Guerre puniche a parte, mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia. Nel corso degli anni mi hanno onorato di numerosi soprannomi, il Divo Giulio, la prima lettera dell’alfabeto, il gobbo, la volpe, il Moloch, la salamandra, il Papa nero, l’eternità, l’uomo delle tenebre, Belzebù… Dal film “Il divo”, di Paolo Sorrentino (2008) [Da «la Reupubblica», 6 maggio 2013] Giulio Andreotti e 60 anni di storia italiana: statista, grande vecchio, Belzebù È morto oggi a 94 anni uno dei protagonisti della storia politica italiana. Dalla Costituente alla nomina a senatore a vita, sette volte premier, molte altre ministro, ha segnato come pochi altri la nostra storia. Lascia un archivio da 3.500 faldoni di MATTEO TONELLI 1) "COSA vorrei sulla mia epigrafe? Data di nascita, data di morte. Punto. Le parole sono epigrafi tutte uguali. A leggerle uno si chiede: ma se sono tutti buoni, dov'è il cimitero dei cattivi?". Giulio Andreotti rispondeva così, non molto tempo fa, a chi gli chiedeva come avrebbe voluto essere ricordato. Ironia, basso profilo, cinismo, machiavellismo. Ma anche senso dello Stato. L'uomo dei segreti e dei misteri della Prima Repubblica. "Belzebù", l'ormai famigerato bacio di Totò Riina, il sequestro Moro, tanto per citarne solo alcuni. Parlare di Giulio Andreotti, insomma, è parlare dell'Italia. Di uno che è passato attraverso due guerre mondiali, sette papi, monarchia, fascismo, prima e seconda Repubblica e sei processi per mafia. E' tracciare il profilo di chi ha attraversato, segnandola, la storia (e i misteri) del nostro Paese. E lo ha fatto con quell'apparente aria di distacco e disincanto che nascondeva una cinica determinazione, resa più "leggera" da quel motteggiare che Andreotti aveva elevato ad arte. "Il potere logora chi non ce l'ha". "A pensare male si fa peccato ma spesso si indovina". "Meglio tirare a campare che tirare le cuoia". Sapendo che, per lui, "tirare a campare" era tutt'altro che lasciarsi trasportare dagli eventi. Semmai guidarli discretamente. Meglio se da dietro le quinte. Non è facile raccontare uno dei protagonisti dell'Assemblea costituente, sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, e poi anche ministro delle Finanze, del Tesoro e degli Interni. C'è la firma di Andreotti sul trattato di Maastricht (1992), sulla legalizzazione dell'aborto (1978), sulla nazionalizzazione del Totocalcio. La sua mano sulla decisione di adottare l'inno di Mameli come inno d'Italia. Si cominci col dire allora che Giulio Andreotti nasce a Roma il 14 gennaio 1919. Lo stesso anno del fascismo e del Ppi di Don Sturzo. "Di tutti e tre sono rimasto solo io" ironizzava non molto tempo fa. Comincia a occuparsi di politica da subito. Conosce De Gasperi e ne diventa segretario. Una frase di Indro Montanelli che fotografa il loro rapporto: "Quando andavano in chiesa insieme, De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete". A 28 anni è già sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L'inizio di una serie di cariche che ricoprirà in tutti i governi della Prima Repubblica. Dal '47 al '53 è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel 1948 viene eletto segretario della Dc. Nel 1954, diventa per la prima volta di una lunga serie, ministro degli Interni. Negli anni che seguono cambia poltrona: prima le Finanze, poi il Tesoro, la Difesa e l'Industria. 2) Nel 1972 si siede sulla poltrona di presidente del Consiglio. Una permanenza brevissima, dopo soli 9 giorni il governo cade. Dopo sei anni, però, Andreotti torna a palazzo Chigi alla guida di un monocolore Dc che nasce con l'astensione dei comunisti. Sono i tempi del compromesso storico, della crisi economica e del terrorismo. Ma il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro cambia improvvisamente lo scenario. E decreta la fine della solidarietà nazionale. Si arriva così alla fase della politica estera, l'altro suo grande territorio d'azione. Siede alla Farnesina dal 1983 al 1989: dal Medio Oriente all'Est europeo l'opera del ministro è preziosa. Sono gli anni di Bettino Craxi con cui Andreotti darà vita ad un rapporto stretto ma anche segnato da contrasti. 3) Tangentopoli si avvicina. Nel 1991 Andreotti forma un nuovo esecutivo ma l'ora delle inchieste giudiziarie è scoccata. A metà degli anni '90 viene processato da due procure: quella di Perugia e quella di Palermo. I magistrati umbri lo accusano di essere il mandante dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli ucciso il 20 marzo 1979, quelli siciliani lo accusano di essere colluso con la mafia. Ma non griderà mai al complotto. Affronterà un lungo iter giudiziario, non mancando mai un'udienza. Si arriva così ai giorni nostri. Nel 1991 Cossiga lo nomina senatore a vita. Nel 1992 punta alla presidenza della Repubblica, ma la strage di Capaci e l'assassinio del suo fedelissimo siciliano Salvo Lima fa sfumare il piano che è anche il suo grande sogno di fine carriera. Nel 1994, allo scioglimento della Dc, aderisce al Ppi di Mino Martinazzoli. Poi, nel 2001, confluisce nella Margherita. Nel 2006 subisce l'ira del centrodestra che gli rimprovererà di aver votato, insieme agli altri 6 senatori a vita, la fiducia al governo Prodi. Un anno dopo, dopo aver annunciato voto favorevole in Senato a una risoluzione di politica estera, cambia idea dopo aver sentito parlare l'allora ministro degli esteri Massimo D'Alema. Si astiene e assesta, al già fragile esecutivo Prodi, il colpo di grazia. Politico fino alla fine, insomma. Uno della "casta" senza, però, quegli eccessi e i privilegi che tanto tentano i politici. Niente veline e feste per lui. Una sola moglie, Livia, discretissima. Quattro figli lontani dalle cronache. Alla moglie aveva promesso che si sarebbe ritirato a 60 anni: 31 anni dopo era ancora al suo posto. Di lui resta il suo archivio: 3.500 faldoni, dal 1944 in poi. E quei segreti che ha custodito fino alla fine e che si è portato con sé. 1. Il seguente articolo riporta la notizia della morte di Andreotti così come è stata diffusa nei giornali all’estero. Ciascun giornale mette in evidenza un particolare aspetto della vita e della politica dell’ex Primo Ministro. Scegliete ciascuna due punti dell’articolo e sottolineate la caratteristica o le caratteristiche di Andreotti messa/e in luce. A quale paragrafo dell’articolo precedente si può collegare? [da “Il fatto quotidiano”, 6 maggio 2013] Andreotti morto, “Addio al patriarca della politica italiana”. La notizia all’estero [...] 1. “Morto l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti”, scrive la Bbc, che lo definisce “una delle figure principali della politica italiana del dopoguerra”. Poi un aneddoto. “Si dice che abbia incontrato il Papa a otto anni, dopo essere sgattaiolato via da un tour guidato del Vaticano”. E anche il Financial Times riporta la news. 2. “Muere Giulio Andreotti”, titola El Pais sotto una foto del Divo seduto in poltrona in Parlamento. “Il controverso politico italiano”, è la definizione del quotidiano spagnolo. Sempre in Spagna El Mundo ricorda anche le accuse di collaborazione con Cosa Nostra e chiude la notizia con una citazione, definita una delle frasi preferite di Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”. 3. “Sette volte ministro”, apre il tedesco Bild. E una foto in bianco e nero campeggia sul sito del Frankfurter Allgemeine, con le date di nascita e decesso. 4. Negli Stati Uniti, l’Herald Tribune dedica un lungo articolo a Giulio Andreotti. “Un curriculum di successi e fallimenti”, è la descrizione dell’edizione globale del New York Times. Per il sito americano, la carriera di Andreotti ha incarnato la sintesi delle contraddizioni dell’Italia del dopoguerra. “Per assicurare il potere alla Democrazia Cristiana ha favorito un sistema di clientelismo che ha generato grande corruzione”, attacca il giornale. E ancora: “la sua reputazione è stata infangata” ed “è stato sottoposto a processo due volte. Informatori sostenevano che aveva fatto accordi con la mafia in cambio di sostegno elettorale”, ma “Andreotti ha sempre respinto vigorosamente le accuse ed è stato assolto in entrambi i processi”. Poi il ricordo del rapimento di Aldo Moro “amico e rivale”, definito “la vicenda più traumatica a cui ha dovuto far fronte come primo ministro”. 5. “Un’icona, seppur controversa”, è il tributo della testata economica americana Wall Street Journal. E il Washington Post ricorda l’episodio del “kiss of honour”, il bacio con Totò Riina al centro del “processo del secolo a Palermo”. Al politico “dal profilo curvo”, però, il giornale statunitense riconosce “abilità intellettuale e capacità di afferrare al volo le situazioni”. 6. “Il patriarca della politica italiana”, lo saluta il francese Le Figaro. “Responsabile della defunta democrazia cristiana, travolto dagli scandali nel 1990, ha guidato sette volte il governo italiano”, si legge nel necrologio francese. Poi la descrizione delle sue caratteristiche principali: “Si distingue per la sua gobba e il suo grande senso dell’ironia”. E ancora: “Il lato oscuro dell’Italia”. 7. E la notizia arriva fino all’Estremo Oriente. “Una figura oscura”, è la descrizione del Bangkok Post, che sottolinea anche gli stretti legami del Divo con il Vaticano. 8. Il giornale sudamericano La Nacion scrive: “Porterà con sè nella tomba molti misteri irrisolti del Paese”. 9. Lo spazio dedicato alle notizie italiane sul sito Aljazeera.com, invece, è occupato dalla vittoria della Juventus del campionato di calcio. Nessuna traccia della scomparsa del Divo. 2.Quali sono state le cariche coperte da Andreotti? Elencatele. __________________________________ ____________________________________ __________________________________ ____________________________________ __________________________________ ____________________________________ __________________________________ 3.Trovate nell’articolo tratto da “la Repubblica” tutti i verbi che riguardano le azioni compiute da Andreotti. ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ ____________________ _____________________ 4.Traducete. [da “idnes”, 6 maggio 2013] Zemřel Božský Giulio, bývalý italský premiér Andreotti Ve věku 94 let zemřel bývalý sedminásobný křesťansko-demokratický předseda italské vlády Giulio Andreotti. Božský Giulio nebo také Belzebub, jak ho nazývali nepřátelé, se podle italského deníku La Reppublica potýkal s dlouhodobými zdravotními problémy. Andreotti patřil k pilířům poválečné politiky Itálie. Do politiky vstoupil v roce 1945, ačkoli koketovat s ní začal už v roce 1939. Věnoval se jí přes šedesát let a byl považován za zřejmě nejschopnějšího politika v italských dějinách. Případně nejmazanějšího, asi nikdo neproplouval divokými vodami tamní politické scény tak zdatně jako on. […] Divo Giulio (Božský Giulio) byl několikanásobným premiérem. V čele vlády stál celkem sedmkrát, a to v letech 1972 až 1991. Působil také jako šéf diplomacie a ministr vnitra. Vlastně se o něm říkalo, že si vyzkoušel takřka každou politickou funkci, která byla k mání. Italské deníky jeho odchod komentují slovy - odešel symbol moci. […] A právě únosy a nekalé mafiánské praktiky se o římského syna z učitelské rodiny také otřely. Andreottimu se nepřezdívalo jen "Božský", vystudovaný právník dostal i přezdívku Belzebub nebo Princ Temnoty, a to kvůli svému údajnému napojení na sicilskou mafii. V devadesátých letech stanul před soudem, který ho vyšetřoval hlavně kvůli vraždě italského novináře Carmine Pecorelliho. Ten zemřel násilnou smrtí poté, co napsal články o Andreottiho napojení na Cosa Nostru. A také že politik měl co do činění s únosem Mora. Žádné provinění se však neprokázalo, soud Andreattiho zprostil obvinění, když mu bylo pětaosmdesát