for 41,3^ í 00 La co/ta de/ ragionier Nizzi II ragionier Nizzi s'innamoro della nuova cassiera. Era bruna, con gli occhiali e aveva un seno stupendo, a schiena di cammello, che teneva sparso sulla cassa in bella evidenza. Quando dava il resto, spesso si faceva ca-dere nella scollatura una monetina, e la recuperava con un risolino. Un giorno che lo fece davanti a Nizzi, il ra-gioniere, che in vita sua non aveva mai azzardato una battuta, disse: "Lasci signorina, faccio io che ho la mano calda". La cassiera divento rossa e fece una risatina che atterro la pila delle gomme americane. Nizzi si rim-bocco una manica e recupero la moneta. Poi torno al ta-volo in un lago di sudore e disse: "Sono innamorato". Il giorno dopo arrivo con un vestito di lino bianco di quelli garantiti ingualcibili; infatti aveva le maniche come fisarmoniche, e nei pantaloni si aprivano crepacci e si innalzavano dune. Aveva anche un foulard giallo, che era poi un panno Esso per lavare i vetri, nuovo di zecca. S'era dato anche il burro cacao. La sua trasformazione fu commentata con rispetto. Quel giorno acquisto dieci gomme da masticare, dieci caffe e dieci Campari. In so-stanza, passo appoggiato alia cassa quasi tutto il tempo, scambiando cinquecento lire e sorrisi radiosi. "Non ha venti lire. Nizzi?" diceva la Clara, e lui: "Per lei questo e altro", e la Clara: "Non mi fara cambiare ancora un die-cimila, uh, uh, uh", e lui: "Suwia, non sia cattiva", e la Clara: "Le devo dare duemila lire tutte in monete da cento lire", e lui: "Andro a casa con la carriola", e la Clara: "Uh, aha, signor Nizzi, aha, uhu, ih, ahu", e quelli del bar: "Nizzi e completamente andato". 74 Ogni mattina Nizzi cominciö a presentarsi al bar alle sei e mezzo, e ad andar via di cappuccini, tre all'ora, fi-no alle dieci, tanto che dopo una settimana gli cominciö a tremare una mano per via di quell'orgia di caffě. Poi verso mezzogiorno cominciava a sbronzarsi di campari-no e bitter, e alle due, completamente ubriaco, andava a mangiare a casa dove la vecchia madre era spesso co-stretta a mettergli due dita in gola. AI pomeriggio andava a lavorare, usciva prima di nascosto, e tornava dalla sua Clara. Cominciö ad acquistare biscotti inglesi, boeri, caramelle mou, lenti e, in breve, acquistö anche nove chili. Ma era sempre piü felice, e la Clara sempre piü bella e radiosa; continuava a far cadere manciate di spiccioli tra i seni, con sguardi che erano ormai piü di una promessa. Ii campanello della cassa e le risate sel-vagge dei due finirono con l'essere il sottofondo musicale ininterrotto del bar, e di Nizzi, sempre appoggiato, di-venne ormai piü familiäre il sedere che la faccia. Verso agosto, fu chiaro che presto questo gioco ero-tico e passionale sarebbe esploso in tutta la sua violen-za. II caldo allupava i volti, e la Clara cominciö a pale-sarsi con vestiti mini di raso giallo, attraverso i quali si vedevano i coniglietti disegnati sulle mutande. La parti-colare posizione faceva si che i coniglietti, a ogni movi-mento della Clara, si spostassero ovunque, come se ci fosse un incendio neH'allevamento. Portava anche scol-lature abissali, e zoccoli alti venti centimetri dai quali ogni tanto precipitava al suolo, rimbalzando sui seni e tornando immediatamente in posizione eretta. Un giorno si presentö addirittura con una parrucca bionda. Nizzi, ipnotizzato, si diresse verso la cassa e acquistö un panettone, che cominciö a stringere spasmodica-mente tra le mani fino a ridurlo alle dimensioni di una normale pasta. La Clara, a quel chiarissimo invito, chinö pudica gli occhi. Ci fu un momento di grande tensione: Nizzi e la Clara si fronteggiavano, divisi solo dalla calcolatrice. Lui con due monete da cento lire in mano che, per il sudore, schizzavano qua e lä come sa-ponette. Lei con una mano sul seno, che il respiro emo-zionato alzava e abbassava ritmicamente, tanto che il suo viso non era visibile che in fase calante. Nizzi disse: "Voglio il resto". La Clara respiro e il seno la copri alla 75