dello stesso autore Marco Malvaldi Ii gioco delle tre carte II re dei giochi Odore di chiuso La carta piü alta La briscola in cinque Sellerio editore Palermo Prologo Quando cominci a ciondolarti sulle gambe, quando ti accendi un'altra sigaretta per far passare altri cinque minuti anche se hai la gola che ti brucia e la bocca tal-mente impastata da credere di aver mangiato un co-pertone, cosi anche gli altri se ne accendono una e si sta h ancora un po', insomma quando e cosi e veramente ora di andare a letto. Erano le quattro e dieci di mattina, in pieno agosto, e tre ragazzi stavano in piedi accanto a una Micra ver-de. Avevano bevuto tutti piu dello stretto necessario, il proprietario della Micra piu degli altri. Altri che ora stavano cercando di convincerlo a non guidare. - Ti porto a casa io, scusa - diceva il piu basso dei tre, che aveva i capelli rasati dappertutto tranne che sulla som-mita del cranio, cosa che gli conferiva un aspetto da pal-ma. - Lasci la macchina qui e ti ci porto io. II secondo tentava di negare. Era appena uscito di discoteca e oltre alPalcolemia da disoccupato russo aveva la testa tutta piena di lucine che gli rendevano difficile pensare, ma opponeva comunque le sue ragioni: - Guarda che se mi' pa' vede che ho lasciato la mac-china e son venuto con te, mi dice Te se' tomato 13 briäo, e mi fa un culo come un granaio. Mica e stu-pido mi' pa'. - Guarda che se ti vede torna' da te in queste con-dizioni - insisteva Testa a Palma - fa il culo a te per-che sei tornato da solo, e a me perche 'un t'ho accom-pagnato, primo. Secondo... - No, no, torno da solo. Tranquillo, ci arrivo. - Ma te 'un gli dici nulla ? - chiese preoccupato Testa a Palma al terzo vertice del triangolo, che quella sera era andato dal parrucchiere e aveva richiesto - con una certa fermezza, si presume - e ottenuto di uscire dal negozio con i capelli biondo polenta, vezzosa-mente decorati da macchie viola in guisa di leopardo punk. Due occhi vispi come quelli di un bovino e una bocca semiaperta completavano adeguatamente il suo aspetto. - Se se la sente, cazzi sua... - autorizzö. - O stupido, ma lo vedi fra dieci metri divide un al-bero in due ? - Senti, io m'avvio. Se non me la sento ti do una bot-ta col cellulare e mi vieni a prende' te. Testa a Palma guardö l'altro con l'aria di chi pensa «allora quando uno e duro e duro», ne ricevette come risposta uno sguardo ancora piü vacuo che significava «a me 'un me ne frega nulla, io tra du' minuti vado a letto». - Allora vai, ti s'aspetta qui dieci minuti. Se... - Tranquillo, se non ce la faccio ti chiamo. II giovine aveva tentato di parlare chiaro e pulito, me-glio che poteva, per dare l'impressione che gli Stesse pas- sando. In realtä la testa gli rimbombava ancora, e se la muoveva aveva l'impressione che il mondo lo seguisse con un attimo di ritardo. Prese un grosso respiro e cercö a tastoni la chiave in tasca, trovandola subito, cosa che gli parve di buon au-gurio. La guardö un attimo, approvö il suo aspetto con un cenno malcerto della testa e si infilö in macchina. Chiuse lo sportello, girö la chiave e parti tutto sommato senza problemi. Dopo circa un chilometro, arrivato al parcheggio della pineta, si dovette fermare. Mentre guidava la macchina sembrava di gomma, ondeggiava paurosa-mente sempre nello stesso verso, senza mai andare nel-l'altro: era come trovarsi dentro una lavatrice, con la chiusura del cestello che roteava intorno a lui. Swosh, swosh, swosh. Apri lo sportello, non senza difficoltä stavolta, e si drizzö in piedi. - Un po' d'aria fresca mi farä bene senz'altro. Si sforzava di parlare pulito anche se era solo, per con-vincersi che stava quasi bene. E anche per tenersi sve-glio, che non era facile. - Ora perö dovrei urinare. Eh si. Proprio. Giä, giä. Credo sia necessario. Mentre svolgeva questo soliloquio, si avvicinö a uno dei cassonetti. La notte prima era piovuto e la terra del parcheggio era ancora fangosa, nonostante il caldo. Evitando le poz-zanghere, giunse al cassonetto e con un breve discor-so mentale lo elesse vespasiano imperatore. 14 15 Mentre si tirava su la cerniera, dopo circa un seco-lo, notö che c'era una ragazza nel cassonetto. Pensö an-che che era piuttosto bellina. Quasi contemporanea-mente, qualcosa gli disse che doveva anche essere mor-ta. Non se ne stupi subito. Anzi, conservando una flemma che solo l'alcol era in grado di conferirgli, co-minciö a pensare a voce alta. La scoperta, contraria-mente a quanto si legge nei gialli, non aveva contribuito a renderlo piü lucido. - La conosco? No, non mi sembra. Devo avvertire la polizia. Vado in macchina e prendo il cellulare. Fece, e scopri che il cellulare era completamente scarico. - Ma porca vacca, proprio ora ? E ora dove vado ? II giovane si guardö intorno come se qualcuno potesse suggerirgli la risposta. - Aspetta, aspetta. Ho visto un bar mentre venivo, era aperto. Ora, un bei respiro, su. Devo concentrar-mi e smettere di vedere tutto ruotare, perche sennö non ci arrivo. Prima di montare in macchina, le mani aperte e rivolte davanti a se, si concentrö per due o tre minuti. Para-dossalmente, si sentiva leggero: aveva paura di tornare a casa a quell'ora e in quello stato, e la scoperta del ca-davere avrebbe giustificato sia il ritardo sia l'alcolemia, visto che uno che trova un morto ha diritto a qualcosa di forte, no? Ergo, almeno la paura gli era passata. - Ecco, ora va bene. Tranquillo, segui la striscia bianca e vedrai che arrivi. Arrivo dawero, dopo un altro minuto da paura, e si di-resse verso la porta del bar. Ripigliati, si disse mentalmente prima di entrare. Giro la maniglia della porta a vetři ed en-trö. Dietro il bancone, il barista stava lavando e metten-do a posto i bicchieri. Lo guardö con curiositä. II giovine tentö di darsi un contegno sorridendo, cosa che sottolineö ulteriormente il suo stato, e sempre sorridendo chiese: - Scusa, ce l'hai il telefono ? - Li dietro il frigo dei gelati. Stava per andare a telefonare quando una voce interna lo bloccö. Alzö un dito e chiese: - Devo mica ordinäre qualcosa ? - Non ě necessario al funzionamento del telefono -disse il barista. Raggiunse il telefono, fece il numero e parlö: - Pronto centotredici ? Senta, le volevo dire che ho trovato il cadavere di una ragazza morta in un cassonetto, morta dawero, sono sicuro. Breve silenzio. - Ma si, al parcheggio della pineta dove ci vanno i tedeschi a fare il picnic, perö quella ragazza mi sembra italiana, ě mora. Breve silenzio. - Si, in un cassonetto. E quello grigio vicino al parcheggio dei camper, quello dove ci vanno i tedeschi. Si, a fare il picnic. Breve silenzio. - Si, lo so da solo che sono ubriaco, ma guardi che ě vero! Ma davv... scusi, ma lei ě duro come una pi-na! E vero... 16 17 Silenzio. Si fermö e guardö un attimo il telefono. - Hanno riattaccato - comunicö, con tono incredu-lo e vagamente offeso. Intanto il barista era uscito da dietro al bancone e lo guardava con un certo stupore misto a severitä. - C'e davvero un cadavere? - Diobono, si. E Ii al parcheggio della pineta, quel-lo dove... - Ho capito. Vieni, andiamoci e fammi vedere, poi alla polizia telefono io. II barista prese le sigarette dal bancone, ne accese una mentre guardava Tora, poi usci seguito dall'altro. - Dammi le chiavi, guido io. Inizio L'unica cosa piacevole di un giorno di metä agosto, alle due di pomeriggio precise, quando uno respira aria liquida e tenta di non pensare che alla cena mancano ancora sei o sette ore, ě andare con qualche amico al bar a prendere qualcosa. Ci si siede ai tavolini all'aperto, si sistemano bene i pantaloni dal cavallo bagnato da strizzare, si svapora dieci secondi e poi si ritorna magicamente in sé; il piu in forma del club va dentro, al banco, a ordinäre per-ché il barista scorgendovi vi ha guardato con odio e ades-so sta lavando i bicchieri (o meglio, il bicchiere: lo stes-so da cinque minuti) e quindi, se qualcuno non va dentro a ordinäre, addio. L'importante perö ě che ci sia la brezzettina. Quel filino di vento della giusta intensita, che solle-va lievemente la camicia dalla pelle, ti conta dolcemente le vertebre e ti rinfresca i vani tra le dita dei piedi a cui la ciabatta infradito di plastica ha dato finora ben poco sollievo, ma talmente delicato da non scompigliarti il riporto. L'aroma iodato della brezza marina ti di-schiude le narici, ti convince a respirare e quando l'e-roe che ha fatto le veci del cameriere ritorna, con la ro- 18 19