fanto Feccezionale persislenza delT'interesse critico quan-to I'apertura alia nuova stagione delle Occasioni hanno ra-tificato il rilicvo asscgnato a queslo testo gia dalla colloca-zione soiitaria nella sottose/ione centrale di «Meriggi e ombre». Composizione cronologicamente estrema del pri-mo libro (Tunica del 1927), Arsenic vede la luce, appcria composta, sul numero di «Solaria» del giugno 1927, rice-vendo Foriore di una pronta traduzione di Praz per la pre- sligiosa rivista «Criterion» di Eliot: singolare destino, per ia prima prova monLaliana pienamente convergente con la tecnica appunto eliotiana del correlative oggettivo. Si e giustamentc insislito sul carattere narrative e natu-raiistico di questo testo; o almeno delle prime quattro slro-Pe. La vicenda e ambientata in una localita balneare, nella quale i suoni di un'orchestrina zigana si intrecciano e si confondono con quelli del temporale imminente. Ai segni premonitori succede lo scatenarsi della pioggia, senipre pits impetuosa. Su questo scenario quotidiano e perlino banale si inserisce la vicenda del personaggio cui il testo si intitola, e che ne costituisce una delie novita piu significative. Alter ego e proiezione del soggetlo lirico, Arsenic vive con tor-mento la vita inautentica della stagione balneare e si aggira con irresolutezza ansiosa. Solo gli annunci del temporale e il suo scatenarsi (il vento, i rulmini, i tuoni, una tromba marina, la pioggia) divengono per lui segnali di un'alterna-Liva possibile ali'insensalezza; cd egli si impegna a seguirli, in cerca di quel "miracolo" laico presagito altre voile negli Ossi. II miracolo pero non awiene: trascinato dall'impeto del nubifragio, Arsenio pub solamente giungere alia perce- 203 zione mtera delta propria fragilita esislenzíale e stábilire un contatlo fiiggevole con il mondo delle esistcnze fallite; puo cioé percepire con la massima intensita il destino di insesv satezza e di morte che caratterizza la condizjone deiľuotho moderno. E negata la percezione di un oltre che possa dare valore alia vita; la quale resta íutta nel piano fenomenico. Dietro ía superficie naturale non c e nulla; o solo la «cene-re» dei gesti e delle esistenze profese a dare un senso alle cose, Patirc questo destino vuol dire, per ciö che rigtiarda il referente narraíivo, esscre ricacciati ent.ro quello stesso orizzonte dei falsi vivi (o vivi-morti) che abitano la cittä da: cui, proprio, si cercava di evadere, La novitä e il rilievo di questo lesto non stanno tanto nei suoi implicit! contenuti esisienziali e ßlosofici - che il letto-re degii Ossi ha giä incontrato alfre volte -, quanto nella tecnica d ell a rappresentazione, che rinuncia deliberata-; mentě a fondere i clue piani del discorso, ovvero i due !ivel-: li di significato, stí cid la poesia ě organizzata: i comuni eventi di una cittadina balneare colpita da un temporale e il senso del destino individual e delia vita. «Ii rapporto tra il banale e il significativo» (Guglielmi) puo cssere stabilito solo con la ľorza di un proceclimento di tipo allegorico, «che: innalza la vicenda dell'io a sublimata parabola [.,.] in un clima di astratta tragedia» {Luperini). Con Arseuio si sanci-: see insomnia, nella poesia montaliana, la definitiva rinuncia a lentare la compresenza simbolistica di refetti naturale o aulobiografici e del loro significato, Dora in avanti la scommessa della poesia montaliana consisterä nello sforzo di dare alic nude cose quel significato che il soggetto sente' e intende: di attribuirlo, come qui, tentando un montaggio e una dialetüca che congiungano i referenti in sé inerti e if loro possibile senso. II nome Arsenio sembra suggerito, piu che da rimandi. letterarí, da ragioni di suono; la seconda metä ricalca il nome del poeta, Eugenio, ed e testimoniata nelle lettere a Nino Frank (dove Montale stesso lo definisce «Lina vaga proiezione del mio») ľintenzione di completare l'autori-tratto con un Eusebio schtimanniano. C'e poi la prossimitä con il nome di Arleita (segnalata da Barile) e iniine, forse, il ríchiarno alb latina ar.s e a un concetto chiave degli O^si, "jrso" e "arsura". Suggestiva la rievocazíooc ďautorc in una leítera a G'iarniert del 4 marzo 1975: v-Arsertio fu scritla in forse 10 minuti nella stanza ďaffitto di una levatriec, via ciel Pralel-Imo, Firenze, da un tale ehe si chiarnava come me ma non ero io. C e una tempesta reale e una tempesía in un cranio, Luna prepara e condiziona ľaltra». METRI C A Cinque strofe di analoga lunghezza {da clieci a dodíci versi, le prime quattro; di quindici, i'ultima) c di tuttí t.ndecasillabi, con tre eccezioni nella príma strofe (un sette-nario al v. 9 e due quinari ai w. 7 e 11). La slraordinaria mobilita del rapporto Íra respiro metrico c respiro sinlattico íinaugurata nella nostra poesia moderna da Leopardi) repli-'.a nella forma lo sdoppiamento di piani, o di livelii, denuii-eiato per il procedimento della rappresentazione. Accuratis-simo ma per Jo piú dissimulato il lavoro sui significant: accanto a numerose rime, esposte e interne, prendono posto mflinati effetti ďe-co tlie valorizzano la nátura in quaSche modo "sinfonica" del componimento. Una parti colare atten-zione e ríservata poi ai vocaboli sdraccioli, fitíi anebe in fine di verso nella terza strofe e comunque presenti .nei versi ini-ziali di strofe (per tre volte nelľattacco delia poesia). I turbini sollevatio la polvere sní tetti, a rmilineili, e sugli spiazzi deserti, ove í cavalli incappucciaíi armusano la terra, fermi innanzi ai vetri luccicanti degli alberghi. Sul corso, in faccía al mate, tu discendi 1-11. turbini: repentini colpi di vento, indi/.i dei temporale in arri-vo. i cavalli... terra: sono i cavalli delle carrozze, coperti da man-telle impermeabili e in particolare con il capo protetto da cappuc-ci, che annusano la terra presentendo !a pioggia. in faccia: di fronte, tu discendi: la seconda persona e rivolta ad Arsenio, che 204 205 in questo giorno or piovorno ora acceso, in cui par scatli a sconvoigerne Fore uguaJi, strette in trama, un ritornello di casiagnette. to E il segno ďun'altra orbita: tu seguilo. Discendi aJľorizzonte ehe sovrasta una tromba di piombo, alia sui gorghi, pi ú ďessi vagabonda: salso riembo cammina sul corso cittadino, in discesa, verso il maře, orpiovor-. ao aru acceso: a traf ti piovoso a íralti ilíuminato (forse da brevi schiarite, forse da lampi). Ľaggettivo «piovorno» sigmtica pro-priamente "ehe minaccia pioggia", ed ě in Carduccí, in Pascoít e in Gozzano. in cui par... casfagnetle: giorno nel quale sembra par-: íirc a tratti {«scattj») un rumore rilrnico di castagnette, che seon-: volge le sue (del giorno) ore monotone, costrette in una trama,; cioě in un disegno gia deciso, Si annuncía qui un pnmo scgnale capace di aprire ťaccesso a una dimensione che salvi dalla mono-tonia insensaía e soffocante dclla successione temporale. Le «ca-stagnettt'» possono essere qui le "castagnole", cioě "pelardi" (con riferimento ai tuoni iontani); oppure "strumenti mustcah similt : alle nacehere" (con riferimento alľorchestrina zigana di cui si parlerá in seguito e, ancora, a tuoni: suoni degli strumenti e suonH naturali si scambiano anche in seguito le parli). Chiosa Montale in una lettera del 5 marzo 1928 a Frank: nQucl suono di castagnet-:. te stuggito alla maglia delle cose ě il primo segno che "il i cm po esce di squadra" (direbbe Shakespeare)"; e in un'altra dl qualche.: giorno dopo propone, per la traduzione, «soudain éclate». 12-23. il segno... orbita, il segnale di una dimensione (esiatenmle) . diversa, rispetto a quella monotona e inautentica dei falši vivi.-Nella lettera sopra ricordata, Montale spiega che «"orbita" qui vale "ordíne'V tu seguilo: ri ferit o al «segno», ě il primo di aleuní :: imperaíivi rivolli al protagonista (cfr. w. 13, 17, 24, 34), cornspon-denti al suo tentativo di accedere a una dimensione positiva sot-tratia alla neeessitá. tma iromba... vagabonda: una troinba ma-:: rina (cfr. Como ingk.se, w. 12-13) color grigio scuro, conie il piombo, sollevata sídle acque del mare e mobile (0 che alludono alla condizione di vita-morte. 24-33. i palmizi: piante frequenti nej centri liguri. il getlo... violini: il suono intense e vibrantě dei violini, Borghe.Ho segnaia un possibile rimando tecníco al "colpo ďarco gettato", o balzato, che consiste ne! produrre rapidamente piu note facendo rimbalzare 1'archetto sulle corde. spento... percossa: il suono dei violini non si ode piu (ě «spento», perché sovrastato) durante i) verificarsi dei tuoni, che producono un rumore shnile al vibrare («fremer») della 207 sgorga bianca !a stelia di Canicola iiel cieío azzurro e lunge par la sera ch'ě prossima: se il fulraine la i nekle dirama come un albero prezioso entro la luce che s'arrosa: e ii. timpano degli tzigani ě íl rombo sílenzioso. 30 Discendi in mezzo aí buio che precipíta. e mula ií mezzogíorno in una notte di globi accesí, dondolanti a riva, - lamiera colpita. sgorga: nasce. Canicola: Sirio, nella cosfelfazio-ne del Cane minore, sorgendo jnsiemc alia quale il Sole porta, alia nostra lalitudine, il cuore dell'cstate. Dvmque la sleila non e visibi-ie neue notti estive; e qui Montale, personalizzando per mezzo, di un dato concreto un luogo coraune (ma generico) della tradizione poetica, e dtmque incorso in una imprecisione. La «tempesta» e comunque «dolcc» (cfr. v. 27) nell'cstate, parrebbe, per la mite/za : del clima. lunge... prossima: e la sera, ormai vicina, sembra inve- : ce ancora lontana (a causa della lunghczza estiva del giorno). seil fubnine... arrosa: se il fulmine fa un disegno sul cielo serale («la incidc»), tratteggia rami («dirama») simili a que)li di un albero prezioso in mezzo alia luce che sta diventando rosa («s'arrosa»)v per il tramonto. e il timpano... silenzioso: e il timpano dell'orche--; sIrina zigana coincide («e») con il tuono che non si ode; torse per-che il iuimine e stato troppo iontano, o forse perchc il suono dcl-Vorcheslrina ha questa volta coperto il tuono cosi come ai w.:: 24-27, al contrario, il tuono aveva coperto il suono piu discrcto : dei violini. Fatto sta che Montale cosi spiega a Frank: «il coipo di timpano elegit tzjgani fa da tuono (assai dolcemente) a quel lampo silenzioso» (dove andrä notata la significativa sostituzione della '■: parola «lampo» al «rombo» del tesio, che spinge a rendere preteri-bile la prima delle due ipotcsi interpretative). Ii «timpano» e una strumento a percussions. 34-44. Discendi: imperative), come al v. 13. in mezzo... precipita: : nelle lenebre che scendono improvvisamente, vuoi per l'avanzare della sera, vuoi pet Voscurarsi del cielo all'arrivo del temporale, e mulct... riva: il buio trasfbrma il giorno fino a quel momento anco- ■ ra luminoso («muia il mezzogiorno») in una notie in cui sulla nva dondolano globi luminosi: i lampioncini sferici accesi per Festeg- e fuori, dove un'ombra sola tiene mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita 3'aceUlene - finche goccia trepido il cielo, fuma il suolo che s'abbevera, tutLo d'accanto ti sciaborda, sbattono ie tende molli, un fruscio immense radc la terra, giu s'afflosciano stridendo le Janterne di carta s utile sirade. 40 Cosi sperso tra i vimini e le stuoie grondanti, giunco Lu che íe radiči con sé trascina, viscide, non mai svelte, tremi di vita e ii protend i 45 giamenio suila eosta. e. funri... ace.iiie.ne: e in mare aperto («fuo-ri»). dove marc e cielo sono avvolti in un'idenlica oscuritä, dalle barche da pesca («gozzi») sparse lampeggiano le larnpade ad ace-tilene. Segnali, forse, di una possibility di salvezza (come la «luce della petroliera» nella Casa dei doganieri, nelle Occasioni, al v. 18): ma fragile e awoita nelle tenebie. finché: si lega a «Discendi» del v. 34. Lo scalino del verso 39 sottolinea lo scatenarsi del temporale, goccia... cielo: il cielo carico di tensi one («trepido») comincia a gocciolare; cioě inizia a pioverc. fuma: peril colore, s'abbevera: assorbe 1'acqua. tutlo... sciaborda: accanto a te tulto sbatte (il verbo "sciabordare" tndica il muoversi dentro un liquido). le tende: dei locali. molli: bagnate. un früscio... terra: il rumore fru-sciante e anrpio deil'acqua portata dal vento colpisce trasversal-mente la terra, giu... carta: cadono a terra sfrigolando per il contatto con 1'acqua le lanterne di carta (clr. v. 36). 45-59, sperso: riferito ad Arsenic (il «tu» del v. sg.), i vimini e ie stuoie: «semplicj sedie di bambu e seniplici Stores», secondo la spicgazione data da Montale a Frank, giunco... trend: tu, giunco, cioě vegetale, che trascina con sé le radici viscide, non mai strap-pate (sradicate dalla terra, cioě, ma unite a te), tremi ecc. L'auto-rappresentazione in termini di metamorfosi vegetale ě gia in «Mediterraneo» e neS!Agave su lo scoglio; ritorna in Incontro sot-toposta a un processo di allegorizzazione massima. II rimando dantesco all'episodio dei suicidi e di Pier della Vigna {Inf. XIII) é un sintomo della crescente attenzione al moclello net testi aggiun- 208 209 a un vuoto risonante di lament! soffocati, la tesa ti ringhiolie dell'onda antica che ti volge; e ancora futto che • i riprende, strada. portico m ura specchi ti figge in. una sola ghiacciata raoltitudine di morti, e se un gesto ti sflora, una parola ti cade accanio, quello ě forse, Arsenio,, nell'ora che si scioglie, il cenno d'una vita, strozzata per te sorta, e il vento la porta con la cenere degli astri. ti da Montalc alia seconcla edizione degli Ossi. ti proiendi... soffocati: l'attenzione cfi Arsenio, in questo momento di massima ten-; sione esistenziale verso l'autenticitä c anche giä di penoso falH-mento, ě "protesá" verso il vuoto di senso del la vi La, «risonante» come 1'lnlerno dantesco di «lamenti sofibcali», di segni dj dolore inespressi ed enigmatic], la tesa... volge: torna a inghioi'tirti la di-stesa della consueta («antica») ondala (della vita inautcntica e alienata) che da sem pre li awolge. luno... riprende: le consuetu-dini, la vita di sempře torna a catturare il soggetlo, che ha fallito-nello slancio liberatorio. strada... specchi: element! della vita cit-tadina, quasi in un progressive) awicinatnento a un locale pubbli-: co (del tipo di quello di Caffc a RapaUo), eon un senso di fatalita accresciuto daU'asindeto. ti figge: ti configge, ti conh'eca, in una : sola... morti: in un'unica moltitudine di morti ghiacciali, L'uma-nita, iragicamenle raffigurata nei termini dei traditori danteschv confitti nella livida ghiaccia del lago Cocito (Inf., XXXIT). La rap-presentazione della vita sociale cittadina nei termini deWfnfemo dantesco quale insieme di morti ě anche in The Waste Land {La term desolat a) di Eliot, e se un gesto... astri: e se, in una situazio-ne a tal pun to dominata dalla falsitä e dalla non-vita, Arsenio vie-', ne eccezionalmente raggiunto da un gesto che lo sfiori o da una parola che gii arrivi vicino - gesto e parola per una volta autentici. - si trat La («quello e») forse del segnale («cenno») inviato da una vita soffocata («strozzata») che era sorta proprio per lui, cioe che avrebbe forse potuto salvario qualora lo avesse raggiunto. II riieri-mento, qui criptico e chiarito solo in seguito, ě alia "fanciulla morta" Annelta/Arletta, portatrice di un ordine di verso e di signi-fjcati autentici. La cupezza di quest.i versi sta tuttavia negli indizi della impos.sibilitä di contatto tra i due: il «gesto» non raggiunge Arsenio ma lo «sliora», la «parola» non viene raccolta ma gli «ca-. de accanto»; cosi che il rapporto eccezionale in grado di sowerti-re l'insensatezza e fincornunicabilita della vita sociale ne diviene a sua volta una conferma. I! tema della «vita siroz/.ata» incrocia questa figura evanescente di donna - sfiorata per un attimo andre in Incontro - con quella delle «moncb.e esistenze» evocate in Cri-salide per la NicoÜ: l'interesse di Montale scatta, in questi anni, solo al contatto di vite protesc all'aulenticitä e alla pienezza ma destinate al fallitnenlo. L'inciso «nell'ora che st scioglie» ha con-sentilo varie letture: «quando la trama de] tempo sembra scio-gliersi» (Marchese), «puö indicare la fine del temporale, ma anche il passare del momento del possibile miracolo» (Barile); non si puö inline e.sekidere un rimando allo sciogliersi del cielo nei temporale, il venia... astri: quel venio che neW'incipit. aveva dato l'av-vio ai segnali di speranza, ora qui ne cancella anche le tracce, in-caricandosi di disperderli nello spazio siderale con la cencre luttuosa, cosi come nei primi versi sollevava verso il cielo la polve-re della terra: i tenlativj falliti di un'intesa umana che avrebbe potuto salvare il soggetto (e forse la loro portatrice) vengono trasci-nati via e riconfusi con la cenere cosmica. E una eonclusione tragica nei registro del sublime quäle mai Montale aveva tentaio prima, e che ritenterä in alcune grandi composizioni delle Occa-sioni e della Bufera. La nota apocalitlica conclusiva si awale, al di lä di piü o meno probabili contatti puntuali, del filoiie di poesia cosmica che nella nostra letteralura va da Foscolo e Leopardi a Pascoli. 210 211