Video: http://video.repubblica.it/sport/fiorentina-napoli-l-ok-dei-tifosi-la-partita-si-puo-giocare/164617 /163107 4 maggio 2014 Fiorentina - Napoli all'Olimpico 45 minuti di tensione Dopo gli scontri all'esterno della stadio e la tensione all'interno dell'Olimpico con il lancio di petardi e fumogenti, la partita comincia con 45 minuti di ritardo, dopo che i giocatori, la dirigenza delle squadre e le forze dell'ordine hanno lungamente negoziato con i tifosi del napoli http://video.repubblica.it/sport/fiorentina-napoli-fischi-e-petardi-durante-l-inno-nazionale/164619 /163109 [Da www.repubblica.it , 5 maggio 2014] Genny 'a carogna diventa un caso politico. Il questore: "Nessuna trattativa". Alfano: "Il governo reagirà, Daspo a vita" Infuriano le polemiche dopo il 'conciliabolo' tra autorità e capo ultrà ieri in Coppa Italia. La vedova Raciti: "Stato debole". Renzi le telefona. Consap e Sap accusano: "Non si parla con chi inneggia a omicida". Grillo: "Funerale della Repubblica". Abete: "Ultrà hanno ruolo inaccettabile". Ma Saviano: "E' responsabile del disastro" ROMA - "Daremo un giro di vite fortissimo e sto pensando anche al Daspo a vita per certi comportamenti. Gli stadi devono tornare ad essere dei luoghi accoglienti per le famiglie. Le tifoserie italiane sono delle tifoserie sane, ma ci sono delle mele marce". Non usa mezzi termini il ministro dell'Interno Angelino Alfano alla trasmissione L'Arena su Rai1, dopo le gravi violenze e le contestatissime discussioni tra polizia e tifosi per dare il via alla finale di Coppa Italia di ieri. Immortalato a cavallo delle transenne dell'Olimpico sulle prime pagine dei giornali e dalle immagini delle tv, Genny 'a carogna è diventato uno dei protagonisti della drammatica serata che ha fatto da prologo alla finale della Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina. E' a lui che Marek Hamsik e i responsabili dell'ordine pubblico dello stadio hanno fatto riferimento per comunicare le condizioni del tifoso ferito e annunciare che la partita si sarebbe giocata. Non ha deciso lui, certo, ma lui è stato 'scelto' come interlocutore dell'intera curva napoletana, ultrà in testa. Il questore si difende. Il questore di Roma, Massimo Mazza, oggi ha voluto precisare in maniera netta: "Non c'è stata alcuna trattativa con gli ultras del Napoli. Non abbiamo mai pensato di non far giocare la partita". Mazza ha detto in conferenza stampa che è stato solo accordato al capitano del Napoli di informare i tifosi, su richiesta di questi, sulle condizioni di salute del ferito. "Mai nessuno - ha detto il questore - ha pensato di non far giocare la partita, né la federazione, né le forze dell'ordine né le società. La società Napoli ci ha solo chiesto se avessimo nulla in contrario se il capitano spiegasse ai tifosi come era la situazione, anche perché si erano diffuse notizie che davano per morto il tifoso. Non riesco a capire - ripete il questore - di quale trattativa si parli: non c'è stata alcuna trattativa". Anche il ministro Alfano, su Twitter, ha smentito ogni trattativa. genny-a-carogna.jpg Chi è "Genny 'a carogna". Ma quel conciliabolo con "Genny 'a carogna", al secolo Gennaro De Tommaso, ha acceso una dura polemica da parte di alcuni sindacati di polizia e in particolare dal Sap, la sigla reduce dalla recente polemica per l'applauso del suo congresso agli agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi. De Tommaso, è infatti personaggio ben noto alle forze dell'ordine e non solo perché figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan camorristico del rione Sanità dei Misso. Il Daspo e la maglietta per Speziale. 'Genny' è stato infatti in passato destinatario di un Daspo, il provvedimento temporaneo di esclusione (5 anni) dalle manifestazioni sportive, che Alfano ha detto di voler estendere a vita se reiterato (oggi invece si viene squalificati per altri 5 anni). E De Tommaso è noto per il suo ruolo attivo all'interno delle frange più estreme del tifo napoletano. Soprattutto, all'Olimpico ieri esibiva una maglietta con lo slogan "Speziale libero" che inneggiava ad Antonino Speziale, ultrà del Catania condannato a 8 anni per l'omicidio preterintenzionale, avvenuto durante scontri in strada, dell'ispettore di polizia Filippo Raciti, il 2 febbraio del 2007. […] Renzi chiama la vedova. "Non c'è stato un altro caso Raciti - continua Marisa Grasso - ma c'erano i presupposti affinché questo accadesse, perchè la violenza c'è stata e io, dopo avere seppellito mio marito, che ha lasciato una moglie e due figli, non voglio vedere altri servitori dello Stato cadere vittima della violenza. E' ora che qualcuno ponga fine a tutto questo, ma non a parole". "Ho provato tanto dolore e oggi ho sentito la signora Raciti", ha detto il ministro Alfano, "noi siamo dalla parte della divisa di suo marito, ci sentiamo tutti Raciti". E il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha telefonato a Marisa Grasso per esprimerle "vicinanza e solidarietà personale e dello Stato". La vedova ha detto: "Ora mi sento meno sola". Successivamente, la signora Grasso ha detto di aver ricevuto le telefonate di vicinanza anche di Alfano, del presidente del Senato, Pietro Grasso, e del capo della polizia, Alessandro Pansa. […] L'affondo di Grillo. Anche Beppe Grillo è intervenuto con un post sul suo blog: "Ieri sera mi si è stretto il cuore - scrive Grillo - . Vedere Alessandra Amoroso cantare l'inno d'Italia sommersa dai fischi in uno stadio sequestrato dagli ultrà con la Polizia impotente e i politici in tribuna d'onore, gente del calibro di Renzie. La Repubblica è morta, ma i suoi funerali sono indegni, troppo imbarazzanti. Non abbiamo neppure la dignità di un buon funerale". Fdi: "Si riferisca in Parlamento". "I gravi fatti di Roma hanno visto lo Stato, che una volta giustamente non trattava con i terroristi, neanche con Moro prigioniero, trattare oggi con i capi curva", è l'accusa di Ignazio La Russa (Fratelli d'Italia). "Trovo inaccettabile poi che nessun provvedimento sia in arrivo per i vergognosi fischi all' inno nazionale. Il premier Renzi o il ministro dell'Interno Alfano vengano in aula domani stesso a riferire". […] "Nonostante la voglia di andarmene - ha scritto il presidente del Senato, Pietro Grasso su Facebook -, sono rimasto perché ero tenuto a premiare, per rispetto ai milioni di tifosi perbene, e perché credo sia giusto essere dalla parte di chi ha la responsabilità e il dovere di far sì che tutto possa svolgersi per il meglio. Sono addolorato per l'offesa alla memoria del poliziotto Filippo Raciti e ai suoi familiari, che provoca in me lo stesso sdegno e la stessa rabbia degli applausi dei giorni scorsi. Due facce della stessa medaglia di inciviltà e di violenza: nessuno può permettersi di inneggiare a chi è condannato per omicidio". Il commento di Abete - Diversa, ma dura la presa di posizione di Giancarlo Abete, presidente della Figc: "Il calcio è vittima di situazioni che vanno oltre: gli ultrà utilizzano gli stadi per manifestazioni di potere. E' un dato di fatto: in alcuni stadi gli ultrà hanno un ruolo inaccettabile". Ma in serata è arrivata la risposta di Roberto Saviano, via Facebook: "Genny la Carogna è la comoda scorciatoia, ma sono altri i responsabili dei disastri degli ultrà. Uno tra tutti Giancarlo Abete. Lo spettacolo visto ieri descrive lo stato comatoso dello sport più importante in Italia". Saviano affonda e si chiede: "Perché c'è bisogno di un presidente della Figc se il risultato è questo? Perché in Italia i vertici non hanno mai alcuna responsabilità nei fallimenti?". *************************************************************************************************** ******* ATTIVITA’ 1. Chi è Genny la carogna? __________________________________ 2. Chi è Matteo Renzi? E Pietro Grasso? E Angelino Alfano? ___________________________________ 3. Rileggete l’articolo e trovate le informazioni utili a raccontare brevemente cosa è successo ieri a Roma. Ricordate di rispondere alle domande fondamentali: Chi? Dove? Quando? Che cosa? Come? Perché? 4. Tra le parole chiave dell’articolo possiamo sicutaramente considerare le seguenti: discussione trattativa conciliabolo Come potreste spiegarle? Entriamo dentro la notizia e analizziamola nei dettagli: in che modo si può parlare di un fatto? Cosa si può riferire degli eventi e dei suoi protagonisti? Rispondiamo a queste domande ragionando su quanto scritto da un giornalista e da uno scrittore, entrambi napoletani. Dividetetevi in due gruppi. Lettura individuale max 5 minuti. Discussione max 10 minuti. Poi si riportano le informazioni alla classe. Un gruppo Legge velocemente il seguente articolo che riporta lo stesso fatto: cosa c’è di diverso? Cosa viene raccontato di quanto accaduto? Come vengono descritti i personaggi? Secondo voi, le informazioni fornite sul “protagonista” della storia (ovvero le informazioni che si è scelto di fornire) e l’ordine in cui vengono date in che modo possono influenzare il giudizio del lettore? Da www.repubblica.napoli.it Gli ultrà: "Genny 'a carogna ha salvato la finale. La maglietta per Speziale? Per noi è una richiesta di giustizia" "Nessuna minaccia, eravamo soltanto preoccupati per le condizioni di Ciro Esposito" di DARIO DEL PORTO "Genny ha salvato la finale", dicono a Forcella mentre sui teleschermi di mezzo mondo continuano a girare le immagini dell’assurda vigilia di Napoli - Fiorentina. Genny è Gennaro De Tommaso detto ‘a carogna, il capo degli ultrà della Curva A immortalato all’Olimpico, vestito con quella t shirt nera inneggiante al tifoso catanese condannato per la morte del povero poliziotto Filippo Raciti, mentre discuteva con il capitano del Napoli Marek Hamsik e i dirigenti dell’ordine pubblico. "Non c’è stata alcuna trattativa con la Digos sull’opportunità di giocare o meno la partita", affermano i rappresentanti della Curva A in una nota diffusa in serata. E aggiungono: "La nostra preoccupazione era legata alle condizioni del tifoso ferito. È stato semplicemente comunicato che la curva non avrebbe esposto coreografie o tifato per rispetto di chi stava soffrendo". Gli ultrà non nominano mai De Tommaso, ma spiegano che il loro rappresentante ha discusso "con Hamsik e i tutori dell’ordine con calma e rispetto, senza minacce o provocazioni". E la maglietta con la scritta “libertà per Speziale” che ha suscitato indignazione unanime? "Sembra il vero problema della giornata replicano dalla Curva A. Ma è in onore di una città dove abbiamo tanti amici e nei confronti di un ragazzo che sta chiedendo la revisione del processo. È una richiesta di giustizia, non un’offesa contro una persona deceduta o contro i suoi familiari". Ma chi è, davvero, Gennaro De Tommaso, l’uomo che ha conquistato la ribalta nella serata chiusa con la vittoria più amaro nella storia del calcio napoletano? La fedina penale di Genny, ribadisce il suo avvocato, è quasi immacolata: processato e poi assolto per rapina, nessun procedimento per camorra o reati collegati, una sola condanna, peraltro non definitiva, per aver declinato false generalità durante un controllo di polizia a una festa di tifosi organizzati. Più ricco il curriculum sportivo, dove De Tommaso si ritrova un primo Daspo emesso nel 2001 dalla questura di Napoli e un secondo firmato nel 2008 dal questore di Siena ma successivamente revocato. E più complesso appare il quadro ambientale del capo della Curva A. Quel soprannome, ‘a carogna, lo ha ereditato dal padre Ciro, condannato con sentenza definitiva (e pena interamente espiata) per partecipazione al clan camorristico Misso della Sanità e di recente condannato in primo grado a 20 anni di reclusione come fornitore di droga al clan Giuliano di Forcella fino agli anni 2000. Per questa accusa, Ciro De Tommaso è a piede libero per scadenza termini. Nello stesso processo e con la stessa accusa è stato condannato in primo grado anche il fratello di Ciro, Giuseppe De Tommaso detto l’assassino. Genny ha fatto parlare di sé quasi sempre con riferimento al calcio. Il 20 maggio 2012 fu fotografato mentre alzava la Coppia Italia vinta dal Napoli, sempre a Roma ma allora, per fortuna, senza che la gara fosse preceduta da una vigilia di follia. Lo scorso ottobre invece i media avevano rilanciato un’altra immagine di Gennaro, stavolta a torso nudo, scattata a Londra prima della partita di Champions contro l’Arsenal. In quel caso era stata addirittura Scotland Yard a chiarire che gli ultrà del Napoli erano estranei alla devastazione di un pub inizialmente attribuito a teppisti italiani in trasferta per la partita. Di Genny parla inoltre il pentito dei clan della Sanità come Emiliano Zapata Misso, che attribuisce a Gennaro De Tommaso, oltre alla qualifica di "capo dei Mastiffs", anche legami con il clan Misso e un’attività di «traffico di erba da Amsterdam». Accuse, ribadisce la difesa, rimaste sulla carta e mai tradotte in contestazioni giudiziarie. Proprio Emiliano Zapata Misso è uno dei collaboratori di giustizia che ha descritto ai magistrati napoletani i collegamenti fra i gruppi della tifoseria organizzata e gli ambienti malavitosi. Recentemente un altro pentito, Salvatore Russomagno, ha sostenuto che le rapine ai danni di calciatori del Napoli rappresenterebbero ritorsioni nei confronti di quegli atleti che "giocano male, non si presentano presso i circoli sportivi oppure parlano male dei tifosi". Ma nel cuore del centro storico, dove trova la sua roccaforte l’ala più dura e pura dei Mastiffs e della Curva A, queste sono calunnie che non meritano risposta. Chi gli ha parlato, spiega che Genny è preoccupato soprattutto per Ciro Esposito, il tifoso ferito a Roma. "Sono amici, sta male per lui". Molti di quelli che sabato sera erano allo stadio ieri sera discutevano animatamente nei vicoli alle spalle di via Duomo, ancora arrabbiati per l’accaduto: "Va bene, abbiamo parlato della maglietta, abbiamo parlato di tutto il resto dice uno di loro adesso vogliamo ricordarci anche di chi è andato allo stadio con la pistola, e di un ragazzo finito in ospedale?". Un altro gruppo legge Il seguente commento ai fatti scritto da Roberto Saviano? Quali sono i fatti che mette in rilievo? In che modo Saviano parla dei fatti e delle persone? da: www.repubblica.it/cronaca/2014/05/05/news/lo_stato_nel_pallone_salvato_da_gomorra-85250998/?ref=HRE R2-1 Lo Stato nel pallone, via i vertici del calcio Lo scrittore commenta i fatti di Napoli-Fiorentina di Coppa Italia, con lo stadio in balia dei tifosi LE VICENDE accadute allo Stadio Olimpico - dentro e fuori - hanno dell'incredibile, e non semplicemente per il grado di violenza raggiunto. Genny 'a carogna è diventato il simbolo mediatico di Napoli-Fiorentina per il suo soprannome buffo e feroce, per le foto che lo ritraggono cavalcioni sulle transenne dello stadio, che ricordano le immagini di Ivan Bogdanov, detto "Ivan il Terribile", l'ultrà serbo che a Marassi il 12 ottobre 2010 guidò gli scontri che portarono all'interruzione di Italia-Serbia. Ma la fama di Genny 'a carogna dipende da altro: è lui che ha evitato una vera e propria rivolta dopo la sparatoria fuori dall'Olimpico. C'è tutta una parte di società civile e di istituzioni che è stata letteralmente salvata dalle decisioni di Genny 'a carogna. Perché la diffusione delle notizie avrebbe potuto far insorgere la tifoseria mettendo a ferro e fuoco una Roma impreparata. Il questore di Roma, Massimo Mazza, dice che non c'è stata trattativa. E' ovvio che formalmente non è stato chiesto a Genny 'a carogna se svolgere o meno la partita ma che semplicemente è stato accordato a Marek Hamsik il permesso di informare la curva del Napoli sulla situazione del tifoso ferito, visto che giravano voci che fosse morto. E dover avvertire un capo ultras del calibro di Genny 'a carogna non è trattare? Come se ciò non bastasse, Genny 'a carogna non sarebbe solo un uomo che ha precedenti per droga e un Daspo, ma è segnalato più volte dai pentiti come una sorta di anello di congiunzione tra camorra e tifoseria. Emiliano Zapata Misso, che è nipote di Giuseppe Misso, capo storico della camorra napoletana, parla di una tifoseria eterodiretta dai clan e fa riferimento proprio a Genny, che è figlio di Ciro De Tommaso, ritenuto affiliato al clan Misso. E in passato Genny aveva fatto parte dei Mastifss, i mastini, storico gruppo napoletano. D'improvviso ora ci si accorge che nelle tifoserie organizzate la camorra ha un ruolo importante. Eppure basta leggere le inchieste degli ultimi anni, le dichiarazioni dei pentiti. Testimonianze che parlano di un altro gruppo ultrà chiamato Rione Sanità, comandato da Gianluca De Marino, non un tifoso qualsiasi, ma il fratello di un membro dell'ala militare del clan Misso. E potremmo raccontare ancora dei rapporti tra il gruppo Masseria Cardone e il clan Licciardi, o dell'infiltrazione dei Mazzarella nei Fedayn o nelle Teste matte. Secondo le forze dell'ordine, a sparare a Ciro Esposito, il trentenne di Scampia ora in pericolo di vita, sarebbe stato un ultrà della Roma, Daniele De Santis, detto Gastone. Le tifoserie romane e laziali non sono libere da pressioni criminali, tutt'altro. Non esiste curva che non raccolga un tifo organizzato in continua dialettica con la criminalità. Ricordate la scena del nipote di Giuseppe Morabito "U Tiradrittu", Giuseppe Sculli, durante la partita Genoa-Siena del 22 aprile 2012? Quando gli ultras del Genoa, per protesta, chiesero ai giocatori di levarsi le magliette, fu Sculli in persona ad andare a mediare con loro. Giuseppe Sculli viene spesso considerato vittima del nonno, capo 'ndranghetista indiscusso, ma in realtà non ha mai preso le distanza dalle 'ndrine di San Luca, anzi, ha ribadito in diverse occasioni la fedeltà a suo nonno e al suo sangue. Due anni prima fece discutere la fotografia che ritraeva Antonio Lo Russo, figlio di Salvatore, capo dell'omonimo clan camorristico, a bordo campo al San Paolo di Napoli nel corso della partita Napoli-Fiorentina del 13 marzo 2010. Lo Russo è appena stato arrestato a Nizza, era latitante e ora attende l'estradizione. Quindi non stupiamoci se si è scelto di andare a parlare (o a trattare, la sostanza cambia poco) con chi ha più potere delle istituzioni in quel contesto, perché ha una struttura organizzata. Lo Stato c'era, ma era nascosto dietro le spalle di Hamsik. Il calcio è intoccabile, ogni critica genera tifo, non analisi. Qualsiasi riferimento sembra essere contro una squadra o a favore di un'altra. Ma gli ultras sono molto più che persone talvolta violente: hanno un ruolo di consenso e di business. Una parte della tifoseria organizzata fa sacrifici e si svena per seguire i propri idoli, ma i vertici cosa fanno? Chi vende hashish, erba e coca? Ogni domenica gli stadi diventano mercati di droga, teatri di guerra non controllati in cui gli ultras portano bombe carta e bengala. Eppure questo non si può dire, per la solita, ingenua storia che continuiamo a raccontarci sul calcio che unisce. Al calcio tutto è concesso e tutto è permesso e in un Paese dove la corruzione ha travolto tutto. L'inchiesta partita da Napoli di Giuseppe Narducci e Filippo Beatrice cercò proprio di individuare i punti di contatto tra calcio corrotto e potere dei clan. Poi tutto si fermò. Ora, gli ultras dello sport sono i primi ad agire: ma cosa succederà quando gli ultras della rabbia politica si riverseranno nelle strade? Ci si rivolgerà al Genny 'a carogna della situazione per non far accadere il peggio? Il presidente del Senato Pietro Grasso che consegnava le medaglie ha suggellato il senso della serata. Una sparatoria, feriti, bombe carta su calciatori e forze dell'ordine. E le istituzioni consegnano medaglie. Sapete come si chiama, ad esempio, il presidente della Figc, quell'organo che un ruolo nella riforma del calcio pure avrebbe dovuto averlo? Forse non ne conoscete il nome, ma il volto sì, poiché predilige essere intervistato al termine delle partite della nazionale: nei momenti fatui. Giancarlo Abete, nominato presidente della Figc il 2 aprile 2007, due mesi dopo la morte di Filippo Raciti a Catania. Da allora sono passati sette anni, un'eternità. Nulla è cambiato e ciò che è accaduto descrive lo stato comatoso dello sport più importante in Italia. Perché c'è bisogno di un presidente della Figc se il risultato è questo? Perché, come sempre in Italia, i vertici non hanno alcuna responsabilità dei fallimenti? Chiedetevi chi è Giancarlo Abete e quali sono stati i risultati del suo lavoro. Altrimenti De Andrè avrà per sempre ragione e continueremo ad assisteremo inermi all'ennesima occasione in cui lo "Stato si costerna, si indigna e si impegna, poi getta la spugna con gran dignità".