ALL'ILLVSTEUSSIMO SIGNORE, ET MIO PADRONE OSSERV ANDISSIMO, IL SIGNOR GIOVANNI BARDI DE* CONTI DI VER.NIO. R O P P O difficii coíá ě veramente, poterc acoloro rcn-dere íl contracambio, da quali habbiamo riceuuto mol ti & fingolari benefizij: percioche ě oeceíTario che á colui con cui dámo in dcbico, venga á bilogno 1'opera noltra; &c á noi conuiene eflerrali, che venendoneloccaíione, polli amo ció fare; le quali coíě, auuenga che á pochi & po che volte íbgliono accadere, di qui ěchemoltiquaíicne fiano ingeati vengono imputatí. ma non ě cosi; perchc non deue la fortuna di si nobile operazionc quanto e il be-neficare & il rendere piacere a' beneficann, tenere il prin-cipato; che fc cosi fuílě, 1'operare virtuoíamentc non ía-rebbe in noílra poteftá: coía íčonueneuohilima á peníarc non pure á dire. Se adunque ció ě vero come ě veriflimo,poteuo ben'io Sig.GlOVANNl con íicuio animo íblienere il debito che rengo con V.S.llIultníš la quale come inter den-tedellebuonelettere, & eíercitata nelle arti che á vero Genníhuomo íiconuengoio, non ha mai ricercato da me coía che íoprauanzaflě Ie mie forze: ie quali percioche debo-li íbno, non ho mai potuto impiegare a íeruizio D. V. S. llluilriíš. di maniera che a me ě rimafta quella íbla parte per fuggire il nomeďingrato, che io poco fa difíi reib re acoloro che e di occaíione & di potere mancano. & polto pure che qualche coía per me iteílb valeffi, giá nó varrei nulla a comparazione de moln & íingulari benefizij riceuíiti di ogni tempo dallacortele mano D.V.S.íllultriís. percioche comepotrei io pure in minima par te íicompenlare ie comoditá che ella mi ha date di potere con quieto animo attendere a quelli ltudij a' quali da primi anni mi diedi, & che íenza 1'aiuto íuo non hauerei condotti in quel termine nel quale hora íi ritrouano; á che íi aggiugne la prontezza delf animo lilo in far venire ad ínlknza mia, dalle piu lontane pai ti ďturopa varij libri & inítru-menti, íěnza i quali impoflibile era potere della Muíica quella notizia hauere che median te queili habbiamo •, & acció quelta íčieuza íi molirafle per me al mondo aíTai piu chiara di quello che foríe dopo la íiia perdita non ě ancora ftato.non li ě paruto graue darmi comoditá di viatico.&c preílarmi il íiio fauore in ogn'alrra coía opportuna per cercare mol-ti luoghi, & mdi ritrarre & da coííumi degli habitatori, & dalle memorie antiche, & da huomini della muíicale íčienza intelligenti,quelle maggiori & piü vere notizie che poili-bile ě llato. i quali arti di Iiberalitá, come che pure in qualche modo poíšino euer comu-oi con aleuni altri,i quah forniti di riechezze & di appoggi, 6 per inftmto naturale, ó per S£ 2 de defiderio di gloria.ä fimili fpefe non pongono cura; Sc quelle abbondantemenre & volen tierc aflai (peflb far fogliano; fi perö fono eglino in lei tanro piu riguardeuoIi,quanto che accöpagnati da eguale humanita eccedano il comune vib dl queih tali. & qual maggior fcgno di corteie & benigno animo poteua ella darmi che lafcian molte volte da vno de la ti i iüoi piü graui& importanti negozij.dichiararmi con la viua voce gli ofcuri (entimen tidegli antichi äc graui fcritton ? i concertide quali da pochi intefi, aggiuilaua leicosial fegno,che bcne ü farebbe potuto credere che ella in quei felici (ecoli,ne quali della Mufi-ca faculta pienifsima contezza fi haueua ntrouata fi tufle; 8c che poi in procefib di molte eta e di maniera data al baflb,che non fi e fin'ad hoggi trouato alcuno che di efla ne hab-biadatocognitioneconforme alvero 8c aqucllo che eßi antichi di lei lafciaro fcritto. il qual riipetto ha moflb me a tentare fe con quello ingegno di che mi ha la natura dota-to, & con le fatiche di molti anni intorno a cio ipefe, amtato infieme dal fauore & libe-ralita D.V.S.llluilriß.poteßi tanto fare che io ritornaßi quefta faculta Ce non nel primie-ro fuo ftato, almeno in maggior notizia che fino a qui non hanno per mio auuilo fatto i moderni che di efla hanno lcntto. la qual cofa percioche giouamento 8c dilettazione infieme puote arrecare aquelli che dopo noi verranno, ho giudicato eflere vfizio d'huomo imccro 8c non punto inuidiofo dell'altrui bcne, il darne publica contezza; accio che quel Ii che leggeranno pofsino apparare ie coiä alcuna vi e di buono, Öc adoperarfi a fiipplire doue l'infüffizienza mia haueile mancato: che non voglio pero credere di hauere in modo (cacciato le renebre da gli leritti degli antichi, che non poßi alcuno aitro inuitato Sc aiutato da miei accrefcerh qualchc chiarezza maggiore. il che hauendo io fatto fecondo le mic forze, 8c douendo per le cagioni pur hora dette publicargli, mi fi e fubito appre-ientato innanzi la memoria D. V.S. Illullriß. alla quäle io giudicai doueifi quelle mie fatiche. percioche hauendo io riceuuro da lei quelle comodira niaggiori che acondurreä fine fimile opera fi ricercauano, era fenza dubbio 'mio debito inuiargliele. Ed e richie-fto che il fölleuato, e beneficato rcnda al benefattore il douuto guiderdone; c fe non le viene con quella purgata fauella che io doueua, 8c in Jatina lingua recato ancora fi come toito infieme con l'altra mia opera verrä; accufine la poca fede d'alcuni Stampatori di Venezia: i quali non folo mi hanno (controognidouere) piu med intrattcnuto, per compiacere ad alcuno il quäle 6 tratto da inuidia impediua che quelle mie fatiche vfcif-leroruore, ovoleua egli delle molte vigilie mie (e lleflb honorare; ma hannomi in vl-timo poco meno che negato l'originale, confegnatoli (in l'Ottobre pafläto accio Io do-ueflero publicare: e prima che trarre glielo potefli di mano, haueuo per l'addotta cagio-ne, ßampato qua due terzi di eflb, tratto da vna bozza rimaßami. e con queito facen-do fine con ogni reuerenza le bacio Iamano» pregandola a pi ender in grado quefta mia opera, noname, maalla conueneuolezzadi lei, efingolanfiima humanita fuahauendo riguardo. Di Fiorenza il di primo di Giugno i j 8 i. D.V.S.IIIuftrifsima Affezionatiß.8c obligatiß. Seruitore Vincentio Galilei. I DIALOGO Dl VINCENTIO GALILEI NOBILE FIORENTINO VELL^i MVSICst ^iNTlC^t, ET DELL^i MODERNE. A M vsi ca é (latadagli Antichi annouerata, tra lc arti che fon delte hbeta!i,cioé degne d'huomo libero» Sc metiramentc ap-preíío iGreci, Macftrij&inuenrondiefla (comequalidi mttc !e altrefcientie) fu femprein moltaeltima ; & damigliori Legitla-toti,non folocomedilctreuoleatlavita, maancora comevtiieal la vittü, fu comandatadouerli inltgnaiei coloro, checranonati per confcguire la perfettione. Sc l'humana bcatitudincf chcc fino dellaCittä: Mainliemccon l'Impetioin progrcllo dl tempo pcr-derono i G1 eci la Mulica Sc lc alttc dotrrine ancora. 1 Romani hebbeto di cllä cognitionc, prendenJolada'Greci; maeferdta-iw.u pnncipa 'mcntcquella parte conueniente a'Teatri , done I) rteitano leTtagedie, & lcCo-Riediej lenza rrioltoiipprezzarquclla, che eintornoallcfpeculatioDi: Sc occupandofi conti-nouamente nelle gutrre,non moltoaquella ancoizauefeiccV cosiracilméte la dimenticarono. Hauendo poi laltaliapct lungo fpatiodi ttmpopatiregrádi inondatienide Baibari» s'erafpcn-toogni lumc di feienza; Sc come fe tutti gli hucrninifulTero ftati (opiaprtli da grau« letargo cľignoranza, viüeuanofenz'alcuno dctidetiodiíapercj & delia Mufica (\ haueuano quella iftei^ facomezza, chedell'IndieOccidentali: & in tale cecili perftutiarono, fin'a cheil Gafurio prima, & apprcilo il Glareano,& polcia li ZarÜno (Piincipi veramentc in quefta moderna prat-lica) cominciarono ad inueftigarequello cheellarufle * Šc á cercaredi rrarladallcrembreoua cra (lata lépolta. laqual parte da loto intcfa,& apprczzata,hanno á poco ä poco tidotta nel termíne in chcella fi titroua. Manon pareadalcuniinttlligenti,chet'habbianorefaaH'annco ŕuo ftato,fecondo chefi puo comprendeieda infiniti luoghi dtll'antichehißotie, de'Poeti, & de' Filofofi; né che habbiano confeguito di eßala veta.iV periettanotitia: il che puo fotlehaitcto Cagionato larozzezza de' tempi, ladifficultadclfoggetto« Sc ta fcarfttádc'buoni inretpteti: null» di meno quefti fctiltori meritano fomma lode. Sc il mondo deue loro perpetua obligatio-ne; fenon peraltto, a'meno per hauet datooccaiioncamolti di maggiormentearTaticatli in eifä, per vederediridutla nella fuaperfettionc. il che(quantopcróatticneallaTeorica) pare che a' tempi noftri habbia confeguito Girolamo Mei, huomo dtgno, á eni tum i Mufici,& tutti gli huomini dotti dc-uono rcndercgra[ie& hononj&apprerTo nella noftra Citri lollluitrifs. Signor Giovanni Batdi de'Contidi Vtrnio: ilqualc hauendo in tflaratto lungo (tudio, cVcflendofidi eňa molto dilettato come di tuttelealtrefcicnzc* l'hagrandemenrcnobilitata,& refaapprezzabilei hauendo col riioelTcmpiocccitatoinobilial mcdelimo Audio: molu de qua Ii (on folitiandateincafadi lui, & iui indilettiuoli canti,& iniodeuoli ragionamenti con ho-rcftoripofo trapalíarc il tempo, laondcfendoiomolto obligato allacortclla diqueiiogenti-littimo Signote, Sc petó deiidetofo di niüfttatli con qualche fegne eítetioicj'intctno arfetto che hodi letuulo, hogiudicatonon poterli da me fpendere il rempocon piü profitto, che faticar-mi intorno a cotale foggetto; poi che cosi facendo mi fi moilraua fperanza di poter« dare á lui tlcun fegno di gtatitudine,cV al mondo potgerenon piecolo aiuto ďi vfciredelle tenebre, nellc quali (dopolaludettaperdita) c (in ad horaftaioinuolro; il chepetö íia detto fenza arrogantste con ogni rifpetto di quelli.che da Guido Arerino finV noftri tempi íopra ral matéria Hanno feritco: benche fe io miattribuitrj inqucRorattoalquamodigloria, forľenon meritcrei tt-prcnlione | poichc l'inchnatione dátami dalla natuta a quefti (tudi) Uberali, & la continoua di- A ligenza. Dialogo del Galilei ligenza vfata da me per ifpatio di molti anni ad apparatli, pigliercbbela dircfa del tnio parlare fcfpra di fei gran ragione: madiqueitoilgiinlitioriferbifi purealii intelligent!; peril quäl ri-fpctto,& accioche le dalle mie farichc alcuna vtili tá puô trarre il mondo.io non ne lo defraudi. olttc áquátopoco fadi tica.ci 1 quella de nollii tempi i t quail lino ad hoggi fono liati (pec mioauuifo) pocointefida chiunqucneha trattato; il che ienz'altco mio tcllimonio, puôellér chiaioargumcntodclladif ficultädella materia, per laqualcofadclidcro dal Lettorc, chefipreparaadaregiuditio.ofare paragonede miei fcritti conquellidegli altri moderní, Comma attentions, cVanimofgombro daogni affettohumano. pcrciocheechiaracofa, chechiunque Hon haľanimo inreramente purgato da ciafcuna patiione, non puö di che che lia dare pcrfetto giuditio. Ogni auuertimen to che mi lia fatto da huomo intelligente & amatore del veto, riceuerôingtado, & gliencrclte-rňobligato i fenza mai vergognarmi d'imparareda chi megliodi meintendelTc. Horaperchc il lungo parlate continouato.mentre ehe i guiľa di torrentc vi fcorrendo, non pare che habbia quella Korza & vigorenel conchiudere le fentčtie& gli argumenti,cheha il Dialogo,hogiudi-cato eifere moltoá propolito il tratrare i prelenti mieiDifcorli, in tale maniera: Sc quella crede-ro ageuolmenre cfTcre Rata vna delle potenti cagioni.che indulľe Piarone á tratrare fi fatramenrs lecofedella DiuinaFilofofia. ho elctto adunque per intorno aVlodifcorrerďlIluítrifljmo Signore Giovanni Bardipocodifopranominato, & appreno il Signor Piero Stroz-zi, comequelli che lludioliíiimi delia vera Mulica fono, &grandementeamatori di quelle tali fpeculationi, &attiancoraäfotlencreque(lo&maggiorpefo. Suľoccalione adunquedico, di volere fenfatamente vedere in fronte ä quale delle fpezie Diatonichefi riduca quella, nella quale i moderni Conrrapuntilli compongano,& cantanoiCantori leCantileneloro, ilSignoc Piero Strozzi verloil Signor Giovanni diHeinquella maniera. Str. Gran cofami paiquella Signor Giouanni, chedi tanti huominieccellenti, che han-no da Guido A retino in qua fcrittodellaMudcafaculta, nonincidentemente, macome pro-fcIToridi eflajnon ci fia liato alcuno (per quanto iofappia)checi habbiadichiaratodiqualmaniera lia la fpezie Diatonica, nella quale li com pone &: Ii canra hoggi »chc.non ci apßortiinfic-memille dilricuUa& contraditrioni: &nondimeno rralecofeprincipalis principaHflima& importantiliima reputo quella, & di fomma neceflitá ďcflěre faputa. ně podo fare di non arrof-iíre, con pen far folo la poca cognitionc, chevniuerfalmenre (i troua tra l moderni pranici, delle cofe, che del continouo hanno tra mano i la vinú & natura delle quali, fan no profeflionedi conofccrc& interniere ptr eccellenza, appagandoli d'clTer tali llimati dalľimperita moltitudi-ne, dellaqualpecetrouandomiancora iomacchiato, delidero grandemente colvoßro aiu-lodataldifcttopurgarmi. Bar. Voi mettete del continouo incampoquetlioni fottiliflime.cV non puntoordinarie > lequali áciafcunoche!eafcolta,dannoinditiodel bell'ingegno voftro: & per ben chiatireil qutfito fattomi, bifognerä fuiluppaie molti intricati viluppi i i quali per compiacerui, non mi faranno di noia alcuna . Str. Senon faraivoi di noia lo fpiegarmeli, ä me data fommo contento l'intcndergli: perö quando vi piaccia, iofonopiontopcratcoltatui con quella maggioreattentione, chefi poltä deliderare, Q aleliafc BAR- E'di neceflita perbafediqueßaalta macchina .elTaminarediligentcmente eiafeuno condo il Zar- intcruallo delle fpezie Diatoniche, rralc quali nafee tale lite: dipoi vcderequetli cheficom-lino laifciie pongano &cantano hoggi,conqualidiquellefpezieDiatonichehabbinopiu conforroitá; la die fi canta cognitionc dt che non dubito punro, che da per condutei in porto (icuro. & prima di eiafeuna ľit8j'Ileinft a'tta'Pez'e' fffam,nerfmocomepiunuoua&principaIe, quelladoueconcorrono vniuerfal-bu'monlche' mente 'utti i pranici de' tempinoílri, moflidall'autorira' del Reuercndo M. GiofcrToZarlinoi atc.il.Sc nel laqualefecondochealui piace.eilSynronoIncitatodi Tolomco.dopo la quale effamina,vedra ragionaniéto mo quádo git occorra con l'iileüä diligenza, quella che hanno tenuto tutti gli altri moderni da qu.mto tte.'!c ello in fuorei comeGuido Aretino, il Garurio,il Glarcano, il Fabro, il Valgulio, & altri graui rri'a^ľa^d'ffinl t"cr'ttor'* I°,uali tutti di comuneparereafľermanoquellocheli canta hoggi, cHereil Diatono tione terra. Dltonieo antk hiiiimojle propottionidelquale,futono(nella leilaniefima Olimpiade) dal fcuc-Eulebio nel- ro PitagoraSamio con fottile conlidcrationeinuelligate. lefoe Cron. Str. PrimacheV. S. cominci i fciorreil nodo del dubbiopropollo, delidero che in quel Jeila Fiflcj8'' 'C C°^C C'OUe arI'uas'(°>f' (come dice Arill.nelľottatio delia Filica) sépre da pane non ŕo tefti vét/due loľautorirä; ma la colorata ragione che ci fülle in córrario cóqual (i vogliaapparézadi verita« Priuilegio di perche mi pare che faccino cofa ridicola( per non dire inlieme col Filofofb,dallolri}quellicha Pitapor.i. per prouadi qual li fia cóclulione loto, vogllono,che Ii creda fcnz'altro,alia fcmplicc autorita; Boethio nclt [eata addurre di ciTe ragionichevalideliano: il qual priuilegio non Ii troua elTere llatocon-af capo 5ce"° a<^ ''•"•''"da feguaci fuoi,al fapientillimo Pitagota pur horä da voi nominato.Voglio in Cicdclla'na oltte, ehe mi concediare, cllctmi lecitoalla libera interrogarui, & rifponderui fenz'alcuna for-tura Jgli pet. tod'adülaiionc, come veramente conuicne tra quellt che cercano la vciitá delle cofe, Ba*. Delia Muíica. j Bar. Tuttovifi» conceflô. E'ncccflätio primamenreridurli benej memoria (fecondo pero ilSyntonodiTolorneo come ho detto) iraqualinumcrinc' minimi tctmim, fia leparara- ĽOttiuaeC mentccontenutociafcuno degli interualli chehainfclaRcginadelleconfonanzc: iqualil'e- fcr,ie"a Re-condo il parcre degli autori di quelle cofe, non palTano il numero di quindici j & dal minimo fônaDie""" incominciandomi dico, che il Comma ř contenuto ne fuoi termini radicali, dalla proportione dcttaSefquiottantefmia, tra quetli numeri .81. So Interoalü mu II Semituono minore, tra ..... 1 i), 14 McidcISjrnro II Scraituono maggiore, tra- 1 c 00 dl Su*'> U Tuono minore,.»----,o. , Ü tuono maggiore, tra ■ , . ■ , ■ —..., , g LaTerzaminorc, tta t ..... • , fidccití, il numero delta fue fpezie. A t Dialogo del Galilei i i IS" 1 Itmfim » R * s * 9tt4U4 1-3 K duodecimd §• I i l f s V ■ 3 ^uintattecimd l'.I 2 3 I ittmtfettim* nuggmt. f Str. Ho molto bene intefo la cagione del tutco, pero poterc feguitare piaccndoui. Bar. Denrro ä fudetti tormini adunque.hano raoftrato quellt che cetcano perfuaderci, cho il Diaionico nel quäle Ii compone & canta hoggi, (ia il Syntono di Tolomeo, rittouarfi ciafcu-Altri int« no 'n,crua"° canrabilc; i quali voglio che prouiamo con i medefimi pcincipij,chequefta Ii fat-uiUi oltre i tafpexienon ein modoalcunoqucllachecllidicono.&ch'oWaconftadimaggiorenumero&di ptiim conte» uerliti d'interualli, de propoHi: de quali non hanno voluto fere mentionc, non come poco ac-nutoJal Syn curati; macomc quellt che vedeuano nonfar puntoiptopolito, & impedireidifrgni loro. tono. Palefcremo prima, che nel Syntono di Tolomeo, lacocda di d lafolic per h duto, lia pia Paradoffi. acutadiquella perb molle. chedallacordadi F fautSf C folfautnarurali, all'iftdle altera» daqueftofegno X; Acpatimcnteda b fa, a" h mi, non fial'ilteflo intcruallo, che e da £ lami alfuob molle, & da G folreut alfuodielis X . Dico in oltre, che rra D folre& Elami, non Ii troua l'iftcfla diftanza, che t tra a lamiro Sc h mi: & cosi rra C folfaut & D folre. non c^lmedefimointeruallo, che (i troua tra G folreut & alamire. cheafeendendo, non lia i'ifteflb intcruallo na D folre & F fimr.chcerra E lami & G folreut. che non fianeanc» tal'inreruallo tra F fallt & C folfaut alterati da tal fegno X, a alamire & e lami. che da a 1a-roirei C folfauralterato da quefto illeffo fegno X, non(iailmcdt(imofpatio,cheeda c fol faut i elami. che da alamire i d lafolre, non fia i'ifteflb intcruallo, che edaG folieut ia folfaut, che l'intcruallo che £ tra F faut & h mi confiderato in vna Quarta & in vn minor Sc mituono, non (ia vn Tritono. che la diflonanza, che nafee tra h mi & f faut, conliderata in dueTerze minori.non lia vnaSemidiapente. che tra D folre & alamire non lia vna Quinta, che non Ii polfa neanco haucre vn (imile interuallo.dal congitignerc inliemelaSemidiapentec'l mi notSemiruonodelTuonominore, chccqucllodichcfie hauuto (dallapiu parte) cognitio-ne fin'd quefto giotno. che da G folreut alterato da quefto fegno X & elami,non Ca l'ifteffo intet uallo che i tta E lami Sc c folfaut. che rra F faut & d lafolre, & C folfaut & a lamire,non lia vna Scfta maggiore. che tra D folre 8c c fol faut non (ia vna Setrima minore, che' non (ia ancora vno intcruallo (imile,quello che'li troua fraE lami 8c d lafolte,con(iderato perö in due Sefquitcrzo. che tra G folreut & f laut non lia ne anco talc intcruallo, confiderato peroin vna Quinta nella parte gtauc Sc in vna Terza minorenell'acuta. che tra D folre Sc d la folre,& tra C folfaut Sc e foU'aut.non(iavnaortaua.chel'iftcfla diftäza erra bfä& hmiper bmolle.cheperhduro.che l'ittcfsa diftanza £ da h mia c folfaut, che da c folfaut abfa alterato da qual(iadiqueftifegni h, X: ma il fuo ptoptio e qneflo h. Sc checiafeun Tuono non habbia i Semituoni deH'iftefu propottione& milura,madiiierfi. Str. Quefto voftro alto prineipio, mi rapprefenta in vecedi ficuro feno, quellaparte di tet ra, che fotro il poloauftrale edetta incognira. imporoche te cofe da voi hora detre, fono & miei otecchi cosinuoue,cheiomi difpetcrei del portos'ionö hauefli perguidacosifidoNocchiero. Bar. State di buono animo, ne vi sbigottifchinoqucfti pochi fcogli,iquali (icurifsimi tra-pafseremo colpicciolo noftrolegno : & perafsicurarui & facilitarui il cammino, eccoui in prattica i'euempio di rurto quello che s'e detto; il che vi andetö pafso per pafso con facili t! di-chiarando. ne voglio lafciate primadi dirui, che in quefta feconda numerarionefartacon tan'a diligenza fopra la disformirache hanno i primi con i fecondi inrerualti,non ho voluto direche-tah interualli non Ii rrouino tra lc corde del Syntono: ma Ii bene che tutti non fono fuoi proprij lc particolari, come ne anco i primi;& che' nö (ono in confideiarionealcuna de moderni prat-lici: Sc piu oltre voglio dirui,chequellidi che hanno cognitione, non fonoaltramentecanta» li neüemoftrato proporrioni come apprefso vedretc. Prouerrouui adunque fecondo cheiovi ho propoflo, che lc due note qui ä piejioße, non fono vnifone. Deila Muííca. prtacrtuuiénttrd, che U prefinti • che »weitere wen fint lontdne per U tredrßmd dißdn^a t che ftnt fteße» r4 tuijutfte. m fint d'ißdnti l'nna ddll'dl t\>d per it medtßm* tnter nah Mqtttflc- .---, . —v— Queft'i ditt effire due in-tertidlii ßmdi a queUoj che ß troud trd D filrt cy F fdut i emfeuno de qttdli e l'ißejfi deÜ'dntico Stmidttom , CT" neeeßd tumente diffinantt • Die» in tltre, mdgritre mterudh cjjer tjueßo, tht tuntfiée. il prtftntt diu tßirt dif- fwintt , Qucftt Jus um t/Jirt Im tarn ftr ">*« nuftmit. te due note ficende dcBo tfempit chefigur, r,mfi r.9 dißdntt per ~V« Tritt-tu i cenßderjte pero neüa tndttierd chefi diße difi-ftd; die in ~\nd t[Hdru utild parte gtdue »eyh Ttn mincr Stmitutno nel l'acutd: -A- thttrdltfrtftiai. i i dne interttdlit dell 'efem-fit chefiguejico noa efi ferefefic mdggitri nt tratíte fen* Untdne per Tww Semtdtdpeutetconft-deratc in dut ter^e mh nori. neg*fi*nrwAchc le pre-finti nute ß&m diFfdßti Vltnd ddll'altrd per lind minor Sttttmd. Le due tiůte fieanJe, dico mn effer lontdne und dal l'altrd per una Dtdpenta tpidndo pero eilefi etnfidt rino m ~rn* Stmtdidpen-tc ntliä parte detttd fjr ia ~\n minor Semitutnó ntl grdue, fecondt che ne mt flrdltfimpit <\h% dpfi'e. Die* mn ejfere Id mede fintddiíián^d tré ^neíli litte t nedlcund dt qurfft font d$ßdntiper>nOttdud. 3d "tguolmtntt dißdntt. Itntdnt ftr lißtf* diflih ^uynddtll'Jtr*. Dialogo del Galilei. I nt ES o minutamenteda quali numcri, & per qual cagionc tra cffi Ga conrenuto ciafco-no de moftrati ptimi (edici intetualli in fe fteflo; potrcmo venite i teattate quali fiano i nomi delle proportion! che gli contengano, di checonitino, quali ťiano pani di cfli piu & měno černou, ouero propinque, & di quanto 1'vno fuperi, o íia dall'altio fupccaio. col itkzzo de quali ptinctpij vetróadichiararuiidubij propotili & perfeguire 1'ocdine propofto, vedtemotutti quofli pacticolati (prima chein ciafeuno aleto inicruallo) nel mitiott & maggiore Scmituono j roaperche 10deíideroellěredavoiinrefo conquella facilita maggiore chciosó&po(To>e'nc-ceílario auanri faperc ( fecondo il comun parete dc'Mufici prattici&tcorici de' noftri tempi, chc vogliono quello 6 canta hoggi nel genete Diatonico fia il Syntono di Tolomeo; la pofnío-nc propria loto, & cosi de maggiori & minori tuoni, Sc per qual otdine vadino caminando pet ciafcunaottauatanroper h duto, quanto per b molle: la quale inrclligenzavidarannogli cflěmpi che ftguono a prtllb; ne' quali laranno notati tra le corde che gli contengono, fecondo la roente dell'ilteAo Tolomeo. ne polfono ellete in tale (pezieper aUto otdine tefi, pet chc gli in conuenientiaccennatifcomeapparcnellaDilrribuirionc diDydimo) li farebbono maggior-mente manifelri, la natuta adunque del Diatonico Syntono di Tolomeo č, di procedere dal gra ueall'acutoinciafcun fuoTetracordo,per Sefquiquindecima.SefquiottauaeTuono,& Scfqui nona t Sc per efliteda'moderní prattici roeglio intefo, diremo ptocedercin ciafcun Tetracordo dal graucall'acuto.pct Scmituono maggiore,perTuono maggiore>& pct Tuono minore; & per il contratiodall'acutoalgtauc,pcr Tuono minore.pet Tuono maggiore, & per maggiorcSe-fecondo che piace al Reuercndo M< Gio(tffoZailino,il Genere nel quale Ů f5-p»u!ttadauó poncifi canta,& íi faona hoggi. in teprouareropcnionedclquale, fondeitmo f perfadisfarc Amore al e, alia prima voftrarichicfta, come hopromeflo) il principiodiqucftonofttoDifcoifo, ií.dellelnfti tur.haioioni-che lib.*. Zirlino nel fccundodellc Inltitut- har» motiKhc) a) Tttracerdo m e fin Ml mmmmco Sjntom dt Tolomeo. t- «- -9~ -—a-— —e— —«—_j__v_—-. THtntm*g. Tutat mix. Semit.mdg. Tutnimfg. runu min. Tutat mtg. Sm.mtg. Tetractrdo Sjfntmmetwa, dd DMtvmco Sy.frn» di TtUmct, x —^ff -- 5%—*—t—*——-—.....-tt Tmtumäg.Tmmmm. Stm.míg. Tjtmtmdg. T nim mm. T ume m tg. Sm.m*g. -SÖST ■^■■■if-- Samt Jmu- Stmít.min. Stmít .min. Stmít.min. Stmít.min. Semit.min. Strnu.imn. jfc- ■ L—— \—-—H A—* Semit.min. Semil.min. Sanit.min. Semit.mm, Semit.min. Semit.min. Semit.min. AVVERTSNDOvoiin quello luogo,cbe io non intendo che liáno del Syntono attti intet-aalli che i puri Diatonici, & li altti de' moderní Contrapuntilli da loto detti Cromatid. Vedeli fecondo glieíTčmpi moftrati della moderna prattica, il maggior Scmituono eflěrle-b molle nou gnaro in corde diuerfe, & il minore (larfene nclľiítella con alcun legno aggiunto. dalla quat Iuikt mai il cola ne fcgue ncccíTariamentccheil b molle non ha maiil minore Scmituono ntl graue, fi co-Mononeí™" me " čVtlmag- ülaíř!),i'na• gioredettoancotaApotomc,(itrouatraquclíialtri 1187 • 1048. Str . Perqual cagionequei primi (peculator!, conítituitono nellaDiftribuiioncDiatona, il maggiore & minore Semituono dentroá cotali numeri; Bar. Perqucfta. chiamarono gliantichi Mulici, minovSemituono, quello auanzo del Semitoono Diareúaron detrattoneduo tuoni > &perche detrattodalla Sefquiterza duo lefquiottaui, gli maggiore 8c ■uanzatalproportione 156. 145 , in cffaconftituironoral Semituono ;&lodilTerominore, minore.pche perchedueaggiunti inficrao nonriempiono il vacuo delTuonoi doue peril contrario due de d«'oáquei-rnaggiori lo trapaiTono; & quello auanzo di eflb Tuono, dopo che nc fia cratto il minore Scmi- *ume"* euono, lo diilcro Semituono maggiore • , Str. Che imports quella voce,lemma? Bar. Lemma, vale ilmedcfirao che leliduo; ilchelugrandementeápropoíito, pernon elTerealtro il Lemma (come ho detto) che quello auanzo della DiatcMäron dopochenc iiano ttatti due tuoni. chiamano ancora i Greci lemma, quellaparte d'unaeofa che prda due volta non arriua alt'intcro. dilTero in oltre il maggior Semituono Apotome, laqual voce importa in quella lingua, (piccamento i come (per modo di elTempio) tolto dal Ditono vn' Apotome, vi a-otome# limanc il Scmidirono • Sonollati altri, che hannointefoper Semituono maggiore, la Super- quellofia. quintapaniente 76, che ě la forma del fecondo interuallo di eiafeun Tetracordo dell'an'ico Cromatico; il quale neminorifuoi termini viene den troä quelli numeri 81. 76 . Pofliamo da quefta cognitionc > fottraendo dalla Sequiquindecima, la Sequiuentiquattrefiina (che fono lefoirriede Semituoni dclSyntono) fapercdiquantoil minorelia dal maggiore fuperato: & il modo del (otirarre l'uno dall'altro interuallo roufico é (fecódo Boethio) quello. DifponghinG ptima i minor rermini delleproportioni loroin quella manieraj 16. it. Forma del Semituono maggiore . Y Modo ii fot. *v trarre l'vao it. 14. Forma del Semituono minore. dall'altro in- teruallo. facendo venire di fotto quelli numeri che contengano il minore > Sc di fopra quelli del maggiore interuallo ; i quali cosi difpo(li,rapprcfentano nel primo afpettoalla vilta, vn modo contra-rio di quello che vfa l'Aritmetico nel fottrarre l'uno dall'altro fuo numero; non di meno l'effct-roel'iltcllo. pero che non confidera ilMuficoTeorico, femplicementeil valorede numeri co-mcl'Atumeticoi malaquantitädelfuonochetraelfi racchiudono. &perchelc piu volte, i mi-noti numeti contengono i maggioti inrerualli; quirtdi auuicnc che al fenfo apparifec il contrario di quello che in ten de 1'intellctto. STR. Nonéveroadunquechefempreiminoriterminicontenghinoimaggioriinteruallii Bar. Signor no, da fuperparticulari in poi,& quefti (oltre á li altri intetualli che cc lo di-moftrano n: fupetparticnti)fono il Lemma & 1' Apotomes& ne multiplici.la dupla & la tripla. Difpolli chelaranho i numeti nella maniera mollrara, multiplicheremo il 16 (maggior termine del la Sefquiquindccima) peril 24(minoreterminedcllaSefquiuenriquattreí:ma) & ilij (.ijaggiot termine di quella) peril it (minor termincdiquella} dalle quali moltiplicationi haueremo tali prodotti 384. 57$. iquali, coltrouareil Diuiforc comune, vedremori- Modsditra-durglineminotinumeriloro.accio cheíi vengapiu facilmenteácöprenderelaquantitädell'in "are il Diui-tcruallo & fuono, con tenuto dentro i loto eftrtmi termini. laondcper cič.fare, mifuroprima [ort ™?t"> il3 84 termine & numero maggiore, per il minore che fu 37; > & mi auanza noue; il quale pet non eller mifura comune di eiií.non puo confeguentemente eliere il ricercato Di ui (ore. mi-furo adunque di nuouo per il noue, il minor termine chefu 37 5, & mi auanza fei j ilquale conlidcrato, ttouo che ne anco efío ě mifura comune di ciafeuno, ma foto del maggiore che fu 384, nelqualcentra £4 volte; peió torno ämifurareil primo & maggiore eccelfo che fu no-ut, per il minore chefu fei,& mi auanza trej ilqual trc per eflere mifura comune di cialcun termine, c neCeuatiamente il ricercaro Diuiforc: per il quale, partito vltimamente i due maggiori Sc primi numeri, ne vengano parti fi fatře 118. ují cheper non poterfi in modo alcunori-durrein minor numeri; vengono i eflere ne' termini minimi & radical],&l'interuallochedacf fi é contenuto é qualche cofa piu ďun Comma c mezzo. Sc che ditanta quantitáfia dal maggiore il minore Semituono fuperato, cene poflíatno acccrtarc maggiormente, col fommarla in Seme con la proportione & numeri che contengono il minore Semituono: petche il prodotto chcncdatannohaucrá ťillclla forma ,di quella che'1 maggiore contienc. la onde petCiorareli terra tal oidinc. accomodinfi prima i numeti delle ionne loro in quelta maniera. tlí. 8 Dialogo del Galilei. Mododlfom ng.nj. Forma dellafopertripartiente itj. mireinicme ^ t^ Forma del minore Semituono. M, &rr-ultiplicriifi dipoiil 118. maggior terminedcllaSupcttripartiente nj, peril if. mag- gior numero delia Šcrquiuentiquatttefímai&il 11 f. minore termine di quella, per il 14. minor numero di quella; dalle quali multiplication* fi hauerannoquelti proriotti 3 zoo. 3000. che per relatione hanno tra di loro proporrione Sefquiquindecima i demro á quail niimcri (i rac rhiudcilmaggioreScmicuonofuordefuoi termini radicali: ne quali volendo ridurgli, Gof-(eruerá la regola ŕopradetca. S T K. Non vi fia graue conqueßa occafioneil replicarmela. Bar. Traggodai maggior termine che fu 3 ioo.il minore chci jooo, & miauania 100, il qualeccceilö, perclie č mifura comune di ciafeuno termine, e patimente il Diuiľore toro; tal-meiitechenonoccorrecercarcpiuoltre.dimaniera, cheparritoil 3100. per 100, nevieiia K'iimericon- 16, & 1 j. ne viene partendo il 3 000. per ľifteiio 100. le quali minime partiebe lono que-traľetmmi fb (je come ho detto lá. ij, conrengano virmalmenre ľiftcffb maggior Scmituono, ma tra noque it e nanKri contrafeprimi, & non tra compolli&comunicanri, comequelli maeoioii. Potrei anno« lononu- /- j t " j • ■ . . ■ i - - n- 1 ■ i- • °„ • r merati Jj al. cor" la pro-tfl'ac'da'í°"ri Pott'oní Seíquinona; il contenuto delia quale e detto hoggi da'moderní pratticiäc Tcorici, miracn nulu Tuonominore; appreirolaquaiefegueimmcdiatamentclaSefquiottauacTuono.dettomag-rati. giorcä differentia del minore. Diconoil minor Tuono cfler contenuto nella ŕuaverarorma, daUaproportioneSefquinonatraqueílinumeri 10. 51, &il maggiore dalla Sefq'iiottauaira Qual tĽono quelľaltti 9. S, conilqual pjcodi lumepolCamochiaramencevedcre, quatdicfliconfliap-cGili d»lm«g pUnto ^° 5 io. 9. Ne fuoi tciminiradicali. ZarFn IIa ^abbiamo da dueSemituoni aggiunti infieme, hauuto il Tuono minore; la qaal Cola confen» projiofta'j* te i quello ehe ilZarlino prouanellefue Dimollrationi. dclpninora- Str. Quertoratto nonpaflapuntofecondo ilpareredelpuroprauico, neěTenzafuama-p.onamcnto, rauigha.pcrafpetraifi daefli il maggior Tuono ;per&feguitedi gratia, tiallajjdel Bar. Col ibttrarre hora dal maggior Tuono il minore, potremo vedere lenfatament« di tctz0- quanto fia da eflö fuperato i la qual cofa comprenderemo dall'ellempio che fegue appreflo. Diquantoil 5- 8. Forma del Tuono maggiore. inaggiore tuo X Zlo!"' 'l '°- 9- Fotmadcl Tuono minore. 81. 80. Forma deUa Sefquiottamefima, detta hoggi Comma. Dalla fottratione del minor tuono dal maggiore, nafcela Scfquiottantefima lil contenutodet-la qualeé detto da moderní prattici, Comma. Str. E'rifteHodell'antico.queilo» Bar. Signor no. Str. QualeiladiUěrenzaloro! tiaiádllícó BaR" Suefta-.'ntcf"0P"Coramag,ianli<:I,iMu(ici, reccenodeH'Apotomedettittoin ia ia > o i| Lemmajó vogliamodirequellodclTuono.detrattoneducminoriSemituoniloro : íťhog- ma aiuico a . , . r . - --- ™ qllo d'hoggi. 8'e ,nre>° per Comma (come hauete vdito ) quello auanzo di che il Tuono, eccede il Sefqui-nooo, cV non vol lero i moderní trarlo dalla difTerenza de Semituoni iguifa dcgliantichi.pec Srhifina, ql- la ragione che li diri poco di fotto. racchiudefi adunque i'antico Comma dcDtro quellinumerl loiia. J3'44'- ji4*88. lametldelqualcdifleropoiSchifma. St r. E' maggiorequcfto noftro. o pure quello dcg'i antichi ? Bar. Eccede il moderno quello dcg'i antichi, dun fi fatto interuallo }itoj. 317 it. Bar. Delia Mufica. y Syr. CmanriComidcnoftrivertaa'contencreilmaggiore&minorTuono, 8f Semituono ? Diqu3tl C6 Bar. Dirouoi brcuementequeftopcthora.conftalaSefquiuenriquattrefima di rre Commit Tuono^'a'1 eVqualcofa piud'unamaggiorefuaquarraparte, cVmanco della minorcfuamera'.laSefqui- g^iUm. quindccima confta di cinque 6c poco piu dell'ottaua fua maggior parre. il Scfquinono fupera nore, il mag-gliottodipocomancod'vnmezzo. & ilSefquiottauofuperainouedi quanto ilminoreecce- gio'Semituo de gli oito. Quanti Commi dcgli antichi contenefte il Tuono & il maggiote & minotc Semi- 81 ll mono loro, benillimo veto dichiara Boethio. DaUVfTcmpiodaroui fopra in prouarui che il I maggiore,h viencincognltionedi qu.... to quello (Ja da quefto fuperato. talmenre chede gli interualli che habbiamo (in'al prefenre trat tato.riman folo farui noro di quanto il maggior Tuono fuperi il minore & maggiorc Sermiuo 110$ la qual cognirione vi darannoi dueeilcmpi che vipongo qaiipie. 5. 8. Forma del Tuono maggiote. X 15. 24. Formadel minore Semiruono. g7 116. 200. FormadellaSuperbiparrientcjc.fuoredeminori fuoi tetmini. j 27. zj. Ne minoti (uoi tetmini. Rerta fuperato il minor Semiiuono dalTuono maggiote, della Supcrbipartiente 2f. Ia qual conflad'vn maggior Semituono & d'vn Commai il chec tantochiaro, che non oecorre altra. riproua : pero verremo con l'dTcmpio che (cgue i fottraric il maggior Semituono del maggiot Tuono,per vederequcllogli auanza. 5. S. Forma del maggior Tuono» X 16. ij. Forma del maggior Semituono. 157. 128. Form»dellaSupc.7.partientenS. Vienefuperaro il maggiorc Semituono dalTuono maggiore.dclla Snperparticntc 118. il qual« intcruallo f come da quello che di fopta habbiamodetto fi puó comprendere) contiene in fe vn minor Scmimono Sc vn Comma di piu. Vitprouandoui in piu raodi quelle veriii,per maggior mcnrcconfcrmarui nella veta openionc che fi deuc hauete dcgli tntctualli circa ilvalore &Con tenutoloro,&di quanto l'vnoecceda l'alrro. Pofliamo daqucllo che finquiíiě dicliiarato.be niflimo vedere &inrcndcre,ladiftanzacheé dal b molle fegnato in alamire ö in e lami.aldielis X feenatoinG folrcutouero in D lafolre.fecondo che in quefto elTempioli vedenorato. Sei ciö n. . „ _ f che venga fatro ll giuditio integro Sc retro, comidercremooltrea qutl gnato j„ g f0\ -Xlf lo che Ii d detto dl fopra,laqualita'dcH'intcruallo, nel quäle vengono icut. St imd tali fegni accidentali, & in olttc Ia faculra' che hanno d'operare in tal la lolrc, qua. luogo. la onde dico prima, che l'vno & l'altro intcruallo douc fono j°|P!u graue . ._r j, 11 operariqutftieffětti.énellaluaellcnzavnTuonominorcjCiafcunodc («„„„"Jj, j ; jj—' " ; quali in amendue gli ellrcmi, vien fatto feemo Sc dal diefis X & dal b )amjrc, & ■ 1 9— - ■ molle,d'vnminoreSemituono.bifognahoravederc,quellocheriiTia quello poilo nc^vn Tuono minore, dopo cheneiianotratri dueminoriScmituo- inelami. ni: Sc perche parre di quefto fatto occoríe di fopra,quádo cflaminámo laqualitade'Scmituonii ballerácomc neeeifatio, quefto folo auuerrimento.cioě; che roghédoa vn minor Tuono due Sa mituoni mmori,gli refteri riílefló intcruallo che refto al maggior Semituono detrattone il mino tc:5cdi tátoč piu acuto il b molled'alamire & d'elami,del diefis X di G folreut & di d lafolre. Str. Quefta mi ě bene (lata vna nuoua & grata fpeculatione.laqualc hopiu volte dclidcra-ta in tendere, non tantoper la cofade-1 Contra punto, quanto per lo ftrumenrodi tafti. Bar. Voglio in olrreauucrtirui.chequandofi fatto cafonafceflc(ancora chedi radoauué Auuertimca. ga) ne Tuoni maggiori j l'intetuallo che teftalTefatebbedi quello minore vn Comma : zottele «>• volle petö che fi coniiderino i fuol mmori Semituoni della forma & mifura che al fuo luogo di remoconuenirfigli. la Terza minore, laqualceancora ftaraderta da moderní Semiditono, & Seíquitonoidiconoeflercquellointeruallo.cheí conrenuro nefuoiterminiradieali,dalla pro- . portioneSefquiquinta.traquefti numeri 6. r. il qualenellecordeDiatonicheSyntonediTolo- -„'Jj™^'} meo, doueal ptelenreconfiderercmoprincipalmenretntti gli interualli che ci oecorreranno mi tabronelc», furarc per condurre 2 fine quanto ci liamo in animo propofti; contiene in fc vn Semituono & vn po 14. del cer Tuono, l'vno 4V l'altro maggiore: ralmenrc,che fommando infiemc i numeri che racchiudono jo degh cle-i derti inrerualli. fi haueta dal ptodotto loro la veta fua forma; come pet reilcmpio che fegue ™'a" "»uü« appreflo apparifee. IO Dialogo del Galilei. m Hü V y. 8. Forma del Tuono maggiore. j 6. i j. Forma del mogg ore Stmituono. y«4- »* J 6. 5. »4 Forma dcllaTerza minore fuorc de tninoti fuoJ termini. Ne fttoi minori termini. Semiditono, qucilo fia . Terza mtno> lc.no crouar-Ii n D. Si f ŕaut. STR. QuertonoßroSemidi tono,e i'ifteflodiqucllodcgliantichi• Bau. Nonil'ifteilbinmodo alcunoiimperochequertonoftroeconfonante,comevoiTape te,&vienprodottonelgenere (uperparricolare dalla proportioneSelquiquinta i cVqueiloco-mcaficrmanoiMuficimttiediiTonantc, contenuto nel geriete Superpartiente tra quethnu-meri j 1.17 • Str. Come Q hanno da intendere cVdiflintamenteconofcerepiucofcdiuerfeconriftJIb nome? Bar. Con grandiffima difficulty Sc confulione certamentc di colni che ne tratta & di colut cheafcolta; perö io aoderö conquclladißiniione &racilitiniaggiorcchepotröp<.tiflcieda voi cliiatamente intefo, quantunque la mia voce fia per natura roca. Scndo vero adunque che laTerra minore confti d'vn Tuono maggiote Sc d'vn maggiore Semituono,& confequi nttmen te che clla fia contenutadalla Scfquiquinta,come afferma parricolarmente il Zar lino alia propo Al lS.lcl fecondo ragionamentodcllcfuedimoftrationi) ncfegucnccdrariarrcnte, (il die econ rro l'openione del prattico) che le fottopofte non fiano realmente Terze minori deija proporno Oc Sc mifura dcllo due prime mortrate • Ne da altro ci& auuiene, che dal contcncrc in Jörn, luui piu d'vn Tuono minore Sc vn maggiore Scmituono eiafeuna dielic: iquali due interualli conglünti m-lieme, non fono attiadarne vnaTcrza minor 1. della mifura & proportioned! quelle prime; man bene vn SemiditonodiilbnantedxM'ant.co Diatono Dironi-eo : Sc con tuico che it fenfo (per qiieilo che Ii c der to) loconcedefenzareptignanza.lo proueremonon dimcnoall'intcllcttoinquefta maniera. Somminfi inlieme {fecondo l'eflempiochefegueappreflo) i numeri checontengonol'vno& l'altro intrr-Uallo,& veggafi poiqual prodortonercfulta. Dallo haucre fommato inlieme 1 due for>ra& ridoi togli pofeia ne minor termini loro. Str. Comedlgratia. Bar. Eccouene vno aecomodato ciTempioi il quäle fenza piu vi fara noto tutto quelto che che io nc ienta, Numeri Jißofii feecrM U natura Jel Gemrt SHptrpdrticeUre; tri qutlißtrcuu in atte U Firmu mußte di <\