18. Giovanni Pascoli: da Myricae, Allora e Patria Lettura di Alfredo Cottignoli Allora Allora... in un tempo assai lunge felice fui molto; non ora: ma quanta dolcezza mi giunge da tanta dolcezza ď allora! QueUlanno! per anni che poi íuggirqnq, chefuggiranno^ non puoi, mio pensiero, non puoi, portare con te, che quelTanno}^ Un giorno fu quello, ch'ě senza 10 compagno, ch'ě senza ritomo; la vita fu vana parvenza sí prima sí dopo quel giorno! Un punto!... cosi passeggero, che in vero passó non raggiunto, ma bello cosi, che molto ero íejjcejelice, quel punto! do) delle sezioni *re staia edita (accomunaW^ \ lbraio 189k Sin carte di CastelveccYiicv. ^ tempo lontano ricordo che ero felice.. ^^fl^obenlieto... fra"« giorno... lnWell'attimo 220 Breviario dei classici italiani Un tempo lontano, lontano, provai, mi rammento la felicira, e palese la "gradazione discendente" (Nava) che ne cam terizzera anche la stesura^efinrriva ("Alloww > "Quell' no" > < "Un puntoV di v (la s s tri i talium piuttosto una canzonctta, secondo il noto proposito pa-scoliano cli nunirc dcllc Catitiíene, ossia dei piccoli canti Ma la genesi dcJJa Jinca, contigualid Allora nelJa IV edi-zione di Myrieae, benché ad essa precedente per ideazione e sfampa (con il titolo Estate apparve giá nella III edizione del 1894), ci oil re soprattutto una helia prova delľimpor-tanza ďuna Ipttpra^diacronica, e non meramente struttu-ralistica, defla počsiáť NďrTscnc intende, infatti, 1'ispira-zione se la si riduce a quel la impressionistico-deserittiva, a [ungO ritenula dominante dalla eritica, almeno sino a quando ľedizione eritica del Nava non ľha ricondotta alia visione del paese natale che, nella Prcfazione inedita a MY"i, segna l'awio di una commossa rievocazione pasco-liana, databile all'agosto del 1892, nel giorno annivej*sario delJa morte del padre: Fu una giornata come questa: il gipnio^dLSan Lorenzo. Solo sono passati 25 anni: un quartó^lísecoloTpS non c e altro da pensare? Non altro. Difatti, appena levatomi, e fattomi alla íinestra, ho sen til o gli alberi stormire; gli alberi del para), quia Livorno; li ho sentitiqui, ma li ho vedutilá, alia Torre Jungo il Rio Salto. E ho veduto i grandi cantieri gial-leggianti delle stoppie, e le grandi viti tra gli olmi coi pampani giá un poco accartocciati e striduli. U cielo azzurro con qual-che spennellata di nuvole bianche e trasparenti. Una grande calma dappertutto, e il grosso palpito, e la romba cupa in qualche parte di quclla grande campagna, ďuna trebbiatnce. Una "memoria di qualitá visionaria", non giá "ľosserva-zione natlurálistica", come ben puntualizzô iJ Nava nel suo noto commento, ě dunque ail'origine delia Jirica, contras-segnata, síri daJJa sua prima ineubazione in prosa, dal me-desimo intreceio di gensazioni uditive e visive ehe ne carat-terizzerä poi le successive stesure in versi: é, anzi, una sorta di transjert onjrjco cjiegli traduce il "sen t ire qui" in un v c' dere la^ossia chetrasportala mente e il cuor^de^p^gtacia Livorno a San Maurcvrestitucndogli intatta la visione quel "cielo azzurro con qualebe spennellata di nuvo I )ianche e trasparenti", destinata a riapparire quindi niti aJ centro del canto: erano in ciel due sole / nuvole, ten^ i rose: / due biancbe spennellate // in tutto il ciel turchino . Giovanni Pascoli: da Myricae, Allora e Patria 22} Assai meglio delľoriginario Estatey il titolo Patria evo-ca, dunque, quella cwi^zione^di esilio e di ^usione.^ (Tropea) da cui la lirica^come altrepascoliane - sortisce; ed esprime, insieme, uno stato ďanimo non meno che in Allora ancipite, perché "patria" ě, ad una, inscindibilmen-te,laterradei suoi morti (teatro di una tragédia famigliare che "ha rataJmente segnato la sua vita come la sua poesia), ma ě anche quella, fissata in modo indelebile nella mentě, del suo rimpianto, cui s'associamjuoni^Jurí, mlori a lni caři, glistessi ríflessi dala lirica e proprí delia sna Roma-^.comeben sawiďe, con il Serra, il Panzini, in una pa-gina del '13, che qui ě giusto ricordaref" Giovanni Pascoli, giovanetto, non poté cantare e celebrare le opere umane come gli altri poeti. E cantô diversamente poi-ché un orrendo rappresentante delia Umanita gli era davanti: I'assassino di suo padre, della sua famiglia. E cantô cose umili e sublimi. Albe, tramonti, mare, suono di campane, il bianco-spino, alberi in fiore, tremolio di preghiere, il chiú della notte, 1 pini, i pinastri, il rosignolo, il cimitero, i bimbi, gli insetti, qualchevecehio, cic^im^iimjmit^^ piu che sanita, un compimento dá paesaggio/vuale paesaggjo? Quello che ě fra Savignano e il mare di Bellaria. Aprite Myricae e balza fuoriRomagna! Donde ľidillio apparente ď una visione di fatto amara-?ente bilicata fra realtä e sogno, fra "realtá delľesilio"_e i?Sl5í5_P^?Jlat10" (Contini), fra un sentimento acuto ej^g§ěnt^anň^pařtenenza. ossia di esclušlône da quel SSj^TTorestiero e termine antitetico a "patria"), e il ^!Sgonostalgico ("Stomp", appunto, "d un didestate", c°ffieavvene lwap/TXcIella propria terra, ritratta con gli °cchi innamorati del poeta che "sogna e canta", di serria-/a^ernoria, che riode, cioe, il "tremulo" verso delle cica-ve e d rotolare "stridulo" delle foglie secche portate dal ^nto, che rivede la luce del sole filtrare tra gli alberi e ^anche nubi stagliarsi sfumate nel cielo azzurro della sua ^magna: alia cui mente trascorrono, quindi, innanzi, coll in***1^&fk^b i"1™^* g suomun tempo famiglia-tp-g-^l^^^ ji sensazioni diverse, ben sottolinea-aJia paratassi e dallo stile nominalejella penultima 224 Breviario dei clussiá Italiani stanza ("Siepi di melograno, / fratte di tamerice / 1 to lontano / d'una trebbiatrice, / Vangelus argent sino al finále soprassalto della coscienza neU'ultir^0''!?' mentre segna uno stacco di carattere non solo psichico ("dov'ero? Le campane / mi cUsse^X^!*/ piangendo, mentre un cane / latrava al forestiero / che dava a capo chino"), fa convergere sul soggetto ľattenzb ne tutta oggettiva delle stanze precedenti, e offre t la chiave di lettura della lirica. Testi di riferimento G. Contini, // linguaggio di Pascoli [1955], in Variant i e a lira lin: 'zuistica. Una raccolta di sazsi (1938-1968), binaudi, Torino 1970- - Id., Giovanni Pascoli, in Letteratura dell'ltalia unita, 1861-1968, Sansoni, Firenze 1968. A. Cottignoli, Panzini critico-artista, in Aa. Vv., Pra Bellana, San Mauro e Savignano, a c. di M. Pazzaglia, Atti del Convegno "Panzini oggi", La Nuova Italia, Firenze 1995. G. Pascoli, Myricae, ed. critica a c. di G. Nava, Sansoni, rirenze 1974, tomi I e II. R Id., Myricae, a c. di G. Nava, Salerno editrice Roma Id., Myricae, introd. di P. V. Mengaldo, Rizzoh, Milanol *». Id., Poesie, scelta e introd. di L. Baldacci, Garzanti, 1988". _ . . i ■ v „t1,ito Serra, R. Serra, Giovanni Pascoli [1909-10], nS^**%Z Firenze vol. I, a c. di G. De Robertis e A. Grilli, Le Monnier, 1958. TroDea Pascoli M. Tropea, Giovanni Pascoli, in G. Savoca, M. i)Jutenfl% 59, Gozzano e i Crepuscolari, in Letteratura itaUana Laterza, Roma - Bari 1988'.