Giuseppe Ungaretti Profilo letterario La vita e le opere Giuseppe Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandria d'E-gitto (dove, dodici anni prima, era nato anche Marinetti) da genitori lucchesi: il padre, che lavorava come operaio al canale di Suez, mori quando il poeta aveva appena due anni, e la madre continuö a gestire un forno alla periféria delia cittä, ai confini col deserto. II soggiorno africano, du-rato Uno al 1912, laseiö a Ungaretti un patrimonio di ri-cordi "esotici": la balia Sudanese, i racconti favolosi delia domestica croata, la varieta cosmopolita caratteristica del quartiere in cui abitava («la casa dell'infanzia dista quattro passi dalla tenda del beduino, in una zona in subbuglio»). II periodo egiziano fu anche fecondo di intense amicizie: con il compagno dí scuola Moammed Sceab e con lo scrit-tore conterraneo Enrico Pea che, emigrate ad Alessandria all'etä di sedici anni (era nato nel 1881), commerciava in marmi e aveva fondato un circolo anarchico, la "Baracca rossa", cui aderi anche Ungaretti. Dopo aver compiuto gli studi medi in Egitto, nel 1912 Ungaretti si trasferi a Parigi, dove studio per due anni alla Sorbona, seguendo tra ľaltro le lezioni del filosofo Bergson, senza tuttavia laurearsi. In-tanto frequentava i maggiori esponenti delle avanguardie: per esempio, Apollinaire, Picasso, il poeta Blaise Cendrars e, nei loro soggiorni a Parigi, gli italiani Soffici, Papini, Pa-lazzeschi, Marinetti, il pittore Boccioni. Gli anni parigini furono segnati anche da un evento tragico ehe turbô forte-mente il giovane Ungaretti: il suicidio dell'amico Moammed Sceab, ehe si era trasferito con lui daU'Egitto. Nel 1914, allo scoppio delia prima guerra mondiale, giun-se in Italia, dove partecipô alla campagna interventista e infine si arruolô volontario, combattendo poi sul Carso e nel 1918 in Francia, sul fronte delia Champagne. Nel 1916 era uscito a Udine il suo primo volume di poesie, il Porto Sepolto. Dal 1918 al 1921 visse ancora a Parigi, lavorando presso ľambasciata italiana e scrivendo corrispondenze per il "Popolo d'Italia" (il giornale di Mussolini); qui sposô (1920) Jeanne Dupoix, con la quale si trasferi a Roma im-piegandosi presso il ministero degli Esteri. Nel 1919 era uscita a Firenze Allegria di Naufragi. Nel 1931 divenne corrispondente della "Gazzetta del Popolo", e come tale compi numerosi viaggi in Egitto e in Európa. E del 1931 ľedizione Aéi Allegria; del 1933 la seconda raccolta, Sentimento del Tempo. Nel 1936 accettô 1'incarico di insegnare Letteratura italiana all'Universkä di San Paolo in Brasile, dove rimase fino al 1942; qui nel 1939 fu colpito da un grave lutto: la morte del figlio Antonietto, di soli nove anni (ehe gli ispirera le poesie del Dolore). Rientrato in patria (1942), fu eletto Ac-cademico d'Italia (la sua adesione al fascismo era stata tempestiva e non subi mai ripensamenti) ed ebbe "per chiara fama" la cattedra di letteratura italiana contempo-ranea all'universitä di Roma. Accanto a un intenso lavoro di traduzione (da poeti inglesi, spagnoli e francesí) escono le ultime raccolte poetiche. Dopo una vecchiaia attivissima - costellata di viaggi, přemi, conferenze - mori a Milano nel 1970. Giuseppe Ungaketti Lopera poetica L'itinerario ungarettiano L'itinerario poetico di Ungaretti si presenta esemplarmen-te caratterřzzato da un primo tempo "rivoluzionario", con una metrica disgregata e originalissima, congiunta a una rigorosa ricerca di essenzialitä verbale intorno al tema drammaticamente coinvolgente della guerra (questo pri mo tempo ě testimoniato dalla raccolta LAllegria che, come vedremo, ha una complicatissima storia compositiva ed editoriale, che va dal 1915-16 al 1942: piú di un quarto di secolo!) e quindi da un "ritorno alla tradizione" sotto il profilo metrico, linguistico, di modelu e fonti, ma anche ideologico, in linea con la restaurazione europea e in parti-colare italiana (Ungaretti aderi presto al fascismo). Questa seconda fase si realizza da Sentimento del Tempo (1933) in avanti (II Dolore, La Terra Promessa, Un Grido e Paesaggi, II Taccuino del Vecehio). L'itinerario ě significativo di una generale evoluzione dall'eversione prfmo-novecentesca alla normalizzazione tradizionale del ventennio fascista che in Ungaretti ha modi e forme molto personali, con accenti barocchi, mitizzazioni e «una sempře verde vivacitä speri-mentale» (Mengaldo). Tuttavia le due piú importanti raccolte, LAllegria e Sentimento del Tempo, impegnano il poeta in un lavoro corret-torio intenso e per un lungo tratto contemporaneo: pur nelToscillazione interpretativa tra chi privilegia il primo volume (come perlopiú si verifica) e chi invece enfatizza il nesso tra i due testi, essi possono essere considerati come i due tempi di una medesima opera, tra loro sensibilmente diversí, ma anche legati da elementi comuni. Si aggiunga del resto che Ungaretti (come molti altri autoři) aspirava a offrire un'immagine organica del proprio percorso poetico, e ciö trova testirnonianza nel titolo Vita di un uomo che, giä utilizzato nel 1939 per la pubblicazio-ne in Francia di una scelta di poesie (ÁeSí Allegria e dal Sentimento del Tempo), compare successivamente (come soprattitolo costante) nelle ultime edizioni delle varie raccolte, e infine viene scelto dal poeta per il volume nel quale riunisce, nel 1969, l'intera sua produzione. Con questo titolo Ungaretti dunque desidera senz'altro indicare una stretta connessione tra vita e attivita poetica, e suggeríre anche una chiave di lettura unitaria dell'intera sua opera (realizzata o meno che sia). Dmi!Allegria m Senumínto du. Tempo: i dati composittvi L'esordio poetico di Ungaretti risale al 1915, quando pubblica le sue prime poesie sulla rivista "Lacerba", aperta ai futuristi. L'anno successivo, con la pubblicazione del Porto Sepolto, fatto stampare a Udine in ottanta esemplari daU'amico Ettore Serra, inizia la lunga storia di composizione della prima raccolta che, con il titolo LAllegria, scelto nel 1931, giunge all'edizione definitiva nel 1942 ( cfr. L'opera, p. 98), Ma nel frattempo ha preso inizio anche la vicenda compositiva del secondo volume: in una riedizione del Porto Sepolto del 1923 appaiono infatti alcune poesie che poi Ungaretti decide di spostare in Sentimento del Tempo che esce nel 1933, contemporaneamente a Firenze presso Vallecchl e a Roma presso Novissima. Segue un lavoro correttorio ehe non ě da meno, per interventi variantisti-ci sui singoli testi e riorganizzazione complessiva, rispet-to a queüo che accompagna la ormai contemporanea vicenda át\V Allegria. Sentimento del Tempo giunge nel 1936 a una seconda edizione variata e accresciuta, sempře presso Novissima, sulla quale ľautore interverra ancora per approdare all'edizione definitiva, uscita presso Mondadorinel 1943. Ungaretti aveva da subito rivelato nei testi delľesordio un importante e originale retroterra: da una parte quello poliglotta e intercultu-rale di Alessandria (dove l'amico Pea lo influenza per alcune «accensioni espressioniste», Ossola), dall'altra quello parigino segnato dall'awento delle avanguardie (in parti-colare Apollinaire e Cendrars), cui si affianca il legame sempre mantenuto, anche in terra francese, con ľambiente futurista e lacerbiano. Sülle orme di Palazzeschi da una parte, di Apollinaire e Maliarme dall'altra, prende il via una riflessione sul valore della parola che lo portera alla novitä rivoluzionaria A££Allegria. Ungaretti sente ľesi-genza, variamente condivisa da simbolisti, avanguardia, crepuscolari, futuristi, di cercare uno strumento espressivo originale e non tradizionale. Egli ritiene, come molti simbolisti francesi, che la parola poetica debba essere ritrova-ta, scavata e "rivelata", per riacquistare il suo valore essen-ziale, primigenio. Si veda infatti in Commiato: «Quando trovo / in questo mio silenzio / una parola / scavata ě nella mia vita / come un abisso». La realizzazione di questa poetica ě favorita dalľincontro con una vicenda storica traumatica: la prima guerra mondiale, vissuta in prima persona dal poeta-soídato e "raccontata" liricamente nell'AUe-gria. Nella guerra, ľuomo ě posto di fronte a situazioni, esigenze e sentimenti drammaticamente elementari, e sente la presenza costante della morte: nonostante questo - o forse proprio per questo - riesce ad attaccarsi a un insperato e disperato vitalismo, a eompiere una «risco-perta primordiale delľinnocenza [...] e della natura, per la quale l'individuo si sente "docile fibra / dell'univer-so"» (Mengaldo). Una condizione esistenziale cosi scarnificata, essenziale come le pietre del Carso che fanno da sfondo agli eventi bel-lici, non puö trovare espressione che in una lingua altret-tanto essenziale e in una metrica frantumata, fatta di "ver-sicoli" che spesso corncidono con una sola parola spoglia e nuda, come nudo si scopre l'uomo nel dolore della guerra. 95 25925916372^9716013082 GUERRA, DOPOGUERRA, SECONDO NOVECENTO La speri- tnentazione attuata neH'Allegm e via via perfezionata nel lungo lavoro correttorio si traduce in una molteplicitä di scelte: nella disgregazione delle forme metriche tradiziona-li, in particolare dell'endecasillabo e del settenario; neľľa-bolizione della rima; nel rilievo concesso a parole prive di pregnanza semantka (come gli articoli, le congiunzioni o le preposizioni) ehe, isolate nel verso, assumono un nuovo e insospettato significato; nelľabolizione della punteggia-tura e dei nessi logici. Lo spazio bianco diventa inoltre dominante nella pagina, quasi a sottolineare ľimportanza delle pause e quindi il fortissimo rilievo delle poche parole che interrompono il silenzio (anche qui ě determinante la poetica simbolista, in particolare di Mallarmé). Sebbene alcuni studiosi abbiano cercato di ridimensionare la portata sperimentale di queste scelte, poiché quei versi, cosi nuovi nella loro frantumazione, nella lettura lineare e consecutiva possono essere ricondotti alle misure tradizio-nali, perlopiu la critica ha condiviso la consapevolezza, che era dello stesso Ungaretti, della forza innovativa di questa esperienza poetica. Una niiova sperimentazione nel ritorno alla tradizio-Come ě stato anticipato, la pubblicazione del Sentimente del Tempo ě stata spesso letta dalla critica come il segnale di un "ritorno all'ordine", spiegabile con il nuovo clima culturale del dopoguerra e con le nuove tenden-ze ideologiche del poeta che andava awicinandosi alia fede cristiana (abbracciata definitivamente nel 1928) e a] fascismo. E, nonostante sia criticamente da rilevare anche la continuity con la raccolta precedente, garantita dalla parziale contemporaneitä della stesura (di cui s e detto prima), gli elementi a favore di un recupero della tradizione e di uno spostamento di poetica da Sentimente del Tempo in avanti sono numerosi. Intanto, a livello metrico, compaiono le misure tradizionali prima rifiutate (endecasillabi, settenari, ma anche novenari), permanen-do pero, come ha sottolineato Mengaldo, certe caratteri-stiche di fondo deUAllegria, quali «l'enfatizzazione delle pause» e il «peso della parola isolata». Piu in generále, a differenza deUAllegria, la parola torna a essere immessa nella tradizione letteraria. Una testtmonianza dell'autore: il recupero del "can-Ha scritto lo stesso Ungaretti in un arti-colo del 1930: «Le mie preoccupazioni in quei primi anni del dopoguerra [...] erano tutte tese a ritrovare un ordine, un ordine anche, essendo il mio mestiere quello della poe-sia, nel campo dove per vocazione mi trovo piú diretta-mente compromesso. In quegli anni, non e'era chi non ne-gasse che fosse ancora possibile, nel nostra mondo moderno, una poesia in versi [...]. Si voleva prosa: poesia in prosa. La memoria a me pareva, invece, una ancora di salvez-za: io rileggevo umílmente i poeti, i poeti che cantano. Non cercavo il verso di Iacopone o quello di Dante, o 96 quello del Petrarca, o quello di Guittone, o quello del Tas-so, o quello del Cavalcanti, o quello del Leopardi: cercavo in loro il canto. Non era l'endecasillabo del tale, non il no-venario, non il settenario del talaltro che cercavo: era l'endecasillabo, era il novenario, era il settenario, era il canto italiano, era il canto della lingua italiana che cercavo nella sua costanza attraverso i secoli, attraverso voci cosi nume-rose e cosi diverse di timbro e cosi gelose della propria no-vítä e cosi singolari ciaseuna nelľesprimere pensieri e sen-timenti [...]». Ľ recupero della tradizione si traduce, anche sul piano formale, nella scelta di una sintassi che si fa piü complessa, nell'esplicitazione dei légami morfo-sintattici e nelľuso della punteggiatura, in un lessico piü ricco e prezioso, nel riconoscimento di un ruolo centrále dell'aggettivo (sulľe-sempio, come ha dimostrato il erítico Spezzani, di Pascoli e D'Annunzio). Alle origini delia poesia ermetica E importante sottolineare che nel Sentimento si registrano una serie di fenoméni, assenti ndľAllegria, che troveran-no signifkativa continuazione nella poesia ermetica, fon-dandone le basi stilistiche. Secondo il regesto compilato da Mengaldo, si tratta deľľassenza dell'articolo, delľuso vago e indeterminato del plurále, di un utilizzo personale e irrazionale delle preposizioni, dell'inversione determi-nante/determinato (per esempio, "fuoco ďocchi"), della frequenza degli astratti, delle associazioni inusuali sostan-tivo/aggettivo (ma cfr., per questo aspetto, il capitolo sul-ľermetismo, p. 245). Sulle tracce ddl'Allegria, la parola poetica continua a essere pura, assoluta, lontana dal deserittivismo e dalla discor-sivitä, idonea a ŕndagare il mistero delľesistenza, inteso anche e proprio in senso religioso. I nuovi temi e ľapprodo al mito La riflessione del poeta si apre a temi universali e mitici, quali ľinnocenza e la colpa, il peceato e dunque la morte (che cessa di essere un evento naturale come nelľAllegria) e ľesiho che ě interpretato come la giusta conseguenza della caduta. Lo sviluppo mitico, unito a uno stile ako e commosso, ě tipico di qui in avanti in Ungaretti. I temi fondamentali, trattati eon atteggiamento non di rado religioso e sacrale, il dolore e ľenigma delľesistenza, non sono piú proiettati sullo sfondo brullo e desolato del Carso, teatro di atroci vicende belliche, o su quello del de-serto egiziano o della capitale francese, ma sono calati in una Roma carica di mernorie storiche (soprattutto baroc-che) o nella campagna romana, nella quale il poeta fa rivi-vere antichi miti. Cosi Ungaretti serive a proposito dei nuovi sfondi della sua poesia: «Sono paesaggi ďestate, oltre misura violenti, dove ľaria ě pura, e hanno il carattere, di cui m'ero appro-priato, del barocco, perché ľestate ě la stagione del baroc-co. II barocco ě qualcosa che ě saltato in aria, che s'ě sbri-ciolato in mille briciole: ě una cosa nuova, rifatta con quel- Giuseppe Ungaretti le briciole, che rittova integrita, il vero. Ľestate fa come il barocco: sbriciola e restituisce». Si sarä osservata ľinsistenza in questa citazione sul gusto "barocco", che infatti fa parte del nuovo Ungaretti (non a caso traduttore dello spagnolo Góngora), e gli suggerisce grandiosa eloquenza. Ľattenzíone tematica si sposta su un piano atempotale, piů astratto, concentrandosi sul "sentimento del tempo" (il mutare delle stagioni e il camrnino della storia). U Dolore e le ultime raccoite Nel 1947 esce da Mondadori la terza raccolta, U Dobre (piú contenuta e malinconica) che comprende le accorate poesie seritte per la morte del figlio Antonietto, nella se-zíone Giorno per giorno, e altre lmche elaboráte a Roma nel 1944 in cui trova espressione ľangoscia per ľoceupa-zione nazista. H cammino di recupero della tematica religiosa, di cui si intravedono i pri-mi segnali nelľ Allegria, ma che ha trovato soprattutto spazio in Sentimento del Tempo, prosegue qui e nella raccolta successiva, La Terra Promessa, edita nel 1950 sempre da Mondadori, incentrata sulla tragédia di Didone e sulle vicende di Enea (alla ricerca appunto della "terra" che gli é stata "promessa" dagli dei), dove si accentuano la ricerca-tezza formale e il preziosismo analogíco che si inoltra sempre piú verso il virtuosismo barocco. Come ha osservato Carlo Ossola, se il Sentimento del Tempo guarda al pettarchesco Trionfo del Tempo, nel Dolore e nella Terra Promessa il Trionfo delia Morte si intreccia al Trionfo della Fama: «piü che ľeternitä della Resurrezione trionfa [...] ľeternitä deľľarte [...] ľimmortale content -plazione del bello» (il riferimento a Petrarca non ě occasional o sporadico per Ungaretti, ma fa parte del suo recupero della tradizione urica illustre: cfr. anche la citazione ďautore riportata alla pagina precedente). Presso ľeditore Schwarz di Miláno escono infine nel 1952 Un Grido e Paesaggi e da Mondadori nel 1960II Taccuino del Veccbio, Alla pubblicazione nel 1969 delia raccolta giä citata (Vita di un uomo), contenente ľintera produzione poetica, segui nel 1974 il parallelo Vita di un uomo. Saggi e interventi, che raceoglie le prose critiche. Prose di viaggio e saggi é il sottotitolo di U Ľeserto e dopo (Mondadori, Miláno 1961), in cui appaiono le corrispon-denze seritte per il quotidiano torinese "Gazzetta del Po-polo" negli anni trenta. Ungaretti ě autore anche di nume-rose traduzioni da poeti francesi, inglesi, russi e spagnoli: ricordiamo, tra le altre, le versioni dei Sonetti di Shakespeare, di quelli di Góngora, delia Pedra di Racine e delle Visioni di William Blake. Agli anni della prima guerra risale infine ľesperimento di un romanzo forse perduto o addirítrura mai concluso di cui il poeta dä brevi cenni, dal titolo Le awenture di Turlurú. 97 I testi Giuseppe Ungaretti ĽAUegria Lopera La vicenda editoriale (1916-42) e la struttura Ungaretti nel 1916 pubblicö un esile volumetto dal titolo II Porto Sepolto, stampato a proprie spese a Udine dall'a-mico Ettore Serra in ottanta esemplari, con 32 testi, tutti scritti al fronte (e alcuni giä usciti nelle riviste "La Voce" e "La Diana"), ciascuno accompagnato da una precisa indi-cazione cronologica che connota le poesie come pagine di un diario lirico-evocativo su cui, secondo 1'affermazione dello stesso Ungaretti, il poeta «andava facendo giorno per giorno il suo esame di coscienza». Questa prima rac-colta ě stata definita (Ossola) il nucleo "invariante" del-\'Allegria: delle poche poesie rimaste immutate fino alla redazione definitiva del 1942 (meno di un terzo), la raetä (dodici) proviene proprio dal Porto. A sottolineare la cen-traütä della prima raccolta contribuisce anche la constata-zione che queste liriche rappresentano, nell'edizione definitiva del 1942, la metä circa dei componimenti. Tre anni dopo, nel 1919, esce a Firenze, presso l'editore Vallecchi, fl volume Allegria di Naufragi che raccoglie, con poche eccezioni, quasi tutta la produzione del poeta, a partire dai testi usciti nel '15 su "Lacerba" fino a quelli, in lingua francese, usciti a Parigi nel 1919 (nel volumetto in 80 esemplari dal titolo La Guerre, La Guerra), per un totale di ottantaquattro componimenti. Si tratta di una raccolta dal «carattere affannoso» (e cioě non meditato struttu-ralmente), incerto tra «un'idea ciclica del tempo» e «una partizione sfmbolica» (Ossola), debolezza di cui lo stesso Ungaretti mostra, in alcune lettere, di essere consapevole, Nel 1923 esce a La Spezia, presso la stamperia Apuana di Ettore Serra, una nuova edizione in cinquecento esemplari del Porto Sepolto con una breve prefazione di Benito Mussolini: il volume vede l'aggiunta di alcuni testi poi destiriati QQ a costituire una sezione del Sentimente del Tempo (che ini-zia a quest'altezza cronologica la sua storia compositiva, in parte intrecciata con quella dell'Allegria). Nel 1931 viene pubblicata a Milano presso l'editore Preda una nuova redazione della raccolta col titolo ormai definitivo, LAllegria. La raccolta comprende settantaquattro liriche, quasi tutte profondamente rielaborate; la novitá piú importante riguarda la diversa successione delle sezioni (che rimarra da qui in avanti inalterata): Ultime, II Porto Sepolto, Naufragi, Girovago, Prime. II lavoro variantistico o, come seríve Fausto Curi, la conti-nua sperimentazione di uno «scrittore partecipe dell'intre-pida tensione intelletruale che ě propria delle avanguardie», prosegue nella successiva edizione del 1936 (Novissima, Roma), e in quella definitiva del 1942 (Mondadori, Milano). II titolo definitivo, cosi come il precedente, ossimorico e piu esplicito Allegria di Naufragi, vuole alludere alla vo-lontá di superare il pesante senso di sconfitta ricomincian-do vitalmente da capo, con inesauribile determinazione: «E subito riprende / il viaggio / come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare» ě il testo significativo della lirica intitolata appunto Allegria di Naufragi. II titolo originario // Porto Sepolto conteneva tutt'altra allusione, a un fatto stori-co, o leggendario, sulle origini della citta di Alessandria e simbolico insieme, come spiega lo stesso Ungaretti: «Verso i sedici, diciassette anni, forse piu tardi, ho conosciuto due giovani ingegneri francesi, i fratelli Thuile. [...] Abitavano fuori d'Alessandria, in mezzo al deserto, al Mex. Mi parla-vano ďun porto, d'un porto sommerso, che doveva precedes 1'epoca tolemaica, provando che Alessandria era un porto giá prima d'Alessandro, che giá prima d'Alessandro Giuseppe Uncaretti era una citta. Non se ne sa nulla. Quella mia citta si consu-ma e s'annienta d'attimo in attimo, Come faremo a sapere delle sue origini se non persiste piu nulla nemmeno di quanto e successo un attimo fa? Non se ne sa nulla, non ne rimane altro segno che quel potto custodito in fondo al mare, unico documento tramandatoci d'ogni era d'Alessandria. II titolo del mio primo lfbro deriva da quel porto». E questo e il valore simbolico, sempre secondo le parole dell'autore: «11 porto sepolto e cio che di segreto rimane in noi indecifrabile». La sperimentazione ungarettiana si esprime nell'Allegria attraverso molreplici modalita che molto devono alla ricer-ca sulla parola attuata dalle avanguardie futuristé ma an-cora di piu dai francesi Mallarmé e Apollinaire. Obiettivo del poeta, raggiunto mediante il lungo e tormentato lavoro correttorio, ě conquistare il massimo di essenzialitä e di as-solutezza espressiva e semantica. A Hvello metrico il fenomeno piu evidente ě la disgregazio-ne del verso tradizionale: la lunghezza media dei versi ě in-fatti di cinque sillabe (accanto a quelli piu lunghi, se ne re-gistrano di tre, due o una sillaba). Spesso il verso ě costitui-to da una sola parola: «la parola-verso, la parola nuda, cel-lula o monade tematica» (Mengaldo). Viene altresi elimina-ta la rima e anche, sulle orme di Apollinaire e dei futuristi, la punteggiatura. Molto risalto ě assunto sulla pagina dagli spazi bianchi che isolano singole parole, anche quelle che i futuristi avrebbero voluto bandire (congiunzioni, preposi-zioni) che, grazie alla loro messa in rilievo, acquistano un imprevisto e nuovo significato. Questa maggiore concentrazione semantica delle parole, giä al centro della ricerca simbolista e delle avanguardie europee, si connette e si spiega con il tentativo di raggiun-gere il nucleo piu autentico e originario delľesperienza e della comtinicazione. Perciô lo stile ungarettiano risulta perlopiú evocativo e altamente suggestivo, nonostante il lessico qui piuttosto corrente e non particolarmente ricer-cato. Singolare ě comunque l'uso della lingua, non di rado quasi espressionistico. Ecco allora (come dimostrano le molteplici analisi condotte sulla lingua di Ungaretti) verbi riflessivi impropri usati come riflessivi propri («mi modulo*), intransitivi che diventano transitivi («ci vendemmia il sole») o transitivi che reggono oggetti insoliti («ammaino il mio corpo»). Risponde alla medesima esigenza di concentrazione l'uso particolarmente frequente e forte di analogie e metafore, fra cui alcuni tipici costrutti, come «dia-manti di gocciole», «bacio di marmo», «nettezza di mon-tagna». I temi: la guerra, la fratellanza, la conoscenza, il tempo, il deserto Le poesie della raccolta sono tutte legate a una precisa oc-casione: luogo e data di composizione, riportati in calce, trasformano, lo si ě giä sottolineato, il volume in una sorta di diario della guerra e di biografia in versi del poeta-sol- dato (da qui l'uso esclusivo della prima persona del pre-sente indicativo). In questo volume Ungaretti sembra voter coniugare (come sottolinea lo studioso M. Barenghi) tre concezioni della poesia, diverse e persino in opposizio-ne tra loro: «poesia come assoluto, poesia come biografia, poesia come fatto tecnico». La parola, attraversara da una forte componente autobiografica, ě chiamata infatti a superare l'occasione storica per elevarsi alia veritä assoluta. Cosi la guerra, evento drammaticamente contingente, si presta a cogliere nel frammento della vita individuale lace-rata dalla sofferenza il segno dell'universale, per riscoprire, nella dura elementaritä di una siruazione in cui k mořte ě vissuta come un evento narurale e biologico, il legame di fratellanza tra gli uomini che partecipano della stessa realtä. Nuova e anche l'attenzione che il poeta mostra di rivolge-re, attraverso la metafora dello scavo, alla vita psichica, propria e degli uomini con cui condivide una cosi dura ed esasperata condizione esistenziale, un'analisi condotta per giungere a «quel nulla / d'tnesauribile segreto», a quel porto verso cui Orfeo deve discendere: ě significativo che, per un breve lasso di tempo (come ha dimostrato Maria Antonietta Terzoli in IIpozzo sepolto, "Autografe", I, 3, ottobre 1984, pp. 3-18), Ungaretti abbia pensato, come titolo per la prima raccolta, a II pozzo sepolto, dove l'imma-gine del porto e del naufragio viene sostituita da quella del calarsi, dell'immergersi nel fondo della coscienza, appunto come metafora del processo di conoscenza. E stato notáto (Curi) che la resa espressiva degli oggetti nell'opera ě spesso indeterminata ed allusiva, in quanto il poeta míra a rappresentare non le cose ma «l'intensita psichica con cui esse colpiscono l'attenzione e il loro perdu-rare nella memoria*. Lo stesso Curi si ě di recente soffer-mato sul ruolo della memoria e del tempo nella concezio-ne di Ungaretti, dipendente dall'insegnamento del filosofe Henri Bergson (le cui lezioni ascoltô a Parigi). H tempo ě, bergsonianamente, quello interno, psichico, per cui non si dovrebbe parlare di ricordo, ma di un passato che trova nel presente continua attualizzazione: il breve istante rap-presentato nella poesia si trasforma pertanto in durata. Secondo Ungaretti al principio della sua poesia si trova «un'ariditä bruciata .,. il miraggio del deserto»: e proprio il deserto si rivela uno dei temi piu ricorrenti (neUAllegria, nelle pagine dedicate ai giomi africani e poi a quelli tra-scorsi sul Carso, ma anche nelle liriche del Sentimento e delle raccolte successive), cut viene associato il motivo del-l'aridita, della solitudine, del miraggio ingannevole ma che apre brevi parentesi di felicitä, divenendo una delle imma-gini piii adatte a rappresentare la vita dell'uomo («noi orientali si vive di miraggi», scrivera Ungaretti ad Ardengo Soffici). L'io del poeta si proietta cosi sulla figura del no-made, del girovago, dell'emigrante, costretto a un viaggio inarrestabile, alia ricerca di un'introvabile "terra promes-sa" (tutti elementi presenti costantemente nell'immagina-zione e nella poesia di Ungaretti, alcuni dei quali arrive-ranno a fissarsi come veri e propri "miri"). 99 20 In memoria GUERHA, DOPOCUERRA, SECOfcDO Novecento 100 Componinnento di apertura del Porto Sepolto del 1916, In memoria e dedicato a Moammed Sceab, amtco di Ungaretti fin dall'adolescenza: dopo essere stato suo compagno di studi ad Alessandria d'Egitto, era emigrato con lui a Parigi, dove viveva nello stesso albergo. E qui si era suicidato, non sopportando piu la propria condizione di nomade, privo di patria. Ungaretti ha sempre associate la figura di Sceab alia propria ricerca di identita letteraria. Lo sottolinea Ossola, che opportunamente richiama I'attenzione su una parte della Nota introduttiva ungarettiana alia raccolta unitaria delle pro-prie poesie (1969): ((Baudelaire era I'argomento di discussioni interminabili con uno dei miei compagni, che un giorno trovarono morto, perche in nessun paese si poteva accasare, in una stanza dello stesso albergo che abitavamo, in rue des Carmes a Parigi; Moammed Sceab. A lui e dedicata la poesia che apre // Porto Sepolto. [...] I suoi autori erano Baudelaire e Nietzsche; io rimanevo fedele a Mallarme e a Leopardi». La poesia appartiene alia sezione II Porto Sepolto. Si chiamava Moammed Sceab Discendente di emiri di nomadi suicida perche non aveva piu Patria Amo la Francia e muto nome Fu Marcel ma non era Francese e non sapeva piu vivere nella tenda dei suoi dove si ascolta la cantilena del Corano gustando un caffe E non sapeva sciogliere il canto del suo abbandono L'ho accompagnato insieme alla padrona delľ albergo dove abitavamo a Parigi dal numero 5 della rue des Carmes appassito vicolo in discesa Riposa nel camposanto d'Ivry Metro Versi Jiberi. 4 emiri di nomadi capi dl tribú arabe che vivevano nomádi nel de-serto. 12-14 non... siroi ľesperienza francese aveva modificato la sua cultura e il suo mado dí víta, ren-denďolo incapace di adattarsi di nuovo alle consuetudini e alla mentalita della sua gente. 19-21 sciogliere... abbandono nsofvere nella poesia il senso ango-sciosodelľ abbandono, della man-canza di patria che nella poesia ap-punto avrebbe potuto trovare espressione e quindi uno sfogo II-beratorio. 29lvry sobborgo parigino. Giuseppe Ungakltti sobborgo che pare sempre in una giornata di una decomposta fiera E forse io solo so ancora che visse Locvizza il 30 settembre 1916 La parola-verso Lo stesso Ungaretti fomisce la chiave per l'interpretazione simbolica di questa Urica dominata dal motivo dello sradicamento e della perdita ďidentita: «In memoria, rievocazione del suicidio del mio compagno Moammed Sceab, ě il simbolo d'una crisi delle societa e degli individui che ancora perdura, derivata dalTincontro e scontro di civiltä diverse e dall'urto e conseguenti sconvolgimenti tra le tradizioni politiche e il fatale evolversi storico dell'umanitä». La figura del nomade, di colui che, lasciata la propria patria, e destinato a non trovare pace, si in-carna qui nellamico che, perduto il proprio nome, perde anche la capacitä di vivere. La condizione di solitudine sembra prolungarsi nella motte: «il tono di squallida cronaca, proprio di tutta la composizione, accentua questa impressione £ondamentale>> (Ossola). I verbi oscillano tra passato e presente, fino ai versi finali dove i due tempi si incontrano nell'op-posizione tra il passato della vita conclusa dell'amico e il presente del ricordo: al poeta e alia sua parola viene infatti assegnato il compito di garantire la soprawivenza di ciö che ě scomparso. In un altro testo della raccolta, Chiaroscuro, ě nuovamente presente il motivo del suicidio dell'amico in una strofa dove si incontra uno degli esempi piü suggestiv! dell'attualizzazione memoriále cui Ungaretti ricorre nel recupero degli eventi passati (err. p. 99): «Mi ě venuto a ritrovare / il mio compagno arabo / che s'e ucciso l'altra sera». La lezione 1'ultra sera viene introdotta nel '31: il cro-nodeittico (l'indicatore temporale l'altra sera) diventa dunque «un esempio significativo di come il tempo ungarettiano sia un tempo psíchíco: l'apparato delle varianti non lascia dubbi sul fatto che il "compagno" si ě in realtä ucciso diciotto anni prima» (Curi). Nella poesia incontriamo un significativo esempio di come nella dissoluzione del verso tradiziona-le Ungaretti possa giungere alla misura brevissima: in questo caso si tratta del bisillabo "sempre", una di quelle parole che vedono incrementata, nell'isolamento, la loro pregnanza semantica. II porto sepolto Dalľ Allegria Metro Versi iiberi. 1 Vi al "porto sepolto" del titolo. 2 torna alla luce ě qui adombra-ta la figura mitica del poeta Orfeo sceso neltAde. 3 li disperde il riferimento ě al response della Sibilla, che veniva af-fidato alle foglie che si disperdono nel vento. Si tratta della lírica che diede il titolo alla prima edizione della raccolta e che rappresenta una delle piú esplicite dichiarazioni di poetica. Lo stesso Ungaretti spiegó il titolo ricordando il racconto, ascoltato dalla voce di due giovani inge-gneri -francesi, di un porto sommerso ďepoca pre-tolemaica. La poesia appartiene alla sezione omonima. Vi arriva il poeta e poi torna alia luce con i suoí canti e li disperde Di questa poesia mi resta quel nulla ďinesauribile segreto Mariano il 29 giugno 1916 101 23507237258248345^ GuERRA, DOPOCUEHRA, SECONDO NOVECENTO Analisi del Testo La discesa neu'abisso Veglia Oall'Allscria L'immagíne in cui si incarna la figura del poeta ě quella di Orfeo impegnato nella discesa agli infe-ri e destinato a ritornare alla luce. Uabisso, il pozzo, rimmersionenelTacqua, anchein funzione purificatriceeiniziatica (cfr. 1 fiumi), sono tutti motivi ricorrentinelTopera poetica ungarettiana (utile al proposito il vasto regesto pro-posto da Maria Antonietta Terzoli che ha passato in rassegna non solo le liriche ma anche le lettere a Papini). Cemergere da una zona profonda, abisso o pozzo che sia, non serve solo a rappresenta-re una forma di rinascita individuale, ma suggerisce anche, metaforicamente, 1'affiorare della parola poetica che giunge da un luogo dove, significativamente, convivono ombra e luce: la veritá non puó che essere colta e rappresentata a lampi perché )'inconscio cui la poesia attinge si svela solo in modo intermittente. Sono evidenti, in questo legame (suggerito dallo sresso Ungaretti) tra la parola poetica e 1'inconscio, tracce delle dottrine psícoanalitiche, anche se il poeta prese esplicite di-stanze dalla psicoanalisi che, secondo quanto da lui dichiarato in piú luoghi, aspirerebbe al miste-ro senza averne le capacitá. Solo all'arte che sa elevarsí al divino spetterebbe infatti, secondo Ungaretti, il pur difficile compito di «evocare il mistero del mondo» (Lavagetto). Con questa urica entra per la prima volta nel Porto Sepolto (e poi neW'Allegria) il te-ma bellico: e la prima, atroce pagina del "diario di guerra" in cui Ungaretti racchiu-de l'esperienza di un anno vissuto in trincea, dal dicernbre 1915 alla fine dell'anno seguente. Pud essere utile alla comprensione della poesia (e delle altre di uguale tema) leggere quanto il poeta scrive di quell'esperienza: «Ero in presenza della morte, in presenza della natura, di una natura che imparavo a conoscere in modo nuovo, in modo terribile. [...] Nella mia poesia non c'e traccia d'odio per il nemico, ne per nessuno: c'e la presa di coscienza della condizione umana, della fraternitä degli uomini nella sofferenza, delPestrema precarietä della foro condizione. C'e vo-lontä d'espressione, necessitä d'espressione, c'e esaltazione, nel Porto Sepolto, quell'esaltazione quasi selvaggia dello slancio vitale, dell'appetito di vivere, che e moltiplicato dalla prossirnitä e dalla quotidiana frequentazione della morte». La poesia appartiene alla sezione // Porto Sepolto. Un'intera nottata buttato vicino a un compagno massacrato con la sua bocca digrignata volta al plenilunio con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio ho scritto lettere piene d'amore Non sono mai stato tanto attaccato alia vita Metro Versi Liberi. 102 Cima Quattro il 23 dicernbre 1915 6 digrignata propriamente il ver-bo "digrignare" väle far rumore con i dentí muovendo ie mascelle: Ungaretti qui recupera il vatore dei termine francone da cui il verbo deriva (storcere la bocca). Giuseppe Ungaretti Analisi del Testo Un rinnovato »TtACCAMENTO ALLA VITA L'immagine presentata dai versi della poesia ě atroce, tale da suggerire orrore e senso di pieta nei confronti del morto; ma, inaspettatamente, ai w. 12-13 abbiamo un netto salto sintattico e seman-tico (ho scritto / lettere piene ďamoré), con ľintroduzione del primo verbo di modo finito e soprat-tutto con l'awento deciso della cLirnensione personále: alla morte il poeta «oppone l'esperienza, la consolazione, la "vita" della scrittura» (Ossola), e sente di non essere mai stato cosi attaccato alia vita. 11 concetto é enfarizzato qui dall'isolamento di tanto al penultimo verso, e ad esso corrispon-de il titolo definitivo della raccolta, ĽAllegria (gíä Allegria di Naufragi): cioe lo scatto vitale che segue il bisogno e la voglia di soprawivere di fronte alia disperazione. I punti chiave della SUuttura sintarxica della poesia sono i participi: buttato, massacrato, digrignata, penetrata, attaccato: di questi, tre formano da soli i versi 4,6 e 10. La conseguente insistenza sul segmente fo-nico / at / ě rafforzata dalla frequenza della doppia /1 /: noTTata, buTTato, scnTTo, leTTere, aTTaccato; lo stesso segmento / at /, del resto, non ě lirnitato ai soli participi, ma torna anche in nottATa, voiTA (con inversione), stATo, TAnto (con inversione), viTA (con inversione). L'insistenza sulla dentale accentua la dizione scandita, secca, dura che lo specifico metrico, sintattico, contenutistico della poesia impone. Fratelli Dall'/Ulegr/a Metro Versi liberi. 3 Parola ě naturalmente nferito a fratr* 5 spa5imante chesoffre. II termine-chiave della poesia, fratelli, che ne ě anche il titolo (ma nel Porto Se-polto'16 e ne\\'Allegria" 19 si intitolava Soldato), allude a uno dei temi fondamen-tali del primo Ungaretti: la «fraternitä degli uomini nella sofferenza». La poesia sembra formarsi come commento all'interrogazione iniziale, «che rimane senza paternita e senza risposta proprio perché ció che conta non ě la domanda ma la definizione, non l'interrogativa ma il vocativo, non il "reggimento" ma 1'appella-tivo "fratelli"» (Ossola). La poesia appartiene alla sezione // Porto Sepolto. Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte Foglia appena nata Nell'aria spasimante involontaria rivolta delTuomo presente alla sua fragilita Fratelli Mariano il 15 luglio 1916 Analisi del Testo ľanalogia implicíta da un'analogia esplícita, forma prevalente nella ™™P£5 ^ foglia / appena 103 1 Giuseppe Ungaretti perfetta circolaritá ottenuta con ÄSSZS^ * ^ ' k Sono una creatura Dull Allcgma Ě un'altra celebre poesia di guerra, in cur Ungaretti paragona ii suo stato d'ani-mo desolato alia «pietra del S. Michele»: il paesaggio carsico, cosi duro e arido, rispecchia la disperata tristezza del poeta, che questa volta non riceve dalľespe-rienza bellica un rinnovato impulso di vita, ma una spinta alia reificazione, al proprio farsi oggetto, insensibile alia sofferenza. La sentenza finale ě giä annun-ciata - come rileva Ossola - in una lettera spedita da Ungaretti a Papini nel lu-glio 1916 (appena prima delia composizione della poesia): «Pensavo: c'é qualche cosa di gratuito al mondo, Papini, la vita; c'e una pena che si sconta, vivendo, la morte». La poesia appartiene alia sezione // Porto Sepolto. Come questa pietra del S. Michele cosi fredda cosi dura cosi prosciugata cosi refrattaria cosi totalmente disanimata Come questa pietra ě il mio pianto ehe non si vede La morte si sconta vivendo Analisi del Testo Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916 Metro Versi liberi. L'ultima strofa (che contiene la "massima" su cm poggia concettualmente la poesia) Consta di tre terjiari che, se riuniti, formerebbero un perfetto novenario con accenri di 2a, 5a e 8a. 6 refrattaria il termine scientifico ("refrattario" si dice il materiále ehe resiste alle alte temperature senza alterarsi) é qui usato in sen-so proprio e anche figurato ("insensibile"). 8 disanimata citazione dantesca daPurg. XV, 135 (