IL LINGUAGGIO DEI GIOVANI 1) Conosci qualche tipico termine del “giovanilese” o linguaggio giovanile? 2) Quali componenti, secondo te, si ritrovano nel linguaggio giovanile? (es. prestiti della lingua della pubblicità e dei media, forestierismi etc.) 3) Quali caratteristiche avrà il linguaggio giovanile inteso come varietà dell’italiano? 4) Quali ambiti semantici saranno maggiormente rappresentati? 5) Da quali città italiane provengono le parole del giovanilese che poi si diffonderanno anche in altre aree geografiche della penisola? 6) Da quale esigenza nasce il linguaggio giovanile? 7) A quali fenomeni sociali, artistici, culturali è collegato l’emergere di linguaggi giovanili? 8) Secondo te il fenomeno è oggi più o meno evidente e marcato rispetto al passato?Perché? 9) Quali aggettivi attribuiresti al linguaggio giovanile? SITOGRAFIA http://147.162.119.4/linguagiovani/ http://www.radio.rai.it/radio2/laltrolato/view.cfm?VAUDIO=laltrolato2006_12_30.ram (CLICCARE POI SU ASCOLTA PER COLLEGARSI ALLA TRASMISSIONE RADIOFONICA) QUALE POTREBBE ESSERE IL SIGNIFICATO DELLE ESPRESSIONI SEGUENTI? Stai manzo!Stai scianthi!Stai tra! Gli è scesa la catena! Stai scialla! Ma quella è proprio una corriera! (detto di una ragazza) Ma guarda che mandarino! Sei proprio emo! Bella! Andare a manetta Evapora!Non ne posso più di te! jumpare Mi sono imbiavato sul dizionario under 25 di Monica Vignale La madre che ascolta la telefonata del figlio adolescente: «Ieri sera mi sono imbiavato talmente tanto che poi ho fatto i gattini!». Il professore che prima di entrare in classe orecchia: «Oggi avevo l'inte di mate ma me la sono bossata». Il passante colpito da un messaggio che rimbalza improvviso: «Andiamo a farci una brazza». Situazioni di ordinaria incomprensione linguistica che segnano la distanza abissale tra il vocabolario di carta e quello della strada, e di conseguenza separano le generazioni con una invisibile linea gotica costruita sul filo delle parole. Ma una soluzione c'è. Se non sapete che «imbiavare» è voce del verbo bere, che «fare i gattini» significa vomitare, che «bossare» è lo stesso di evitare, e che la «brazza» non è un venticello ma uno spinello, documentatevi sul web. C'è un sito internet che spiega tutto, attivo all'indirizzo www.maldura.unipd.it/linguagiovani. Una straordinaria lezione di giovanilese, come gli stessi docenti dell'Università di Padova hanno ribattezzato il gergo multiforme, camaleontico e colorito dei ragazzi italiani, diverso per geografia e soprattutto in continua evoluzione. Da qui l'esigenza di allargare un progetto nato dieci anni fa, che ha all'attivo un dizionario di oltre 2 mila parole e si accinge a sfornare la seconda e più completa edizione di vocaboli targati under 25. Utile agli esperti per le analisi sulla fenomenologia linguistica, saccheggiato da scrittori emergenti che sull'esempio di Aldo Nove e Federico Moccia rivoluzionano l'ortodossia dello Zanichelli, prezioso per genitori interessati a decifrare l'ermetico codice dei figli e capirci qualcosa. Se «alcolizzarsi», per quanto improprio, restituisce il concetto anche ai profani dello slang, il verbo «attopparsi» porta fuori strada: significa il contrario di quello che potrebbe suggerire, e cioè (traduzione letterale) «vestirsi in modo elegante». Il «mandarino» non è un frutto, ma un «personaggio appariscente e lampadato del Sud Italia». Così almeno recita la definizione che campeggia online, ispirata dagli stessi ragazzi che hanno partecipato all'iniziativa lanciata dal dipartimento di romanistica dell'università veneta. Sono stati loro, gli attori del gergo del bar, dei bagni della scuola e delle rampe di skater, a compilare il dizionario interattivo. Hanno inviato vocaboli, modi di dire, espressioni ed esempi in uso da Como a Palermo. Informazioni che dopo il controllo della redazione hanno dato vita a un glossario introvabile in libreria. «Dopo una prima fase» spiega il papà del portale Michele Cortelazzo, ordinario di linguistica italiana che ha giurato guerra al burocratese, «il sito è ripartito con una nuova versione più completa». Dentro ci si trova materiale validissimo a comprendere la lingua ufficiale dei ragazzi: studi fatti, analisi, convegni, annunci, bibliografia e link ad altri siti simili, sia italiani che stranieri. L'idea più nuova è però il dizionario in fieri del giovanilese, che non si limita a raccogliere le parole inserite ma le codifica dal punto di vista del significato, accompagnandole con un commento. Così si scopre che «cancello» indica ragazza brutta, ma anche che ragazza brutta si dice in tanti altri modi più o meno eleganti: «cartella», «cozza», «bucal», «citofono». Ma attenzione alla provenienza: «citofono» per i ragazzi di Roma è anche la T-shirt coi bottoncini sotto il collo. Utile perciò inquadrare il giovanilese nel suo contesto di appartenenza, operazione questa che il sito facilita attraverso la catalogazione per territorio. Un esempio su tutti è l'abusato marinare la scuola uno dei verbi preferiti dagli studenti. Beh, niente di meno omologabile: a Bologna si dice «fare fuga», a Trapani «stampare», a Gorizia «andare in lipa» , a Firenze «fare forca». A Napoli resiste il più classico «filone», mentre in Puglia l'identica volontà si comunica con un più sintetico «fare x», dal gesto di cancellare un giorno sul calendario. E non è questione di dialetti, sono i mille linguaggi della strada che si conquistano l'autorevolezza sul web e che, sotto la lente di ingrandimento degli esperti, sbugiardano il pregiudizio che si tratti di una trascurabile parlata. Tanto più che è una parlata rubata dalla letteratura, come il sito linguagiovani spiega, per esempio, alla voce «scendere la catena» (essere giù di corda) quando riporta la frase di Enrico Brizzi, autore di Jack Frusciante è uscito dal gruppo: «E a Martino era bastato sentire la voce di Alex che gli diceva "ciao" per capire che al nostro gli era scesa la catena». Per Cortelazzo il portale «vuole condividere le conoscenze ed è uno strumento d'analisi tra studiosi». Ma è anche un aiuto nella comprensione dei ragazzi. Così, se vi domandano «è normanno... osvaldo?», evitate di impazzire. Vuol dire: è normale... o sbaglio? da «Panorama», 28 dicembre 2006, pp. 136-137 Parola d'ordine: goditela Ma ora si dice sciallare L'esperto: «Tra i ragazzi è il neologismo del 2007». Significa «divertirsi alla grande» MASSIMO ARCIDIACONO Stasera me ne sto sciallato, oppure fai le cose con sciallanza. O ancora, un più diretto stai scialla, che vuol dire "stai morbido, stai sereno, goditela". Che il gergo giovanile contribuisca a dare nuova linfa alla lingua italiana è risaputo, ma il verbo sciallare si fa strada più di altri. L' imprimatur arriva da una sorta di autorità in materia: Michele Cortelazzo, docente di Lingua italiana all' università di Padova e curatore del sito internet LinguaGiovani. «Sciallare è uno dei vocaboli più segnalati - dice Cortelazzo - Potremmo candidarlo a "parola giovanile dell' anno", perché è un vero e proprio neologismo che non ha un vero corrispettivo nella lingua adulta, una sorta di passepartout per indicare una generica voglia di divertirsi in modo esagerato». Cortelazzo non si sbilancia sull'origine semantica, ma un primo aiuto arriva sempre da internet. Sciallare, secondo il "manuale di lingua e mitologia urbana" di www.bruttastoria.it, nascerebbe nel Comasco. «Quelli che sciallano - spiega Alycetta ' 88 - sono quelli che quando vanno al bar non si prendono una bibita, si prendono la bottiglia». SCIALARE L'origine è più certa per Francesco Sabatini, presidente dell' Accademia della Crusca e autore insieme a Vittorio Coletti di uno dei più noti dizionari della lingua italiana: «Direi sciallare da scialare, godersela in tutti i sensi, dal latino ex alare, mandare sospiri. Parola antichissima che nel Nord d'Italia i ragazzi potrebbero aver preso l'uso di storpiare, raddoppiando la "l". Vittime di un ipercorrettismo». Cioè: per paura di fare un errore, se ne commette uno maggiore. Derivato da sciallare, però c'è il saluto "scialla" e questo fa ipotizzare a Sabatini un qualche legame con l' arabo insciallah. Paolo Luigi Branca, docente di arabo alla Cattolica di Milano, fa suo l'azzardo linguistico: «Perché no? Quando due si incontrano si dice kher insciallah: stai bene, se dio vuole». «I giovani ci offrono sempre nuovi stimoli - si entusiasma Sabatini - In questo caso assisteremmo all'ibridazione di termini diversissimi tra loro». Sciallare, una sola parola per testimoniare due macrotendenze: la voglia di eccesso della generazione X e la contaminazione culturale della società multietnica. Arcidiacono Massimo, La Gazzetta dello Sport, 13 settembre 2007 Un 'dizionario' giovanile che si evolve e cambia ogni dieci anni 'Scialla', 'Truzzo', 'Emo'. Ecco tutti i nuovi vocaboli del linguaggio dei giovani Roma - (Adnkronos/Ign) - Irriverente, fantasioso e creativo, è il nuovo gergo degli under 18. Uno slang fatto di sigle e metafore inventate, rielaborate, accorciate e qualche volta raddoppiate. Molti termini coniati dal mondo informatico Roma, 18 ott. - (Adnkronos/Ign) - "Scialla", non per coprirsi ma per invitare a darsi una calmata; ''Bella'', non è un complimento rivolto a una ragazza ma il saluto più utilizzato dagli adolescenti italiani. ''Emo'', non è un extraterrestre ma il diminutivo di emotivo, aggettivo che indica chi tende al sentimentalismo mostrando il lato debole e vulnerabile del suo carattere. ''Truzzo'', non è un animale in via d’estinzione ma un ''discotecaro'' con capelli a spazzola e zeppe. Letteralmente ''colui che va in discoteca'', forse deriva dal suono onomatopeico ''tuz tuz'' identificativo della musica house. E’ il vocabolario dei giovani, irriverente, anticonformista, fantasioso, creativo. Uno slang fatto di sigle e metafore inventate, rielaborate, accorciate e qualche volta raddoppiate. Un linguaggio che si evolve e cambia ogni dieci anni ed è quindi impossibile cercare di intrappolarlo e codificarlo nei classici dizionari, l’unica è stargli dietro in tempo reale. Se fino a qualche tempo fa infatti si usava l’italiano per le situazioni formali e il dialetto per quelle colloquiali e familiari oggi il linguaggio giovanile è diventato una realtà linguistica che sostituisce il gergo popolare a livello del parlare affettivo, emotivo e informale. Alla radice del linguaggio giovanile spesso c’è, opportunamente rielaborato, il dialetto. Da una periferia all’altra cambia la compagnia di riferimento e ogni gruppo evidenzia qualche vocabolo autoctono. A Roma si va ''a mazzetta'' o ''a rota'' quando si fa qualcosa ripetutamente, quasi fosse un’ossessione. A Milano si va a ''pasturare'' non per pescare ma per andare a conoscere persone dell’altro sesso con lo scopo di avere rapporti. E se poi si rimorchia una ''vreccia'' vuol dire che la ricerca ha prodotto i suoi frutti. A Napoli infatti è l’aggettivo che viene usato dai giovani per indicare una donna particolarmente dotata fisicamente. E se c’è qualche concorrente si può tranquillamente ''pezzare'', ossia fare a pezzi. ''Il fenomeno del linguaggio giovanile - spiega all’ADNKRONOS il professore Michele Cortelazzo, docente di linguistica italiana all’università di Padova - è del tutto analogo a quello del vestirsi in una data maniera, a seconda del gruppo di appartenenza. L’intento - aggiunge l'esperto- è quello, da una parte, di distinguersi dagli adulti, e dall’altra, di condividere gli stessi valori e gli stessi obiettivi". Le parole, dice inoltre Cortellazzo, "sono diverse da città a città, anche se esiste un effetto per cui le parole di città importanti, di prestigio come Milano e Roma, si diffonde in quelle più piccole. Non a caso il fenomeno nasce negli anni ’60 a Milano per poi diffondersi anche nel meridione con un processo inversamente proporzionale alla perdita del dialetto''. Parole che cambiano in fretta, ma che lasciano il segno e che caratterizzano intere generazioni. Magari lanciate da qualche personaggio che è anche specchio dei giovani di oggi. Come Johnny Groove. Nato nel 2007 dall’attenta osservazione di Giovanni Vernia della vita notturna milanese e del panorama della musica house in generale, il personaggio più amato di ''Zelig'' (cabaret comico di Canale5), ha conquistato i ragazzi del nuovo millennio ballando al ritmo di ''Essiamonoi''. Pantaloni pezzati, maglietta nera smanicata e occhiali da sole fascianti con il tormentone di ''Ti stimo fratello'' si piazza nelle prime posizioni della classifica degli slang più utilizzati dai giovani. ''I miei slang - dichiara all’ADNKRONOS Giovanni Vernia - sono nati per caso, naturalmente, per il semplice fatto di essermi calato nel personaggio fino in fondo. Ad esempio, ‘Ti stimo fratello’ deriva da un episodio casuale. Una mia spalla, durante alcune prove, mi ha suggerito una battuta divertente e io per ringraziarlo gli ho risposto con questa frase totalmente spontanea. Ci siamo messi tutti a ridere e da li è nato tutto. Fratello è poi il classico modo in cui si salutano e si chiamano fra di loro tutti i ragazzi del mondo, dai milanesi agli americani. La ‘r moscia’ invece è dovuta al fatto che parlare così ti dà un’aria più da scemo''. Il linguaggio informatico è forse la vera novità del nostro secolo. I giovani sono infatti sedotti dalla forma rapida e incisiva delle parole, come nick per dire nome (da nickname, il soprannome da scegliere per entrare nelle chatline o sui social network). Per non parlare del linguaggio degli sms (acronimo dell’inglese short message service): ''3mendo'' (tremendo), ''novelordin'' (non vedo l’ora di vederti), ''cpt'' (capito), ''cmq'' (comunque), ''xkè'' (perché), ''t.v.t.b.'' (ti voglio tanto bene) ''xxx'' (baci). Utilizzano abbreviazioni e troncamenti, come: ''mega'' (grande), ''prof'' (professore), ''raga'' (ragazzi); forestierismi: ''gym'' (ginnastica, palestra) ''figo'' (uno che ha successo con le ragazze), o parole prese a prestito dal gergo dei tossicodipendenti: ''cannarsi'', ''sballo'', ''calarsi''. Insomma, colloquiale, sboccato, gergale, il linguaggio giovanile è fatto di parole poco note o addirittura sconosciute agli adulti. ''Il linguaggio dei giovani - dichiara all’ADNKRONOS Alberto Abruzzese, professore di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi dell’università Iulm di Milano - si articola per gruppi: sia orizzontalmente per ceto sociale, che verticalmente per età, fattore molto importante perché delimita un periodo di tempo determinato. Questo fenomeno - spiega il professore - c’è sempre stato ma oggi è più evidente perché a differenza del passato, dove famiglia e scuola esercitavano autorità ed erano un tramite per rendere meno forti le differenze tra una generazione e l’altra, oggi queste due istituzioni sono state scavalcate. Per questo i giovani si trovano ad avere una maggiore libertà acquistata anche attraverso i mass media e, negli ultimi tempi, internet''. 19 ottobre 2009 ALCUNI TERMINI DEL GERGO GIOVANILE ENTRATI NELL’USO DELL’ITALIANO COLLOQUIALE ASPETTO FISICO, MODO DI VESTIRE Tamarro, cozza, ciospo/a, racchio/a, bidet, rospo/cofano (detto di una ragazza), ganzo, fighetto/a, fighettino/a, gnocca, figo (da paura), coatto, sfigato/a SENTIMENTI, EMOZIONI, STATI PSICOLOGICI ETC. Esempi Hai visto la morosa di Gino? È proprio una bella ragazza. Come si chiama il tuo tipo? Ha preso una scuffia per quella ragazza! È scuffiato Ho preso una strizza ieri, stavo quasi per fare un incidente! È fuori come una mina/un balcone/è flesciato/flippato È sbarellato totalmente! Sta veramente sclerando! È fuori di testa LE FORZE DELL’ORDINE Caramba, pulla, madama, pola, sbirri, pullotto SCUOLA E DINTORNI Bigiare, fare fughino, fare lippa, segare (al passivo) COMPORTAMENTI SOCIALI, ASPETTI CARATTERIALI Darla buca, tirare il pacco, tirarsela, attizzare, fare le vasche, essere una scheggia, scazzare (scazzarsi), caciarone, sgammato (sgamato), babbiare (prendere in giro, A. Camilleri) Esempi Dovevo andare al cinema con Filippo, ma all’ultimo momento come sempre ha tirato il pacco. La cosa mi interessa molto, m’attizza proprio! Hanno passato tutto il pomeriggio di sabato a fare le vasche su e giù per il corso. Ma quanto se la tira il tipo! Si crede un padreterno, invece è solo uno sfigato. Mi prende bene! (mi piace) Va come una scheggia con la sua nuova automobile! È proprio una scheggia! ESPRESSIONI INDICANTI QUANTITÀ Nada, nisba, una cifra, un botto/una botta, a manetta, a nastro, di brutto, mega-, stra- OGGETTI Cicca, paglia