PUNTEGGIATURA (2) E REGOLE ORTOGRAFICHE (prime nozioni di editing) 1.L’accento Ricordate che in italiano le vocali «a», «i», «u» possono essere accentate a fine di parola. L’accento è sempre grave (ˋ): à, ì, ù. La vocale «e» vuole invece sempre l’accento acuto (ˊ): é. Eccezioni: è (verbo), cioè, caffè, ahimè, ohimè, tè (bevanda), lacchè, piè, gilè. ATTENZIONE: l’accento si scrive per i composti con monosillabi: re → viceré, tre → ventitré… Rimando alla lezione specifica sull’accento. 2. Uso della «d» eufonica La «d» si può aggiungere alle congiunzioni «e» e «o» e alla preposizione «a» quando la parola che segue comincia con la stessa vocale. Ad Amalfi. Mario ed Elena. MA L’ho dato a Elena. Si chiama «d» eufonica perché produce eufonia, cioè un buon suono. È un fenomeno tipico della lingua parlata. (e qui si può sentire: «L’ho dato ad Elena.») L’uso di «od» in realtà nello scritto è rarissimo. Per ulteriori approfondimenti, vedere nel prontuario Treccani online. 3. L’apostrofo Oltre ai casi legati all’articolo determinativo e indeterminativo che già conoscete, (il- la - una seguiti da sostantivo singolare) e alle preposizioni, usiamo l’apostrofo anche per le seguenti espressioni: be’ (be’, non parliamone più) mo’ (a mo’ d’esempio) po’ (un po’ di pane) da’ (da’ qui) di’ (di’ a Giovanni che…) fa’ (fa’ presto!) ne’ (l’acqua ne’ pozzi) sta’ (sta’ attento) va’ (va’ via) ’sto (abbreviazione per “questo”) L’elenco continua, ma le parole qui date sopra corrispondono ai casi più frequenti. L’apostrofo si può usare anche per gli anni o i secoli sopprimendo il millesimo e/o il centesimo: il ’700, la guerra del ’15-18, l’Italia del ’48. 4.Le parentesi – uso delle parentesi quadre nelle citazioni Scrivendo la tesi, per esempio, può capitare di dover citare un intero brano a titolo esemplificativo. Del testo da riportare però potremmo escludere alcune frasi che per i nostri fini sono poco rilevanti e in questo caso ci serviamo di parentesi quadre che contengono al loro interno i tre puntini di sospensione: […]. Se la parte omessa costituisce la parte finale di una frase, occorre ricordarsi di inserire il punto finale dopo la parentesi di chiusura. Ecco un esempio: Se il brano citato è suddiviso in paragrafi, tale suddivisione va mantenuta nel nostro testo […]. Le parentesi quadre servono anche a inserire un commento o interventi di chi scrive all’interno di una citazione. Aaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaa aa aaaaaaaaaa aaaaaaa aaaaaa aaaaaaaaaaa a [mio commento] aaaa aaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaa aaaaaaaaaaaaa aaaaa aaaaaaaaaaaaaaa aaaaa.[1]^ 5.Le citazioni Le citazioni possono essere riportate di seguito, nel corpo del testo. In questo caso il testo riportato va inserito dentro le virgolette caporali («»). Le citazioni, soprattutto se lunghe, possono essere separate dal testo. In questo caso occorre una riga bianca di spazio tra testo che precede e testo che segue. Il brano citato avrà un corpo minore e (generalmente) una giustezza minore rispetto al testo (il margine a destra e a sinistra deve essere rientrato). A titolo d’esempio, si veda la citazione del punto 4. Ricordarsi inoltre di inserire sempre il relativo riferimento in nota a piè di pagina o a fine capitolo. 6.Le virgolette 6.1 Le virgolette si usano per riportare un discorso diretto, per riportare le citazioni e per specificare espressioni o parole particolari. In italiano esistono le virgolette alte ‘singole’ o “doppie”. Esistono anche le virgolette «basse » dette anche «caporali». Queste ultime sono generalmente utilizzate nel discorso diretto. Per il discorso diretto, quando questo è preceduto da una frase che lo introduce, occorre ricordare di utilizzare i due punti. Lucia mi ha chiesto: «Come stai?» Per le citazioni interne al discorso diretto, vediamo insieme questo caso: «Il professore», raccontava Giorgio, «ha chiesto: “Dove dice Dante ‘Guarda, mi disse, le feroci Erine’?”». Vale qui il discorso della gerarchia: prima citazione con virgolette doppie, seconda citazione con virgolette singole. 6.2 Per spiegare o evidenziare una parola possiamo usare le virgolette: l’uso delle virgolette (come anche quello del corsivo) può essere personale: l’importante è avere un criterio e seguirlo dall’inizio alla fine. La parola maggiore può indicare sia “più grande” sia “più anziano”. 6.3 Le virgolette si utilizzano anche per riportare i titoli dei giornali, delle riviste, degli atti di convegno, dei programmi televisivi. Sono dei titoli “contenitori”, per questo si segnalano con le virgolette. I titoli dei singoli articoli o dei singoli capitoli andranno invece in corsivo. Il quotidiano italiano «la Repubblica» 7.Puntini di sospensione o reticenza I puntini di sospensione o reticenza sono sempre tre. All’inizio di frase vanno staccati con uno spazio dalla parola che segue: «… Non saprei.» Messi alla fine, vanno attaccati all’ultima parola: Ma, veramente, io… ESERCIZI 1.Ho copiato il racconto che segue, ma sono stata un po’ disattenta! Leggetelo e verificate l’ortografia, accenti, apostrofi, e controllate l’uso delle parentesi e virgolette. Verificate che tutto sia coerente! INIZIO Il significato di una telefonata dipende molto dall’ora in cui arriva. Il telefono che squilla di mattina presto di solito annuncia imprevisti: a volte fastidiosi, come madri svegliatesi con l’influenza e che quindi non possono trasformarsi in nonne per andare a prendere il nipotino all’asilo, a volte graditi (non me ne viene in mente nessuno), ma pur sempre imprevisti. Nel corso della mattina le telefonate in entrata hanno vari significati, quasi tutti connessi alla parola lavoro: riunioni da organizzare, progetti da chiudere, fatture da saldare e così via. All’ora di pranzo, invece, il cellulare squilla pressocchè sempre per motivi organizzativi di tipo familiare: „Se torni a pranzo passa a prendere il pane, se invece ti fermi al lavoro lo prendi stasera all’Esselunga, così compri anche la carta igienica ed il mangiapolvere, grazie.“ Nel corso del pomeriggio il prodotto del genio di Meucci ci disturba per motivi eterogenei e non precisamente sistematizzabili ma spesso riservati alla sfera personale: partite a calcetto in cui tappare un buco, amanti il cui marito (o moglie) è rimasto bloccato dalla neve a Bologna (o Frosinone, è raro ma può succedere), eccetera eccetera. Va detto che, nel ventunesimo secolo, tali comunicazioni attinenti alla sfera del privato giungono ormai sotto forma di SMS e sono usualmente fruibili solo per il destinatario. Per natura, infatti, tali messaggi sono scritti in modo volutamente criptico e nascondono un sottinteso che all’osservatore esterno sfugge: a volte il mistero si nasconde nel linguaggio («OK allr csvd 7 all std ; )»). Mentre altre volte l’ignoto riguarda la connessione mittente contenuto (quando un messaggio come «A Bologna continua a nevicare… ho messo le mutandine di pizzo…» arriva da qualcuno che in rubrica appare come «Studio Geom. Benazzi» è chiaro che una persona nota esclusivamente al destinatario lo sta aspettando in un luogo discreto per una bella trombatina e non è ne la moglie ne il geometra Benazzi. Molto più facile è invece stabilire il significato di una telefonata che arriva tra le otto e le nove di sera; qualsiasi notizia che l’interlocutore ritenga necessario comunicarvi all’ora di cena, mentre state arrotolando il meritato bucatino, è sicuramente una rottura di coglioni. […] - Dura ancora tanto sta cacchio di telefonata? Paola guardò il marito, inspirò come per rispondergli, poi decise di lasciar perdere e riportò gli occhi sulla rivista Architectural Digest. Il silenzio venne riempito immediatamente ma non completamente, dal lontano strimpellare di un idioma incomprensibile, con un ritmo ondulatorio e inesorabile. Il tipico tono di chi non si è ancora arreso, ed è convinto di dover fare tutto il possibile per convincere il proprio interlocutore, facendo vanamente leva sugli stessi tre-quattro argomenti a turno. Paola riportò gli occhi sul marito, che si era alzato in piedi e aveva rincominciato a camminare in su e in giù. - Giacomo, calmati, per favore. - Ce n’è già uno che fa le cose con calma in casa. Sono quarantacinque minuti che è al telefono. […] 2. Vi verrà ora fornito il testo originale: si tratta di un brano tratto dal romanzo giallo Argento vivo di Marco Malvaldi (Sellerio 2013, pp.15-17). Verificate che il brano sia stato riportato correttamente, che non ci siano omissioni e che i tagli siano stati segnalati nel modo corretto. ________________________________ [1] Ricordate di citare precisamente la fonte della vostra citazione!