angelo poliziano ita cosi lui a se stesso immortal gloria e clarissimo splendore acquistonne. petu* cosa nessun altro titulo sotto la sua statua řu intagliato, se non que-?cí a, dell'insieme ridurre il glorioso omerico poema fussi stato autore StUflíeramente divini uomini, e per utilita degli uomini al mondo natil ^ Conosceva questo egregio principe li altri suoi virtuosi fatti, comeché molti jpjfabili řussino, tutti nientedimeno a quesťuna laude essere inferiori, per la Cuale e a sé e ad altri eterna vita e gloria partorissi. Cotali erano adunque quelli J uomini de' quali li virtuosi fatti non solo ai nostri secoli imitabili non sono, ™ appena credibili. Imperocché, essendo giá in tutto i přemi de' virtuosi fatti jnancati, insieme ancora con essi ogni benigno lume 12 di virtute é spento, e, non facendo gli uomini alcuna cosa laudabile, ancora questi sacri laudatori hanno al tutto dispregiati. La qual cosa se ne* prossimi superioři 18 secoli stata non fussi, non sarebbe di poi la dolorosa perdita di tanti e sl mirabili greci e latini scrittori con nostro grandissimo danno intervenuta. Erano similmente in questo fortu-noso naufragio molti venerabili poeti, li quali primi il diserto campo della toscana lingua cominciorono a cultivare in guisa tale, che in questi nostri secoli tutta di fioretti e ďerba 14 ě rivestita. . y Ma la tua benigna mano, illustrissimo Federico, quale 16 a questi porgere ti sei degnato dopo molte loro e lunghe fatiche, in porto finalmenti gli ha condotti. Imperocché, essendo noi nel passato anno nell'antica pisana cittá M venuti in ra-gionare di quelli che nella toscana lingua poeticamente avessino scritto, non mi tenne punto la Tua Signoria il suo laudabile desiderio nascoso: cio era che per mia opera tutti questi scrittori le řussino insieme in un medesimo volume raccolti. Per la qual cosa, essendo io, come in tutte le altre cose, cosi ancora in questo, desideroso alla tua onestissima volontá satisfare, non sanza grandissima fatica fatti ritrovare gli antichi esemplari, e di quelli alcune cose meno rozze eleggendo, tutti in questo presente volume ho raccolti, il quale mando alla Tua Signoria, desideroso assai che essa la mia opera, qual ch'ella si sia, gradisca, e la riceva sl come un ricordo e pegno del mio amore in verso di lei singulare. Né sia perö nessuno che questa toscana lingua come poco ornata e copiosa disprezzi. Imperocché, sl bene e giustamente le sue ricchezze ed ornamenti saranno cstirnati, non pověra questa lingua, non rozza ma abundante e pulitissima sará reputata. Nessuna cosa gentile, florida, leggiadra, ornata; nessuna acuta, distinta, ^gegnosa, sottile; nessuna alta, magnifica, sonora; nessuna řinalmente ardente, ani-ai0sa' C0ncitata si puote immaginare, della quale non pure in quelli duo primi, 12 cít^8"10' * '^Poosabilc, promotore ». 13 Lat210"6 P"*»1^«*» (VII 5), stavolta tacita (« Et e sl spento ogni benigno lume »). 14 Gt^smo'jmmediatamente prccedenti ». ragonc3c onc tacita ^una^áusoTaďcIIa šestina dantcsca (Cl 12) Al poco giorno, inclusa nella Raccolta 15 p"■ ro 16 Second"1-?* .omissione dell'articolo. """^ e nel kj» . tlpo anchc dantesco cittá romana (Convivio), villa montovaná (Pure. XVIII 83); cittá 1 Not*»o, cittá senese in Folgóre. scrittori bilingui di ambiente fiorentino Dante e Petrarca, ma in questi altri ancora, i quali ta, signore, hai suscitati 1 e chiarissimi esempli non risplendino. ' ln&rú\i Fu ľuso delia rima," secondo ehe in una latina epištola serive il p€ -Ctia f ancora appresso gli antichi románi assai celebrato; il quale, per molto tem J termesso 18, cominció poi nella Sicilia non molti secoli avanti a riíiorire, e Q • í5" per la Francia sparto, íinalmente in Italia, quasi in un suo ostello, ě p*erve II primo adunque ehe dei nostri a ritrarre la vaga immagine del novello^0' pose la mano, fu ľaretino Guittone, ed in quella medesima etá il famoso bolo Guido Guinizelli, ľuno e ľaltro di filosofia ornatissimi, gravi e sentenziosi^* quel primo alquanto ruvido e severo, né ďaleuno lume di eloquenzia access ľaltro tanto di lui piú lucido, piú suave e piú ornato, ehe non dubitšTil nostro onorato Dante, padre appellarlo suo e degli altri suoi miglior\ ehe mai rime ďamore usär dolci e leggiadre 20. Costui certamente fu il primo, da cui la bella forma del nostro idioma fu dol-cemente colorita, quale appena da quel rozzo aretino era stata adombrata. Riluce dietro a costoro il delicato Guido Cavalcanti fiorentino, sottilissimo dialettico e filosofo del suo secolo pr^stantissimo. Costui per certo, come del corpo fu bello e leggiadro 21, come di sangue gentilissimo, cosl ne' suoi seritti non so ehe piú ehe gli altri bello, gentile e peregrino rassembra, e nelle invenzioni acutissimo, magnifico, ammirabile, gravissimo nelle sentenzie, copioso e rilevato nelľordke, composto, saggio e aweduto, le quali tutte sue beate virtu ďun vago, dolce e peregrino stile, come di preziosa veste, sono adorne. II quale, se in piú spazioso campo si fusse esercitato, averebbe sanza dubbio i primi onori oceupati; ma sopra tutte ľaltre sue opere é mirabilissima una canzona 22, nella quale sottilmente que-sto grazioso poeta ďamore ogni qualitá, virtu e accidente deserisse, onde nella sua etá di tanto pregio fu giudicata, che da tre suoi contemporanei, picstanOssj« filosofi, fra li quali era il romano Egidio 23, fu dottissimamente commentata. 17 Nella prima Familiäre: «pars..., muleendis vulgi auribus intenta, suis et ipsa leSlbus " bre*' Quod genus, apud Sicuios, ut fama est, non mult is ante [che spiega V avanti del volgare] saecitlis rena 'iieS0 per omnem Italiam ac longius manavit, apud Graecorum olim ac Latinorum vetustissimos celebratunt^ ^QtJ et Atticos et Romanos vulgares rhythmico tantum carmine uti solitos aeeepimus » (informazio Vittorio Rossi, di Servio). Non importa sottolineare l'infondatezza delle indieazioni. 18 «Interrotto». ne&ß&\ 19 « DT qui >>. La meri2ione delia Francia manca, almeno esplicitamente, al Petrarca (sup cisare che la maniera del Notaio e degli altri Siciliani ě viceversa di ascendenza occitaru 20 Nell'episodio purgatoriale (XXVI 89 s.). • • 1 ci cb£j2^ 21 É jpresentato nella novella boccaccesca (VI ix) npn solo come « un, dg^mj&UQg-^— il mondo e otfimo Títosofo naturale », ma come « leggiadrissimo e costumato ». w 22 Donna me prega. jui qua.'^| 23 Egidio Colonna (1246P-1316), nojissimo filosofo agostiniano; ma il coro^cnte°ntino ▼olta attríbuito non ě suo, né degno del suo nome. Migliore ě quello del medico nore Garbo (morto nel 1327). Non risultano altre glosse coeve. angelo poliziano si deve il lucchese Bonagiunta e il_Nota.ro da Lentino con silenzio trapassare: I'uflo e Taltro grave e sentenzioso, ma in modo d'ogni fiore di leggiadria spo-liati, che contenti doverebbono stare se fra questa bella masnada 24 di si onorati uornini li riceviamo. E costoro e Piero delle Vigne nella eta di Guittone furono celebrati; il quale ancora esso non senza gravita e dottrina alcune, awenga che piccole, opere compose: costui e quello che, come Dante 26 dice, tenne ambe le chiavi del cor di Federigo, e che le volse, strrando e dissert ando, si soavi. Risplendono dopo costoro quelli dui mirabili soli che questa lingua hanno illumi-nata: Dante, e non molto drieto ad esso Francesco Petrarca, delle laude de' quali, si come di Cartagine dice Sallustio 28, meglio giudico essere tacere che poco dirne. II bolognese Onesto_e li siciliani, che gia i primi furono 27, come di questi dui sono piu antichi, cosi della loro lima piu averebbono bisogno, awenga che ne ingegno ne volonta ad alcuno di loro si vede essere mancato. Assai bene alia sua nominanza risponde Cino da Pistoia, tutto delicato e veramente amoroso, il quale primo, al mio parere, comincio l'antico rozzotfrJn tutto a schifare, dal quale n6 il divino Dante, per altro mirabilissimo, s'e potuto da ogni parte scher-mire. Segue costoro di poi piu lunga gregge di novelli scrittori, i quali tutti di lungo intervallo si sono da quella bella coppia allontanati. Questi tuttj, signore, e con essi alcuni della eta nostra, vengono a renderti immortal_grazia che della loro vita, della loro immortal, luce e forma sie $tato autore M, molto di maggior gloria degno che quello antico ateniese di chi avanti29 e fatta menzione. Perocch6 lui ad uno, benche sovrano, tu a tutti questi hai renduto la vita. Abbiamo ancora nello estremo del libro 30 (perche cosi ne pareva ti pia-cessi) aggiunti alcuni delli nostri sonetti e canzone, accio che, quelli leggendo, si rinnovelli nella tua mente la mia fede e amore singulare verso la Tua Signoria; li quali, se degni non sono fra si maravigliosi scritti di vecchi poeti essere annu-merati, almeno per fare alii altri paragone e per fare quelli per la loro comparazione piu ornati parere, non sara forse inutile statoN averli con essi collegati. Ricevera adunque la Tua illustrissima Signoria e questi e me non solamente nella casa, ma nel petto e animo suo, si come ancora quella nel core ed animo no-stro giocondamente di continuo alberga. Vale. 24 Con connotazione neutra, come in Dante. 25 La citazione {Inf. XIII 58 ss.) é volta in terza persona. 26 Nel De bello Iugurthino (c. XIX): « de Carthagine silere melius puto quam parum dicere ». 27 Citazione del petrarchesco Trionfo ď Amore (IV 36). f Cfr. nota 11. f-* Come sopra (cfr. nota 17), ora si direbbe « addietrojg. 'n m ^nc ^c^a Raccolta stannfi infatti alcuni componimcnti laurenziani, compresi sonetti scritti 0rte di Simonetta Vespucci ^47q), particolarc che ě servito al Barbi per datarla. 133 SCRITTORI BILINGUI DI AMBIENTE FIORENTINO STANZE COMINCIATE PER LA KOSTRA DEL MAGNlFlCo GIULIANO DI PIERO DE' MEDICI LIBRO PRIMO Le gloriose pompe e' fieri ludi della cittá che '1 freno allenta e stringe 3 a' magnanimi Toschi, e i regni crudi di quella dea che '1 terzo ciel dipinge V 4 e i premi degni alli onorati studi *, *\ la mentě audace a celebrar mi spinge, sl che i gran nomi e i fatti egregi e soli • C fortuna o mořte o tempo non involi. C. 8 2 O hello idio ch'al cor per gli occhi4 inspiri dolce disir ďamaro pensier pieno 5, e pásciti di pianto e di sospiri, nudrisci l'alme d'un dolce veleno, 12 gentil fai divenir ciö che tu miri6, né puö star cosa vil drento al tuo seno; Amor, del quäle i' son sempre suggetto, porgi or la mano al mio basso intelletto. 16 3 di' Sostien tu/e])fascio ch'a me tanto pesa; ({> ft * reggi la lingua, Amor, reggi la mano; tu principio, tu fin dell'alta impresa- tuo fia l'onor, s'io giá non prego invano; 20 dl, signor, con che lacci da te presa 1 Veaeie_ 2 « Attivitá ». 3 « Unici, incompatabili ». 4 j ,T*"W» ""-ompatabili ». 5 Doppia scric di • studma m particolare e trascclta per la RaCC diatamcn^!erÍle Pa ^offlA4MblllíMte (cosi nel sonctto guinizzclliano h ^ prcscnte « pcr che si ffl ^ Otavúc»,c nel dantesco Ne li occhi porta, di cui * i}4 angelo polizi fu l'alta mentě del baron toscano piů gioven figlio della etrusca Leda 7; che reti furno ordite a tanta předa. 24 E tu, ben nato Laur8, sotto il cui velo Fiorenza lieta in pace si riposa, né terne i věnti o '1 minacciar del celo • o Giove irato in vista piú crucciosa, 28 accogli alľombra del tuo santo stélo la voce umil, tremante e päurosa: o causa, o fin 10 di tutte le mje voglie, che sol vivon ďodor delle tuo 11 foglie. 32 Deh, sará mai che con piů alte note, se non contasti12 al mio volar 13 fortuna, lo spirto delle membra, che devote 14 ti fuor da* fati insin giá dalla cuna,tjL 36 risuoni15 te dai Numidi a Boote, dagl'Indi al mar che '1 nostro celo imbruna 19, e posto il nido in tuo felice ligno 17, di roco augel diventi un bianco cigno? 40 Ma fin ch'alľalgt impresa trémo e bramo 18, e son tarpati i varini al mio disio, 7 E$sendo^orenzo_ e Giuliano comparati tacitamente (benché non gemelli) ai Dioscuri, la loro madre Lucrezia Tornabuoni diventerá Leda. 8 Lorenzo ě mutato in Lauro, con le implicazioni gloriose che ciö importa, a parte il precedente Pctrarchesco. 9 Scrittura fonetica come \si{ceco {di recente, contro ilvigente uso etimologico, 1'ha ripristinata Roberto Longhíj. -^r^ 10 La distinzione filosořica, giá greca, di causa cfficiente e causa finale. H Si segni una volta per tutte questa forma toscana popolare per «tue» e anche «tua » (e siio *fg£j\ I punti cardinali, nell'ordine: sud, nord (costellazione di Boote), est, ovest. 17 Violento latinismo. 18 Ricordo del petrarchesco (L1II 29 s.) « teme et ama / Et tréma ». 135