Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=cJ8O-Y2CXk8 [da: www.il fattoquotidiano.it, 4 marzo 2014] La grande bellezza, ecco perché ha vinto l’Oscar e chi erano i quattro rivali Gli americani hanno pensato che il film sia una specie di nuova Dolce vita. Nella pellicola ci sono poi degli elementi sicuramente vincenti: l’estrosità e l’estetica delle ambientazioni e dei costumi, la bellissima colonna sonora. Infine il coraggio dello stile immaginifico di Sorrentino che per certi versi ricorda l’estro di Federico Fellini Di Roberto Faenza A Los Angeles in questi giorni ho incontrato molti amici attori, produttori e registi, dunque ho potuto verificare che La Grande Bellezza ha veramente suscitato molta attrazione, anche se va detto che l’attenzione degli americani è ovviamente più per il loro cinema e meno per il miglior film straniero. Infatti è una commissione ristretta quella dell’Academy che vota per le pellicole non di lingua inglese, quasi non interessassero tutti i membri della prestigiosa istituzione. Il che secondo me suona come una scelta un po’ “razzista” e senza senso. Ma veniamo al dunque: cosa è veramente piaciuto del film di Sorrentino? Per capirlo può essere utile vedere intanto cosa non è piaciuto dei suoi concorrenti, tutt’altro che poco temibili. In queste ore tutti parlano ovviamente di chi ha vinto, ma se vogliamo comprendere perché dobbiamo confrontarci anche con chi ha perso. I quattro rivali da battere provenivano da Belgio, Danimarca, Cambogia e Palestina. A onore del vero va detto che quest’ultimo partiva già appesantito proprio dal paese di origine: la Palestina, “uno Stato che non esiste”, come mi ha detto un critico americano di origine israeliana, bollandolo subito come incandidabile. Il film del Belgio, The Broken Circle Breakdown vede al centro della trama la lotta di due genitori per salvare la piccola figlia gravemente ammalata. Tema già troppo trattato dal cinema made in Usa e quindi poco appetibile per i votanti dell’Academy. Più insidiosa la presenza del danese The Hunt, firmato da Thomas Vinterberg e presentato con successo al Festival di Cannes 2012, vincendo il premio per la miglior interpretazione maschile con l’ottimo Mads Mikkelsen. La trama vede uno stimato maestro di scuola che viene accusato di molestie sessuali dalla figlia di un amico. Si troverà solo a lottare contro l’infamante accusa, che si rivelerà poi del tutto infondata. Anche questo tema non è nuovo per il cinema americano, di qui la bocciatura. Terzo avversario: The Missing Picture, presentato dalla Cambogia. Anche questa pellicola è stata presentata al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard. Firmato da Rithy Panh è in realt un documentario che ripercorre i momenti in cui nel 1975 i Khmer Rossi entrano a Phnom Penh e impongono la dittatura del socialismo reale. Trattato con poesia e delicatezza può non avere interessato più di tanto i giurati, soprattutto per non essere un film bensì un documentario e inoltre forse per non avere espresso un giudizio abbastanza duro sugli eccidi comunisti. Omar, il film della Palestina, era secondo molti il concorrente più temibile. Pluripremiato a Cannes e osannato anche al Festival di Toronto, il film affronta il tema dell’amore e del tradimento sullo sfondo del dissidio israelo-palestinese. Girato come un film neorealista, avrebbe potuto vincere. L’ha certamente danneggiato l’essere presentato appunto da uno Stato inesistente, soprattutto agli occhi dei molti giurati americani ebrei, la cui parola Palestina è vissuta con terrore. Ed eccoci a La Grande Bellezza. Le cose piaciute di più oltreoceano sono quelle che forse sono piaciute di meno a noi italiani. Intanto l’idea che il ritratto di Roma sia proprio quello, mentre sappiamo benissimo che la nostra Capitale è ben diversa da come appare nel film. Sicuramente più sciatta, più disarticolata, più allo sbando per come l’ha lasciata Alemanno al povero Marino. Ho appena sentito per radio la voce di Sorrentino, che intelligentemente precisa come non abbia voluto presentare una Roma in chiave realistica, bensì trasfigurata dalla immaginazione sua e del suo sceneggiatore, l’abile Contarello. Gli americani, che dell’Italia conservano un’idea sempre un po’ stereotipata, hanno pensato (anche perché così gli è stato raccontato) che il film sia una specie di nuova Dolce vita. Dunque gli è piaciuto ancora di più. Nella pellicola ci sono poi degli elementi sicuramente vincenti, specie in terra straniera. Intanto l’estrosità e l’estetica delle ambientazioni e dei costumi, in cui la cura del regista e dei vari reparti danno il meglio, soprattutto agli occhi degli americani. Basti pensare all’invenzione delle giacche rosse e gialle indossate con nonchalance da Tony Servillo, una sfida temeraria allo stile compassato di Armani. Come pure la bellissima colonna sonora, un mix di sacro antico e di profano, che gli americani ci invidiano, non avendo loro né l’uno né l’altro. Infine il coraggio dello stile immaginifico di Sorrentino che per certi versi ricorda l’estro di Federico Fellini. Il maestro romagnolo è rimasto nel cuore degli americani e l’idea che ci sia un suo emulo non poteva non essere premiata. *************************************************************************************** Questo articolo, seppur brevemente, accenna all’animato dibattito che si è scatenato in Italia intorno a questo film tra chi lo osanna e chi lo condanna. L’articolo è tutto sommato oggettivo, parla dei film finalisti all’Oscar e delinea i motivi della vittoria di Sorrentino. 1.a Perché il film è piaciuto agli americani? I motivi sono sostanzialmente cinque: 1. ____________________________________________________ 2. ____________________________________________________ 3. ____________________________________________________ 4. ____________________________________________________ 5. ____________________________________________________ 1.b Trovate negli ultimi due paragrafi le parole/espressioni che introducono i cinque punti sopra elencati e che servono a rendere il discorso compatto e unitario. __________________________________________________________________________________ 2.Secondo voi, l’autore di questo articolo prende una posizione nei confronti del regista e/o del film? Se sì, quale? Trovate nell’articolo le parole che avvalorano la vostra risposta. Lavorate in coppia. ___________________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________ 3. A coppie. L’autore dell’articola sta bene attento a non fare ripetizioni. Quali sinonimi utilizza per: America _______________________ Avversario ________________________ Film __________________________ Coraggioso _______________________ Immaginazione ________________________ 4.A coppie. Quando si parla di film non mancano mai le parole qui in elenco: cosa significano? Osannato ___________________ Firmato ____________________ Trama _____________________ Pellicola ___________________ Colonna sonora __________________ 5.Quali sono le espressioni utilizzate per presentare la trama di un film? _____________________________________________________________________________________ 6.Sostituite le frasi sottolineate con parole vostre: 1. Ma veniamo al dunque: cosa è veramente piaciuto del film di Sorrentino? __________________________________________________________________________ 2. A onore del vero va detto che questo film partiva già appesantito proprio dal paese di origine: la Palestina. _____________________________________________________________________ 3. Nella pellicola ci sono poi degli elementi sicuramente vincenti, […]: basti pensare all’invenzione delle giacche rosse e gialle indossate con nonchalance da Tony Servillo. ____________________________________________________________________________ 4. Per capirlo può essere utile vedere intanto cosa non è piaciuto dei suoi concorrenti, tutt’altro che poco temibili. ___________________________________________________________________________ 5. Il maestro romagnolo è rimasto nel cuore degli americani e l’idea che ci sia un suo emulo non poteva non essere premiata. _____________________________________________________________________ 7.A coppie. Scrivete brevemente (max tre righe) la trama di un film a vostra scelta. ___________________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________________________ _______________________________________________________________ Una scena: il dopofesta. La radical chic Stefania smentita dal protagonista Jep: https://www.youtube.com/watch?v=Mgrx6jBsgCY SINONIMI e ANTONIMI – lodare/criticare Lodare e criticare sono due antonimi, cioè due verbi con significato opposto. Costrutti - Ciò per cui si viene lodati o criticati è espresso dalla preposizione per (lodare/criticare un regista per il successo del suo film) Lessico - Sia nel lodare che nel criticare possiamo esagerare. Una prima distinzione da fare è tra i verbi non marcati, adatti a qualsiasi occasione comunicativa, e quelli marcati, perché indicano un’azione eccessiva, che va oltre la misura abituale. LODARE Sinonimi non marcati Sinonimi marcati Sinonimi molto marcati Apprezzare approvare Celebrare Elogiare Esaltare, incensare, magnificare, osannare CRITICARE Sinonimi non marcati Sinonimi marcati Sinonimi molto marcati Biasimare, disapprovare Censurare, condannare, deplorare, disprezzare, riprovare, stigmatizzare Denigrare, diffamare, ingiuriare, offendere, oltraggiare, svilire, vituperare (in genere azioni che implicano il dire una cosa non vera che lede l’onore di qualcuno) Alcuni verbi possono riferirsi a persone e cose: biasimare il cognato/la scorrettezza di qualcuno. Alcuni verbi si riferiscono solo a persone: ingiuriare, offendere. Diffamare e oltraggiare si possono riferire a una persona o a una sua parte fondamentale (la dignità, l’onore) ma mai a una cosa. Completate le frasi (tratte da alcuni romanzi italiani) scegliendo tra le alternative proposte. 6. È lui che ha organizzato tutto; io non ho fatto altro che ______________ (apprezzare, approvare, esaltare) i suoi disegni. 7. Non hai nessuna buona volontà e non sai nemmeno _______________ (apprezzare, approvare, celebrare) le occasioni che ti si offrono. 8. Poi si fermò a _______________ (approvare, magnificare, svilire) la potenza del camino e della caldaia gigante che, a suo dire, avrebbe scaldato tutte le stanze della casa. 9. Il cacciatore lanciava acute grida di trionfo e si sbizzarriva in una danza per _______________ (approvare, celebrare, riprovare) la vittoria. 10. Li aveva definiti vecchi “da sempre”, usando una espressione che suo padre, quando gli correggeva i temi, gli ___________________ (censurava, disprezzava, ingiurava). 11. Per non ________________ (condannare, esaltare, offendere) la mia ospite non le manifestai la mia delusione, anzi, per mostrare un contegno di circostanza, feci un gran sospiro. 12. La più grande parve ________________ (apprezzare, disapprovare, oltraggiare) questa dimostrazione e lanciò un’occhiata infastidita alla compagna. 13. Hanno tanto _________________ (ingiuriato, apprezzato, magnificato) la casa nuova, ma non mi pare niente di che! 14. La folla _______________ (apprezzava, osannava, celebrava) il dittatore affacciato dal balcone. SCHEDA TECNICA DEL FILM SCHEDA FILM a cura di Cinematografo.it La grande bellezza Anno: 2013 Durata: 142 Origine: FRANCIA Colore: C Genere:DRAMMATICO Regia:Paolo Sorrentino Specifiche tecniche:35 MM/DCP Tratto da:- Produzione:NICOLA GIULIANO, FRANCESCA CIMA PER INDIGO FILM IN COLLABORAZIONE CON MEDUSA FILM, IN COPRODUZIONE CON BABE FILMS, PATHÉ PICTURES, FRANCE 2 CINÉMA Distribuzione:MEDUSA - DVD E BLU-RAY: WARNER HOME VIDEO ATTORI Toni Servillo nel ruolo di Jep Gambardella Carlo Verdone nel ruolo di Romano Sabrina Ferilli nel ruolo di Ramona Carlo Buccirosso nel ruolo di Lello Cava Iaia Forte nel ruolo di Trumeau Pamela Villoresi nel ruolo di Viola Galatea Ranzi nel ruolo di Stefania Franco Graziosi nel ruolo di Conte Colonna Leo Mantovani Giorgio Pasotti nel ruolo di Stefano […] SOGGETTO Sorrentino, Paolo SCENEGGIATORE Contarello, Umberto Sorrentino, Paolo MUSICHE Marchitelli, Lele MONTAGGIO Travaglioli, Cristiano SCENOGRAFIA Cella, Stefania COSTUMISTA Ciancio, Daniela EFFETTI Chromatica, Migliari, Rodolfo TRAMA Sullo sfondo di una Roma bella e indifferente sfilano dame dell'alta società, parvenu, politici, criminali d'alto bordo, giornalisti, attori, nobili decaduti, alti prelati, artisti e intellettuali veri o presunti intenti a tessere trame di rapporti inconsistenti, fagocitati in una babilonia disperata che si agita nei palazzi antichi, le ville sterminate, le terrazze più belle della città. Ad osservarli c'è Jep Gambardella, 65enne scrittore e giornalista, dolente e disincantato testimone di questa sfilata di un'umanità vacua e disfatta, potente e deprimente... CRITICA " Prima o poi i conti con Roma toccano a tutti: a chi ci è nato, a chi ci si è trasferito, a chi ha sempre cercato di evitarla.” Sorrentino, che nella capitale è andato ad abitare con la famiglia da non molti anni, aveva spesso ambientato i suoi film altrove: a Napoli, in Svizzera, a Sabaudia, addirittura negli States. C'era stato Il divo , naturalmente, ma lì Roma entrava di rimbalzo, quasi controvoglia. Adesso, a 43 anni (li compie alla fine di maggio), deve aver pensato che fosse arrivato il momento giusto. E infatti il titolo-omaggio ( La grande bellezza ) si materializza proprio dietro il panorama dei tetti cittadini, vago come una specie di miraggio. Che sia difficile da afferrare - la bellezza ma anche la città - lo dirà verso la fine del film il protagonista, con una di quelle frasi che risuonano come eco di situazioni già viste e che il regista (autore anche della sceneggiatura con Umberto Contarello) usa con incontrollata frequenza, finendo per mortificare un po' quella magia visiva che a tratti sa regalare. Perché il nodo di un film ambizioso e misterioso insieme, a volte affascinante nella sua visionarietà, è proprio questo, di un dialogo fin troppo ricercato nella sua letterarietà e che finisce per apparire ridondante e persino sentenzioso. Come se lo sceneggiatore non fosse al servizio del regista ma in gara con lui, alla ricerca di un attestato di bravura doppia (scritta e visiva) che però fatica ad arrivare (…) Ecco, nonostante gli sforzi del Sorrentino regista (e degli attori, tra cui vanno ricordati almeno Iaia Forte, Pamela Villoresi, Carlo Buccirosso, Isabella Ferrari e Robert Herlitzka), il Sorrentino sceneggiatore dà l'impressione di voler percorrere una strada diversa, fatta di troppe citazioni letterarie (Celine, Flaubert due volte, Bellow, Dostoevskij e ne dimentico) e di facili giochini (Romona, Roman, Roma... Era proprio necessario?) alla fine dei quali ti sembra di ritrovarti al punto di partenza, senza aver capito molto della bellezza (e della bruttezza) di Roma. (Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera', 21 maggio 2013) […] Tutto splende, all’inizio di La grande bellezza (Italia e Francia, 2013, 142’). Sullo sfondo d’una architettura rinascimentale, dei turisti giapponesi si lasciano incantare da Roma. Uno di loro ne vuol catturare la bellezza che s’adagia morbida sotto la luce dell’estate: punta la macchina fotografica, sta per scattare, e d’improvviso crolla. Non c’è splendore che sfugga all’evento ultimo d’ogni vita. Lo sa bene Jep Gambardella (Toni Servillo), scrittore di fama che da quarant’anni non scrive più un libro. Oggi, compiuti i sessantacinque, intervista donne e uomini celebri per una rivista di grande prestigio. E soprattutto passa le notti nei salotti che contano, con gente che conta. Il cinismo è padrone dei suoi discorsi. Nulla vale per lui, in primo luogo il merito, l’impegno, la serietà, l’entusiasmo, la dignità. Giunto a Roma poco più che ventenne da una piccola isola del Sud, tutto questo s’è lasciato alle spalle. Ma ancora ne soffre la nostalgia. E appunto un “nostos”, un ritorno a casa doloroso e impossibile è quello che ora vorrebbe compiere, sentendo più vicino l’evento ultimo della sua vita. Niente attorno a lui ha senso: non la ricchezza volgare di faccendieri e mafiosi, non la superfluità umbratile di vecchi principi e principesse, non quel che resta di antiche soubrette televisive, non il potere irreligioso di cardinali in limousine, non le furbizie isteriche di artisti da marketing. E di questa mancanza di senso Jep fa un alibi della sua stessa nullità. Che cosa riuscirebbe a riportarlo indietro, agli inizi colmi di speranza della vita? Una parvenza nuova d'amore per Ramona (Sabrina Ferilli)? L’amicizia quasi vera per Romano (Carlo Verdone), anche lui scrittore, per quanto oscuro? La ieraticità decrepita e muta di una “santa” che viene dall’Africa e che somiglia a Teresa di Calcutta? Non c’è bellezza nella Roma splendida di Sorrentino. La volgarità e il cinismo ne sono padroni, come lo sono di Jep, che tuttavia ne ha orrore. In ogni caso, non ha vie d’uscita. O ha la sola che la vita garantisce a tutti. Lui l’attende. L’attende come fosse il suo nostos, un ritorno a casa e alla grande bellezza di un amore intenso e dolce dei vent’anni. Ma sopra le immagini luminose di quella bellezza emerge la decrepitezza della santa africana. Il suo corpo e il suo viso si tendono nello sforzo di salire una scala che dovrebbe garantirle l’indulgenza per sfuggire alle fiamme dell’inferno. E a noi sembrano lo spasimo stesso della morte. (Roberto Escobar, “l’Espresso”)