indi quetame(n)te si posava, nulla in quel punto li rispose ma al Duca si fattamente go(n)fiò la gola, che quasi si sentia morire. (Om.) Fuggi, che se’l maestro ti trova quì, mi dubito che ti porrà in una laguna, dove senza dubbio rimarrai sommerso et quasi morto. Sansovino - 1561 nov. VII, 4 La gratia ch’io ti doma(n)do è, che tu hora m’addoma(n)di tutto quello che imaginar si può si di vestimenta come di p(er)le, di gioie, et d’altre cose, che a do(n)ne poβino appartenere, Appresso questo le diede fili di perle, anella, cinture, et altre cose assai, et molto piu che nella scritta non si conteneva. (Om.) Perche ella entrò in sì fiera et dispiacevol malinconia et cordoglio, che ne mangiar, ne dormir non poteva, et per casa non si udivano se non sospiri, et lamenti, i quali discendevano dalle infinite parti del addolorato cuore. Il che all’uno, et all’altro di noi è vituperevole molto. Il Demonio (om.) non rispose nulla in quel punto; ma al Duca sì fattamente gonfiò la gola, che quasi si sentia morire, 141 Io no(n) voglio altro per hora da voi, se no(n), che fate, che domattina s’appresentino al palazzo tutti i musici, et sonatori, et che sonino tutte le campane della terra, et siano tratte tutte l’artigliarie della città, et che unitame(n)te facciano grandiβima allegrezza, et triompho, et quanto piu strepito faranno, tanto piu conte(n)to ne sarò, et poi lasciate l’impaccio à me, et cosi fu fatto. Io non voglio altro per hora da voi, se non, che fate; che domatina s’appresentino al palazzo tutti i musici, et sonatori, et che sonino tutte le campane della terra, et siano tratte tutte l’artigliarie della città, et che unitame(n)te facciano grandißima allegrezza, et trionfi, et quanto piu strepito faranno, tanto piu contento ne sarò, et poi lasciate il carico a me, et cosi fu fatto. Io non voglio altro p(er) hora da voi, se no(n) che facciate che domattina s’appresentino al palazzo tutti i musici et sonatori, et che sonino tutte le campane della terra, et siano tratte tutte l’artigliarie della città, et che unitamente facciano grandiβima allegrezza, et trionfi, et quanto piu strepito faranno, tanto piu contento ne sarò, et poi lasciate il carico a me et cosi fu fatto. Straparola - 1553 Straparola - 1560 Sansovino - 1561 nov. VIII, 5 nov. VIII, 6 nov. IX, 4 In questa novella non si trovano varianti sostanziali. 142 III. 2. 3. Le Novelle di Matteo Maria Bandello Nel presente sottocapitolo vengono confrontati i testi dei primi tre volumi della raccolta le Novelle di Bandello del 1554 e del 1560 con i testi delle Cento novelle scelte del 1562. Per quanto riguarda le Novelle di Bandello, mi servo degli esemplari del 1554 in tre volumi conservati presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnature Res/4P.o.it. 53-1; Res/4P.o.it. 53-2; Res/4P.o.it. 53-3 e degli esemplari del 1560 in tre volumi conservati presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnature P.o.it. 104i-1; P.o.it. 104i-2 e presso la Staatsund Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 296 - 3. Invece per quanto riguarda le Cento novelle scelte, mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 28. 686-A. Conclusione: In tutti i casi, a parte il seguente esempio in cui rispetto all’edizione del 1560 viene tralasciato il pronome «mio» davanti al sostantivo marito, gli esempi corrispondono all’edizione del 1560 della raccolta bandelliana: ma io sono debitrice d’amar più il marito, et l’honor mio che cosa che al mondo sia (Sansovino IX, 10) C’è da ricordare che l’edizione del 1560 è un’edizione che fu preventivamente “corretta”. 143 Bandello 1 - 1554 nov. XVI Nuovo accidente avvenuto e cagione che uno gode una donna non vi pensando più. Si come tutti noi (che qui siamo) habbiamo veduto e sentito, fece q(ue)sta vernata un freddo tanto grande & eccessivo, che io per me non mi ricordo haverne maggior sentito già mai. Il piacevolissimo & honorato Mincio, che per i nostri lieti campi discorrendo suole à gli habitanti gratiosissima vista porgere, in durissimo ghiaccio congelato, pareva che tutto di puro vetro fosse divenuto. Di che (Eccellentissima Madonna) voi ne potete far amplissima fede, per ciò che à Borgo forte fu le sue congelate acque discendeste, & à piede à l’altra ripa il passaste, facendovi compagnia molti de i nostri Gentilhuomini, e la più parte di queste belle Damigelle che qui sono. Era per questo à tutte le navi interdetto il poter navigare, ne per il Pò, ne per il Lago, e meno per il Mincio, di modo che i nostri Mantovani che Bandello 1 - 1560 nov. XIV Nuovo accidente avvenuto e cagione che uno gode una sua innamorata non vi pensando più. L’anno di Christo mille cinquecento e undici fu nelle nostri parti di Lombardia, nella vernata un freddo tanto grande et eccessivo, che molti huomini di settanta et di ottanta anni dicevano mai non haver veduto ne sentito il maggiore. Il piacevolißimo et honorato Mincio, che per i vicini lieti campi discorrendo suole à gli habitanti gratiosißima vista porgere, in durißimo ghiaccio congelato, pareva che tutto di puro vetro fosse divenuto. (Om.) Era per questo à tutte le navi interdetto il poter navigare, ne per lo Pò, ne per il lago, e meno per il Mincio, di modo che i (om.) Mantovani che Sansovino - 1562 nov. VIII, 5 Nuovo accidente avvenuto, è cagione che uno si gode una sua innamorata non vi pensando piu. Fù gia nelle parti di Lombardia, nella vernata, un freddo tanto grande et eccessivo, che molti huomini di settanta et di ottanta anni dicevano di no(n) haver veduto ne sentito il maggiore. Il piacevolissimo et honorato Mincio, che per i vicini lieti campi discorrendo suole a gli habitanti gratiosissima vista porgere, in durissimo ghiaccio congelato, pareva che tutto di puro vetro fosse divenuto. (Om.) Era per questo a tutte le navi interdetto il poter navigare, ne per lo Pò, ne per il lago, e meno per il Mincio, di modo che i (om.) Mantovani che 144 hanno le possessioni loro di là dal Pò, no(n) si potevano de le vettovaglie e de le robe de i loro Poderi prevalere. Sapete poi, come i Venetiani con l’aita de i Francesi havevano assediata Verona, à la cui diffesa era da Massimigliano Cesare (sotto il cui Imperio i Veronesi dimoravano) stato messo il valoroso e nobilissimo Signor Marco Antonio Colonna, huomo per le vertù sue e p(er) la prodezza ne la militia, molto stimato e famoso. Hora tanto che durò l’assedio (che alcuni Mesi durò) i soldati Francesi & i Venetiani molte de le nostre ville saccheggiarono, & anco alcune ne arsero, e tutto il di quanto in campagna trovavano che fosse per il viver de gli huomini o de i Cavalli, rubavano e portavano al campo. Non si potendo adunque prevaler de le robe di là dal Pò, e l’altra parte de i nostri campi verso Verona essendo d’ogni cosa, spogliata nacque in Mantova una carestia grandissima, e quello di che più bisogno si haveva, era il viver de le bestie, per ciò che per danari non si trovava ne fieno ne paglia, ne biada da Cavalli. hanno le posseßioni loro di là dal Pò, non si potevano delle vetovaglie (om.) de i loro poderi prevalere. (Om.) Et le posseßioni che hanno di quà dal Pò la maggior parte erano ruinate, arse, et distrutte per le guerre; di modo che nacque in Mantova una carestia grandißima; e quello di che più bisogno si haveva, era il viver delle bestie; percioche per danari non si trovava ne fieno, ne paglia, ne biada da cavalli. hanno le posseßioni loro di là dal Pò, non si potevano delle vettovaglie (om.) de i loro poderi prevalere. (Om.) Et le possessioni che hanno di quà dal Pò la maggior parte erano ruinate, arse, et distrutte per le guerre; di modo che nacque in Mantova una carestia grandißima: e quello di che più bisogno si haveva, era il viver delle bestie; percioche per danari non si trovava ne fieno, ne paglia, ne biada da cavalli. 145 Hora essendo la Città nostra in questi termini, avvenne che uno de i nostri gentilhuomini, giovine di buone lettere, e de i beni de la fortuna honestame(n)te dotato, che haveva le sue possessioni di là dal Pò, si trovava haver tre cavalcature in stalla, e non sapeva come si fare, essendogli in tutto mancato il viver de i Cavalli. E ragionando egli di questo, un servidor gli disse. Il giovine udendo questo, deliberò per via di qualche suo Amico fargliene richiedere, p(er)ciò che egli con il padrone del fieno non parlava, per rispetto che havendo fatto il servidore à la moglie di colui, & accortosi di questo il marito, ne era divenuto geloso, e non guardava di buo(n) viso il nostro giovine. Me(n)tre che di tal cosa ragionavano, prese egli la via verso la strada ove era il fieno, e veggendo che l’hora era tarda (che era su l’imbrunire de la notte) e che la lezza non si scaricava, pensò che si starebbe fin al matino à scaricarla. Io credo che per questa notte la lezza dimorarà su la strada; Hora essendo la città (om.) in questi termini, avvenne che uno de i Mantovani gentilhuomini, giovine di buone lettere, e de i beni della fortuna honestamente dottato, che haveva le sue posseßioni di là dal Pò, si trovava haver tre cavalcature in stalla, e non sapeva come si fare, essendogli in tutto mancato il viver de i cavalli, E (om.) un servidor gli disse, Il giovane udendo questo, deliberò per via di qualche suo amico fargliene richiedere, percioche egli con il padrone del fieno non parlava, per rispetto che havendo fatto il servidore à la moglie di colui, et accortosi di questo il marito, ne era divenuto geloso, e non lo guardava di buon viso. Mentre che di tal cosa ragionavano, prese egli la via verso la strada ove era il fieno, et veggendo che l’hora era tarda, che era su l’imbrunire della notte, e che il carro no(n) si scaricava; pensò che si starebbe fin’ alla matina à scaricarlo: Io credo che per questa notte il carro dimorerà su la strada; Hora essendo la città (om.) in questi termini, avvenne che uno de i Mantovani gentilhuomini, giovine di buone lettere, e de i beni della fortuna honestamente dotato, che haveva le sue possessioni di là dal Pò, si trovava haver tre cavalcature in stalla, e non sapeva come si fare, essendogli in tutto mancato il viver de i cavalli, E (om.) un servidor gli disse, Il giovane udendo questo, deliberò per via di qualche suo amico fargliene richiedere, percioche egli con il padrone del fieno non parlava, per rispetto che havendo fatto il servidore à la moglie di colui, et accortosi di questo il marito, ne era divenuto geloso, e non lo guardava di buon viso. Mentre che di tal cosa ragionavano, prese egli la via verso la strada da ove era il fieno, et veggendo che l’hora era tarda, che era su l’imbrunire della notte, e che il carro non si scaricava; pensò che si starebbe fin’ alla matina a scaricarlo; Io credo che per questa notte il carro dimorerà su la strada; 146 Le mie cavalcature, per sei o sette giorni haveranno da mantenersi, & in questo mezzo qualche cosa ci aiuterà; Tanto che elle non si tosto morranno. Era la notte la più oscura del mondo, e persona per la contrada non si sentiva. Ma pure al tutto, eccetto che à la morte, rimedio si può dare, perche à mal grado di chi ci venne, habbiamo il camerino da basso, L’Amico che con i servidori stava appiattato dietro à la lezza, udì tutte queste parole, Il mio Rivale cerca co(n)trario effetto al mio di fare, perciò che egli vorrebbe la roba del Signor del fieno che io scarico da la lezza, caricare nel letto. Posti i famigli à le poste, e loro comandato che vietassero l’entrata ne la strada à ciascuno, si mise appresso la porta de la casa de la Donna, altro non attendendo, se non che la Fante venisse ad aprir l’uscio. Come il giovine, che ad ogni minimo atto stava attento, sentì che verso la porta gente veniva, imaginatosi ciò che era, tutto rassettatosi Le mie cavalcature, per sei ò sette giorni haveranno da mantenersi, et in questo mezo qualche cosa ci aiuterà, tanto che elle non si (om.) morra(n)no di fame. Era la notte (om.) più oscura del mondo, e persona per la contrada non (om.) sentiva, ma pure (om.) à mal grado di chi turbandoci venne, habbiamo il camerino da basso, L’amico che con i servidori stava appiattato dietro al fieno, udì tutte queste parole, Il mio rivale cerca contrario effetto al mio di fare; percioche egli vorrebbe la roba del signor del fieno, che io scarico dal carro, caricare nel letto. Posti i famigli alle poste, e loro comandato che vietassero l’entrata nella strada à ciascuno, si mise appresso la porta della casa della donna, altro non attendendo, se non che la fante seconda la promessa venisse ad aprir l’uscio. Come il giovane, che ad ogni minimo romore stava attento, sentì che verso la porta gente veniva, imaginatos ciò che era, tutto rassettatosi Le mie cavalcature, per sei o sette giorni haveranno da mantenersi, et in questo mezo qualche cosa ci aiutarà, tanto che elle non si (om.) morranno di fame. Era la notte (om.) piu oscura del mondo, e persona per la contrada non si sentiva, ma pure (om.) a mal grado di chi turbandoci venne, habbiamo il camerino da basso, L’amico che con i servidori stava appiattato dietro al fieno, udì tutte queste parole, Il mio rivale cerca contrario effetto al mio di fare; percioche egli vorrebbe la roba del Signor del fieno, che io scarico dal carro, caricare nel letto: Posti i famigli alle poste, e loro comandato che vietassero l’entrata nella strada a ciascuno, si mise appresso la porta della casa della donna, altro non attendendo, se non che la fante secondo la promessa venisse ad aprir l’uscio. Come il giovane, che ad ogni minimo romore stava attento, sentì che verso la porta gente veniva, imaginatosi ciò che era, tutto rassettatosi, 147 e fatto animo di Lione, attendeva che la porta s’aprisse. E soavemente rafferma(n)do la porta, prese il giovine p(er) la mano, e lo co(n)dusse al camerino, e lasciatolo entrare subito se ne ritornò à la padrona, la quale in sala con gli altri di casa ragionava appresso il fuoco, e le fece cenno come l’amico era entrato in casa, & aspettava nel camerino. La donna veggendolo in quel modo coricato, pensò che egli sovrapreso dal sonno, e stracco da la durata fatica, havesse bisogno di riposo. Il Giovine, che sempre la lagrimante e dolente Donna tenuta haveva ne le braccia, ne per sforzo e dimenare che si facesse, mai l’haveva voluta lasciare in libertà, Il perche giorno e notte ad altro non attendeva, in altro mai non dispensava i miei pensieri, che in ricercar il mezzo e’l modo, che io potessi la gratia vostra acquistare, à ciò che le acerbissime mie pene, i gravi miei martiri, e la penace doglia, che miseramente mi distruggeva, trovassero qualche conforto à cosi tribolata vita. e fatto animo di lione, attendeva che la porta à lui s’aprisse. e soavemente raffermando la porta, prese il giovane per la mano, e lo condusse al camerino, e lasciatolo entrare subito se ne ritornò alla padrona, la quale in sala con gli altri di casa ragionava appresso il fuoco, e le fece cenno come l’amico era entrato in casa, et l’aspettava nel camerino. La donna veggendolo in quel modo coricato e dormire, pensò che egli sovrapreso dal sonno, e stracco da la durata fatica, havesse bisogno di riposo; Il giovane che sempre la lagrimante e dolente donna tenuta haveva nelle braccia, ne per sforzo e dimenare che si facesse mai l’haveva voluta lasciare (om.), Il perche giorno e notte ad altro non attendeva, in altro mai non dispensava i miei pensieri, che in ricercar’ il mezo e’l modo, che io poteßi la gratia vostra acquistare, accioche le acerbißime mie pene, i gravi miei martiri, e la (om.) doglia che miseramente mi distruggeva, trovassero qualche conforto (om.). e fatto animo di lione, attendeva che la porta à lui s’apriße. e soavemente raffermando la porta, prese il giovane per la mano, e lo condusse al camerino, e lasciatolo entrare subito se ne ritornò alla padrona, la quale in sala con gli altri di casa ragionava appresso il fuoco, e le fece cenno come l’amico era entrato in casa, et l’aspettava nel camerino. La donna veggendolo in quel modo coricato e dormire, pensò cha egli sovrapreso dal sonno, e stracco da la durata fatica, havesse bisogno di riposo; Il giovane che sempre la lagrimante, e dolente donna tenuta haveva nelle braccia, ne per sforzo e dimenare che si facesse mai l’haveva voluta lasciare (om.), (Om.) Perche giorno e notte ad altro non attendeva, in altro mai non dispensava i miei pensieri, che in ricercar il mezo, e’l modo, che io potessi la gratia vostra acquistare, accioche le acerbißime mie pene, i gravi miei martiri, e la (om.) doglia che miserame(n)te mi distruggeva, trovassero qualche conforto (om.). 148 Io mille volte toccava l’uscio per veder s’egli era fermato o nò, quando sapeva il vostro Consorte esser in villa, con deliberatione di venirmene à la camera vostra, e trovandola aperta entrar dentro, Questa notte (secondo il mio solito) essendo io venuto à veder le mura de l’albergo vostro; essendo dinanzi à la porta di quello, io sentii venir uno, e per no(n) esser da lui ne visto ne conosciuto, mi ritirai dietro al fieno de la vostra lezza, che ne la contrada è posta, E cosi sentii tutto quello, che ella gli ragionò. Bandello 2 - 1554 nov. VI Gli Adorni, accordatosi (sic) col Duca di Milano, have(n)do in lor aita Prospero Colo(n)na, Capitan generale in Italia Cesareo, andarono col ca(m)po Imperiale à Genova, e per forza entrati dentro la Città, Te(n)ne adunq(ue); (sic) modo il Giovine d’haver la rapita Fa(n)ciulla (che p(er) hora Ligurina nomeremo) e quella ferventemente amando, con lei si dava amorosamente buon tempo. Io mille volte toccava l’uscio per veder s’egli era fermato ò nò, quando sapeva il vostro consorte esser’ in villa, con deliberatione di venirmene alla camera vostra, e trovandola aperta entrarvi dentro, Questa notte, secondo il mio solito, essendo io venuto à veder le mura dell’albergo vostro, et essendo dinanzi à la porta di quello, io sentì venir’ uno, e per non esser da lui ne veduto ne conosciuto, mi ritirai dietro al fieno, (om.) che nella contrada è posto, et io sentì tutto quello che ella gli ragionò. Bandello 2 - 1560 nov. III gli Adorni, accordatisi col duca di Milano, havendo in lor’ aita prospero Colonna, capitan generale in Italia Cesareo, andarono col campo imperiale à Genova, e per forza entrati nella città, Tenne adunque modo il giovane d’haver la rapita fanciulla (che per hora Ligurina nomeremo) e quella havuta ferventemente amando, con lei si dava amorosamente buon tempo. Io mille volte toccava l’uscio p(er) veder s’egli era fermato a nò, quando sapeva il vostro consorte esser in villa, con deliberatione di venirmene alla camera vostra, e trovandola aperta entrarvi dentro, Questa notte, secondo il mio solito, essendo io venuto à veder le mura dell’albergo vostro, et essendo dinanzi alla porta di quello, io sentì venir uno, e per non esser da lui ne veduto ne conosciuto, mi ritirai dietro al fieno, (om.) che nella contrada è posto, et io sentì tutto quello che ella gli ragionò. Sansovino - 1562 nov. IX, 9 gli Adorni, accordatisi col Duca di Milano, havendo in lor aiuto Prospero Colonna, Capitan generale in Italia Cesareo, andarono col campo Imperiale a Genova, et per forza entrati nella città, Tenne adunque modo il giovane d’haver la rapita fanciulla, (che per hora Ligurina nomeremo) et quella havuto ferventemente amando, con lei si dava amorosamente buon tempo. 149 Ella, à cui di mente la Patria & i suoi parenti non erano usciti giàmai, e tutto il di desiderava tornar à casa, vegge(n)dosi ritornata nel suo luogo nativo, tenne modo e via col figliuolo del Duca, di cui il nome (essendomi di mente uscito) chiameremo Alfonso, Havuto l’alloggiame(n)to secondo che Ligurina haveva disegnato, che era la casa del Padre di lei, La Madre di lei, Gentildonna, da bene & amorevole, come generalme(n)te sono le Donne Genovesi, da tutte l’hore l’era a’torno, e la co(n)fortava, offerendosele, che senza rispetto veruno ella chiedesse qua(n)to le pareva profittevole; che al tutto si p(ro)vederebbe. Parlava Ligurina benissimo in lingua spagnuola come quella, che alcuni anni s’era in Spagna allevata Io sono (oimè) la vostra sfortunata figliuola Ligurina, che quando questa Terra da Prospero Colonna, cacciati i Signori Fregosi à favore de gli Adorni, fu presa; andatoci a sacco ogni cosa, fui da certi Fanti Spagnuoli rubata, e condotta per mare in Ella, à cui di mente la patria et i suoi parenti non erano usciti giamai, e tutto il di desiderava tornar’ à casa, veggendosi ritornata nel suo luogo nativo, tenne modo e via col figliuolo del duca, il cui nome (om.) era Alfonso, Havuto l’alloggiamento secondo che Ligurina haveva disegnato, che era la casa del padre proprio di lei, La madre di lei, gentildonna dabene et amorevole, (om.) da tutte l’hore l’era attorno, e la confortava, offerendosele, et dicendole che senza rispetto veruno ella chiedesse quanto le pareva profittevole, che al tutto si provederebbe. Parlava Ligurina benißimo in lingua Spagnuola, come quella che alcuni anni (om.) era in Spagna allevata Io sono (oime) la vostra sfortunata figliuola Ligurina, che quando questa terra da Prospero Colonna, cacciati i signori Fregosi à favore de gli Adorni, fu presa, andatoci à sacco ogni cosa, fui da certi fanti Spagnuoli rubata, e condotta per mare in Ella, a cui di me(n)te la patria et i suoi parenti non erano usciti giamai, e tutto il dì desiderava tornar a casa, veggendosi ritornata nel suo luogo nativo, tenne modo et via col figliuolo del Duca, il cui nome (om.) era Alfonso, Havuto l’alloggiamento secondo che Ligurina haveva disegnato, che era la casa del padre proprio di lei, La madre di lei, gentildonna da bene et amorevole, (om.) da tutte l’hore l’era attorno, e la confortava, offerendosele, et dicendole che senza rispetto veruno ella chiedesse quanto le pareva profittevole, che al tutto si provederebbe. Parlava Ligurina benissimo in lingua Spagnuola, come quella che alcuni anni (om.) era in Spagna allevata Io sono (oime) la vostra sfortunata figliuola Ligurina, che quando questa terra da Prospero Colonna, cacciati i signori Fregosi a favore de gli Adorni, fu presa, andatoci a sacco ogni cosa, fui da certi fanti Spagnuoli rubata, e condotta per mare in 150 Spagna, ove il Signor Alfonso, che qui in casa alloggia, figliuolo del Duca d’Alva, essendo io anchora picciolina, m’hebbe ne le mani, e m’ha fin hora tenuta da alcuni anni in qua (dicasi la verità come è) per Bagascia. feci che i Forreri ci dierono questo alloggiamento, à fine che io con più sicurezza, e salvezza de la vita mia capitassi à le vostre mani. Signori miei; Egli non è à la liberatione mia da perder tempo, perciò che, sel Signor Alfonso di questo caso s’accorge, quindi mi leverà, e porrammi in parte, che voi più no(n) mi vederete. Bandello 2 - 1554 nov. VIII Sono poi tutti molto più vaghi de le belle Donne (de le quali assai ce ne sono) e di star continovamente su le pratiche amorose, che in Città che io mi conosca, e tutti per l’ ordinario fanno à forestieri di molte carezze, e gli vedeno molto volentieri. Per questo si vedeno tutto il di à belle schiere, tutte le sorti d’huomini sovra le invellutate e superbamete guarnite Mule, Spagna, ove il signor’Alfonso che qui in casa alloggia, figliuolo de duca d'Alva, essendo io anchora picciolina, m’hebbe nelle mani, e m’ha fin’hora tenuta (om.) (dicasi la verità come è) per bagascia. feci che i forreri ci dierono questo alloggiamento, à fine che io con più (om.) salvezza della vita mia capitaßi alle vostre mani. Signori miei (om.) non è alla liberatione mia da perder tempo, percioche se l’ signor’ Alfonso di questo caso s’accorge, quindi mi leverà, e porrammi in tal parte, che voi più non mi vederete. Bandello 2 - 1560 nov. IV Sono poi tutti molto più vaghi delle belle donne, delle quali assai ce ne sono, e di star continovamente su le prattiche amorose, che altri; e tutti per (om.) ordinario fanno à forestieri di molte carezze, e gli vedono molto volentieri. et per questo si vedono tutto il di à belle schiere (om.) sovra le invellutate e superbamente guarnite mule, Spagna, ove il signor’ Alfonso che quì in casa alloggia, figliuolo del Duca d'Alva, eβendo io ancora picciolina, m’hebbe nelle mani, e m’ha fin’hora tenuta (om.) (dicasi la verità come è) per bagascia. feci che i Forieri ci dierono questo alloggiamento, a fine che io con piu (om.) salvezza della vita mia capitassi alle vostre mani. Signori miei (om.) non è alla liberatione mia da perder te(m)po, percioche se’l signor’ Alfonso di questo caso s’accorge, quindi mi leverà, e porrammi in tal parte, che voi piu non mi vederete. Sansovino - 1562 nov. IX, 10 Sono poi tutti molto piu vaghi delle belle donne, delle quali assai ce ne sono, e di star continovamente su le pratiche amorose, che altri; e tutti per (om.) ordinario fanno a forestieri di molte carezze, e gli vedono molto volentieri. et per questo si vedono tutto il dì a belle schiere (om.) sopra le invellutate e superbame(n)te guarnite mule, 151 Vi fu (non è guari) un Giovine d’honorata & antica famiglia, il cui Padre è ricchissimo, & egli è nel vero d’ogni vertù, Informatosi adunq; chi ella fosse, cominciò due e tre volte il di à passar p(er) la contrada, Si che ne tu più mi porterai lettere, ne egli più mi scriverà. Il che gli era di grandissimo, & infinito dispiacer cagione. Hora, amando costui in questo modo, e passando un giorno per la contrada à piede, ritrovò la Donna che tutta sola era in porta. Ma io sono debitrice ad amar più il Marito, e l’honor mio, che cosa che al mondo sia; E questo per sempre habbiate per detto. Altrimenti facendo, io non vi darò udienza, Egli in questa openione fermato, & altro imaginar non potendo, cominciò, con quanta mai seppe, la maggiore solecitudine, à spiar tutte l’attione de la Donna, per veder se poteva intender cosa alcuna, non lasiciando perciò in questo mezzo la sua solita servitù. Vi fu (om.) un giovane d’honorata et antica famiglia, (om.) et (om.) di ogni virtù, (Om.) et cominciò due e tre volte il dì (om.) passar per la contrada, si che ne tu più mi porta lettere, ne egli più mi scriva. il che gli era di grandißimo, (om.) dispiacer cagione. Hora amando costui in questo modo, e passando un giorno per la contrada à piede dove la do(n)na habitava, la ritrovò che tutta sola era in porta; ma io sono debitrice d’amar più il mio marito e l’honor mio, che cosa che al mondo sia; e questo per sempre vi sia detto. altrimenti facendo, io non vi darò udienza alcuna, Egli in questa openione fermatosi, et altro imaginar non potendo, cominciò con quanto mai seppe (om.) maggior solecitudine spiar tutte l’attion della do(n)na, per veder se poteva inte(n)der cosa alcuna che ella altri amasse, non lasciando perciò in questo mezzo la sua solita servitù. Vi fu (om.). un giovane d’honorata et antica famiglia, (om.) et (om.) d’ogni virtù, (Om.) et cominciò due e tre volte il dì (om.) passar per la contrada, si che ne tu piu mi porta lettere; ne egli piu mi scriva. il che gli era di grandißimo (om.) dispiacer cagione. Hora amando costui in questo modo, e passando un giorno per la contrada a piede dove la donna habitava, la ritrovò che tutta sola era in porta: ma io sono debitrice d’amar più il marito, et l’honor mio che cosa che al mondo sia; et questo per sempre vi sia detto. altrimenti facendo, io non vi darò udienza alcuna, Egli in q(ue)sta openione fermatosi, et altro imaginar no(n) pote(n)do, cominciò co(n) quanto mai seppe (om.) maggior sollecitudine a spiar tutte l’attion della donna, per veder se poteva intender cosa alcuna che ella altri amasse, non lasciando perciò in questo mezo la sua solita servitù. 152 Hora, havendo inteso che il Marito de la sua Apatelea era la sera cavalcato, & ito in contado la matina molto per tempo se n’andò à la Chiesa mostrata, Apatelea, che innazi caminava, come fu à l’uscio de la casa già detta, e quello trovato aperto, con la vecchia entrò in casa, e l’uscio fermò. E quanto più tardate, voi fate il peggio; perciò che fra questo mezzo, potrebbe venir colui, à cui nome qui venuta sete, e venendo, altro che scandalo non ne potrà riuscire. Bandello 3 - 1554 nov. LXIV Ella, di cosi inopinato caso smarrita, dolente di oltra modo del commesso homicidio, poi che vide non ci esser altro rimedio, prese il corpo, & havendo levato il suo letto dal luogo dove soleva stare, quivi fece una buca à la meglio che puote, e dentro vi sepelli il morto Marito, e di terra lo ricoperse. Indi ritornò il letto al consueto luogo. E questo tante volte, e si efficacemente gli imponeva che uno di loro entrò in sospetto, che alcuna cosa là non fosse ascosa. Hora havendo una volta inteso che il marito della sua Apatelea era la sera cavalcato et ito in contado, la mattina molto per tempo se n’andò alla detta chiesa, Apatelea, che innanzi caminava, come fu alla porta della casa già detta, e quella trovata apertà, (sic) con la vecchia entrò in casa, e la porta fermò. e quanto più tardate, voi fate il peggio; percioche fra questo mezo potrebbe venir colui à cui nome qui venuta sete, e vene(n)do altro che scandalo non ne potrebbe riuscire. Bandello 3 - 1560 nov. XXXVIII Ella, di cosi inopinato caso smarrita, dolente di oltramodo del commesso homicidio, poiche vide non ci esser’ altro rimedio, prese il corpo, et havendo levato il suo letto dal luogo dove soleva stare, quivi fece una buca al meglio che puote, e dentro vi sepellì il morto marito, e di terra lo ricoperse, et ritornò il letto al consueto luogo. e questo tante volte e si efficacemente gli impose, che uno di loro entrò in sospetto che alcuna cosa là non fosse ascosa, Hora havendo una volta inteso che il marito della sua Apatelea era la sera cavalcato et ito in contado, la mattina molto per tempo se n’andò alla detta Chiesa, Apatelea, che innanzi caminava, come fu alla porta della casa gia detta, e quella trovata aperta, con la vecchia entrò in casa, e serrò la porta. et quanto più tardate, voi fate il peggio; percioche fra questo mezo potrebbe venir colui a cui nome quì venuta sete, e venendo, altro che scandalo non ne potrebbe riuscire. Sansovino - 1562 nov. X, 5 Ella di cosi inopinato caso smarrita, dolente di oltramodo del commesso homicidio, poiche vide no(n) ci esser altro rimedio, prese il corpo, et havendo levato il suo letto dal luogo dove soleva stare, quivi fece una buca al meglio che puote, e dentro vi sepellì il morto marito, e di terra lo ricoperse, et ritornò il letto al consueto luogo. e questo tante volte e si efficacemente gli impose, che uno di loro entrò in sospetto che alcuna cosa là non fosse ascosa, 153 III. 2. 4. Il Decameron di Giovanni Boccaccio Come già si è accennato, nel caso del Decameron, per il confronto con il testo delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino, verranno utilizzate la più antica edizione e l’ultima edizione, a cui collaborò stesso Sansovino: cioè rispettivamente l’edizione del 1546,516 che contiene le Dichiarazioni di tutti i vocaboli, detti, proverbi e luoghi difficili di Francesco Sansovino, e l’edizione del 1557,517 che contiene la Vita di Messer Giovanni Boccaccio descritta da M. Francesco Sansovino e gli Epiteti usati da M. Giovanni Boccaccio, posti per ordine di alfabeto raccolti da M. Francesco Sansovino. In entrambi i casi mi servo degli esemplari della Biblioteca Casanatense di Roma: l’esemplare dell’edizione del 1546 con segnatura HH XIII 6 e l’esemplare dell’edizione del 1557 con segnatura CC O VII. 39. Per quanto riguarda gli esemplari delle Cento novelle scelte del Sansovino, per il confronto del testo della novella che nella raccolta boccacciana viene numerata IX, 1, verrà confrontato il testo della novella dell’edizione delle Cento novelle scelte del 1563 tratta dall’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura BE.5.X.19. Come si può vedere nella tabella n. 4, si tratta dell’unica novella boccacciana inserita in quell’edizione. Mentre i testi delle altre novelle verranno confrontati con i testi delle novelle dell’esemplare dell’edizione del [1566] posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rem.IV 450. Conclusione: Nelle novelle boccacciane che ho confrontato ho trovato pochi esempi con varianti sostanziali. Dai seguenti esempi si può vedere che il testo di Sansovino a volte corrisponde con il testo dell’edizione del 1546 e a volte con l’edizione del 1557. Certe corrispondenze tra l’edizione del Sansovino del 1563 e del Boccaccio del 1546 possono dipendere dall’identità del usus dei correttori. Anche in questo caso in alcune novelle vengono cambiati i nomi dei personaggi. 516 Il Decamerone / di M. Giovanni Boccaccio / di nuovo emendato secondo gli / antichi essemplari, per giudicio et / diligenza di piu autori, con la / diversità di molti testi posta per ordine in margine, & nel fine / con gli Epitheti dell’Autore, espositione de proverbi / et luoghi difficili, che nell’opera / si contengono, con tavole & altre cose nobili & molto / utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, M D XLVI (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Casanatense di Roma con segnatura HH XIII 6). 517 Il Decamerone / di M. Giovan Boccaccio, alla sua intera perfettione / ridotto, et con dichiarationi / et avvertimenti illustrato, / per Girolamo Ruscelli. / Ora in questa terza editione dal medesimo / per tutto migliorato. / Con un vocabolario ge / nerale nel fine del libro, & con gli / Epiteti dell’Autore, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi, alla bottega d’Erasmo; et di Baldassar Costantino, al Segno di S. Giorgio, M. D. LVII (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Casanatense di Roma con segnatura CC O VII. 39). 154 Da come abbiamo visto in questi quattro sottocapitoli, Sansovino tende a usare l’ultima versione disponibile al momento della prima inserzione di una novella nella sua raccolta. Boccaccio - 1546 nov. IX, 1 et senza alcuna cosa dire, ò motto fare, di quella trarre ti lasci, et recare à casa sua: dove ella ti ricevera, et con lei poi ti starai; et à tua posta ti potra partire, Rinuccio appressandosi la mezza notte, uscì di casa sua per far quello, che dalla sua donna gli era stato mandato a dire; et andando, in molti et varij pensieri entrò delle cose poßibili ad intervenirgli; si come di poter col corpo sopra le spalle di Scannadio venire alle mani della signoria, nò, s’io ne doveßi di certo morire, che io non me la metta a fare ciò, che promesso le ho; La donna per lo lume tratto fuori della famiglia, ottimamente veduto havea Rinuccio con Alessandro dietro alle spalle; Boccaccio - 1557 nov. IX, 1 et senza alcuna cosa dire, ò motto fare, di quella trarre ti lasci, et recare à casa sua: dove ella ti riceverà, et con lei poi ti starai, et à tua posta ti potrai partire, Rinuccio, appressandosi la mezza notte, uscì di casa sua per far quello, che dalla sua Do(n)na gli era stato mandato à dire; et andando, in molti, et varij pensieri entrò delle cose poßibili ad intervenirgli; si come, di poter col corpo di Sca(n)nadio sopra le spalle venir alle mani della Signoria, Non, se ne doveß’io di certo morire, che io non me le metta à fare ciò, che promesso l’ho; La donna per lo lume tratto fuori dalla famiglia, ottimamente veduto havea Rinuccio con Alessandro dietro alle spalle, Sansovino - 1563 nov. VI, 1 et senza alcuna cosa dire, o motto fare, di q(ue)lla trarre ti lasci, et recare a casa sua, dove ella ti riceverà, et co(n) lei poi ti starai, et à tua posta ti potrai partire Filippo appreßandosi la mezza notte uscì di casa sua per far quello che dalla sua donna gli era stato mandato a dire, et andando in molti et vari pensieri entrò delle cose poßibili ad intervenirgli, si come di poter col corpo sopra le spalle dello Sciarpellato venire alle mani della Signoria, non, (om.) ne doveß’io di certo morire, che io no(n) me ne metta a fare ciò che promesso l’ho; La donna per lo lume tratto fuori della famiglia, ottimamente veduto havea Filipdo (sic) con Aleandro dietro alle spalle; 155 Boccaccio - 1546 nov. I, 7 Io ho dato mangiare il mio, gia sono molt’ anni, a chiunque mangiare ne ha voluto senza guardare se gentile huomo, ò villano, povero, ò ricco, ò mercatante, ò barattiere stato sia; et ad infiniti ribaldi con l’occhio me lo ho veduto stratiare, ne mai nello animo m’entrò questo pensiero, che per costui mi c’è hoggi entrato: Boccaccio - 1546 nov. VII, 6 Madonna Isabella con Leonetto standosi, amata da Messer Lambertuccio, è visitata: & tornato il marito. Messer Lambertucio con un coltello in mano fuor di casa ne manda, & il marito di lei Leonetto accompagna. Boccaccio - 1557 nov. I, 7 Io ho dato à mangiare il mio, già è molt’ anni, a chiunque mangiare n’ ha voluto, senza guardare se gentile huomo, ò villano, ò povero, ò ricco, ò mercatante, ò barattiere stato sia; et ad infiniti ribaldi con l’occhio me l’ ho veduto stratiare, né mai nell’animo m’entrò questo pensiero, che per costui mi c’è (om.) entrato: Boccaccio - 1557 nov. VII, 6 Madonna Isabella con Leonetto standosi, amata da un Messer Lambertuccio, è visitata, & tornato il marito di lei, Messer Lambertucio con un coltello in mano fuor di casa ne manda, & il marito di lei poi Leonetto accompagna. Sansovino - [1566] nov. II, 3 io ho dato da mangiare il mio, gia e molt’ anni, a chiunque mangiare n’ ha voluto senza guardare se gentil’ huomo è, o villano, o povero, o ricco, o mercatante, o barattiere stato sia, et ad infiniti ribaldi, con l’occhio me l’ ho veduto stratiare, ne mai nello animo m’entrò questo pensiero, che per costui mi ce (om.) entrato Sansovino - [1566] nov. III, 10 Madonna Isabella con Leonetto standosi amata da un Messer Lambertuccio, è visitata, & tornato il marito di lei, Messer Lambertucio con un coltello in mano fuor di casa ne manda, & il marito di lei poi Leonetto accompagna. Boccaccio - 1546 Boccaccio - 1557 Sansovino - [1566] nov. VI, 3 nov. VI, 3 nov. IV, 8 In questa novella non si trovano varianti sostanziali. Boccaccio - 1546 nov. VI, 4 Assai bene potete Messer vedere, che hier sera vi dißi il vero, che le gru non hanno, se non una coscia et un piè; se voi riguardate à quelle, che colà stanno. Boccaccio - 1557 nov. VI, 4 Aßai bene potete, Messer, vedere, che hier sera vi dißi il vero, che le grù non hanno, se non una coscia et un piè, se voi guardate à quelle che colà stanno. Sansovino - [1566] nov. IV, 9 Assai bene potete Messer vedere, che hier sera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non una coscia et un piè, se voi guardate a quelle, che colà stanno. 156 Boccaccio - 1546 nov. VIII, 4 Al quale il Vescovo disse una gran villania; et fecegli trarre il capo fuori, et vedere con cui giaciuto era Boccaccio - 1557 nov. VIII, 4 Al quale il Vescovo disse una gran villania, et feceli tirare il capo fuori, et vedere con cui giaciuto era. Sansovino - [1566] nov. V, 7 Al quale il Vescovo disse una gran villania, et feceli trarre il capo fuori, et vedere con cui giaciuto era. 157 III. 3. Confronto diacronico In questo sottocapitolo vengono confrontati i testi delle edizioni pubblicate nel periodo tra il 1561 e tra il 1598 dell’antologia sansoviniana con l’ultima edizione disponibile della fonte (di ciascuna novella) che uscì in quel periodo.518 Soprattutto si cerca di capire se Sansovino aggiornava il suo testo nel frattempo che uscivano nuove edizioni delle fonti o se le Cento novelle scelte hanno una tradizione lineare per le novelle già presenti in precedenza. Da questi confronti si potrà anche dedurre se nella raccolta furono inserite delle modifiche dopo l’inserimento delle fonti o delle Cento novelle scelte negli indici dei libri proibiti. Da come è già stato detto le Cento novelle scelte attirarono attenzione dei censori a partire dal 1574, per questo particolare attenzione verrà dedicata all’edizione del 1598. Tutte le varianti vengono segnate con il corsivo negli esempi. Con il grassetto poi vengono segnate tutte le varianti delle edizioni che a partire dalla princeps concordano tra di loro, mentre le varianti delle edizioni che deviano dalla tradizione lineare e concordano con l’edizione del 1598 vengono evidenziate con uno sfondo colorato. Le eccezioni che appaiono in tali edizioni sono contrassegnate con carattere spaziato. All’inizio di ogni sottocapitolo viene riassunto l’esito della comparazione. III. 3. 1. L’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero Dagli esempi riportati si può vedere che l’edizione del 1598 non è stata aggiornata secondo l’edizione ERA 1596; e che le novelle tratte dalla fonte Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero fino al 1598 (con eccezione dell’edizione del 1571) furono trasmesse in maniera lineare. Cioè Sansovino a partire dall’edizione del 1562 riprendeva i testi delle edizioni precedenti delle Cento novelle scelte e in alcuni casi il testo lo lasciò uguale fino all’edizione del [1566]. In altri casi a partire dall’edizione del 1571 nel testo vennero introdotte alcune varianti sostanziali che verranno abbandonate in seguito. In altre parole, in alcuni casi (varianti evidenziate con lo sfondo) sembra che l’edizione del 1598 dipenda dall’edizione del [1566]. 518 Nel caso delle edizioni del Sansovino mi servo sempre degli esemplari descritti nel Capitolo II. Per questo motivo indicherò le segnature degli esemplari soltanto nel seguente sottocapitolo. Mentre le indicazioni degli esemplari delle singole fonti veranno indicate in ogni rispettivo sottocapito. 158 SANSOVINO (1561 nov. II, 9; 1562-1598 nov. IX, 1) - ERASTO (cap. 8) SAN 1561: Il padre percosso da cosi mala nuova; piu pieno di furore che di lagrime, percioche a questa havean serrata la via il dolore, et la collera insieme, l’uno non inferiore dell’altro, dritto se ne corse alla camera, et inco(n)tratosi nel cane tosto che lo vide insanguinato, creduto ciò che male havean creduto le femine pose la mano sù la spada et co(n) un colpo non men presto che fiero lo divise in due parti et calpesta(n)dolo si diede a maledir la sua disave(n)tura, e a pia(n)ger il figliuol minaccia(n)do alla moglie, et all’altre do(n)ne di casa, per la poca cura che del fanciullo havea(n) havuta,519 SAN 1562: Il padre percosso da cosi mala nuova; piu pieno di furore che di lagrime, percioche a questa havean serrata la via il dolore, et la collera insieme, l’uno non inferiore dell’altro, dritto se ne corse alla camera, et incontratosi nel cane tosto che lo vide insanguinato, creduto ciò che male havean creduto le femine pose la mano sù la spada et co(n) un colpo non men presto che fiero lo divise in due parti e calpestandolo si diede a maledir la sua disaventura, e a pianger il figliuol minacciando alla moglie, et all’altre donne di casa, per la poca cura che del fanciullo havean havuta,520 SAN 1563: Il padre percoßo da cosi mala nuova; piu pieno di furore che di lagrime, percioche a questa havean serrata la via il dolore, et la collera insieme, l’uno non inferiore dell’altro, dritto se ne corse alla camera, et incontratosi nel cane tosto che lo vide insanguinato, creduto ciò che male havean creduto le femine pose la mano su la spada et con un colpo non men presto che fiero lo divise in due parti e calpestandolo si diede a maledir la sua disaventura, et a pianger il figliuol minacciando alla moglie, et all’altre donne di casa, per la poca cura che del fanciullo havean havuta,521 SAN [1566]: Il padre percosso da cosi mala nuova; piu pieno di furore che di lagrime, percioche a questa havean serrata la via, il dolore, et la collera insieme, l’uno non inferiore dell’altro dritto se ne corsero alla camera, et incontratosi nel cane tosto che lo vide insanguinato, credevan ciò che male havea creduto le femine pose la mano su la spada et con un colpo non men presto che fiero lo divise in due parti e calpestandolo si diede a maledir la sua disaventura, et a pianger il figliuol minacciando alla moglie, et ancor all’altre donne di casa, per la poca cura che del fanciullo havean havuta,522 SAN 1571: Il padre percosso da cosi mala nuova; piu pieno di furore che di lagrime, percioche a questo havean serrata la via, il dolore, et la collera insieme, l’uno non inferiore dell’altro dritto se ne corse alla camera, et incontratosi nel cane tosto che lo vide insanguinato, credendo ciò che male havea creduto le femine pose la mano su la spada et con un colpo non men presto che fiero lo divise in due parti e calpestandolo si diede a maledir la sua disaventura, et a pianger il figliuol minacciando alla moglie, et ancor all’altre donne di casa, per la poca cura che del fanciullo havean havuta,523 ERA 1596: Il padre percosso da così mala nuova, più pieno di furore, che di lagrime, percioche à queste havevano serrata la via il dolore, et la collera insieme, l’uno non inferiore dell’altro, dritto se ne corse alla camera, et incontratosi nel cane tosto che lo vidde insanguinato, creduto ciò, che male havean creduto le femine, pose mano su la spada, et con un colpo non men presto che fiero lo divise in due parti, et calpestandolo, si diede à maledir la sua disaventura, et à piangere il figliuolo, minacciando alla moglie, et all’altre donne di casa, per la poca cura, che del fanciullo haveva havuta,524 519 Mi servo dell’esemplare posseduto dalla Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.5.II.8.20. 520 Mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 28.686-A. 521 Mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura BE.5.X.19. 522 Mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rem.IV 450. 523 Mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 320. 524 I compassionevoli / avvenimenti / di Erasto. / Opera dotta, et morale, / di Greco, ridotta in Volgare. / Nuovamente ristampata et con somma diligenza corretta. / Con una Tavola de i Capitoli di tutta l’opera, in 159 SAN 1598: Il padre percosso da cosi mala nuova; piu pieno di furore che di lagrime, percioche à questa havean serrata la via, il dolore, et la collera insieme, l’uno non inferiore dell’altro, dritto se ne corse alla camera, et incontratosi nel cane tosto che lo vide insanguinato, credevan ciò che male havea creduto le femine pose la mano su la spada et con un colpo non men presto che fiero lo divise in due parti et calpestandolo si diede à maledir la sua disaventura, et à pianger il figliuol minacciando alla moglie, et ancor all’altre donne di casa, per la poca cura che del fanciullo havean havuta,525 SANSOVINO (1561 nov. V, I; 1562-1598 nov. IX, 7) - ERASTO (cap. 21) SAN 1561: Nel che non fu perseverata molti giorni, che da diverse bande le cominciorono a venir querele de diportamenti di Filemone, le quali come amorevol madre, ella cercava prima di coprire et emendar’ il meglio che si poteva, senza c’havessero da risapersi da altri, non restando di ammonirlo, esortarlo, et pregarlo, a lasciar di far offesa ad alcuno, et attender, come prima facea, al governo del paese, et a dimostrarsi degno del luogo, al quale dalla benignita della fortuna, et dalla amorevolezza di Archelao egli era chiamato. SAN 1562: Nel che non fu perseverata molti giorni, che da diverse bande le cominciarono a venir querele de diportamenti di Filemone, le quali come amorevol madre, ella cercava prima di coprire et emendar il meglio che si poteva, senza c’havessero da risapersi da altri, no(n) restando di ammonirlo, esortarlo, et pregarlo, a lasciar di far offesa ad alcuno, et attender, come prima facea, al governo del paese, et a dimostrarsi degno del luogo, al quale dalla benignità della fortuna, et dalla amorevolezza di Archelao egli era chiamato. SAN 1563: Nel che non fu perseverata molti giorni, che da diverse bande le cominciarono a venir querele de diportamenti di Filemone, le quali come amorevol madre, ella cercava prima di coprire et emendar il meglio che si poteva, senza c’havessero da risapersi da altri, no(n) restando di ammonirlo, esortarlo, et pregarlo, a lasciar di far offesa ad alcuno, et attender, come prima facea, al governo del paese, et a dimostrarsi degno del luogo, al quale dalla benignità della fortuna, et dalla amorevolezza di Archelao egli era chiamato. SAN [1566]: Nel che no(n) fu perseverata molti giorni, che da diverse bande le cominciarono a venir querele de diportamenti di Filemone, le quali come amorevol madre, ella cercava prima di coprire et emendar il meglio che si poteva, senza c’havessero da risapersi da altri, non restando di ammonirlo, esortarlo, et pregarlo, a lasciar di far offesa ad alcuno, et attender, come prima facea, al governo del paese, et a dimostrarsi degno del luogo, al quale dalla benignità della fortuna, et dalla amorevolezza di Archelao egli era chiamato. SAN 1571: Nel che non fu perseverata molti giorni, che da diverse bande le cominciarono a venir querele de diportamenti di Filemone, le quali come amorevol madre, ella cercava prima di coprire et emendar il meglio che si poteva, senza c’havessero da risapersi da altri, non restando di ammonirlo, esortarlo, et pregarlo, a lasciar di far offesa ad alcuno, et attendersi, come prima facea, al governo del paese, et a dimostrarsi degno del luogo, al quale dalla benignita della fortuna, et dalla amorevolezza di Archelao egli era chiamato. ERA 1596: Nel che non fu perseverata molti giorni, che da diverse bande le cominciarono a venir querele de i deportamenti di Filemone, lequali come amorevol madre, ella cercava prima di coprire, et emendar al meglio, che si poteva, senza c’havessero da risapersi da altri, non restando di ammonirlo, essortarlo, et pregarlo, a lasciare di far offesa ad alcuno, et attendere, come prima facea, al governo del paese, et a dimostrarsi degno del luogo, a che dalla benignità della fortuna, et dalla amorevolezza di Archelao egli era chiamato. Vinegia, presso Altobello Salicato, M D XCVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 100 p). 525 Mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 171 - 1/2. 160 SAN 1598: Nel che non fu perseverata molti giorni, che da diverse bande le cominciarono à venir querele de diportamenti di Filemone, le quali come amorevol madre, ella cercava prima di coprire et emendar il meglio che si poteva, senza c’havessero da risapersi da altri, non restando di ammonirlo, esortarlo, et pregarlo, à lasciar di far offesa ad alcuno, et attender, come prima facea, al governo del paese, et à dimostrarsi degno del luogo, al quale dalla benignità della disgratia, et dalla amorevolezza di Archelao egli era chiamato. SAN 1561: et essendosi già fatto tanto domestico et co(n)fidente al Castellano, che conosceva di poter liberamente dirgli il concetto suo senza tema d’alcun male, un giorno lo chiamò a se, SAN 1562: et essendosi già fatto tanto domestico et confidente al Castellano, che conosceva di poter liberamente dirgli il concetto suo senza tema d’alcun male, un giorno lo chiamò a se, SAN 1563: et essendosi già fatto tanto domestico et confidente al Castellano, che conosceva di poter liberamente dirgli il concetto suo senza tema d’alcun male, un giorno lo chiamò a se, SAN [1566]: et essendosi gia fatto tanto domestico et confidente al Castellano, che conosceva di poter liberamente dirgli il concetto suo senza tema d’alcun male, un giorno lo chiamò a se, SAN 1571: et essendosi gia fatto tanto domestico et confidente al Castellano, che conosceva di poter liberamente dirgli il concetto suo senza tema d’alcun male, un giorno lo chiamò a se, ERA 1596: et eßendosi già fatto tanto domestico, et confidente al Castellano, che conosceva di potere liberamente dirgli il concetto suo, senza tema d’alcun male gliene haveße da seguire, un giorno lo chiamò a se, SAN 1598: et essendosi già fatto tanto domestico et confidente al Castellano, che conoscevano di poter liberamente dirgli il concetto suo senza tema d’alcun male, un giorno lo chiamò à se, SAN 1561: et dato loro giuramento scoperse loro il trattato, et ordinò quel che in ciò haveβero a far, et con gran doni, et maggior promesse gli indusse a giurar di dire et fare: come da lui erano stati ammaestrati. SAN 1562: et dato loro giuramento scoperse loro il trattato, et ordinò quel che in ciò havessero a fare, et con gran doni, et con maggior promesse gli indusse a giurar di dire et fare: come da lui erano stati ammaestrati. SAN 1563: et dato loro giuramento scoperse loro il trattato, et ordinò quel che in ciò havessero a fare, et con gran doni, et con maggior promesse gli indusse a giurar di dire et fare, come da lui erano stati ammaestrati. SAN [1566]: et dato loro (om.) il trattato, et ordinò quel che in ciò havessera (sic) a fare, et con gran doni, et maggior promeße gli indusse a giurar di dire et fare, come da lui erano stati ammaestrati. SAN 1571: et dato loro (om.) il trattato, et ordinato quel che in ciò havessero a fare, et con gran doni, et con maggior promesse gli indusse a giurar di dire et fare, come da lui erano stati ammaestrati. ERA 1596: et dato loro giuramento di non parlar con altri, che co(n) chi da lui fosse loro imposto di quel, ch’inte(n)deriano, scoperse loro il trattato, et ordinò quel, che in ciò havessero a fare, et con gran doni, et con maggior promeße gli indusse a giurar di dire, et fare, come da lui erano stati ammaestrati. SAN 1598: et dato loro (om.) il trattato, et ordinò quel che in ciò havessero à fare, et con gran doni, et maggior promeße gli induße à giurar di dire et fare, come da lui erano stati ammaestrati. 161 SAN 1561: Morto il misero Archelao, cominciò il Castellano a stracciarsi, et gridare, al qual romore corsero molti, SAN 1562: Morto il misero Archelao, cominciò il Castellano a stracciarsi, e gridare, al qual romore corsero molti, SAN 1563: Morto il misero Archelao, cominciò il Castellano a stracciarsi, e gridare, al qual romore corsero molti, SAN [1566]: Morto il misero Archelao, comincia il Castellano, a stracciarsi, e gridare, al qual romore corsero molti, SAN 1571: Morto il misero Archelao, cominciò il Castellano, a stracciarsi, e gridare, al qual romore corsero molti, ERA 1596: Morto il misero Archelao, cominciò il Castellano, a stracciarsi, et gridare, al qual romore corsero molti, SAN 1598: Morto il misero Archelao, comincia il Castellano à stracciarsi, e gridare, al qual romore corsero molti, III. 3. 2. Le Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola fiorentino Già dal primo esempio in cui nella versione del Firenzuola si trovano diversi personaggi rispetto alle versioni del Sansovino si capisce che Sansovino per la seconda edizione della raccolta prese come modello il testo della princeps delle Cento novelle scelte e non testo del Firenzuola. Nonostante Sansovino questa volta abbia introdotto nella novella gli aggiornamenti subito a partire dall’edizione del 1562, anche in questo caso il testo venne tramandato in modo lineare. Fino all’edizione del 1571 si tratta degli interventi che non riguardano il contenuto della novella. Soltanto a partire dall’edizione del 1598 vennero omessi o modificati alcuni riferimenti che in qualche modo riguardano la Chiesa o gli atteggiamenti amorosi. Ad esempio vennero omesse le espressioni come «Santa Croce», «alla croce d’Iddio», «bacciandola, et abbracciandola ben mille volte» o la fine intera della novella in cui viene detto che gli incontri notturni si ripetevano. «Levatosi su l’hora della messa, se n’andò nella Nuntiata» venne sostituito con «levatosi per tempo, se n’andò alla piazza» e «piazza di San Giovanni» venne sostituita con un più generico «piazza». Nella maggior parte dei casi le varianti (a parte quelle inserite in quell’anno) dell’edizione del 1598 corrispondono alle edizioni del 1562-1571, ma nel testo del 1598 troviamo anche un passo che corrisponde soltanto all’edizione del 1561: SAN 1561: (et cosi gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) SAN 1562-1571: (et (om.) gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) SAN 1598: (et cosi gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) Già da questo si può dedurre che al “correttore” dell’edizione del 1598 non servisse come modello (soltanto?) l’edizione del 1571. Tra gli esempi però troviamo le varianti dell’edizione del 1598 che concordano con le edizioni del [1566] e del 1571 o anche soltanto con una di esse. 162 SANSOVINO (1561 nov. II, 2; 1562-1598 nov. I, 2) - FIRENZUOLA (nov. 3) SAN 1561: Giulio ama Camilla, & ella per compiacere alla padrona finge d’amar Gismo(n)do, & credendoselo metter in casa vi mette Giulio, & egli credendosi giacer con Camilla giace con la padrona, la qual credendo dormir con Gismondo dorme con Giulio. FIR 1562: Carlo ama Laldomine, & ella per compiacere alla padrona finge di amar l’Abbate: & credendoselo metter in casa, vi mette Carlo, & egli credendosi giacer con Laldomine, giace co(n) la padrona, la quale credendo dormire con l’Abbate, dorme con Carlo.526 SAN 1562: Giulio ama Camilla, & ella per compiacere alla padrona finge d’amar Gismo(n)do, & credendoselo metter in casa vi mette Giulio, & egli credendosi giacer con Camilla giace con la padrona, la qual credendo dormir con Gismondo dorme con Giulio. SAN 1563: Giulio ama Camilla, & ella per compiacere alla padrona finge d’amar Gismo(n)do, & credendoselo metter in casa vi mette Giulio, & egli credendosi giacer con Camilla giace con la padrona, la qual credendo dormir con Gismondo dorme con Giulio. SAN [1566]: Giulio ama Camilla, et ella per compiacere alla padrona finge d’amar Gismondo, & credendoselo metter in casa, vi mette Giulio, & egli credendosi giacer con Camilla, giace con la padrona, la qual credendo dormir con Gismondo dorme con Giulio. SAN 1571: Giulio ama Camilla, et ella per compiacere alla padrona finge d’amar Gismondo, & credendoselo metter in casa, vi mette Giulio, & egli credendosi giacer con Camilla, giace con la padrona, la qual credendo dormir con Gismondo dorme con Giulio. SAN 1598: Gismondo527 ama Camilla, et ella per compiacere alla padrona finge d’amar Gismondo, e credendoselo metter in casa, vi mette Giulio, & egli credendosi giacer con Camilla, giace con la padrona, la qual credendo dormir con Gismondo dorme con Giulio. SAN 1561: Fu in Firenze un mercatante ricchißimo addomandato Giuliano de Dondi, il qual hebbe una moglie, che senza contesa alcuna fu tenuta al tempo suo la piu bella donna di quella città, ma sopra tutte l’altre cose di che si parlava di lei, era la sua honestà, concio fusse cosa che mostra(n)do stimare appo quella niente ogn’altra cosa, ne in chiesa, ne i(n) piazza, ne ad uscio, ne a finestra facea segno di vedere huomo, no(n) che pur ella lo guardasse, per la qual cosa avenne che molti, i quali per la sua maravigliosa bellezza di lei si innamoravano, veduta alla fine tanta salvatichezza, senza frutto pur d’un solo sguardo, in breve tempo si tolsero dalla impresa, FIR 1562: Al tempo de nostri padri fu in Firenze un Mercatante ricchissimo addomandato Matteo del Verde, il qual hebbe una moglie, che senza contesa alcuna fu tenuta al tempo suo la piu bella donna della nostra Città, ma sopra tutte l’altre cose di che si parlava di lei, era la sua honestà: concio fusse cosa che mostrando stimare apo quella niente ogn’altra cosa, ne in chiesa, ne in piazza, ne ad uscio, ne a finestra faceva segno di vedere huomo, non che la lo pur guardasse: per la qual cosa avenne che molti, i quali per la sua maravigliosa bellezza di lei si inamoravano, veduta alla fine tanta salvatichezza, senza frutto pur d’un solo sguardo, in breve tempo si tolsero dalla impresa: SAN 1562: Fu in Firenze un Mercata(n)te ricchissimo chiamato Giuliano de Dondi, il qual hebbe una moglie che (om.) fu tenuta al tempo suo la piu bella donna di quella Città, ma sopra tutte l’altre cose di che si parlava di lei, era la sua honestà, conciofusse (om.) che mostrando stimare a comparation di quella niente ogn’altra cosa, ne in chiesa, ne in piazza, ne ad uscio, ne a finestra facea segno di vedere huomo, non che pur ella lo guardasse, perch’ avenne che molti, i quali per la sua maravigliosa bellezza di lei si innamoravano, veduta alla 526 Prose / di M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, in Fiorenza, appresso i Giunti, MDLXII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura *38.Y.67). 527 Si tratta di un errore perché nel testo si parla di Giulio. 163 fine tanta salvatichezza, senza frutto pur d’un solo sguardo, in breve tempo si tolsero dalla impresa, SAN 1563: Fu in Firenze un Mercata(n)te ricchissimo chiamato Giuliano de Dondi, il qual hebbe una moglie che (om.) fu tenuta al tempo suo la piu bella do(n)na di quella città, ma sopra tutte l’altre cose di che si parlava di lei, era la sua honestà, conciofusse (om.) che mostrando stimare a comparatio(n) di quella niente ogn’altra cosa, ne in Chiesa, ne in piazza, ne ad uscio, ne a finestra faceva segno di vedere huomo, non che pur ella lo guardaße, perch’ avenne che molti, i quali per la sua maravigliosa bellezza di lei si innamoravano, veduta alla fine ta(n)ta salvatichezza, senza frutto pur d’un solo sguardo, in breve tempo si tolsero dalla impresa, SAN [1566]: Fu in Firenze un Mercatante ricchissimo chiamato Giuliano de Dondi, il qual hebbe una moglie che (om.) fu tenuta al tempo suo la piu bella donna di quella Città, ma sopra tutte l’altre cose di che si parlava di lei, era la sua honestà, conciofusse (om.) che mostrando stimare a comparation di quella niente ogn’altra cosa, ne in Chiesa, ne in piazza, ne ad uscio, ne a finestra facea segno di vedere huomo, non che pur ella lo guardasse, perch’ avenne che molti, i quali per la sua maravigliosa bellezza di lei si innamoravano, veduta alla fine tanta salvatichezza, senza frutto pur d’un solo sguardo, in breve tempo si tolsero dalla impresa, SAN 1571: Fu in Firenze un Mercatante ricchissimo chiamato Giuliano de Dondi, il qual hebbe una moglie che (om.) fu tenuta al tempo suo la piu bella donna di quella città, ma sopra tutte l’altre cose di che si parlava di lei, era la sua honestà, concio fusse (om.) che mostrando stimare a comparation di quella niente ogn’altra cosa, ne in Chiesa, ne in piazza, ne ad uscio, ne a finestra facea segno di vedere huomo, non che pur ella lo guardasse, perch’ avenne che molti, i quali per la sua maravigliosa bellezza di lei si innamoravano, veduta alla fine tanta salvatichezza, senza frutto pur d’un solo sguardo, in breve tempo si tolsero dalla impresa, SAN 1598: Fù in Firenze un Mercatante ricchissimo chiamato Giuliano de Dondi, il qual hebbe una moglie che (om.) fu tenuta al tempo suo la più bella donna di quella Città, ma sopra tutte l’altre cose di che si parlava di lei, era la sua honestà, concio fusse (om.) che mostrando di stimare à comparation di quella niente ogn’altra cosa, nè in Chiesa, nè in piazza, nè ad uscio, nè à finestra faceva segno di vedere huomo, non che pur ella lo guardasse, perch’ avenne che molti, i quali per la sua maravigliosa bellezza di lei si innamoravano, veduta alla fine ta(n)ta salvatichezza, senza frutto pur d’un solo sguardo, in breve tempo si tolsero dalla impresa, SAN 1561: Percioche essendo in quel medesimo tempo in Firenze un giovane di gran parentado, addomandato M. Giulio il quale a giudicio d’ogn’uno era tenuto il piu bel giovane di Firenze, non pote la bella giovane, mercè della costui bellezza, non rimover dal gentil core tanta durezza, si che ella s’innamorò di lui fieramente nondimeno per non si partir dalla usanza sua, senza dimostrarsi in cosa nissuna si godeva le sue bellezze nel cor suo, o con una sua fanticella, che seco nata et allevata in casa del padre, ella teneva a i serviggi della persona sua, ragionandone segretamente, lo meglio che poteva si sopportava le amorose fiamme. FIR 1562: Impercioche essendo in quel medesimo tempo in Firenze un giovane di gran parentado addomandato M. Pietro degli Anastagi, ma percioche essendo Prete. fra gli altri benefici, egli haveva una bella Badia, e gli divcevan l’Abbate, il quale à giudicio d’ogn’uno era tenuto il piu bel giovane di Firenze, et io mi voglio ricordar haverlo veduto, quando io era picciola fanciulla, che e parava bellißimo cosi vecchio, non pote la bella giovane, la merce della costui bellezza, no(n) rimovere dal gentil core tanta durezza: si che ella si innamorò di lui fieramente: nondimeno per non si partir dalla usanza sua, senza dimostrarsi in cosa nissuna si godeva le sue bellezze, nel cor suo, ò con una sua fanticella, che seco nata, et allevata in 164 casa del padre: ella teneva a i serviggi della persona sua, ragionandone segretamente, lo meglio che poteva si sopportava le amorose fiamme. SAN 1562: Percioche essendo in quel medesimo tempo in Firenze un giovane di gran parentado, chiamato M. Giulio, il quale a giudicio d’ogn’uno era tenuto il piu bel giovane di Firenze, non potè la bella giovane, mercè della costui bellezza, non rimover dal suo gentil core tanta durezza, perch’ella s’innamorò di lui fieramente, nondimeno per non si partir dall’ usanza sua, senza dimostrarsi in cosa nessuna, si godeva le sue bellezze nel cor suo, o con una sua fanticella che seco nata, et allevata in casa del padre, ella teneva a suoi serviggi ragionandone segretamente, lo meglio che poteva si sopportava il suo debole amore. SAN 1563: Percioche essendo in quel medesimo tempo in Firenze un giovane di gran parentado, chiamato M. Giulio, il quale a giudicio d’ogn’uno era tenuto il piu bel giovane di Firenze, non potè la bella giovane, mercè della costui bellezza, non rimover dal suo gentil core tanta durezza, perch’ella s’innamorò di lui fieramente, nondimeno per non si partir dall’ usanza sua, senza dimostrarsi in cosa nessuna, si godeva le sue bellezze nel cor suo, o con una sua fanticella che seco nata, et allevata in casa del padre, ella teneva a’ suoi serviggi ragionandone segretamente, lo meglio che poteva si sopportava il suo debole amore. SAN [1566]: Percioche essendo in quel medesimo tempo in Fire(n)ze un giovane di gran parentado, chiamato M. Giulio, il quale a giudicio d’ogn’uno era tenuto il piu bel giovane di Firenze, non potè la bella giovane, mercè della costui bellezza, non rimover dal suo gentil core tanta durezza, perch’ella s’innamorò di lui fieramente, nondimeno per non si partir dall’ usanza sua, senza dimostrarsi in cosa nessuna, si godeva le sue bellezze nel cor suo, o con una sua fanticella che seco nata, et allevata in casa del padre, ella teneva a’ suoi serviggi ragionandone segretamente, lo meglio che poteva si sopportava il suo debole amore. SAN 1571: Percioche essendo in quel medesimo tempo in Firenze un giovane di gran parentado, chiamato M. Giulio, il quale a giudicio d’ogn’uno era tenuto il piu bel giovane di Firenze, non potè la bella giovane, mercè della costui bellezza, non rimover dal suo gentil core tanta durezza, perch’ella s’innamorò di lui fieramente, nondimeno per non si partir dall’ usanza sua, senza dimostrarsi in cosa nessuna, si godeva le sue bellezze nel cor suo, o con una sua fanticella che seco nata, et allevata in casa del padre, ella teneva a’ suoi serviggi ragionandone segretamente, lò meglio che poteva si sopportava il suo debole amore. SAN 1598: Percioche eßendo in quel medesimo tempo in Firenze un giovane di gran parentado, chiamato M. Giulio il quale à giuditio d’ogn’uno era tenuto il più bel giovane di Firenze, non potè la bella giovane, mercè della costui bellezza, non rimover dal suo gentil core tanta durezza, perch’ella s’innamorò di lui fieramente, nondimeno per non si partir dall’ usanza sua, senza dimostrarsi in cosa neßuna, si godeva le sue bellezze nel cor suo, ò con una sua fanticella che seco nata, et allevata in casa del padre, ella teneva à’ suoi serviggi, ragionandone segretamente, lo meglio che poteva si sopportava il suo debole amore. SAN 1561: Per la qual cosa ella diede ordine che Camilla che cosi era il nome della sua fanticella, et con sguardi, et con cenni amorosi, ogni volta che le venisse veduto questo Giulio, lo intrattenesse: pensando che e’ potesse avenir facilmente, che egli se ne innamorasse. FIR 1562: Per la qual cosa ella diede ordine che Laldomine, che cosi era il nome della sua fanticella. et con sguardi, et con cenni amorosi, ogni volta che le venisse veduto questo Abbate, lo i(n)trattenesse. pensando che e potesse accader facilmente, che egli se ne innamorasse. SAN 1562: Perche ella diede ordine che Camilla, che cosi era il nome della sua fanticella, et co(n) sguardi, et con cenni amorosi, ogni volta che le veniße veduto questo Giulio, lo intratteneße, pensando che (om.) poteße avenir facilmente ch’egli se ne innamorasse. 165 SAN 1563: Perche ella diede ordine che Camilla, che cosi era il nome della sua fanticella, et co(n) sguardi, et con cenni amorosi, ogni volta che le veniße veduto questo Giulio, lo intratteneße, pensando che (om.) poteße avenir facilmente ch’egli se ne innamorasse. SAN [1566]: Perche ella diede ordine che Camilla, che cosi era il nome della sua fanticella, et co(n) sguardi, et con cenni amorosi, ogni volta che le venisse, veduto questo Giulio, lo intrattenesse, pensando che (om.) potesse avenir facilme(n)te ch’egli se n’innamorasse. SAN 1571: Perche ella diede ordine che Camilla, che cosi era il nome della sua fanticella, et co(n) sguardi, et con cenni amorosi, ogni volta che le venisse veduto questo Giulio, lo trattenesse, pensando che (om.) potesse avenir facilmente ch’egli se n’innamorasse. SAN 1598: Perche ella diede ordine che Camilla, che cosi era il nome della sua fanticella, et con sguardi, et con cenni amorosi, ogni volta che le veniße, veduto questo Giulio, lo intratteneße, pensando che (om.) potesse avenir facilmente ch’egli se n’ innamorasse. SAN 1561: Peroche oltre allo esser vaghetta molto, et haver assai dello attrattivo uno habito stranetto ne da padrona in tutto, ne da serva, che ella portava, le dava una gratia maravigliosa, et ritrovandosi queste due donne una mattina tra l’altre in Santa Croce a non sò che festa, et essendovi Giulio, la buona femina metteva assai acconciamente in opera i comandamenti della padrona, FIR 1562: Imperoche oltre allo esser vaghetta molto, et haver assai dello attrattivo uno habito stranetto ne da padrona in tutto, ne da serva, che ella portava, le dava una gratia maravigliosa, et ritrovandosi queste due donne una mattina tra l’altre in santa Croce a non sò che festa, et essendovi lo Abbate, la buona femina metteva assai acconciamente in opera i coma(n)damenti della padrona, SAN 1562: Percioche oltre all’eßer vaghetta molto, et haver assai dello attrattivo, uno habito stranetto, ne da padrona in tutto, ne da serva che ella portava, le dava una gratia maravigliosa, et ritrovandosi queste due donne una mattina tra l’altre in Santa Croce a non sò che festa, et eßendovi Giulio, la buona femina metteva aßai acconciamente in opera i comandamenti della padrona, SAN 1563: Percioche oltre all’eßer vaghetta molto, et haver assai dello attrattivo, uno habito stranetto, ne da padrona in tutto, ne da serva che ella portava, le dava una gratia maravigliosa, et ritrovandosi queste due donne una mattina tra l’altre in Santa Croce a non sò che festa, et eßendovi Giulio, la buona femina metteva aßai acconciamente in opera i comandamenti della padrona, SAN [1566]: Percioche oltre all’eßer vaghetta molto, et haver assai dello attrattivo, uno habito stranetto, ne da padrona i(n) tutto, ne da serva che ella portava, le dava una gratia maravigliosa, et ritrovandosi queste due donne una mattina tra l’altre in Santa Croce a non sò che festa, et essendovi Giulio, la buona femina metteva assai acconciame(n)te in opera i comandamenti della padrona, SAN 1571: Percioche oltre all’esser vaghetta molto, et haver assai dello attrattivo, uno habito stranetto, ne da padrona in tutto, ne da serva che ella portava, le dava una gratia maravigliosa, et ritrovandosi queste due donne una mattina tra l’altre in Santa Croce a non sò che festa, et essendovi Giulio, la buona femina metteva assai acconciamente in opera i comandamenti della padrona, SAN 1598: Percioche oltre all’esser vaghetta molto, et haver aßai dello attrattivo, uno habito stranetto, nè da padrona in tutto, nè da serva che ella portava, le dava una gratia maravigliosa, et ritrovandosi queste due donne una mattina tra l’altre (om.) à non sò che festa, et eßendovi Giulio, la buona femina metteva aßai acconciamente in opera i comandamenti della padrona, SAN 1561: Erasi per avventura accompagnato con Giulio un’altro giovane, pur Fiorentino, chiamato Gismondo, il quale havendo piu giorni erano posti gli occhi addosso a questa Camilla, 166 FIR 1562: Erasi per aventura accompagnato con l’Abbate un’altro giovane, pur Fiorentino, chiamato Carlo Piombini, il quale havendo piu giorni erano posti gli occhi addosso à questa Laldomine, SAN 1562: Erasi per avventura accompagnato con Giulio un’altro giovane pur Fiorentino, chiamato Gismondo, il quale havendo piu giorni fa posti gli occhi addoβo a questa Camilla, SAN 1563: Erasi per avventura accompagnato con Giulio un’altro giovane pur Fiorentino, chiamato Gismondo, il qual havendo piu giorni fa posti gli occhi addoßo a questa Camilla, SAN [1566]: Erasi per avventura accompagnato con Giulio un’altro giovane pur Fiorentino, chiamato Gismondo, il qual havendo piu giorni fa posti gli occhi addoßo a questa Camilla, SAN 1571: Erasi per avventura accompagnato con Giulio un’altro giovane pur Fiorentino, chiamato Gismondo, il qual havendo piu giorni fa posti gli occhi addoßo a questa Camilla, SAN 1598: Erasi per avventura acco(m)pagnato con Giulio un’altro giovane pur Fiorentino, chiamato Gismondo, il quale havendo piu giorni fa posti gli occhi adosso à questa Camilla, SAN 1561: Percioche occorrendo di quei dì al marito della Agnoletta, che cosi era il nome della giovane, cavalcar fuori di Fire(n)ze per molti giorni, Gismondo che altro non aspettava che questo, quasi ogni sera là tra le tre e le quattro hore, passava per la contrada dove stavano queste donne, et una volta tra l’altre gli venne veduta Camilla per una finestra assai bassa che era sopra il pian della scala et riusciva in una stradetta a canto alla casa, FIR 1562: Imperoche occorrendo di quei di al marito della Agnoletta, che cosi era il nome della giovane, cavalcar fuori di Firenze per molti giorni, Carlo che altro non aspettava che questo, quasi ogni sera la tra le tre, et le quattro hore, passava per la contrada dove stavano queste donne, et una volta tra l’altre gli venne veduta Laldomine per una finestra assai bassa che era sopra il pianerottolo della scala, et riusciva in una stradetta accanto alla casa, SAN 1562: Percioche convenendo di quei dì al marito della Agnoletta, che cosi era il nome della giovane, cavalcar fuori di Firenze per molti giorni, Gismondo che altro non aspettava che questo, quasi ogni sera colà tra le tre et le quattro hore paßava per la contrada dove stavano queste donne, et una volta tra l’altre gli venne veduto Camilla per una finestra aßai bassa, che era sopra il pian della scala, et riusciva in una stradetta a lato alla casa, SAN 1563: Percioche convenendo di quei di al marito della Agnoletta, che cosi era il nome della giovane, cavalcar fuori di Firenze per molti giorni, Gismondo che altro non aspettava che questo, quasi ogni sera colà tra le tre et le quattro hore paßava per la contrada dove stavano queste donne, et una volta tra l’altre gli venne veduto Camilla per una finestra aßai bassa, che era sopra il pian della scala, et riusciva in una stradetta a lato alla casa, SAN [1566]: Percioche convenendo di quei di al marito della Agnoletta, che cosi era il nome della giovane, cavalcar fuori di Firenze per molti giorni, Gismondo che altro non aspettava che questo, quasi ogni sera colà tra le tre et le quattro hore passava per la contrada dove stavano queste donne, et una volta tra l’altre gli venne veduto Camilla per una finestra assai bassa, che era sopra il pian della scala, et riusciva in una stradetta a lato alla casa, SAN 1571: Percioche convenendo di quei di al marito della Agnoletta, che cosi era il nome della giovane, cavalcar fuori di Firenze per molti giorni, Gismondo che altro non aspettava che questo, quasi ogni sera colà tra le tre et le quattro hore passava per la contrada dove stavano queste donne, et una volta tra l’altre gli venne veduto Camilla per una finestra assai bassa, che era sopra il pian della scala, et riusciva in una stradetta a lato alla casa, SAN 1598: Percioche convenendo di quei dì al marito della Agnoletta, che cosi era il nome della giovane, cavalcar fuori di Firenze per molti giorni, Gismondo che altro non aspettava che questo, quasi ogni sera colà tra le tre et (om.) quattro hore paßava per la contrada dove stavano queste donne, et una volta tra l’altre gli venne veduto Camilla per una finestra assai bassa, che era sopra il pian della scala, et riusciva in una stradetta à lato alla casa, 167 SAN 1561: Voi fareste il meglio a ire pe’ fatti vostri; vi dovereste vergognare, alla croce d’Iddio che se egli ci fussero i nostri huomini, voi non fareste a cotesto modo. FIR 1562: voi fareste il meglio à ire pe fatti vostri: vi dovereste vergognare, alla croce d’Iddio che se egli ci fussero i nostri huomini, voi non fareste à cotesto modo. SAN 1562: Voi faresti (om.) meglio a ire pe’ fatti vostri, vi dovereste vergognare, alla croce d’Iddio che se egli ci fossero i nostri huomini, voi non fareste a cotesto modo, SAN 1563: Voi faresti (om.) meglio a ire pe’ fatti vostri, vi dovereste vergognare, alla croce d’Iddio che se egli ci fossero i nostri huomini, voi non fareste a cotesto modo. SAN [1566]: Voi faresti (om.) meglio a ire pe’ fatti vostri, vi dovereste vergognare, alla croce d’Iddio che se egli ci fossero i nostri huomini, voi non fareste a cotesto modo. SAN 1571: Voi faresti (om.) meglio a ire pe’ fatti vostri, vi dovereste vergognare, alla croce d’Iddio che se egli ci fossero i nostri huomini, voi non fareste a cotesto modo. SAN 1598: Voi fareste il meglio à ire pe’ fatti vostri, vi dovereste vergognare, certo che se egli ci fossero i nostri huomini, voi non fareste a cotesto modo. SAN 1561: Gismondo che era stato piu volte a simil contrasti et sapeva che il vero dir di nò, di noi altre suole essere il non porgere orecchie ad una minima parola di questi cotali, non si spaurì mica per così brusca risposta; anzi con le più dolci paroline del mondo, la pregò di nuovo che gli aprisse, FIR 1562: Carlo che era stato piu volte à simili contrasti, e sapeva che il vero dir di nò, di noi altre suol essere il no(n) porger orecchie a una minima parola di questi cotali, non si spauri mica per cosi brusca risposta: anzi con le piu dolci paroline del mo(n)do, la pregò di nuovo che gli aprisse: SAN 1562: Gismondo ch’ era stato piu volte a somiglianti contrasti, et sapeva che il vero dir di nò di voi altre, suole essere il non porgere orecchie a una minima parola di questi cotali, non si spaurì (om.) per così fatta risposta, anzi con le piu dolci paroline del mondo, la pregò di nuovo che gli aprisse l’uscio, SAN 1563: Gismondo ch’ era stato piu volte a somiglianti contrasti, et sapeva che il vero dir di nò di voi altre, suole essere il non porgere orecchie a una minima parola di questi cotali, non si spaurì (om.) per cosi fatta risposta, anzi con le piu dolci paroline del mondo, la pregò di nuovo che gli aprisse l’uscio, SAN [1566]: Gismondo ch’ era stato piu volte a somiglianti contrasti, et sapeva che il vero dir di nò di voi altre, suole essere il non porgere orecchie a una minima parola di questi cotali, non si spaurì (om.) per cosi fatta risposta, anzi con le piu dolci paroline del mondo, la pregò di nuovo che gli aprisse l’uscio, SAN 1571: Gismondo ch’ era stato piu volte a somiglianti contrasti, et sapeva che il vero dir di nò di voi altre, suole essere il non porgere orecchie a una minima parola di questi cotali, non si spaurì (om.) per cosi fatta risposta, anzi con le piu dolci paroline del mondo, la pregò di nuovo che gli aprisse l’uscio, SAN 1598: Gismondo ch’ era stato più volte à somiglianti contrasti, et sapeva che il vero dir di nò di voi altre, suole eßere il non porgere orecchie ad una minima parola di questi cotali, non si spaurì (om.) per così fatta risposta, anzi con le più dolci paroline del mondo, la pregò di nuovo che gli apriße l’uscio, SAN 1561: Come la buona femina sentì nominar Giulio tutta si ra(m)morbidì, et con assai manco brusche parole che prima rispondendo disse. FIR 1562: Come la buona femina senti nominar l’Abbate tutta si rammorbidi, et con assai manco brusche parole che prima rispondendo disse, SAN 1562: Come la buona femina sentì nominar Giulio, tutta si rammorbidì, et con assai manco acerbe parole che prima, rispondendo disse. 168 SAN 1563: Come la buona femina sentì nominar Giulio, tutta si rammorbidì, et con assai manco acerbe parole che prima, rispondendo disse. SAN [1566]: Come la buona femina sentì nominar Giulio, tutta si rammorbidì, et con assai manco acerbe parole che prima rispondendo disse. SAN 1571: Come la buona femina sentì nominar Giulio, tutta si rammorbidì, et con assai manco acerbe parole che prima rispondendo disse. SAN 1598: Come la buona femina sentì nominar Giulio, tutta si rammorbidì, et con assai manco acerbe parole che prima rispondendo disse. SAN 1561: alla buona alla buona, che se voi fuste Giulio, che voi non sareste quì a questa hora, che io sò ben che i buon giovani come è egli, non vanno fuor la notte, dando noia alle donne altrui, et maßimamente in casa delle persone da bene. FIR 1562: alla buona alla buona, che se voi fuste lo Abbate, che voi non sareste qui à questa otta: che io so ben che i buon Preti come (om.) egli, non vanno fuor la notte, dando noia alle donne altrui, et maßimamente in casa le persone da bene. SAN 1562: alla buona alla buona, che se voi fuste Giulio, che voi non sareste qui a questa ora, che io sò bene che i buoni giovani come (om.) egli, non vanno fuor la notte, dando noia alle donne altrui, et massimamente in casa delle persone da bene. SAN 1563: alla buona alla buona, che se voi fuste Giulio, che voi non sareste qui a questa ora, che io sò bene che i buoni giovani come (om.) egli, non vanno fuor la notte, dando noia alle donne altrui, et massimamente in casa delle persone da bene. SAN [1566]: alla buona (om.) che se voi fuste Giulio, che voi non sareste qui à questa hora, che io sò bene che i buoni giovani come (om.) egli, non vanno fuor la notte, dando noia alle donne altrui, et massimamente in casa le persone da bene. SAN 1571: alla buona (om.) che se voi fuste Giulio, che voi non sareste qui a questa hora, che io sò bene che i buoni giovani come (om.) egli, non vanno fuor la notte, dando noia alle donne altrui, et massimamente in casa delle persone da bene. SAN 1598: alla buona (om.) che se voi fuste Giulio, che voi non sareste qui à questa hora, che io sò bene che i buoni giovani come (om.) egli, non vanno fuor la notte, dando noia alle donne altrui, et massimamente in casa delle persone da bene. SAN 1561: Si che speranza mia sia contenta d’aprirmi un poco l’uscio FIR 1562: Si che, speranza mia sia contenta d’aprirmi un poco l’uscio: SAN 1562: Si che speranza mia, sia contenta d’aprirmi un poco l’uscio, SAN 1563: Si che speranza mia, sia contenta d’aprirmi un poco l’uscio, SAN [1566]: Si che speranza mia, sia contenta d’aprirmi un poco l’uscio, SAN 1571: Si che speranza mia, sia contenta d’aprirmi un poco l’uscio, SAN 1598: Si che (om.) sia contenta d’aprirmi un poco l’uscio, SAN 1561: io vi attenderò in sull’uscio, et per segno che voi sete voi quando sarete al dirimpetto dell’uscio nostro, soffiatevi il naso con questo fazzoletto (et cosi gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) et face(n)do questo, io vi prometto che se voi verrete qui doman da sera a quest’ora, ch’io v’aprirò, et potrete dirmi quello che voi vorrete, honestamente però, che voi non pensate, et cosi detto, senza volerli pur toccar la mano, gli serrò la finestra addosso, et andatasene subito dalla padrona, gli narrò tutto il fatto come stava, la quale alzando le man al cielo, tenendo p(er) fermo che e fusse venuto il te(m)po che ’l suo pensiero havesse haver effetto, baciandola, et abbracciandola ben mille volte la ringratiò 169 FIR 1562: io vi attenderò in sull’uscio: et per segno che voi sete voi quando sarete al dirimpetto dell’uscio nostro, soffiatevi il naso con questo fazoletto: et cosi gli diede un fazoletto lavorato di seta nera: et facendo questo, io vi prometto, che se voi verrete qui doman da sera à quest’otta, che io vi aprirò, et potrete dirmi quello che voi vorrete, honestame(n)te però, che voi non pensaste, et cosi detto senza volerli pur toccar la mano, gli serrò la finestra addosso, et andatasene subito dalla padrona, gli narrò tutto il fatto come stava: la quale alzando le mani al Cielo, tenendo per fermo che e fusse venuto il tempo ch’el suo pensiero havesse haver effetto, baciandola, et abbracciandola strettamente ben mille volte la ringratiò. SAN 1562: io vi attenderò in sull’uscio, et per segno che (om.) sete voi, quando sarete a dirimpetta dell’uscio nostro, soffiatevi il naso con questo fazzoletto (et (om.) gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) et facendo questo, io vi prometto che se voi verrete qui doman da sera a questa hora, ch’io v’aprirò, et potrete dirmi quello che voi vorrete, honestamente però, (om.) et cosi detto senza volerli pur toccar la mano, gli serò la finestra addosso, et andatasene subito dalla padrona, gli narrò tutto il fatto come stava, la quale alzando le mani al cielo, tenendo per fermo che e fusse venuto il tempo che ’l suo pensiero havesse ad haver effetto, baciandola, et abbracciandola ben mille volte la ringratiò. SAN 1563: io vi attenderò in sull’uscio, et per segno che (om.) sete voi, quando sarete a dirimpetta dell’uscio nostro, soffiatevi il naso con questo fazzoletto (et (om.) gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) et facendo questo, io vi prometto che se voi verrete qui doman da sera a questa hora, ch’io v’aprirò, et potrete dirmi quello che voi vorrete, honestamente però, (om.) et cosi detto senza volerli pur toccar la mano, gli serò la finestra addosso, et andatasene subito dalla padrona, gli narrò tutto il fatto come stava, la quale alzando le mani al cielo, tenendo per fermo che e fusse venuto il tempo che ’l suo pensiero havesse ad haver effetto, baciandola, et abbracciandola ben mille volte la ringratiò. SAN [1566]: io vi attenderò in sull’uscio, et per segno che (om.) sete voi, quando sarete a dirimpetto dell’uscio nostro, soffiatevi il naso con questo fazzoletto (et (om.) gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) et facendo questo, io vi prometto che se voi verrete qui doman da sera a questa hora, ch’io v’aprirò, et potrete dirmi quello che voi vorrete, honestamente però, (om.) et cosi detto senza volerli pur toccar la mano, gli serò la finestra addosso, et andatasene subito dalla padrona, le narrò tutto il fatto come stava, la quale alzando le mani al cielo, tenendo per fermo che e fusse venuto il tempo che ’l suo pensiero haveße ad haver effetto, baciandola, et abbracciandola ben mille volte la ringratiò. SAN 1571: io vi attenderò (om.) sull’uscio, et per segno che (om.) sete voi, quando sarete a dirimpetto dell’uscio nostro, soffiatevi il naso con questo fazzoletto (et (om.) gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) et facendo questo, io vi prometto che se voi verrete qui doman da sera a questa hora, ch’io v’aprirò, et potrete dirmi quello che voi vorrete, honestamente però, (om.) et cosi detto senza volerli pur toccar la mano, gli serò la finestra addosso, et andatasene subito dalla padrona, le narrò tutto il fatto come stava, la quale alzando le mani al cielo, tenendo per fermo che (om.) fusse venuto il tempo che ’l suo pensiero havesse ad haver effetto, baciandola, et abbracciandola ben mille volte la ringratiò. SAN 1598: io vi attenderò in sull’uscio, et per segno che (om.) sete voi, quando sarete à dirimpeto dell’uscio nostro, soffiatevi il naso con questo fazzoletto (et cosi gli diede un fazzoletto lavorato tutto di seta nera) et facendo questo, io (om.) prometto che se voi verrete qui doman da sera à questa hora, ch’io v’aprirò, et potrete dirmi quello che voi vorrete, honestamente però, (om.) et cosi detto senza volerli pur toccar la mano, gli serrò la finestra addosso, et andatasene subito dalla padrona, le narrò tutto il fatto come stava, la quale, (om.) tenendo per fermo che e fusse venuto il tempo che ’l suo pensiero havesse ad haver effetto, (om.) la ringratiò. 170 SAN 1561: Gismo(n)do andatosene in quel mezo a casa, e messossi al letto, mai no(n) puote p(er) quella notte chiudere occhio, pensando com’egli havesse a fare che Giulio adempisse il contrasegno havuto dalla donna, et con questo pensiero levatosi sù l’hora della messa se n’andò nella Nuntiata, FIR 1562: Carlo andatosene in quel mezzo à casa, et messossi al letto, mai non puote per quella notte chiudere occhio, pensando come egli havesse à fare che lo Abbate adempisse il contrasegno havuto dalla donna, et co(n) questo pensiero levatosi su l’ora della Messa se n’andò nella Nuntiata, SAN 1562: Gismondo andatosene in quel mezzo a casa, et messossi a letto, mai non puote per quella notte chiudere occhio, pensando come egli havesse a fare che Giulio adempisse il contrasegno havuto dalla donna, et con questo pensiero levatosi su l’hora della messa, se n’andò nella Nuntiata, SAN 1563: Gismondo andatosene in quel mezzo a casa, et messossi a letto, mai non puote per quella notte chiudere occhio, pensando come egli havesse a fare che Giulio adempisse il contrasegno havuto dalla donna, et con questo pensiero levatosi su l’hora della messa, se n’andò nella Nuntiata, SAN [1566]: Gismondo andatosene in quel mezzo a casa, et messossi a letto, mai non puote per quella notte chiudere occhio, pensando come egli havesse a fare che Giulio adempisse il contrasegno havuto dalla donna, et con questo pensiero levatosi su l’hora della messa, se n’andò nella Nuntiata, SAN 1571: Gismondo andatosene in quel mezzo a casa, et messossi a letto, mai non puote per quella notte chiudere occhio, pensando come egli havesse a fare che Giulio adempisse il contrasegno havuto dalla donna, et con questo pensiero levatosi su l’hora della messa, se n’andò nella Nuntiata, SAN 1598: Gismondo andatosene in quel mezzo à casa, e messoli à letto, mai non puote per quella notte chiudere occhio, pensando come egli havesse à fare che Giulio adempisse il contrasegno havuto dalla donna, et con questo pensiero levatosi per tempo, se n’andò alla piazza SAN 1561: si nettò il naso; in modo che Camilla et l’Agnoletta hebbero ferma credenza ch’egli non si fosse nettato il naso per altro se no(n) per adempiere il contrasegno, FIR 1562: si nettò il naso: in modo che Laldomine, et l’Agnoletta hebbero ferma credenza, che egli non si fusse nettato il naso per altro, se non per adempiere il contrasegno: SAN 1562: si nettò il naso, di modo che Camilla et l’Agnoletta hebbero ferma credenza ch’egli non si fosse nettato il naso per altro, se non per adempire il contrasegno, SAN 1563: si nettò il naso, di modo che Camilla et l’Agnoletta hebbero ferma credenza ch’egli non si fosse nettato il naso per altro, se non per adempire il contrasegno, SAN [1566]: si nettò il naso, di modo che Camilla et l’Agnoletta hebbero ferma credenza ch’egli non si fosse nettato il naso per altro, se non per adempire il contrasegno, SAN 1571: si nettò il naso, di modo che Camilla et l’Agnoletta hebbero ferma credenza ch’egli non si fosse nettato il naso per altro, se non per adempire il contrasegno, SAN 1598: si nettò il naso. di modo che Camilla, et l’Agnoletta hebbero ferma credenza ch’egli non si fosse nettato il naso per altro, se non per adempire il contrasegno, SAN 1561: I due giovani poscia, senza piu dire, se ne vennero verso la piazza di S. Giovanni, FIR 1562: I due giovani poscia, senza piu dire, se ne vennero verso la piazza di S. Giovanni, SAN 1562: I due giovani poscia, senza piu dire, se ne vennero verso la piazza di S. Giovanni, SAN 1563: I due giovani poscia, senza piu dire, se ne vennero verso la piazza di S. Giovanni, 171 SAN [1566]: I due giovani poscia, senza piu dire. se ne vennero verso la piazza di S. Giovanni, SAN 1571: I due giovani poscia, senza piu dire, se ne vennero verso la piazza di S. Giovanni, SAN 1598: I due giovani poscia, senza piu dire, se ne vennero verso la piazza (om.) SAN 1561: le impose che andasse per lui, et quivi lo facesse coricare, perche Camilla al buio al buio528 tornatasene da Gismondo, FIR 1562: l’impose che andasse per lui, et quivi lo facesse coricare: perche Laldomine al buio, al buio tornatasene da Carlo, SAN 1562: le impose che andaße per lui, et quivi lo faceße coricare, perche Camilla al buio (om.) tornatasene da Gismondo, SAN 1563: le impose che andasse per lui, et quivi lo facesse corricare, perche Camilla al buio (om.) tornatasene da Gismondo, SAN [1566]: le impose che andasse per lui, et quivi lo facesse corricare, perche Camilla al buio (om.) tornatasene a Gismondo, SAN 1571: le impose che andasse per lui, et quivi lo facesse corricare, perche Camilla al buio (om.) tornatasene a Gismondo, SAN 1598: le impose che andaße per lui, et quivi lo facesse coricare, perche Camilla al buio (om.) tornatasene à Gismondo, SAN 1561: et accanto se li coricò, et benche il buio s’ingegnasse nasconder la sua bellezza, niente di meno ella era tale et tanta FIR 1562: et accanto se li corico: et be(n)che il buio s’ingegnasse nasconder la sua bellezza, niente di meno ell’era tale, e tanta SAN 1562: et alato529 se li coricò, et benche il buio s’ingegnaße nasconder la sua bellezza, nondimeno ella era tale et tanta, SAN 1563: et a lato se li coricò, et benche il buio s’ingegnaße nasconder la sua bellezza, nondimeno ella era tale et tanta, SAN [1566]: et a lato se li corico, et benche il buio s’ingegnasse nasconder la sua bellezza, nondimeno ella era tale et tanta, SAN 1571: et a lato se li coricò, et benche il buio s’ingegnasse nasconder la sua bellezza nondimeno ella era tale et tanta, SAN 1598: et à lato se li coricò, et benche il buio s’ingegnasse nasconder la sua bellezza, nondimeno ella era tale et tanta, SAN 1561: Credendosi adunque questi due amanti l’un con Camilla, et l’altra con Giulio giacere, senza molte parole, per non si discoprir l’uno all’altro, con saporiti baci, et con stretti abbraciamenti, et con tutti quegli atti che ad una coppia cosi stata si conveniva, si facevano tanto carezza quante voi potete pensar le maggiori, et se pur tal volta qualche amorosa parola usciva lor di bocca, FIR 1562: Credendosi adunque questi due amanti l’un con Laldomine, et l’altra con l’Abbate à giacere, senza molte parole, per non si discoprire l’uno all’altro, con saporiti baci, e con stretti abbraciamenti, et con tutti quegli atti che ad una coppia cosi fatta si conveniva, si facevano tanto carezze, quante voi potete pensar le maggiori. et se pur tal volta qualche amorosa parola usciva lor di bocca, 528 L’espressione «al bui al buio» è un errore di ripetizione. 529 Le forme «alato» e «a lato» sono forme toscane. 172 SAN 1562: Credendosi adonque questi due amanti l’un con Camilla, et l’altra con Giulio giacere, senza molte parole, per non si discoprir l’uno all’altro con saporiti baci, et con stretti abbraciamenti, et con tutti quegli atti che ad una coppia cosi stata si conveniva, si facevano tanto carezze, quante voi potete pensar le maggiori, et se pur tal volta qualche amorosa parola usciva lor di bocca, SAN 1563: Credendosi adonque questi due amanti l’un con Camilla, et l’altra con Giulio giacere, senza molte parole, per non si discoprir l’uno all’altro con saporiti baci, et con stretti abbraciamenti, et con tutti quegli atti che ad una coppia cosi stata si conveniva, si facevano tanto carezze, quante voi potete pensar le maggiori, et se pur tal volta qualche amorosa parola usciva lor di bocca, SAN [1566]: Credendosi adunque questi due amanti l’un con Camilla, et l’altra con Giulio giacere, senza molte parole, per non si discoprir l’uno all’altro con saporiti baci, et co(n) stretti abbraciamenti, et con tutti quegli atti che ad una coppia cosi stata si conveniva, si facevano tanto carezze, quante voi potete pensar le maggiori, et se pur tal volta qualche amorosa parola usciva lor di bocca, SAN 1571: Credendosi adunque questi due amanti l’un con Camilla, et l’altra con Giulio giacere, senza molte parole, per non si discoprir l’uno all’altro con saporiti baci, et con stretti abbraciamenti, et con tutti quegli atti che ad una coppia cosi stata si conveniva, si facevano tanto carezze, quante voi potete pensar le maggiori, et se pur tal volta qualche amorosa parola usciva lor di bocca, SAN 1598: Credendosi adunque questi due amanti l’un con Camilla, et l’altra con Giulio giacere, senza molte parole, per non si discoprir l’uno all’altro, (om.), et se pur tal’hora qualche amorosa parola usciva lor di bocca, SAN 1561: et mentre che ella godeva d’ingannar lui et egli godeva d’ingannar lei, s’ingannavano tramenduni FIR 1562: et mentre che ella godeva d’ingannar lui, et egli godeva d’ingannar lei, s’ingannavano tramenduni SAN 1562: et mentre ch’ella godeva d’ingannar lui, et egli godeva d’ingannar lei, s’ingannavano tramenduni SAN 1563: et mentre ch’ella godeva d’ingannar lui, et egli godeva d’ingannar lei, s’ingannavano tramenduni SAN [1566]: et mentre ch’ella godeva d’ingannar (om.) lei, s’ingannavano tramenduni SAN 1571: et mentre ch’ella godeva d’ingannar lui, (om.) s’ingannavano tramenduni SAN 1598: et mentre ch’ella godeva d’ingannar (om.) lei, s’ingannano tramenduni SAN 1561: ma percioche non havesse ad esser l’ultima volta, come era stata la prima, diedero ordine, sempre che Girolamo, ne desse loro agio, di pigliare di cosi fatte venture; per la qual cosa, senza mai saper l’uno dell’altro, di molte altre volte ad haver cosi care notti si ritrovarono. FIR 1562: ma p(er)cioche la530 no(n) havesse ad esser l’ultima volta, come era stata la prima, diedero ordine, sempre che Girolamo, ne desse loro agio, di pigliare di cosi fatte venture: per la qual cosa, senza mai saper l’uno dell’altro, di molte altre volte ad haver cosi care notti si ritrovarono. SAN 1562: Ma percioche non haveße ad esser l’ultima volta, come era stata la prima, diedero ordine, sempre che Girolamo, ne desse loro agio, di pigliare di cosi fatte venture, per la qual cosa, senza mai saper l’uno dell’altro, di molte altre volte ad haver cosi chiare notti si ritrovarono. 530 Il soggetto pronominale prima del verbo è una forma vernacolare toscana. 173 SAN 1563: Ma percioche non haveße ad esser l’ultima volta, come era stata la prima, diedero ordine, sempre che Girolamo, ne desse loro agio, di pigliare di cosi fatte venture, per la qual cosa, senza mai saper l’uno dell’altro, di molte altre volte ad haver cosi care notti si ritrovarono. SAN [1566]: Ma percioche non havesse ad esser l’ultima volta, come era stata la prima, diedero ordine, sempre che Girolamo, ne desse loro agio di pigliare di cosi fatte venture, per la qual cosa, senza mai saper l’uno dell’altro, di molte altre volte ad haver cosi care notti si ritrovarono. SAN 1571: Ma percioche non havesse ad esser l’ultima volta, come era stata la prima, diedero ordine, sempre che Girolamo ne desse loro agio di pigliare di cosi fatte venture, per la qual cosa, senza mai saper l’uno dell’altro, di molte altre volte ad haver cosi care notti si ritrovarono. SAN 1598: (Om.) SANSOVINO (1561 nov. V, 10; 1562-1598 nov. IX, 5) - FIRENZUOLA (pp. 100-103)531 La presente novella si diffonde in modo lineare, in nessuna delle edizioni sono riuscita a trovare varianti sostanziali. Nella novella vengono introdotte poche varianti: in tutte le edizioni della novella a partire dall’edizione del 1562 viene ogni tanto omesso il pronome «e’» e cambia l’inizio della novella: SAN 1561: Che nelle contrade di Vernia FIR 1562: Nelle contrade di Vernia SAN 1562: Dico adunque532 che nelle contrade di Vernia SAN 1563: Dico adunque che nelle contrade di Vernia SAN [1566]: Dico adunque che delle contrade di Vernia SAN 1571: Dico adunque che delle contrade di Vernia SAN 1598: Dico adunque che delle contrade di Vernia III. 3. 3. Il Pecorone (Cinquanta novelle) di Giovanni Fiorentino SANSOVINO (1561 nov. IV, 6; 1562-1563 nov. VI, 5; [1566]-1598 nov. VII, 5) GIOVANNI FIORENTINO (nov. V, 2) Anche questa novella si diffonde in modo lineare e non contiene varianti sostanziali. Nella novella vengono introdotte pochissime varianti. Cioè a partire dall’edizione del 1562 ogni tanto viene omesso il pronome «e’» e cambia soltanto l’inizio della novella: SAN 1561: Furon adunque533 in Roma due cariβimi co(m)pagni, de quali l’uno haveva nome Ianni, et l’altro Ciucolo, i quali erano ricchi 531 Ricordo che nel caso delle novelle di Agnolo Firenzuola, per la questione della struttura delle Prose, già nel secondo capitolo ero costretta a indicare a volte il numero della novella e a volte il numero delle pagine. Per mantenere l’indicazione usata nelle tabelle del secondo capitolo le pagine si riferiscono all’ultima edizione delle Prose uscita prima della princeps delle Cento novelle scelte di Sansovino: cioè Prose di M. Agnolo Firenzuola fiorentino, Fiorenza, Lorenzo Torrentino, MDLII. 532 «Dico adunque» è un incipit boccacciano. 533 «Adunque» è un elemento tipico boccacciano che questa volta viene eliminato. 174 SAN 1562: Furono (om.) in Roma due carissimi compagni, de quali l’uno haveva nome Ianni, et l’altro Ciucolo, i quali erano ricchi SAN 1563: Furono (om.) in Roma due carissimi compagni, de quali l’uno haveva nome Ianni, et l’altro Ciucolo, i quali erano ricchi G. F. 1565: In Roma furono due carissimi compagni, de quali l’uno haveva nome Ianni, et l’altro Ciucolo, i quali erano ricchi534 SAN [1566]: Furono (om.) in Roma due carissimi co(m)pagni, de quali l’uno haveva nome Ianni, et l’altro Ciucolo, i quali erano ricchi SAN 1571: Furono (om.) in Roma due carissimi compagni, de quali l’uno haveva nome Ia(n)ni, et l’altro Ciucolo, i quali erano ricchi SAN 1598: Furono (om.) in Roma due carissimi compagni, de quali l’uno haveva nome Ianni, et l’altro Ciucolo, i (om.) erano ricchi III. 3. 4. Le Cinquanta novelle (Novellino) di Masuccio Salernitano L’ultima edizione cinquecentesca delle Cinquanta novelle fu stampata nel 1541,535 e servì come modello per la princeps delle Cento novelle scelte. Di seguito il testo venne tramandato in modo lineare. Da notare sono soprattutto i passi dell’edizione del 1598 «una giovane la piu bella […] che fosse in quei tempi», «et vi prega che la serviate d’una libra d’oro» e «ella non havria potuto negare» che non corrispondono con l’edizione del 1571 in cui si trovano i passi «una giovane la piu bella […] che fosse a quei tempi», «et vi prega che la serviate d’una oncia d’oro» e «ella non havrebbe potuto negare». Tra gli esempi però compare anche un brano dell’edizione del 1598 in cui si trova ugualmente come nell’edizione del 1571 «ardentissimamente acceso di Andriana». Interessante è anche il seguente passo che corrisponde (a parte l’intervento censorio) con la princeps: SAN 1561: il maestro lietiβimo di questa cosa ringratiò molto la Badessa del presente, SAN 1562: Il Maestro lietissimo di questa ventura ringratiò molto la Badessa del presente, SAN 1563: Il Maestro lietißimo di questa ventura ringratiò molto la Badessa del presente, SAN [1566]: Il Maestro lietissimo di questa ventura ringratiò molto la Badeßa del presente, SAN 1571: Il Maestro lietissimo di questa ventura ringratiò molto la Badessa del presente, SAN 1598: Il Maestro lietissimo di questa cosa ringratiò molto la gentildonna del presente, Tra gli esempi si trovano anche passi dai quali si capisce che il “correttore” si servì anche di un’edizione più recente dell’edizione del 1561 perché i seguenti passi sono stati aggiunti nella novella a partire dall’edizione del 1562: «mosso da acerbissimo sdegno», «et colleghi». 534 Il / Pecorone / di ser Giovanni / Fiorentino. / Nel quale si contengono / cinquanta novelle / antiche, belle d’in- / ventione et / di stile, in Vinegia, appresso Domenico Farri, M D LXV (mi servo dell’esemplare conservato presso la Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40.Mm.103). 535 Le cinquan / ta novelle di Masuccio Salerni / tano intitolate il Novellino / nuovamente con somma di / ligentia reviste cor / rette et stam / pate, Stampate in Vinegia, per Marchio Sessa, Anno Domini M DXLI (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it.611). 175 Alcune varianti che risultano nell’edizione del 1598 come ad esempio la variante «si stavan per fuggirsi di casa» appaiono nel testo già a partire dall’edizione del 1563 mentre nelle prime due c’è «si stavan per fuggirsi dal fuoco». Anche in questo caso nell’edizione del 1598 vennero sostituite le espressioni che alludevano ai rappresentanti o ai luoghi della Chiesa: la Badeßa di Santa Chiara ˃ Madonna Chiara, la gentildonna, persona tale le sue monache ˃ le sue fie, figliuole alla sagra di Santa Chiara che sarà fra pochi dì ˃ in villa Santa Croce ˃ Canareggio In fine si può dire che dagli esempi si capisce che il “correttore” dell’edizione del 1598 per questa novella si servì delle edizioni del 1561, [1566] e 1571 delle Cento novelle scelte. (Dagli esempi non si capisce se si servì delle edizioni del 1562 e del 1563.) SAN 1561 nov. VII, 1; 1562-1563 nov. II, 2; [1566]-1598 nov. II, 8 - MAS nov. 32 SAN 1561: Andriana amata da un Fiorentino co(n) astutia vien condotta in casa sua, ove tolta da un Signor di notte p(er) un fuoco acceso, vien posta in prigione, il Fiorentino la libera, & il Signor ne resta vergognato. SAN 1562: Andriana amata da un Fiorentino co(n) astutia vien condotta in casa sua, dove toltagli da un Signor di notte, (om.) vien messa in prigione, il Fiorentino la libera, & il Signor ne resta vergognato. SAN 1563: Andriana amata da un Fiorentino co(n) astutia vien condotta in casa sua, dove toltagli da un Signor di notte, (om.) vien messa in prigione, il Fiorentino la libera, & il Signor ne resta vergognato. SAN [1566]: Andriana amata da un Fiorentino con astutia vien condotta in casa sua. dove toltagli da un Signor di notte, (om.) vien messa in prigione, il Fiorentino la libera, & il Signor ne resta vergognato. SAN 1571: Andriana amata da un Fiorentino con astutia vien condotta in casa sua, dove toltagli da un Signor di notte, (om.) vien messa in prigione, il Fiorentino la libera, & il Signor ne resta vergognato. SAN 1598: Andriana amata da un Fiorentino con astutia vien condotta in casa sua. dove toltagli da un Signor di notte, (om.) vien messa in prigione, il Fiorentino la libera, & il Signor ne resta vergognato. SAN 1561: Dico adunque non son molti anni passati che in Venetia fu un mercatante chiamato Giovanni, il quale essendo ricchiβimo et famoso huomo, SAN 1562: Dico adunque non son molti anni paßati, che in Venetia fu un mercatante chiamato Giovanni, il quale essendo ricchissimo et leale huomo, SAN 1563: Dico adunque non sono molti anni paßati, che in Venetia fu un mercatante chiamato Giovanni, il quale essendo ricchissimo et leale huomo, SAN [1566]: Dico adunque non sono molti anni passati, che in Venetia fu un mercatante chiamato Giovanni, il quale essendo ricchissimo et leale huomo, SAN 1571: Dico adunque non sono molti anni passati, che in Venetia fu un mercatante chiamato Giovanni, il quale essendo ricchissimo et leale huomo, 176 SAN 1598: Dico adunque non son molti anni paßati, che in Venetia fu un mercatante chiamato Giovanni, il quale essendo ricchissimo et leale huomo, SAN 1561: haveva per moglie una giovane la piu bella, et la piu leggiadra che fosse in quei tempi in quella Città; la quale oltra ch’era honesta, era anco virtuosa molto, percioche lavorando essa di ricamo, et guadagnando grossamente, si havevano oltra la richezza acquistato un gran nome di bene stanti, perche eβendo la giovane in qualche riputatione, molti nobili et leggiadri giovani si erano di costei che havea nome Andriana, ardentemente innamorati, de quali ella facea poca stima. SAN 1562: haveva per moglie una giovane la piu bella, et la piu leggiadra che fosse in quei tempi, in quella Città, la quale, oltra ch’era honesta, era anco virtuosa molto, percioche lavorando ella di ricamo, et guadagnando grossamente, si havevano oltra la ricchezza acquistato un gra(n) nome di bene stanti, p(er)che (om.) molti nobili et leggiadri giovani s’erano di costei, che havea nome Andriana, ardentemente innamorati, ma ella di tutti facea poca stima, SAN 1563: haveva per moglie una giovane la piu bella, et la piu leggiadra che fosse in quei tempi, in quella Città, la quale, oltra ch’era honesta, era anco virtuosa molto, percioche lavorando ella di ricamo, et guadagnando grossamente; si havevano oltra la ricchezza acquistato un gran nome di bene sta(n)ti, p(er)che (om.) molti nobili et leggiadri giovani s’erano di costei, che havea nome Andriana, ardentemente innamorati, ma ella di tutti facea poca stima, SAN [1566]: haveva per moglie una giovane la piu bella et la piu leggiadra che fosse i(n) quei tempi, in quella citta, la quale, oltra ch’era honesta, era ancho virtuosa molto, percioche lavorando ella di ricamo, et guadagnando grossamente; si havevano oltra la ricchezza acquistato un gran nome di bene stanti, perche (om.) molti nobili et leggiadri giovani s’erano di costei, che havea nome Andriana, ardentemente innamorati, ma ella di tutti facea poca stima, SAN 1571: haveva per moglie una giovane la piu bella et la piu leggiadra che fosse a quei tempi, in quella città, la quale, oltra ch’era honesta, era ancho virtuosa molto, percioche lavorando ella di ricamo, et guadagnando grossamente, si havevano oltra la ricchezza acquistato un gran nome di bene stanti, perche (om.) molti nobili et leggiadri giovani s’erano di costei, che havea nome Andriana, ardentemente innamorati, ma ella di tutti faceva poca stima, SAN 1598: haveva per moglie una giovane la piu bella et la piu leggiadra che fosse in quei tempi, in quella città, la quale, oltra ch’era honesta, era anco virtuosa molto, percioche lavorando ella di ricamo, et guadagnando grossamente; si havevano oltra la richezza acquistato un gran nome di bene stanti, perche (om.) molti nobili et leggiadri giovani s’erano di costei, che havea nome Andriana, ardentemente innamorati, ma ella di tutti facea poca stima. SAN 1561: La onde conosciuta dal marito la modestia della honesta moglie, le diede in governo tutte le cose sue. SAN 1562: perche conosciuta dal marito la modestia della honesta moglie, le diede in governo tutte le cose sue, lasciandola stare et andar dove piu le piaceva. SAN 1563: perche conosciuta dal marito la modestia della honesta moglie, le diede in governo tutte le cose sue, lasciandola stare et andar dove piu le piaceva. SAN [1566]: perche conosciuta dal marito la modestia della honesta moglie, le diede in governo tutte le cose sue, lasciandola stare et andar dove piu le piaceva. SAN 1571: perche conosciuta dal marito la modestia della honesta moglie, le diede in governo tutte le cose sue, lasciandola stare et andar dove piu le piaceva. 177 SAN 1598: perche conosciuta dal marito la modestia della honesta moglie, le diede in governo tutte le cose sue, lasciandola stare et andar dove piu le piaceva. SAN 1561: pensò con inganno haver dalla giovane quel ch’egli non sperava di poter con cosa alcuna del mondo ottenere. SAN 1562: pensò con inganno haver da lei quel ch’egli no(n) sperava di poter con cosa alcuna del mondo ottenere. SAN 1563: pensò con inganno haver da lei quel ch’egli no(n) sperava di poter con cosa alcuna del mondo ottenere. SAN [1566]: pensò con inganno haver da lei quel che egli non sperava di poter con cosa alcuna del mondo ottenere. SAN 1571: pensò con inganno haver da lei quel che egli non sperava di poter con cosa alcuna del mondo ottenere. SAN 1598: pensò con inganno haver da lei quel che egli no(n) sperava di poter con cosa alcuna del mondo ottenere. SAN 1561: Perche have(n)do egli in casa una schiavona molto pratica et scozzonata, l’ informò di quanto ella havea da fare. SAN 1562: Perche havendo egli in casa una Schiavona molto pratica delle cose del mondo, et astuta se un’altra ve n’era, l’informò di quanto ella havesse da fare. SAN 1563: Perche havendo egli in casa una Schiavona molto pratica delle cose del mondo, et astuta se un’altra ve n’era, l’informò di quanto ella havesse da fare. SAN [1566]: Perche have(n)do egli in casa una Schiavona molto pratica delle cose del mondo, et astuta se un’altra ve n’era, l’informò di quanto ella havesse da fare. SAN 1571: Perche havendo egli in casa una Schiavona molto pratica delle cose del mondo, et astuta se un’altra ve n’era, l’informò di quanto ella havesse da fare. SAN 1598: Perche havendo egli in casa una Schiavona molto pratica delle cose del mondo, et astuta se un’altra ve n’era, l’informò di quanto ella havesse da fare. SAN 1561: salutatolo con assai allegro viso gli disse; La badessa di Santa Chiara vi manda delle herbuccie del nostro horto, et vi prega che la serviate d’una libbra d’oro p(er) far una pruova d’un certo lavoro che hanno da far le sue Monache, perche riuscendo l’oro, ella ve ne farà smaltir molte libre al mese. SAN 1562: salutatolo con assai allegro viso gli disse. Messere la Badessa di Santa Chiara vi manda delle herbuccie del nostro horto, et vi prega che la serviate d’una libbra d’oro per far una pruova d’un certo lavoro che si dee fare per le sue Monache, perche riuscendo l’oro, ella ve ne farà smaltire molte libbre per mese. SAN 1563: salutatolo con assai allegro viso gli disse. Messere la Badessa di Santa Chiara vi manda delle herbuccie del nostro horto, et vi prega che la serviate d’una libbra d’oro per far una pruova d’un certo lavoro che si dee fare per le sue Monache, perche riuscendo l’oro, ella ve ne farà smaltire molte libbre per mese. SAN [1566]: salutatolo con assai allegro viso gli disse. Messere la Badeßa di Santa Chiara vi manda delle herbuccie del nostro horto, et vi prega che la serviate d’una libra d’oro per far una pruova d’un certo lavoro che si dee fare per le sue Monache, perche riuscendo l’oro, ella ve ne farà smaltire molte libbre per mese. SAN 1571: salutatolo con assai allegro viso gli disse. Messere la Badeßa di Santa Chiara vi manda delle herbuccie del nostro horto, et vi prega che la serviate d’una oncia d’oro per far una pruova d’un certo lavoro che si dee fare per (om.) sue Monache, perche riuscendo l’oro, ella ve ne farà smaltire molte libre per mese. 178 SAN 1598: salutatolo con assai allegro viso gli disse. Messere Madonna Chiara vi manda delle herbuccie del nostro horto, et vi prega che la serviate d’una libra d’oro per far una pruova d’un certo lavoro che si dee fare per le sue fie, perche riuscendo l’oro, ella ve ne farà smaltire molte libre per mese. SAN 1561: il maestro lietiβimo di questa cosa ringratiò molto la Badessa del presente, SAN 1562: Il Maestro lietissimo di questa ventura ringratiò molto la Badessa del presente, SAN 1563: Il Maestro lietißimo di questa ventura ringratiò molto la Badessa del presente, SAN [1566]: Il Maestro lietissimo di questa ventura ringratiò molto la Badeßa del presente, SAN 1571: Il Maestro lietissimo di questa ventura ringratiò molto la Badessa del presente, SAN 1598: Il Maestro lietissimo di questa cosa ringratiò molto la gentildonna del presente, SAN 1561: perch’ella desidera di conoscerla havendo inteso quanto ella sia buona maestra in ricamare, SAN 1562: perch’ella desidera di conoscerla, havendo inteso quanto ella sia buona maestra di ricamare, SAN 1563: perch’ella desidera di conoscerla, havendo inteso quanto ella sia buona maestra di ricamare, SAN [1566]: perch’ella desidera di conoscerla, havendo inteso quanto ella sia buona maestra di ricamare, SAN 1571: perch’ella desidera di conoscerla, havendo inteso quanto ella sia buona maestra di ricamare, SAN 1598: perch’ella desidera di conoscerla, havendo inteso quanto ella sia buona maestra di ricamare, SAN 1561: et vorrebbe che ella insegnasse alle sue monache qualche bella cosa di sua mano, et però ella vi manda pregando che vi piaccia mandarla con le sue nepoti la vigilia di Santa Chiara che sarà fra pochi dì a star qualche giorno con lei, SAN 1562: et vorrebbe ch’ella insegnaße alle sue Monache qualche bella cosa di sua mano, et però ella vi manda pregando che vi piaccia mandarla co(n) le sue Nepoti alla sagra di santa Chiara che sarà fra pochi di, a star qual che giorno con lei, SAN 1563: et vorrebbe ch’ella insegnasse alle sue Monache qualche bella cosa di sua mano, et però ella vi manda pregando che vi piaccia mandarla co(n) le sue Nepoti alla sagra di Santa Chiara che sarà fra pochi dì, a star qualche giorno con lei, SAN [1566]: et vorrebbe ch’ella insegnasse alle sue Monache qualche bella cosa di sua mano, e pero ella vi manda pregando, che vi piaccia mandarla con le sue Nepoti alla sagra di Santa Chiara che sarà fra pochi di, a star qualche giorno con lei, SAN 1571: et vorrebbe ch’ella insegnasse alle sue Monache qualche bella cosa di sua mano, e però ella vi manda pregando, che vi piaccia mandarla con le sue Nepoti alla sagra di Santa Chiara che sarà fra pochi dì, a star qualche giorno con lei, SAN 1598: et vorrebbe ch’ella insegnaße alle sue figliuole qualche bella cosa di sua mano, et però ella vi manda pregando che vi piaccia mandarla con le sue Nepoti in villa, à star qual che giorno con lei, SAN 1561: et la menino al monistero, ove stata a suo diletto, ve la meneranno a casa di nuovo. M. Giovanni che sapeva l’usanza, non pose cura ne poco, ne molto all’inganno, et tanto piu quanto egli credeva che tutto ciò procedesse dalla Badessa, perche conoscendo egli la honestà della moglie rispose che volentieri, et che gli sarebbe stato favore che la Badessa havesse mandato per lei, 179 SAN 1562: et la menino al Monistero, ove stata a suo diletto, ve la meneranno a casa di nuovo. M. Giovanni che sapeva l’usanza delle donne, non pose cura ne poco, ne molto all’inganno, et tanto meno, quanto egli credeva che tutto ciò procedesse dalla Badessa, perche conoscendo egli la honestà della moglie, rispose che volentieri, et che gli sarebbe stato favore che la Badessa havesse mandato per lei, SAN 1563: et la menino al Monistero, ove stata a suo diletto, ve la ritorneranno poi a casa M. Giovanni che sapeva l’usanza delle donne, non pose cura ne poco, ne molto all’inganno, et tanto meno, qua(n)to egli credeva che tutto ciò procedesse dalla Badessa, perche conoscendo egli la honestà della moglie, rispose che volentieri, et che gli sarebbe stato favore che la Badessa haveße mandato per lei, SAN [1566]: et la menino al Monistero, ove stata a suo diletto, ve la ritorneranno poi a casa. M. Giovanni che sapeva l’usanza delle donne, no(n) pose cura ne poco, ne molto all’inganno, et tanto meno, quanto egli credeva che tutto ciò procedesse dalla Badessa, perche conoscendo egli la honestà della moglie, rispose che volentieri, et che gli sarebbe stato favore che la Badessa haveße mandato per lei, SAN 1571: et la menino al Monistero, ove stata a suo diletto, ve la ritorneranno poi a casa. M. Giovanni che sapeva l’usanza delle donne, non pose cura nè poco, nè molto all’inganno, et tanto meno, quanto egli credeva che tutto ciò procedesse dalla Badessa, perche conoscendo egli la honestà della moglie, rispose che volentieri, et che gli sarebbe stato favore che la Badessa havesse mandato per lei, SAN 1598: et la menino à lei, ove stata a suo diletto, ve la ritorneranno poi à casa. Meßer Giovanni che sapeva l’usanza delle donne, non pose cura ne poco, nè molto all’inganno, et tanto meno, quanto egli credeva che tutto ciò procedeße dalla gentildonna, perche conoscendo egli la honestà della moglie, rispose che volontieri, et che gli sarebbe stato favore che persona tale haveße mandato per lei, SAN 1561: perche vedendo egli che’l suo aviso gli riusciva fu il piu contento huomo del mondo. SAN 1562: perche vedendo egli che’l suo aviso gli riusciva, fu il piu contento huomo del mondo. SAN 1563: perche vedendo egli che’l suo aviso gli riusciva, fu il piu contento huomo del mondo. SAN [1566]: perche udendo egli che’l suo aviso gli riusciva, fu il piu contento huomo del mondo. SAN 1571: perche udendo egli che’l suo aviso gli riusciva, fu il piu contento huomo del mondo. SAN 1598: perche udendo egli che’l suo aviso gli riusciva, fu il piu contento huomo del mondo. SAN 1561: si fece venire otto di quelle buone donne che son comuni a chi le vuole, SAN 1562: si fece venire otto di quelle buone donne che sono comuni à qualunque huomo vuole, SAN 1563: si fece venire otto di quelle buone donne che sono comuni a qualunque huomo le vuole, SAN [1566]: si fece venire otto di quelle buone donne che sono comuni a qualunque huomo le vuole, SAN 1571: si fece venire otto di quelle buone donne che sono comuni a qualunque huomo le vuole, SAN 1598: si fece venire otto di quelle buone donne che sono comuni à chiunque huomo le vuole, 180 SAN 1561: ponendole in arnese ch’a nobili et gran donne si richiede, et messele in una barca l’aviò con la buona vecchia verso Santa Croce ove habitava il buon Giovanni, ove giunte la vecchia invitò Madonna Andriana a entrar in barca dicendole. SAN 1562: ponendole in arnese ch’a nobili et gran donne si richiedeva, et messele in una barca, le aviò con la buona vecchia verso Santa Croce, dove habitava il buon M. Giova(n)ni. Quivi giu(n)te, la vecchia invitò Madonna Andriana a entrar in Barca, dicendole. SAN 1563: ponendole in arnese ch’a nobili et gran donne si richiedeva, et messele in (om.) barca, le aviò con la buona vecchia verso Santa Croce, dove habitava il buon M. Giovanni. Quivi giunte, la vecchia invitò Madonna Andriana a entrar in Barca, dicendole. SAN [1566]: ponendole in arnese ch’a nobili et gran do(n)ne si richiedeva, et messele in (om.) barca, le aviò con la buona vecchia verso Santa Croce, dove habitava il buon M. Giovanni. Quivi giunte, la vecchia invitò Madonna Andriana a entrar in barca, dicendole. SAN 1571: ponendole in arnese ch’a nobili et gran donne si richiedeva, et messele in (om.) barca, le aviò con la buona vecchia verso Santa Croce, dove habitava il buon M. Giovanni. Quivi giunte, la vecchia invitò Madonna Andriana a entrar in barca, dicendole. SAN 1598: ponendole in arnese ch’a nobili et gran donne si richiedeva, et messele in (om.) barca, le aviò con la buona vecchia verso Canareggio,536 dove habitava il buon M. Giovanni. Qui vi giunte, la vecchia invitò Madonna Andriana à entrar in barca, dicendole. SAN 1561: Madonna le parenti della Madre Badessa vi aspettano in barca, per menarvi al monistero, SAN 1562: Madonna, le parenti della Madre Badessa vi aspettano in barca, per menarvi al Monistero, SAN 1563: Madonna, le parenti della Madre Badessa vi aspettano in barca, per menarvi al Monistero, SAN [1566]: Madonna, le pare(n)ti della Madre Badessa vi aspettano in barca per menarvi al Monistero, SAN 1571: Madonna, le parenti della Madre Badessa vi aspettano in barca per menarvi al Monistero SAN 1598: Madonna, le parenti della Signora Chiara vi aspettano in barca, per menarvi à lei, SAN 1561: la pregò per lo lungo amor ch’egli le havea portato et porta, et per lo mantenimento dello honor suo che senza contrasto gli donasse quello che non volendo non havria potuto negargli. SAN 1562: la pregò per lo lungo amor ch’egli le havea portato et portava, et per lo mantenimento dello honor suo che senza co(n)trasto gli donasse quello che no(n) volendo ella non havria potuto negare. SAN 1563: la pregò per lo lungo amor ch’egli le havea portato, et portava, et per lo mantenimento dello honor suo, che senza contrasto gli donasse quello che non volendo ella non havria potuto negare. SAN [1566]: la prego per lo lungo amor ch’egli le havea portato, et portava, et per lo ma(n)tenimento dello honor suo, che senza contrasto gli donasse q(ue)llo che non vole(n)do ella no(n) havria potuto negare. SAN 1571: la pregò per lo lungo amore ch’egli le havea portato et portava, et per lo mantenimento dello honor suo, che senza contrasto gli donasse quello che non volendo ella non havrebbe potuto negare. 536 Il sestiere di Santa Croce fu sostituito con il sestiere di Canareggio che si trova sulla parte opposta di Venezia. 181 SAN 1598: la pregò per lo lungo amor ch’egli le havea portato, et portava, et per lo mantenimento dello honor suo, che senza contrasto gli donaße quello che non volendo ella non havria potuto negare. SAN 1561: si dispose di compiacer al suo volere, et mentre che cosi ragionavano tra loro de loro amori, avenne che alle tre hore di notte s’accese fuoco in casa, SAN 1562: si dispose di compiacer al suo volere, et mentre che cosi ragionavano tra loro de loro amori, avenne che alle tre hore di notte, per lo cucinato che si faceva, s’accese fuoco in casa, SAN 1563: si dispose di compiacer al suo volere, et mentre che cosi ragionavano tra loro de loro amori, avenne che alle tre hore di notte, per lo cucinato che si faceva, s’accese fuoco in casa, SAN [1566]: si dispose di compiacer al suo volere, et me(n)tre che cosi ragionavano tra loro de loro amori, avenne che alle tre hore di notte, per lo cucinato che si faceva, s’accese fuoco in casa, SAN 1571: si era disposta di compiacer al suo volere, et mentre che cosi ragionavano tra loro de loro amori, avenne che alle tre hore di notte, per lo cucinato che si faceva, s’accese fuoco in casa, SAN 1598: si dispose di compiacer al suo volere, et mentre che cosi ragionavano tra loro de loro amori, avenne che alle (om.) hore di notte, per lo cucinato che si faceva, s’accese fuoco in casa, SAN 1561: perche fatto il romor grande, et corsa la fama di questo fuoco per tutto, un Signor della notte ardentemente acceso di Andriana andando per la contrada s’avenne in questo tal fuoco, SAN 1562: perche fatto il romor grande, et corsa la fama di questo fuoco per tutto, un Signor della notte ardentemente acceso di Andriana, andando per la contrada s’avenne in questo tal fuoco, SAN 1563: perche fatto il romor grande, et corsa la fama di questo fuoco per tutto, un Signor della notte ardentemente acceso di Andriana, andando per la contrada s’avenne in questo tal fuoco, SAN [1566]: perche fatto il romor grande, et corsa la fama di questo fuoco per tutto, un Signor della notte ardentemente acceso di Andriana, andando per la contrada s’avenne in questo tal fuoco, SAN 1571: perche fatto il romor grande, et corsa la fama di questo fuoco per tutto, un Signor della notte ardentissimamente acceso di Andriana, andando per la contrada s’avenne in questo tal fuoco, SAN 1598: perche fatto il romor grande, et corsa la fama di questo fuoco per tutto, un Signor (om.) ardentissimamente acceso di Andriana, andando per la contrada s’avenne in questo tal fuoco, SAN 1561: si pose dinanzi alla camera del padrone della casa per riparar che le ge(n)ti non lo rubassero, ne prima fu su l’uscio ch’egli vide il Fiorentino con Andriana, i quali ristrettisi insieme tutti impauriti si stavan per fuggirsi dal fuoco, SAN 1562: si pose dinanzi alla camera del padrone della casa accioche le genti non lo rubassero, ne prima fu su l’uscio ch’egli vide il Fiorentino con Andriana, i quali ristrettisi insieme tutti impauriti si stavan per fuggirsi dal fuoco. 182 SAN 1563: si pose dinanzi alla camera del padrone della casa, accioche le genti non lo rubassero, ne prima fu su l’uscio ch’egli vide il Fiorentino con Andriana, i quali ristrettisi insieme tutti impauriti si stavan per fuggirsi di casa. SAN [1566]: si pose dinanzi alla camera del padrone della casa, accioche le genti non lo rubassero. ne prima fu su l’uscio ch’egli vide il Fiorentino con Andriana, i quali ristrettisi insieme tutti impauriti si stavan per fuggirsi di casa. SAN 1571: si pose dinanzi alla camera del padrone della casa, accioche le genti non lo rubassero, ne prima fu su l’uscio ch’egli vide il Fiorentino con Andriana, i quali ristrettisi insieme tutti impauriti si stavan per fuggirsi di casa. SAN 1598: si pose dinanzi alla camera del padrone della casa, accioche le genti non lo rubassero, nè prima fu su l’uscio ch’egli vide il Fiorentino con Andriana, i quali ristrettisi insieme tutti impauriti si stavano per fuggirsi di casa. SAN 1561: considerando quanto foβe dishonesta colei, la quale facendo profeβione di somma honestà la trovaβe hora in casa d’un forestiere cosi sfacciatame(n)te. SAN 1562: considerando quanto fosse dishonesta colei, la quale facendo professione di somma honestà, fosse hora in casa d’un forestiere cosi sfacciatamente. SAN 1563: considerando quanto fosse dishonesta colei, la quale facendo profeßione di somma honestà, fosse hora in casa d’un forestiere cosi sfacciatamente. SAN [1566]: considerando quanto fosse dishonesta colei, la quale face(n)do professione di somma honestà, fosse hora in casa d’un forestiere cosi sfacciatamente. SAN 1571: considerando quanto fosse dishonesta colei, la quale facendo professione di somma honestà, fosse hora in casa d’un forestiere cosi sfacciatamente. SAN 1598: considerando quanto fosse dishonesta colei, la quale facendo professione di somma honestà, fosse hora in casa d’un forestiere cosi sfacciatamente. SAN 1561: Ma poiche ’l fuoco fu spento, deliberò senza altro riguardo di farla acco(m)pagnar la mattina vegnente al luogo publico col tamburo, perche toltala di mano al Fiorentino, la condusse in una prigione quivi vicina. SAN 1562: Ma poiche il fuoco fu spento, mosso da acerbissimo sdegno, deliberò senza altro riguardo, di farla accompagnar la mattina vegnente al luogo publico col tamburo, perche toltala di mano al Fiorentino, la condusse in una prigione quivi vicina. SAN 1563: Ma poi che il fuoco fu spento, mosso da acerbissimo sdegno, deliberò senza altro riguardo, di farla accompagnar la mattina vegnente al luogo publico col tamburo, perche toltala di mano al Fiorentino, la condusse in una prigione quivi vicina. SAN [1566]: Ma poiche il fuoco fu spento, mosso da acerbissimo sdegno, deliberò senza altro riguardo, di farla accompagnar la mattina vegnente al luogo publico col tamburo, perche toltala di mano al Fiore(n)tino, la condusse in una prigione quivi vicina. SAN 1571: Ma poiche il fuoco fu spento, mosso da acerbissimo sdegno, deliberò senza altro riguardo, di farla accompagnar la mattina vegnente al luogo publico col tamburo, perche toltala di mano al Fiorentino, la condusse in una prigione quivi vicina. SAN 1598: Ma poiche il fuoco fu spento, mosso da acerbissimo sdegno, deliberò senza altro riguardo, di farla accompagnar la mattina vegnente al luogo publico col tamburo, perche toltala di mano al Fiorentino, la condusse in una prigione quivi vicina. SAN 1561: et cio dicendo donò loro alcuni fiaschi di vino et altre cose da mangiare ch’ella havea cautamente portato seco. SAN 1562: et ciò dicendo, donò loro alcuni fiaschi di vino, et altre cose da mangiare che ella havea astutamente portato con esso seco. 183 SAN 1563: et ciò dicendo, donò loro alcuni fiaschi di vino, et altre cose da mangiare che ella havea astutamente portato con esso seco. SAN [1566]: et ciò dicendo, donò loro alcuni fiaschi di vino, et altre cose da mangiare che ella havea astutamente portato con esso seco. SAN 1571: et ciò dicendo, donò loro alcuni fiaschi di vino, et altre cose da mangiare che ella havea astutamente portato con esso seco. SAN 1598: et ciò dicendo, donò loro alcuni fiaschi di vino, et altre cose da mangiare che ella havea astutamente portato con eßo seco. SAN 1561: Ma poi che fu venuta la mattina, il Signor della notte riferita la cosa a suoi compagni, SAN 1562: Ma poi che fu venuta la mattina, il Signor della Notte riferita la cosa a suoi compagni e colleghi, SAN 1563: Ma poi che fu venuta la mattina, il Signor della Notte riferita la cosa a suoi compagni e colleghi, SAN [1566]: Ma poi che fu venuta la mattina, il Signor de la Notte riferita la cosa a suoi compagni e colleghi, SAN 1571: Ma poi che fu venuta la mattina, il Signor de la Notte riferita la cosa a suoi compagni et colleghi, SAN 1598: Ma poi che fu venuta la mattina, il Signor (om.) riferita la cosa à suoi compagni e colleghi SAN 1561: Là onde have(n)dola gli ufficiali cavata di prigione SAN 1562: Perche havendola gli ufficiali cavata di prigione, SAN 1563: Perche havendola gli ufficiali cavata di prigione, SAN [1566]: Perche havendola gli ufficiali cavata di prigione, SAN 1571: Perche havendola gli ufficiali cavata di prigione, SAN 1598: Perche havendola gli ufficiali cavata di prigione, SAN 1561: Perche avedutosi ogniuno che quel Signor havea preso (si come si suol dire) un gambaro, SAN 1562: Perche avedutosi ogniuno che quel Signor havea preso (si come si suol dire) un granchio, SAN 1563: Perche avedutosi ogniuno che quel Signor havea preso (si come si suol dire) un gra(n)chio, SAN [1566]: Perche avedutosi ogniuno che quel Signor havea preso (si come si suol dire) un granchio, SAN 1571: Perche avedutosi ogniuno che quel Signor havea preso (si come si suol dire) un granchio, SAN 1598: Perche avedutosi ogniuno che quel Signor havea preso (si come si suol dire) un granchio, 184 III. 3. 5. Le Cento Novelle Antiche (Novellino) Dai seguenti esempi possiamo vedere che anche le novelle tratte dalle Cento Novelle Antiche si trasmisero in modo lineare. Le prime modifiche furono introdotte nel testo già a partire dall’edizione del 1562. Siccome le novelle delle Cento Novelle Antiche sono contenute nell’edizione delle Cento novelle scelte di Francesco Sansovino del 1571 due volte cioè una volta sono comprese nel testo tra le cento novelle e una volta sono comprese indietro nella parte curata da Carlo Gualteruzzi e intitolata Le ciento novelle antiche, nel confronto delle novelle per quest’edizione uso due abbreviazioni (SAN 1571a e SAN 1571b).537 Per quanto riguarda l’edizione del 1598 il “correttore” sostituì il personaggio di «arcivescovo» con il personaggio di «signore». Subito è da escludere che il “correttore” dell’edizione del 1598 seguisse la parte intitolata Le ciento novelle antiche dell’edizione del 1571 (SAN 1571b) e l’edizione espurgata del Libro di Novelle, et di bel Parlar Gentile del 1572, perché le edizioni non concordano tra di loro in nessun caso. Visto che l’edizione del 1598 nel primo esempio non concorda con il testo delle Cento novelle scelte del 1571 (SAN 1571a) ma in tutti gli esempi concorda con l’edizione del [1566] sembra che l’edizione del 1598 dipenda dall’edizione del [1566]. SAN 1561 nov. IX, 8; 1562-1563 nov. VII, 1; SAN [1566]-1598 nov. VI, 1 - Cento Novelle Antiche nov. 8538 SAN 1561: Haveva nella Grecia un signore SAN 1562: Dico adunque che haveva nella Grecia un signore, SAN 1563: Dico adunque che haveva nella Grecia un signore, SAN [1566]: Dico adunque che haveva nella Grecia un signore, SAN 1571a: Dico adunque che era nella Grecia un signore,539 SAN 1571b: Uno signore di Grecia NO. A. 1572: Uno signore di Grecia540 SAN 1598: Dico adunque che haveva nella Grecia un signore, SAN 1561: Et egli rispose. Messere io sono d’Italia SAN 1562: Et egli rispose. Messere io sono d’Italia 537 L’abbreviazione “SAN 1571a” rappresenta i brani contenuti nel testo della raccolta sansoviniana mentre l’abbreviazione “SAN 1571b” rappresenta i brani contenuti nella parte intitolata Le Ciento Novelle Antiche. 538 Nell’edizione del Libro di Novelle, et di bel Parlar Gentile del 1572 questa novella viene segnata come novella n. 7. 539 Entrambi le abbreviazioni “SAN 1571a” e “SAN 1571b” si riferiscono all’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 320. 540 Libro di / Novelle, et di bel / Parlar Gentile. / Nel qual si contengono Cento Novelle altra volta / mandate fuori da Messer Carlo / Gualteruzzi da Fano. / Di Nuovo Ricorrette. / Con aggiunta di quattro altre nel fine. / Et con una dichiaratione d’alcune delle voci piu antiche, in Fiorenza, nella stamperia de i Giunti, M D LXXII (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 6. 15.D.28). 185 SAN 1563: Et egli rispose. Messere io sono d’Italia SAN [1566]: Et egli gli rispose. Messere io sono d’Italia, SAN 1571a: Et egli gli rispose. Messere io sono d’Italia, SAN 1571b: et elli rispose. Messere io sono d’Italia, NO.A. 1572: & quelli rispose. Messere io sono d’Italia, SAN 1598: Et egli gli rispose. Meβere io sono d’Italia, SAN 1561 nov. X, 2; 1562-1598 nov. X, 1- Cento Novelle Antiche nov. 99541 SAN 1561: Fu già in Fiorenza un giovane, il quale amava sommamente una fanciulla assai bella. SAN 1562: Dico che fu già in Firenze un giovane che amava sommamente una fanciulla assai bella. SAN 1563: Dico che fu già in Firenze un giovane che amava sommamente una fanciulla assai bella. SAN [1566]: Dico che fu gia in Firenze un giovane che amava sommamente una fanciulla assai bella. SAN 1571a: Dico che fu gia in Firenze un giovane che amava sommamente una fanciulla assai bella. SAN 1571b: Un giovane di Fire(n)ze amava carnalmente una gentile pulzella. NO.A. 1572: Un giovane di Firenze amava d’amore una gentile pulzella. SAN 1598: Dico che fu già in Firenze un giovane che amava sommamente una fanciulla assai bella. SAN 1561 nov. X, 4; 1562-1563 nov. II, 8; SAN [1566]-1598 nov. IV, 2 - Cento Novelle Antiche nov. 49542 SAN 1561: Costui essendo desideroso di haver figliuoli, tolse per moglie una nipote dell’Arcivescovo di quella città, SAN 1562: Costui essendo oltre modo desideroso di haver figliuoli, tolse per moglie una nipote dell’Arcivescovo di quella Città, SAN 1563: Costui essendo oltre modo desideroso di haver figliuoli, tolse per moglie una nipote dell’Arcivescovo di quella Città, SAN [1566]: Costui essendo oltre modo desideroso di haver figliuoli, tolse per moglie una nipote dell’Arcivescovo di quella Città, SAN 1571a: Costui essendo oltre modo desideroso di haver figliuoli, tolse per moglie una nipote dell’Arcivescovo di quella Città, SAN 1571b: Uno medico di Tolosa come tolse per moglie una gentile Donna di Tolosa nepote dell Arcivescovo. NO.A. 1572: Uno medico di Tolosa come tolse per moglie una gentil Donna della terra, nepote dell’Arcivescovo. SAN 1598: Costui essendo oltre modo desideroso di haver figliuoli, tolse per moglie una nipote del Signore di quella Città, 541 Nell’edizione del Libro di Novelle, et di bel Parlar Gentile del 1572 questa novella viene segnata come novella n. 97. 542 Nell’edizione del Libro di Novelle, et di bel Parlar Gentile del 1572 questa novella viene segnata come novella n. 46. 186 SAN 1561: Ma poi che la donna si fu levata di letto egli le disse. Madonna io vi ho honorata qua(n)to io ho potuto, et però io vi prego per amor mio, che vi piaccia di ritornar horamai a casa di vostro padre. SAN 1562: Ma poi che la donna fu guarita, e levata di letto egli le diße. Madonna, io vi ho honorata quanto io (om) potuto, et però io vi prego per amor mio, che vi piaccia di ritornar hoggi mai a casa di vostro padre, SAN 1563: Ma poi che la donna fu guarita, e levata di letto egli le diße. Madonna, io vi ho honorata quanto io (om) potuto, et però io vi prego per amor mio, che vi piaccia di ritornar hoggi mai a casa di vostro padre, SAN [1566]: Ma poi che la donna fu guarita, e levata di letto egli le disse. Mado(n)na, io vi ho honorata quanto io (om) potuto, et pero io vi prego per amor mio, che vi piaccia di ritornar hoggimai a casa di vostro padre, SAN 1571a: Ma poi che la donna fu guarita, e levata di letto egli le disse. Madonna, io vi ho honorata quanto io (om) potuto, et però io vi prego per amor mio, che vi piaccia di ritornar hoggimai a casa di vostro padre, SAN 1571b: Dopo il parto sille disse. Madonna io vi o onorata quant io o potuto priegovi per amore di me ke voi ritorniate omai a casa di vostro padre. NO.A. 1572: Dopo il parto si l’hebbe a se & disse. io vi ho onorata Madonna quant’io ho potuto, pregovi per amore di me ke voi tornate homai a casa di vostro padre. SAN 1598: Ma poi che la donna fu guarita, e levata di letto egli le disse. Madonna, io vi ho honorata quanto io (om) potuto, et però io vi prego per amor mio, che vi piaccia di ritornar hoggimai à casa di vostro padre, SAN 1561: percioch’io terrò la vostra figliuola a grand’honore. SAN 1562: perch’io terrò la vostra figliuola à grand’honore. SAN 1563: perch’io terrò la vostra figliuola a grand’honore. SAN [1566]: perch’io terrò la vostra figliuola a grand’honore. SAN 1571a: perch’io terrò la vostra figliuola a grand’honore. SAN 1571b: Ella vostra figliuola io terro a grande onore. NO.A. 1572: E la vostra figliuola io la terro a grande honore. SAN 1598: perch’io terrò la vostra figliuola à grand’honore. SAN 1561: ma non volendo il medico udirne la parola, le cose andarono tanto inna(n)zi che l’Arcivescovo sentì ch’il medico havea dato comiato alla nipote, perch’egli mandò per lui. SAN 1562: ma non volendo il Medico udirne la parola, le cose andarono tanto innanzi che l’Arcivescovo sentì ch’il medico havea dato comiato alla nipote, perch’egli mandò per lui. SAN 1563: ma non volendo il medico udirne (om.) parola, le cose andarono tanto innanzi che l’Arcivescovo sentì ch’il medico havea dato comiato alla nipote, perch’egli mandò per lui. SAN [1566]: ma non vole(n)do il Medico udirne (om.) parola, le cose andarono tanto innanzi che l’Arcivescovo sentì che il medico havea dato comiato alla nipote, perch’egli mandò per lui. SAN 1571a: ma non volendo il Medico udirne (om.) parola, le cose andarono tanto innanzi che l’Arcivescovo sentì che il medico havea dato comiato alla nipote, perch’egli mandò per lui. SAN 1571b: Tanto andaro le cose innanzi kell Arcivescovo senti kel Medico avea dato commiato alla nepote. Mando per lui NO.A. 1572: Tanto andaro le cose innanzi che l’Arcivescovo senti chel’ Medico havea dato conmiato alla nepote. Mando per lui 187 SAN 1598: ma non volendo il Medico udirne (om.) parola, le cose andarono tanto inna(n)zi (om.) il Signore sentì che il medico havea dato comiato alla nipote, perch’egli mandò per lui. SAN 1561: Giunto il medico et fatta la debita riverenza, l’Arcivescovo, come colui ch’era grande huomo, SAN 1562: Giunto il medico et fatta la debita riverenza, l’Arcivescovo, come colui ch’era grande huomo, SAN 1563: Giunto il medico et fatta la debita riverenza, l’Arcivescovo, come colui ch’era grande huomo, SAN [1566]: Giunto il medico et fatta la debita riverenza, l’Arcivescovo, come colui ch’era grande huomo, SAN 1571a: Giunto il medico et fatta la debita riverenza, l’Arcivescovo, come colui ch’era grande huomo, SAN 1571b: et accio ke era grande uomo NO.A. 1572: & accio ke era grande huomo SAN 1598: Giunto il medico et fatta la debita riverenza, il Signore, come colui ch’era grande huomo, SAN 1561: L’Arcivescovo cio udendo rimase confuso et disse ch’egli haveva ragione. SAN 1562: L’Arcivescovo ch’era savio huomo et intendente, ciò udendo rimase confuso, et diße ch’egli haveva ragione. SAN 1563: L’Arcivescovo ch’era savio huomo et intendente, ciò udendo rimase confuso, et diße ch’egli haveva ragione. SAN [1566]: L’Arcivescovo ch’era savio huomo, et intende(n)te cio ude(n)do rimase confuso, et disse ch’egli haveva ragione. SAN 1571a: L’Arcivescovo ch’era savio huomo, et intende(n)te cio ude(n)do rimase confuso, et disse ch’egli haveva ragione. SAN 1571b: NO.A. 1572: SAN 1598: Il Signore ch’era savio huomo, et intendente ciò udendo rimase confuso, et disse ch’egli haveva ragione. 188 III. 3. 6. I Diporti di Girolamo Parabosco Dal confronto risulta che anche le novelle tratte dai Diporti si trasmisero in modo lineare e che le edizioni posteriori all’edizione del 1561 non furono aggiornate secondo l’edizione dell’opera di Girolamo Parabosco. Alcune modifiche furono introdotte nel testo già a partire dall’edizione del 1562 e altre a partire dall’edizione del [1566]. Nonostante l’edizione del [1566] e l’edizione del 1571 contengano poche varianti, dal seguente esempio si capisce che l’edizione del 1598 anche in questo caso non dipende dall’edizione del 1571 ma dall’edizione del [1566]: SAN [1566]: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola, venutasene, et per camino avisandosi che i dinari non le sariano stati sborsati, se con chiarissima pruova non havesse mostrato che la giovane fosse maritata: SAN 1571: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola, venutasene, et per camino avisandosi che i dinari non le sarebbono sborsati, se con chiarissima pruova non havesse mostrato che la giovane fosse maritata: SAN 1598: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola venutasene, et per camino avisandosi che i danari non le sariano stati sborsati, se con chiarissima pruova no(n) haveße mostrato che la giovane fosse maritata: Dalla variante dell’edizione del 1598 «con ogni sorte di usura et di avaritia» che concorda con le edizioni del 1562 del 1563 si capisce che il “correttore” si servì anche di una di queste due edizioni perché nel passo delle edizioni del [1566] e del 1571 viene omessa l’espressione «sorte di». Nell’edizione del 1598 vengono omessi i riferimenti a «Domenedio» o «Iddio». Sansovino 1561 nov. VI, 2; 1562–1563 nov. VII, 5; [1566]-1598 nov. VI, 5 - Parabosco nov. II, 15 SAN 1561: non sariano d’un sol pane amorevoli, ne cortesi a un poverello affamato, SAN 1562: non sariano di un sol pane amorevoli, ne cortesi e un povero affamato, SAN 1563: non sariano di un sol pane amorevoli, ne cortesi e un povero affamato, SAN [1566]: non sariano di un sol pane amorevoli, ne cortesi e un povero affamato, SAN 1571: no(n) sariano di un sol pane amorevoli, ne cortesi e un povero affamato, PAR 1586: non sariano d’un sol pane amorevole, ne cortesia a un poverello affamato,543 PAR 1598: non sariano d’un sol pane amorevole, ne cortesia a un poverello affamato,544 SAN 1598: non sariano di un sol pane amorevoli, nè cortesi à un povero affamato, 543 Gli / Diporti / di M. Girolamo / Parabosco. Divisi in tre giornate. / Di novo ristampati, / & con ogni diligenza riveduti, / & corretti, in Venetia, appresso Gio. Battista Ugolino, M D LXXXVI (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 39.V.37). 544 I Diporti / del Sig. Gieronimo / Parabosco / Ritocchi, megliorati, et aggiunti secondo / l’originale dell’Autore. / Et dedicati / all’onorato signore / Gieronimo Lanza, in Vicenza, per Giorgio Greco, 1598 (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Complutense di Madrid con segnatura BH FLL 28644). 189 SAN 1561: si danno a credere per lasciare, che si mariti una pulcella, SAN 1562: si danno a credere, per lasciare che si mariti una donzella, SAN 1563: si danno a credere, per lasciare che si mariti una donzella, SAN [1566]: si danno a credere, per lasciare che si mariti una donzella, SAN 1571: si danno a credere, per lasciare che si mariti una donzella, PAR 1586: si danno a credere per lasciare, che si mariti una pulcella, PAR 1598: si danno a credere per lasciare, che si mariti una pulcella, SAN 1598: si danno à credere, per lasciare che si mariti una donzella, SAN 1561: Questo avenne a uno in Venetia: il qual havea sempre vivuto senza cortesia, et senza haver giamai in vita sua fatto cosa, che degna si poteße dire a gentilhuomo; ancora che la commodità di farne molte, et dimostrarsi liberale, et amorevole haveße; ma havendo sempre con ogni sorte di usura et di avaritia accumulato tesoro, SAN 1562: Questo avenne a uno in Venetia: il qual era sempre vivuto senza cortesia, et senza haver giamai in vita sua fatto cosa, che degna si potesse dire (om.) ancora che la commodità di farne molte, et dimostrarsi liberale, et amorevole havesse; ma havendo sempre con ogni sorte di usura et di avaritia accumulato tesoro, SAN 1563: Questo avenne a uno in Venetia: il qual era sempre vivuto senza cortesia, et senza haver giamai in vita sua fatto cosa, che degna si poteße dire (om.) ancora che la commodità di farne molte, et dimostrarsi liberale, et amorevole haveße; ma havendo sempre con ogni sorte di usura et di avaritia accumulato tesoro, SAN [1566]: Questo avenne a uno in Venetia: il qual era sempre vivuto senza cortesia, et senza haver giamai in vita sua fatto cosa, che degna si potesse dire (om.) ancora che la commodità di farne molte, et dimostrarsi liberale, et amorevole havesse; ma havendo sempre con ogni (om.) usura et avaritia accumulato tesoro, SAN 1571: Questo avenne a uno in Venetia: il qual era sempre vivuto senza cortesia, et senza haver giamai in vita sua fatto cosa, che degna si potesse dire (om.) ancora che la commodità di farne molte, et dimostrarsi liberale, et amorevole havesse dire; ma havendo sempre con ogni (om.) usura et avaritia accumulato tesoro, PAR 1586: Questo avvenne a uno in questa terra, il quela (sic) haveva sempre vivuto senza cortesia, & senza haver giamai in vita sua fatto cosa, che degna si potesse dire a gentil’huomo; ancora che la commodità di farne molte, et dimostrarsi liberale et amorevole haveβe; ma havendo sempre con ogni sorte di usura et di avaritia accumulato thesoro, PAR 1598: Questo avvenne a uno in questa terra: il qual haveva sempre vivuto senza cortesia, & senza haver giamai in vita sua, fatto cosa, che degna si potesse dire a gentil’huomo: ancora che la commodità di farne molte, & dimostrarsi liberale & amorevole havesse; ma havendo sempre con ogni sorte di usura & di avaritia accumulato thesoro, SAN 1598: Questo avenne à uno in Venetia: il qual era sempre vivuto senza cortesia, et senza haver giamai in vita sua fatto cosa, che degna si potesse dire (om.) anchora che la commodità di farne molte, et dimostrarsi liberale, et amorevole haveße; ma havendo sempre con ogni sorte di usura et di avaritia accumulato tesoro, SAN 1561: si diede a credere di poter nel morire, co(n) lasciare venticinque ducati a una figliuola di una sua già castalda vedova, per maritare, andarne dritto dritto in Paradiso. SAN 1562: si diede a credere di poter nel morire, con lasciare venticinque ducati a una figliuola di una sua già castalda vedova, per maritare, andarne dritto dritto in Paradiso. SAN 1563: si diede a credere di poter nel morire, con lasciare venticinque ducati a una figliuola di una sua già castalda vedova, per maritare, andarne dritto dritto in Paradiso. SAN [1566]: si diede a credere di poter nel morire, con lasciare venticinque ducati a una figliuola di una sua gia castalda vedova, per maritare, andarne dritto (om.) in Paradiso. 190 SAN 1571: si diede a credere di poter nel morire, con lasciare venticinque ducati a una figliuola di una sua già castalda vedova, per maritare, andarne dritto (om.) in Paradiso. PAR 1586: si diede a credere di poter nel morire, con lasciare vinticinque ducati, a una figliuola di una sua già castalda vedova, per maritare, andarne dritto dritto in Paradiso. PAR 1598: si diede a credere di poter nel morire, con lasciare venticinque ducati, a una figliuola di una sua già castalda vedova, per maritare, andarne dritto dritto in Paradiso. SAN 1598: si diede à credere di poter nel morire con lasciare venticinque ducati à una figliuola di una sua già castalda vedova, per maritare, andarne dritto (om.) in Paradiso. SAN 1561: Venne adunque a morte costui, et a un suo fratello tanto gentile et cortese, quanto eßo villano et avaro, tutta la sua facultà lasciò. SAN 1562: Venne adunque a morte costui, et a un suo fratello tanto gentile, et cortese, quanto esso villano et avaro lasciò tutta la sua facoltà. SAN 1563: Venne adunque a morte costui, et a un suo fratello tanto gentile, et cortese, quanto esso villano et avaro lasciò tutta la sua facoltà. SAN [1566]: Venne adunque a morte costui, et a un suo fratello tanto gentile, et cortese, qua(n)to esso villano et avaro lascio tutta la sua facoltà. SAN 1571: Venne adunque a morte costui, et a un suo fratello tanto gentile, et cortese, qua(n)to esso villano et avaro lascio tutta la sua facoltà. PAR 1586: Venne adunque a morte costui, & a un suo fratello tanto gentile, & cortese, quanto eßo villano, & avaro, tutta la sua facultà lasciò. PAR 1598: Venne adunque a morte costui et a un suo fratello tanto gentile, et cortese, quanto eßo villano et avaro, tutta la sua facultà lasciò. SAN 1598: Venne adunque a morte costui, et a un suo fratello tanto gentile, et cortese, quanto esso villano et avaro lasciò tutta la sua facultà. SAN 1561: Perche la castalda fu sforzata a venirsene a Vinegia, con la figliuola insieme per vedere di riscuotere i venticinque ducati, che il buon huomo lasciato haveva che le foßero dati, ogni volta che la giovane maritata si foße. SAN 1562: Perche la castalda fu sforzata a venirsene a Vinegia, con la figliuola insieme per vedere di riscuotere i venticinque ducati, che il buon huomo haveva lasciato che le fossero dati, ogni volta che la giovane si fosse maritata. SAN 1563: Perche la castalda fu sforzata a venirsene a Vinegia, con la figliuola insieme per vedere di riscuotere i venticinque ducati, che il buon huomo haveva lasciato che le fossero dati, ogni volta che la giovane si fosse maritata. SAN [1566]: Perche la castalda fu sforzata a venirsene a Vinegia, con la figliuola insieme per vedere di riscuotere i venticinque ducati, che il buon huomo haveva lasciato che le fossero dati, ogni volta che la giovane si fosse maritata. SAN 1571: Perche la castalda fu sforzata a venirsene a Vinegia, con la figliuola insieme per vedere di riscuotere i venticinque ducati, che il buon huomo haveva lasciato che le fossero dati, ogni volta che la giovane si fosse maritata. PAR 1586: Perche la Castalda fu sforzata a venirsene a Vinegia, con la figliuola insieme per vedere di riscuotere i vinticinque ducati, che il buon huomo lasciato haveva che le fussero dati, ogni volta, che la giovane maritata si fusse. PAR 1598: Perche la castalda fu sforzata a venirsene a Vinegia, con la figliuola insieme per vedere di riscuotere i venticinque ducati, che il buon huomo lasciato haveva che le foßero dati, ogni volta, che la giovane maritata si fusse. 191 SAN 1598: Perche la castalda fu sforzata à venirsene à Vinegia, con la figliuola insieme per vedere di riscuotere i venticinque ducati, che il buon huomo haveva lasciato che le foßero dati, ogni volta che la giovane si foße maritata. SAN 1561: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola se ne venne, et per camino avisandosi che i danari sborsati non le sariano stati, se con chiarißima pruova non haveße mostrato che la giovane maritata foße: SAN 1562: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola, venutasene, et per camino avisandosi che i dinari non le sariano stati sborsati, se con chiarissima pruova non havesse mostrato che la giovane foße maritata: SAN 1563: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola, venutasene, et per camino avisandosi che i danari non le sariano stati sborsati, se con chiarißima pruova no(n) haveße mostrato che la giovane foße maritata: SAN [1566]: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola, venutasene, et per camino avisandosi che i dinari non le sariano stati sborsati, se con chiarissima pruova non havesse mostrato che la giovane fosse maritata: SAN 1571: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola, venutasene, et per camino avisandosi che i dinari non le sarebbono sborsati, se con chiarissima pruova non havesse mostrato che la giovane fosse maritata: PAR 1586: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, & a Vinegia con la figliuola se ne venne, & per camino avvisandosi che i danari sborsati non le sariano stati, se con chiarissima pruova non havesse mostrato, che la giovane maritata fusse; PAR 1598: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola se ne venne, & per camino avisandosi che i danari sborsati non le sariano stati, se con chiarissima pruove (sic) non havesse mostrato, che la giovane maritata fusse; SAN 1598: Partitasi adunque costei, da una villa di Trivigiana dove habitava, et a Vinegia con la figliuola venutasene, et per camino avisandosi che i danari non le sariano stati sborsati, se con chiarissima pruova no(n) haveße mostrato che la giovane fosse maritata: SAN 1561: Perche lasciatoselo appreßare, a quello domandò in qual parte andaße, SAN 1562: Perche lasciatoselo appressare, gli domandò in qual parte andasse, SAN 1563: Perche, lasciatoselo appressare, gli domandò in qual parte andasse, SAN [1566]: Perche lasciatoselo appressare, gli domandò in qual parte andaße, SAN 1571: Perche lasciatoselo appressare, gli domandò in qual parte andasse, PAR 1586: Perche lasciatoselo appressare a quello dimandò in qual parte andasse; PAR 1598: Perche lasciatoselo appressare a quello dimandò in qual parte andasse: SAN 1598: Perche lasciatoselo appreßare, gli domandò in qual parte andasse, SAN 1561: et venirne con esse noi di compagnia, SAN 1562: et venirne con esse noi di compagnia, SAN 1563: et venirne con esse noi di compagnia, SAN [1566]: et venirne con esse noi in compagnia, SAN 1571: et venirne con esse noi in compagnia, PAR 1586: et venirne con eße noi di compagnia, PAR 1598: & venirne con esse noi di compagnia, SAN 1598: et venirne con eße noi in compagnia, 192 SAN 1561: la vecchia gli raccontò cio che ella a Vinegia veniva a fare, et come maritare questa sua figliuola voleva, et appreßo pregò lui che andarne con esso lei di compagnia dal gentil huomo volesse, SAN 1562: la vecchia gli raccontò cio che ella a Vinegia veniva a fare, et come maritare questa sua figliuola voleva, et appresso pregò lui che andarne con esso lei di compagnia dal gentil huomo volesse, SAN 1563: la vecchia gli raccontò ciò che ella a Vinegia veniva a fare, et come maritare questa sua figliuola voleva, et appreßo pregò lui che andarne con eßo lei di compagnia dal gentilhuomo volesse, SAN [1566]: la vecchia gli raccontò ciò che ella a Vinegia veniva a fare, (om.) et appresso pregò lui che andarne con esso lei in compagnia dal gentilhuomo volesse, SAN 1571: la vecchia gli raccontò ciò che ella a Vinegia veniva a fare, (om.) et appresso pregò lui che andarne con esso lei in compagnia dal gentilhuomo volesse, PAR 1586: la vecchia gli raccontò ciò, che ella a Vinegia veniva a fare, et come maritare questa sua figliuola voleva, et appresso pregò lui, che andarne con esso lei di compagnia dal gentil’huomo volesse; PAR 1598: la vecchia gli raccontò ciò che ella a Vinegia veniva a fare, & come maritare questa sua figliuola voleva, & appresso pregò lui, che andarne con esso lei di compagnia dal gentil’huomo volesse; SAN 1598: la vecchia gli raccontò ciò che ella à Vinegia veniva à fare, (om.) et appreßo pregò lui che andarne con esso lei in compagnia dal gentilhuomo volesse, SAN 1561: dicendogli, che sempre poscia di cotale servigio gli sarebbe obligata, et appresso promettendo gli di sempre pregar Messer Domenedio per l’anima sua. SAN 1562: dicendogli, che sempre poscia di cotale servigio gli sarebbe obligata, et appresso promettendogli di sempre pregar meßer Domenedio per l’anima sua. SAN 1563: dicendogli, che sempre poscia di cotale servigio gli sarebbe obligata, et appreßo promettendogli di sempre pregar meßer Domenedio per l’anima sua. SAN [1566]: dicendogli che sempre poscia di cotale servigio gli sarebbe obligata, et appresso promettendogli di sempre pregar messer Domenedio per l’anima sua. SAN 1571: dicendogli che sempre poscia di cotale servigio gli sarebbe obligata, et appresso promettendogli di sempre pregar messer Domenedio per l’anima sua. PAR 1586: dicendogli, che sempre poscia di cotale servigio gli sarebbe obligata, PAR 1598: dicendogli, che sempre poscia di cotale servigio gli sarebbe obligata. SAN 1598: dicendogli che sempre poscia di cotale servigio gli sarebbe obligata. (om.)545 SAN 1561: ma sallo Iddio, ch’io ne son dolente a morte, SAN 1562: ma sallo Iddio, ch’io ne son dolente a morte, SAN 1563: ma sallo Iddio, ch’io ne son dolente a morte, SAN [1566]: ma sallo Iddio, ch’io ne son dolente a morte, SAN 1571: ma sallo Iddio, ch’io ne son dolente a morte, PAR 1586: ma sallo Iddio, ch’io ne son dolente a morte, PAR 1598: ma io ne son dolente a morte, SAN 1598: ma (om.) io ne son dolente à morte,546 SAN 1561: con il maggior dolore del mondo temendo il far peggio palesando lo inga(n)no, lasciò che Menico co(n) la figliuola quella notte dormisse. 545 Il correttore, eliminando il riferimento a Dio, ritorna in modo autonomo al testo della fonte. 546 Come nel caso precedente. 193 SAN 1562: con il maggior dolore del mondo, temendo il far peggio palesando lo inganno, lasciò che Menico con la figliuola quella notte dormisse, SAN 1563: con il maggior dolore del mondo, temendo il far peggio palesando lo inganno, lasciò che Menico con la figliuola quella notte dormisse, SAN [1566]: con il maggior dolore del mondo, temendo di far peggio palesando lo inganno, lasciò che Menico con la figliuola quella notte dormisse, SAN 1571: con il maggior dolore del mondo, temendo di far peggio palesando lo inganno, lasciò che Menico con la figliuola quella notte dormisse, PAR 1586: con il maggior dolore del mondo, temendo il far peggio palesando lo inganno, lasciò, che Menico con la figliuola quella notte dormisse. PAR 1598: con il maggior dolore del mondo, temendo il far peggio palesando lo inganno, lasciò, che Menico con la figliuola quella notte dormisse. SAN 1598: con il maggior dolore del mondo, temendo di far peggio palesando lo inganno, lasciò che Menico con la figliuola quella notte dormisse, SAN 1561: Quello che si faceßero la notte insieme, so che ciascuno di noi in un sol modo pe(n)sa; ma mi fu bene accertato, che la vacca per vitella, si come di molte altre sono; fu anch’eßa venduta. SAN 1562: Quello che si facessero la notte insieme, so che ciascuno di noi in un sol modo pensa; ma mi fu bene accertato, che la vacca per vitella, si come di molte altre sono; fu anch’essa venduta. SAN 1563: Quello che si facessero la notte insieme, so che ciascuno di noi in un sol modo pensa; ma mi fu bene accertato, che la vacca per vitella, si come di molte altre sono; fu anch’eßa venduta. SAN [1566]: Quello che si facessero la notte insieme, so che ciascuno di noi in un sol modo pensa; ma mi fu bene accertato, che la vacca per vitella, si come di molte altre sono; fu anch’essa venduta. SAN 1571: Quello che si facessero la notte insieme, so che ciascuno di noi in un sol modo pensa; ma mi fu bene accertato, che la vacca per vitella, si come di molte altre sono; fu anch’essa venduta. PAR 1586: Quello che si facessero la notte insieme, so che ciascuno di noi in un sol modo pensa; ma mi fu bene accertato, che la vacha per vitella, si come di molte altre sono; fu anch’essa venduta. PAR 1598: Quello che si faceßero la notte insieme, so che ciascuno di noi in un sol modo pensa; ma mi fu bene accertato, che la vaccha per vitella, si come di molte altre sono; fu anch’eßa venduta. SAN 1598: Quello che si facessero la notte insieme, so che ciascuno di noi in sul modo pensa; ma mi fu bene accettato, che la vacca per vitella, si come di molte altre sono; fu anch’essa venduta. SAN 1561: et sborsatoli i venticinque ducati, co’l nome di Dio, loro andare per li fatti loro lasciò. SAN 1562: et sborsatoli i venticinque ducati, co’l nome di Dio, loro andare per li fatti loro lasciò. SAN 1563: et sborsatoli i venticinque ducati, co’l nome di Dio, loro andare per li fatti loro lasciò. SAN [1566]: et sborsatoli i ve(n)ticinque ducati, co’l nome di Dio, loro andare per li fatti loro lasciò. SAN 1571: et sborsatoli i ve(n)ticinque ducati, co’l nome di Dio, loro andare per li fatti loro lasciò. 194 PAR 1586: et isborsatoli i vinticinque ducati, co’l nome di Dio, loro andare per li fatti loro lasciò. PAR 1598: & sborsatoli i venticinque ducati, co’l nome di Dio, loro andare per li fatti loro lasciò. SAN 1598: et sborsatoli i venticinque ducati, (om.) loro andare per li fatti loro lasciò. III. 3. 7. Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola Anche se nella seguente novella furono introdotte pochissime varianti, possiamo dire che si tratta di una trasmissione lineare; che le prime modifiche nella raccolta vennero introdotte subito a partire dall’edizione del 1562 e che la raccolta probabilmente non fu aggiornata secondo le novelle straparoliane perché nella raccolta sansoviana non fu introdotta la parola «magnato». Al contrario non possiamo con certezza stabilire dalla quale edizione dipenda l’edizione del 1598 perché «entrando» si trova in tutte le edizioni a partire dall’edizione del 1562, il pronome «tu» viene omesso in tutte le edizioni a partire dall’edizione del [1566] e l’ultimo esempio in cui l’edizione del 1598 concorda con l’edizione del [1566] non è una testimonianza troppo forte perché si tratta di un’omissione che il “correttore” abbia potuto fare indipendentemente dal modello seguito. Sansovino 1561 nov. IX, 4; 1562-1598 nov. VIII, 9 - Straparola nov. VIII, 6 SAN 1561: La mattina seguente questo eccellente medico chiamato alla cura de un certo contadino, ma però ben accommodato et ricco, entrato nella camera, vide sotto il letto la pelle di un’asino, SAN 1562: La mattina seguente questo eccellente medico chiamato alla cura de un certo contadino, ma però ben accommodato et ricco, entrando nella camera, vide sotto il letto la pelle di un’asino, SAN 1563: La mattina seguente questo eccellente medico chiamato alla cura de un certo contadino, ma però ben accommodato et ricco, entrando nella camera, vide sotto il letto la pelle di un’asino, SAN [1566]: La mattina seguente questo eccellente medico chiamato alla cura de un certo contadino, ma però ben accommodato et ricco, entrando nella camera, vide sotto il letto la pelle di un’asino, SAN 1571: La mattina seguente questo eccellente medico chiamato alla cura de un certo contadino, ma però ben accommodato et ricco, entrando nella camera, vide sotto il letto la pelle di un’asino, STR 1597: La mattina seguente questo magnato, et medico chiamato alla cura d’un certo co(n)tadino, ma però ben accommodato, e ricco, entrando nella camera, vide sotto ’l letto la pelle di un’asino,547 547 Le tredici, / et piacevoli / notte / del S. Giovan Francesco / Straparola, / da Caravaggio, / Divise in due libri. / Novamente ristampate, et con somma diligenza / reviste, et espurgate da tutti quelli errori / che in esse si contenevano, in Venetia, presso Daniel Zanetti, M. D. XCVII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 5580). 195 SAN 1598: La mattina seguente questo eccellente medico chiamato alla cura de un certo contadino, ma però ben accommodato et ricco, entrando nella camera, vide sotto il letto la pelle di un’asino, SAN 1561: Io conosco fratel mio, che hier sera tu hai fatto un gran disordine, che tu hai mangiato l’asino, SAN 1562: Io conosco fratel mio, che hier sera tu hai fatto un gran disordine, che tu hai mangiato l’asino, SAN 1563: Io conosco fratel mio, che hier sera tu hai fatto un gran disordine, che tu hai mangiato l’asino, SAN [1566]: io conosco fratel mio, che hier sera tu hai fatto un gran disordine, che (om.) hai mangiato l’asino, SAN 1571: io conosco fratel mio, che hier sera tu hai fatto un gran disordine, che (om.) hai mangiato l’asino, STR 1597: Io conosco fratel mio, che hier sera tu hai fatto un gran disordine, che hai mangiato l’asino, SAN 1598: io conosco fratel mio, che hiersera tu hai fatto un gran disordine, che (om.) hai mangiato l’asino, SAN 1561: Et così appare (si come diβi nel principio del mio ragionamento) che piu sono honorate le ricchezze, che la scientia. SAN 1562: Et così appare (si come dissi nel principio del mio ragionamento) che piu sono honorate le ricchezze, che la scientia. SAN 1563: Et cosi appare (si come dissi nel principio del mio ragionamento) che piu sono honorate le ricchezze, che la scientia. SAN [1566]: Et cosi appare (si come dissi nel principio del mio ragionamento) (om.) honorate le ricchezze, che la scientia. SAN 1571: Et cosi appare (si come dissi nel principio del mio ragionamento) piu honorate le ricchezze, che la scientia. STR 1597: Et cosi appare (si come dissi nel principio del mio ragioname(n)to) che più sono honorate le ricchezze, che la scie(n)za. SAN 1598: Et cosi appare (si come dissi nel principio del mio ragionamento) (om.) honorate le ricchezze, che la scientia III. 3. 8. Le Novelle di Matteo Bandello Anche questa novella, come tutte le precedenti, fu trasmessa in modo lineare. I primi aggiornamenti li possiamo trovare a partire dall’edizione del [1566]. La novella non fu aggiornata secondo le Novelle di Matteo Bandello. Ciò si capisce dall’esempio che contiene le varianti «la conversatione» e «la conservatione» in cui l’edizione SAN 1598 non concorda con l’edizione BAN 1566 ma concorda con le edizioni SAN [1566] e SAN 1571. Dagli esempi non si può capire con certezza se al “correttore” dell’edizione del 1598 servì come modello l’edizione del [1566] o quella del 1571 perché l’edizione del 1598, a parte due ultimi esempi (omissione del pronome e correzione della forma del verbo), concorda sempre con entrambe le edizioni. 196 Nell’edizione del 1598 «monastero di sante donne» venne sostituito con «palazzo di donne» e Ligurina non si decide per il resto della sua vita «servir a Dio» ma si decide «operar bene». Sansovino 1562-1598 nov. IX, 9; - Bandello vol. 2 nov. 3 SAN 1562: Allhora Ligurina le disse. Madonna, fate venir qua vostro marito, et il tal e tal huomo, e la tal e tal donna, SAN 1563: Allhora Ligurina le dissa. (sic) Madonna, fate venir quà vostro marito, et il tale e tal huomo, e la tale e tal donna, SAN [1566]: Allhora Ligurina le disse. Madonna, fate venir qua vostro marito, et il tal e tal huomo, e la tal e tal donna, BAN 1566: Allhora Ligurina le disse, Madonna, fate venir qua vostro marito, et il tal’ e tal’ huomo, e la tal e tal donna,548 SAN 1571: Allhora Ligurina le disse. Madonna, fate venir qua vostro marito, et il tal e tal huomo, la tal e tal donna, SAN 1598: Allhora Ligurina le diβe. Madonna, fate venir quà vostro marito, et il tal e tal huomo, e la tal (om.) donna, SAN 1562: disse loro, parlando pur Genovese, ecci neβuno di voi che mi conosca, o che si ricordi per alcun te(m)po havermi veduto in questa terra? SAN 1563: diβe loro, parlando pur Genovese, ecci neβuno di voi che mi conosca, o che si ricordi per alcun tempo havermi veduto in questa terra? SAN [1566]: disse loro, parlando pur Genovese, ecci neβuno di voi che mi conosca, o che si ricordi per alcun tempo havermi veduto in questa terra? BAN 1566: disse loro, parlando pur Genovese, ecci nessuno di voi, che mi conosca, ò che si ricordi per alcun tempo havermi veduto in questa terra? SAN 1571: disse loro, parlando, pur Genovese, ecci nessuno di voi che mi conosca, e pur si ricordi per alcun tempo havermi veduto in questa terra? SAN 1598: diβe loro, parlando pur Genovese, ecci nessuno di voi che mi conosca, ò pur si ricordi per alcun tempo havermi veduto in questa terra? SAN 1562: il signor’ Alfonso che quì in casa alloggia, figliuolo del Duca d’Alva, eβendo io ancora picciolina, m’hebbe nelle mani, e m’ha fin’hora tenuta (dicasi la verità come è) per bagascia. SAN 1563: il signor’ Alfonso che quì in casa alloggia, figliuolo del Duca d’Alva, essendo io ancora picciolina, m’hebbe nelle mani, e m’ha fin’hora tenuta (dicasi la verità come è) per bagascia. SAN [1566]: il signor Alfonso che quì in casa alloggia, figliuolo del Duca d’Alva, eβendo io ancora picciolina, m’hebbe nelle mani, e m’ha fin’hora tenuta (dicasi la verità come è) per bagascia. BAN 1566: il signore Alfonso, che quì in casa alloggia, figliuolo del Duca d’Alva, essendo io anchora picciolina, m’hebbe nelle mani, e m’ha fin’hora tenuta (dicasi la verità come è) per bagascia. 548 Il secondo volume / Delle novelle / del Bandello / novamente corretto, / et illustrato dal sig. / Alfonso Ulloa. / Con aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 54-2). 197 SAN 1571: il signor Alfonso che qui in casa alloggia, figliuolo del Duca d’Alva, essendo io anchora picciolina m’hebbe nelle mani, e m’ha fin’hora tenuta (dicesi la verità come è) per bagascia. SAN 1598: il signor Alfonso che qui in casa alloggia, figliuolo del Duca d’Alva, essendo io ancora picciolina, m’hebbe nelle mani, e m’ha fin’hora tenuta (om.). SAN 1562: Datele ad una di queste vostre schiave, alla più fidata, SAN 1563: Datele ad una di queste vostre schiave, alla piu fidata, SAN [1566]: Datele ad una di queste vostre chiave, alla piu fidata, BAN 1566: Datele ad una di queste vostre schiave, alla piu fidata, SAN 1571: Datele ad una di queste vostre chiave, alla piu fidata, SAN 1598: Datele ad una di queste vostre chiave, alla piu fidata, SAN 1562: et in questo mezo non si stia a bada, ne si perda tempo, ma celatamente, accioche per la via io non sia conosciuta, menatemi ad un monastero di sante donne, perche io non intendo restar piu al mondo, ma il rimanente della mia vita servir a Dio: SAN 1563: et in questo mezo non si stia a bada, ne si perda tempo, ma celatamente, accioche per la via io non sia conosciuta, menatemi ad un monastero di sante donne, perche io non intendo restar piu al mondo, ma il rimanente della mia vita servir a Dio: SAN [1566]: et in questo mezo non si stia a bada, ne si perda tempo, ma celatamente, accioche per la via io non sia conosciuta, menatemi ad un monastero di sante donne, p(er)che io non intendo restar piu al mondo, ma il rimanente della mia vita servir a Dio, BAN 1566: et in questo mezo non si stia a bada, ne si perda tempo, ma celatamente, accioche p(er) la via io no(n) sia conosciuta, menatemi ad un monastero di sante, do(n)ne p(er)che io non intendo restar piu al mondo, ma il rimanente della mia vita servir’ a Dio: SAN 1571: et in questo mezo non si stia a bada, ne si perda tempo, ma celatamente, accioche per la via io non sia conosciuta, menatemi ad un monastero di sante donne, perche io non intendo restar piu al mondo, ma il rimanente della mia vita servir a Dio, SAN 1598: et in questo mezo non si stia à bada, (om.) ma celatamente, accioche per la via io non sia conosciuta, menatemi ad un palazzo di donne, perche io non indo restar piu al mondo, ma il rimanente della mia vita operar bene, SAN 1562: almeno per l’avvenir sia il viver mio tale, quale alla conditione del nostro parentado si conviene; e s’emendi con la conversatione e vita, che io con l’aiuto del nostro signor Iddio farò, SAN 1563: almeno per l’avvenir sia il viver mio tale, quale alla conditione del nostro parentado si conviene, e s’emendi con la conversatione e vita, che io con l’aiuto del nostro signor Iddio farò, SAN [1566]: almeno per l’avvenir sia il viver mio tale, quale alla conditione del nostro parentado si conviene, e s’emendi con la conservatione e vita, che io con l’aiuto del nostro signor Iddio farò, BAN 1566: almeno per l’avvenir sia il viver mio tale, quale alla conditione del nostro pare(n)tado si conviene; e s’emendi con la conversatione e vita, che io con l’aiuto del nostro signor’ Iddio farò, SAN 1571: almeno per l’avvenir sia il viver mio tale, quale alla conditione del nostro parentado si conviene, e s’emendi con la conservatione e vita, che io con l’aiuto del nostro signor Iddio farò, SAN 1598: almeno per l’avenir sia il viver mio tale, quale alla conditione del nostro parentado si conviene, e s’emendi con la conservatione e vita, ch’io con l’aiuto del nostro signor Iddio farò, 198 SAN 1562: la travestirono, et ad un venerabil monastero di sante donne la condussero, SAN 1563: la travestirono, et ad un venerabil monastero di sante donne la condussero, SAN [1566]: la travestirono, et ad un venerabil monastero di sante donne la condussero, BAN 1566: la travestirono, et ad un venerabil monastero di sante donne la condussero, SAN 1571: la travistirono, et ad un venerabil monastero di sante donne (om.) condussero, SAN 1598: la travestirono, et ad un venerabil monastero di sante donne (om.) condussero, SAN 1562: Il Lavagna che non era uso portar in groppa, e sofferir che altri l’ingiuriasse, o conoscesse Alfonso o no, gli disse che mentiva, SAN 1563: Il Lavagna che non era uso portar in groppa, e sofferir che altri l’ingiuriasse, o conoscesse Alfonso o no, gli disse che mentiva, SAN [1566]: Il Lavagna che non era uso portar in groppa, e sofferir che altri l’ingiuriasse, o conoscesse Alfonso o no, gli disse che mentiva, BAN 1566: Il Lavagna, che non era uso portar in groppa, e sofferir, che altri l’ingiuriasse, ò conoscesse Alfonso ò nò, gli disse, che me(n)tiva, SAN 1571: Il Lavagna che non era uso portar in groppa, e sofferir che altri l’ingiuriassero conoscesse Alfonso o no, gli disse che mentiva, SAN 1598: Il Lavagna che non era uso portar in groppa, e sofferir che altri l’ingiuriaβe, (om.) conoscesse Alfonso ò nò, gli disse che mentiva, III. 3. 9. Le Rime et prose volgari di Giovanni Brevio Da quanto è già stato detto nel capitolo I. 5. le novelle del Brevio nel Cinquecento furono pubblicate soltanto nel 1545, per questo motivo questa volta vengono confrontati soltanto i testi del Sansovino. Dagli seguenti esempi si capisce che la novella venne trasmessa in modo lineare e le edizioni del 1562 e del 1563 non contengono le varianti sostanziali. Alcune piccole divergenze le possiamo trovare soltanto a partire dall’edizione del [1566]. Anche se le edizioni del [1566] e del 1571 sono praticamente uguali, dall’errore che nell’edizione del [1566] è stato ricopiato (probabilmente dall’edizione del 1563 in cui nel verbo «scopriranno» manca la lettera «c») e nell’edizione del 1571 venne ricorretto, si capisce che il “correttore” abbia utilizzato come modello l’edizione del [1566]. Le varianti più vistose sono state introdotte nella novella a partire dall’edizione del 1598. In questa edizione oltre gli errori che ci furono introdotti indipendentemente dalle stampe precedenti troviamo alcune omissioni delle parole di sovrappiù, l’omissione del nome del personaggio realmente vissuto, le omessioni o le trascrizioni soprattutto delle parti che toccano l’argomento della fortuna (aiutatrice degli audaci), l’appellativo «divino» e i momenti del [vicario] Schio e di Camillo trascorsi con le donne. 199 Sansovino 1562-1563 nov. II, 1; [1566]-1598 nov. II, 6 - Brevio nov. 2 SAN 1562: Messer Antonio Bagarotto ama Monna Lucretia, la quale di lui non curando, con uno amico del detto M. Antonio secretamente del loro amore si gode, finalmente per mezo del detto amico, è posto in gratia di lei, & ne diviene possessore. SAN 1563: Messer Antonio Bagarotto ama Monna Lucretia, la quale di lui non curando, con uno amico del detto M. Antonio secretamente del loro amore si gode, finalmente per mezo del detto amico, è posto in gratia di lei, & ne diviene possessore. SAN [1566]: Messer Antonio Bagarotto ama Monna Lucretia, la quale di lui non curando, con uno amico del detto M. Antonio secretamente del loro amore si gode, finalmente per mezo del detto amico, e posto in gratia di lei, & ne diviene possessore. SAN 1571: Messer Antonio Bagarotto ama Monna Lucretia, la quale di lui non curando, con uno amico del detto M. Antonio secretamente del loro amore si gode, finalmente per mezo del detto amico è posto in gratia di lei, & ne diviene possessore. SAN 1598: Messer Antonio Bagarotto ama Monna Lucretia, la quale di lui non curando, con uno amico del detto M. Antonio secretamente del loro amore si gode, finalmente per mezo del detto amico, e posto in gratia di lei, & ne divenne possessore. SAN 1562: Hora avenne ch’egli dello amore d’una bellissima donna vedova fieramente s’accese, la quale percioche giovane molto il vedeva, poco di lui le celava; ma cauta et accorta molto eβendo, con un grande amico di lui, gentilhuomo Vicentino, che Meβer Vicenzo da Schio549 era detto, segretamente si sollazzava, SAN 1563: Hora avenne ch’egli dello amore d’una bellissima donna vedova fieramente s’accese, la quale percioche giovane molto il vedeva, poco di lui le celava; ma cauta et accorta molto essendo, con un grande amico di lui, gentilhuomo Vicentino, che Messer Vicenzo da Schio era detto, segretamente si sollazzava, SAN [1566]: Hora avenne ch’egli dello amore d’una bellissima donna vedova fieramente s’accese, la quale percioche giovane molto il vedeva, poco di lui le caleva; ma cauta et accorta molto essendo, con un grande amico di lui, gentilhuomo Vicentino, che Messer Vicenzo da Schio era detto, segretamente si sollazzava, SAN 1571: Hora avenne ch’egli dello amore d’una bellissima donna vedova fieramente s’accese, la quale percioche giovane molto il vedeva, poco di lui le caleva; ma cauta et accorta molto essendo, con un grande amico di lui, gentilhuomo Vicentino, che Messer Vicenzo da Schio era detto, segretamente si sollazzava, SAN 1598: Hora avenne ch’egli dello amore d’una bellissima donna vedova fieramente s’accese, la quale percioche giovane molto il vedeva, poco di lui le caleva; ma cauta et accorta molto eβendo, con un grande amico di lui, gentilhuomo Vicentino, che Messer (om.) era detto, segretamente si sollazzava, SAN 1562: Che ci nocerà il tentare? la fortuna le piu delle volte è favorevole et aiutatrice de gli audaci. SAN 1563: Che ci nocerà il tentare? la fortuna le piu delle volte è favorevole et aiutatrice de gli audaci. SAN [1566]: Che ci nocerà il tentare? la fortuna le piu delle volte e favorevole et aiutatrice de gli audaci. SAN 1571: Che ci nocerà il tentare? la fortuna le piu delle volte è favorevole, et aiutatrice de gli audaci. 549 Vincenzo da Schio era realmente vissuto, nel 1526 venne eletto vicario della città. Cfr. ANNA SILVIA BRESCIA, Amoroso ardore del dragoncino da Fano: Etiam la prodica vita di Lippotopo, in «Nuovi studi fanesi», n. 21 (2007), pp. 61-92, a p. 63. 200 SAN 1598: Che ci nocerà il tentare. (om.) SAN 1562: Era il Conte uno de piu leggiadri, et gagliardi giovani di Padova, et appresso di chiaro ingegno, e piacevole molto e costumato essendo, quasi tutto il tempo spendeva ne fatti delle donne, SAN 1563: Era il Conte uno de’ piu leggiadri, et gagliardi giovani di Padova, et appreβo di chiaro ingegno, et piacevole molto e costumato essendo, quasi tutto il tempo spendeva ne’ fatti delle donne, SAN [1566]: Era il Conte uno de piu leggiadri, et gagliardi giovani di Padova, et appresso di chiaro ingegno, et piacevole molto e costumato essendo, quasi tutto il tempo spendeva ne’ fatti delle donne, SAN 1571: Era il Conte uno de piu leggiadri, et gagliardi giovani di Padova, et appresso di chiaro ingegno, et piacevole molto et costumato essendo, quasi tutto il tempo spendeva ne’ fatti delle donne, SAN 1598: Era il Conte uno de piu leggiadri, et gagliardi giovani di Padova, et Appresso dì chiaro ingegno, et piacevole molto e costumato essendo, quasi tutto il tempo splendeva ne i fatti delle donne, SAN 1562: con un de suoi ferri l’uscio d’una camera, che dirimpetto la scala era aperto et entro passato, vide sopra il letto di quella tre persone, che profondamente dormivano, et queste erano due fanti di Monna Lucretia, et uno huomo, che l’una di quelle in braccio si teneva, onde cheto cheto partitosi, ad un’altra camera se n’andò, SAN 1563: con un de’ suoi ferri l’uscio d’una camera, che dirimpetto la scala era aperto et entro passato, vide sopra il letto di quella tre persone, che profondamente dormivano, et queste erano due fanti di Monna Lucretia, et uno huomo, che l’una di quelle in braccio si teneva, onde cheto cheto partitosi, ad un’altra camera se n’andò, SAN [1566]: con un de’ suoi ferri l’uscio d’una camera, che dirimpetto la scala era aperto et entro passato, vide sopra il letto di quella tre persone, che profondamente dormivano, et queste erano due fanti di Monna Lucretia, et uno huomo, che l’una di quelle in braccio si teneva, onde cheto cheto partitosi, ad un’altra camera se n’andò, SAN 1571: con un de’ suoi ferri l’uscio d’una camera, che dirimpetto la scala era aperto et entro passato, vide sopra il letto di quella tre persone, che profondamente dormivano, et queste erano due fanti di Monna Lucretia, et uno huomo, che l’una di quelle in braccio si teneva, onde cheto cheto partitosi, ad un’altra camera se n’andò, SAN 1598: con un de i suoi ferri l’uscio d’una camera, che dirimpetto la scala era aperto et entro passato, vide sopra il letto di quella tre persone, che profondamente dormivano, et queste erano due fanti di Monna Lucretia, et uno huomo, che l’una di quelle in braccio si tenevan, onde cheto (om.) partitosi, ad un’altra camera se n’andò, SAN 1562: avenne che Monna Lucretia per lo frugar che ’l Conte faceva all’uscio, si svegliò, et due volte schiaritasi tacque. SAN 1563: avenne che Monna Lucretia per lo frugar che ’l Conte faceva all’uscio, si svegliò, et due volte schiaritasi tacque. SAN [1566]: avenne che Monna Lucretia per lo frugar che ’l Conte faceva all’uscio, si svegliò, et due volte spurgatasi tacque. SAN 1571: avenne che Monna Lucretia per lo frugar che ’l Conte faceva all’uscio, si svegliò, et due volte spurgatasi tacque. SAN 1598: ave(n)ne che Monna Lucretia per lo frugar che ’l Conte faceva all’uscio, si svegliò, et due volte spurgatasi tacque. 201 SAN 1562: Le quai parole udendo il Cavaliere, SAN 1563: Le quai parole udendo il Cavaliere, SAN [1566]: Le quai parole udendo il Cavaliere, SAN 1571: Le quai parole udendo il Cavaliere, SAN 1598: Le quai parore550 udendo il Cavaliere, SAN 1562: Il Cavaliere ciò udendo, alle divine bellezze et a’ laudevoli costumi della donna pensando, et al desiderio ardentissimo che egli d’haverla nelle braccia haveva, et alla ventura che la fortuna innanzi mandata gli haveva, considerando, si sentiva struggere come la neve al Sole, SAN 1563: Il Cavaliere ciò udendo, alle divine bellezze et a’ laudevoli costumi della donna pensando, et al desiderio ardentissimo che egli d’haverla nelle braccia haveva, et alla ventura che la fortuna innanzi mandata gli haveva, considerando, si sentiva struggere come la neve al Sole, SAN [1566]: Il Cavaliere ciò udendo, alle divine bellezze et a’ laudevoli costumi della donna pensando, et al desiderio ardentissimo che egli d’haverla nelle braccia haveva, et alla ventura che la fortuna innanzi mandata gli haveva, considerando, si sentiva struggere come la neve al Sole, SAN 1571: Il Cavaliere ciò udendo, alle divine bellezze et a’ laudevoli costumi della donna pensando, et al desiderio ardentissimo che egli d’haverla nelle braccia haveva, et alla ventura che la fortuna innanzi mandata gli haveva, considerando, si sentiva struggere come la neve al Sole, SAN 1598: Il Cavaliere ciò udendo, alle (om.) bellezze et à’ laudevoli costumi della donna pensando, et al desiderio ardentissimo che egli d’haverla nelle braccia haveva, et alla sua ventura, (om.) considerando, si sentiva struggere come la neve al Sole, SAN 1562: Costoro che incontro noi vengono, per aventura saranno de’ familiari di casa, et ci scopriranno, SAN 1563: Costoro che incontro noi vengono, per aventura saranno de’ familiari di casa, et ci s opriranno, SAN [1566]: Costoro che incontro noi vengono, per aventura saranno de’ familiari di casa, et ci sopriranno, SAN 1571: Costoro che incontro noi vengono, per aventura sara(n)no de’ familiari di casa, et ci scopriranno, SAN 1598: Costoro che incontro noi vengono, per aventura saranno de’ familiari di casa, et ci sopriranno, SAN 1562: Compare stà cheto, io son lo Schio. SAN 1563: Compare stà cheto, io son lo Schio. SAN [1566]: Compare stà cheto, io son lo Schio. SAN 1571: Compare stà cheto, io son lo Schio. SAN 1598: Compare stà cheto, (om.) son lo Schio. SAN 1562: Quivi sopra l’herba fresca a seder postisi lungamente de’ loro amorosi diletti con gran piacere di tutti quattro, ma piu dello Schio, et di Camillo, che le loro donne havevano la notte in braccio tenute ragionarono, 550 Si tratta di un errore. 202 SAN 1563: Quivi sopra l’herba fresca a seder postisi lungamente de’ loro amorosi diletti con gran piacere di tutti quattro, ma piu dello Schio, et di Camillo, che le loro donne havevano la notte in braccio tenute ragionarono, SAN [1566]: Quivi sopra l’herba fresca a seder postisi lungamente de’ loro amorosi diletti con gran piacere di tutti quattro, ma piu dello Schio, et di Camillo, che le loro donne havevano la notte in braccio tenute ragionarono, SAN 1571: Quivi sopra l’herba fresca a seder postisi lungamente de’ loro amorosi diletti con gran piacere di tutti quattro, ma piu dello Schio, et di Camillo, che le loro donne havevano la notte in braccio tenute ragionarono, SAN 1598: Quivi sopra l’herba fresca à seder postisi lungamente de’ loro amorosi diletti con gran piacere di tutti quattro, ma piu dello Schio, et di Camillo, (om.) ragionarono, SAN 1562: Lo Schio indi a pochi dì essendo dal padre chiamato, e la promessa al Cavaliere attener volendo, prima posto ordine con Mo(n)na Lucretia, come ciò s’havesse a fare, lui nelle braccia di lei caramente coricò, la qual dolcemente abbracciandolo, di senno maturo et d’alta speranza conoscendolo, tutto il tempo ch’egli stette in Padova, lietamente godette, et hebbe caro. SAN 1563: Lo Schio indi a pochi dì essendo dal padre chiamato, e la promessa al Cavaliere attener volendo, prima posto ordine con Mo(n)na Lucretia, come ciò s’havesse a fare, lui nelle braccia di lei caramente coricò, la qual dolcemente abbracciandolo, di senno maturo et d’alta speranza conoscendolo, tutto il tempo ch’egli stette in Padova, lietamente godette, et hebbe caro. SAN [1566]: Lo Schio indi a pochi dì essendo dal padre chiamato, e la promessa al Cavaliere attener volendo, prima posto ordine con Monna Lucretia, come ciò s’havesse a fare, lui nelle braccia di lei caramente coricò, la qual dolcemente abbracciandolo, di senno maturo et d’alta speranza conoscendolo, tutto il tempo ch’egli stette in Padova lietamente godette, et hebbe caro. SAN 1571: Lo Schio indi a pochi dì essendo dal padre chiamato, et la promessa al Cavaliere attener volendo, prima posto ordine con Monna Lucretia, come ciò s’havesse a fare, lui nelle braccia di lei caramente coricò, la qual dolcemente abbracciandolo, di senno maturo et d’alta speranza conoscendolo, tutto il tempo ch’egli stette in Padova lietamente godette, et hebbe caro. SAN 1598: Lo Schio indi à pochi dì essendo dal padre chiamato, e la promessa al Cavaliere, ottenne. III. 3. 10. La Novella di Giovanni Guidiccioni Ugualmente come nel caso precedente, la novella di Giovanni Guidiccioni nel Cinquecento non è stata ristampata (vd. cap. I. 6.), quindi anche questa volta vengono confrontati soltanto le edizioni del Sansovino. Tra gli esempi non si trova nemmeno l’edizione SAN 1563 perché l’unica novella del Guidiccioni nell’edizione delle Cento novelle scelte del 1563 non fu inserita. Dagli esempi si vede che anche questa novella fu trasmessa in modo lineare e che l’edizione del 1598 anche questa volta probabilmente dipenda dall’edizione del [1566]. Ciò si capisce dalla convergenza delle espressioni «sicurtà» e «non si maravigli» che si trovano nelle suddette edizioni mentre nelle rimanenti edizioni si trovano le espressioni «sicura» e «non si maravigliò». 203 Nell’edizione del 1598 troviamo notevoli omissioni riguardanti Dio, la fortuna, i passi in cui si parla male dei frati e dei tradimenti. Sansovino 1562 nov. VI, 1; [1566] - 1598 nov. VII, 1 SAN 1562: et insieme presero quel piacere oltre al quale niuno maggiore se ne puo (che io mi creda) trovare, SAN [1566]: et insieme presero quel piacere oltre al quale niuno maggiore se ne puo (che io mi creda) trovare, SAN 1571: et insieme presero quel piacere oltre al quale niuno maggiore se ne può (che io mi creda) trovare, SAN 1598: et insieme presero quel piacere che à loro parve, SAN 1562: volo(n)torosa di udire novelle del suo Messer Francesco (che tali si dava a credere che fossero) ad una graticola di una loggia, la quale sopra alla strada rispondea se ne venne: ma si presto vi giunse che vidde et conobbe il Sanese che la attendea, SAN [1566]: volontorosa di udire novelle del suo Messer Francesco (che tali si dava a credere che fossero) ad una graticola di una loggia, la quale sopra alla strada rispondea se ne venne: ne si presto vi giunse che vidde et conobbe il Sanese che la attendea, SAN 1571: volontorosa di udire novelle del suo Messer Francesco (che tali si dava a credere che fossero) ad una graticola di una loggia, la quale sopra alla strada rispondea se ne venne: ne si presto vi giunse che vidde et conobbe il Sanese che la attendea, SAN 1598: volontorosa di udire novelle del suo Messer Francesco (che tali si dava à credere che fossero) ad una graticola di una loggia, la quale sopra alla strada rispondea se ne venne: ne si presto vi giunse che vidde et conobbe il Sanese che la attendea, SAN 1562: per verun modo non le direbbe quello che se ella nol sapea gli potrebbe eßere di troppo piu danno cagion che non si avisava, et che tarda pentitasi se ne dovrebbe. SAN [1566]: per verun modo non (om.) direbbe quello che se ella nol sapea gli potrebbe essere di troppo piu danno cagion che non si avisava, et che tarda pentitasi se ne dorrebbe. SAN 1571: per verun modo non (om.) direbbe quello che se ella nol sapea gli potrebbe essere di troppo piu danno cagion che non si avisava, et che tarda pentitasi se ne dorrebbe. SAN 1598: per verun modo non (om.) direbbe quello che se ella nol sapea gli potrebbe essere di troppo piu danno cagion che non si avisava, et che tarda pentitasi se ne dorrebbe. SAN 1562: assai leggiermente si accorse che il sanese harebbe voluto la giumenta del suo compagno cavalcare, SAN [1566]: assai leggiermente si accorse che il Sanese harebbe (om.) la giumenta del suo compagno cavalcare, SAN 1571: assai leggiermente si accorse che il Sanese harebbe (om.) la giumenta del suo compagno cavalcare, SAN 1598: assai leggiermente si accorse che il Sanese harebbe (om.) la giumenta del suo compagno cavalcare, SAN 1562: che so io se di quì a buon prezzo mi tornerà. SAN [1566]: che so io se di quì a buon pezzo mi tornera. SAN 1571: che so io se di quì a buon pezzo mi tornerà? SAN 1598: che so io se di quì à buon pezzo mi tornerà. 204 SAN 1562: ma per pigliarmi il buon te(m)po quando io posso, scemo pero io punto del vostro amore? SAN [1566]: ma per pigliarmi il buon tempo quando io posso, scemo io pero punto del nostro amore? SAN 1571: ma per pigliarmi il buon tempo quando io posso, scemo io però punto del nostro amore? SAN 1598: ma per pigliarmi il buon tempo quando io posso, scemo io pero punto del nostro amore? SAN 1562: Et oltre a ciò chi mi rende sicura che egli sia per dover ritornare qua? SAN [1566]: Et oltre a cio chi mi rende sicurta che egli sia per dover ritornare quà? SAN 1571: Et oltre a cio chi mi rende sicura che egli sia per dover ritornare quà? SAN 1598: Et oltre à ciò chi mi rende sicurtà che egli sia per dover ritornare quà? SAN 1562: Benche per dio gratia quando egli è quì, mi fa soffrire si lunghi digiuni che bene ho ragione di piantargli le corna, SAN [1566]: Benche per Dio gratia quando egli e qui, mi fa soffrire si lunghi digiuni che bene ho ragione di piantargli le corna, SAN 1571: Benche per Dio gratia quando egli è quì, mi fa sofferire si lunghi digiuni che bene ho ragione di piantargli le corna, SAN 1598: Benche (om.) quando egli è quì, mi fa soffrire si lunghi digiuni che bene ho ragione di piantargli le corna, SAN 1562: io sono donna et le donne non possono senza grandissimo affanno di animo et gran pericoli di infermità resistere a i caldi stimoli della carne, che pur hora mi soviene quel che mi disse quel santo Frate, ultimamente che egli mi confeβò, che essi che huomini sono et di vita santissima, sono molte volte sforzati a fare delle cosette, et solamente non mi die penitentia di quello ch’io m’havessi fatto con Messer Francesco, ma toccandomi sotto il mento mi disse, ch’io ero buona figliuola spirituale, et molte altre cose: et questo è fermo argumento che l’altre non si tengano le mani a cintola, anzi si adoprano molto meglio che non fo io. SAN [1566]: io sono donna et le donne non possono senza grandissimo affanno di animo et gran pericoli di infirmita resistere a i caldi stimoli della carne, che pur hora mi soviene quel che mi disse quel santo Frate, ultimamente che egli mi co(n)feβò, che essi che huomini sono et di vita santissima, sono molte volte sforzati a fare delle cosette, et solamente non mi die penitentia di quello ch’io m’havessi fatto con Messer Francesco, ma toccandomi sotto il mento mi disse, ch’io ero buona figliuola spirituale, et molte altre cose: et questo è fermo argumento che l’altre non si tengano le mani a cintola, anzi si adoprano molto meglio che non fo io. SAN 1571: Io sono donna et le donne non possono senza grandissimo affanno di animo et gran pericoli di infirmità resistere a i caldi stimoli della carne, che pur hora mi soviene quel che mi disse quel santo Frate ultimamente quando egli mi confessò, che essi che huomini sono et di vita santissima, sono molte volte forzati a fare delle cosette, et solamente non mi die penitentia di quello ch’io m’havessi fatto con Messer Francesco, ma toccandomi sotto il mento mi disse, ch’io ero buona figliuola spirituale, et molte altre cose: et questo è fermo argumento che l’altre non si tengano le mani a cintola, anzi si adoprano molto meglio che non fo io, SAN 1598: Io sono donna et le donne non possono senza grandissimo affanno di animo et gran pericoli di infermità resistere à i caldi stimoli della carne, (om.) 205 SAN 1562: egli per aventura potrebbe, manifestando gli nostri amori acquistarmi vergogna tale che io non sarei mai il tempo della mia vita lieta, onde io mi dispongo (che che avenire se ne debba) di satisfare interame(n)te, se egli me ne richiede (che cosi a Dio piaccia) alle sua voglie. SAN [1566]: egli per aventura potrebbe, manifestando gli nostri amori acquistarmi vergogna tale che io non sarei mai il tempo della mia vita lieta, onde io mi dispongo (che che avenire se ne debba) di satisfare interamente, se egli me ne richiede (che cosi a Dio piaccia) alle sua voglie. SAN 1571: egli per aventura potrebbe, manifestando gli nostri amori acquistarmi vergogna tale che io non sarei mai il tempo della mia vita lieta, onde io mi dispongo (che che avenire se ne debba) di satisfare interamente, se egli me ne richiede (che cosi a Dio piaccia) alle sua voglie, SAN 1598: egli per aventura potrebbe, manifestando gli nostri amori acquistarmi vergogna tale che io non sarei mai il tempo della mia vita lieta, onde io mi dispongo (che che avenire se ne debba) di satisfare interamente, se egli me ne richiede (om.) alle sua voglie. SAN 1562: non sapendo il malvagio et disleale, che a Dio (il quale con giustissimi occhi le humane operatione riguarda) di cosi fatto inganno ne verrebbe il lezo. SAN [1566]: non sapendo il malvaggio et disleale, che a Dio (il quale con giustiβimi occhi le humane operatione riguarda) di cosi fatto inganno ne vorrebbe il lezo. SAN 1571: non sapendo il malvaggio et disleale, che a Dio (il quale con giustissimi occhi le humane operatione riguarda) di cosi fatto inganno ne vorrebbe il lezo. SAN 1598: (om.) SAN 1562: Che perche esso et gli altri Sanesi riputino essere astutia et piacevolezza, non riguardare in le imprese di amore, SAN [1566]: Che perche esso et gli altri Sanesi riputino essere astutia et piacevolezza, non riguardare in le imprese di amore, SAN 1571: Che perche esso et gli altri Sanesi riputino essere astutia et piacevolezza, non riguardare in le imprese di amore, SAN 1598: Che perche esso et gli altri (om.) riputino essere astutia et piacevolezza, non riguardare in le imprese di amore, SAN 1562: Avenga ch’io stimi anzi sia certissimo per la esperientia che ne tengo di quella sfacciata vedova, et cosi credo che ogni huomo che non tenga dello scemo faccia; essere sopra a tutte l’altre cose perdita grandissima, restare privo di quella cosa dove la stanca vita de miseri si appoggia, ove ogni riposo, ogni pace, ogni gioia si ritruova, et della quale hora mercè della luce de belli occhi, hora delle soavissime parole ne sentiamo alzare anzi riporre in le piu beatissime parti del Cielo, come messer Nicolao honorando, pareva stare al vostro Rofia avanti che (no(n) dal Frate, ma dall’arrabbiata Vedova gli fosse fatto tanto tradimento. Hora tornando donde io mi partì et donde mi haveva rimosso lo sdegno che terrò sempre non solo con la Vedova ma con tutte quelle simile a lei) dico che SAN [1566]: Avenga ch’io stimi anzi sia certissimo per la esperientia che ne tengo di quella sfacciata vedova, et cosi credo che ogni huomo che non tenga dello scemo faccia; essere sopra a tutte l’altre cose perdita grandissima, restare privo di quella cosa dove la sta(n)ca vita de miseri si appoggia, ove ogni riposo, ogni pace, ogni gioia si ritruova, et della quale hora merce della luce de belli occhi, hora delle soavissime parole ne sentiamo alzare anzi riporre in le piu beatissime parti del Cielo, come Messer Nicolao honorando, pareva stare al vostro Rofia avanti che (non dal Frate, ma dall’arrabbiata Vedova gli fosse fatto tanto tradimento. 206 Hora tornando donde io mi parti et donde mi haveva rimosso lo sdegno che terro sempre non solo con la Vedova ma con tutte quelle simile a lei) dico che SAN 1571: Avenga ch’io stimi anzi sia certissimo per la esperientia che ne tengo di quella sfacciata vedova, et cosi credo che ogni huomo che non tenga dello scemo faccia; essere sopra a tutte l’altre cose perdita grandissima, restare privo di quella cosa dove (om.) stanca vita de miseri si appoggia, ove ogni riposo, ogni pace, ogni gioia si ritruova, et della quale hora mercè della luce de belli occhi, hora delle soavissime parole ne sentiamo alzare anzi riporre in le piu beatissime parti del Cielo, come Messer Nicolao honorando, pareva stare al vostro Rofia avanti che (non dal Frate, ma dall’arabbiata Vedova gli fosse fatto tanto tradimento. Hora tornando donde io mi partì et donde mi haveva rimosso lo sdegno che terrò sempre non solo con la Vedova ma con tutte quelle simile a lei) dico che SAN 1598: (om.) SAN 1562: et abbracciatola, la cominciò saporitamente a baciare. SAN [1566]: et abbracciatola, la comincio saporitamente a baciare. SAN 1571: et abbracciatola, la cominciò saporitamente a baciare. SAN 1598: (om.) SAN 1562: gli parve che la donna meno cercaβi di fuggirli di braccio, SAN [1566]: gli parve che la donna meno cercassi di fuggirli di braccio, SAN 1571: gli parve che la donna meno cercassi di fuggirli di braccio, SAN 1598: gli parve che la donna meno cercassi di fuggirli (om.), SAN 1562: Sentendo la donna le ragioni delle quali ella ne havea gran parte prima considerato, SAN [1566]: Sentendo la donna le ragioni delle quali ella ne havea gran parte prima considerato, SAN 1571: Sentendo la donna le ragioni delle quali ella ne havea gran parte prima considerato, SAN 1598: Sentendo la donna le ragioni delle quali ella (om.) havea gran parte prima considerato, SAN 1562: hebbe nel capo alla donna messo che fosse ben fatto, il lassare andare con la buona ventura messer Francesco, come al simile confortò, il fare di me, una sfacciata vedova, da un porco et furfante di un Frate. SAN [1566]: hebbe nel capo alla do(n)na messo che fosse ben fatto, il lassare andare con la buona ventura messer Francesco, come al simile confortò, il fare di me, una sfacciata vedova, da un porco et furfante di un Frate. SAN 1571: hebbe nel capo alla donna messo che fosse ben fatto, il lassare andare con la buona ventura Messer Francesco, come al simile confortò, il fare di me, una sfacciata vedova, da un porco et furfante di un Frate. SAN 1598: hebbe nel capo alla donna messo che fosse ben fatto, il laβare andare con la buona ventura messer Francesco (om.). SAN 1562: (ha detto con pace et riverentia delle castiβime e belliβime donne) SAN [1566]: (sia detto con pace et riverentia delle castiβime et belliβime donne) SAN 1571: (sia detto con pace et riverentia delle castissime et bellissime donne) SAN 1598: (sia detto con pace et riverentia delle castissime et bellissime donne) SAN 1562: s’ingegnò di mandarlo ad effetto, et fugli in ciò la fortuna in qualche parte favorevole. 207 SAN [1566]: s’ingegnò di mandarlo ad effetto, et fugli in ciò la fortuna in qualche parte favorevole. SAN 1571: s’ingegnò di mandarlo ad effetto, et fugli in ciò la fortuna in qualche parte favorevole. SAN 1598: s’ingegnò di mandarlo ad effetto, come fece. SAN 1562: Il misero il quale sotto il letto era nascoso ogni cosa ottimamente vedendo, da amariβimi pensieri accompagnato presso fu che di doglia non morì. SAN [1566]: Il misero il quale sotto il letto era nascoso ogni cosa ottimamente vedendo, da amarissimi pensieri accompagnato presso fu che di doglia non morì. SAN 1571: Il misero il quale sotto il letto era nascoso ogni cosa ottimamente vedendo, da amarissimi pensieri accompagnato presso fu che di doglia non mori. SAN 1598: Il misero il quale sotto il letto era (om.), ogni cosa ottimamente vedendo, da amarissimi pensieri accompagnato preβo fu che di doglia non morì. SAN 1562: Hor considerate per voi medesime donne mie care, (se per alcun tempo questo rabbioso spirito di gelosia ha potuto trovar luogo nel vostro petto, come io ho ferma credenza che piu volte ne vostri amori vi sia intervenuto, perche so pure che siete di carne come noi altri) co(n) che caute saette l’affannato giovane, trafigger si sentiβe, et andate considerando che e il vostro e mio Giova(n)ni da Fiano due anni fa amalandosi di leve malattia, entra(n)do in gelosia che la donna da lui tanto amata, per lo impedimento del mal suo, non si provedessi d’altro amore, stando fisso sempre in tal intenso pensiero, ne dive(n)ne presso che a morte, che harebbe egli fatto se havessi tocco con mano che si fossi data in preda no(n) dico a un prete solo, ma a tutt’il Clero d’un intero Vescovado, certo il caso suo no(n) harebbe havuto riparo et la salute sua era spacciata, ne p(er) tenergli coperta la imagine della sua diva che in camera teneva, ne sarebbe risultato allcun buono effetto, ma al tutto hoggi harebbe fatto il corso della vita sua. Ma Iddio providde ben’esso a ta(n)to disordine, perche in uno insta(n)te rimosse l’animo di Giovanni dall’amore della mal nata giovane et lo rivolse tutto in la sua da bene casta et honorata consorte. Pensate anchora che animo et che partito fosse quello del nostro Rosia quando vidde et trovò la sfacciata vedova in braccio a un certo frate. SAN [1566]: Hor considerate per voi medesime donne mie care, (se per alcun tempo questo rabbioso spirito di gelosia ha potuto trovar luogo nel vostro petto, come io ho ferma credenza che piu volte ne vostri amori vi sia intervenuto, perche so pure che siete di carne come noi aitri) con che acute saette l’affannato giovane, trafigger si sentiβe, et andate considerando che e il vostro et mio Giovanni da Fiano due anni fa amalandosi di leve malattia, entrando in gelosia che la donna da lui tanto amata, per lo impedimento del mal suo, non si provedeβi d’altro amore, stando fisso sempre in tal intenso pensiero, ne divenne preβo che a morte, che harebbe egli fatto se havessi tocco con mano che si foβi data in preda non dico a un prete solo, ma a tutt’il clero d’un intero Vescovado, certo il caso suo non harebbe havuto riparo et la salute sua era spacciata, ne per tenergli coperta la imagine della sua diva che in camera teneva, ne sarebbe risultato al cun buono effetto, ma al tutto hoggi harebbe fatto il corso della vita sua. Ma Iddio providde ben’esso a tanto disordine, perche in uno instante rimosse l’animo di Giovanni dall’amore della mal nata giovane et lo rivolse tutto in la sua da bene casta et honorata consorte. Pensate anchora che animo et che partito fosse quello del nostro Rosia quando vidde et trovo la sfacciata vedova in braccio a un certo frate. SAN 1571: Hor considerate per voi medesime donne mie care, (se per alcun tempo questo rabbioso spirito di gelosia ha potuto trovar luogo nel vostro petto, come io ho ferma credenza che piu volte ne vostri amori vi sia intervenuto, perche so pure che siete di carne come noi aitri) con che acute saette l’affannato giovane; trafigger si sentisse, et andate considerando che e il vostro et mio Giovanni da Fiano due anni fa amalandosi di leve malattia, entrando in 208 gelosia che la donna da lui tanto amata, per lo impedimento del mal suo, non si provedessi d’altro amore, stando fisso sempre in tal intenso pensiero, ne divenne presso che a morte, che harebbe egli fatto se havessi tocco con mano che si fo si data in preda non dico a un prete solo, ma a tutt’il clero d’un intero Vescovado, certo il caso suo non harebbe havuto riparo et la salute sua era spacciata, ne per tenergli coperta la imagine della sua diva che in camera teneva, ne sarebbe risultato al cun buono effetto, ma al tutto hoggi harebbe fatto il corso della vita sua. Ma Iddio providde ben’esso a tanto disordine, perche in uno instante rimosse l’animo di Giovanni dall’amore della mal nata giovane et lo rivolse tutto in la sua da bene casta et honorata consorte. Pensate anchora che animo et che partito fosse quello del nostro Rosia quando vidde et trovò la sfacciata vedova in braccio a un certo frate. SAN 1598: (om.) SAN 1562: Ma perche assai vagato sono tornando al mio lavoro dico, che dopo che la donna hebbe il Sanese con quella allegrezza ricevuto, con la quale quella sfacciata vedova si mise in le braccia di quel porco furfante et infranciosato frate, et con la quale qualunque cara cosa si suole ricevere, si accordarono a dispogliarsi et entrare nel letto, SAN [1566]: Ma perche assai vagato sono tornando al mio lavoro dico, che dopo che la donna hebbe il Sanese co(n) quella allegrezza ricevuto, co(n) la quale quella sfacciata vedova si misse in le braccia di quel porco furfante et infranciosato frate, et co(n) la quale qualu(n)que cara cosa si suole ricevere, si accordarono à spogliarsi et entrare nel letto, SAN 1571: Ma perche assai vagato sono tornando al mio lavoro dico, che dopo che la donna hebbe il Sanese con quella allegrezza recevuto, co(n) la quale quella sfacciata vedova si misse in le braccia di quel porco furfante et infranciosato frate, et co(n) la quale qualu(n)que cara cosa si suole ricevere, si accordarono à spogliarsi et entrare nel letto, SAN 1598: Ma perche aβai vagato sono, tornando al mio lavoro dico, che dopo che la donna hebbe il Sanese con quella allegrezza ricevuta, (om.) con la quale qualunque cara cosa si suole ricevere, si accordarono à spogliarsi et entrare nel letto, SAN 1562: Parendogli che la cosa fosse a miglior fine riuscita che non stimava. SAN [1566]: Parendogli che la cosa (om.) a miglior fine riuscita che non stimava. SAN 1571: Parendogli che la cosa (om.) a miglior fine riuscita che non stimava. SAN 1598: Parendogli che la cosa (om.) à miglior fine riuscita che non stimava. SAN 1562: (se disconcio si puo sentire in si fatte dolcezze) SAN [1566]: (se disconcio si puo sentire in si fatte dolcezze) SAN 1571: (se disconcio si può sentire in si fatte dolcezze) SAN 1598: (se disconcio (om.) in si fatte dolcezze) SAN 1562: con poco piacere della donna per quello che focosamente bramato havea, la quale perciò che alcuna volta M. Giomo fatto havea di cotali assalti, non si maravigliò punto, SAN [1566]: co(n) poco piacere della donna per quello che focosamente bramato havea, la quale percio che alcuna volta M. Giomo fatto havea di cotali assalti, non si maravigli punto, SAN 1571: co(n) poco piacere della donna per quello che focosamente bramato havea, la quale perciò che alcuna volta M. Giomo fatto havea di cotali assalti, non si maravigliò punto SAN 1598: con poco piacere della donna per quello che focosamente bramato havea, la quale perciò che alcuna volta M. Giomo fatto havea di cotali assalti, non si maravigli punto, SAN 1562: si mise la via infra gambe, SAN [1566]: si mise la via infra le gambe, SAN 1571: si mise la via infra le ga(m)be, 209 SAN 1598: si mise la via infra le gambe, SAN 1562: Però giovani, con licenza però di queste donne riverende, guardatevi da queste nostre inimiche. SAN [1566]: Pero giovani, con licenza però di queste donne riverende, guardatevi da queste nostre inimiche. SAN 1571: Però giovani, con licenza però di queste donne riverende, guardatevi da queste nostre inimiche. SAN 1598: Però giovani, con licenza però di queste donne honorande, guardatevi da queste nostre inimiche III. 3. 11. Le Novelle di Francesco Maria Molza Per quanto riguarda le novelle di Molza nella raccolta del Sansovino venne inserita soltanto la novella n. I. Questa novella fa parte solo delle edizioni del 1562 e del 1563 delle Cento novelle scelte del Sansovino e in entrambe le edizioni si trova alla posizione IV, 7. Da come è già stato detto nel capitolo I.7.1., la princeps del 1547 della novella intitolata Una figliuola del re di Bertagna si fugge dal padre, che fu pubblicata separatamente, non si è conservata e, visto che la novella venne ristampata soltanto nel 1867, si può dedurre che Sansovino non avesse possibilità di aggiornare il testo della novella contenuta nelle Cento novelle scelte del 1563 secondo un’altra stampa di Molza. Al contrario possiamo immaginare che anche questa volta (come in tutti i casi precedenti) si tratti di una tradizione lineare. III. 3. 12. Il Decameron di Giovanni Boccaccio Visto che l’unica novella, di provenienza boccacciana (Boccaccio: IX, 1), che fu inserita nell’edizione delle Cento novelle scelte del Sansovino del 1563, nelle seguenti edizioni non compare più, in questo sottocapitolo vengono confrontate le novelle che furono inserite nella raccolta a partire dall’edizione del [1566]. Oltre ai testi tratti dalle edizioni del Sansovino nel confronto vengono inclusi i brani tratti dal Decameron espurgato da Vincenzo Borghini, da Luigi Groto e da quello espurgato da Leonardo Salviati. Queste edizioni ci permettono capire se al “correttore” del testo di Sansovino per introdurre le modifiche nell’edizione del 1598 non potesse servire come modello una delle edizioni censurate che in quel periodo circolavano. Anche se, dagli esempi riportati della novella di Bergamino, a prima vista potrebbe sembrare che l’edizione del 1598 dipenda dall’edizione BOCC 1590 perché il personaggio 210 dell’«abate» in entrambe le edizioni venne sostituito con il personaggio del «conte», non è così. Il primo segnale potrebbe essere il fatto che nell’edizione del 1598 si parla del «Conte di Cligni» mentre nell’edizione BOCC 1590 si parla del «Conte d’Anversa». Poi dall’esempio in cui l’edizione del 1598 concorda con le edizioni SAN [1566] e SAN 1571 in «tu stai cosi malinconoso, dime alcuna cosa» contro tutte le tre edizioni espurgate che contengono «tu stai cosi malinconoso, dinne alcuna cosa» si può dedurre che il “correttore” per questa novella non si servì di nessuna delle tre edizioni espurgate ma come testo base seguì una delle due versioni della novella del Sansovino. La novella dell’edizione del 1598 probabilmente dipende dall’edizione SAN [1566]: ciò si capisce dal brano in cui le edizioni SAN [1566] e SAN 1598 finiscono con l’espressione «et cominciò à mangiare», mentre l’edizione SAN 1571 finisce con «et cominciallo a mangiare». Per quanto riguarda la novella intitolata Monna Nonna de Pulci con una presta risposta al meno che honesto motteggiare del Vescovo di Firenze silentio impone, i risultati del confronto sono praticamente uguali. Dalla sostituzione del personaggio del «vescovo» che nell’edizione espurgata delle Cento novelle scelte del 1598 venne sostituito con il personaggio del «cavaliere», nell’edizione BOCC 1590 con il personaggio del «Podestà» e nell’edizione BOCC 1597 con [Messer Antonio] che viene nominato anche in altre parti del testo, si può subito dedurre che al “correttore” del testo di Sansovino dell’edizione del 1598 non servirono come modello queste due edizioni per aggiornare l’edizione del 1598. È vero che il personaggio del «Cavaliere» si trovava già nell’edizione BOCC 1573, ma il “correttore” non si servì nemmeno di questa edizione perché nel passo «et essendo del corpo bellissimo et vie piu che grande vagheggiatore, avvenne, che fra l’altre donne Fiorentine una ne gli piacque (om.)» rispetto alle altre edizioni in essa venne omessa l’espressione «molto» ed è poco probabile che il “correttore” l’aggiungesse nell’edizione del 1598 indipendentemente in conformità con le edizioni del [1566] e del 1571. In fine le edizioni del [1566] e del 1571 contengono soltanto una variante, cioè nell’edizione SAN [1566] si trova «et poi eße(n)dole preßo» mentre nell’edizione SAN 1571 si trova «et poi essendone presso». Visto che l’edizione del 1598 in questo passo concorda con l’edizione del [1566], si può dire che anche in questo caso si tratta di una trasmissione lineare, che il “correttore” si servì dell’edizione del [1566] e che gli aggiornamenti dovuti alla censura nel testo dell’edizione del 1598 vennero introdotti indipendentemente dalle edizioni censurate del Decameron. 211 SANSOVINO [1566]-1598 nov. II, 3 - BOCCACCIO 1573-1597 nov. I, 7 SAN [1566]: Bergamino con una novella di Primasso & dello Abate di Cligni honestamente morde una avaritia nuova venuta in M. Can della Scala. SAN 1571: Bergamino con una novella di Primasso & dello Abate di Cligni honestamente morde una avaritia nuova venuta in M. Can della Scala. BOCC 1573: Bergamino con una novella di Primasso & dello Abate di Cligni honestamente morde una avaritia nuova venuta in M. Can della Scala.551 BOCC 1590: Bergamino con una novella di Primasso, & del Co(n)te d’Anversa honestamente morde una avaritia nuova, venuta in M. Can della Scala.552 BOCC 1597: Bergamino con una novella di Primasso, e dell’Abate di Cligni honestamente morde una avarizia nuova, venuta in Messer Can della Scala.553 SAN 1598: (om.) SAN [1566]: Hora mentre che egli sopra la terza roba mangiava, avenne che egli si trovò un giorno desinando, Messer Can davanti a lui assai nella vista malinconoso. SAN 1571: Hora mentre che egli sopra la terza roba mangiava, avenne che egli si trovò un giorno desinando, Messer Can davanti a lui assai nella vista malinconoso. BOCC 1573: Hora mentre che egli sopra la terza roba mangiava, avenne, che egli si trovò un giorno desinando Messer Can davanti da lui assai nella vista malinconoso. BOCC 1590: Hora mentre che egli sopra la terza roba mangiava, avenne, che egli si trovò un giorno, desinando Meßer Cane, davanti da lui, aßai nella vista malinconoso. BOCC 1597: Hora mentre che egli sopra la terza roba mangiava avenne, che egli si trovò un giorno, desinando Messer Cane, davanti da lui, assai nella vista malinconoso. SAN 1598: Hora mentre che egli sopra la terza roba mangiava, avenne che egli si trovò un giorno desinando, Meßer Can davanti à lui assai nella vista malinconoso. SAN [1566]: Bergamino che hai tu? tu stai cosi malinconoso, di me alcuna cosa. SAN 1571: Bergamino che hai tu? tu stai cosi malinconoso, dime alcuna cosa. BOCC 1573: Bergamino che hai tu? tu stai cosi malinconoso, dinne alcuna cosa? BOCC 1590: Bergamino, che hai tu? tu stai cosi malinconoso, dinne alcuna cosa. BOCC 1597: Bergamino, che hai tu? tu stai così malinconoso: dinne alcuna cosa, SAN 1598: Bergamino che hai tu? tu stai cosi malinconoso, dime alcuna cosa. 551 Il / Decameron / Di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadino Fiorentino. / Ricorretto in Roma, et Emendato secondo / l’ordine del Sacro Conc. di Trento / Et riscontrato in Firenze con Testi Antichi et alla sua / vera lezione ridotto da’ Deputati di loro Alt. Ser. / Nuovamente Stampato. / Con Privilegij del Sommo Pontefice, delle Maestadi del Re Christianißimo et / Re Cattolico, delli Serenißimi Gran Duca et Principe di Toscana, / dell’Ill. et Ecc. S. Duca di Ferrara, et d’altri Sign. et Rep., In Fiorenza, Nella Stamperia de i Giunti, M D L XXIII (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Casanatense di Roma con segnatura P XI 29). 552 L’esemplare della ristampa del 1590 del Decameron espurgato da Luigi Groto nel 1588: Il / Decamerone / di Messer / Giovanni Boccaccio / Cittadin Fiorentino. / Di nuovo riformato da Luigi Groto Cieco d’Adria / Con permissione de’ Superiori. / Et con le Dichiarazioni, Avertimenti, et un Vocabolario fatto da / Girolamo Ruscelli, in Venetia, appresso Fabio, & Agostin Zoppini Fratelli, & Onofrio Farri compagni, M. D. XC (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreische Nationalbibliothek con segnatura 40. D. 23). 553 L’esemplare della ristampa del 1597 del Decameron espurgato da Leonardo Salviati nel 1582: Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi / antichi, et alla sua vera lettione ridotto / dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, Con permissione / de’ Superiori. / Et, in questa ultima impressione adornato di Figure appropriate a ciascheduna Novella, in Venetia, appresso Alessandro Vecchi, M. D. XCVII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it.80). 212 SAN [1566]: Hora avenne, che trovandosi egli una volta a Parigi in povero stato, si come egli il piu del tempo dimorava per la virtu, che poco era gradita da coloro che possono assai, udi ragionare dell’abate di Cligni, il quale si crede che sia il piu ricco di sue entrate, che habbia la chiesa di Dio, dal Papa in fuori. SAN 1571: Hora avenne, che trovandosi egli una volta a Parigi in povero stato, si come egli il piu del tempo dimorava per la virtù, che poco era gradita da coloro che possono assai, udi ragionare dell’Abate di Cligni, il quale si crede che sia il piu ricco di sue entrate, che habbia la chiesa di Dio, dal Papa in fuori. BOCC 1573: Hora avvenne, che trova(n)dosi egli una volta a Parigi in povero stato, si come egli il piu del tempo dimorava, per la virtù, che poco era gradita da coloro, che possono assai; udi ragionare dello Abate di Cligni, il quale si crede, che sia il piu ricco prelato di sue entrate, che habbia la chiesa di Dio dal Papa in fuori. BOCC 1590: Ora avenne, che trovandosi egli una volta à Parigi in povero stato, si come egli il più del tempo dimorava, per la virtù, che poco è gradita da coloro, che possono assai, udì ragionare del Conte d’Anversa, il quale si crede, che sia il più ricco di sue entrate, che habbia la Francia, dal re in fuori. BOCC 1597: Hora avenne, che trovandosi egli una volta a Parigi in povero stato, si come egli il piu del tempo dimorava, per la virtù, che poco era gradita da coloro, che possono assai; udì ragionare dell’Abbate di Cligni, il quale si crede, che sia il piu ricco prelato di sue entrate, che habbia la Chiesa di Dio dal Papa in fuori: SAN 1598: Hora avenne, che trovandosi egli una volta à Parigi in povero stato, si come egli il piu del tempo dimorava per la virtù, che poco era gradita da coloro che poßono assai, udì ragionare del Conte di Cligni, il quale si crede che sia il piu ricco di sue entrate, che habbia la Città di Napoli. SAN [1566]: Et di lui udi dire maravigliose, et magnifiche cose in tener sempre corte, et non esser mai ad alcuno che andasse la, dove egli fosse, negato ne mangiare, ne bere, solo che quando l’abate mangiasse, il domandaße. SAN 1571: Et di lui udì dire maravigliose, et magnifiche cose in tener sempre corte, et non esser mai ad alcuno che andasse la, dove egli fosse, negato ne mangiare, ne bere, solo che quando l’abate mangiasse, il domandaße. BOCC 1573: Et di lui udì dire maravigliose, et magnifiche cose, in tener se(m)pre corte, et no(n) eβer mai ad alcuno, che andasse la, dove egli fosse, negato ne mangiare, ne bere, solo che, qua(n)do l’abate mangiasse, il doma(n)daße. BOCC 1590: Et di lui udì dire maravigliose, et magnifiche cose, in tener sempre corte, et non esser mai ad alcuno, che andasse là, dove egli fosse, negato nè mangiare, nè bere, solo che, quando il Conte mangiaße, il domandaße. BOCC 1597: e di lui udì dire maravigliose e magnifiche cose, in tener sempre corte, e non esser mai ad alcuno, che andasse là, dove egli fosse, negato, ne mangiare, ne bere, solo, che, quando quando l’Abate mangiasse, il domandasse. SAN 1598: Et di lui udì dire maravigliose, et magnifiche cose in tener sempre corte, et non esser mai ad alcuno che andasse là, dove egli fosse, negato nè mangiare, nè bere, solo che quando il Co(n)te mangiasse, il domandasse.554 SAN [1566]: La qual cosa Primasso udendo, si come huomo che si dilettava di vedere i valenti huomini, et signori, delibero di volere andare a vedere la magnificenza di questo Abate. 554 La sostituzione dell’«abate» con il «conte», già avvenuta nell’edizione di Boccaccio del 1590, potrebbe essere una sostituzione poligenetica. 213 SAN 1571: La qual cosa Primasso udendo, si come huomo che si dilettava di vedere i valenti huomini, et signori, deliberò di volere andare a vedere la magnificenza di questo Abate. BOCC 1573: La qual cosa Primasso ude(n)do, si come huomo, che si dilettava di vedere i valenti huomini, et signori, deliberò di volere andare a vedere la magnificenza di questo abate. BOCC 1590: La qual cosa Primaßo udendo, si come huomo, che si dilettava di vedere (om.) huomini, et Signori, deliberò di volere andare à vedere la magnificenzia di questo Conte. BOCC 1597: La qual cosa Primasso udendo, si come huomo, che si dilettava di vedere i valenti huomini, e Signori deliberò di volere andare a vedere la magnificenza di questo Abate: SAN 1598: La qual cosa Primasso udendo, si come huomo che si dilettava di vedere i valenti huomini, e signori, deliberò di volere andare a vedere la magnifice(n)za di questo Conte.555 SAN [1566]: Et quegli messisi in seno, prese il suo camino, et vennegli si ben fatto, che avanti hora di mangiare pervenne la, dove l’Abate era. SAN 1571: Et quegli messisi in seno, prese il suo camino, et vennegli si ben fatto, che avanti hora di mangiare pervenne là, dove l’Abate era. BOCC 1573: Et quegli messisi in seno, prese il suo cammino, et vennegli si ben fatto; che avanti hora di mangiare pervenne la, dove l’abate era. BOCC 1590: Et q(ue)gli messisi in seno, prese il suo camino, et ve(n)negli sì be(n) fatto, che ava(n)ti hora di mangiare perve(n)ne là, dove il Co(n)te era. BOCC 1597: e quegli messisi in seno, prese il suo cammino, et vennegli si ben fatto, che avanti hora di mangiare pervenne là, dove l’Abate era: SAN 1598: Et quegli messisi in seno, prese il suo camino, et vennegli si ben fatto, che avanti hora di mangiare pervenne là, dove il conte era. SAN [1566]: Et peraventura avenne, che Primasso fu messo a sedere a punto dirimpetto all’uscio della camera, donde l’Abate dovea uscire per venire nella sala a mangiare. SAN 1571: Et peraventura avenne, che Primasso fu messo a sedere a punto dirimpetto all’uscio della camera, donde l’Abate dovea uscire per venire nella sala a mangiare. BOCC 1573: Et per avventura avvenne, che Primasso fu messo a sedere appunto di rimpetto all’uscio della camera, donde l’abate dovea uscire per venire nella sala a mangiare. BOCC 1590: Et perave(n)tura ave(n)ne, che Primasso fu messo à sedere à punto dirimpetto all’uscio della camera, donde il Conte dovea uscire per venire nella sala à ma(n)giare. BOCC 1597: E peravve(n)tura avve(n)ne, che Primasso fu messo a sedere appu(n)to dirimpetto all’uscio della camera, do(n)de l’Abate dovea uscire, per venire nella sala a ma(n)giare. SAN 1598: Et peraventura avenne, che Primasso fù messo à sedere à punto dirimpetto all’uscio della camera, donde il Conte dovea uscire per venire nella sala a mangiare. SAN [1566]: Era in quella corte questa usanza, che in su le tavole vino, ne pane, ne altre cose da mangiare, o da bere si ponea giamai, se prima l’Abate non veniva a seder alla tavola. SAN 1571: Era in quella corte questa usanza, che in su le tavole vino, ne pane, ne altre cose da mangiare, o da bere si ponea giamai, se prima l’Abate non veniva a seder alla tavola. BOCC 1573: Era in quella corte questa usanza, che in su le tavole vino, ne pane, ne altre cose da mangiare, o da bere si ponea gia mai, se prima l’abate non veniva a seder alla tavola. BOCC 1590: Era in q(ue)lla corte questa usanza, che in su le tavole vino, ne pane, nè altre cose da ma(n)giare, ò da bere si ponea già mai, se prima il Co(n)te no(n) veniva à sedere alla tavola. 555 Come sopra. 214 BOCC 1597: Era in quella corte questa usa(n)za, che in su le tavole vino, ne pane, nè altre cose da ma(n)giare, o da bere si ponea gia(m)mai, se prima l’Abate no(n) veniva a sedere alla tavola. SAN 1598: Era in quella corte questa usanza, che in su le tavole vino, ne pane, ne altre cose da ma(n)giare, ò da bere si ponea giamai, se prima il Conte non veniva à seder alla tavola. SAN [1566]: Havendo adunque il siniscalco le tavole messe, fece dire all’Abate che qual hora li piacesse, il mangiare era presto. SAN 1571: Havendo adunque il siniscalco le tavole messe, fece dire all’Abate che qual hora li piacesse, il mangiare era presto. BOCC 1573: Havendo adunque il siniscalco le tavole messe, fece dire all’abate che qual hora gli piacesse, il mangiare era presto. BOCC 1590: Have(n)do adunq(ue); il Siniscalco le tavole meße, fece dire al Co(n)te che qualhora gli piacesse, il ma(n)giare era presto. BOCC 1597: Have(n)do adunque il siniscalco le tavole messe, fece dire all’Abate che qual hora gli piacesse, il ma(n)giare era presto. SAN 1598: Havendo adunque il siniscalco le tavole messe, fece dire al Conte che qual hora li piaceße, il mangiare era presto. SAN [1566]: L’Abate fece aprir la camera per venir nella sala, SAN 1571: L’Abate fece aprir la camera per venir nella sala, BOCC 1573: L’Abate fece aprir la camera per venir nella sala, BOCC 1590: Il Co(n)te fece aprir la camera per venir nella sala, BOCC 1597: L’Abate fece aprir la camera per venir nella sala, SAN 1598: Il Conte fece aprir la camera per venir nella sala, SAN [1566]: Et tornandosi a dietro comando che la camera fosse serrata, et doma(n)do coloro, ch’appresso lui erano, se alcuno conoscesse quel ribaldo, SAN 1571: Et tornandosi a dietro comando che la camera fosse serrata, et domandò coloro, ch’appresso lui erano, se alcuno conoscesse quel ribaldo, BOCC 1573: Et tornandosi addietro coma(n)dò, che la camera fosse serrata; et domandò coloro, che appresso lui erano, se alcuno conoscesse quel ribaldo, BOCC 1590: Et torna(n)dosi adietro coma(n)dò che la camera fosse serrata, et domandò coloro che appresso lui era, se alcuno conoscesse quel ribaldo, BOCC 1597: E torna(n)dosi addietro, coma(n)dò, che la camera fosse serrata: e doma(n)dò coloro, che appresso lui erano, se alcuno conoscesse quel ribaldo, SAN 1598: Et tornandosi à dietro comandò che la camera fosse serrata, et domandò coloro, ch’ appresso lui erano, se alcuno conoscesse quel ribaldo, SAN [1566]: Primasso, il quale havea talento di mangiare, come colui che caminato havea, et uso non era di digiunar, havendo alquanto aspettato, et veggendo che l’Abate non veniva, si trasse di seno l’un de tre pani, li quali portati havea, et comincio a mangiare. SAN 1571: Primasso, il quale havea talento di mangiare, come colui che caminato havea, et uso non era di digiunare, havendo alquanto aspettato, et veggendo che l’Abate non veniva, si trasse di seno l’un de tre pani, li quali portati havea, et cominciallo (sic) a mangiare. BOCC 1573: Primasso, il quale havea talento di mangiare, come colui che camminato havea, et uso non era di digiunare; havendo alquanto aspettato, et veggendo che l’abate non veniva, si trasse di seno l’un de’ tre pani, li quali portati havea, et cominciò a mangiare. 215 BOCC 1590: Primasso, il quale havea tale(n)to di mangiare, come colui, che caminato havea, et uso no(n) era di digiunar, have(n)do alquanto aspettato, et vegge(n)do che il Conte no(n) veniva, si trasse di seno l’un de’ tre pani, li quali portati havea, et cominciò à ma(n)giare. BOCC 1597: Primasso il quale havea tale(n)to di ma(n)giare, come colui, che ca(m)minato havea, et uso no(n) era di digiunare; have(n)do alqua(n)to aspettato, e vegge(n)do, che l’Abate no(n) veniva, si trasse di seno l’un de tre pani, li quali portati havea, e cominciò a ma(n)giare. SAN 1598: Primasso, il quale havea talento di mangiare, come colui che caminato havea, et uso non era di digiunar, havendo alquanto aspettato, et veggendo che il Conte non veniva, si trasse di seno l’un de tre pani, li quali portati havea, et cominciò à mangiare. SAN [1566]: Disse allhora l’Abate. SAN 1571: Disse allhora l’Abate. BOCC 1573: Diße allora l’abate. BOCC 1590: Diße allora il Co(n)te. BOCC 1597: Disse allora l’Abate. SAN 1598: Diße allhora il Conte. SAN [1566]: Havrebbe voluto l’abate, che Primasso da se stesso si fosse partito, SAN 1571: Havrebbe voluto l’abate, che Primasso dase stesso si fosse partito, BOCC 1573: Havrebbe voluto l’abate, che Primasso da se stesso si fosse partito, BOCC 1590: Havrebbe voluto il Co(n)te, che Primasso da se steßo si foße partito, BOCC 1597: Havrebbe voluto l’Abate, che Primasso da se stesso si fosse partito: SAN 1598: Havrebbe voluto il Conte, che Primaßo da se steßo si fosse partito, SAN [1566]: Il che similmente all’Abate fu detto che fatto havea guardare se partito si fosse. SAN 1571: Il che similmente all’Abate fu detto che fatto havea guardare se partito si fosse. BOCC 1573: Il che similme(n)te all’abate fu detto che fatto havea guardare se partito si fosse. BOCC 1590: Il che similme(n)te al Conte fu detto che fatto havea guardare se partito si fosse. BOCC 1597: Il che similme(n)te all’Abate fu detto, che fatto havea guardare, se partito si fosse. SAN 1598: Il che similmente il Conte fu detto che fatto havea guardare se partito si fosse. SAN [1566]: Ultimamente non venendo l’Abate, Primasso mangiato il secondo incomincio a mangiare il terzo, il che ancora fu all’Abate detto, SAN 1571: Ultimamente non venendo l’Abate, Primasso mangiato il secondo incominciò a mangiare il terzo, il che ancora fu all’Abate detto, BOCC 1573: Ultimamente non venendo l’abate, Primasso mangiato il secondo, cominciò a mangiare il terzo, il che ancora fu all’abate detto, BOCC 1590: Ultimamente no(n) vene(n)do il Co(n)te, Primasso ma(n)giato il secondo, incominciò à mangiare il terzo, il che ancora fu al Conte detto, BOCC 1597: Ultimame(n)te no(n) vene(n)do all’Abate; Primasso ma(n)giato il secondo, cominciò a ma(n)giare il terzo: il che ancora fu all’Abate detto: SAN 1598: Ultimamente non venendo lo Conte, Primasso mangiato il secondo incominciò à mangiare il terzo, il che ancora fu al Conte detto, SAN [1566]: io ho dato da mangiare il mio, gia e molt’anni, a chiunque mangiare n’ha voluto senza guardare se gentil’ huomo è, o villano, o povero, o ricco, o mercatante, o barattiere stato sia, et ad infiniti ribaldi, con l’occhio me l’ho veduto stratiare, 216 SAN 1571: io ho dato da mangiare il mio, già è molt’anni, a chiunque mangiare n’ha voluto senza guardare se gentil’ huomo è, o villano, o povero, o ricco, o mercatante, o barattiere stato sia, et ad infiniti ribaldi, con l’occhio me l’ho veduto stratiare, BOCC 1573: io ho dato da mangiare il mio, già è molt’anni, a chiunque mangiare n’ha voluto, senza guardare se ge(n)tile huomo è, o villano, o povero, o ricco, o mercatante, o barattiere stato sia, et ad infiniti ribaldi con l’occhio me l’ho veduto stratiare, BOCC 1590: Io ho dato à mangiare il mio, già è molt’anni, à chiunque mangiare n’hà voluto senza guardare se gentile huomo, (om.) ò villano, ò povero, ò ricco (om.) mercatante, o barattiere stato sia, et ad infiniti ribaldi con l’occhio me l’ho veduto stratiare, BOCC 1597: io ho dato (om.) ma(n)giare il mio, già è molt’anni, a chiu(n)que ma(n)giare n’ha voluto, senza guardare, se ge(n)tile huomo è, o villano, o povero, o ricco, o mercata(n)te, o barattiere stato sia, et ad infiniti ribaldi con l’occhio me l’ho veduto straziare, SAN 1598: io ho dato da mangiare il mio, già è molti anni, à chiunque mangiare n’ha voluto senza guardare se gentil’ huomo, è, ò villano, ò povero, ò ricco, ò mercata(n)te, ò barattiere stato sia, et ad infiniti ribaldi, con l’occhio me l’ho veduto stracciare, SAN [1566]: Qualche gran fatto dee essere costui, che ribaldo mi pare, poscia che cosi mi s’è rintuzzato l’animo d’honorarlo. SAN 1571: Qualche gran fatto dee essere costui, che ribaldo mi pare, poscia che cosi mi s’è rintuzzato l’animo d’honorarlo. BOCC 1573: Qualche gran fatto dee essere costui, che ribaldo mi pare, poscia che cosi mi s’è rintuzzato l’animo d’honorarlo. BOCC 1590: Qual chi era fatto dee essere costui, che ribaldo mi pare, poscia che così mi s’è rintuzzato l’animo d’honorarlo. BOCC 1597: Qualche gra(n) fatto dee essere costui, che ribaldo mi pare, posciache così mi s’è rintuzzato l’animo d’onorarlo. SAN 1598: Qualche gran fatto dee eßere costui, che ribaldo mi pare, poscia che cosi mi s’è rintuzzato l’animo d’honorarlo. SAN [1566]: Et cosi detto, volle sapere chi fosse, et trovato ch’era Primasso quivi venuto a vedere della sua magnificentia quello che n’ haveva udito, il quale havendo l’Abate per fama molto tempo davanti per valent’huomo conociuto, si vergognò, SAN 1571: Et cosi detto, volle sapere chi fosse, et trovato ch’era Primasso quivi venuto a vedere della sua magnificentia quello che n’ haveva udito, il quale havendo l’Abate per fama molto tempo davanti per valent’huomo conociuto, si vergognò, BOCC 1573: Et cosi detto volle sapere chi fosse, et trovato ch’era Primasso quivi venuto a vedere della sua magnificentia quello, che n’ haveva udito, il quale have(n)do l’abate per fama molto tempo davanti per valente huom conociuto, si vergognò; BOCC 1590: Et così detto, volle sapere chi fosse; et trovato, ch’era Primasso, quivi venuto à vedere della sua magnificentia q(ue)llo che n’ haveva udito, il quale havendo il Conte per fama molto tempo davanti per valent’huom conociuto, si vergognò; BOCC 1597: E così detto volle sapere chi fosse: e trovato cheera Primasso, quivi venuto a vedere della sua magnificenzia q(ue)llo, che n’ haveva udito; il quale have(n)do l Abate per fama molto te(m)po davanti per vale(n)te huomo conociuto, si vergognò, SAN 1598: Et cosi detto, volle sapere chi fosse, et trovato ch’era Primasso quivi venuto à vedere della sua magnificentia quello che n’ haveva udito, il quale havendo il Conte per fama molto tempo davanti per valent’huomo conociuto, si vergognò, 217 SANSOVINO [1566]-1598 nov. IV, 8 - BOCCACCIO 1573-1597 nov. VI, 3 SAN [1566]: Monna Nonna de Pulci con una presta risposta almeno che honesto motteggiare del Vescovo di Firenze silentio impone. SAN 1571: Monna Nonna de Pulci con una presta risposta almeno che honesto motteggiare del Vescovo di Firenze silentio impone. BOCC 1573: Monna Nonna de Pulci con una presta risposta almeno che honesto motteggiare di un Cavalier di Firenze silentio impone. BOCC 1590: Monna Nonna de Pulci con una presta risposta, almeno che onesto motteggiare al Podestà di Firenze, silentio impone. BOCC 1597: Monna Nonna de Pulci con una presta risposta, al meno che onesto motteggiare [di Messer Antonio d’Orso] silentio impone. SAN 1598: Monna Nonna de Pulci con una presta risposta almeno che honesto motteggiare di un cavaliere Fiorentino silentio impone. SAN [1566]: Essendo Vescovo di Firenze Meßer Antonio d’Orso valoroso et savio prelato, venne in Firenze un gentile huomo catalano chiamato Messer Dego della Ratta maliscalco per lo Re Ruberto, SAN 1571: Essendo Vescovo di Firenze Messer Antonio d’Orso valoroso et savio prelato, venne in Firenze un gentile huomo Catalano chiamato Messer Dego della Ratta Maliscalco per lo Re Ruberto, BOCC 1573: Essendo (om.) venuto in Firenze un gentile huomo Catalano chiamato M. Dego della Ratta maliscalco p(er) lo Re Ruberto, BOCC 1590: Essendo Podestà in Firenze Meßer Antonio d’Orso, valoroso et savio (om.) venne in Firenze un gentilhuomo Catalano, chiamato Messer Diego della Ratta, Maliscalco per lo Re Ruberto. BOCC 1597: Essendo (om.) in Firenze Meßer Antonio d’Orso, valoroso, e savio [vi] venne (om.) un gentil huomo Catalano, chiamato Messer Dego della Ratta, Maliscalco per lo Re Ruberto: SAN 1598: Essendo il Cavaliere fe Meßer Antonio d’Orso valoroso et savio curino gentilhuomo, venne in Firenze un gentile huomo catalano chiamato Messer Dego della Ratta maliscalco per lo Rè Ruberto, SAN [1566]: il quale essendo di corpo bellissimo, et vie piu che grande vagheggiatore, avenne, che fra l’altre donne Firentine una ne gli piacque molto, la quale era assai bella donna, et era nepote di un fratello del detto vescovo, SAN 1571: il quale essendo di corpo bellissimo, et vie piu che grande vagheggiatore, avenne, che fra l’altre donne Firentine una ne gli piacque molto, la quale era assai bella donna, et era nepote di un fratello del detto vescovo, BOCC 1573: et essendo del corpo bellissimo et vie piu che grande vagheggiatore, avvenne, che fra l’altre donne Fiorentine una ne gli piacque (om.), la quale era assai bella donna, et era nepote di un fratello di Messer Antonio d’Orso valoroso, et savio Cavaliere, BOCC 1590: Il quale essendo del corpo bellissimo, et vie più che grande vagheggiatore, avenne che fra l’altre Donne Firentine una ne gli piacque molto, la quale era aßai bella Donna, et era nipote di un fratello del detto Podestà, BOCC 1597: il quale essendo del corpo bellissimo, et vie piu che grande vagheggiatore, avenne, che fra l’altre donne Fiorentine, una ne gli piacque (om.), la quale era assai bella donna, et era nepote d’un fratello del detto Messer Antonio. SAN 1598: il quale eßendo di corpo bellissimo, et vie piu che grande vagheggiatore, avenne, che fra l’altre donne Firentine una ne gli piacque molto, la quale era assai bella donna, et era nepote di un fratello del detto Cavaliere, 218 SAN [1566]: Il che poi sapiendosi poi per tutto, rimasero al cattivo huomo li danni et le beffe, et il Vescovo come savio, s’infinse di queste cose niente sentire, perche usando molto insieme il Vescovo e’l Maliscalco, avenne, che il dì di San Giovanni cavalcando l’uno a lato all’altro, veggendo le donne per la via, onde il palio si corre, il Vescovo vide una giovane, SAN 1571: Il che poi sapiendosi poi per tutto, rimasero al cattivo huomo li danni et le beffe, et il Vescovo come savio, s’infinse di queste cose niente sentire, perche usando molto insieme il Vescovo e’l Maliscalco, avenne, che il dì di San Giovanni cavalcando l’uno a lato all’altro, veggendo le donne per la via, onde il palio si corre, il Vescovo vide una giovane, BOCC 1573: Il che poi sapiendosi poi per tutto, rimasero al cattivo huomo il danno et le beffe, et il Cavaliere come savio, s’infinse di queste cose niente sentire. Perche usando molto insieme il Cavaliere e’l Maliscalco, avvenne, che il dì di San Giovanni cavalcando l’uno a lato all’altro, veggendo le donne per la via, onde il palio si corre, il Cavaliere vide una giovane, BOCC 1590: Il che poi sappiendosi poi per tutto, rimasero al cattivo huomo il danno et le beffe; et il Podestà, come savio, s’infinse di queste cose niente sentire. Perche usando molto insieme il Podestà, e’l Maliscalco, avenne, che il dì di San Giovanni cavalcando l’uno à lato all’altro, veggendo le Donne per la via, onde il pallio si corre, il Podestà vide una giovane, BOCC 1597: Il che poi sappiendosi poi per tutto, rimasero al cattivo huomo il danno, e le beffe, e [Messer Antonio], come savio, s’infinse di queste cose niente sentire Perche usando molto insieme [Messer Antonio], e’l Maliscalco, avve(n)ne, che il dì di S. Giovanni, cavalcando l’uno allato all’altro, veggendo le donne per la via, onde il pallio si corre [Messer Antonio] vide una giovane, SAN 1598: Il che poi sapiendosi poi per tutto, rimasero al cattivo huomo li danni et le beffe, et il Cavaliere come savio, s’infinse di queste cose niente sentire, perche usando molto insieme il Cavaliere e’ l Maliscalco, avenne, che il dì di San Giovanni cavalcando l’uno à lato all’altro, veggendo le donne per la via, onde il palio si corre, il Cavaliere vide una giovane, SAN [1566]: la mostro al maliscalco, et poi eße(n)dole preßo, posto la mano sopra la spalla del maliscalco diße. SAN 1571: la mostrò al maliscalco, et poi essendone presso, posto la mano sopra la spalla del maliscalco disse. BOCC 1573: la mostrò al maliscalco, et poi essendole presso, posto la mano sopra la spalla del Maliscalco disse. BOCC 1590: la mostrò al Maliscalco, et poi essendole presso, posto la mano sopra la spalla del Maliscalco diße; BOCC 1597: la mostrò al Maliscalco, e poi essendole presso, posta la mano sopra la spalla del Maliscalco, disse. SAN 1598: la mostrò al maliscalco, et poi essendole presso, posto la mano sopra la spalla del maliscalco disse. SAN [1566]: Meßere et forse no(n) vincerebbe me, ma varrei buona moneta. SAN 1571: Meßere et forse non vincerebbe me, ma vorrei buona moneta. BOCC 1573: Messere, et forse non vincerebbe (om.), ma vorrei buona moneta. BOCC 1590: Messer, et forse non vincerebbe me, ma vorrei buona moneta. BOCC 1597: Messer, e forse non mi vincerebbe, ma vorrei buona moneta. SAN 1598: Meßere et forse non vincerebbe me, ma vorrei buona moneta. 219 SAN [1566]: La qual parola udita, il maliscalco e’l Vescovo sentendosi parimente trafitti l’uno come fattore della dishonesta cosa nella nepote del fratel del Vescovo, et l’altro si come ricevitore nella nepote del proprio fratello, SAN 1571: La qual parola udita, il maliscalco e’l Vescovo sentendosi parimente trafitti l’uno come fattore della dishonesta cosa nella nepote del fratel del Vescovo, et l’altro si come ricevitore nella nepote del proprio fratello, BOCC 1573: La qual parola udita, il Maliscalco, e’l Cavaliere sentendosi parimente trafitti, l’uno come fattore della dishonesta cosa nella nepote del fratel del Cavaliere, et l’altro si come ricevitore nella nepote del proprio fratello, BOCC 1590: La qual parola udita, il maliscalco e’l Podestà sentendosi parimente trafitti, l’uno sì come fattore della disonesta cosa nella nepote del fratel del Podestà, et l’altro, si come ricevitore nella nepote del proprio fratello, BOCC 1597: La qual parola udita il Maliscalco, e [Messer Antonio] sentendosi parimente trafitti, l’uno si come fattore della disonesta cosa nella nepote del fratel di [Messer Antonio] e l’altro si come ricevitore nella nepote del proprio fratello, SAN 1598: La qual parola udita, il maliscalco e’l Cavaliere sentendosi parimente trafitti l’uno come fattore della dishonesta cosa nella nepote del fratel del Cavaliere, et l’altro si come ricevitore nella nepote del proprio fratello, 220 IV. CONCLUSIONE Da come abbiamo potuto vedere nel primo capitolo e nella tabella riassuntiva (n. 10) contenuta nel terzo capitolo, tutte le fonti a parte l’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero, la novella di Giovanni Guidiccioni, le Novelle di Francesco Maria Molza e le Cento Novelle Antiche furono prima o poi interdette dagli indici dei libri proibiti pubblicati fuori Venezia (cioè dagli indici romani e dai vari indici regionali). Il Decameron di Giovanni Boccaccio e le Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano a partire dal 1564 furono poi interdette anche dagli indici dei libri proibiti pubblicati a Venezia e all’edizione del 1566 delle Novelle del Bandello fu vietata la stampa a Venezia nel 1567. Naturalmente alcuni degli autori, curatori o stampatori cercavano con vari espedienti di evitare che i testi venissero interdetti ma non sempre ci riuscirono, tante volte le opere di questi autori nella seconda metà del Cinquecento smisero di essere stampate. L’impatto della censura era così forte che alcune di esse ricominciarono a essere ristampate soltanto nell’Ottocento. Per quanto riguarda i tentativi degli editori o dei curatori di evitare l’interdizione delle opere, abbiamo visto che alcuni di loro nelle opere introdussero modifiche e le espurgarono ancora prima che fossero inserite negli indici dei libri proibiti. Così è stato ad esempio nel caso delle Novelle di Matteo Bandello (1560), de Le Piacevoli notti di Francesco Straparola (a partire dal 1555 nelle edizioni de Le Piacevoli notti furono preventivamente introdotte modifiche che aumentavano di edizione in edizione) o delle Cento Novelle Antiche (1572). Quando la circolazione di un’opera ormai era interdetta, gli editori cercavano di diffonderla pubblicandola senza data o luogo o nome dell’editore, o con false indicazioni. Per questo motivo le informazioni contenute sui frontespizi non sono sempre affidabili e così le stampe settecentesche possiamo facilmente scambiarle con una contraffazione (spesso cinquecentesca) o a volte nei cataloghi delle biblioteche possiamo trovare errori. Come esempio di un’edizione pubblicata senza data si possono indicare la cosiddetta edizione della Gatta delle Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano o la princeps dei Diporti di Girolamo Parabosco di cui conosciamo soltanto la data di pubblicazione approssimativa, 1550-1551 (anche se in questo caso non si tratta di un intervento per evitare l’impatto della censura). Quindi non sorprende che nel catalogo della Bayerische Staatsbibliothek la stampa venga datata erroneamente 1556 (vedi alleg. 7). Senza nome dell’editore e senza marca tipografica furono pubblicate Le Piacevoli notti di Francesco Straparola del 1580. 221 Per quanto riguarda le false indicazioni di data o di luogo, come si è già detto nel primo capitolo, l’edizione del Pecorone di Giovanni Fiorentino che sul frontespizio riporta la data del 1554, luogo di stampa «Milano, appresso di Giovann’Antonio de gli Antonij» è probabilmente una contraffazione stampata a Lucca nel 1740 da Benedini. Poi il Decameron pubblicato nel 1527, a Firenze, per gli eredi di Filippo Giunta è facile scambiarlo con la contraffazione pubblicata nel 1729, a Venezia da Stefano Orlandelli: le due edizioni si distinguono soltanto dalla impaginazione o dalla marca tipografica in fine del libro che è leggermente diversa (vedi alleg. 6). La traduzione francese del Decameron del 1597 venne pubblicata con falsa indicazione di luogo «a Lyon» [=Genève], per Jean Le Fèvre. Per quanto riguarda le contraffazioni settecentesche bisogna stare attenti soprattutto quando sul frontespizio viene indicata come luogo di stampa «Londra, presso Riccardo Bancker». Questa falsa indicazione di luogo si trova ad esempio sul frontespizio delle Novelle di Matteo Bandello pubblicate in nove volumi tra il 1791 e il 1793, del Pecorone del 1793 e dei Diporti di Girolamo Parabosco del 1795. Tutte queste stampe furono pubblicate a «Livorno» presso «Tommaso Masi». Come altri esempi vale la pena di ricordare le Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano del 1765 che furono pubblicate con falso luogo di stampa «Ginevra» invece di «Lucca», con falso nome del curatore «Ferondo Frustalasino» e con falsa data della dedica «Dall’altro Mondo il giorno senza Luna dell’anno 8928». I tre volumi Delle opere di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino del 1723 e le Opere di messer Agnolo Firenzuola Fiorentino del 1763 che contengono 8 novelle di Agnolo Firenzuola furono entrambi pubblicate con falsa indicazione di luogo «Firenze» invece di «Venezia». Nella tabella seguente si può vedere che proprio grazie all’antologia sansoviniana la maggior parte delle suddette opere poteva circolare e diffondersi (almeno parzialmente) anche quando in quel periodo non potevano più circolare o non venivano più stampate:556 556 Nella tabella non metto l’edizione del 1619 delle Cento novelle scelte perché non sono riuscita a consultarla. 222 Il titolo dell’opera Il periodo in cui l’opera non veniva stampata Le edizioni delle Cento novelle scelte in cui circolava almeno parzialmente l’opera quando non veniva stampata Le Cento Novelle Antiche 1573-1724 1598, 1603, 1610 Il Decameron di Giovanni Boccaccio 1559-1573; 1598-1602; 1603-1611; 1615-1626; 1563, 1566, 1571, 1598, 1603, 1610 Le Cinquanta novelle (Novellino) di Masuccio Salernitano 1542 - l’inizio del XVII˚ o XVIII˚ secolo (quando esce la cosiddetta edizione della Gatta) 1561, 1562, 1563, 1566, 1571, 1598, 1603, 1610 L’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero Nel Cinquecento l’opera usciva abbastanza regolarmente. Le Rime et prose volgari di Giovanni Brevio 1556-1819 1562, 1563, 1566, 1571, 1598, 1603, 1610 La Novella di Giovanni Guidiccioni 1548-1867 1562, 1566, 1571, 1598, 1603, 1610 Francesco Maria Molza: Novella I - Una figliuola del re di Bertagna si fugge dal padre 1548-1867 1562, 1563 Le novelle di Agnolo Firenzuola fiorentino che circolavano nelle Prose fiorentine (esattamente nei Discorsi degli animali e nei Ragionamenti del Firenzuola) 1563-1604; 1605-1622 1563, 1566, 1571, 1598, 1603, 1610 I Diporti di Girolamo Parabosco Nel Cinquecento l’opera usciva abbastanza regolarmente. Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola Nel Cinquecento l’opera usciva abbastanza regolarmente (anche se con alcune modifiche). Le Novelle di Matteo Maria Bandello (1-3˚ volume) 1567-1740 1562, 1563, 1566, 1571, 1598, 1603, 1610 Il Pecorone (Cinquanta novelle) di Giovanni Fiorentino 1566-1601; 1602-1630 1566, 1571, 1598, 1603, 1610 223 A parte il fatto che grazie all’antologia sansoviniana potevano seppure parzialmente circolare e diffondersi le opere che ormai non circolavano o non potevano circolare più, va sottolineato che le Cento novelle scelte erano una specie di mediatore perché non solo la ristampa delle Cento Novelle Antiche del 1571 è legata all’edizione delle Cento novelle scelte dello stesso anno, perché alcune copie del testo delle Cento Novelle Antiche che fu allegato alla fine del libro furono tirate a parte, ma come è stato affermato da Daniel Fernández Rodríguez i testi di alcuni autori inclusi nell’antologia (Firenzuola e Parabosco) riuscirono attraverso le Cento novelle scelte a influenzare la letteratura straniera perché ispirarono alcuni scrittori spagnoli.557 Dall’altra parte a Sansovino è stato ascritto ingiustamente il merito di aver restituito a Molza la Novella del Mantovano (Molza, novella III) dopo che la novella comparve nell’edizione del 1560 delle Novelle del Bandello pubblicandola nell’edizione delle Cento novelle scelte del 1562: ma Sansovino non dice esplicitamente che la novella sia di Molza e la novella compare soltanto nell’avvertenza al lettore come uno degli autori da cui sono state tratte le novelle. Dal confronto fatto nel capitolo I. 7. 2. si può vedere che in tutte le edizioni (a parte la princeps che non contiene la Novella del Mantovano) dell’antologia si trova il testo che corrisponde proprio con il testo dell’edizione del 1560 delle Novelle del Bandello. Dai confronti fatti nel capitolo III. 2. si è potuto vedere che Sansovino al momento della prima inserzione della novella nella sua raccolta tendeva a servirsi delle ultime edizioni disponibili delle fonti e nei testi delle novelle faceva soltanto piccole modifiche. Ad alcune delle novelle cambiò i nomi dei personaggi e ad alcune cambiò anche i nomi dei luoghi. Spesso si tratta di ambientazioni conformi con la cornice, di cambiamenti stilistici o cambiamenti nella sintassi. Maggiori modifiche subirono le novelle tratte dalle Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano: Sansovino modificò il testo delle novelle talmente tanto che non era possibile capire di quale edizione precisamente si servì. Da come abbiamo visto Sansovino nel caso delle raccolte dello Straparola e del Bandello utilizzò come fonti le edizioni “corrette”, ma visto che tendeva a servirsi delle ultime edizioni disponibili, probabilmente non si trattò di una scelta consapevole o per motivi di censura. Siccome il Decameron di Giovanni Boccaccio e le Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano a partire dal 1564 furono inserite anche negli indici dei libri proibiti pubblicati a 557 DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍGUEZ, La influencia de las novelas de Girolamo Parabosco (pasando por Sansovino) en la literatura española del siglo de oro, in «Estudios Románicos», Volumen 25, 2016, pp. 220- 224; DANIEL FERNÁNDEZ RODRÍQUEZ, La difusión y recepción de las novelas de Agnolo Firenzuola en el siglo de oro, in Traduzioni, riscritture, ibridazioni: prosa e teatro fra Italia, Spagna e Portogallo, a cura di M. GRAZIANI, S. VUELTA GARCÍA, pp. 55-61. 224 Venezia (e nel 1567 fu vietata anche la stampa dell’edizione del 1566 delle Novelle del Bandello), si può dire che le Cento novelle scelte a partire dall’edizione del 1566 non erano più tanto in regola. Forse per questo motivo a partire dal 1574 cominciarono a essere considerate come un libro sospetto e più tardi dagli indici romani fu vietata la loro circolazione finché non fossero state espurgate. Così a partire dall’edizione del 1598 (la prima edizione postuma) cominciarono a uscire in edizione espurgata. Dal confronto diacronico fatto nel capitolo III. 3. si può vedere che le Cento novelle scelte hanno una tradizione lineare: cioè Sansovino non aggiornava il suo testo con le nuove edizioni delle fonti che nel frattempo uscivano, ma per le novelle già presenti in precedenza seguiva (quasi sempre) il testo della novella contenuta nell’ultima edizione delle Cento novelle scelte. Nella trasmissione dell’antologia però possiamo trovare qualche deviazione. Sembra che l’edizione del 1598 dipenda soprattutto dall’edizione del 1566 e che il “correttore” ogni tanto si servì anche dell’edizione princeps (le Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola fiorentino, le Cinquanta novelle di Masuccio Salernitano), dell’edizione del 1562 o del 1563 (Diporti di Girolamo Parabosco) e a volte anche dell’edizione del 1571 (le Prose fiorentine di Agnolo Firenzuola fiorentino, le Cinquanta novelle (Novellino) di Masuccio Salernitano, Le Piacevoli notti di Giovanni Francesco Straparola [?], le Novelle di Matteo Bandello [?]). Come è già stato detto, Sansovino a partire dall’edizione del 1562 nel testo introdusse alcuni piccoli cambiamenti stilistici o cambiamenti nella sintassi. Le alterazioni più grandi però vennero fatte dal “correttore” dell’edizione del 1598. Nell’edizione espurgata del 1598 non c’è più l’avvertenza Francesco Sansovino a’ Lettori che conteneva i nomi degli autori da cui sono state prese le novelle e nel testo delle novelle vennero omesse o modificate le espressioni che in qualche modo riguardano la Chiesa, i luoghi appartenenti alla Chiesa, i suoi esponenti, i nomi dei personaggi realmente vissuti, gli atteggiamenti amorosi o i riferimenti alla «fortuna». Cioè le espressioni che non vennero omesse, vennero sostituite con espressioni più generiche. A volte venne omessa persino per intero la fine inadatta della novella. 225 V. Allegato Alleg. 1 - Una parte della tabella di Bartolommeo Gamba, Delle novelle italiane in prosa. Bibliografia di Bartolommeo Gamba Bassanese, edizione seconda con correzioni ed aggiunte, Firenze, Tipografia all’insegna di Dante, 1835, p. 259. . 226 Alleg. 2 - Una parte della tabella di Giambattista Passano, I novellieri italiani in prosa, Milano, Libreria antica e moderna di G. Schiepatti, 1864, p. 385. 227 Alleg. 3 Il frontespizio dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek 28.686-A. Il frontespizio dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek 28.682-A. 228 Alleg. 4 Il frontespizio dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek Rem.IV 450. Il frontespizio dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze MAGL.3.2.68. 229 Alleg. 5 Var. A del frontespizio dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek 4 P.o.it. 171-1/2. Var. B. del frontespizio della Biblioteca Universitaria di Bologna A.M. Sc.II inter A et B. Lin. III. 54/1. 230 Alleg. 6 Marca tipografica che si trova in fine dell’esemplare del 1527 collocato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Marca tipografica che si trova in fine della contraffazione collocata presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Treviso. 231 Alleg. 7 Il frontespizio, p. 240 e la marca editoriale dell’esemplare della Biblioteca Palatina di Parma (le pagine sono state tratte da EDIT 16). Il frontespizio, p. 240 e la marca editoriale dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o. it. 740. 232 Alleg. 8 Il frontespizio dell’esemplare conservato presso la Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40.M.11. Il frontespizio dell’esemplare conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma. (Ho consultato il frontespizio disponibile su EDIT 16.) 233 Alleg. 9 I frontespizi della prima e della seconda parte del volume intitolato Le notti conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 969 -1/2. I frontespizi della prima e della seconda parte del volume intitolato Le piacevoli notti conservato presso la Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 4812. 234 BIBLIOGRAFIA Testi: Le Cento Novelle Antiche (Novellino): Le Ciento Novelle / Antike, impresso in Bologna, nelle case di Girolamo Benedetti, nellanno MDXXV. del mese d’agosto (mi servo dell’esemplare conservato presso la Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III" di Napoli con segnatura V.F. 154 H 31). Libro di / Novelle, et di bel / Parlar Gentile. / Nel qual si contengono Cento Novelle altra volta / mandate fuori da Messer Carlo / Gualteruzzi da Fano. / Di Nuovo Ricorrette. / Con aggiunta di quattro altre nel fine. / Et con una dichiaratione d’alcune delle voci piu antiche, in Fiorenza, nella stamperia de i Giunti, M D LXXII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bibloteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 6. 15.D.28). Libro di novelle e di bel parlar gentile. Nel qual si contengono Cento Novelle altra volta mandate fuori da Messer Carlo Gualteruzzi da Fano. Di nuovo ricorrette. Con aggiunta di quattro altre nel fine, in Firenze, M. DCC. XXIV. Libro di novelle e di bel parlar gentile contenente Cento Novelle Antiche servite di norma e di materia al Decamerone di Giovanni Boccaccio mandate fuori già da Carlo Gualteruzzi da Fano. Ora di nuovo con annotazioni di D. M. M. Tomo primo, in Firenze, nella Stamperia di Giuseppe Vanni, MDCCLXXVIII. Libro di novelle e di bel parlar gentile contenente Cento Novelle Antiche Servite di norma e di materia al Decamerone di Giovanni Boccaccio mandate fuori di già da Carlo Gualteruzzi da Fano. Ora di nuovo con annotazioni di D. M. M. Tomo secondo, in Firenze, nella Stamperia di Lorenzo Vanni, MDCCLXXXII. Libro di novelle e di bel parlar gentile nel quale si contengono Cento novelle antiche con l’aggiunta di quattro piu moderne, Torino, dai tipi di Davico e Picco, 1802. Il Novellino ossia Libro di bel parlar gentile, ridotto a uso delle scuole e riveduto sui manoscritti per cura di DOMENICO CARBONE, con aggiunta di dodici novelle di Franco Sacchetti e con nota di vari, Firenze, G. Barbèra, 1870. Libro di novelle e di bel parlar gentile contenente Cento novelle antiche, illustrato, con note tratte da varj, dal dott. GIULIO FERRARIO, Milano, dalla Società Tipografica de’ Classici Italiani, 1804. Le cento novelle antiche: Il Novellino, a cura di ENRICO SICARDI, Strasbourg, Heitz, 1907. Cento Novelle Antiche secondo l’edizione del MDXXV corrette ed illustrate con note, Per cura di PAOLO ANTONIO TOSI, Milano, MDCCCXXV. 235 Giovanni Boccaccio: Il Decamerone di m. Gio / vanni Boccaccio nuova / mente corretto con / tre novelle ag / giunte, impresso in Vinegia, nelle case d’Aldo Romano & d’Andrea Asolano suo suocero, novembre M. D. XXII (ho consultato l’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 68. 8. D.34). Il Decamerone di M. Giovanni / Boccaccio nuovamente / corretto et con di / ligentia stam / pato, impresso in Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, nell’anno del Signore. M. D. XXVII. Adi xiiij del Mese daprile (consultabile online presso il sito web della Österreichische Nationalbibliothek). Il Decamerone di M. Giovanni / Boccaccio nuovamente / corretto et con di / ligentia stam / pato, impresso in Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, nell’anno del Signore. M. D. XXVII. Adi xiiij del Mese daprile (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze con segnatura RARI.E.6.5.59). Il Decamerone di M. Giovanni Boccaccio nuovamente corretto et con diligentia stampato, impresso in Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, nell’anno del Sig.ͬ ͤ M D XXVII a di xiiij del mese d’ap(ri)le [i.e. Venezia, Stefano Orladelli coi torchi di Pasinello, 1729], (mi servo dell’esemplare della Biblioteca del Seminario Vescovile di Treviso con segnatura VI A 29). Il Decamerone di M. Giovanni Boccaccio novamente stampato et con somma diligentia corretto, in Firenze, per li heredi di Philippo di Giunta, 1529. Il Decamerone di m. Giovanni Boccaccio, nuovamente corretto, et con diligenza stampato, in Brescia, nelle case di Ludovico Britannico, 1536. Il Decamerone / di M. Giovanni Boccaccio / di nuovo emendato secondo gli / antichi essemplari, per giudicio et / diligenza di piu autori, con la / diversità di molti testi posta per ordine in margine, & nel fine / con gli Epitheti dell’Autore, espositione de proverbi / et luoghi difficili, che nell’opera / si contengono, con tavole & altre cose nobili & molto / utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, M D XLVI (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Casanatense di Roma con segnatura HH XIII 6). Il Decamerone di m. Giovanni Boccaccio di nuovo emendato secondo gli antichi essemplari, per giudicio e diligenza di più autori con la diversità di molti testi posta per ordine in margine, & nel fine con gli epitheti dell’Autore, con la espositione de proverbi et luoghi difficili, …, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1548. Il Decamerone di m. Giovanni Boccaccio di nuovo emendato secondo gli antichi essemplari. Con la diversità di molti testi posta nel margine, e nel fine con gli epitheti dell’auttore, con la espositione di tutti i proverbi & luoghi difficili & con la dichiaratione delle historie delle quali il Boccaccio ha tolto il soggetto di far le novelle, e i nomi cosi de gli huomini come delle donne, che nell’opera presente si contengono, con tavole et altre cose notabili & molto utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Giovan Grissio, 1549. Il Decamerone / di M. Giovanni Boccaccio / di nuovo emendato secondo gli / antichi essemplari, per giudicio / et diligenza di piu autori con la / diversità di molti testi posta per 236 ordine in margine, & nel fine con gli / Epiteti dell’Autore, con la espositione de proverbi / et luoghi difficili, che nell’opera / si contengono, con tavole & altre cose notabili & molto / utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, M D L. Il Decamerone / di m. Giovanni Boccaccio / di nuovo emendato secondo gli / antichi essemplari, per giudicio / et diligenza di piu autori con la / diversità di molti testi posta per ordine in margine, & nel fine con gli / Epiteti dell’Autore, con la espositione de proverbi/ et luoghi difficili, che nell’opera / si contengono, con tavole & altre cose notabili & molto / utili alli studiosi della lingua volgare, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, M D LI. Il Decamerone / di m. Giovanni/ Boccaccio / nuovamente alla sua vera / lettione ridotto / da m. Lod. Dolce. Con tutte quelle allegorie, / annotationi, tavole, e dichiarationi de voca / boli, che nelle altre nostre impressioni / si contengono, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, et fratelli, M D LII. Il Decamerone di M. Giovanni Boccaccio, nuovamente alla sua intera perfettione, non meno nella scrittura, che nelle parole ridotto, per Girolamo Ruscelli. Con le dichiarazioni, annotationi, et avvertimenti del medesimo, sopra tutti i luoghi difficili, regole, modi, & ornamenti della lingua volgare, et con figure nuove & bellissime, che interamente dimostrano i luoghi, neʼ quali si riducevano ogni giornata à novelare. Et con un vocabolario generale nel fine del libro, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisio, alla bottega d’Erasmo, 1552. Il Decamerone / di M. Giovanni Boccaccio, alla sua intera perfettione / ridotto, et con dichiarationi / et avvertimenti illustrato, / per Girolamo Ruscelli. / Hora in questa seconda editione dal medesi / mo per tutto migliorato. / Con un vocabolario gene / rale nel fine del libro, & con gli / Epiteti dell’Autore, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi, alla bottega d’Erasmo, M. D. LV. Il Decamerone / di M. Giovan Boccaccio, alla sua intera perfettione / ridotto, et con dichiarationi / et avvertimenti illustrato, / per Girolamo Ruscelli./ Ora in questa terza editione dal medesimo / per tutto migliorato. / Con un vocabolario ge / nerale nel fine del libro, & con gli / Epiteti dell’Autore, in Venetia, appresso Vincenzo Valgrisi, alla bottega d’Erasmo; et di Baldassar Costantino, al Segno di S. Giorgio, M. D. LVII (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Casanatense di Roma con segnatura CC O VII. 39). Il / Decameron / Di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadino Fiorentino. / Ricorretto in Roma, et Emendato secondo / l’ordine del Sacro Conc. di Trento / Et riscontrato in Firenze con Testi Antichi et alla sua / vera lezione ridotto da’ Deputati di loro Alt. Ser. / Nuovamente Stampato. / Con Privilegij del Sommo Pontefice, delle Maestadi del Re Christianißimo et / Re Cattolico, delli Serenißimi Gran Duca et Principe di Toscana, / dell’Ill. et Ecc. S. Duca di Ferrara, et d’altri Sign. et Rep., In Fiorenza, Nella Stamperia de i Giunti, M D L XXIII (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Casanatense di Roma con segnatura P XI 29). Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci, / cittadin fiorentino, / Di nuovo ristampato, / E riscontrato in Firenze con testi antichi, / & alla sua vera lezione ridotto / Dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Sereniss. Gran Duca di Toscana, Con permission de’ Superiori, e Privilegi di tutti / i Principi, e Republiche, in Venezia, per li Giunti di Firenze, Del mese di Agosto M D LXXXII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/P.o.it. 148 g). 237 Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in / Firenze con testi antichi, & alla sua / vera lezione ridotto / dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, / Con permissione de’ Superiori, & Privilegi di tutti i / Principi, e Republiche, seconda editione, in Firenze, nella stamperia de Giunti, Del mese d’Ottobre M. D. LXXXII. Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci, / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi / antichi, & alla sua vera lezione ridotto / dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, / Con permissione de’ Superiori, & Privilegi di tutti i / Principi, e Republiche, in Venezia, per li Giunti di Firenze, del mese d’aprile M D LXXXV. Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze / con testi antichi, & alla sua vera / lezione ridotto dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, / Con permissione de’ Superiori, & Privilegi di tutti i / Principi, e Republiche, in Firenze, nella stamperia de’Giunti, del mese di Febbraio M. D. LXXXVII. Il / Decamerone / di messer / Giovanni Boccaccio / cittadin fiorentino. / Di nuovo riformato da M. Luigi Groto Cieco d’Adria / Con permissione de’Superiori. / Et / Con le Dichiarationi Avertimenti, et un Vocabolario fatto da M. / Girolamo Ruscelli, in Venetia, appresso Fabio, & Agostino Zoppini Fratelli, et Onofrio Fari Compagni, M D LXXXVIII. Il / Decamerone / di messer / Giovanni Boccaccio / cittadin fiorentino. / Di nuovo riformato da / Luigi Groto Cieco d’Adria / Con permissione de’ Superiori. / Et con le Dichiarationi Avertimenti, et un Vocabolario fatto da Girolamo Ruscelli, in Venetia, appresso Fabio, & Agostin Zoppini Fratelli, & Onofrio Fari Compagni, M. D. XC (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreische Nationalbibliothek con segnatura 40. D. 23). Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadin Fiorentino, / Di nuovo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi / antichi, et alla sua vera lettione ridotto / dal / Cavalier Lionardo Salviati, / Deputato dal Serenissimo Gran Duca di Toscana, Con permissione / de’ Superiori. / Et, in questa ultima impressione adornato di Figure appropriate a ciascheduna Novella, in Venetia, appresso Alessandro Vecchi, M. D. XCVII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it.80). Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadino Fiorentino. / Si come lo diedero alle stampe gli SS ͬ ͥ / Giunti l’Anno 1527, parte prima, in Amsterdamo, M. DC. LXXIX. Il / Decameron / di Messer / Giovanni Boccacci / Cittadino Fiorentino. / Si come lo diedero alle stampe gli SS ͬ ͥ / Giunti l’Anno 1527, parte seconda, in Amsterdamo, M. DC. LXXIX (consultabile presso la Bayerische Staatsbibliothek). Il «Decamerone» di M. Gio. Boccaccio, tratto dall’Ottimo testo scritto da Fran. d’Amaretto Mannelli sull’originale dell’autore, Lucca, s. e., 1761. GIOVANNI BOCCACCIO, Decameron, a cura di VITTORE BRANCA, Torino, Einaudi, 2013. GIOVANNI BOCCACCIO, Decameron, a cura di MARIO MARTI, Milano, BUR, 2000. 238 Traduzioni: Cento novella / hundert neuwer historien die in / einem grosen sterben zu Flore(n)tz gesagt / wurden von etlichen kürzweilige(n) menschen die da uß der stat / hin uff das land fluhen ir leben zuerrete(n) und da ir ordnung machten / ein küng und in der zugebieten het was zu fro(e)de(n) dient un(d) ist wol beglimpfet, Straßburg, Johann Grüninger, 1519. Cento novella Johannis / Boccatij. / hundert newer Historien welche ein erbar gesel / chafft von dreien männern und siben weibern fliehent ein / groß sterben zu florentz zusamen geredt inen damit an lu / stigen enden uff iren gesessen un(d) grünen gärten die trüb / selig zeit zuvertreiben, dem hochgeborn fürsten / und herrn herr Galeotto durch Joannem / Boccatium zugeschriben kurz / weilig zu lesen, Straßburg, Johann II Knobloch, M. D. XL. Cento novella Johannis / Boccatij. / hundert newer historien welche ein erbar gesel / chafft von dreien Männern / unnd siben Weibern fliehent ein / gross sterben zu Florentz zusamen geredt inen damit an lu / stigen enden uff iren gesessen und grünen gärten die/ trüb / selig zeit zuvertreiben Dem hochgebornen fürsten / und herrn herr Galeotto durch Joannem / Boccatium zugeschrieben kurz / weilig zulesen, Straßburg, Johann II Knobloch, M. D. LI. Cento novella Jo / hannis Bocatij. / Das ist / Hundert Newer Historien, wel / che ein Erbare geselschafft von dreyen Mӓnnern un[d ] / siben Weibern, fliehent ein groß sterben zu Florentz zusamen geredt, / jnen damit an lustigen enden uff ihren gesessen und grünen gӓrten, die / trübselig zeit zuvertreiben Dem Hochgebornen Fürsten und / herrn, herr Galeotto, durch Johannem Boca / tium zugeschrieben, kurtzweilig zu lesen, Straßburg, Paul Messersschmidt, 1561. Cento novella. / Hundert neuwer / Historien welche von dreyen / Mӓnnern und siben Weibern so zu / Florentz ein groß Sterben geflohen zusamen / geredt ihr trübselige zeit in lustigen grünen Gӓrten damit / zuvertreiben. Durch den weitberühmpten Poeten / Joaennem Boccatium beschriben sehr / kurzweilig zu lesen, in due volumi, Franckfurt am Mayn, Nikolaus Basse, 1575. Cento novella. / Hundert neuwer / Historien welche von dreyen / Mӓnnern und siben Weibern so zu / Florentz ein groß Sterben geflohen zusam[m]en / geredt ihr trübselige zeit in lustigen grünen Gӓrten damit / zuvertreiben. Durch den weitberühmpten Poeten / Iohennem Boccatium beschriben sehr / kurzweilig zu lesen, in due volumi, Franckfurt am Mayn, Basseus, 1593. Cento novelle. Das seind / Die hundert neüen fabelen / oder historien, so die gesaged / seind woeden zu einer pestile[n] / czischen zeiten, auf dem Ital. übersetzt von Arigo [d.i. Heinrich Schlüsselfelder?], Augsburg, Anton Sorg, 18 Oct. 1490. Centum novella Johannis / Boccatij. / hundert neuwer Historien welche eyn erbar ge / selchafft von dreien maennern und sieben weibern fliehent/ ein groß sterben zu Florentz zusamen geredt inen damitt an lu / stigen enden auff iren gesessen und gruenen gaerten die / truebselig zeit zuvertreiben, dem hochgeborn / fürsten unnd herrn herr Galeotto durch Joanne Boccatiu / zugeschrieben / kurzweilig zu lesen, Straßburg, Jakob Cammerlander, Johann Albrechts, 1535. 239 Centum novella das ist hun / dert Neuwer Zeittung Johannis Boccatij dem / hochgeborn fürsten und herrn herr Galeotto / zugeschrieben, Straßburg, Johann II Knobloch, M. D. XLVII. Decameron: auf dem Ital. übersetzt von Arigo [d.i. Heinrich Schlüsselfelder?], [Ulm], [Johann Zainer der Ältere], [c. 1476]. Las cient novellas de micer / Juan Bocacio florentino eloquente. Enlas / quales se hallaran notables exe(m)plos y muy / elega(n)tes estilo. Agora nuevamen / te Impressas corregi / das y emmen / dadas, Valladolid, Nicolás Tierri, 1539. Las cient novellas de Micer / Juan Bocacio florentino eloquente. En las quales se / hallaran notables exemplos y muy elega(n)tes. Agora nue / vamente impressas: corregidas y emendadas, Valladolid, Juan de Villaquiran, 1550. Le Decameron / de Messire Iehan Bocace / Florentin, / Novvellement tradvict / d’Italien en Francoys par Maistre Anthoine le Macon conseiller / du Roy & tresorier de lextraordinaire de ses guerres, imprime à Paris, pour Estienne Roffet, 1545. Le Decame / ron de Messire / Iehan Bocace Florentin, / novvellement tradvict / d’Italien en Fra(n)çoys par Maistre Anthoine le Maçon co(n)seiller du Roy, et tresorier / de lextraordinaire de ses guerres, imprimé à Paris, pour Estienne Rosset, 1548. Le / Decameron / de M. Iean Bo / cace Floren / tin, / novvellement tra / duict d’Italien en Françoys par maistre / Anthoine le Maçon conseiller du / Roy, et tresorier de l’extra / ordinaire de ses / guerres, Lyon, chez Guillaume Rouille, à l’Escu de Venise, M. D. LI. Le / Decameron / de Messire Iehan / Bocace Florentin, / Novvellement tradvict / d’Italien en Francoys par maistre Anthoine / le Maçon, conseiller du Roy, et tresorier / de l’extraordinaire de ses / guerres, [Paris], De l’imprimerie de Guillaume Thibout, 1556. Le / Decameron / de M. Iean Bo / cace Flo / rentin, / Tradvict d’Italien / en Francoys par maistre Antoine le Ma / çon, Conseillier du Roy, et Treso / rier de l’extraordinaire de / ses guerres, Lyon, Guillaume Roville, M. D. LVIII. Le / Decameron / de M. Iehan Bocace / Florentin, / Tradvict d’Italien en Francois / par Maistre Antoine le Maçon, Conseiller du / Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire / de ses guerres, Paris, chez Martin Le Jeune, M. D. LIX. Le / Decameron / de Maistre / Iean Bocace / Florentin, / Tradvict d’Ita / lien en Françoys par maistre / Antoine le Maçon, Conseiller / du Roy, et Tresorier de l’Extra / ordinaire de ses guerres, a Paris, par Claude Micard, 1572. Le / Decameron de / Maistre Iean Bocace / Florentin, / Tradvict d’Italien / en Françoys par maistre Antoine le Ma / çon, Conseiller du Roy, et Treso / rier de l’Extraordinaire de / ses guerres, a Paris, de l’Imprimerie d’Olivier de Harsy, 1572. Le decameron, Lyon, Guillaume Rouillé, 1580; Le / Decameron / de M. Iean / Bocace Flo / rentin, / Tradvit d’Italien en / François par M. Antoine le Maçon, / Conseiller du Roy, & 240 Thresorier / de l’extraordinaire de / ses guerres. / Revev, corrigé & illustré outre les / precedentes impressions, a Lyon, pour Iean Veirat, M. D. XCVII. Le / Decameron / de M. Iean / Bocace Florentin. / Traduit d’italien en fran / çois, par M. Antoine Le Maçon, / Conseillier du Roy, et Tresorier de l’Extraor / dinaire de ses guerres, / Reveu corrigé & illustré outre les / precedentes impressions, a Rotterdam, chez Iean VVaesberggue, M. D. XCVII. Le Decameron de M. Iean Bocace Florentin. Traduit d’italien en françois, par M. Antoine Le Maçon, Conseillier du Roy, & Tresorier de l’Extraordinaire de ses guerres. Reveu, corrigé & illustré outre les precedentes impressions, Amsterdam, Cornelis Claesz, 1597. [L]e livre Cameron Autrement sur / nomme le prince Galliot Qui con / tient cent Novvelles racomptees / en dix iours par sept femmes & trois iouuẽceaulx. Lequel livre cõpila & escript Jehan / Bocace de Certaldo. Et depuis translate de latin en francoys Par maistre Laurens du / premierfaict. / Nouuellement imprime a Paris en la grant rue sainct Jacques A len / seigne de la Roze blanche couronnee, veuve Michel Le Noir, 1521. Masuccio Salernitano: Il Novellino di Masuccio Salernitano in toscana favela ridotto, Tomo Primo contenente la Parte Prima e Seconda. All’Orrevole Aristarco Scannabue. Della Frusta Letteraria Autore dedicato, In Ginevra, MDCCLXV. Il Novellino di Masuccio Salernitano in toscana favela ridotto, Tomo Secondo contenente la parte Terza, Quarta e Quinta, In Ginevra MDCCLXV. Le cinquan / ta novelle di Masuccio Salerni / tano intitolate il Novellino / nuovamente con somma di / ligentia reviste cor / rette et stam / pate, Stampate in Vinegia, per Marchio Sessa, Anno domini M DXLI (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it.611). MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino nell’edizione di Luigi Settembrini, a cura di SALVATORE S. NIGRO, Milano, BUR, 2000. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino con appendice di prosatori napoletani del ’400, a cura di GIORGIO PETROCCHI, Firenze, Sansoni, 1957. MASUCCIO SALERNITANO, Il Novellino di Masuccio Salernitano: restituito alla sua antica lezione, a cura di LUIGI SETTEMBRINI, Napoli, Morano, 1874. Traduzioni: Nouvelles choisies de Masuccio de Salerne (XV° SIÈCLE), Littéralement traduites pour la première fois par Alcide Bonneau, Paris, Isidorè Liseux, 1890. The Novellino of Masuccio: Now first translated into English by W. G. Waters, in 2 volumes, London, Lawrence and Bullen, 1895. 241 L’Erasto et i suoi compassionevoli avvenimenti che gli successero: Erasto / di Mario Teluccini / sopranominato il Bernia. / All’illustrissimo, et eccel / lentissimo signore, il signor / Bernardino Sanseverino, / principe di Bisignano, / e duca di San Marco, in Pesaro, appresso Girolamo Concordia, M D LX VI. Erasto / dopo molti secoli / ritornato al fine in luce / et con somma diligenza / dal greco fedelmente / tradotto in italiano, in Mantova, per Venturino Rossinello, l’anno M. D. XLVI (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.rel.1711). Erasto / et i suoi compas- / sionevoli avvenimen- / ti, che gli successe; / Opera dotta, et morale, di Greco tradotta in volgare. / Nuovamente ristampata, et con dili- / genza corretta. Con la Tavola del / le cose degne di memoria, in Venetia, per Francesco di Leno, M. D. XLII. Erasto / et i suoi compas- / sionevoli avveni- / menti che gli successe. / Opera dotta et morale, / di greco tradotta / in volgare. / Nuovamente ristampata, et / con diligenza corretta. Con la Tavola / delle cose degne di memoria, in Vinegia, appresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, M D LVIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bibliothèque Municipale de Lyon con segnatura 811628). Erasto, nel quale con bellissimi ammaestramenti si racconta un caso compassionevole d’amore, con XIIII novelle in sette giorni dette da sette filosofi, in Venetia, appresso Francesco Rampazetto, [non prima del 1540]. Gli / compasionevol / avvenimenti / di Erasto, / opera dotta, & morale, di Greco / tradotta in volgare. / Di nuovo con somma diligenza / corretta, et ristampata. / Con una tavola delle / Cose degne di memoria, in Venetia, appresso li heredi di Giacomo Simbeni, 1580. Gli / compasionevol / avvenimenti / di Erasto, / opera dotta, & morale, di Greco / tradotta in volgare. / Di nuovo con somma diligenza / corretta, et ristampata. / Con una tavola delle / Cose degne di memoria, in Venetia, appresso Giovanni Martinelli Parmegiano, 1580. Gli compasionevoli avvenimenti di Erasto; opera dotta, & morale, di greco tradotta in volgare, Torino, appresso haer. Niccolò Bevilacqua, 1581. I compassionevoli / avvenimenti / di Erasto. / Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare. / Di nuovo con somma diligenza / corretta, et ristampata. / Con nuova tavola delle cose degne / di memoria, in Venetia, appresso Francesco Bindoni, 1558. I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare, Venezia, appresso Giorgio Cavalli, 1568. I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare, Venezia, appresso Giovanni Bariletti, 1569. I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta, et morale, tradotta dalla lingua greca nella italiana. Nuovamente ricorretta, & ristampata con due Tavole; l’una dei Capitoli, & l’altra delle cose degne di memoria, in Venetia, appresso Domenico, & Gio. Battista Guerra, fratelli, M. D. LXXIII. 242 I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare, Venezia, presso Giovanni Fiorina, 1590. I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco ridotta in volgare, Venezia, presso Giovanni Battista Bonfandino, 1590. I compassionevoli / avvenimenti / di Erasto. / Opera dotta, et morale, / di Greco, ridotta in Volgare. / Nuovamente ristampata et con somma diligenza corretta. / Con una Tavola de i Capitoli di tutta l’opera, in Vinegia, presso Altobello Salicato, M D XCVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 100 p). I compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta et morale, di greco, ridotta in volgare, Venezia, appresso Domenico Farri, 1599. Li compassionevoli avvenimenti di Erasto. Opera dotta, & morale, di greco tradotta in volgare, Venezia, Giovanni Antonio Rampazetto, 1582. ALESSANDRO D’ANCONA, Il libro dei sette savj di Roma, Pisa, Fratelli Nistri, 1864. Libro dei sette savi di Roma (versione in prosa F), a cura di ANDREA GIANNETTI, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2012. Traduzione: Historia las / timera, d’el Principe / Erasto, hijo del Emperador Diocletiano, en la / qual se contienen muchos exemplos no / tables, y discursos no menos recrea / tivos, q(ue) provechosos y necessa / rios, traduzida de Italiano / en Espagñol, por Pe / dro Hurtado de la Vera, en Anvers, en Casa de la Biuda y herederos de Ivan Stelsio, 1573. Giovanni Brevio (e Niccolò Machiavelli): MARCELLO CICCUTO, Il Cinquecento, Milano, Garzanti, 1982. MARZIANO GUGLIELMINETTI, Novellieri delʼ500, Milano-Napoli, Ricciardi, 1972. La Seconda / Libraria / del Doni. Al S. Ferrante Caraffa, In Vinegia, M D LI. L’asino / d’oro di Nicolo / Machiavelli, / Con alcuni altri Cap. et Novelle / del medesimo, / Nuovamente messi in luce, et non piu / stampati, in Fiorenza, appresso Bernardo Giunti, 1549. L’Asino d’oro / di Nicolo Machiavelli / cittadino et secretario / fiorentino, / con tutte l’altre / sue operette, S. l., M. D. L (ho consultato gli esemplari della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 037/4 Stw 1015 - 2 e con segnatura 4.Pol.g. 146). L’Asino / d’oro di Nicolo / Macchiavelli, / con tutte l’altre / sue operette, in Roma, MDLXXXVIII (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 564). 243 Novelle / di Monsig. Giovanni Brevio / e M. Marco Cademosto, [Milano], MDCCXCIX [ma 1819]. ANTONIO PALLULEO, Quattro novelle di M. Giovanni Brevio intitolate Della Miseria Umana, Treviso, 1823. Rime et / prose volgari / di M. Giovanni Brevio, Roma, per Antonio Blado Asulano, M. D. XLV (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 68.13.A.26). GIAMBATTISTA SALINARI, Novelle delʼ500, Torino, UTET, 1976. Le novelle di Giovanni Brevio, a cura di SABRINA TROVÒ, Padova, Il Poligrafo, 2003. Giovanni Guidiccioni: Le lettere, ed. Critica a cura di MARIA TERESA GRAZIOSI, Roma, Bonacci, 1979. Le novelle letterarie pubblicate in Firenze l’anno MDCCLI, Tomo XII, in Firenze, nella Stamperia della SS. Annunziata, MDCCLI. Le rime di monsignor Giovanni Guidiccioni vescovo di Fossombrone, Nizza, Società tipografica, 1782. Opere di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone, raccolte dalle più antiche edizioni, e da’ manoscritti, ora per la prima volta pubblicate, aggiuntavi la Vita dell’Autore dal Padre Alessandro Pompeo Berti della Congregazione della Madre di Dio, Tomo primo, in Genova, nella Stamperia Lerziana, 1749. Opere di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone, Raccolte Dalle più antiche edizioni, e da’ manoscritti, ora la prima volta pubblicate, in Genova, presso Bernardo Tarigo, in Canneto, MDCCLXVII. Opere di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone, raccolte dalle più antiche edizioni, e da MSS. ora la prima volta pubblicate, aggiuntavi la vita dell’autore dal Padre Alessandro Pompeo Berti della congregazione della Madre di Dio, in Venezia, presso Antonio Zatta, 1780. Rime di Monsignor Giovanni Guidiccioni Vescovo di Fossombrone. In questa edizione rivedute, corrette, ed illustrate colla Vita dell’Autore e Testimonianze, a cura di GIAMBATTISTA ROTA, in Bergamo, presso Pietro Lancellotti, 1753. Rime spirituali di sette poeti illustri, Napoli, Giovanni de Boy, 1569. Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, Bologna, Gaetano Romagnoli, 1867. 244 Francesco Maria Molza: FRANCESCO MARIA MOLZA, Novelle, a cura di STEFANO BIANCHI, Roma, Salerno Editrice, 1992. Novelle italiane di quaranta autori dal 1300 al 1847, pubblicate per cura di G. LOCELLA, Leipzig, F. A. Brockhaus, 1879. Novelle di varj autori con note, Milano, Dalla Società Tipografica De’ Classici Italiani, 1804. Poesie di Francesco Maria Molza colla vita dell’autore scritta da PIERANTONIO SERASSI, Milano, Società Tipografica de’ Classici Italiani, 1808. Quattro novelle di Francesco Maria Molza da una stampa rarissima del secolo XVI, Lucca, Tipografia Giusti, nell’ottobre 1869. Tre novelle rarissime del secolo XVI, a cura di FRANCESCO ZAMBRINI, Bologna, Gaetano Romagnoli, 1867. Traduzione: Les nouvelles de F. M. Molza, traduites pour la première fois en français par M. M. L., Illustration de F. Gailliard, Bruxelles, chez Henry Kistemaeckers, 1890. Agnolo Firenzuola fiorentino: Consigli / de gli animali, / cioè / ragionamenti civili, / di Agnolo Firenzuola / Fiorentino. / Nei quali con maraviglioso, e vago artefi / cio tra loro parlando, raccontano Sim / boli, Avertimenti, Istorie, Proverbi, / e Motti, che insegnano il viver civile, / & à governare altri con prudenza. / Aggiuntovi un Discorso di f. Ieronimo / Capugnano Domenichino, ove prova, che / gli Animali ragionano insieme. / Et con tal occasione si tratta di tutti i Parlari, / & come si favelli in Cielo, nel Mondo, / & nel Centro della Terra. / Et di piu XI. Orationi in lode d’Animali, / Con le Tavole loro delle cose piu notabili, in Venetia, appresso Barezzo Barezzi, 1604. Delle opere / di M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, / dedicate / All’Ill(ustrissi)mo Signore, Signore e P(ri)n(cip)e Colendiss., / Il Signor/ Giuseppe / Niccolini / De’ Marchesi di Ponsacco, Camugliano, ec. / Cavaliere Milite della Sacra ed / Eminentiss. Religione di S. Gio: / Gerosolimitano, volume I-III, in Firenze, MDCCXXIII. Le / Bellezze / le Lodi, / gli Amori, / & i Costumi delle Donne; / Con lo Discacciamento delle Lettere, / di Agnolo Firenzuola / Fiorentino, et di Alessandro Picolomini Sanese. / Giuntovi appresso i Saggi / Ammaestramenti, / che appartengono alla honorevole, e virtuosa vita / Virginale, Maritale, e Vedovile, / di Lodovico Dolce, in Venetia, presso Barezzo Barezzi, MDCXXII. Le novelle di M. Agnolo Firenzuola Fiorentino. Nuovamente ristampate et reviste, in Venetia, per Gio. Griffio, ad instantia di Pietro Boselli, [il volume non riporta la data]. (L’EDIT 16 e il catalogo USTC menzionano come data approssimativa la data 1552, mentre per Brunet la data approssimativa è 1550 e per BMSTC è 1555.) 245 Opere / di messer / Agnolo Firenzuola / Fiorentino, volume primo-terzo, in Firenze, MDCCLXIII. Opere / di Messer / Agnolo Firenzuola / Fiorentino, volume quarto, in Firenze, MDCCLXVI. Prose / di M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, in Fiorenza, appresso Bernardo di Giunta, MDXLVIII (mi riferisco all’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura 68. 11.C.34). Prose di / M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, in Fiorenza, appresso Lorenzo Torrentino Impressor Ducale, MDLII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Biblioteca Complutense di Madrid con segnatura BH FLL 28335). Prose / di M. Agnolo / Firenzuola / Fiorentino, in Fiorenza, appresso i Giunti, MDLXII (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura *38.Y.67). AGNOLO FIRENZUOLA, Le novelle, a cura di EUGENIO RAGNI, Roma, Salerno Editrice, 1971. Traduzione: Deux Livres / de filosofie / fabuleuse. / Le premier prins des discours de M. / Ange Firenzuola Florentin, / Per lequel louz les ens allegorie de plu / sieurs belles fables, est monstree l’en / vie, malice, & trahison d’au / cuns courtisans. / Le second, extraict des traictez de Sandebar / Indien philosophe moral. / Traictant soubs pareilles allegories de / l’amitié & choses semblables. / Par Pierre de la Rivey Champenois, a Lyon, par Benoist Rigaud, M. D. LXXIX. Girolamo Parabosco: Delle lettere amorose di m. Girolamo Parabosco. Libro secondo con alcune sue novelle et rime, Venezia per Paolo Gherardo, (per Comin da Trino di Monferrato), 1548. Gli / Diporti / di M. Girolamo / Parabosco. Divisi in tre giornate. / Di novo ristampati, / & con ogni diligenza riveduti, / & corretti, in Venetia, appresso Gio. Battista Ugolino, M D LXXXVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 39.V.37). I Diporti di M. / Girolamo / Parabosco. / Con privilegio, in Venetia, appresso Giovan. Griffio (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Palatina di Parma, le pagine sono disponibili su EDIT 16). I Diporti di M. / Girolamo / Parabosco. / Con privilegio, in Venetia, appresso Giovan. Griffio, [1556] (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o. it. 740). La data scritta a mano sul frontespizio è erronea, probabilmente si tratta della princeps (vd. alleg. 7). I Diporti di m. Girolamo Parabosco, novamente ristampati, & diligentissimamente revisti, Venezia, appresso Giovanni Grissio, 1552 (mi servo dell’esemplare senza il frontespizio della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 28330-A). 246 I Diporti di / M. Girolamo / Parabosco. / Con gli suoi Enigmi di nuovo agiontivi. Et / novamente ristampati / et diligentissimamente revisti, in Vinegia, per Girolamo Calepino, M. D. LXIIII (mi servo dell’esemplare della Österreichisce Nationalbibliothek con segnatura 238544-A). I Diporti / di M. Girolamo / Parabosco. / Novamente ristampati, / et diligentissimamente revisti, in Vinegia, appresso Domenico Gilio, 1558 (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 741). I Diporti / di M. Girolamo / Parabosco. / Di nuovo ristampati, et con somma diligentia revisti, in Venetia, appresso Battista Mammello, 1564. I Diporti / del Sig. Gieronimo / Parabosco / Ritocchi, megliorati, et aggiunti secondo / l’originale dell’Autore. / Et dedicati / all’onorato signore / Gieronimo Lanza, in Vicenza, per Giorgio Greco, 1598 (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Complutense di Madrid con segnatura BH FLL 28644). I Diporti / del Sig. Gieronimo / Parabosco / Ritocchi, megliorati, et aggiunti secondo / l’originale dell’Autore. / Et dedicati / all’onorato signore / Gieronimo Lanza, in Venetia, appresso Antonio Ricciardi, M. DCVII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o. it. 743). I Diporti / di Messer / Girolamo Parabosco, Londra, presso Riccardo Bancker [ma Livorno, Tommaso Masi], 1795. Giovanni Francesco Straparola: Le notti / di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio, / nelle quali si contengono / le Favole, con i loro Enimmi da dieci donne, / & da duo giovani raccontate / corrette di nuovo, & ristampate. / Libro primo, in Vinegia, appresso Francesco Lorenzini da Turino, M. D. LX (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 969-1/2). Le notti / di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio, / nelle quali si contengono / le Favole, con i loro Enimmi da dieci donne, / & da duo giovani raccontate / corrette di nuovo, & ristampate. / Libro secondo, in Vinegia, appresso Francesco Lorenzini da Turino, M D LX (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 969-1/2). Le piacevoli / notti di m. Giovan / francesco Straparola da / Caravaggio. / Nelle quali si conten- / gono le favole con i loro enimmi / da dieci donne, et duo giovani rac- / contate, cosa dilettevole, ne piu data in luce, in Vinegia, per Comin da Trino di Monferrato, appresso Orpheo dalla carta tien per insegna S. Alvise, M. D. L. Le piacevoli / notti di M. Giovan / francesco Straporola da / Caravaggio. / Nelle q ali (sic) si conten / gono le favole con i loro enimmi da / dieci donne, et duo giovani rac- / contate, cosa dilettevole, ne piu data in luce, in Vinegia, per Comin da Trino di Monferrato, A San Luca al segno del diamante, M. D. LI (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 39.J.21). 247 Le piacevoli / notti di M. Giovan- / francesco Straporola da / Caravaggio. / Nelle q ali (sic) si conten- / gono le favole con i loro enimmi da / dieci donne, et duo giovani rac- / contate, cosa dilettevole, ne piu data in luce, in Vinegia, per Comin da Trino di Monferrato, A San Luca al segno del diamante, M. D. LI (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 966-1/2). Le piacevoli / notti di M. / Giovan Francesco / Straparola da / Caravaggio. / Nelle quali si contengono / le favole con e lor enigmi da dieci donne raccon / tate, cosa dilettevole, ne piu data in luce. / Libro secondo, in Vinegia per maestro Comin da Trino ad instanza dell’autore, A san Bortholomeo alla libraria della colombina, M D LIII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 966-1/2). Le piacevoli / notti di Messer Giovan- / francesco Straparola / da Caravaggio. / Nelle quali si contengono / le Favole con i loro Enimmi da dieci donne, / et duo giovani raccontate. / Cosa dilettevole, / ne più data in luce. / Libro secondo, in Vinegia, appresso Domenico Gilio, 1558 (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 968-1/2). Le piacevoli notti / di M. Giovan Francesco / Straparola da Caravagio, / nelle quali si contengono / le Favole con i loro Enimmi da dieci donne, / et da duo giovani raccontate, / cosa dilettevole, et rara, / ne mai piu data in luce. / Libro primo, in Venetia, per Francesco Lorenzini da Turino, M D LX (mi servo dell’esemplare conservato presso la Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 4812). Le piacevoli notti / di M. Giovan Francesco / Straparola da Caravagio, / nelle quali si contengono / le Favole con i loro Enimmi da dieci donne, / et da duo giovani raccontate, / cosa dilettevole, et rara, / ne mai piu data in luce. / Libro secondo, in Venetia, per Francesco Lorenzini da Turino, M D LX (mi servo dell’esemplare conservato presso la Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 4812). Le tredici, / et piacevoli / notte / del S. Giovan Francesco / Straparola, / da Caravaggio, / Divise in due libri. / Novamente ristampate, et con somma diligenza / reviste, et espurgate da tutti quelli errori / che in esse si contenevano, in Venetia, presso Daniel Zanetti, M. D. XCVII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 5580). Le / tredici / piacevolissime / notti / Di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio; / Divise in due libri. / Espurgate nuovamente da molti / errori, e di belliβime / Figure adornate. / Con l’aggonta di Cento Enigmi / da indovinare, in Venetia, presso Alessandro de’ Vecchi, M D XCIX (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it.337). Le tredici / piacevolissime / Notti / di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio: / divise in due libri; / Nuovamente di beliβime Figure adornate, et ap- / propriate à ciascheduna Favola. / Con la tavola di tutto quello, che in esse si / contengono. / Con licentia de’ Superiori, in Venetia, appresso Daniel Zanetti, M. DCI (mi servo dell’esemplare conservato presso la Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 4815). Le tredici / piacevolissime / Notti / di M. Gio. Francesco / Straparola / da Caravaggio: / divise in due libri: / Nuovamente di belissime Figure adornate, et / appropriate à ciascheduna Favola. / Con la tavola di tutto quello, che in esse si / contengono, in Venetia, appresso 248 Zanetto Zanetti, M. DC. VIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze con segnatura MAGL.3.5.184). GIOVANNI FRANCESCO STRAPAROLA, Le piacevoli notti, vol. 1, a cura di DONATO PIROVANO, Roma, Salerno Editrice, 2000. Traduzioni: Honesto / y agredable entrete- / nimiento de damas y galanes. / Compuesto por el señor Ioan Francisco Carva- / cho caballero Napolitano. Y traduzido de / lengua Toscana en la nuestra vulgar, / por Francisco Truchado ve- / zino de Baeça, en Çaragoça, impresso con lice(n)cia en casa de Ioan Soler impressor de libros enfrente de S. Francisco, A(n)no. 1578 (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 38.W.32). Primiera / parte del Ho- / nesto y agradable entretenimiento / de Damas, y Galanes. / Compuesto por Ioan Francis- / co Carvacho, Cavallero Napolitano. Y traduzido de / lengua Toscana en la nuestra Vulgar, por / Francisco Truchado vezino / de Baeça. / Con licencia, en Pamplona, en casa Nicolas de Assiayn, l’inpressor del Reyno de Navarra, A(n)no 1612 (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 155092-A.1). Secunda / parte del Ho- / nesto y agradable entretenimiento / de Damas, y Galanes. / Compuesto por Ioan Francis- / co Carvacho, Cavallero Napolitano. Traduzido de / lengua Toscana en la nuestra Vulgar, por / Francisco Truchado vezino / de Baeça. / Con licencia, en Pamplona, en casa Nicolas de Assiayn, l’inpressor del Reyno de Navarra, A(n)no 1612 (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 155092-A.2). Primiera / parte del Ho- / nesto y agradable entretenimiento / de Damas, y Galanes. / Compuesto por Ioan Francis- / co Carvacho, Cavallero Napolitano. Y traduzido de / lengua Toscana en la nuestra Vulgar, por / Francisco Truchado vezino / de Baeça. / Con licencia, en Pamplona, en casa Nicolas de Assiayn, l’inpressor del Reyno de Navarra, A(n)no 1612. Facecieuses / nuicts du Seigneur / Iean François / Straparole. / Avec les Fables et Enigmes, racontees par / deux ieunes Gentils-hommes, et / dix Damoiselles. / Novellement traduites d’Italienen Fran- / çois par Iean Lovveau, a Roven, chez Iean Osmont, dans la Court du Palais, 1601 (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 973/1/2). Les / facecieuses / Nuictz du Sei- / gneur Ian Fran- / cois Stra- / parole: Aueq les Fables & Enigmes, racon- / tées par deux ieunes ge(n)tilzhom- / mes, & dix Damoiselles. Novvellement traduittes d’Italien en François, par Ian Louveau. Avec privilegedu Roy, a Lyon, par Guillame Roville, 1560 (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 971). Les facecieuses nuictz du Seigneur Iean François Straparole: avec les fables & enigmes, racontées par deux ieunes gentilz-hommes, & dix damoiselles / novvellement traduictes d’italien en fra[n]çois par Iean Lovveau, a Paris, pour Vincent Norment, [1571?] (mi servo dell’esemplare della Folger Shakespeare Library con segnatura A-2S⁸ 2T⁴). Les / Facecieuses / Nuictz du Sei- / gneur Ian Francois / Straparole. / Auec les Fables et Enigmes, racontees / par deux ieunes Gentilz-hommes, / et dix Damoiselles. / Novvellement 249 traduictes d’Italien en / François par Iean Louveau, a Lyon, par Benoist Rigaud, 1572 (mi servo dell’esemplare presso la Bibliothèque Municipal de Lyon con segnatura 813065). Le / premier livre des / Facecieuses nuictz / du Seigneur Iean François / Straparole. / avec les Fables & Enigmes, racontées / par deux ieunes gentilz-hommes, / & dix Damoiselles. / Novellement traduictes d’Italienen / François par Iean Lovveau. / De novveau revevës, corrigées, & augmen- / tées de chansons au commencement de / chacune nuict, a Paris, pour Abel L’Angelier, tenant sa boutique au premier pilier de la grand salle du Palais, 1577 (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40. Mm.2.(Vol.1)). Le / second / et dernier li- / vre des Facecieu- / ses nuicts, du Sei- / gneur Iean François / Straparole. / Contenant plusieurs belles fables, et plaisans / Enigmes, racontées par dix Damoiselles, / et quelques Gentils-hommes. / Traduict d’Italien en François, / par Pierre De la Rivey / champenois, a Paris, pour Abel l’Angelier tenant sa boutique au premier pillier de la grand salle du Palais, 1577 (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40. Mm.2.(Vol.2)). Le second et dernier livre des Facecieuses nuicts du seigneur Iean Straparole. Contenant plusieurs belles fables, et plaisans enigmes, racontees par dix damoiselles, et quelques gentilshommes. Traduict d’italien en françois par Pierre Delarivey Champenois, Lyon, pour Benoist Rigaud, 1582 (Cfr. l’esemplare presso la Bibliothèque Municipal de Lyon con segnatura 813128). Le second / et dernier livre / des Facecieuses / nuicts du seigneur Iean Fran- / çois Straparole. / Contenant plusieurs belles Fables, et plaisant / Enigmes racontees par dix Damoiselles, et quelques Gentils-hommes. / Traduit d’Italien en François par Pierre / Delarivey Champenois, a Roven, chez Iean osmont, dans la Court du Palais, 1601 (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P.o.it. 973/1/2). Les Facecieuses nuicts du Seigneur Iean François Straparole. Avec les Fables & Enigmes, racontees par deux ieunes Gentilz-hommes & dix Damoiselles. Novellement traduictes d’Italien en François par Iean Louveau, a Lyon, par Benoist Rigaud, 1596 (cfr. l’esemplare presso la Bibliothègue Municipal de Lyon con segnatura Chomarat 5605). Matteo Maria Bandello: La prima parte / de le Novelle / del / Bandello, in Lucca, per il Busdrago, M. D. LIIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/4 P. o.it. 53-1). La seconda parte / de le Novelle / del / Bandello, in Lucca, per il Busdrago, M. D. LIIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/4 P. o.it. 53-2). La terza parte / de le Novelle / del / Bandello, in Lucca, per il Busdrago, M. D. LIIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/4 P. o.it. 53-3). 250 La / quarta / parte de le / Novelle del Bandel- / lo nuovamente / composte: / Nê per l’adietro date in luce, in Lione, appresso Alessandro Marsilij, M. D. LXXIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/4 P.o.it. 104ic). Il Primo Volume / Delle Novelle Del Bandello / nuovamente ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio / Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti. / All’Illustriss. Et Reverendiss. / Signor Giovann’Antonio Serbellone / Cardinal di san Giorgio, in Milano, appresso à Giovann’ Antonio de gli Antonij, M D LX. In fine si legge: IN MILANO, imprimevano i fratelli da Meda. (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o.it. 104 i-1). Il Secondo Volume / Delle Novelle Del Bandello / Nuovamente Ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal Signor / Ascanio Centorio de gli Hortensii à / ciascuna novella fatti. / All’Illustriss. Et Eccellentiss. / Signor Duca di Parma e di Piacenza, in Milano, apresso à Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LX (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura P. o.it. 104 i-2). Il Terzo Volume / Delle Novelle Del Bandello / Nuovamente Ristampato, / e con diligenza corretto. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali dal S. Ascanio / Centorio de gli Hortensii à ciascuna novella fatti. / All’Illustriss. Et Eccellentiss. / S. Marchese di Pescara governatore e capitan ge- / nerale del re di Spagna nello stato di Melano, in Milano, apresso à Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LX. In fine si legge: IN MILANO, imprimevano i fratelli da Meda. (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Staats- und Stadtbibliothek di Augsburg con segnatura LA 296-3). Il Primo Volume / Delle Novelle / Del Bandello / Novamente Corretto, Et Illustrato Dal Sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Alla Magnifica, et nobiliss. signora; la signora / Pichebella Ragazzoni Paiarina, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 54- 1). Il Secondo Volume / Delle Novelle / Del Bandello / Novamente Corretto, Et Illustrato Dal Sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Al Clariss. signor il signor Giorgione Cornaro, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 54-2). Il Terzo Et Ultimo Volume / Delle Novelle / Del Bandello / Novamente Corretto, Et Illustrato Dal Sig. / Alfonso Ulloa. / Con una aggiunta d’alcuni sensi morali del S. Ascanio / Centorio de gli Hortensi a ciascuna / novella fatti. / Al Mag. Et Eccellente / Signore il Sig; Luigi Griti, in Venetia, appresso Camillo Franceschini, M D LXVI (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 54-3). La prima parte de le Novelle del Bandello. In Lucca per Vincentio Busdrago, 1554, e di nuovo in Londra, per S. Harding, M. DCC. XL. La seconda parte de le Novelle del Bandello. In Lucca per Vincentio Busdrago, 1554, e di nuovo in Londra, per S. Harding, M. DCC. XL. 251 La terza parte de le Novelle del Bandello. In Lucca per Vincentio Busdrago, 1554, e di nuovo in Londra, per S. Harding, M. DCC. XL. La quarta parte de le Novelle del Bandello. In Lione per Alessandro Marsilii, 1573, e di nuovo in Londra, per S. Harding, M. DCC. XL. MATTEO BANDELLO, Novelle, introduzione di Luigi Russo, note di Ettore Mazzalli, Milano, BUR, 1990. MATTEO BANDELLO, Novelle, a cura di ELISABETTA MENETTI, Milano, BUR, 2011. Traduzioni: Historias / Tragicas exemplares, / sacadas de las obras del Bandello / Verones. Nuevamente traduzidas de las / que en lengua Francesa adornaron / Pierres Bouistau, y Francisco / de Belleforest. / Contienense en este libro catorze Historias nota- / bles, repartidas por capitulos, en Salamanca, por Pedro Lasso, a costa de Claudio Curlet Saboyano, 1589. Historias / Tragicas / Exemplares, sacadas / del Bandello Verones. Nuevame(n)- / te traduzidas de las que en lengua / Francesa adornaron Pierres / Bouistau, y Fra(n)cisco de / Belleforest. / Contienense en este libro catorze His- / torias notables, repartidas / por capitulos, en Valladolid, por Lorenço de Ayala, a costa de Miguel Martinez, 1603. Giovanni Fiorentino Il Pecorone di / Ser Giovanni Fioren- / tino, nel quale si / contengono cinquanta / novelle antiche, / belle d’inventione / et di stile, in Milano, apresso di Giovann’Antonio de gli Antonij, MDLVIII, [in fine:] in Milano / imprimevano i fratelli da Meda. / M D LVIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Res/ P.o.it. 384). Il Pecorone di / Ser Giovanni Fioren- / tino, nel quale si contengono cinquanta / novelle antiche, belle d’inventione / et di stile, in Milano, appresso di Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LIIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Bodleian Library con segnatura Toynbee 2211). Il Pecorone di / ser Giovanni Fioren- / tino, nel quale si / contengono cinquanta / novelle antiche, / belle d’inventione / et di stile, in Milano, appresso di Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LVIIII (mi servo dell’esemplare conservato presso la Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40.M.11). Il Pecorone di / ser Giovanni Fioren- / tino, nel quale si / contengono cinquanta / novelle antiche, / belle d’inventione / et di stile, in Milano, appresso di Giovann’Antonio de gli Antonij, M D LIX (mi servo dell’esemplare conservato presso la Biblioteca Palatina di Parma, (ho consultato il frontespizio disponibile su EDIT 16). Il / Pecorone / di ser Giovanni / Fiorentino. / Nel quale si contengono / cinquanta novelle / antiche, belle d’in- / ventione et / di stile, in Vinegia, appresso Domenico Farri, M D LXV (mi servo dell’esemplare conservato presso la Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 40.Mm.103). 252 Il / Pecorone / di ser Giovanni / Fiorentino, / Nel quale si contengono quarant’otto / Novelle antiche, belle d’inventione, / et di stile. / Al molto Mag. & Illust. Sig. Gasparo Curto / Nascimbeni mio Sig. osservadiss., in Trevigi, appresso Eva(n)gelista Dehuchino, M. DCI. Il Pecorone di ser Giovanni fiorentino nel quale si contengono cinquanta Novelle antiche Belle d’invenzione e di stile, Londra, presso Riccardo Bancker [ma Livorno, Masi], 1793. Il Pecorone di ser Giovanni Fiorentino nel quale si contengono cinquanta novelle antiche belle d’invenzione e di stile, volume primo, a cura di GAETANO POGGIALI, Milano, per Giovanni Silvestri, 1815. Bernardino Percivalli Gualtieri novella di Bernardino Percivali da Racanati. Secondo un’antica e rarissima stampa, presso G. Giusti, 1867. Francesco Sansovino: Cento novelle / scelte / da i piu nobili scrittori, / per Fran. Sansovino. / Nelle quali piacevoli & aspri casi d’Amore, & altri / notabili avenimenti si leggono. / Con privilegio. / In Venetia, appresso Fran. Sansovino, M D LXI (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.V.II.VIII.20). Cento / novelle / scelte da piu / nobili scrittori / della lingua volgare / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli, / & aspri casi d’amore, & altri notabili avve- / nimenti si contengono. / Di nuovo ampliate, reformate, / rivedute, et corrette, per il medesimo; et ag- / giontovi di nuovo le figure in prin- / cipio d’ogni Novella. / Con privilegio per anni XV, [Venetia, 1566] (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rem.IV 450). Cento / novelle / scelte da piu / nobili scrittori / della lingua volgare / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli, / & aspri casi d’amore, & altri notabili avve- / nimenti si contengono. / Di nuovo ampliate, reformate, / rivedute, et corrette, per il medesimo; et ag- / giontovi di nuovo le figure in prin- / cipio d’ogni Novella. / Con privilegio per anni XV, In Venetia, M D LXVI (mi servo del frontespizio dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze con segnatura MAGL.3.2.68). Cento novelle / scelte da piu nobili / scrittori della lingua volgare, / con l’aggiunta / di cento altre novelle antiche, / non pur belle per inventione, ma molto utili per l’eleganti et / Toscane elocutioni necessarie a chi vuol regolatamente scri- / vere nella nostra lingua. [aggiunto a mano: «da Carlo Gualteruzzi.»] / Nelle quali piacevoli, et aspri casi / d’Amore, et altri notabili avvenimenti si contengono. / Con gli argomenti a ciascuna novella / per ammaestramento de’Lettori al viver bene. / Et con le figure poste et appropriate / a suoi luoghi. / Di nuovo rivedute, corrette, et / riformate in questa Quarta Impressione. / Con privilegio. / In Venetia, apresso gli Heredi di Marchiò Sessa, M D LXXI (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 320). 253 Cento / novelle / scelte / da piu nobili scrittori / della lingua volgare, / Di Francesco Sansovino, / nelle quali piacevoli, / & notabili avvenimenti si contengono: / Di nuovo reformate, rivedute, et corrette, Con licentia de’ Superiori. / et aggiuntovi novamente le Figure in principio d’ogni Novella. / Al molto illustre sig. Annibal Cheppi. / Consigliero del Sereniss. Duca di Mantova, & di Monferrato. / Con privilegio, In Venetia, appresso Alessandro de Vecchi, M D X C VIII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 171 - 1/2). Cento / novelle / scelte / da piu nobili scrittori / della lingua volgare, / Di Francesco Sansovino, / nelle quali piacevoli, / & notabili avvenimenti si contengono. / Di nuovo reformate, rivedute, et corrette, Con licentia de’ Superiori. / et aggiuntovi novamente le Figure in principio d’ogni Novella. / All’illustriss. Sig. Annibal Chepp (sic) / Consigliero del Serenissimo Duca di Mantova. / Con privilegio, In Venetia, appresso Alessandro de Vecchi, M D X C VIII (mi servo del frontespizio dell’esemplare della Biblioteca Universitaria di Bologna con segnatura A.M. Sc.II inter A et B. Lin. III. 54/1). Cento / novelle / scelte / da’ piu nobili scrittori / della Lingua Volgare, / Di Francesco Sansovino: / nelle quali si contengono / piacevoli, e notabili avvenimenti. / Nuovamente riformate, rivedute, e corrette, Con licenza de’ Superiori; / e di nuovo aggiuntovi le figure ad’ ogni Novella. / Con privilegio, In Venezia, presso Alessandro de Vecchi, M. DC. X (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 P.o.it. 322). Delle / cento novelle / scelte / da’ più nobili scrittori / della lingua volgare / di M. Francesco Sansovino. / Editione terza. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si leggono. / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo, in Venetia, M D LXIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura BE.5.X.19). Del Secretario di M. Francesco Sansovino Libri VII., Venetia, Cornelio Arrivabene, 1584. Le / cento novelle / scelte / da’ piu nobili scrittori / della lingua volgare. / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si leggono. / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo. / Con privilegio per anni XV. / In Venetia, appresso Fr. Sansovino, M D LXII (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 28.686-A). Le / cento novelle / scelte / da’ piu nobili scrittori / della lingua volgare. / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si leggono / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo / Con privilegio per anni XV. / In Venetia, appresso Fr. Sansovino, M D LXII (mi servo dell’esemplare della Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 28.682-A). Le / cento novelle / scelte / da’ piu nobili scrittori / della lingua volgare. / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si leggono. / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo. / Con privilegio per anni XV. / In Venetia, appresso Fr. Sansovino, M D LXII (mi servo dell’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 999/Ital.130). Le / cento novelle / scelte / da’ piu nobili scrittori / della lingua volgare. / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si 254 leggono. / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo. / Con privilegio per anni XV. / In Venetia, appresso Fr. Sansovino, M D LXII (mi servo dell’esemplare della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con segnatura RA 397). Le / cento novelle / scelte / da’ piu nobili scrittori / della lingua volgare. / Di Francesco Sansovino. / Nelle quali piacevoli et aspri casi d’Amore, et altri / notabili avvenimenti si leggono. / Di nuovo ampliate, riformate, rivedute / & corrette per il medesimo. / Con privilegio per anni XV. / In Venetia, appresso Fr. Sansovino, M D LXII (mi servo dell’esemplare della Národní knihovna ČR con segnatura STUDOVNA ORST – G 000110). Altri libri: Libro terzo delle rime di diuersi nobilissimi et eccellentissimi autori nuouamente raccolte, In Vinetia: al segno del Pozzo, 1550 (In Vinetia: appresso Bartholomeo Cesano, 1550). Indici dei libri proibiti: Index / auctorum, et / Libroru(m) qui ab Officio Sanctae/Rom. et Universalis Inquisi / tionis caveri ab omnibus / et singulis in univer / sa Christiana Re / pubblica mandantur sub censuris / contra legentes, vel tenentes li / bros prohibitos in Bulla, quae / lecta est in Coena Du(omin)i / expressis, et sub alijs / poenis in Decreto / eiusdem Sacri / officij con / tentis, Romae, apud Antonium Bladum, Cameralem impressorem, demandato speciali Sacri Officij, Anno Domini 1559. Mense Ian., senza numerazione delle pagine (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rar. 1630). Index Auc / torum, Et Librorum / qui ab Officio Sanctae Rom. / & universalis / Inquisitionis caveri ab omnibus & singu / lis in universa Christiana Republica / mandantur sub censuris contra / legentes, vel tenentes Libros prohibitos in Bul / la, quae lecta est in Coena Domini Expressis, / & sub alijs poenis in Decreto eiusdem Sacri officij contentis, in Bologna, per Antonio Giaccarello, & Pellegrino Bonardo Compagni, alli 17. Di Genaro 1559 (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 999/Hist.lit.146). Index / librorum prohibitorum, / cum Regulis / confectis per Patres a Tridentina Synodo / delectos, auctoritate Sanctiss. / D. N. Pii IIII, Pont. Max. / comprobatus, Romae, Apud Paulum Manutium, Aldi F., M D LXIIII (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Rar. 1631). Index librorum / prohibitorum, / cum regulis confectis / per Patres a Tridentina Synodo delectos, / auctoritate Sanctiss. D. N. Pij IIII, / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, [Paolo Manuzio], M. D. LXIIII (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura N.libr. 133). Index / librorum / prohibitorum, cum / regulis confectis per / Patres à Tridentina Synodo dele/ctos, auctoritate Sanctiss. / D. N. Pii IIII, Pont. / Max. compro / batus, Coloniae, Apud Maternum Cholinum, M. D. LXIIII, (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura Germ. g. 283 m). 255 Index li / brorum pro / hibitorum, / cum regulis / confectis per Patres à Tri / dentina Synodo delectos, / auctoritate Sanctiss. D. N. / Pii IIII, Pont. Max. / comprobatus, Dilingae, Excudebat Sebaldus Mayer, 1564 (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 037/Th H 398). Index / librorum / prohibitorum, / cum Regulis / confectis per Patres à Tridentina Synodo dele- / ctos, auctoritate Sanctiss. D. N. Pij IIII, / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, apud Dominicum de Farris, M D LXVIII (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 74.V.161). Index / librorum / prohibitorum. / cum regulis confectis / per Patres a Tridentina / Synodo delectos Sanctisimi Domini Pij / IIII tunc Pontifics Maximi / autoritate comprobatus, Venetiis, apud Aegidium Regazolam, & Dominicum Cavalcalupum, socios, MDLXX (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 74.W.59). Index / librorum / prohibitorum, / Cum regulis confectis per Patres à / Tridentina Synodo delectos, / auctoritate sanctiss. D. N. / Pij IIII. Pont. Max. / comprobatus, Venetijs, Ex Typographia Guerrea, MDLXXIII (mi servo dell’esemplare posseduto dalla Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 999/Cas.295). Index / librorum / prohibitorum, / ad romanum no- / vissimum exemplar redactus / Cum regulis / Confectis per Patres à Tridentina Synodo delectos, / Auctoritate S. D. N. PII IIII. / Pont. Max. comprobatus, Venetiis, apud Hieronymum Polum, 1583 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 662535 - A). Index / librorum / prohibitorum, / cum regulis / confectis / Per patres, à Tridentina Synodo / delectos. / Sanctissimi Domini Pij IIII. / Pont. Max. authoritate / comprobatus, Venetiis, apud Haeredes Francisci Ziletti, M. D. LXXXVIII, (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura ZALT PRUNK 24.S.17.). Index / librorum prohibitorum / cum regulis confectis / per Patres à Tridentina Synodo delectos / auctoritate Pii IIII. Primum editus / postea vero a Sixto V. auctus / et nunc denum S. D. N. Clementis PP. VIII. / iussu, recognitus, & publicatus, Romae, Apùd Impressores Camerales, MDXCVI (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 N. libr. 40). Index / librorum / prohibitorum / cum regulis confectis / Per Patres à Tridentina Synodo / delectos / auctoritate Pii IV. primum editus / Postea verò à Sixto V. auctus, / et nunc denum S. D. N. / Clementis Papae VIII. / Iussu recognitus, & publicatus, Romae, Apud Impressores Camerales, 1596 (ho consultato l’esemplare della Bayerische Staatsbibliothek con segnatura 4 N. libr. 49). Index / librorum / prohibitorum / cum regulis confectis / per Patres à Tridentina Synodo delectos. / Auctoritate Pii IIII. Primum editus. / Postea verò a Syxto V. auctus, / et nunc Demum S. D. N. / Clementis Papae VIII. / iussu recognitus, & publicatus, Venetiis, apud Marcum de Claseris, MDXCVII (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Österreichische Nationalbibliothek con segnatura 43.Mm.50). 256 Index Librorum prohibitorum, cum regulis confectis per Patres à Tridentina Synodo delectos, Auctoritate Pii IV. Primum editus, Postea verò à Syxto V., Venetia, apud Petrum Ricardum, 1602. Index Librorum prohibitorum, cum regulis confectis per Patres a Tridentina Synodo delectos, Auctoritate Pii IV. Primum editus, Postea verò à Sixto V., Venetia, apud Haeredes Dominici de Farris, 1607. Index librorum prohibitorum S(anctis)s(i)mi D. N. Benedicti XIV pontificis maximi. jussu recognitus, atque editus, Romae, Ex typographia Reverendae Camerae Apostolicae, M.DCC.LVIII, p. 113 (ho consultato l’esemplare posseduto dalla Taylor Institution Library di Oxford con segnatura Vet. Ital. III. B. 314). Index librorum prohibitorum SS. Domini nostri Gregorii XVI pontificis maximi Jussu editus Romae MDCCCXLI, Monteregali, excudebat Petrus Rossi impressor episcopalis, 1852. Critica: BARBARA AGOSTI, Artisti spagnoli e fonti italiane, in Norma e capriccio: Spagnoli in Italia agli esordi della “maniera modernaˮ, a cura di Tommaso Mozzati, & Antonio Natali, Firenze, Giunti editore, 2013. 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