TEMPO E SPAZIO, STORIA E NATURA 787 Petrarca « ?P™o nella misura individuale: il tempo delia yita, h spazio delia coscienza r Si e moko insistito, e per tanti aspetti a ragione, sulla modernitä di Petrarca geo-grafo e stonco; egh fu tra i pnmi che seppero: - '-««fielestrutture profonde del paesaggio, i profili e le Iinee (anche in senso cartograhco) dei terntori; _ adcrirc con ammirazione alle bellezzedei[luoghi, ricercandone alcuni famosi, di cui aveva letto nelle descrizioni degli WicTnTe-iHoprendone di nuovi (il golfo di La Spezia e Portovenere; la spiaggia di Gaeta; la campagna romana; Valchiusa, Sel-vapiana, i monti Euganei, ecc); — sentire hdimmiqnedeUempo, sia quella collettiva della storia Ülantichita, ľe-jvomedio, ľetä sua), sia quella individuale della biografia (la fanciullezza, lagiovinez-za4 la maturita, la vecchiaia). Eppure, se si vanno a leggere da vicino, una a una, le pagine famose di Petrarca su questi temi, quel che colpisce é che ľaccento batte, ogni volta, non sulla scoperta del londoesterioreddh natura e della storia, ma su quella del mondo interiore della co-:ienza. Riportiamo due passi celebri che toccano queste tematiche. 'ascesa del monte Ventoso e Vascesi interiore 'Sgi') spinto dal solo desiderio di vedere un luogo celebre per la sua altezza, sono salito sul !u alto monte di questa regione, chiamato giustamente Ventoso2. Da molti anni mi ero pro-P°sto questa gita; come sai, infatti, per quel destino che regola le vicende degli uomini, ho abitato in questi luoghi sino dall'infanzia e questo monte, che a bell'agio si puö ammirare da °gni parte, mi ě stato quasi sempre negli occhi. Ebbi finalmente l'impulso di realizzare ciö crie mi ripromettevo ogni giorno, soprattutto dopo essermi imbattuto, mentre giorni fa rileg-8evo la storia romana di Livio, nel passo in cui il re dei Macedoni Filippo — quello che fece 8uerra con Roma — sali sull'Elmo, monte della Tessaglia, e di lassü credette di vedere, se-condo si diceva, due mari, l'Adriatico e l'Eusino5. Se vero o falso non so, sia perché quel m°nte é troppo lontano da noi, sia perché le discordanze tra gli scrittori rendono la cosa dub-bla- A geografo Pomponio Mela4, per dire solo di alcuni, riporta senza esitazione la notizia, mentre Tito Livio la ritiene falsa: se io potessi conoscere quel monte cosi agevolmente come questo, U dubbio sarebbe presto chiarito. Ma per tornare ora al Ventoso, mi ě sembrato scu-sabile in un giovane di condizione privata quello che non fu biasimato in un vecchio re5. Se- ?61 Testo in lincua latina profonda amicizia, in Avignone, verso ü 1330-33. a °f •l'ascensione sarebbe avvenuta tra il 24 e il 26 ' Ventoso, il Mont Ventoux, 1912 metri di altezza, ?Pnle;laletterasifinEescrittail26aprilel336;essa nella zona di Valchiusa da BorgoTan SeScro írate agostiniano, * Pomponh Mela, geografo latino del x seco o d. C. ^'ogo in«„„ j aepoicro, iiaic Petrarca fa riferimento a De chorographm, II, 2, 17. T61 io 788 LEAREE TEMA ||( .. '5 IVI con jo 40 45 1" „ ^mnnono di viaegio, nessuno dci miei amici, mei, ««, anche^a pcrsone car, * una M«, , zz d Pinguedl, di quelle la magrezza c !a debolezza; d, questo m_dePnmeva la fred d ffcrenza di quello l'arden.e attivitä: tut.i difetO che, sebbenc gravt, u> casa s, sop,v no(tuttocomPa«isceWf^^ no troppo pesanti. E cos), esigente com'eroe desideroso di un onesto svago, pur senza offen dere in nulla l'amicizia, mi guardavo intorno soppesando il pro e il contro, stlenz.osarm • rifiutando tutto queUo che mi pareva potesse intralciare la g.ta progettau. Finalmente - clu pensavi? - mi rivolgo agli aiuti di casa e mi confidai con l'unico fratello , di me pin gun che tu ben conosci. Nulla avrebbe potuto ascoltare con maggiorc letizia, felice di potersi con siderare, verso di me, fratello ed amico. Pammmo da casa il giorno stabilito* e a sera eravamo giunti a Malaucena, alle falde del r: it, verso settentrione. Qui ci fermammo un giomo ed oggi, finalmente, con un servo i no, abbiamo cominciato la salita, e molto a stento. La mole del monte, infatti, tutta sa assai scoscesa e quasi inaccessibile, ma ben disse il poeta che «l'ostinata fatica vince ogni i sa»'. II giorno lungo, 1'aria mite, 1'entusiasmo, il vigore, 1'agilita del corpo e tutto il re favorivano nella salita; ci ostacolava soltanto la natura del luogo. In una Valletta del monu incontrammo un vecchio pastore che tentö in mille modi di dissuaderci dal salire, raccom.u doci che anche lui, cinquant'anni prima, presodal nostro stesso entusiasmogiovanilc. i lito fino sulla vetta, ma che non ne aveva riportato che delusione e fatica, il corpo e le vesti la cerati dai sassi e dai pruni, e che non aveva mai sentito dire che altri, prima o dopo di lu: avesse ripetuto il tentative Ma mentre ci gridava questecose, a noi — cosl sono i giovani. r< stii ad ogni consiglio — il desiderio cresceva per il divieto. Allora il vecchio, accortosi del l'inutilitä dci suoi sforzi, inoltrandosi un bei po' tra le rocce, ci moströ col dito un sentiei tutto erto, dandoci molti avvertimenti e ripetendocene altri alle spalle, che giä eravamo Ion tani. Lascate presso di lui le vesti e gli oggetti che ci potevano essere d'impaccio, tutti soli. accngtamo a salire c c'incamminiamo alacremente. Ma come spesso awiene, a un grosso done segue rap.damente la stanchezza, ed eccoci a sostare su una rupe non lontana. Rimo sic. in marcia, avanztamo di nuovo, ma con piü lentezza; io soprattutto, che mi arrampica per la montagna con passo piü faticoso, mentre mio fratello, per una scorciatoia lungo .1 cr. a m SS TSCmPre * T dt°-l0'Plü fia£C0' ««fcvo giü, e a lui che mi richtama 3 M Z 77?P'Udiritt0' nSp0ndeV0 che *P«vodi trovare un sentiero Pi vagavo tra le valli, senza ZZZ * ^ 'C°mp^ni efan° 'm " -vae.mutilefatica"iZ^^'^»-«tien.piüdolce; I. viajnvc« c.;-si di puntare direttamente vZl^T Im' ^ di ^eSt° " w aito e quando, jtanco e ansimante, riuscii a raggiungcrc /™""ot,hCT»rd".n«OnellV07 'lotonala cou», citazione da Virgilio, Geoff.' che. I, 145-46. TEMPO E SPAZIO, STORIA i NA 11 KA 789 6o 63 70 mio fratello, che si era intanto rinfrancato con un lungo riposo, per un poco procedemmo in-jjeaae. Avevamo appena lasciato quel colle che gia io, dimentico del primo errabondare, sono di nuovo trascinato verso il ba»o, c mentre jitravcr». la •, jliata vado di nuovo alia ricerca di un sentiero pianeggiante, ecco che ricado in gravi difficolta. Volevo differire la fatica del salire, ma la natura non cede alia volonta umana, ne puo accadere che qualcosa di corporeo rag-giunga l'altezza discendendo. Insomnia, in poco tempo, tra le risa di mio fratello e nel mio awiUmento, cio mi accadde trc volte o pin. Deluso. sedevo spesso in qualche Valletta e D, tra scorrendo1" rapidamente dalle cose corporee alle incorporee, mi imponevo riflessioni di questo genere: «Ci6 che hai tante volte provato oggi salendo su questo monte, si ripetera, per te eper tanti altri che vogliono accostarsi alia beatitudine; se gli uomini non se ne rendono con to tanto facilmcnte, cio c dovuto al fatto che i moti del corpo sono visibili, mentre quelli del l'animo son invisibili e occulti. La vita che noi chiamiamo beata e posta in alto e stretta, come dicono", e la strada che vi conduce. Inoltre vi si frappongono molti colli, e di virtu in virtu dobbiamo procedere per nobili gradi; sulla cima e la fine di tutto, e quel termine verso il qua le sidirige il nostro pellegrinaggio. Tutti vogliono giungervi, ma come dice Ovidio12, 'volere e poco; occorre volere con ardore per raggiungere Io scopo'. Tu certo, se non ti sbagli anche in questo come in tante altre cose, non solo vuoi, ma vuoi con ardore. Cosa dunque ti trattie-ne? nient'altro, evidentemente, se non la strada piu pianeggiante che passa per i bassi piaceri della terra e che a prima vista sembra anche piu agevole; ma quando avrai molto vagato, allora sarai finalmente costretto a salire sotto il peso di una fatica malamente differita verso la vetta della beatitudine, oppure a cadere spossato nelle valli dei tuoi peccati; e se mai — inor- [ -ridisco al pensiero — le tenebre e I'ombra della morte" !i dovessero coglierti, dovrai vivere una notte eterna in perpetui tormenti». Non so dirti quanto tale pensiero mi rinfrancasse anima e corpo per il resto del cammino. E potessi compiere con 1'anima quel viaggio cui giorno e notte sospiro cost come, superata finalmente ogni difficolta, oggi l'ho compiuto col corpo! E io non so se quello che in un batter d'occhio e senza alcun movimento locale puo realiz-zareranima di sua natura eterna e immortale, debba essere piu facile di quello che si deve in-vece compiere in una successione di tempo, con il concorso di un corpo destinato a morire e sotto il peso grave delle membra. C'c una cima piu alta di tutte, che i montanari chiamano il «Figliuolo»; perche non so dirti; se non forse per ironia, come talora si fa: sembra infatti il padre di tutti i monti vicini. Sulla |8 sua cima c e un piccolo pianoro e qui, stanchi, riposammo. E dai momento che tu hai ascolta-10gli affannosi pensieri che mi sono saliti nel cuore mentre salivo, ascolta. padre mio, anche fltesto e spendi, ti prego, una sola delle tue ore a leggere la mia avventura di un solo giorno. ^■pprima, colpito da quell'aria insolitamente leggera e da quello spettacolo grandioso, rima-» come istupidito. Mi volgo d'attorno: le nuvole mi erano sotto i piedi e gia mi divennero |9 meno incredibili 1'Athos e I'Olimpo14 nel vedere coi miei occhi, su un monte meno celebrato, 19)5), situato nell'cstremita sudorientale della pe-nisola calcidica. sede tin dai IX secolo di numeiosc comumta monasticSc, c I'Olimpo (m 2918). il piii alto monic della Grecia, riienuto dagli aniichi scde de-gli dci. erano eclebrati dagli autori latini e cristiani con cui Pciratca ave\'a dimeitichezza 55 I, '"KOffenJo, andando con U pensiero come dicono, Petrarca si riferisce al Xanffio di Mattco, vu, 14. „ Ooxlio. nell'opera Ex Ponto, ill. 1 Si tenebre el4. morte, citazione dai Salmi. CAT. 10 l'Alhoi e I'Olimpo, 1'Athos o Monte -jiito 1 ™ 80 790 LE AREE TEMATK quanto avevo lctto ed udito di essi. Volgo to sguardo verso le regioru uaiiane, laddove plu , clina »1 mio more; ed ecco che le Alpi gelide e nevose, per le quak un giorno passö quel t neraico1, del nome di Roma rompendone, come dicono, le rocce con l'aceto, mi parvcr, . Lo confesso: ho sospirato verso quel cielo dTtalia che scorgevo con ľ ma cosilontane, vicine. ~ . i> _• i6 i maniüchecongliocchiem'invaseundesideriobruc.anted.nvederelam.co e lap,: che se in quello stesso momento, provai un poco di vergogna per questo dopp.o ck-non ancora virile; eppure non mi sarebbero mancate, per ľuno e per l'altro, giustifu confermate da grandi testimonianze17. Ma ecco entrarc in me un nuovo pensiero che dai h, ghi mi portô ai tempi. «Oggi - midicevo - si compie il decimo anno da quando, lasci.n studi giovanili, hai abbandonato Bologna18: Dio immortalc, etcrna Saggezza, quanti e qua' sono stati nel frattcmpo i cambiamenti della tua vita! Cosi tanti ehe non ne parlo; de! non sono ancora cosl sicuro in porto da rievocare le trascorse tempcste. Verrä forse un giorn in cui potrb enumerarle nelľordine stesso in cui sono awenute, premettendovi le parole Agostino: "Voglio ricordare le mie passate turpitudini, le carnali corruzioni dclľanima mi.i non perché le ami, ma per amare te, Dio mio"". Troppi sono ancora gli interessi ehe mi pro ducono incertezza cd impaccio. Ciö che ero solito amare, non amo piú; mento: lo amo, n meno; ecco, ho mentito di nuovo: lo amo, ma con piü vergogna, con piů tristezza; finalmenu ho detto la veritä. Ě proprio cosi: amo, ma ciö che amerei non amare, ciö che vorrei odia: amo tuttavia, ma contro voglia, nella costrizione, nel pianto, nella sofferenza. In me f.k. triste esperienza di quel verso di un famosissimo poeta20. 'Ti odierö, se posso; se no, ťamero contro voglia'. Non sono ancora passati tre anni da quando quella volontä malvagia e pem sa che tutto mi possedeva e che regnava incontrastata nel mio spirito cominciö a provariu un'altra, ribclle e contraria; e tra ľuna e ľaltra da un pezzo, nel campo dei miei pensieri, s'in-treccia una battaglia ancor oggi durissima e incerta per il possesso di quel doppio uomo clu -in me». Cosl andavo col pensiero a quel passato decennio. Rivolgendomi all'awenire, mi do mandavo: «Sc ti aceadesse di prolungare per altri due lustri questa vita che fugge e di av v,cmart. alia virtu nella stessa proporzione in cui, in questo biennio, per ľinsorgere delia nuoya volonta contro la vecehia, ti sei allontanato dalla primitiva protervia, non potresti forse allora, se non con certezza almeno con speranza, andare incontro alia morte sui quara:: t anru e questi residui anni di una vita che gia declina verso la vecchiezza, trascurarli sen.., nmptant,?, Questl e altri simili erano i pensieri, padre mio, ehe mi ricorrevano nella ment, SľľllfZni'Pr08reSS1'PÍangeV0 SUUe "** commiseravo la comune instal* delle az.om umane; e g,a rru pareva ďaver dimenticato il luogo dove mi trovavo e il r*< " quel femce nemko, i Annibtle (249-18? • C.) generale cariaginete, ľepisodio di Annibale che avreb-bc ígrelolato le rocce alpine con Vaceto (secondo un uso di((u»o presto gli antichi) e riportato da Livio, Ah urbe, ondita, XXI 57,2. " ('ornica, Dionigi, molto probabilmente nel 1)}6 Dionigi viveva ad Avignone, presso la corte papale. Ľaverlo immaginato gia traslerito in Itália i una (in-zione di Petrarca, ehe i anch'ctsa spia delia composi-zione piü tarda delia lettera '' un poco prova il desiderio di rivedere ľamico Dionigi c ľlt u«; ma afferma di poter trovare molti esempi di auto " C|"S1C1 chc celebrano ľamicizia e ľamor pat'" quad potrebbero costituirc una giustiíicazionc a! -««eggiamento. abbandonato Bologna, Petrarca aveva lasciato B logna nel 1326. A i'|V?fio,- mio" mostratoda G. Billanovich' e da H. Baron2, stesa o rielaborata verso U 1352 ^ Anche questa, come altre lettere dei primi libri delle Tamilian (soprattutto let" V1 tnh%nando, degencrando. " ilpoeta, Virgilio, li citazione e dalle Georyche, II 490-92. * ' " flow Acheron*, I'Acheronte, U fiume inftmtk . detto .«0». perche insazi.bile di vite um.ne che cominuamcme conduce tgli inferi. Billanovich, Petrarca letterato, I: Lo scrittoio del P' trarca cit. . ■ H. Baron, The Evolution of Petrarch's ThoW'-'j From Petrarch to L Brum. Studies tn Humanistic Political Literature, Chicago, 1968. re consolalorie o esorlatonei nav<- A ««i«egu.nnigk>v.niJi(pe^ punto della racco^Te'nt™ ecolloc«e in an Mggio. di formazionc stoica e crutunT \ ^ - " preiema come ÜOChe pub anche non desideraredi ZTtuoZZoi T °° ** che non vuo. dare importanza a„a PorZ^^^^Z non vuolc piu soccombere aJJe passioni. ' -U fetter, e una con/esstone ma e anche un eiemplum, doe I. rurr^ione d, un dalla quale ,i puo ricavare un insegnamcnto morale II signi-flcto deUa stona e qua e la indicate esplicitamente; piü spesso e implicito da CttCKtaUegrmcamcntc sotto la narraz.one dei fatti (si tratta, comunque, d. un'al-kgona molto trasparente). La situazione, come spesso neile allegorte, ,i prescnu come conflmo e alternativa morale, scelta fra due poli di un dilemma. Due sono i motivi principali di questa situazione (e sono tutt'c due ben noli, risalendo alia tradizione di pcnsicro sia classica che cristiano-medievale): a. I'aspirazione dcll'uomo ad asccndcrera «o«