Po.. a,w - w,i«s 77 playboy da bar Per prima cosa bisogna tener presente ehe non lo tro-verete tutte le sere: il playboy va al bar una sera si e una sera no. Questo per il fatto ehe deve raccontare agli ami-ci, il venerdi sera, l'awentura del giovedi sera, e cosi via. Uno dei momenti piú drammatici per il playboy ě quan-do entra nel bar e dice: "Ragazzi, adesso vi racconto cosa mi ě successo ieri sera al Flamengo di Modena" e si sente dire: "Ma se ieri sera eri qui a vedere la partita!". Allora il playboy consulta il calendario e scopre di aver sbagliato di un giorno, e per salvare la faccia deve cor-reggersi: "Volevo dire stamattina al Flamengo di Modena", e insiste per convincere tutti ehe a Modena ě di mo-da dare party a base di cappuccini dalle otto a mezzo-giorno. Un playboy astuto, comunque, non incorre in questi errori. Resta chiuso in casa il giorno prima, oppure va al cinema con una barba finta a Firenze, e la sera dopo si spettina, si passa un sughero bruciato sotto gli occhi entra nel bar e crolla su una sedia. "Ragazzo, un Vov," chia-ma, e comincia a raccontare. Ě naturale che quasi sempre il playboy da bar rac-conti delle balle. Ma se riesce a raccontarle con stile, a vrä ugualmente ľapprovazione di tutti. Molto spesso il playboy si autosuggestiona a tal punto, che resta invi-schiato nel suo racconto fino alle estreme conseguenze: i manicomi sono pieni di playboy impazziti in questo mo-do. Capita anche talvolta che il playboy vada veramente a donne: allora il discorso si fa molto piu interessante. Diamo di seguito un esempio di una serata di playboy 68 da bar cosi come realmente awenuta, e come ě stata poi raccontata. / fatti: Alle 9 di sera piove che Dio la manda. II playboy Renzo, del bar Antonio, si trova con due fratelli na-poletani benzinai dell'Agip, i Di Bella, e con Formaggi-no, fattorino del salumiere. Si decide di salire sulla Giu-lietta sprint gialla dei Di Bella e di puntare verso il Tico-Tico di Castel San Pietro. I quattro dispongono in totale di lire quattromilacinquecento, marlboro in numero di dieci e un terzo del serbatoio di benzina. Si parte stretti come acciughe in un concerto di peti orrendi, nei quali si distingue il maggiore dei Di Bella che prima di ogni flatulenza urla: "Sentite questa!". Si va ai qua-ranta per risparmiare benzina e perché il tergicristallo non funziona. Si arriva al Tico-Tico a mezzanotte. Versione di Renzo: Eravamo in piscina, che si parlava del piu e del meno. C'ero io, i fratelli Di Bella, ramo pe-troli, e Formaggino, che ha una ditta di trasporti ali-mentari. Parlavamo di St. Tropez, che ě diventata un carnaio, e non ci si puó piu andare. Allora, fa Di Bella junior, perché non si fa una puntata a Cháteau-St. Peter, dove c'e un localino nuovo? Perché no, diciamo noi, e saliamo sul coupé dei Di Bella, che fa i duecento in ter-za. Dentro c'era un impianto stereo, con mangianastri, che non ce l'ha neanche la Rai. Di Bella senior ogni tan-to faceva: "Sentite questa" e metteva su delle canzoni bellissime, tutte cose di prima, modernissime, inglesi; insomma, in dieci minuti alia media dei 240 siamo da-vanti al Tico-Tico. / fatti: Il biglietto del Tico-Tico costa millecinquecen-to lire. I quattro si palesano all'entrata e Renzo dice: "Sono amico del batterista". La maschera risponde: "E chi se ne frega". Di Bella junior dice: "Entriamo un momente a vedere se c'e mia mamma, sono rimasto senza chiavi di casa". La maschera non becca. Allora si acqui-stano tre biglietti. "Ma voi siete in quattro," dice la maschera. "Il bimbo non paga," fanno i Di Bella, e indicano Formaggino. "Quanti anni hai?" chiede la maschera. "Sei," risponde Formaggino. "Ma ha la barba," dice la 69