Il “baule mentale” di Goliarda Sapienza, tra biografia e autobiografia. Con un approfondimento su Lettera aperta a cura di Alessandra Trevisan 26 aprile 2023, ore 14:30 Lezione seminariale. Corso di Italianistica della Professoressa Daniela Shalom Vagata Masaryk University Brno, Repubblica Ceca Anarchica, eretica e fuori canone: il nome di Goliarda Sapienza risuona specialmente negli ambienti dei Gender Studies, da un lato, e della scrittura legata alla reclusione, dall’altro, pratica che lei subì negli anni Ottanta dopo l’incarceramento a Rebibbia a causa di un furto. Se si ricostruisce la sua carriera si incontrano quattro romanzi pubblicati in vita e numerose opere postume, uscite dopo il 1996, anno della sua morte. Un percorso di nuova ricostruzione del corpus è stato affrontato a partire dagli studi di Giovanna Providenti (dal 2010) e attraverso pubblicazioni successive (Bazzoni, Rizzarelli e Scarfone), che tentano di inquadrare l’autrice e l’opera nel panorama del secondo Novecento. Tuttavia, una ricerca che partisse dal primo romanzo, Lettera aperta (Garzanti 1967), per scardinare i “luoghi comuni” di Sapienza, non era ancora stata sperimentata, almeno fino al 2020. Questo primo testo, di fondamentale importanza per conoscere l’autrice, ebbe una gestazione lenta e non priva di difficoltà. Corposo e sperimentale nella prima stesura, come la cultura del tempo richiedeva – si pensi alle prove del Gruppo 63 –, scritto in un momento di crisi del romanzo europeo – tra fine anni Cinquanta e primi Sessanta –, il testo narra la storia dell’autrice bambina nella Catania fascista: l’educazione in una famiglia antifascista, tra genitori militanti socialisti e fratelli acquisiti; le amicizie nel quartiere della Civita e la scoperta della sessualità, fino all’adolescenza e alla partenza per Roma, per frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica di Silvio d’Amico nel 1941. Definito dalla critica come memoir (Scarfone), un genere che dunque oscilla fuori dall’oggettività del binomio fatti-realtà, oggi, grazie all’epistolario Lettere e biglietti (La Nave di Teseo 2021), esso può essere presentato come “autobiografia” per mano della stessa autrice. Ma come spiegarne, da un lato, lo sviluppo e l’editing quasi spietato che Enzo Siciliano fece attorno al 1965? Come definire il ruolo di Livio Garzanti e Attilio Bertolucci in un’operazione che ci restituisce il volume com’è oggi, tra riduzioni e “quasi censure”? E come collocare la trama alla luce della biografia di quest’attrice-scrittrice sullo sfondo editoriale complesso degli anni Sessanta? Uno studio dall’Archivio Sapienza-Pellegrino cercherà di restituire una lettura di Lettera aperta a partire dall’edizione integrale, alla scoperta del “laboratorio Sapienza”. La vicenda di un’autrice che ha destinato il proprio impegno all’arte per l’arte entrerà in questo percorso, toccando le principali tappe dell’opera: un filo rosso che si unirà a quello tematico, che conduce verso i romanzi sull’universo-carcere di Rebibbia, risalenti agli anni Ottanta. Un transito che svelerà le contraddizioni di Sapienza, su cui si può dialogare per montare e smontare i paradigmi critici, per conoscere da vicino la vita e l’opera di un’autrice entrata nel novero delle più rilevanti voci del Novecento. Alessandra Trevisan è PhD in Italianistica e cultrice della materia all'Università Ca' Foscari di Venezia. La sua ricerca si concentra su autrici del Novecento. Ha pubblicato la monografia «Nel mio baule mentale»: per una ricerca sugli inediti di Goliarda Sapienza (Aracne 2020) e articoli su Milena Milani, Adele Cambria, Lalla Kezich, Matilde Serao e altre. Dal 2017 è membro della redazione di «Archivio d'Annunzio»; dal 2020 nel comitato scientifico di «Kepos Semestrale di letteratura italiana», di cui è responsabile di redazione dal 2017. https://www.unive.it/data/persone/11828926