[articolo tratto e parzialmente rielaborato da “Repubblica”, 26 gennaio 2012] Miloš Zeman eletto presidente. Repubblica Ceca, trionfa la sinistra L'ex primo ministro si impone con oltre il 55% dei voti nel ballottaggio con il conservatore Schwarzenberg. Il leader socialdemocratico conquista il voto delle campagne, l'avversario più forte in tutte le grandi città dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI Svolta europeista e a sinistra nella Repubblica Ceca, il piccolo ma prospero e iperindustrializzato paese centroeuropeo. Al ballottaggio, cioè al secondo turno delle elezioni presidenziali, il socialdemocratico europeista e riformatore Miloš Zeman ha vinto la corsa con il suo pur rispettabile e anche europeista avversario, il candidato del centrodestra democratico principe Karel Schwarzenberg. Nel mitico, suggestivo castello di Hradcany che domina Praga e che fu residenza di lavoro dell’eroe dell’opposizione democratica di tutto l’“Impero del Male” Václav Havel (primo presidente dopo la svolta della rivoluzione di velluto del 1989) siederà dunque da marzo non più un euroscettico bensì un europeista convinto. Il presidente uscente Václav Klaus, si è infatti distinto per i suoi attacchi alla UE e all’ideale d’integrazione europea. Secondo i risultati resi noti oggi a Praga, Miloš Zeman ha conquistato il 55,7% dei consensi contro il 44,3% del suo rivale, il principe Schwarzenberg. Non sarà dunque un principe a insediarsi nel mitico Castello di Praga, bensì un veterano della sinistra che cominciò a far politica per passione da giovane, nei memorabili otto mesi della “Primavera di Praga” quando il giovane riformatore slovacco Alexander Dubček, eletto segretario generale del Partito Comunista Cecoslovacco e spodestato il veterostalinista Antonìn Novotny, tentò con il "Nuovo Corso" un coraggioso esperimento di democratizzazione del socialismo reale. Finì male, finì nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 quando agli ordini del dittatore poststalinista sovietico Leonid Breznev oltre 600mila soldati delle truppe scelte invasero la Cecoslovacchia e posero fine alla riforma. Dopo la rivoluzione di velluto, Zeman fu con Havel e Dubček un architetto della transizione alla democrazia. Appassionato di lettura, e delle buone abitudini ceche della birra di qualità e del liquore Becherovka, come il Soldato Svejk, mitico eroe buono e antimilitarista del celebre romanzo cecoslovacco, Miloš Zeman è rimasto la figura più carismatica della sinistra a Praga dopo l’89. Ha sempre criticato l’euroscettico Klaus dicendosi disponibile a issare sul Castello la bandiera con le stelle dell’Unione Europea a fianco di quella ceca. E soprattutto, Zeman vuole seguire i cugini separati in pace slovacchi introducendo l’euro al posto della corona ceca, per dare a Praga un ruolo sempre più centrale nella UE. Chiede anche rapporti più stretti con la Russia per incoraggiarvi le tendenze moderne. Nella repubblica cèca, diversamente che in Germania e piuttosto come in Francia o più precisamente in Polonia, il capo dello Stato ha funzioni decisive. Zeman potrà dunque dire la sua sulle grandi scelte di politica estera ed europea. La Repubblica cèca (nazione, società e cultura millenaria) è nata come Stato dalla separazione consensuale, nel gennaio di vent’anni fa, dalla Slovacchia. Entrambi i paesi sono oggi solide democrazie e prospere società industriali. Prima dell’aggressione nazista del 1938, e poi della lunga notte della dittatura staliniana e dello sfruttamento coloniale sovietico, la Cecoslovacchia fondata nel 1918 dal patriota Tomas Garrigue Masaryk fu la sesta potenza economica mondiale, prima dell’Italia e tallonando la Francia, e da allora non ha mai perso posizioni di eccellenza industriale-tecnologica rifiorite dopo la svolta dell’89. (26 GENNAIO 2013)