LORENZO IL MAGNIFICO Mon e questa la sede appropriata per portarc un giudizio storico sulla persona-^ poUtia di Lorenzo di Piero di Cosimo de' Medici, detto per antonomasia il MjgoiE£Q».signore in fatto di Firenze dall'eta di vent'anni (dicembre 146$; era nato il ^podanno del 1449) alia morte. Ma non se ne dirninuisce la certo ragguardevole sta-tura sottolineando come la risonanza ne sia stata ampliata dal costume mecenatesco (costume quindi proseguito dai papi medicei, suo figlio Giovanni, poi Leone X, e fino a un certo segno suo nipote Giulio, figlio postumo di Giuliano, poi Clementc VII); e soprattutto come la data della sua fine sia stata proclamata funestamente decisiva per la storia d'ltalia dai due supremi ingegni politici della storiografia cinquecentesca, il Machiavellije il Guicciardini. L'inizio del capolavoro guicciardiniano, quasi uncinandosi alia fine delle Storie fiorentine del maggiore amico, rinnova infatti romaggio d'un testi-mone concittadino al responsabile della maggior fortuna diplomatica fiorentina nei tempi della loro adolescenza o infanzia. Che Lorenzo abbia avuto la sorte di scomparire prima del disastro d'ltalia con l'intervento delle grandi potenze straniere, non implica nessuru delle due oppostamente immaginarie tesi dell'eventuale adeguatezza o inade-guatezza del Magnifico alia mutata situazione. Nel dirlo e il rimpianto d'un'antica « fe-lidta* di cose simbolicamente concentrata in una figura adatta a quella situazione precedente.----- Scrive il Guicciardini {Storia d'ltalia, 1. I, c. I), enunciando la famosa definizione * «ago della bilancia d'ltalia »: trail' 1 * ^'c^c'ta [d'ltalia], acquistata con varic occasioni, la conservavano moltc cagioni: ma ^ ..a.trc».^ consentimento comune, si attribuiva laudc non piccola alia industria e virtu di Lorenzo de' jj c,ttadino tanto eminente sopra '1 grado privato nella citti di Firenze che per consiglio suo u0nJjfVano k sorti di quella repubblica, potente piu per l'opportunita del sito, per gli ingegni degli con d C ^ Ptontc22a de' danari che per grandezza di dominio. E avendosi egli nuovamente congiunto Ct» £tcn ° c ridotto a prestare fede non mediocre a' consigli suoi ^ocenz£_Q^tajQ,pontefice romano, *}*tta *talia grande il suo nome, grande nelle deliberazioni delle rose comuni l'autorita. E cono-tentati r^3 fcPu^^ca fiorentina e a se proprio sarebbe molto pericoloso se alcuno de' maggiori po-si tnanf00^ asse P*u *a 8ua potenza, procurava con ogni studio che le cose d'ltalia in modo bilanciate della Cncss"1° che piu in una che in un'altra parte non pendessuro: il che, senza la conservazione non po*.00' * sen2a vegghiare con somma diligenza ogni accidente benche minimo, succederc SW (c. II). PesaUTj!C Cra lo 8ta*o delle cose, tali erano i fondamenti della tranquillita d'ltalia, disposti e contra-gettutjj che non solo di alterazione presente non si temeva, ma ne si poteva facilmente con- lel meJ <»a quali consigli o per quali casi o con quali armi s'avesse a muovere tanta quiete. Quando, did; dl aP"lc dell'anno mille quattrocento novantadue, sopravenne la morte di Lorenzo de' Me-'»quaie c aCCrba a lui P" rcta' pcrchd morl non finiti ancora quarantaquattro anni; acerba alia patria, 6otiv. k riputazione e prudenza sua e per lo ingegno attissimo a tutte le cose onoratc e eccellcnti, ^tivi^io^^entc di ricchezze e di tutti quegli beni e ornamenti da' quali suole essere neUc ane la lunga pace accompagnata; ma c fu morte incomodissima al resto d Italia... . Set* Guic^rdini pensa al tccnico della^politic^^ 417 riconcilkzionc con Sisto IV s con Innoccnzo VIII (il primo f «*i in cui ncrl suo fratcllo Giuhano ma Lorenzo si salvô '• ■-- 'a alia WVt» L0RENZ0 1L MAGNIFICO P«zzi, in cui perl i ((storie fiorenňm, 1. VUI, c. ult.) anticipa quel giudizio sulla mo«?d' Ne morl mai »lcuno, non solamente in Firenzc, ma in Italia, con tanta f. tamo alia sua patria dolesse. E come dalla sua motte ne dovesse nasccrc Brand., il ciclo molti cvidentissimi segni [...]. Dolfonai adunque delta 6U» mottc » principi di Italia [...]. Ma se quelli aveasero cagionc giusta di dolcrsi, |„ dJJ^' fm>,ijn;*( effctto [...]. °s"6 poco a. Ma gli fa precedcre un lungo rjtrattQ, in cui, riassunte la politic dinj niale di Lorenzo e le sue provvidenze urbanistkhe c militari, o>sl tratteggi^ ' Tenne ancora, in questi tempi pacifici, scmprc la patria sua in festa; dove scntazioni di fatti c trionfi antichi si vedevano; e il fine suo era tenerc spessi) gi„„rc J f polo e la nobilta onorata. Amava maravigliosamentc qualunquc era in unaCalrtci'cclcc!lllan,C, un"° X terati, di che messer Agnolo da Montcpulciano, messcr Cristofano Landini e meijT'nt [Calcondila] ne possono rendere ferma testimonianza; ondc che il come Giovanni IP , "io Pus doli, uomo quasi che divino, lasciatc tuttc l'altre parti di Europa che egli aveva pcra C' dC"' munificenzia di Lorenzo, pose la sua abitazionc in Firenzc. Delia architettura dcM*'0' r^OM0*fc poesia maravigliosamentc si diicttava; e moltc composizioni poctichc non solo ' li..icntit! I potessc ncgli st i pia ecrcllcmi uomini che allora in Italia h*, fate ancora da lui appariscono. E perché la gioventů iiorcntina potessc ncgli sti.di'XllH »irci alu.ru noils ritt\ At Pi*n i.nA etn.tin Anwwm l »klri I I______ ■ * ''"C tMl(^ tarsi, aperse nclla una di I'isa uno studio, dove condussc. •Jitonico 'n »stratto e a scuola, in realta rr>iriir.r> . i„ v.a Cr^Cd.' «no«» «8"« « dalle «U« Sľfe^eíSS^ «.« ľdd eorpo. usando a ch.es. e neue bettele, scrivendo ii^TS^T a WMf'Lioni aaadunuhe, orrotio e corruttore. I...1 M.n.Jl™ .-.nutazioni acca.ici.i.u.c, ...rrotto e corruttore. [...] Maneitffiava il >* ' t£« " P°P°l0- UKia,0,i mcnatc d« chi «Pe™ elp end" lo e KconIT^ ^ ^cb^^ndenze. Chi comprende l'uomo, e padrone delfw Un'interpretazione politica comunquc piu aggiornau si pu6 almcno dare della po-1 Uogui'tic* 'nu,,,(; ^'/aito chc. contemporaneo e fam.l.are di Cm*""11 quello pio o idcalistico. (arnttasto cht, frattanto,iL.messo in'nücvo, esso pure, piuttosto dai contemporanci,"particolarme«t dal Rolizianömclla sua «sylva» Nutricia: «II Poliziano ricordava di Lorenzo g"^ guti sali cd i vecchi descritti in satira beoni ed i canti fatti pe' i cori festosi e ad mare 1c qucrule cordc' e meravigliava che quegli stesso potessc pur ' rappresen« t ozi pastorali d'una vita tranquilla e i travagli cittadini stimolati dall'ardore «w ^ sioru, per poi rifuggirsi al cielo e toccare la meta estrema del bene'» («««J-^j Urducci nclk prefazione «al meglio dcllc poesic dcl Magnifico », 1859); anen 'I I ol.ziano stesso, nclla famosa kttera a Jacopo Antiquar! (riprodt.tta i mettcra 1 accento sugli aspetti edificanti della finc di iTorenao, assist.to dal 5 ^ Invece i cr.tici del ^sörgimento non insistono, tutt'altröT?" quest0 •ociaaone *.*.amjq^c5T'm qucj suo scritto giovanile, arr.va a scr ^ ^ i can,irrr^.l^^-!H^^iflf0«>1" * trovö le ^Ä^VSftS iffifiSSÄ,lnVCn^' 1 inebti"e i" Popolo di spensierata allcgna; e tot ** ^ 50 ,a ' , SsaÄSLft SPmtl 6 nUtrife nci Pi" timorosi cd austeri l'amore alle a P>««i ,, ?P g\ ™cheZ ; * C,ÖJChe' ,ra 1 ß°dcmi e lascivi che la patfia f,POn fsolo g ascet,c. che solamcme guardassero all, patria del cielo, potessc egli s.curo e solo ^ ^ S.'St la^^LL^WiS) in parte tributaria di «-*rf5* uesto ntratto in cui sotto l'impassibilitä scientifica trapcla l'anapau* m 418 Z m-i P«cc* P" ecCC,Sl dl csPreMlvlta vcrnacola. Osscrva un cccellcntc conosci-toscano quattroccntesco, Chino Ghinassi {Usperimenti di linguaigjo ruslicaie a MM in Qvttro e Cinquecento, ncgli Atti del Convegno lincco [1968] su « La poesia -jitiaw ncl Rinascimento »), che, benché nulla sia cosi lontano dal Magnifico c dal collaboratore Poliziano come il «purismo grammaticale», ™ ..i ---- f( (HMfis nell'aria un desiderio di riordinarc, oltre che di riabilitatc, il volgarc. [...] Lorenzo stesso, „leidire il c«po dclio stato fiorentino, assume la paternita dcl rccupcro [dclh tradizione letteraria vol-0ft, pteTslentemente toscana e anzi fiorentina], c prcsenta ai principi italiani dcl suo tempo questa ricca jjloiioiatradizionc come qualcosa di ancota vivo e vitale, in feconda matutazione e in pieno movimento mo il futOioTE tone — dice Lorenzo ncl prologo al Comtnlo [di alcuni sum sonetu) saranno an-ctiicritte in questa lingua cose sottili ed important! c degne d'esscrc lette; massime insino ad ora si p6 dire estere I'adolesccnzia di questa lingua, pcrche ognora piu si fa elegante e gentile. E potrebbe •dmeme nella gioventu ed adulta eta sua venire ancora in maggiorc perfc/ionc; e tanto piu aggiungen-iniqutlche ptospero successo ed augumento al fiorentino imperie..'. — Dietro queste parole stanno, ooccchiaro, sottintesi e disegni politici, probabilmente piu precisi e mcno disttatti di quanto non ap-m i prima vista, Firenzc, nella seconda metá dcl Quattrocento, dominava ormai la quasi totalita della Tokiiu e tmbiva a un posto di sempre maggior prcstigio nel quadro politico della penisola italiana. Si uche Is ptospettiva di un ' augumento al fiorentino imperio' rimase allora e in seguito poco piu chc »'ij«arione. Ma a noi [...] interessa sottolineare [...] che, in un ambito piu ristretto, all'intemo di imperio' gia costituito, la penetrazione del volgarc fiorei\tino, progettata e augurata da Lorenzo, euere cominciata da tempo, e non solo a livello lctterario. [...] 11 volgare, elaborato e affinato ^liapitale politica, viene a poco a poco promosso a lingua ufficialc dello suto, e con ció tende ad acqui-u,« lempte maggiore uniformita e compattezza, a divenire da volgare municipal lingua regionale. Urecupero della tradizione toscana ha un organo illustre nella Raccolta Aragonesc, ^ne di rime antiche e modeme mandata a Federico d'Aragona probabilmente cui nella premessa al Poliziano). L'originale é perduto, ma si ricostruisce di copie che si integrano mutuamente; e lo apriva una lcttera scritta in nome ;. ;0tcf°>ma che ormai si ritiene dcl Poliziano (nclla cui sezionc per conscguenza , ptoduceX al quale ě verosimile si debba ugualmente l'asscsumento filologico. La ito t0Uva attotno a n„ntr titnlarr delk prima sezione {ViJjJhm e alcunc rune, C mPrCCedut0 dal Secondo Compcndio della bocca^cj^XaJL^^c «1« ^Ruiv?1 iaJmentc pre^nle comeToppo accessibile in testT autorizzato); * Dante jf^no Gnhtone, il Cavalcanti Cino; tenevano dietro rimaton tre- e quattrocen-posečeni auecentisti, ultimo il Notaio; chiudevano la s.lloge alcun. ággoni e ballate di Lorenzo stesso. Questi si prescntava dunque come il propno ;lfi^Ott dci due maggiori, dai cui ricordi U suo sincrcusmo di autore si p esenta ,!|">>d.stante (d6 chi ma fuori del genere lirico, si verificava anche nel Poliziano ÍSSi coíl, foS inZzlonfverso lo Stil Nuovo^a bUanc.a^ » N on lato di Dante (e, per ci6 chc c dello stile prostst.co del P cco «*t «S5» Suel ^rj^aTehc é ú&m& P«ito in parallelo alia Raccfe w«« yflfcnnl suoi sonetti". II —T, rV1^00 V1 S0Spmg ? Vcrso uno stilnovismo di ritot 419 ■ Vnte ™ 1„ ■ POESIA VOLGARE TOSCASA Maxsjlio Ficino interviene in prima persona a dissertare De Summ laurenziano chiamato neue antiche stampe Alttrta&nr. un'opcrctt/ f"°0tl Po*, ternaxi comc quelli della Commtdig, che vi traspare in remota filigran ,'Sa in ^ avvertito che il xapholo dantesco aveva giá inLdato la sua sccoLr j ■ * pCfo? allerorico-erudite nei Trinnfi „ . e dlmin,,,- ľoppliraw^ne a «vjsioni.» allegorico-erudite- nei Trionji e nella h Vision:, e a. materia, bucolica fin dal boccaccesco ^rneto; addiritrura C„acce,c« ismné^ocosírparodistica di cm un casó^stremo ě il Be \?r\8i»c5 2fl Jo di villa in citta. Che se la tradizione in cui Lorenzo s'innesta e dunque, oltre che dant [esca, boccaccesca, al Boccaccio bucoWcp'TrTtrFiu nma e 'al Boccaccio pr!oljrjlS cnesca boccaccesca, al Boccaccio bjic^ip. teř^aoa e al Boccaccio pr^g I7?/* iitm0'** in quanto poeu italiano, Poliziano; il quale dopo tutto si produsse altresi in gptfg popolaieggianti, come le canzoni a ballo, a cui si possono accostare quelle del W£ (che peraltro, figlio della pia laudista Lucrezia Tornabuoni, oppone alia zoru a ballo una serie di laude). CIS che differenzia piü radicalmcntc ^olc!a°Z0: elJ'oltranza espressiva, specialmentc in senso gergale e-P" ^ ido URO che e a Nencia da liarbtr.no nella sua redazione originaria, scope**«■ # quest,, sccolo Errata indubbiamcnte ncll'ambicntc laurenziano, anche « , uneStTfa/appartCnCn2a a,la mano st«« di Lorenzo, la Nencia solo y _ superficiale (comDr«n „.,.n„ j: _____ . ^ -—"time ^"^r\%Jf>\ nziano e assenza dcll'oltranza espressiva, specialmentc in senso ge*»— '!in(JI)C!t We, pur non mancando in alcune sue scdi screziature vernacole. L'estremo direzione e costituito (a parte il Simposio) dalla poesia « nengiJCJ» (teItaf Zp** , forse col suffissodi Nittfalt), o piü csattamente ^^^o* m mano stessa di Lorenzo, ^"^ýJ^^ luperficialc (compreso quello di stampatori cinquccentcscnij pK ^ Lajgj, a ^ dano: basu raftrontarle il těsto nencialc elaborato nella sua s ^ artenen» ď da Dicomano, per riconoscere 1'equilibrio, la finezza, il garbo - .^ente. P|U rusticamcnte parodico come pur é la prima Nencia. ^T^^^ quello del Pulci, la Nencia va nosia sotto il segno del ttf>ccacC -5^ dil*1*1* avevano viato, pur attraver — su piü ^chľorme^r50"0 " 420 LORENZO IL MAGSIFICO il Roscoe e il Carducci r.tmicamente, l'incisionc in Stli. Oflto^"^"1! daJ Po'awio, non la cantenna a cui , nf" f r,,22a ' otta« 2^fun elegante dilettante quale f„ Lorenzo cerchi „T m puja e inevi" ^ f-Tnon « vuol dire accademica. ' P'U SaJdj aPP!gl' nella parte j^etfJiL.---:— ~-- fcsendo ruttora molto intricate e discusse ic question! Hi A,t, JS ^ riPr«a e dii ri£acimento. la parca sceltl qTprefenuu'sel?^ ^ic0, cominciando dalla Nencia (di cui Domenico R k gL Un crlterio ^egPer il teste si e prowisoriamente ricorsS a^ellfS oLZT^piCl £Shfm 2 volJ., Bari, Laterza, 2» ed. del 19391 °^wa Cura dl Attllio oreeevole stampa di Si e fatta ecce- ^ nendice alia biografia per William Roscoe (1799); una pregev * m* «tau approntata da Emilio Bigi (Torino, U.T.E.T., 1955). Í fctti jcelti l stau appronta gdoe per VUccellagione (cfr. nota) e per le A«, di cui si puó qui riprodurre la Je bok eritica allestita da Mario Martelli per insigne cortesia del curatore, valentissimo ipťcáljjta di Lorenzo aJ quale giá si devono 1'edizione eritica del^Jjapasia (Firenze Olschki, 1966) e dei Restauri preliminari al těsto vulgáto [del Comento] (in « Rinasci-otato* di dicembrc 1967), da cui si é preso norma. II piů recente libro ďinsieme ě la ten' di André Rochon, La jtimesse de Laurent de Médicis {1449-1478) (Paris, 1963), anche k intenzionalmente si ferma alla congiura dei Pazzi. i LA NENCIA DA BAR te-ic- Quel^hesegue č la redazioj ?" wo se ne conosce una mate 'XI c'?iue«ntesche assegnat<_ iostenut °SSI> dal Simioni ecc, clWéssa "šla "11011 un leíto SoUItViaTU (LUMil pui avieube u o il Patetta, scoprendo un'altra redazione di íunghezza intermedia), bensl ľori-^p> preyale ormai presso i eritici ed é stau conforuta dalle argomentazioni interne iJoto U °.SI: Part'colarmente autorevole il Fubini. Ě debito tuttavia ricordare che n'«tttore*{!0i!Ip"e ě Stato da due altri itaIianisti> Cniari e iJ Marchetti, attribuito al ' ^reažo's ° ■ ?Ctnwdí/^^0,nel]'equilibrata grazia della redazione Volpi, la Nencia e, non giá il caricato 0,iti. ,ui ľ1 Un «"adino in derisione dei villani, ma una parodja, non pnva di affet- ■ i> - ------!;„,, T' ■■' "'— f»rma che ,,J0!iti A 1 ľ un d«adino in derisione dei villani, ma una ľ""^, r_ forma che Cürio4Ph/4mCmo d'amure fatta nĽ1 ranni d'Un r0" h rnrrľe nome a uno un P°'«Se rÍC«da U rustico billlra •bod.'. aPP^.o anchc ~™ Convegno ctlt0] »ftnte.o grullo [cfr. Teresa Pogg. Salám. pp. 2.V *. deg 1 Att^ Vl ««la la sua non ricambiata passione per una Nencia (Lorenza -- 421 LORENZO IL MAGNIFICO ' j-oipc Titormva. alia sua tana '^ntt c sPariřa Díana *• f;)fse saria suto b scoperto. [Cjjl ia solkciu viJJana ^pecore c' porci ľuscio apctto; Ifta cti itóa, fresca c cristaJÜna, spenr buon dl per Ja manina; 12 16 ate SS Ŕ ni. OHí festa ca ,_»_ zi > I r, jUando io fo' desto da čerti romori ibuon* sonagli e aUettar • di cani: - Or su, andianne presto, uccellatori, xrché 'gli ě tardi e' luoghi son lontani. E '1 canattier sia il primo ch'esca fuori, -- LI • • • acciö che e* pié de* cavalli stamani ion d guastassi di can' qualchc paio: áeh! vanne innanzi, presto, Cappellaio — 20 24 D4 « CANTI C ARN AS CI ALES C HI» CAN20NA DI BACCO Ojej J^ÖsßoJklciLdeJ_^^ anche un certo numero di componi- gaaJaao^^ír^P-^^eggiante destinati allanuisica (e fra gli auton_dj^e_melodie si sein ^tgďoj,Lgartolomeo Squarcialupi, detto ^r^QJo^de^li^^r^axji-perché" orga- _ r-perché orga-a trenodia del Po- msta jn o U1 jjartoiomeo aquarcijuupi, utnu « < ZTr Maria deI Fi°^, e Arrigo Tedesco, di tCKie dei cani).. 429 POESIA VOLGARE TOSCANA LORENZO IL MAGNIFICO nrincipio delia caducitä dclla vita dcsumc ľinvito a godcrla. Metricamcm zellctta, cioé una ballata in tutti ottonarl con npresa xyjx c stanza „b I U,U **» e l'x comuni alia riprcsa c alia volta dclla stanza prcscntano identita non h^' gli ma di parola-rima, ordinatamente Mtavia « scmprc » (tranne, sc non c'é $» strofa finale, dove si anticipa sia), sia, certea^a. Quanťč bclla giovinczza, chc si fugge 1 tuttavia I ", Chi vuol esser lieto, sia:'y di doman non e'e certezza. / Qucsťc Bacco c Aríanna *, ' \ belli, c ľun dclľaltro ardenti: perchc '1 tempo ŕugge e inganna, sempře insieme stan contend, h Queste ninfe cd altre genti • sono allegre tuttavia. {y Chi vuol esser Ľeto.^Mi;^ di doman non c'c certezza. y Questi Ucti satiretti, delle ninfe innamorati, per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati; or, da Bacco riscaldati, ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non e'e certezza. Queste ninfe anche hanno caro , da lor essere ingannate: non puô* fare a Amor riparo se non gente rozze e ingrate: ora, insieme mescolate, suonon, canton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'c certezza. Questa soma*, ehe vien drieto sopra ľasino, c Sileno: 12 16 20 24 28 1 Con Ttlore medio (oggi solo fHuirttm). i ebbro e beto, ťJS*c ďannl pl?no; r pUÓ surritto, almeno !Íeg<* tuttavia. tri***"0' m: * oman non ťé certezza. 'ida'vien drieto a costoro: .^tocca, oro diventa. : che giova aver tesoro, 0 poi non si contenta? dt dolcezza vuoi che senu chi ha sete tuttavia? Chi vuol esser lieto, sia: jj doman non c'c certezza. Ciiícun apra ben gli oreechi, í doman nessun si paschi; '.ggi sian, giovani e vecehi, ognun, femmine e maschi; . i tristo pensier caschi: átciím festa tuttavia. li vuol esser lieto, sia: í doman non c'e certezza. Donne e giovinetti amanti, '"»Bacco e viva AmoreI J^suoni, balli e cantil •J* di dolcezza U corel ícř*'non doiorei n. 01 » csser, convien sia, «ser lieto, «: ^ non c'e certezza. » « RIME » precedente il »oggetto (dere plurále, m» »*' « cu»«* cbfi»1' 4 «C.rko». Anche nel I delle si conclude suli* dimo.traz.one d 1 fc- er. .«.o d.,o .. re f*. d. B~» in rico^ * ^ ~ Krv»«> » Baccö fttto prigloniero. ché li zitelli e grandi s'innamoran di maggio. - (Poliziano, Ben vchru ma^m, \n Rjmcc.. U'PP- 5 Pfeciso Anfl/isí ť/e/ tesíO Questo componimento era dcstinato a ur Jovo a csscrc ouuato, al suono dcl luno o delia viola, da compagnic di KK) lam utile che. per íesteggiare U maggio e la primavera, portavano in trionb*"" daidi íioriú.giostravano schcrzosamctrtc c accompagnavano, su uncarroiT" rico, il signore delia festa, Amore, ricoprendolo di fiori. ' " Ě un componimento, quindi, che riprendeunotivi tradizionali, niullarcschie golareggianti. Poliziano tuttavia interpreta il terna folklorističtí dcl maggioc la primavera alla luce delle filosofie naturalis tiché riseoperte dagli urotnisti č lui stesso, nel suo lavoro di f ilologo e lettore dei classici (di qui ľ idea delia vitalita nascosta delia natura, che si esprime nelľerba ehe si rinnovella: v. 17, cht ricordi anche le teorie neoplatoniche delia natura di cui abbiamo parlato). Egli riveit inoltre il motivo tradizionale di un liliftuaggio preztoso e rattinato, utih. motivi suggeriti dai poeti classici e anche dagli stilnovisti dcl Dne e 1 \.. U tlimo e molto vclocc, rapidi i camliiamcnti di scéna e soggetto. svelte lo. dl dialogy, e divienc sempře piíi incalzante avvicinandosi alla tme "E sefcia'J Ci sono molte corrispondenze Inci motivi trattati, nei personiffn cose rappresentati, negli stessi vocaboli usati) f ra questo testo, quelle precede™ (T102) e il brano delle Stanze che abbiamo riportato piü indietro (T57). hxtw rassegna di tutte le corrispondenze. «Cmuom» di B*ccQ__MwHauUcĽLm.risalepmbabilmente k compos m* flfmrnitffii «-50. cw ..." Arno«; d>e ^ifrno"to• 2. 5. OerV..., im e« Ü d» del vino e «**£-e, > classic; Amnna er. 1» * M^ il che. dopo aver aiutato Teseo * *1 ^ ^ rop*Sn*' 6- nimi. ardemi d'amore •AMORI'- IL CORK), LA IAMIGI.IA 10 sempře insieme stan contenti. Queste ninfe ed altre genti sono allegre tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c e certezza. Questi licti satiretti, delle ninfe innamorati, ? per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati; or da Bacco riscaldati, ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: 2o di doman non c'ě certezza. Queste ninfe anche hanno caro da lor esser ingannate: non puô fare a Amor riparo, se son gente rozze e ingrate: 25 ora insieme mescolate suonon, canton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non e'e certezza. Questa soma, ehe vien drieto 5° sopra ľasino, ě Síleno: cosi vecehio e ebbro e lieto, giä di carne e ďanni pieno; se non puô star ritto, almeno ride e gode tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'e certezza. Mida vien drieto a costoro: ció ehe tocca, oro diventa. E ehe giova aver tesoro. s'altrt pot non si contenta? Che dolcezza vuoi ehe senta chi ha sete tuttavia? Chi vuol esser lieto, sia: ^"^dwinirt minori. che rappiesentavano netl* U.^jľVr****k 'one elcraemari delia nátur*. ^"wíto ' *"*"* m»nori, di carattere istintivo e ^a_'"* «ecchie. coma, coda. r*di capom, e t; ^"^figurauman,. ^ea^r** ••• "****r. queste ninte sono an-^ i aari ■ * C*dw "f*" Vsuati resi d*i awaT1000 insjdtarle). il*te t**Sorw* m,rUr- «Jt«nto le jenu tone e sp* ís- «^^**° »"»«0« ti ňchiarai di Amore ""n**, unite nel canto e ndla dana í « InJicare tt**» ^ched.Wv^«^Jp,W*^ H m o«v> mmajM m » 40 t««a. 686 LE AREE TEMATICHE di doman non c'e certezza. j5 Ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi; oggi sian, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi: 50 facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'e certezza. Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore! 55 Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Go ch'ha a esser, convien sia. Chi vuol esser lieto, sia: 6o di doman non c'e certezza. (Lorenzo de' Medici, Quanťě bella giovinezza, in Opere cit., pp. 108-10) Analisi del testO Anche questa composizione, come la precedente di Poli-ziano, ě strettamente legáta alľoccasione sociále, quella di una festa di carnevale. II těsto accompagna e descrive la_comparsa di un carro trionfale, che presenta una scéna allegorica: un baccanalc. cioq ují rrinnfn di Bacco e del suo corteggio (Arianna, satire e ninfe, Sileno, Mida, ecc). Anche qui il ritmo ě veloce, íorte-gaente marcato dagli accenti dei versi e dal gioco delle rime. La velocita del ritmo, tuttavia, sembra strettamente funzionale a un terna che ě tipko di questa, e di altre poesie di Lorenzo, scritte in quegli anni estremi della sua vita: la fuggevo--kzzadic^gioy.ejitú.eJ^Äž^sií:lje dietro ľapparente allegria si sente un tóno malinconico, un'accorata consapevolezza della caducitkdi ogni pur trionf ante ricerca del piacere. La poesia petrarcheggiante ďamore come palestra raífínata di compoť tamenti e come sistema della comurúcazione sociále Preso a modello, come imponeva il principio ďimitazione. il lingjiaggiQ poetico di Petrarca {Soc. urbana, pp. 1289-92), questo si trasformó ben presto in uncodice 1 amplissima circolazione, che trovó applicazione e sostegno: — nella vita mondana e nei riti sociali delle corti, con il frequente intreccio di rap porti e giochi sentimentali fra dame e, c,avfl1ieri; — nella teoria delVamore e della bellezza vlatonici. formulata dai filosof i e divulg3' ta dai trattatisti del comportamento sociále, che riscriveva la vicenda interiore di ™e' 46. di doman ... si paschi, nessuno si nutra del pen-siero del domani. 47. sian, di una sillaba, siamo, congiuntivo esorta- tivo. 58. Ciô ... sia, bisogna che accada (e percio lasciam0 che accada) cio che per necessitä deve accadere.