1 PALLADIO E LE VILLE VENETE 1. Il concetto di VILLA Il concetto di "villa", sia dal punto di vista architettonico sia storico-sociale, rappresenta una chiave di lettura della storia umana attraverso i secoli. Nell’antica Roma le ville erano un luogo di pace e di raffinati ritrovi per i ricchi, lontano dalla confusione della capitale, trasformate dai padroni, domini, in veri e propri centri di sviluppo economico e agricolo. Simile destino ebbero nel Medioevo, in cui i signori rurali del tempo ne fecero il centro del loro predominio, attorniandole di tutte le altre attività lasciate agli inferiori nella scala sociale. Con l’avvento dell’età comunale tuttavia, molti signori dovettero loro malgrado adattarsi alla crescita economica e sociale delle città, lasciando le residenze isolate per andare a vivere all’interno delle mura civiche. Tra il ‘400 ed il ‘500, con la decadenza dei castelli feudali, iniziarono a sorgere un po’ ovunque, e anche in Veneto, le ville precedenti all’età palladiana, dapprima attorniate da mura di protezione, ma poi via via sempre più libere e aperte al paesaggio circostante. Queste nobili e bellissime dimore costituirono l’ispirazione alla cui fonte il Palladio attinse per i suoi progetti prestigiosi, unita allo studio dei classici e all’apprezzamento per la scuola umanistica del pittore veneto Mantegna. 2. Le ville venete e l’età palladiana Le ville venete sono un fenomeno artistico di grandissimo valore culturale e sono una delle mete più amate dai turisti più colti e dagli amatori e studiosi dell’arte o architetti di tutto il mondo. Erano residenze rurali nobili edificate nel territorio dell’entroterra veneziano, oggi Veneto e Friuli-Venezia Giulia, in un arco temporale compreso tra il Quattrocento e l’Ottocento. Si potrebbe pensare che la comparsa della villa veneta stia a significare il declino della potenza e del dominio della Serenissima Repubblica di Venezia sul mare e non è del tutto scorretto pensarlo; infatti nessuno può negare che successivamente alla scoperta dell’America nel 1492 il porto di Venezia fu gradualmente escluso dalle rotte commerciali che si spostarono sull’Atlantico. Di conseguenza Venezia iniziò gradualmente a concentrare il proprio interesse sia economico sia sociale sui possedimenti della terraferma riconsiderando un’economia agricola in sostituzione a quella marittima. La nascita della villa dunque in questo senso non rappresenta affatto un declino della potenza veneziana ma semmai un rinnovato senso di forza e gioiosa vitalità che condusse nei secoli il Veneto a ricostruire la propria economia su una base prevalentemente agricola. Molti appezzamenti di terra incolta vennero bonificati e resi fertili. Privati e comunità religiose eseguirono importanti bonifiche e rigovernarono il corso dei fiumi Brenta e Piave. Molti denari furono spesi per edificare ricche, belle ed eleganti dimore che erano sia complessi produttivi (circondate da campi coltivati, esse ospitavano anche i magazzini, le stalle e i depositi per gli attrezzi) sia luoghi di svago e ricreazione per l’anima e la mente. Dal Cinquecento molte residenze di campagna, inizialmente quindi costruite dai ricchi proprietari per controllare la coltivazione dei campi e l’allevamento del bestiame, furono trasformate in vere e proprie 2 ville dove i signori di Venezia si ritiravano per trascorrere le vacanze, ospitando amici o personaggi di spicco legati al mondo della cultura, dell’arte e della musica. La villa divenne così un vero centro di potere, segno di distinzione sociale per la ricca borghesia veneziana. 3. PALLADIO Andrea di Pietro dalla Gondola (1508-1580), architetto e scenografo padovano definito “Palladio”, fu l’eccezionale e geniale interprete di un nuovo concetto di classicismo che mirava a convertire il severo aspetto del monumento classico di origine romana in monumento di una semplicità sublime e totalmente armonizzata nel paesaggio: la villa. Tra il 1540 ed il 1580 circa nacquero meravigliose costruzioni nell’entroterra veneto, ville architettonicamente classiche ma di un classicismo poetico in cui le grandi proporzioni si sposavano con la semplicità delle linee, come se fossero un’incarnazione del divino in atmosfere più domestiche. Sue sono molte delle ville costruite nella regione e, insieme alla città di Vicenza, considerate Patrimonio dell’umanità. L'imitazione del suo stile diede origine a un movimento destinato a durare per tre secoli, il palladianesimo, che si richiama ai principi classico-romani. Tanto fu vasta la diffusione di questo stile che i principi architettonici di Palladio hanno avuto una profonda influenza sull'architettura occidentale. E può essere interessante sapere che con la risoluzione n. 259 del 6 dicembre 2010 il Congresso degli Stati Uniti d'America ha riconosciuto Palladio come padre dell'architettura americana. (La Casa Bianca, per esempio, è in stile palladiano!) La villa si presentava come una costruzione più piccola rispetto al palazzo di città ed era spesso costituita da un unico piano principale abitabile: questo era adatto come centro per controllare l'attività produttiva e per impressionare gli affittuari e i vicini oltre che per intrattenere gli ospiti importanti. Le facciate, dominate da frontoni di solito decorati con le insegne del proprietario, annunciavano una potente presenza in un vasto territorio pianeggiante, e non avevano bisogno, per essere visibili, dell'altezza dei palazzi cittadini. Le loro logge offrivano un luogo piacevole e ombreggiato per pasteggiare, per conversare o per eseguire e ascoltare musica. La villa che è ritenuta unanimemente la più bella e importante del Palladio è Villa Capra Valmarana, detta “La Rotondaˮ, a Vicenza. Iniziata nel 1550 e ultimata nel 1600 dallo Scamozzi. La villa sorge sulla sommità di un piccolo colle, in posizione non elevata ma assai dominante. L'idea del Palladio era quella di realizzare la villa-tempio propria del classicismo romano e motivo dell'umanesimo rinascimentale. Ecco allora la scelta di utilizzare elementi sacrali quali la pianta centrale, il pronao e la cupola a imitazione del Pantheon. L’edifico è costituito da un corpo a forma di cubo sormontato da una cupola. Sulle quattro facciate uguali si innestano quattro pronai di sei colonne di ordine ionico, sormontati da eleganti frontoni dentellati, ai quali si accede da ampie scalinate. Sotto la cupola si trova la sala centrale, rotonda (da essa deriva il nome della villa), da cui si dipartono quattro corridoi, ognuno dei quali si affaccia su un pronao. La sala si presenta ricca di stucchi, di statue e di affreschi. Gli appartamenti, costituiti ognuno da una sala rettangolare e da una saletta quadrata, si trovano ai quattro angoli della pianta. 3 Quale pensiero era dietro la composizione architetturale di queste ville? Palladio riteneva che la villa fosse, oltre che centro di proprietà terriera, anche un luogo di salute, benessere, studio e riflessione. Scrive nel suo II libro: «Le Case della Città sono veramente al Gentil'huomo di molto splendore, e commodità, havendo in esse ad habitare tutto quel tempo, [...]. Ma non minore utilità, e consolatione caverà forse dalle case di Villa, dove il resto del tempo si passerà in vedere, e ornare le sue possessioni, [...] e dove finalmente l'animo stanco delle agitationi della Città, prenderà molto ristauro, e consolatione, e quietamente potrà attendere à gli studij delle lettere, e alla contemplatione; come per questo gli antichi Savi solevano spesse volte usare di ritirarsi in simili luoghi, ove visitati da' vertuosi amici, e parenti loro, havendo case, giardini, fontane, e simili luoghi sollazzevoli, e sopra tutto la lor Vertù; potevano facilmente conseguir quella beata vita, che qua giù si può ottenere.» Lavorando in coppia, provate a tradurre il brano tratto dal II libro del Palladio.