706 T74 me); L. Russo (a cura di) L'ELABORAXIONE i.M,, .. i), L'eipreMtomvno Uno dei volttptu crealtvi c Jinan,,,, ^ cultura atettca ielnmtro itxoh, Roma, Newton Compton, \'>* I Uno jtrumento di comultazione utile per ricoitruire le personalita c i prohl. ľetpreíííonúmo nelle varie art i ě: P. Chiarini A. Gargano • R. Vlad, kr,... mus Una enculopedta interdiscipunart, Roma, Bulzoni, 1986 4. IlcriticoGianfrancoContinihaccrcatodi rintracciare, nclla tradizione \. • . kflMM,MM«!■«■»di poe»ia espressionista, intesa toprattutto come spcrirnenta/j,, ne linguistic*, deíormazione violenta e voluta del codice linguistico, protracndola al lindietro, negli scapigltatí dell'Ottocento e poi via via »ino a Folengo e Jat opone da T«4em«MIDMM>«CE.Gaddae A Pizzuto. Di «cspreuionhnvi italiano* jn iw significato storico abbastanza largo 'quindi con attenziooe non solo alia ven^ihilita linguistica ma anche alle tematiche trattate, all'ideologia ribcllistica, al vitalitmo anarchico) parta Edoardo Sanguineti per un'intera sezione (fra il 1905 e la prima guer ra mondiale) dclla vua Poena del Sovecento, Torino, Einaudi, 1969. L 'eta eiprnwm, Uica e il titolo dato da F. Fortini a un intcro capitolo (in cui paria di G. P. I«ucini, G. Boine, P. Jahier, C. Sbarbaro, R Bacchelli, D. Campana, C. Rebora, A. Onofri e D Valeri e allude alia «risposta che in Európa í ceti dell'individualisme artigiano demo-cratico e libenario-ribellistico davano all'imperialismo industrial e colonialista che li veniva distruggendo») della sua storia dclla poesia del Novecento (LIL, IX, II, pp 233-76). Di «espressionismo» in senso ancora piu ampio parla Romano Luperini in // Novecenlo Apparati idenlopci. celo intelletluale, mierni formali nclla letteratura italiana contemporanea (Torino, Loeschcr, 1981, 2 voll.): «frammentismo espressioni iu» é quelle di Slataper, Jahier, Boine; *espressionismo Iirico» qucllo dei poeti vociani Sbarbaro, Rebora, Campana; espressionista h il primo Ungaretti; «espressio-nismo narrativo* e quello di Tozzi; «espressionismo realistico e visionario» quelle di Tessa. In quote varie accezioni l'«espressionismo» tende a sovrapporsi e sostituirsi ad altri termini (come letteratura ♦moderna., letteratura «novecentesca», ecc). L 'ereditä linguistica lasciata da Pascoli e D'Annunzio alla poesia del Novecento Stiamo per preniíere in esame, anche nella poesia e letteratura italiana, t prodotti della rottura, della ribellione espressionistica, di quella piu radicale delle avan-guardie, delia *modemitä» novecenfesca. £ bene pero che prima, sulla scorta di un tnt-portant^šägg/o di P. V. Mengaldo,\:i facciamo un'idea chiara del posto oceupato dai duegrandTststemt poetici di Pascoli e D'Annunzio nella storia della tradizione poetica italiana. Si tratia di due sistemi poetici moíto diversi fra loro (come risulta da un esame non solo delia loro concezione della poesia, del poeta e del suo rapporto con iipubbli-co, non solo dei terni, ma anche degli stessi generi praticati: in uno la poesia brevejji' Doemrttn^ e in piú Ir. ^Ai^ anfrlryco o l interpretazione alleeorico-simboJt0J?lla Doesta clanira ndAnt^cajJtelľaUro, accantoalk poesia sperimentata in tanie suefo'; me, la novella, il romanzo, la tragédia, il melodramma, la prosa autobJéjfófó^" scorsopubbUco, ecc); tutt'edue. Per lap^JKoJare^hio^^^ zioneitaliana, sonoancorafortementeconnessicon la ^17^"tífmsštB, chec— brangeamrnlraňojeppuretutťeduesonE anche,Iňmododiverso. cnEfaticoňM^ temppranea ricercajoetica europea e m particolare con quella simbolista. Essi hanno lascmto un corpus poetko molto ampio e fortemente prestigioso, che influi profond* LETTf: Mä-letterarío prcmera, e giustamente, insisteresui fortí elememírlí * TOprio da un esame cruidm*« -i 3j>t*jí*^ m<-no vístoíí dementi ďí contínuítá, anche se omtrňnÁ, f<**"\iriojteráchiaro il procesjodi nduzíoneeicarnificazioneche -t— — —'uncUJDOOaottl I .i chiaro il processo ai nduzione c scarnifieazione che il nmeriakiaKuistico' ^Lialmcnte dannunziano subisce da parte degli utenti nenreomeschi, e k i ^jL^da questo punto di vista, del rapporto. Entro questi limjti, va ricono aflJrV. tico c formale di Pascoli e D'Annunzio alle gencrazioni poetkhe rnecem-^"^Z^!^ nde, ma duraturo, non si limita cioe a segnare fortememe gfi avrä dd-if l fjW f ccntesca, se ad esernpio moduli costratiivi r lfwirati ptitrÜm affinraao w-rflperienzanove ^$ufer/to'tracccconsistentidilina^ßod«m^^»stderiunciano «MflWte '"cora, x. Pavese ma ancora nella poesia di Pasolini o di Sanprineti ?nHflo, dadue^attori. L'uno ě la congruenza defle sofazioni sriKstkhe dei doepocti con le ca- j jftrigjcněgeneraii della civilta rjropca decade,-,:e e post-decadentef« pensi, peřímametin ; -*Amte. alla convergenza della prosa lirica dannunziana con quefla deí naggjori poeti feáicesi | iJjeamdoOttocento). Ľajtro ě ľesistenza di una serie rílevante & sotrzíoni cdciřiDeTjtí comb tra il lingua^io pascolianoe quello danr.u.-.z:ar.o. eřťetto sis ä: paraücüsmo storico e aňa-^^PStdca, sia di puntuali influssi recjprociŕancora in gan parte da cfňarire): si tu» in-1 umnaparlare di una sorta di ko;ne pascoliano-dannuriziana — responsabilf p^- r~t i deverbali' a suffissointeratřvcí^)— checosti- ^ ^-t*. sice íl piedistallo comune di tutta la lirica contemporanea italiana. Sieché, ďaltra parte, 3 caratterclinguistícamenteappanatoepiu«arc^ riposa «che sul fatto che U suo punto di partenza ě in realta pih arretrato della conghintura Pascoh-iyAnnunzio, ě il linguaggio della tradizione ottocentesca tra Foscolo e Leopardi, scapighati e ítristi e Kngua del melodramma, e non ha ancora scontato quel distanziamento Ma tradizio-^.«ulica nostrana che ě uno dei portati piü sostanziosi dell'esperienza pascoliana. ^ilfhf dan- **^indi' ^ nCerca rctro$Pc«iva di mzaiä (omuH ptscohine e duumaziaae e sua XltibUe interv * * %^a- tempo ^a a^cuni intercssari: intendosoprartuttoilnotoquantodi-'"■kuttnie CntT - ^'^i'' cfie ha creduto di indi\-iduare in Pascoli longfiK di tune o Qinrfc7^~gT~~ vitali delk lirica novecentesca; o raf/ermazione diMoaulese- ^^^Ci Liv,~^Unf'° ^ ^ art,>>'':e "Presente in :utü perche ha sperimenfarnn tfWarn rMfff y ^^*üMk^cT~~^' e Dros ^BJOQj st 10 ^P^'^mente sul lessico), non senza equivod tra desenziom linguistkhe e va-NjjfijQp ,C0" etterarie, maggiore fra tutti la tentazione di estrapolare inesistenri «linee» ^MStte M aann"n2iane neüo svolgimento della poesia novecentesca. Ma pmbmic sarä spe-0o«segna an Serie ^ "scontri d'ordine sintattico-ritmico e metrico. In lineagenerale,Pascoli ; atutto alla lirica successiva, quali innovaziow immediatamente neepite — e non í*^ř«*Lr^Colla P<*t>ca di Eugenic Montale U V<^4i* Pozza. 1956). Verrä la morte cavri i tuoi ocebi i una řjW1^* * poesie di Goare Pav«e Tonm^. j*»«»*^ ,poeti«) comune ry^-.'wroini che derivinn di —Kl '""a^1 3 Ji Sorsosiurc (l92,7^»ka (1883-1957). autoredeJC«ct- ^ át primo mimero (19551 defla nristM «Offirira» e rirdi-to in P P Pasolini. PtsskmeeHeobpt. Miltne. Gar zanri, 1960 Pasolini indrvidua%-a neOa Ünfrua poetxa di Pascoli. accanto a una «fissiti sriBstica>. un aapet-co di «spcnmentalissx» *ss*i tecondo per le pratiche poetkhe successive led 1%7. p 270' Montale tempo. la citazione e trana da E Monta-lr. -Conti bamech t thre wicht» ii Lucio Piccofe.iii 35 708 ĽELABORAZIONE LĽT ":kakia 40 4J 55 60 solo dai crepuscolari —, il suo gusto delia «ritmicitä tritata»" {ónófri),^! suo, diremmo diví sionismo sintattico e puntinismo sonoro, per cui verso e strofa si framinentano «imm-e^i»») sticamente»e sussultoriamente m seruTóu monadi" sintattiche, ritmiche e timhnVIi.- Ľ|u. ,jlv|r ticolano ľorganizzaziqne. tradic""3''* A_D\f\nnunzio ďaltro canto risalc il primo esjxrrimcn-to su larga scala — Maia, Alcione'0 — dLmetrica libera, djrottura degli schcmi stmlú i rjpla smati in sempre nuovi aggregati in cui il verso puô finire per coincidere con la parola singola dilatata nel suo potere evocatívo. E per parlare di fatti piú puntuali, nelľambito deUa^ŕíma) ě Pascou ad autorizzare (non tcnen-do conto delle divergenze ďapplicazione tecnica) 1 uSo di rimarc spesso una voce sdrucciola con una piana, come ad esempio nei Canti di Castelvecchio, petali con segrelau, tramonto con brbntok o esali con ätito"; ma ž a D'Annunzio, specialmente in Alcione, ehe si deve ľesem-pio di unuso generalizzato di assonqnze di vano tipo alternanti con le rime Perle t tc. quali, in Lungo l'Affrico, nolle: molie, nottumo: azzurro e sussurro, sempre: tempie'A, o, nei Madrigalt del-ľeslate, canne: Šikano, ninfa: Siring,a'\acqua: delicata"', ecc. Attraverso. in particolare. črepu Scolari e Montale, il quale le utilizza con grande larghezza e ahilitä em ramhe le tecniche entra nn .', ••• mazioni in Mat 38. petali. segreu, II gelsomino nottumo, in Canti di Castelvecchio, in Poesie, Milano, Mondadori, 1958,1, p. 601, vv. 21 e 23. tramonto ... bröntola, La canzone del girarrosto, in Canti di Castelvecchio cit., p. 607, w. 2, 4. esali .. älito, II soffio della vergine, in Canti di Castel-urec/jioeit, p. 6J7. vv. 29, 31. " Lungo.. tempie, Lungo ľAffrico nelle sere di giugno dopo k pioggia, in Laudi del cielo del mare della term e degli erot, libra III: Alcyone, Milano, Mondado-ri, 1944, p. 574, rispettivamente, vv. 21, 23-24, 26, 27-29. " canne... Siringa, A mezzodi, in Madrigali delí esu* ■ in Laudi cit., p. 742, w. 1-4. , 16 acqua: delicata, Le lampade marme, in Maärtga cit., p. 744, w 8-9. " Myricae, sulle raccolte poetiche di Pascoli riman diamo a Mat 42. . ■ , " «o... cimitero», Romagna, in Myncae, ed.cn ^ eura di G. Nava, Firenze, Sansoni, 1974, IL P-w. 51-52. •, " tailor ... giomo,, Anniversano, in Myncae P- 38' v" 9- •, n 100. oľischia ... rade,, Dialogo, in Myncae cit., P v- 21- itmktf " *Tra...parlano,, Ipu/finidelľAdnatiCO, in« cit., p. 44, vv. 1-3. M cjt., " «squassavano ... piú,, Ľassiuolo, in Myn p. 153, w. 19-22. _ .„ tt/S- schiocehi do e assorto, in Ossi di seppia, m L operu*1* p. 28, v. 4. ,. ^pia " ,di fremiti... girasoli,, Riviere, in Ossi * W p. 101, v. 13. 709 l.elaborazk)nflfttfrakia bridi uguale strummtjint^^ Si o anSré^^rosee d. pesche, blanche di »W?5ä^'™ J'donn.^ i!/, e -hi altri (é signifieativo ehe D'Annunzio, nei suoi Sí Commiäto, nproduca anchc questo st.lerna var.ando «iper-pascolianamente»ľiniziodľLÍ ňt smi «^|Íliií^nde 1 linguaggi degli alati, / strida di falchi, pianti di eolombe Qi^Tramiunzio:ie nota la sua pred.lezione osse^iv, anche in prosa, per le vocisdruc riflyn cui si incontrano gusto del preziosismo lessicale i- dpll.TU^^^^ «b^jmodegli sdruccioli ě uno degli ingredienti costitutivi Helia iTnň ^iŕrtčitŕWrfmr-■mrnuna. in particolare nelľendecasillabo ritmato su due proparossitoni contigui, di cui il se-mnufrPerlo piú in puntadi verso: «incanti la lucertola verdögnola», «tremano come tréma il apelvenere», «unico nella duplice figura», «Päscono suso in ciel nüvole bianche»" (per sce-gliere solo alcuni dei moltissimi esempi che si susseguono in non piú di dieci pagine di Alcione): dove la figura ritmica h continuamente impreziosita da echi fonici. II modulo, e spesso con ef-fcttfrimilissirni, torna lrequente in Montale: «tionti nůvoli di piante agli äsoli»'"', «e ti modu-loripkla a sua imagine»", «e si fibrano piume su uno scrlmolo»", ecc. (in «Cigola la carrücola del pozzo»" é stata poi notata un'analogia ritmica ancor piü stringente con un verso dannun-ziano: «Diruta la Cerägiola rosseggia»"'). E ora si auscultino, dalle Suovepoesie*' di Quasimodo, endecasülabi come «dove il Plätani rötola conchiglie» «al timpano che imita la notte» , «Eh Candida immägine sull'alghe»'0, oppure si osservino čerti versi contigui isoritmici con gli sdruccioli assonanti in parallelismo prosodico (sotto accento di sesta41): «D'alghe arse, di/ôssi/t marini/Ie spiagge ove corrono in amore»4' e simili (cfr. ad esempio «aecosto aecosto mcmict le rase/il capricorno sôrdtdo e bisulco»4'). Sempre nella stessa raccolta la lirica Ride la pzza, wen a&tmci, tutta abilmente intessutadi sdruccioli, rirn^^ajiDVWzioanzituttoperIjg-8«tivo superlativo in .j«imn mllof ato ad apertura di ^M<- « ~ ■«jA.iiflLiyu - m t r/ff j iĽUĽi. au' ovi «Kt 1 *"* -__„_ *P« ľerbalosiverde, / bcllissime nel fuoco della lunaľ44, da paragonare ad esemp.o con «Congiunto era con Sirio / altissimo nel medio orbe, nelľarce»4\ o anche meg^.o con .Bdhs* »»,«PpaW.I„o8nimuscoIo....rSileWno i ogni i a . < 'wii¥rHi^Lcgual numero di sillabe. „ "tormir ..TmaleTTRomagna eil., p. 35, w. 47-48. ft^*^ - Mine», U vischio, in Pnmi poemetti. in »?*«., , 37. P- 197, v. 3. '•*» - scmille», 11 miracolo, in Myricae cit., v. 21. Ito'T" colomhe», IIcommiato, in Ľud: cit., ľ liiiC V'18' Nc,la P<*sia P-scoliana Passen a sem •L'uoľ' ĺ lelt*cchio cit., p. 597. vv. 1-2) si ^Síc: PUnti^0,. inlcnde 8« uccelli, i gridi / dci talchi.. V^delle colombc,. '. J'^Jagjne finale del veršu. •Äfoľľ ■•■ Manche», ll/anciulh, in Laudi cit. n- V. i/-,P 56°. v. 37; p. 565, v 1«; p 566. 'Ä569'v243 4>... i "•••«<)*», Valmorlm,discorrtvamotltuolon- 'tOssid, 'eppiadt., p. 41, v. 2. Of** J**g>»e.. Vento e handierc, in Aim vent- m """Jícit. n IX ., A DePisis in 57***«t..p. 23, v. 6 N^fWofo», AUa „amera J, Filippo Deľi tft,, mi questo l,hro, in Le occasion!, in L "per" •p'28,v. 3. . P°Zzo,, Cigola la carrücola nelP»^»-1 rosseggia,, II commiato ca - v- Salvátore Quasimodo (1901-68) scr'issľle Ňuovepoesie tra il 1936 e il 1942. Tjbm conebigue.. Che mi, 1»«°« Ä« " ÍSSÍ:**1'***'' i" i* f*s&* ' * " 119, w. 3-4 hsulco; rPietä «D'alghe- ■ > loeepoeii «aecosto «* t:Ľ, G. D'Annunzio. Tnstezza. b nem m'i h Juna'. W* k V* - «neu------ in) „ 5.7. . • tCongiunto P " m^uscolo,U^eienervoMl „Bellissimo diáx.V 7,4 157. 710 L'ELABORAZIONĽ LETTERARIA 95 tu vento del sud forte di zdgare, / spingi la luna dove nudi dórmono/ fanciuJIi, forza il p„|,.(|r sui campi / úmidi ďorme di cavalli, apri / il maře, alza le núvole dagli albert*'. attirano latten" zione, oltre a varii elementi lessicali e tonali, di nuovo 1'endccasillabo con doppio sdrucciolo |a coppia di versi successivi uscenti entrambi in proparossitono, e particolarmcnie Puso saga'ce deH'aggettivo sdrucciolo a ínizio di verso, posposto al sostantivo e staccato da essolnediante (ttjambement**, che risponde a nn copsnmarn rernirismo dannunziano («Dftprc« ďogrii lim^T no lezzo in řonti /gčlidi... »49; «Par che da' piedi tuoi torta sia nata/radiče edi nátura / érbida par ti sien fatte le gambe»M; «mentre la luna ě prossima alle soglie / cérulc...»", ecc.). Ě chiaro che la fenomenologia delle tradizioni formali c dei prestiti puó divenire terreno privi legiato per discriminazioni di carattere stilistico, permettendo di rilcvare per via comparativa il dissimile e 1'individuale nel simile, le variabili nellc invarianti. Cosi alcune delle dcduzioni piú concrete sul linguaggio di Montale sono state svolte (dal Bonfiglioli") attraverso un esamc dcttagliato del valore scmantico e stilistico nuovo che assumono in lui dementi lessicali di chiara matrice pascoliana. Ma fruttuoso sará anchc il confronto a piú termini, in cui si compa-rano non un riceventc c un immissario, ma piú riceventi dello stesso immissario, singole sin-cronie contemporance sulla base di elementi diacronici comuni. Da lavori recenti sui due poeti si ricavano ad esempio indicazioni interessanti intorno al modo diverso di utilizzare i suggeri-menti dannunziani da parte di Ungaretti5' e di Montale. Schematicamente si puó dire che il primo (in partlcolare nel Stmttmento ") tende a carpire soprattutto un lessico sfumato. cocne čerta aggettivazione di sapore letterario impiegata in callidae iuncturae", e dal punto di vista sintattico tende a proseguire di D'Annunzio il gusto per le sequenze iterative e accumulanti — série cli apposizioni analoniche, pohsindeti —, tipiche di soluzioni compositive a carattere aperto, dilatate, salienti. II secondo invece predilige prelievi lessicali che pwtano ora al sostantivo tecnico-prezioso che individua con esattezza 1'oggefto (cinifja, rédola, scrimolo, ecc), ora al verbo esprcssionistico, energetico (infoltarsi e altri parasintetici, svolacchiare, ecc), e struituralmente míra a scorciare nel concentrato del frammento-«occasione»"' ció che in D'Annunzio era diffu.'p f H;|•J^■'•"f'^,7 Piintnali |e indicazioni che se ne possono trarre per una definizione stilistica differenziale dei due poeti. Ma poiché Pascoli e D'Annunzio pongono le basi di una lingua poetica largamente comune, coincidenze tccniche e soprattutto lessicali con essi non significheranno sempře, in poeti piu recenti, riprcsc dirette, ma potranno presupporre frafile e intermedial o semplicemente il de-bito verso un usus" letterario medio e indifferenziato. Cosi tutto un lessico umile^jecmcg-quotidiano ampiamente introdotto in poesia dal Pascoli ě giá acclimatato, prima che nella li cäľdHječe^lôrTcome Montale, nelle pagiňe di crepuscolari e «vociani»^ non si tratta «Etu . atberi». Ride la gazza cit., p. 101, w. 12- 16 ■ enjamlvment, ne trovatc la dcfinisionc in Strumen- It, p 95. ww, f---- *Detcrso ... .<';..':■ La tregua, in laudi cit., p. 555, 13. w "Par che ... gambe», II fanciullo cit., p 565, vv. 157-59. -mcntre cemle*, La sem ftesolana, in i'..:.,.'; cit., 575, w. 8-9. Bon/iglioli, il riŕerimento i a Pietro Bonfiglioli, Pa-scoli e Montale, in AA. VV'., Studt per Ucentenario delia nuicita di Gtovannt Pascoli pubbltcatt nelcini/uantena-rtn delia morte, Bologna, Commissionc per i teíti di lingua, 1962, I, pp. 219-4}. " Vngarettt, per Giuseppe Ungarctti rimandiamo al secondo capitolo della quarta sczionc Sentimento, raccolta poetica ora compresa in O. Ungarctti, Vita dun uomo. Tulte le poesie, a cura di I Piccioni, Milano, Mondadori, 1969, pp. 99-196 ' eal/idae iuncturae, congiunzioni rat/mate ejnsolHc 4i dir ynmini~rnnrnc_c_ vcrho, noinc c W"11"' " toccasione; Le occasion, e il titolo, gia ricordato. di una raccolta poetica di MontaJe. dilabente, tendente a dissolvcrsi. USMS, UK). LEXA" lORAZlONE LETTERARIA 711 an di consuetizzazione di sparsi materiali e ritrovati stílkriri - x s, ,, uíilizzazione del linguaggio pascoliano edannunzianoche IT a ľ ' Puo ««»raversare» e «ndurre» ,n un certo modo Pascoli e D'Annunz,o aj i Lnto Gozzano ha gia compiuto analoga operazione. E djGozzano proprio Montale ha detto Je i state il primo poeta il quale «abbia tratto scintille facendo cozzare J'aulico col prosai-vale a dire cstraniando 1 materiali eloquenti e aulici della tradizione in contest! di tono 'yje e quotidiano e mettendoli a vistoso contrasto con elementi di tutt'altro sapore, prosa-siid, irusti- rino a"° stridore tona,c c a"a ,aIente Paródia. Dunque I'immagine tipicamente dannunziana delle statue delle «stagioni camuse e senza braccia» é ambientata «tra mucchi di Iftameedi vinaccia»e tra «i porri e l'insalata»"; una parola poetica per eccellenza come malin-—:—— ~-.rj recenti tecnicismi, declinati ironicamente, come radioscopia opirografta o jologra/iä", e a versi di letterarietä contabile come «semplicitä che I'animaconsola,/semplici-tadove tu vivi sola» ne risponde uno come «Armadi immensi pieni di lenzuola*\ «witfvaarimarecon (P. V. McngaJdo, Aspetti e tendenze della Imgua poetica italiaru del Novecento, in La tradizh del Novecento, Milano, Feltrinelli, 1975, pp. 126-31) PropOSte di lettura e ricerca AJtre osservazioni sui rapporti Ira il linguaggio poetico di Pascoli e D'Annunzio e qucllo della poesia itaJiana del Novecento sono conrenute in vari saggi raccolti da P. V. MengaJdo in tre volumi La tradizione del'Novecento, Milano, FeltrinelJi, 1980 (ľ ed. 1975); La tradizione del Novecento. Seconda serte, Fircnze, Vailecchi, 1987; La tradizione del Novecento. Terza serie, Torino, Ei-naudi, 1991; vari saggi (molto analitici e specialisti, la cui lettura puó pero dare buoni spunti) nci volumi di G. L. Beccaria, L autonómia delsigniftcante. Figure delritmo e della sintassi. Dante. Pascoli, D'Annunzio, Torino, Einaudi, 1975, e Le-formedella Ion-lananza, Milano, Garzanti, 1989; o in queffi di V. Coletti, Momenti del linguaggio portico novecentesco, Genová, II Melangolo, 1978, e Italiano ď autore. Saggidilingua elet-teratura del Novecento, Genova, Marietti, 1989; unintcressantcdibatiito sul concetto di .grande stile» é contenuto nel numero monogra/ico (2-3, 1983) della ""sta .Sigma*, Grande stile e poesia del Novecento (con intcrvcnti di G.L. Beccu\»,L. trt«i A. Zartzotto, E. Sanguineti, G. Barberi Squarotti, P. V. MengaJdo, G Gvd*. A.J*» mu^zt, G. GuglieLi, N. Orcngo. M. Luzi, O. Macri, G. Con.e. S. Rama.. C. Ma 8ris, ecc.). pjfc*!' Corazzmi, di Guido Gozzano abb.arno nella seconda sezione NcUopera del rom no *S^«»aini (1886-1907) appa.onoev.dcnt. V >*gni della poetica crcpuscolarc, dal ^ pe' ^Piecok e €viB ainJs.enza vcla.a d. ^il"1'" e la mo"' 'che colse, per ' ."'^ I^PWID. Pubblicó privatamente alcun. l.bo<^ ^^--n904),r^-Ä'^ vamente .n m™felsclta cit-, P- 169':„ Tut- %ĽT^ e la w«e (che colsc. r*' di varnej *ftbclta c..., P , . in Ut- f^°tP««»<^ mUt«delnín>o. U^^DolcezzeuhoA). L'amaro^^ L'amUad,111-12- c„ tlCí* (I905». Libro per la ser, delia dom<£< '„nzuola- U ^'(Lírtche, Napol,. Ricciardi. ľjOTf^ ' G°*an7T"'la CÍ,aZ,0nf * 'lulU U" C" ' """o. dopo trentannt, in Snil* r~~ m .semplf" p. ,69. w-4*-47'44- 850 LE ARKE TE| , . • , • „ j: una strofa contrappone immagini che alludono a situazio Tno c soprattutto nclla prima parte, lega hmmagmc male d, cscun. s, J inoltre sop' d(. insommaCon accostamcnti rapid., camhiamcn? trasformazioni di un «segno» in un al.ro (per escmpio la fanciulla che .pp.. re nel campo dove si ara e che pub essere, in un mterpretaz.one Ict.cralc, una g„>VJm. Tontadinaiimpugn. la (alce e si rivela figura deUa morte, cos. come la vecchia che pa, fe unaíica dotta dalla struttura molto calcolata: la prima parte, con i rumori, la gen ,e ali incontri di morte c ďamore, raffigura il vissu.o de. sentiment, e de. sensi, I,sc conda accenna aun'ascesi solitaria, alia contemplazionc dclla morte c sv.luppa .1 moti-vo delle parole che voláno senza incontrarc Tintcrlocutore a cu. erano dcsiuutc IparU il con.adino, il poeta rispondc rivolgcndosi alia fanciulla apparsa nel frattcmpo mac una vecchia che lo sente, la quale pero parla con se stcssa); la tcrza suggcr.scc 1c chuvi di lcttura L'oggetto quotidiano č inscrito in una simhologia ctico-spcculativa til cam-panello dclla bicicletta, il fanale, l'andare veloci = impegno morale, impegno dclla poesia, ecc); altre immagini vengono dalla cultura antica o da Dante (per escmpio, il fiume dal rumore cupo = fiumi infcrnali, raffigurazioni mitiche delloltretombal. a sono infinc parole a cui Pascoli lega sempre uno spiccato fonosimholismo: cosi quelle con la s, come Urepere, v. 3, e soprattutto stridire. v. 16 (altre volte egli usa parole con questa radiče - stride slridio, stridulo — per riferirsi alia voce e alia presenza dei morti: si veda almeno Vetera, nei Poemi conviviali, vv. 19 e 78, e, nei Huovi poemetti. Gli emigranti nella luna, canto ill: In sogno, w. 38 e 41). «Disseminazione e 'senso' del suono nel linguaggio poetko di Giovanni Pascoli» Uno dei presupposti teorici dei saggi dedicati a Pascoli da Gian Luigi ^ec' caria (saggi molto analitici, di cui riportiamo appena un 'osservazione) e che, per quanta il suono di per sé non abbia significato, «1 'espansione fonico-timbrica dei morfemt, les-semi efonemi ě essa stessa, nella grande poesia, depositaria di significato»1 • Tra i casi * teressanti che egli esamina c'ela fitta presenza nelle poesie di Pascoli dei sostantivi (piú tecnicamente, i deverbali con valorefrequentativo — sui quali ha gia attirato It tenzione Mengaldo, come abbiamo visto in T74 — come cigolio, tintinnio, tremolto-ecc); la si pud collegare alle potenzialita simboliche percepite inconsciamente nel suono lil {soprattutto quando si trovi in una parola tematica), potenzialita che inducon _ Pascoli a disseminare questo suono nel verso. (Una disseminazione fonosimboltcac anche nella poesia che abbiamo letto, La bicicletta, T104, w. 14-16 «i gridilde' I'innominabile [...] che udivo stridire gli acridh). Data lmeliminabile corpulenza della parola (il cui 'peso1 fu sentito in maniera singolarc da J" ti. poet! moderni) le parole su semivocale 'acuta' i, ě come se fossero da Pascoli risent.teesi tragui (mi s. pass, la metafora), come strumento insomma di sonorita attenuata (non usad. ma, tremore ma tremolio). In tal serie di vocaboli Pascoli riconosce, per eccesso' di sens** linguisuca (propria di ogni vero poeta), un plu^alrar^emantko^Ri-propone in poesia 1uem. cabol, ncreandoh, con una ricchezza di senso sconosciuta alia lingua normále, al testo «euW camente. non organizzato1 e non accordato a quel suono /,/, che, preso isolatamente, non ccrto s.gn.hcato autonomo. Pascoli risente la costituzione fonica del vocabolo, la sua T. . »- $i4g0vC OGGETTIVITA: LINGUAGGI, SITUAZIONI 851 G. L. _ £ rilmo , dclla sm/ail, D J " "wpcantc figure T°"n°. Einaudi, 1975, PaKoh- D*»nunzio, ' «eufomcamente» non organizzato, che non nato da un criterio di cocrenza dei suoni ^ comc dotata di vocaz.one fonos.mbohca. 1 suono /i/ non é depositario di slgnificato Ma la sua iteraz,one (nel corpo dello stesso vocabolo in -io, e nel verso o nella testura che lo " cerchia) lo evidenz.a come una unita rdevante nella coscienza del poeta. Pcrcio/i/ ě semito co-me dipendente dalla páro a che o cont.ene e lo itera, e, disseminato neUa linea del verso rice-ve la semantizzazione della parola tematica. Sono parole a cui Pascoli dá una carica fissa; le ca-rica, per fatti associativi inconsci, di una potenzialitá simbolica. Un morfema demotivatoě ca-ricato di un messaggio inconscio. II divenire, d mutamento, la transitorietá, 1'incertezza, le lontananze cosmiche e le sue zone di mistero e di solitudine, o la lontananza e la debilita che sono proprieta delle cose, diventano, accordate nel verso, una proprieta di tal classe di parole. La suggestivitá delle cose si trasferisce alla suggestivitajcondizionata dalla costituzione fonica stessa) delle parole. "Parole-astrazione dunque, parole-simbolo che aequistano una significazio-ne superiorěTflKřre, rispetto al significato consueto. (G. L. Beccaria, V autonomu áel sigmftcante Figuře del ntmo t della smtassi Dante. Pascoli, D'Annunzio, Torino, Einaudi, 1975, pp. 182-83) Ultimo sogno La prima tdeazione ě del 1893; entró poi nella terza edizione di Myri-cae (1894). Raffigura una situazione onirica: la guarigione da una malattia, la compar-sa della madre morta al capezzale. Cé, a cominciare dal titolo, molta ambiguita: forse questo sogno ě V ultimo ineubo della malattia, o forse ě lultimo sogno di quella malattia che ě la vita e da cui si guarisce morendo, o forse é il sogno estremo che si pud sogna-re, quello di essere morti. Da un immoto fragor di carriaggi ferrei, moventi verso 1'infinito tra schioechi acuti e fremiti selvaggi... un silenzio improvviso. Ero guarito. Era spirato il nembo del mio male in un alito. Un muovere di ciglia; e vidi la mia madre al capezzale: io la guardava senza meraviglia. Libero!... inerte si, forse, quanďio le mani al petto sciogliere volessr. ma non volevo. Udivasi un fruscio sottile, assiduo, quasi di cipressi; quasi ďun fiume che cercasse il mare inesistente, in un immenso piano: '5 T10< .0 1. ,^'U' **ondo lo schema ABAB immob'l= "«1 senso di .immuubile., «<« 1-2 , "mPre uguale.. di ferrei, carri di ferro; po.rebbe w«M« * *S.f?rrovi«i. ma il verso seguen.e - se in «so * ir2 'acuti devono essere in.esi come sch,occn **U,T C 'fremi" *l"m' eome fremi.i di cav.01 ' ""nere che debbano essere carri d, iertea trtimti da best'u. 5-6. Era alito, la tempesia (nembo) del mio male si era spenu in un sollio leggero. 8. lenzamemi%ha, nonostantela madrr losse morn 9. merle, inctptce di miviti. 10 al petto, dal pello. Jul quale le mini erano depo- s.e. 12. assiduo, cmiinte, quasi it cipressi, come di cipm si (piintt che vale quale simbolo (unebre) II Mt IM I I Al' II',)/ " VM u<>M,,,,,,, i M,|/,„,,|„ l#*>fM Ii.» ,1,1.. ' K>»|"**" ,U t*thmon .....7rM^'^^- -t N t«oi ll»,l.l U, I, w ,„ „„ r J ^ —^*lr< rtM», IfllKi * «. rill», / - fMl V.,JM „„, ' f| «-; »'WMrtWr* ,u\........»...... Hill) imHlllMlMiif *L^„ li M WHptMU. ........,.,.....«■.....,............,.tlÄJ^ litinu/, Mi'|uu ludihJ/,ll/fh ,„J' K * l,//U tuvuu)Motu*U »im*,Umhio.yHtUi* ,),V4,\llt '|'"i'r,,"7í'" fr1'; vA;u^.....h— «»—^Zi\ 'Mtwu*ii:,*m'et(itfMjmyi&ííuki, f H Uli lull/» I" tu//, fj,a»',|a - • 5|,ř' ui',i,/ , a/i>f«-„/.a mu-.i.' ai>j «Jy j.<.•.-:,/;,,:.; -Ki I' • nj/MijjOtouotuiK a\,o-M-w,ri UM/idii -4 un f/iv/^iodíe«prefMonemusicale. Vo-Irvoi In la mia j,ai',la f/^v |/iu mVum\> \\M- 4 < \,i / Ml j,aj,-/a 'Ii vi •/•-;•• v/tto a una < a:r.;,a:.a <\. -yt, .:>- .<■:. iI /"'Ii «wer« vidno f qua!/DM di eMenzial*- (in vdo tottile, un filo appena mi tepara-vm 'l/lnu»ivo I.« :.|,i« -.-.i'/fc- aivJuia -,ai«-M< itata la r/rttura dí quel velo, di quel fi)/> una ripl/wi//!»«-, la f iru- <\r\\'my^iu*i 'lel i/»//fulo come rapf^rexmtazione. Ma «|i/«-i>|// «-la un liffiílr \\V4wyi\,y\\>\\r \. la ;/,ia vJ'/ii»a di aď-r-f./a f-.'ava r:. ... iftlllillva, uz/ii | ;/'/(/> a i/i Iii a 11/ a*' ♦ei'^fte tutu>e nav//|/>/ / ÍJ faii^j j] míra '1*H''i*, -4 ,fa)yjM>? <ří«r li/^fj //nu-if > f iV/y/f i uerra,nel'l'>mí rcaJdecí ►ítívíwno W>wítfai)'20eíl lV/ ďaníw; /ieJla pererme me-.'j'i'.i.'/,, rUvJve íl probte 'ere U propria contra/ldizíone «to. Senza far ne měrce da ta- <:oiiHcrvnxionv mihi memoria del testo poetko: come agisce Montale T96 /K-///I memoria di Cnlvitio l/olö CabtrtC mmmcnla una äellepoeüe che ha impara-i>, a mrtt/ntm du y/ovaw umfrontando la rralav.wnc mentale quasi incomapevole (cosi ryh d„ r), hr l'ha ai < om],aVriaU, perannt con le verifiche impoite dälla rileltura. II teste dt Montalr rr.ulla , ompmclrato in profondo con imma?jni e temi e intercsü che sono Matt alla hau- ddla rtflrwione <■ Ml'invenv.vme di Calvino Mev.o: la citta come luoyo menlate, lo spann viiualu/alo, l'idra ddla yrande -xala hioloy;ca in cui »imemee l'u-mano, la , ou irn/a dt una muta/.ione antropotey;ca indotta dalle macchine. Vwsr un mattino t un «ONO M »eppia» che »i dittKC* dagli altri non tanto perche e una poesia *naf»ativa* (\a tipK a \*r%\a r* •■ in /.''////-ra in i/m/dt., p, 23. 818 U AREE TEMAT1CHE soggciio ddl'azionc * un colpo di vento e l'azione c 1* veritica dell'assenza d'una persona, quindi il movimento narrativo sta nel contrapporre un soggetto non umano pttsente a un og-getto umano assentd. ma perche e priva di oggetti. di cmhlemi naturali. priva d'un paesaggio determinato, c unapoesiad'immaginazione e di pensiero astratti, come raramente in Montak Mi m'aecorgo che la distanziarla ancor piü dallc ihre) la mia memoria aveva apportato una correzionc alla poesia: il sesto verso per me comincia: «alberi case strade» oppure «uomini case strade» c non «alberi case colli» come solo ora nleggendo il testo dopo ireniacinque anni \ edo chedice. Cioe iososliiuendo«sirade» a «colli»amhiemo l'a.-ione >u uno scen.it to .\\ ■;•>r■.ic.v.c ciiudino, torse perche la parola «colli» mi suona troppo vaga. t'orse perche la presenra dcgli «uomini che non si \oltano» mi suggerisee un viavai di passanii; insomma la scomparsa del mondo la vedo come scomparsa della citta piuttosto che come scomparsa della natura Mac corgo or« che la mia memoria non laceva che stingere su questa poesia l'immagine del \ erso «C.iü non vede la gente neU'attollaio corso» che appare quattro pagine prima, in un componi-memo gcincllo a qucstol. v \' Utu DJ VRW Khen vederv. la molk die scatena il «miracolo»el'elemento naturale, cioe •uaotictko.rasciutu cristallin* trasparenra dell'aria invemalc. che renck le cose taiMO niiide da errare un ettetto d'inraha. quasi che l'akne di toschia cIk ahitualmeme stuma il paesaggio vC|u\ lomo *d atnhicnure la poesia di Montak, dd primo Moniale. nd consueto paesaggio co siiero, asMmilandolo * quelk ddla mia memoria'* s'kkntitkhi con k» spessore c peso del-l'esisirre No, nonci sianvancora e 1* concrvie.-.-adi quest'ari* invisihile. che app-.v.v.e veno, con una sua solkhta autosutfteiente, che finisce per imjvrsi sul mondo e tark» sparire. L'ari* veno e il vero demento di questa poesia. e la citri mentale in cui la situo e una cittk di veno, che si ta diatana ftno ache scomparc £ la deierminateua del medioehe sKvva ikI sen v dd nulla tmemre in 1 eopanli e V irtdeierrmnatem che r*ggiun$e k» siess» efiettoi. O per es v paö c e un senso di sospensione, dal «Fors* un mattino» iniaiak. che non e indeter-mmateaaa ma aticnto vquiUhtKV. «anJUnion un'anadi veito». quasi cammuundo :v".'. 'a-.-.a m ana. nel tragiW \rt^ ddl an*, ndla hvr trt\kia dd matrincv tino a che non ci s'acvorjx d'es >- sospra nd vuotiv l! »ftw vh sxvsj>e«sk>ne c »nsicroe di conoetewa cvwinua nd stv\m>do \xrs\> per via dd l\Nsc»llame andatAira ntmica. cvmi qud «v\>n\p»rsi» che il kriuve e contimMmente tentato di v^^^rSj!w in «con\j>imi», Ojini \\>lta rvxi acwNrjxixkvsi che tutu> il \rrs\^ jravita prv^v su quel prvvsastkv «compwa* che snwra v>:ni entasi ndl* cvvvstatajkw vW.mirav^* fe un »^ xrr*> a cui il ro»o vxwvh«o e srmprv stato attewexnaw (>rvHxr«o t>crdw ikIU diwone ,menuW\ \a aiutato un po, senvhra che ahUa un paevk di ik^v che invece ikm\ c attatto di »v^v\ nw la wa murutM qws»> ivikW l Ktanm quakhe sUUU l.a aoaw vW \t-rso pft Ubik MwmoMfi nvnir^ u «rmxljsettckxmi» che alUe wxlte m« viene da aWvrviarv m «vwIuikWu* o *$wando w», shv.üviaivk vwsi tutt* 1* sucocs.skmk degli acvenii. . • l ra le ra^Kvu per au una jv>esia smi^k alla menwia uvmu cKwJmJo desscre nundai* a meme. ,vh tavr.vU no-wUtr» le ,^ilianta nKtriche hamv una parte dev.siv* In MontaW m ha n lc sdrwvtole. k n««e im ivrtette. k (iiw in |\VMiKv\i ii\$\>litc come l!s»«s»v**V /mwuhm t mm> Jti ihtiesimxt JMpuk'"* cnenmacxxnAiixr^niwwM. Ias\\n\rtsaddlarinu i>onesolo umvikm Monialeeuivcid ran ^DEU-ARTISTA conoscono il segreto d' usare la rima per abbassare il tono, non per aharb, cncU vk>gic\>. di nrade.va e rasra-trjx ccaae«kaV ntdiwtro» mentale Merkau-Pontv nella 1 rtamemthgm deOipfKrziomt ha pagkae«okobetesacasikcaiIV ^«--«^tKw.Wkxsruriosise^aradairesperi^ f>anto tak. vuoto e sema limiti la sev^perta e sakrau ii! rvcu coc ;ikk, ccaae «aäraco-v come acquisiuone di veriti contrapfvsta al*«ai|tno coosurto» ma akbe aoffcna oome spawntosa «AxnunremxrecHubriaco» Ncincfie «Tarii di reo«» mtiear : pc$ ■mcs Tawk* librato ckn'«arxknck». dew.! rapide si rtsoke c. -r. brecä*- pw punti di rUerimento K» ^omvsoHlo»- >äin si \\mr\MP 11 «di jitK»»chechäadeilpriaaoxr^< Jdk?«v«ii PÄ« drcoscrivT resperiensa dd rnsßa nei rermmi reaarcral Ja» «staaae Kfcenk 3 me» ?**>«Wr*nckreaBrntem-d'un txaesa^v v .v ■ ■ v - ^• - - ««I« y*>P«« non fa v-he srrme che si cMndfk^- . S^ehilrVT,^" U i wtwa Ja qwdk per esemfkv et VtwmefcaaaW law »1 "«WWtivui vhsjxmta (vo.V o ^«tla«a«^•^^^•■»•*•^•*««•«•• fr*» . Am v v ,^,M w N .x»»V~~ - _______r;..^%-------v'"." 820 AW* TEMA,, CHF 83 90 iL vuOTO DiETRO Di me La mia lettura di Fone un mattino si puö cosi considerarc • Ma essa ha messo in moto dentro di me una serie di riflessioni sulla percezionc visiva H ciazioni d'idee in territori lontani, 0 meglio di richiamare e agganciare a sé idee di vJ;,'"'" 4 "na provf. priazione dello spazio. Una poesia vive anche per il potere d'irradiare ipotesi divaga/ ' ciazioni d'idee in territori lontani, 0 meglio di richiamare e agganciare a sé idee di vai, nienza, organizzandole in una mobile rete di riferimcnti c rifrazioni, come attravcrso un 93 poe-unnio- stallo. II «vuoto» e il «nulla» sono «alle mie spalle», «dietro di me». II punto fondamentalc del metto ě questo. Non é una indcterminata sensazione di dissoluzione: c la costruzionc d dello conoscitivo che non ě facile da smentire e che puö coesistere in noi con altri modem [ meno empirici. L'ipotesi puö essere enunciata in termini molto semplici e rigorosi: data la bi partizione dello spazio che ci circonda in un campo visuale davanti ai nostri occhi e un carapo invisibile alle nostre spalle, si definisce il primo come schermo d'inganni e il secondo comeun vuoto che ě la vera sostanza del mondo. Sarebbe legittimo aspettarsi che il poeta, una volta constatato che dietro di lui c e il vuoto estendesse questa scoperta anche nelle altre direzioni; ma nel testo non c'e nulla che giustificbi questa generalizzazione, mentre il modello dello spazio bipartito non viene mai smemito dal testo, anzi ě affermato dalla ridondanza del terzo verso: «il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro — di me». Durante la mia frequentazione puramente mnemonica del poemetto, questa ridondanza alle volte mi causava delle perplessitä, e allora tentavo una variante: «il nulla a me dinan-zi, il vuoto dietro — di me»; cioě il poeta si volta, vede il vuoto, torna a girare su se stesso e il 31 vuoto s'e esteso da tutte le parti. Ma riflettendo capivo che qualcosa della pregnanza poetica andava perduta se la scoperta del vuoto non era localizzata in quel «dietro». La divisione dello spazio in un campo anteriore e in un campo posteriore non é soltanto una delle piii elementari operazioni umane sulle categoric Ě un dato di partenza comune a tutti gli animali, che comincia assai presto nella scala biologica, da quando esistono esseri viventi che si sviluppano non piii secondo una simmetria raggiata ma secondo uno schema bipolare, localiz-zando in un'estremitä del corpo gli organi di relazione col mondo esterno: una boccae alcune terminazioni nervose di cui alcune diventeranno apparati visivi. Da quel momento il mon s'identifica col campo anteriore, a cui é complementare una zona d'inconoscibilita, di mondo, di nulla, retrostante all'osservatore. Spostandosi e sommando i campi visuali success^ •i i vi, l'essere vivente riesce a costruirsi un mondo circolare completo e coerente, ma si tratwP sempre d'un modello induttivo le cui verifiche non saranno mai soddisfacenti. L'uomo ha sempre sofferto della mancanza d'un occhio sulla nuca, e il suo atteggiamen^^ noscitivo non puö che essere problematico perché egli non puö essere mai sicuro di cosa c sue spalle, cioě non puö verificare se il mondo continua tra i punti estremi che riesce a ^ ( storcendo le pupille in fuori a sinistra e a destra. Se non ě immobilizzato puö 8irare' „fcr-tutta la persona e avere una conferma che il mondo c'e anche Ii, ma questa sarä anca iřZy ma che ciö che egli ha di fronte ě sempre il suo campo visuale, il quale si estende per ^ ^ di tot gradi e non di piů, mentre alle sue spalle c'e sempře un areo complementare m^ momento il mondo potrebbe non esserci. Insomma, ruotiamo su noi stessi spingen .-^ taj 1)0 ai nostri occhi il nostro campo visuale e non riusciamo mai a vedere com ö lo spa stro campo visuale non arriva. . j 0ggeti>vl II protagonista della poesia di Montale riesce, per una combinazione di 'at!°an(0 jn |„ di vetro, arida) e soggettivi (ricettivitä a un miracolo gnoseologico) a vo'"rSa'ncora occUP*"3 arrivare, diciamo, a gettare lo sguardo la dove il suo campo visuale non na ^ spazio: e vede il nulla, il vuoto. biato) la La stessa problematica, in positivo (0 in negativo, insomma con segno cam ^ una leggenda dci boscaioli del Wisconsin e del Minnesota riportata da Borges , TEMA DELL ARTISTA 821 ^ftntastica9. C e un animale che si chiama bide-behind h gue dappertutto, nella foresta, quando vai per legna- ti volt * 'Ue spiSSe'6 * ďe-behind ě piů svelto ancora e si ě giä spostato dietro di te-ma ^ qUam°tU S'a Sve,t0,0 * simpre D. Borges non cita le sue fonti e puö darsi che oue«, Ln0n m COm'é fatt0 ma ř A non toglierebbe nulla alia sua forza d'ipotesi che l^^'^T^^« l'uomo di Montale ě quello che ě riuscito a voltarsi é W "'T"^,Po[re™>° % «| I piu spaventoso di qualsiasi animale, ě il II ' *»>lo ***** lINGANNO consueto Continuo con le divagazioni a mota libera. Si puö obie.tare che tutto questod.scorsos.situ.ipnmad unafondamentalerivoluzioneantropologicadelnos.ro secolo I adozione dello specchietto retrovisore delle auto. L'uomo motorizzato dovrebbe essere * rantitodall'esistenza del mondo dietro di lui, in quantoěmunito d'un occhio che guarda indie-tro. Parlo dello specchietto delle auto e non dello specchio in genere, perché nello specchio il mondo alle nostre spalle ě visto come contorno e complemento alia nostra persona. Ciö che lo specchio conferma ě la presenza del soggetto osservante, di cui il raondo ě uno sfondo accesso-rio. E un'operazione d'oggettivazione dell'io quella che lo specchio provoca, col pericolo in-combente, che il mito di Narciso sempre ci ricorda, dell'annegamento nell'io e conseguente perdita dell'io e del mondo. Invece, il grande avvenimento del nostro secolo ě 1'uso continuato d'uno specchio studiato in modo da escludere 1'io dalla visione. L'uomo automobilista puö essere considerato una specie biologicamente nuova per via dello specchietto piů ancora che per via dell'automobile stessa, perché i suoi occhi fissano una strada che s'accorcia davanti a lui e s'allunga dietro di lui, cioě puö comprendere in un solo sguardo due campi visivi contrapposti senza I'ingombro del-i'immagine di se stesso, come se egli fosse solo un occhio sospeso sulla totalita del mondo. Ma, a ben vedere, l'ipotesi di Forse un mattino non viene scalfita a questa nvoluaone della tec-nica percettiva. Se l'«inganno consueto» ě tutto ciö che abbiamo davanti, questo inganno 1; e-*nde a quella porzione del campo anteriore che, per essere incorniaata nello specchietto. Pretende di rappiesentare il campo posteriore. Anche se 1'io di FoneunmUm««se ^nun'^aefvetroesi voltasse nelleStesse^^^^"ff^Z^, "0 posteriore della macchina non il paesaggio che andava ^f^ÄS «nlestriscebianchesull'asfalto.ütrattodistradaappenapercorsojemacch.nec^ 5?SOrpassare- ma una vora8in? VUOta a^D'Arco Avallehadimostratopera^; W r«to, negli specchi di Montale, - come Sdv 10 D Arco Avau afřJorano fdl (c per Vascalaltri specchi d'acqua") - le .mmaguu non s. nlletto fu». vengono incontro all'osservatore. (,inrMistranéquaJcosachehasede ^tä, I'immagine che vediamo non ěqualcosa chel ocdi» g n^ddnaw** ne«Whio:ěqu4osacheavvieneinteramentenelcerveo,^^ Q °* che solo in una zona del cerveUo acquista una form e un ^ stfSS0 dentro d. » cui s-accampano ,c immagin,, e se riesco, »^^ndeK ( offl anJo '^aldiladiquella zona del mioce^ m" Percezione non gli attribuisce colore e forma di alt* H !4l 160 165 Die , «*> hmia ...Janlastic; nel c.P«°I° $*■ Lwentini, Torino, Einaudi, 1962, PP■ » ]nr_ľul<:n"ni, lonno, tinauui,.......„,lcoll" í* Luis Borges e Mwgariu Guerrero - »» tricenelloVra - degli accampamenti di boscaioli del „ « Mine«,,.; viene citato, tra »ľ" '""f-u. ne i" W J'*' Minnesota; viene citato, tra '""'.)che ^.loWe-irfmáOrtt : il «nascosto-dietro gnaiol" j riferimento^I «W ^ ^ come f"'lBom, »í* ji Vi*«*- ,ppar«>m''rtí' uj I960, r*1 ""P" i^efc* "%Í>Unp.'A A* 822 175 180 185 190 195 200 LE AREE TEMATl( HE ritá senza dimensioni né soggetti, attraversata da un pulviscolo di vibrazioni fredde e inf( ombre su un radar mal sintonizzato. come su uno schermo La ricostruzione del mondo avviene «come su uno schermo» e qui, metafora non pub che richiamare il cinema. La nostra tradizione poetica1 ha abitualmenteUsa to la parola «schermo» nel significato di «riparo-occultamento» o di <>, e Se ^ mo azzardarci ad affermare che questa ě la prima volta che un poeta italiano usa «schermo»ne] senso di «superficie su cui si proiettano immagini», credo che il rischio d'errore non sarebbe molto alto. Questa poesia (databile tra il 1921 e il 1925) appartiene chiararnente all'era del cinema, in cui il mondo corre davanti a noi come ombre d'una pellicola, alben case colli si sten. dono 'su una tela di fondo bidimensionale, la rapiditá del loro apparire («di gitto») e 1'enumera-zione evocano una successione d'immagini in movimento. Che siano immagini proiettate non ě detto, il loro «accamparsi» (mettersi in campo, occupare un campo, ecco il campo visivo chia-mato direttamente in causa) potrebbe anche non rimandare a una fonte o matrice del-l'immagine, scaturire direttamente dallo schermo (come abbiamo visto avvenire dallo spec-chio), ma anche l'illusione dello spettatore al cinema ě che le immagini vengano dallo schermo. L'illusione del mondo veniva tradizionalmente resa da poeti e drammaturghi con metafoře teatrali; il nostro secolo sostituisce al mondo come teatro il mondo come cinematografo, vorti-care d'immagini su una tela bianca. col Mio segreto Due rapiditá distinte attraversano il poemetto: quella della mente che in-tuisce e quella del mondo che scorre. Capire ě tutta questione d'essere veloci, rivolgersi tutt'a un tratto per sorprendere lo hide-behind, ě una giravolta su se stessi vertiginosa ed ě in quella vertigine la conoscenza. Il mondo empirico invece ě il consueto succedersi d'immagini sullo schermo, inganno ottico come il cinema, dove la velocitá dei fotogrammi ti convince della con-tinuitá e della permanenza. C'e un terzo ritmo che trionfa sui due ed ě quello della meditazio-ne, l'andatura assorta e sospesa nell'aria del mattino, il silenzio in cui si custodisce il segreto carpito nel fulmineo moto intuitive Un'analogia sostanziale unisce questo «andare zitto» al nulla, al vuoto che sappiamo essere origine e fine del tutto, e all'«aria di vetro, — arida»chene ě la parvenza esteriore meno ingannevole. Apparentemente questa andatura non si differenzia da quella degli «uomini che non si voltano», i quali hanno forse anche loro, ognuno a suo mo-do , capito, e tra i quali il poeta finisce per confondersi. Ed ě questo terzo ritmo, che riprende con passo piu grave le note lievi dell'inizio, a dare il suo suggello alia poesia. (I. Calvino, «Forse un mattino andando», in AA.VV., Letture montaliane in occasione dell'SO" compleanno del poeta, Genová, Bozzi, 1977, pp. 38-45) T97I Piccolo testamento Uscisu <->------------------v^^l.^* !_ trapposta — umca precaria difesa contro le catastrofi — V autonómia n indivídua^ e fylla fiord* che ne <> il fattn '-' T97 Schema metrico: versi liberi tra cui prevale la misura delľendecasillabo. LE AREE TE*4ATif.nf La mia Musa ha lasciato da tempo un ripostiglio di sartoria teatrale; ed era d'alto bordo chi di lei si vestiva. Un giorno fu riempita di me e ne andb fiera. Ora ha ancora una manica e con queDa dirige un suo quartetto di cannucce. E la sola musica che sopporto. (E MomJc, La mu Mine, in Therm del lie del 72, in L'opera m vent cit, p 429i Ansligi del testO La sua ispirazione poetica, ammesso che ci sia stata koa di cui ora la maggior parte dubita), e d'altri tempi. E come un vestito vecchio, finito n uno spavenupasseri; ha resist!to ai venti e dura ancora, ma sbrindellato Era primatm vestito di huso, adatto a stare in scena; egli l'ha preso di seconda mano e l'ha portato bene; ora e ridotto a pezzi e con la sola manica rimasta dirige un'orchestrina di fortu-na: ma questa e l'unica musica che a lui piace fl'unica poesia che puo comporre). Montale abbassa la sua poesia, ma ironicamente, per riaffermarne il senso e le qualiti peculiari: rifiato deU'artifkio e del sublime, coerenza e durata, orgogliosa amosuffi-benza. D testo e un esempio del suo ultimo stile, quando egli si stacco dalla concentra none del linguaggio poetico inteso in senso «alto», per awicinarsi invece, macakob-tameme, a una sempbata phi trasandata. La svalutazione di un certo modo di far poesia — come esibizionismo e solennita — deriva percib non solo da cio che egli dice mi dal come lo dice: raffigura oggetri poveri e fragili (panni, spaventapasseri, cannucct usando un lessico e una sintassi che imitano la comunicazione ordinaria (« SventoU coat poo», «finche potro vederti ti daro vita», «E la sola musica che sopporto*); insen-ace in un discorso coDoquiale quakhe rima facile, appena variata («esistiu» : «"°»; «resismo»: «ingobbiu», ecc.;«bordo*: «soppocto»), che ha l'apparenza della casta Bta. L'io deffamore compare nd testo; ma vediamo alcune differenze rispetto ad ale: componimenri che abbtamo letto; negli Oso l'io che puis teode ad assumere il djonafignra universale, e spesso I poeu in assoluto (si veda, per esempio, T95); nefli B^(pereseini>o,mT97)eunsoggettochesirji WQt^j qui invece r» di studioso: due soprattutto: — la scrittura dotta, con impianto retorico e lessico derivati dalla tradizione nobüe del dassicismo; una scrittura allusiva e metaforica. che presuppone etkmvv±i&mnmx*Sm>kl **■ »w> »i^iuu. ňtpenoW tea- >\»c jmeae m II 111 iw felifciio; I mi w- 828 LE ARF.E TEMAT1Q Unwrctti) futurismo e dadä, si dica surrealisme, perche lo strumento conosc.tivo belle assicu. rato da dinamitare ove occorra per poi ricomporlo, ě la grammatica. IIpnmum di Montale sla molto piú addietro, ě in un minimo di tollerabilita del vivere; e la sua in.ziaz.one stilistica poiŕ essere appieno tradizionale, quando non provincial; il suo pnmo libro , non previainenteos-sesso" dalla distinzione di poesia e non poesia, abbondarc in zone prosastichc (dove cioě non sia accertato il valore liberatoriodella forma7), convogliare copia di quelli che il gergoortodos samente idealisticodefinirebbe «residui psicologistici». Che spettacolo a quegli anni inconsuc-to! Vedete Cardarelli', il piü rigoroso realizzatore d'un'istanza poetica che sia pura e tematica dove percio coincidano, come nel suo augurio, grammatica e ispirazione. Ma confrontate an-ehe i poeti di leve meno alte, i cosiddetti ermetici. Nei limiti in cui il loro discorso pare scostar si dall'obbedienza a una realtä riconoscibile, non so sc perseguendo l'ideale di atematicitä bril-lantemente formulato dal maggior critico di quel movimento9, di fatto si assiste a una dissol-J5| venza mistica delle giunturc semantiche che non si alJontana moltissimo (anche a tralasciare l'edonismo verbale) daü'impostazione dannunziana' . Si pone cosi, achi abbia un minimo zelo d'inquadramento storico, il quesito della localizzazio-ne di Montale. Che, certo, diverge come piú non si potrebbe dagli uffici stralcio di quel classi-cismo romantico in cui si accese, con gli uomini e i vicini delia « Ronda »1 , la luce piů splendida »| della letteratura di ieri. Una realta quotidiana e assurda, ehe cola irrazionale e ininterpretabile senza possibility di tagli e inquadrature necessarie, come fusa in ghisa: questa č ľessenza del-ľattcggiamento ehe volentieri chiamerei realismo esistenziale; e ehe, anch'esso attuato seru-polosamente da aleuni narratori (allora quasi esclusivamente toscani") subito prima della se-conda guerra mondiale, ha poi trovato un buon collaudo delia sua probitá flaubertiana e cour-|J| bettiana nell'applicazione a temi «civili»". (G. Contini, Montale e 'La bufera; in Una lung? fedelta, Torino, Ein«udi, 1974, pp. 81-83) T99b Le tre raccolte principáli Dallo stesso articolo. Disegna ľevoluzione di Montale, come si prospettava alľepoca (in seguito, egli continuó a serivere e a modificarsi)- Nelľopera di Montale la prima fase č negatíva e distruttiva: egli non ritrova un oggeito nella cui realta possa avere fiducia. La seconda fase é relativamente positiva o costruttiva: nel tessu- ' // i«o pnmo libro, Ohi Ji seppia, 1925. fc osseuo, osscssionalo. 1 ílovt forma, duvr la forma porlka non abbia una funzionc espressiva, «liberatoria». 1 Canlarelli, Vinccnzo Cardarelli (il nomc auicnlico rra Nazarcno). viuulo tra il 1887 e il 1959, fu fonda-lore e dirctiore di «La Ronda* (Mai im. dallccui pa gine propose il ritorno at classicismo c a Leopardi, c in generále una concczionc deltu stile cite fu delta «nco-classica». ' massior mtwtmento, Carlo Bo, interprete c tcori-co dcir«crmelisino», da lui inteso come difesa dctla realta dinamica. e pertanto priva di vincoli tematici c strutturali. del testu letterario "' Jnwlima iannunxiana. nei testi de!l'crmcmmu cosi come e concepito da ('.. Bo — non compaiono piu le umnetsinm di significato (le «giuniurc semanti ihc»), «distoltc> daH'immcdiatezza mistica del di •corio poetico. clie non il rapporta plil alla realta, ne iiitende uniformarti a normative logico-sintatliche, ma fa čapo a un nuxlo di conecpire 1'etiilentc, e di itailmU. atlraveno 1'evocallvilá e lallunvita del lin guaggio, non dissimile da qucllo dannunziano Diver M i la poctica di Montale ehe si caratterizza. second" Contini (come si vede nellc righc seguenti), per UIU forma del tulto singulare di «realismo». " clasticismo ... *RonJa», «classicismo roman1*0*, 1'ossimoro conialo da Contini per deserivere la P<*" c« neoclassica dci rondisii, che pur riproponendo un" stile lucido e sorvegliato (in anlitcsi all'irrazio"^ smo dannunziano e all'idcologi» sperinienialisia * «Voce») accoglieva temi, imonazioni, consuetu"' Icttcraric di ti|x> romantico. .Mi narralon ... toscani, Hilcncbi, Arrigo fc1**^ Carlo Cassola, Mario Tohino, autori in cui >' senta o e anticipata la siniesi montaliana di <'""V lf realisticoe intensa prrcezione della soggettiv»« ^ ^ matichedclľatvioaci., della iMmberla, del n"*"^,, quotidiano) che Contini deíiniscc .realism" «' ziale» ' prohni .civili», si tratia natiiralmenie d> a" Ismo diverso da uucllo oitocenlesco
  • « ma anche riguardanli ľintera colletlivic«- l£r,tmeJe"'"a J'ileiuca, 11 re mugg'o" Hbri poe- c' l|i Montale, in base alľequilibl io negativ e P"» ™'»PPena de«ri.to, possono cssere vUli corne «; lrc"«m. «momenii» di uno sviluppo dialemco d. cui ni/'"-" ■ pSrÍ-n,esuccessivo LE AREE TEMATlr. IIF. 8» Zd, Molle i una mescolanza dt tinatä e nfless.one, d, «poes.a» e «pro«», ch( ^Ptpenwo di una morta», che accommna la «soprawwcnza» delPOfla t ome apparira all'appassionato montalista questa «quinta» (e pur pnmaria) raccolta rx*,^ I dal suo titolo? Nei precedent!, parole quanto mai «piene» (e pregnant., come presto o t,rdl si vide di intelligenza autocritica), Ossi di seppm, Occasion,, Bu/era piu Satura: qui, una parola «vuota» e neutra, Diano, integrata da un puro ind.ce temporale. E c.o s.gnif.ca una totale .apertura, alia disposizione poetica, guadagnata (le date des.gnano ins.cme la sua nuscita e la sua improbabilita) oltre il ciclo ormai conchiuso dalla ragione. In un certo senso, qucsti epi-grammi sono i nuovi Ossi, stavolta tutt'altroche «en plein air», e partiti su un piede non lirico. Naturalmente la matrice «prosaica» risale al momento cos) ben definito con Satura: un «pastic-cio» che intridc la poesia-pocsia con la prosa, e prima ancora presuppone la prosa di fantasia (non mai d'invenzione!)1 del dopoguerra montaliano. Quanto alia fulgurazionc epigrafica, essa si era palesata in accezione melico-magica nei «mottetti» (Le occastoni) e si era spogliata dalla perdurante liricitä nella riflessione, che poteva eserc patetica solo in negativo, votata al pensie-ro d'una morta: Xenia (poi in Satura). Se il Diario riesce a essere il diagramma d'una soprav-vivenza che ě stata, vincendo una scommessa non fatta, vera vita, ě anzitutto per questa inter-sezione d'un piano che con vocabolo montaliano sarä da chiamare «oltrevita». E non va omes-sa la constatazione che le grandi sequenze poetiche, dalle Occasioni a quella che non per nulla ě La bufera (ora non si elaborano nuovi miti, tranne forse «Annetta»2), concomitavano con un periodo rifiutato e addirittura tragico, ma dov'era semplice il discrimine nell'opposizione; in-vece I'imperante «ossimoro permanente» dell'«onore e 1'indecenza stretti in un solo patto» («Lettera a Malvolio», con «II terrore di esistere» pcrtinentissimo paradigma di poesia civile! impone l'apparente «fuga», e non si puö sferzare altro che in «prosa», e impastando al contro-canto le parole della moda. (G. Coniini, Sul .Diario del '71 e del '72; in Una lunga jedeüä cit., pp. 97-98) Proposte di Iettura e rkerca La saggistica su Montale e molto vasta. Ci Ii-mitiamo qui a scgnalarc alcuni lavori di analisi e intcrpretazione dei testi che possono iacihtarne la Iettura: si vcdano i commcnti, svolti sccondo mctodi diversi, di M. For-Ä' II 7T,\?' Camb°n' D Isel,a'G 0relli' M Bulgheroni, A. Zanzotto, D'A S ,.'! • I. Men*M°' S- Agosti nei volume Eugenio Montale. Profilo di un autore,' ZrZ , ! ^grC' Milano' Ri22oli. 1977 e le Lctture monlaliane in occauo* vcnt!L7í ° 2 65) Piü compJetjo tfl quadro dcllc prcsenzc che un altto critico Ji indiu//o psuoaiulitno ha discgnatn proposito della Cnscienza di /<■•!<> Saxowdo K Satconc ncl romanzo si potvirxi rlCDno stcrc qua Uro ruoli diltinti qiieUo dcHaiitorc Svevo, toggcllo pni largo dcllo stesví EttOfC Schmitz, nutilo del petsonaggio che clicc io, /run, i|ucllo ilcUaltro pcrvinatj gki che dicc io, il dottor S . quello dcl lcltote hen distantc. al di qua della uma com» al di ladicssač lautorc 1 due ruoli ccntrali hanno uncaratterc drammatkn. teatr ale e il leitorc ě posto davanti non solo a due enunciati ma al loro procetso di enunciaaio ne «l>ue attori, dunque. e ognuno fornisce iniormazioni sul conto dcll'altro; due dl-scorsi.chc nel loroconírontarsi, ncl lorogioco tormano il testodi Svevo. iliuodncor so indiretto. Nessuno dci due punli di vista, nessuno dei due racconti e privjejiato ne quello di Zeno (. 1 ne 1 aluodel dottor S.», sieche in as senza anche di un pumo di vista «superiore • la totalita degli enunciati costiluisce un emgma Polete leggcrc que-sta interessante interpretazkme nel volume di E Saccone, Comrnento é *Ztno» 5af-tfo sul těsto di Svevo, Bologna. 11 Mulino, 197). pp. 58-64. I^dfeMrJMfAsMMatajhl personaggio dcl dottor S. alla luče dclla sua iunzionahtá narrativa e della sua corret-tezza professionale si Irova comunquc nel volume di M Lavagetto, L'tmptt%\tto Schmitz e éltiri uq! su Sieio. Torino, Uinaudi. 1"86:. pp. 55-58. dove b|giamn tra 1'ahro: «Se nuscědaamrnirare artcorauna volta [intclligcnzadella soluzioncnarrativa di Svevo. che nesce a liberarsi di un personaggio imharazzantc: lo ridaser a «a a> senza cons-ocabile a piacere sul confine delle idicaincrasic c dellc vendette private i un altro l .1 Ne la posizione del paziente puč appazire 'scorretta', perché non lo sor-prendiamo naá duratite la situazKmc artaktica ma pnrr.a del traitamento Iqiiandc senve i pruni jene capitolii e dopo (quausdc >cri\e l'otuvo e la tcrapia ě talliia)* laM. pp 57-58 Isjahcalmcntc oprosta ě Lnvcce I'interpret azwne dello P**to,B?7**j*' Musain egu riiienc che la Prrtázrome e tn lícnere la Hru kw del HsettiW't****»*^ titan svarsa ruevanaa nefla Cascararza au Zeno, che a Ku apparc pmttosto un grálu unvxistica con la quäle Svew nesce attraverso lirvxua auliitliajcaaiar *****r gere la simpatva del lettore su on perinnagin che ě una s era c propria nubna ,c ■ a .henellangura Jel dottor S ha tros ato es^seessaone la pro»s j™". bavficnata Ji Svevo veno la p«tcoana!tsi e verv Freud. idemdicaioccj %j~**fu peocx^ m haae a vana roctna dl uajMÍii- negat a v lart^okiJiC Mraa^*"**^ , coa w» aatcrnsante dootata-niazsonc eputoltve si ps»> lc«*crT m * T itrr al Jcxt« S . ci>ttipaxw anche ahre »«t«^*"^ • csx>quel teanaomtrak Jel ■ jramti cheelaiswaaataav >»"■' rajsavaulT.wtza. O^rémt^, ^.Ucmc^Mlm^ >o^trra«ur. a. VI. I-W* n PT m-H ,VlV< 14*1» .v: I ovin a Ml a u ni ra .!„' .Kl iTWnhr'---1--- A ^iKiaaraaÄ-M«^*^ «•caWsfr»«« l^k*fTaa , ' . al.iV A -"»a ,^ ;™laa^.^^ iti i»i»r**Ti* ^xJavVanJti** . ira . . ata ^-.ics Zeno- Chi c costui? II prinio motivu di disorientamrtilo provocalo dalla lettui» ilcll» Coutenza i pfrtprio • ulcntuadcl protagonista narratorr (,í si chiede chi e Zeno, che trn'ha in cnmtinecon i prrsonigjti di altri romanri' PcTcW ě incapacedi smettere di fumare' Perché fif!io<)i m j .^.„.„mitieniantc. non si deilica egli stesso aJlattivita del padre e lascia la cur* dei tuoi ^(iri aH'amministratore Olivi> Perché, desidrrando Ada, finiite ion lo sposarc Augusta' Perché si dichiart amico e collahoratore del rivale (iuido Soeier ma non riesce a impedir v ni il lalhmcnto né il siikklio/ U rispostť parziah c contraddittorie che Zeno Utrtso da a queste domandr non persua Jonoilleticirc. an/i sollccitano la «uacurK>sita. il bisogixxli un monoscimento pm um*, o .„ che fornisca una chiave interpretanda del persoriaajgio e msiemc dcl romanzo. tquanto hanno cercato di Iare. dopo Svevo. vari eritki. ptxipoixndt) a dutanza di anni iverse JcíuiLzioni di Zeno. Zeno secondo U tuo autore Ancbe Svevo ba proválo t desenverr üpmomtgmo T205 ieHi Coacienzti, lo hé /ull» éccoUétulolo tu pmuitpnistt u»e wrte de Charlot homrffx»s tneshx* lund specie dt Chariot | toribese dt Thesit). La pav*a äi Svevo ě dei 192S e anttapa per mtelhtrnza enttea f«*t ftrtr attíe osmvaztom Jet aattw iKU-rprrti pouermmL ^tesidentctneiiteunt'ratcnocfiF.ni^ Si Juiirajjt da locv per la sua eta pátí i *****'* f anche perché ě ne co PtstreKhe taxe a rneno della Iwta per k vita c tun i* riposo a •'a Ma m >«-:-.!c tntc'\i»<: tv ji BM |v:rr partcc'par. | 1 ImTCM _ ^ *wuw) dejji alm due. Pusa conximiaancnie dai prcapositi pni cwaci alle dnťatie ptu \ ■*í««ouenU. Spoaa ed atvhe aava quatodo raon vorreboe Pasa ia sua vita a iumart ftihtma ti I u ■v**> U*s»a qqando Jsjyrcbbe c kavota qtiavndo íá»lUat tttafm ad atirsarrvcne .VJora ti • '■ - < :v..-:c i.-itclisivsi.r-a lÜMMg MM Q$tkm :a qncs.'a 'apptrxriaik-jK. - -v '.• -TH-ttcva acsanto a l harusi peubt sca-'K-iC Jerx- :rx;a-iM -^".v •^wofns'xuo che abbaaxicsraaaido Zeno Jopo oa averics vuto awtta, as ha 1 tm- ; fc »sfcstuxs di mm gli uestron. ď irtajaariaMT ar i o*, i 7*"" ^ «*c*ore dei diaa*>a*MMdat ta vauaaafwrta a imti «I . a»w rnniajaiia pauitoaio oamu cht chaanta daaV aasatn aiiunai im che m ^::W,U noaír* stu. Iinaaan. toi ritkrc skQ attr. vti oaatraa ta axtrasasjb. .> ' •* e Jeilf v«je eute "O i netto Mik. 1404 IJI> I IRR! drlla (. ehren ěancora influenzal" Jalla lettura Jet /■n; cleuti romanzt di Sin o e dull tmmagtne dei lornprotagonisti Dchenedetti sente tl ■o Ji i iillrg/are iiue\ti personaw tra lom, di rwtoffieme t tratti comuni. ma anche di rii nnourere in cm una figura stom a quella dell ehren come é dewntta in un lesto a! Iura rtcentt di ()tto ^X'cminffT, Sestoe carat tcrc te\to cheSvevo conosceedm ttt§t < i.i,'.. .'. ;,. i usciperk prima : <>lu i't volume net 1949. Se |/rno| pub premiere to* irn/.a di sc in manirra moho disinrantata, come accadeal vecchio i he npcriorta i giovanili errori, qursta manicra rivulta nel contempt molto rassrrrnata, ricca di pmuhilita ottimi sticht c di ravvrdimcnti che piu non dolgono Fnptire I'ottimismodi Zeno rietet \rmprr lofistico Proprio quando srmbra concludcrc che a conti fatti lui, il presunto ma-lam, r piu utnoche lanu sani. Int. il prcsunto anormale, c piii normale di tulii i sedicenti uomi-ni not malt proprio aflora, dictro la conckiaiont apparente. serpcitüia qiiella vera (di cui la Co-scierna di Veno non vuolr mai arrivare a dichiararsi esplicitamcnie conscia): che cioe la vittě sempře jnil.ua a posarglisi dove lui non prcvctlcva. dove i suoi calcoli e i suoi piani non lo atpcllavano II totio dello Zeno r dalo prccisamcnte da qucsto ottimivmo che, sapendosi sofi-Mico, si mantirnr tuttavia honario (Igni voli a ihr riprende il Inngo file del suo racconto, e«i r ull j. i Li j mi nuovo rpivnlio, Zrno ha lana di rivrrginarsi e di scordarc uittc le malizir che I rsprrirn/j dovrrhhr avrtgli insejtnatr. comportandovi come se continuasse impcrturbabil-mentc a irr|«.iii it a pádu i fijsho M \poglianodri loro avpri r incomunicabili pudori, per scmplifi i jim in iluara intclligcn/a di allem L'eroediS K<"i>rtaiodall* sensa/ii'ir Inndjmrnialr di uno scompenso tra rorientamcn loihe i'indis. iduo da jIIj propria vita, r la curva che poi la vita descrive: iniarna questodifet to, i|ik i.. 11 Mir di i alt olo r lollr tur \ iornde, virnr t leMimoniarloe a patirlo tra ilgiocodrl lr sofll imune SvtVo run luiidr nr1 lw/olo Irj'pjrrntc r srmibilr dei suoi eroi la cnicciat» rsprtirn/j di una lara; la quale come unie- lr tare, t in pane congenita e irresponsabile; ma H-morde r dj soiiim csatumrntc mmr una rolpa Un difriio, ma talr si cspia come un fallo i,)mi ti pertoriagaj unodegli inetticonsapevoiifl > rrirffn na il jiiimu lilulu JJ Umi*M.ITtT icli|« .in, In |« i cli .ill 11 due n>'iun/ii di -1 mi 11. pnnu .m. or j i lie dai risultati, dalla intim» co-.. li n/.i drlla loro iiirtiitiidmr Afiacono n'liir i lumliini, ai quali il iiirnaniMiio associativo incora rs*r< italo impedÍM < di i jív.....i■"<■ "I uiio gli o^yriti pcrcrpin coUa vista Allun- .ni" li in jih <• doví i iidrvjiio jHcrijif I.i in\j desiderata, si irovano ilvuoto Ira leditacheu ariuoljiio .unoij, r invaiui I 'na lair inrititudiiK-. .yli cxchi dich) ncealflillo, o anchedichi Kcoatroili i di.tiiiinaiK i risiiluii si solidilka nrlla ma v heradi una Ijuluarsirrn«: come ae la vila. il iniiiido il d-rtniodilla pialua. pet unamistciiota era mne. si sgrriolasserur sfuggisse-i i mioilpirdcche raulamente o impulsivarocnie, ma pur iempn in mu manawi ihr pareva riiprtlan le r< nolr Irl guuvt), si n a avan/aio |xr . jlurli r ini|>osses»arsrne | | I". Pmpn» arMM. aihaMsaa al aaffcata 1**1* ..........Xsmtme mm . In........,-.......I. >i>ii.i< . ilpaďvdiZ*"" W '........4. .li. ..IjI'...... /"»■• in.»«"v.nn ,1!. , ,, i ' „ . i . . , .., 4 .Il ll.llrn.-il" I « ........iu> «|.«»'i iii|«rnH. ■rrtvo < in ■» in i'icili Ij mjiiii «liii«l«o. cn*lf i ■( .....>li C||li mm |»'lrv< inniiini. «l< »'"' l.«r/« ilw .jihIIj ilrl >i... |» ui r Ij Um in i «J< '"' inla ai>«'i« ■• • i ml Irlmr ill I» »ul paV'B,'n' i, M, •!..'. iSvrvn /ji'm, ir»M ,///<->•"> it IT '"" 071 jjujtirifí—— I tratto morale del pcrsonaggio di Svcvo, quanto piů linda^ine si fa dapprcsso. D'rm1 J j] un'imi>rcssionantc somiglianza. Come per una 4 quelle ombre trascorrrnti .helXL "C^nm> un Jove, o di quei sorrisi in cui una bocca si piega in una increspatura w^gA qt;Jii non -om<. ,KT uno di quei nonnulla che ci ianno ravvisare in un volto nuovo * e inultncnti1 *i'l,v • r .... - j ii i i miíiilia ci scmbra di veder vagare attraverso I tratti di questo personag^io delJe in ariai" iJ,mř'i'-» . . . . . . . . , W ze conosciute. Riiroviamo, accennati, i segni ttsionomici di quell astratto indivuluo lo ico che per essere astratto non é mono ctxrente e vivo, delineato da Otto Weiningcr in ..ticre. sotto il nomedi «ebreo»'. II Weininger, caLindosi nel rondo dellc proprie ori- i rbraiche, in una specie di oscura e sempiterna regione dcUe Madri, donde perfino le pita «jaule incidenze e i gesti in apparenza piti liberi e gratuiti dcll'tiltimo discendente appaiono comlannaii da una ineluttabile volonta ancestrale, ha idenliřicato e riassunto i trc o quattro i.i, le trc o quattro disposizioni interiori, per cui 1'ebreo, tamo nel suocontcgno di indivi i H i.ol.uo quanto in qucllo di molecola sociale, ě ebreo, e scrba inalicnabile il suo ehraismo, qualunqiie cosa řaccia o voglia o dica o tenti. Sotto forma di una caratteristica morale, ha ri-creato un distintivo — simile a quel scgnale giallo imposto agli ebrei nel tempo dei Ghetti — ihe rendcMC riconoscibile I'ebreo tra le migliaia Riconoscibilc, prima ancora che agli altri, a se nevso Nel Weininger si compic forse il piü paradossalc tentativo di conversionc del popolo dalla dura cervice, che ě per natura inconvertible. Riconosciuti in se stesso i sintomi del-Ichraismo come altrettanti Iimiti alia liberta di pensare di agire c perfino di vivere, egli lia tcn-ütodi buttarli fuori di sc per guardarli, c anche per guardarsene. Ed ha assunto quel tono di apologia a rovescio, particolare all'antisemitismo degli ebrei, in cui I'odio c I'amore piü sviscc rati vanno commisti in un abbraccio mostruoso; e la protcrva volonta di un'cvasionc impii>si w e illecita ě sempře pronta a riscntirsi in una angosciata solidaricta di razza che, come una 'cnia non mai chiusa, grida aJPapprcssarsi del piü piccolo accenno offensivo. vuesto tono ricorda da vicino quello che riconoscevamo in Svcvo, gitidice e confessorc del suo |d Pwtagonisia. Ma piu calzante ancora, per il nostra confronto, ě la descrizione dellebrci' |f> ihn °. 'nger: 'cbrco sarcblx* dunquc discredato di ogni felicc istinto del vivere c privo di ioinJo >n° a p',raRonc co' l'P° ar>t'tctico dell'ariano; inoltrc una instabile moltcplicii.i dd pas.«v r°ri'C 'orc'u,crt'hoc plastico, disponibile e dciormabile a tutti gli urti; tarimimlmente 'fcairi' .U>nU l'la"^'c'nmHcr>cnc a"a donna nega, come si sa, immaginazione, intelligent ■am *iC f mou''ta-1' personaggio che avevamo trovato nci romanzi di Svevo non ě evidente <,,,e Innuno di qui. "" '^'»neilriii, Sirvoe Schmitz, in Saw ento: Second* irrte. Vcnctia, MauMkl I9M PP J0-51, J7 Ml '' / '-/l,0"'° <'t"' ^Uo"' Propositi* I hj ultra i>ss.i:tc i>;:r>pn/,i;:>»;< •,/; /<• ■ -J*'-'. *••<•.•:// mini Sf\\,wta, Ja (ItttJii (lutjte/mi che irJe in t/t/estopcrsniuw ,■ T207 l„! <(.. "......"» •■«/Ii«, mi iiiiHiii v tuyjicir'ii t irr icuv iti i/HC\l't pcntiwgglfi f ""''Townt ctfuMifkant un tcntattva Jt JtlcuJcm a/tian-n '.. /■„•; V""»*» ..w__,...... V<".ni., 'Hil'-.l.,, pMnJogulr ■Ji"Z',lT1^...........v..... VTlta«i...... i ,,'',rllo,,r,*>Jnn'>l'aiiii«ienn»-l .......V i'-'-iu- So.on.li- Wri ""'J'" 1 "oni..m,i„u-i„i,.r „„, i ilolaUili jciiso iiioialr. ortlrlko quaiul jmlic lorni la ili luli-nlo, nou astm^v inn «I aenio, ioin|'iiii» i po .Mone di mjiiiilnuta I 'rlirvo i' \\ rininaar MCMii era el'irn, loiiveiiuu al |Uo(rtianii-Mn>o , jimIomo alia donnu ainorale. moltenlki 1406 dui una la dalla trrazionalitd del reale, un sistema di mistificazione della crisi dei valuri di cut Zeno e di fatto ctmsapevole. Zeno ě l'uomo dei buoni propositi. La permanenza sotterranea di preoccupazioni indeterminate, la tensionc profunda e apparentemente immotivata, l'insubilitä perpetua si ruolvoooe sono come sospese nella formulazionc di un buon proposito aecompagnato da un'«ultima» in-frazione, per rinascere continuamente. II fatto che l'infrazione sia l'ultima da un nuovo inten so piaecre, proprio dell'iüiceita autorizzata e quindi divenuta liceiiä, congiunto al sentimento di una vittoria tu sc stesso c della propria riconquistata forza c salute, mentre tale formulazio ne assume lo schema di un rituále. Per darc maggior fondamento al buon proposiio, Zenogli conferisce una sorta di consacrazione in una data, istituendo un rapporto magico fra data e proposito, nella fedc irrazionale che la prima abbia non poca parte ncH'.idempiniento del se condo, anzi che sia misticamente parte del secondo. Non per nulla nelle date egli rincorre certe corrispondenzc numeriche («Nono giorno del nono mese del 1899; primo giorno del primo mese del 1901», p. 21'), tale simbolismo apparendogli tutt'altro che indifferente. Zeno č alienate nclle cose; si atiende dall'estcrno qucllo che non puo operarc da sé, ha abdicato al suo po-tere di decisione spostandolo all'esterno, trasfcrisce all'«altro» le sue potcnzialita investendo-nc l'oggcttivitä. E la sua č una vita indiretta. Egli intrattiene rapporti con il padre, la moglic, l'amante, Guido, ma tali rapporti non sono tcndcnzialmenteunivocielineari, bensl complessi. Dietro il gesto normale sta il flusso degli Erlebniue', come dietro la parola razionale si cela un significato irrazionale; mentre nclla discrepanza, meglio nella dialcttica tra i due piani, si in-staura 1'elemenio giocoso dell'arte di Italo Svevo. Si veda per csempio il tentative di Zeno di costringere, schermendosi dietro le parole del medico, il padre morentc a giacere supino, nel quale al dolore per la perdita del padre si mcscola una corrente antica di ostilita; si vedano gli incontri estremamente ambigui con Ada in occasione del fallimento di Guido, la sua pretesa di avere abbandonato Carla per salvare il rapporto con la moglic; I'imitazione di Ada malata per rassicurare la moglie gelosa, nclla quale egli ha la sen-sazione di abbracciarla, rivelando proprio nell'atto di smentirlo il suo segreto amore per essa, secondo una coniraddizione non evidentemente logica ma reale per cui i due diversi moment! dcll'amore c dell'indifferenza, lungi dall'elidersi, coesistono disponendosi a diversi livelli; il suo affctto per Guido, che non gli impedisce di mancare al suo funerale e di sbagliare convoglio funebre, in cui sembra capovolgersi I'odio iniziale per essergli stato posposto, eccetera . Zeno si sforza di razionalizzare il suo comportamento, di darne una rappresentazione normale nella quale possa rispecchiarsi la sua rispettabilitä borghese e una scaJa convenzionale di valon; ma di tale mistificazione egli e in genere consapevole, donde il fenomeno di autoironia e la costan-te riserva del racconto. [...] . Di qui procedono I'ironia del romanzo, la polivalenza e I'amabilitä del protagonista, yuan per escmpio Zeno ě raggirato due volte dal suocero ncgli affari, gli perdona cntrambe le vo te. extraconiugale con una giovane appassionata di moM ca. Carla Gerco. di cui proto Zrno si si""K.'lC".1'. ai >VE' KO jACOSOEN/ADlZUNO U07 per esempio i 1 Sono p 21, lindicazionc di pagina si riicriscc — in qucsla come nellc successive citazioni nel teslo — a Im coscienza dt Zeno cil. I.rlebntsse. termine tedeseo; Hgniücm: aperifflM vissma S; veda eccetera. allude a ducrsi cpisodi della vita di Zeno la drammatica agonia del padre (capitolo IV, p. ili-.tt cfr anche T206. nota 11, gli ambigui rapporti con la cognata Ada Malfc-nti. in occasione del HtMllll economic" del maruo di lei. Guido Speier, per il malt jltn'.ii" a> qumodi 711 trmnellate di sollaio (uphold mi, in particulars p »47 e sgg I. la relailone tolo VI. in pariicolare p 240 c sgg.): I» caricaturi Ada. dclormata nellc iittcSM del volto dal mort* Basedow (capitolo vil, p. 382), che Zeno (a pcr ra» curare la moglic gelosa, ma anchc in un cstrcmo imFj. to d'amore per la cognata («imitandola m era p «~ abbracc.are Ada E quando iui solo. P'"^1''"^. qucllo sforzo con dcs.dcrio c disgusio.. iMJ dio del funerale di Guido, quando Zeno, la i • , ,ro gli atlari d. Borsa. fimsce col seguire per » r,lc di un altro (capitolo vil. p > m ■ » |i prima perché puo compiacersi di apparirc raggiratorc all'odiato Olivi (e si sa il suo cruccio e |J$ua iniima soddisfazionc a un tempo per Pinabilitä ncgli affari), la seconda volta perché il u0Cťro stesso gli fornisce una compensazione, lo risarcisce con la moneta che egli desidera, ri-concscendogli sc non la capacitä di leggerc notiziari economici almcno quclla di leggcrc i grandi testi classics. Entrambi i casi sono significativi dello sfaldarsi e dell'oblitcrarsi della rcalta javanti alia soggcttivitá. I.a parola sana Zeno e lo riequilibra: dietro di essa egli puö schermirsi cpreservarsi II desidcrio di dispiacere all'odiato Olivi nel primo caso, o qucllo di una intensa aiiiofniizione si sovrapponc ai fatli travestendoli o, meglio, sostituendoli. Una sorta di procedimento allucinatorio si ha nel colloquio tra Zeno e Ada, nel quale qucst'ul-tima gli chiedc di continuarc ad assisterc Guido che ha tentato tragicamente di uccidcrsi: «Io non credo che egli sia in grado di fare da sé» (p. 349). Zeno si assume I'impcgno, un vecchio impegno altre volte preso con se stesso, senza preoccuparsi della sua fondatezza: «Se fossi stato piú sereno avrei dovuto parlare della mia insufficienza al compito ch'essa mi asscgnava, ma avrei distrutta tutta l'indimenticabile emozione di quel momento Del resto cro tanto com-mosso che non potevo sentire la mia insufficienza. In quel momento pensavo che non esistes-sero affatto per nessuno delle insufficienze. Anche quella di Guido poteva esscre soffiata via con alcune parole che gli dessero il necessario entusiasmo» (p. 352). Ada gli aveva anche dctto: «Sei il migliore uomo della nostra famiglia, la nostra fiducia, la nostra speranza» (p. 351). E tale in effetti egli finisce col sentirsi: «Dimenticai di avere tradito mia moglie e anche nel modo piü sconcio oppure mi proposi di non farlo piü ciö che si cquivale, e mi sentii veramente come Ada mi vedeva, l'uomo migliore della famiglia» (p. 353). Si capisce che parole simili, dette da Augusta (dalla quale egli non desidera piü nulla: « E tu non sei forse a casa ogni giorno, ad ore debite?»), provochino l'effetto opposto: «Era vero ed io do-woconfessare che tra me e Guido e'era una grande diffcrenza, ma non sapevo vantarmene» 'P- 319). Si noti la riluttanza delle parole di Zeno e la comicitä che se ne esprime; ma, mcntre prima tale comicitä era determinata dal divario tra ciö che egli ě e ciö che nel capovolgimcnto IV ')af.t',tra u'e Guido e grazie ad esso puö sentire di essere, qui ě determinata dal fatto che dell'frS'^ ^ ^U'^° cost'tu'sce tutt'altro che un motivo di compiaeimento. Zeno ha bisogno j,c a"etto di Augusta quando é scopertamente in difetto o soffre della sua insufficienza, e ^ama di riacquistare il senso della propria sicurezza familiäre e sociale. Quando per esempio, par! k(>U Strava^ante e com'cissimo contegno nel pranzo, per le nozze di Ada, si prende a 'ísiaď h^ne^''mz'at'va ^ Augusta, subito in lui prende corpo misticamente «una fan-'«zai j. .*' *^ ne"a m'a mentf. confusa dalla stanchezza e dal vino, screno del tutto, acca-tn»\ * mU lmma8'ne di buon marito che non diviene meno buono per essere adultero. Biso-|n virieS^ere Duom> buoni, buoni, e il resto non importava» (pp. 234-35). u di un procedimento allucinatorio, l'irrealtä si capovolgc in realta, assume illusoria-nle 'a forza del reale. 'to <^u*''e'm'' Cilosse a Svevo, in Letleratura come sistema c come/unzione, Torino, hinaudi, 1967, pp 104 5. 107-8) Pcrcorsi SuH'importanza dcH'clemcnto cbraico nclla storii culturale di alcuni luoglii della cultura europea del Novecento (Vienna. Praga. Trieste), abbumo gia ttti-r**° in piú occasioni l'attenzione nel terzo c quarto capitolo della seconda sezione Debenedetti mette in rilicvo l'importanza di talc clemento nella personalita di Svevo c "J11* sua opera (T206). Dobbiamo osservarc, sulla scott* di alcunc acute o&servaiio ni dl Ciorgio Voghera (conversazione tenuta il 24 aprile 1971 presso ICwBO« JH>ď cl*UKt,, due cpisodi cui si fa qui ntenmcnto si possono hujerc nel capitolo V. pp 71-72 et*aac.J*fl. DUELU*, she no*a r»«h. cvcre sut, purtti.-m. chc rJuľtl a ** W twr4c -cW-. >^vT3ľ.-Tľ^ ' m «■* ten,, icnrlcnt, Jlmmnpc^ ^^«^,,ll.ul "\"ľ I l.ľl'ľ"0 * !* *1k atcwa. uiMunu «rr«cnmit«. profoodo trme um ' »pee|tm radimcua. antrm*.*. «x Sul raproct.. ba Svcvu c ľ l,*""*"0, •ulo,ron,« « mame L Curti. ncl onraturo v (JtdMtoéeWtrUsja Ĺ m^tt \ /*,im°t<' '',>,rn••u, * rana* ««i>.l'tM.Ett. mi pr. 16* si ^nwsic!ľi^k, ^ľ*"*' V«W.ru. dctV ,conc d. Weiaén*, neU.'ľcncľ, ir^r^ľ,^: ľrrn, an,,, dw^u.chc abUarm, lc„o Dcbcncdctt i ha dedicate ■ Svevo un cor-M ncll anno accademwo 1964-65 „j, ippuntl Mcsl ^ ,cz|onj ^ ľVTť . " " ': '' " "»*.««> del W. Q-rafrm, aWiA MaUno.GTMm,, 1971. pp M > <.16e si vsffermano in pmicc4*«.in^otd-cacotnr-ratutK.. ui un confmn.o con IW. c lovec. e sul! impiegodcl monologoin tenore * Propostc dl lettura C ncerca Benjamin < rcmicux fu insicmc a Valery Lar haud il primo cmioo ad apprczzarc e a far conosccrr in Francia la grandezza di Svevo. ",n"H '"<«' i«' nicz/.«>delľamico James Joyce. Pochi mcsi prima in Italia Montale ave d silrn/iocon un irtiroio mtitolato (>maw<"> Italo Svevo (in «L'esame», IV, 192), pp K04 I ». |h>i mii.lt., in ] svcw, l. Montale. Cartegg/o. Con git scnttt it Montale ut Svevo. j cura di G Zampa, Milano, Mondadori, 1976, pp. 71-82). Entrain! .i gli \* opritori inustono sulľ mflusso chc la citta di Trieste ha cscrcitato «u Sve-vo < i tuoi pcrvmaggi Mi.ntale ribadira qucsto fatto ncl 196}: «Abbiamo detto chc Tiicstc vive ai margini di Una tils e addirittura invade Semlití; ma delia Gotcien:* Ji /•■'■.n I r u- ,i<- . .irmai il tessuto, I'ordito primo, cosi forte chc si direbbe il produttore dclk- s u ss<- figure, quasi chc i! tono fundament ale III lono e il ritmo di una citti » dop-pia taiua, intensamcnte europca e pure inconfondibilmcnte legata a un ceppo bendt-stinto |xr liiiguag>;ui, sanguc c tradizioni), avessc crcato per partenogenesi figure. c« r at lei i. litua/iom I.a Coscienza di Veno i- forsc una cilia in cerca d'aiitorc. Quel tanto di s. jpigluto. ih )m de i/cciechc si nota nei primi roraanzi, ŕ la variante iriestina di un in..n.I... be (NMsiamo incontrare altrove, ma non sapremmo immaginarc Zeno c le sue avvetmire fuori di qursta Trieste vera e insieme imniaginatia Í. qucsto il snlorappo' lo i bo si poo isiituiir Ira Svevo c Joyce, al di lá dclle innumerevoli dif ferenze chr ren .I. m.i iniparagoiidbili i due autori. | | Si pin. ammetierc scnz'altro die se Svevo prese coscienza di aver sottonuno. in Trieste, una sua Dublino, questo si deve, alineno i pari.-, alia Iczione di Joyce, (in 1. Svevo E. Montale, Cartem" ('"» ** uri" I M tulc .« Sivio.il pp I m si |HissonrinTTa N°n che la dicesse tak: si mpteae anzi che una volta io, cui gli error, npugnavano ache non avessi amati i suoi, avessi sentito il bisogno di ricordargliene la brcv.ta. Macche. ••Srctt0' " "iet>Kt •> -I capi •>«. meno i Írmi di ricamocu. ledue fancinlle «<~ **>• i nZ W'Ín Cui *vev' Mafeono ..ante c lame dev.no I . 1. Mi ricordo «K<« deU. .«,.. A . ,x I Z7'*n» Ji Ad. c tiuidc .tut.c quat.ro ner, l.evenien.e rice.,... f Ad., r. ev... ^«*~ •"••v. un 'n'"*n" «'f'"«• fvolo veneziano cu. ..ran., cbe v, prodiicrv. la luse giall. e ve.de»(Svevo. VK"m., d , '«mp.d. . pc.rolio copcrt. da uno U coscienza di Zeno <*., P- I'W "olfa vcrde che meiicv. MM nellom 141* aantita vata — dl Zcaajcdkf tkttnr S a condlrtoctawo i»v mJi —pti i n » dánTatMorr ■db drflo fatacaaaMaatta. ■ alabnrarr aaa prix"»ria mtrrprrt ariortr MHO irwiiiln nrfTeyidkaaaarr nrHa ( ntí***;* dl /fno la tcnaTMal_ mwo pakotulitu aranetowiwtti dař «k iiíitoanaaii t pin futummir il< ajdaw»ui>iit i, |»nvma!- Hafla »..vcrt« hradbám, ř bncrirto pvajHMi pr.iprtfo tvrrtan.'.'. r nvrndfc aao prtriA la nrsrsstt J p*-r,ťmprrndrtc i rrro dt tttfhumrt, airaorw tacrrrrrmivr chr la piii iiiaaliii I coimmi rrc ch* U paacoanalw Ha . „....ud. a/wwr Marka akla miiani iff aa dbaná típo >, 6 j-ó*. / W°. & aiMNW šiiuonr stpomjla Ji l itnptefto '• '1~' in j in' a f 111 * 11 ......< ,•• ^«i|?)»»«iéiiÉ»* 1 'Jit.' Iicii.ilxviinrntr . , .i' iJiuinJu* nfrmrdiiaio. tlltrano anfa •' ni in pucán pnu r chce I aun-niK" ošunti > dfl ducorto nimi*** S«linutí c ihti ••'HZ* »«' pat prrcntanrntr un tMÉál rni*iar\ii> chr prrnJc U |«*nWa r chr m n\x ooo un *>. V- piK> fwrt riprc*- r vi>i>> nw pn>Wrm* gjgIBaMjntr irttrnrHv < ludc «rti«bi«ti iotrrrmto in prima prrv^u r nrl momrnto in cm st limita a racvontanr. a yrtr ta shTia chr raxivnti /rnc ( hr /crn> ř un rnimardo t pr.>pri>N Nvrso / unvn i.m !.>. -m an>lr vlatr comr «vrruá um*.comr ilviimrnm »u , tu mtsurarr ili watii c le ilo\ ia.-u>ni ds urta mcn.-^yna lla^rantť-BaroNrrnachr >vcv hadi (rontcr ailtxaqm-Uo Ji >irv.>ndjrv la paro.U .ii /civ >.-n un .tnuo ' l!'i,!',".?i'"i 1"!"!, t^2a^TrrfatTr^TTnv" ■ ^M>*nali«ta. tlel přTstmaxdio. drHautorri >•> disowi drll*Altn>. rrgiJato r mrsno in aerna | daTatitorr Idc cpu prr rtvlvrrr qursto prohlrma chr la |>\k.>.in.i.!^i iivcIj pi;i pro ixtiva Ira Ir maní Ji SaMg per strnrgjrjavr ra mm7íiKna atiravrrsu letnerieau dtí- \t* íinowi% ioc prr ariícofarr limonvio itilla Sahr jiirjM-r\an<< tanto il i{iH»rv>.írl turrativr ^uanto i srsti, Ir a/toni, Ir pamlr drl prrs»->i)a»yi Ir nrrvjturr di un uni\cr\o Jiv.vuiti nui, di un orvolo chr non si chiixit* r chr riprodinr imlrlinitamrnie la pmpria aprraira I Zrno inccspica nrlla proprta ttoria, cerra di fornirk un impianto solido, di tttrarr tutte k řallr. ^ aaiiniscrcaparhiamrntr nrlla propru vrrsionr, nu il t<< . ,! c . istruiHc c. in iiiialchc nv do, ragtjnn/ito. iroppo strrtto per imprslirr alb «rralia» r allr conlra*l»IÍ7i»ni chr nr rrntc industria di křnami Bašta questo piccoki srsmrnto per condannarr mrtnoaa- I "fntr la macrhirta che Zeno ha cosimito e che ha erreato di smrrcwr conv «confeJ«ione» jo 1 ntcssjrsi ř mrntirr, la lingwa lo (radiace, lo tradiscr anchr la erammaiua «< )ra ^hc In cono-100 "^kIío, • dice di Guido, «*o ch'egli si lanek a un dúcorrere abboixkme in quaktasí dire-"°nr qiutido si crrdr skurodi piairre ai nfessata. Lcejjere il romanzo sivndica avventurarsi suda superíu ic m drllr parolr che lo com|x>nBork>, slittare, caderr nclk tntppok che Zrno dissrmina r i manifT"1* ^UU>J' icmPrc' nc"a BMM drl stio ffiscorso Alla costruzione cventiuk drllo psi |JJ(^ Hl nr contrapponc unaJtra, che ha tutii i carattrri di una contromossa l.a sua tg^jj^^ Cívre descritla con Ir parole che, secondo la trstímotiianza di Frrud, rbhr a pro :' fritirnte ammiratorc della psicoanalisi, quandodeřini Ir inlcrprrta/ioni (ortiitr al ""' "i.i varianír sofisticaia del principio «llcaJ\ Ium. Mál i"« /w-' ,., "1 ,t'Jl0 qursta tattica prr il proprio pcTsonaggio: lo ha messo nri panni del piu protrr kem,,' "' ■'dossalmentcostinato e totalitariodegli psicoanalisri Aitornoaquelpnnciin.', ' '"""una sulxlola prrorazione: ha scollato narratoree prrsonagato, prr lasciarr chr il se 1 nbeflaaje a| primo. lo tradisse c ne rivelasse i trucchi, Ic cartc falsiřkatc II narratorr U s»lu*/«mc n«r«uv« tli b««c. aaaaa, ^t,-^** **iw imdé tm boaaa k> peMie nc potu Kilurirr il "* i r>«v<» dril. nu,, hm, n«rr«uv» „(řrr a é 'irmom m . f S • ir tutmtuo, |i ptKoanalii U l'iiH»nH i ■ r 'in li" .il . p jit ' Inv, «Trna vintu in, cttvr pcrdi iu». i j cila/iooc ě da S (rtutí. CnMnizvmi %eiTuuUn, in (^ir»r. XI IVS0-19Í& I uomoMměf I* Tvtunrteiwc0 e tlm u-nut, Ttwino, Borifiahicri. 1S'/'), p. Ml MM «ff »ak IUI 4! ff"»«— •*■».■ \A W . fa*, h. ML M m < Prľpixff ^m. | Mafatv Wmä ŕ «mt Mfjt m Wm Tcirtno Fi I'M*' I'm-m ■MW-MMrrtt pp •©'»•> >(i 2 • MpnaWTMiimM..ut. tfjPJjlM «• »ft>r*>*»»r«iJif a t int^kpMtMÉM (ríUW *Ü «Vi \t U nrl roMM C mi! nmtarc .parat« tľrrnwMM .y» Jrt tnto lyfl Hpywdbw ^ mu C—É I MMMi. fc. pt •mmj t» Wimm. Ww r r htm š ImJmXj HP* * AA W ^----1 - m i li i — - - iw.P» HMi *. Val lito du t JkbtÚ WMúmi Ml nci .rmtttwn MU i»t>mmw pr» '»■^ tŕjjiMih U ■Ji'MMf i«I MMwkir wmIiu mm>Cmmmj»m» «"«"«•iht UmtwM pttconvaBOia rappmcTMi P" Z«nu gnn «fMMMo .h '* '•"••.l«Mip«bpMď«MMV> lM^MIPMpMlivOM*W«»P«M»oprapoMU.M f*mm**, Irurrt n> C CimmmM. (m>i Wn». i» ta-m»i>M ^ uiar^rŕoaw/hváoM. ToT^EmMM, l*»ľ p KB, f « U»«r"». í • •■»» ''«*<»»iMMiW'MM>M Ujpo W»»rW '""T p m CM mm b trrapu pwrMuaVlHa Ka pre fr» k mm J**!» m*. HtapfeJIvéMaMvAl pmc*" j> cm* «i ™mm* ^m 1 mm (Milr r MMMM)M^M«4M>M«MMM4 • ««UMu f »»» iMMfMMMlMnull MjMk« M-------- m»r«v, rtlnr«. W l/MWM IWmP»IMmV) fe IUI»! Mi P" or* IV71I Mmm • •JMhctJtlIfVMMTM» 1422 IM'F IIWi m«(Ko t not» prttxtpi di 1 tet>d t>ueMi ave\a v\ir>ih i ptovedimcnti dell asven/a di tempo, órUa r< »lcll*i tpoatamento, vířila tostmizione. della non neRaz.tone Matte Hiaiv .< majfajm v t>e 1 inum« ioí la zona in v »n vtjtr il »pnnopto dt «immetria». »evon down «ii suioma im <<>tr«tta la reiazv*ietnv*rvuhqiia1o\i relatione tome aero* sr utentu. a alia relatione* A no* a nc%%un * ritico letter trio ha provato • riforroularele analiM '■ - ' «viatnt applu arKÍ>> i vorxrtti rlalx>rati «ia Matte Htatxo lama iaeileli*.«ta< u-omplr\%a. jmtrtr provart a nflcttcrc »ui tenomem mevu in Hi v »• da Petrom c sJv v >»nr c * legierte, in vonncMionr »<»n esw, il lihrodello psK«vanali«!a v ilt M 5. 1 na letnit a UokIuim U11, i., vli SvrvohaMta tu ptT\uppo«.ti trot in radical ment c «livriM r q;H.lla ,'!.<;»• u «I* 1 Ii.« (ooanola, in un libro if'« ít/ír* Jokiwimn ínJatine ;»w. a**hhcé wU'rrpm di lu!' \i f", i»« nm a. 11 Melangoln. lu7*)» vIk non a čau* *i apt v-1. '(i una polemka metodologu tflpn ( Mando dioanola rivtodk a 1.» pmuhiltta vli mu rpretart i irvti lettrtan anJw vome dotumemi httigraliti e »|uiih1i di trntarc la (-s ■. ■ >.«i,a!,M li i i« iM»na^i c dril auloir p» /i ■» • v, < v .> la vtia»mo>i ť di nevrou Kto rka ehe li tradu Mxondo tl vhiuk in previte ttruttitre tot mali vlrlla natrazionc Mt ntrt i ktWntiodi ungut • .«m« mc rraltantotiraluae realtátettuale,eimpiega la paicoanalivi pet inteipti mm i mt*> v aniuni laOpiMtiri e lc vontraddi/ioni storico x iah v Ite *tti%v«>no nri trtti (fioanula, n*»ln> lont ano vlallr pouzioni marxisté c mat t, 1-1 n, I um.
  • m i ul |t'iviriii rio particolatmente fertile (ma «min iki icolo%ol jx-t i»tu u i «I ispua/ione pticoanalitica provate a ledere qual no ilťt v«|t|t) v nai i vli 1 M* in lii i ii s j. v one, i avagettoe (iioauolj c cen ate di indi \ il < ■ |uali hihi i iliv v i i impugn v lu .jiw-sti v i nu i laniivi vlclle teorie di 1 tcuvl Pei rWmtruin un quad t" pin d< <• •«U y\\ otirnianu-tui il« IIa i ritia a pucoanalitica in Italia (toten Ii njterc am lw- layi mrtodolt^ivi raccolti da (Orlando in Vet una Ironu • udtana drtia .< iir>.jti.<., l.«ni.. .1 in.iuli ľ'".' il|iln.> ill I ava^ctto, Y rend lä Ictte niut.,. .,'/" linuli. I iii.iiuli, r1^^, la tatvnlta(Ii \aggi, Íra iqualialcuni tcoricicaltu u Sv<\,i ,li ( .i...m,ib I'utdmiliu crmeneutica c lrtteratura, Milano, Mursia, ť»'U I 'n niiitini vtiuinriiio |xm oticntntvi m qiicMe prolilcmatiiItc č lo attidio di M hiil /..; \i« 'w.nliu tulii t hltům tukanů Torino, Bollati Borínghieri, 1990* (cvli/io 11* i im ■liii.i ' ni i"i u.d i, il lil'in < ia appaixo ik.1 VUrt-,)