Stop alla biopirateria ! Sviluppo e cooperazione / Ricerca e innovazione − 14-01-2013 - 17:16  L'attuale legislazione favorisce le aziende a discapito del sapere tradizionale e delle comunità locali.  L'UE deve adottare il Protocollo di Nagoya sull’Accesso alle Risorse Genetiche e l’equa condivisione dei benefici ©Belga/Mindenpictures La pervinca del Madagascar è stata utilizzata dalla medicina tradizionale da secoli. Oggi viene usata per curare la leucemia. Le piante con proprietà terapeutiche sono sempre di più e vengono utilizzate nel campo della ricerca medica. Le risorse biologiche sono sottratte alle comunità locali o indigene e poi brevettate, mentre i profitti generati non vengono ripartiti equamente. L'UE vuole combattere questo fenomeno e voterà una relazione sulla biopirateria questa settimana in plenaria. Non esistono statistiche chiare sulla biopirateria e l'appropriazione indebita delle risorse genetiche, ma negli ultimi 20 anni si sono verificati numerosi casi: per esempio il fagiolo giallo "enola", l'hoodia, il rooibos e il nem. La lotta alla biopirateria rappresenta quindi un'importante sfida che l'UE deve affrontare: queste pratiche sono infatti contrarie agli impegni assunti per l'eliminazione della povertà e la protezione della biodiversità, oltre che al principio di coerenza delle politiche per lo sviluppo sancito del trattato di Lisbona. Lo squilibrio tra i fornitori e gli utilizzatori delle risorse genetiche ha fatto emergere, a livello mondiale, la questione dell'accesso alle risorse genetiche e della ripartizione dei benefici che esse generano. In questo contesto la Convenzione sulla diversità biologica (1992) svolge un ruolo di primissimo piano e si distingue notevolmente da altri trattati in materia ambientale poiché nel suo impianto i concetti di giustizia ed equità svolgono un ruolo esplicito ed essenziale. E il problema si pone non solo in ambito medico, ma anche per quanto riguarda le nuove varietà di frutta e verdura. L'attuale legislazione favorisce le aziende a discapito del sapere tradizionale e delle comunità locali. Cosa si può fare? La relazione della deputata francese dei Verdi, Catherine Grèze vuole assicurare che i paesi in via di sviluppo possano beneficiare delle proprie risorse genetiche e del proprio sapere tradizionale. Sarà discussa lunedì sera e votata martedì alle ore 12. Ecco le proposte principali:  l'UE deve adottare il Protocollo di Nagoya sull’Accesso alle Risorse Genetiche e l’equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo  introdurre un nuovo quadro legale per garantire che le domande dei brevetti contengano l'origine di qualsiasi risorsa genetica e delle conoscenze tradizionali  sostenere i paesi in via di sviluppo nella creazione di istituzioni capaci di difendere le risorse genetiche locali Questo articolo è stato pubblicato il 6 dicembre 2012 a seguito del voto in commissione allo Sviluppo. RIF. : 20121203STO04309