. „to ai numcrosi settenari (diciannove versi) ed cndcta-8CUabi (dodici versi) si trovano ottonari (sette versi), dec. fw (sei versi), novenari (cinque versi) e quinari (due v. Jumerose ma non regolari le rime e le altre figure fonichc La coraposizione ě dedicata a Esterina Rossi, giovane sporri-va frequenlata da Monlale nella casa di Francesco e Bianca Messina giä nell'estate del 1923; e la data di composizione non va oltre I'll febbraio del 1924 che sigla uno dei mano-scritti conservati. Esterina ě ispiratrice minore, lontana tanto dall'inquietudine fascinosa delia Nicoli quanto dal malinconico desrino funebre di Annetta: una adolescente ricca di ascenden-ze letterarie (tra i rimandi proposti appare particolarmente persuasivo quello di Sanguined alia pattinatrice gozzaniana di Invemale, egualmente contrapposta al poeta) osservata con simpatia e al tempo stesso con ironico distacco. Esterina ě l'immagine di una confidenza con la natura e di una visione agonisrica della vita che possono ricordare il clima dannunziano, e che perö le přeceděnu poesie degli Ossi (I limoni c Conto inglesé) hanno giä rifiutato. Per questa ragione la vitalita panica della fanciulla deve essere cantata attraverso un registro altro dal proprio, un «falsetto» appun-to. Asstimere quel punto di vista, che non appartiene al poeta, vuol dire assumere un linguaggio neoclassico (con echi sopratrutto dalle odi di Foscolo e da Zanella) e dannunziano. Ma non vuol dire assumerlo seriamente: se seria ě la benevo-la ammirazione per lo slancio vitale delľispiratrice, ironico ě il velo che awolge il ritratto e che annuncia il diverso punto di vista del poeta prima ancora che la conclusione, inťine seria e "in voce" anziehe in falsetto, la renda esplicita. METRICA Quattro strofe (di ventuno versi la prima; di quat-tordici, le due centrali; di due, la conclusiva), con vari metri: to Esterina, i vent'anni ti minacciano, grigiorosea nube che a poco a poco in se ti chiude. Cid intendi e non paventi. Sommersa ti vedremo nella fumea che il vento lacera o addensa, violenLo. Poi dal fiotto di cenere uscirai adusta piü che mai, proteso a un'awentura piü lontana l'intento viso che assembra l'arciera Diana. Saigono i venti autunni, t'awiluppano andale primavere; 1-21. ti minacciano: perché si awicina il ventesimo compleanno; ě ironico, come mostra anche il successivo aggettivo «grigiorosea». ciö... paventi: lo capisci e non ne hai paura. Sommersa... violento: ti vedremo awolta dalle nubi («fumea») che il vento vio-lento disperde o concentra; e una nube che rapprcscnla la panica collocazione nella natura e che riprende la figura del v. 2, con al-lusione ironica alľetä. Poi... Diana: poi uscirai dal mare di cenere, doe dalla nube grigia, piü abbronzata («adusta») che mai, con il viso concentrate («intento»), che assomiglia a Diana, con l'arco rivolto a una nuova awentura. Bausi ha segnalato vari rimandi a Poliziano, fra i quali, relativamente a questi versi: «O qual che tu ti sia, vergin sovrana, / o ninfa o dea (ma dea m'as-sembri certo), / se dea, forse se' tu la mia Diana» (Stanze, T, 49, w. 1-3). Saigotto: arrivano, crescono. í venti autunni: i venti au-tunnali; ma non si puö escludere un raffinato gioco anfibologico con il numero degli anni di Esterina e con i suoi venti (numeralc cardinale) autunni. t'awiluppano: ti intricano, come imposses- 18 19 20 30 ecco per te rinioeca un presagio neil'elisie sfere. Un suono non ti renda qual d'incririata brocca percossa!; jo prego sia per te concerto Ineffabile di sonagliere. La dubbia dimane non t'impaura. Leggiadra ti distendi sullo scoglio lucente di sale e a! sole bruci le membra, Ricordi la lucertola ierma sul masso brullo; te insidia giovinezza, quella ii lacciolo d'erba del fanciullo. L'acqua e la forza che ti tempra, nell'acqua ti ritrovi e ti rinnovi; noi ti pensiamo come un'alga, un ciottolo, come un'equorea creatura sandosi di te. rintocca... sfere: risuona un annuncio benefico nei cieli elisí (il paracljso della mitologia classics, giá richiamala dalia dea dei boschi Diana), un suono... sonagliere; (ii rintocco benefico che annuncia da] cielo il futuro felice) non restituisca al luo orec-. chio un suono simile a quello di una brocca incrinala colpita - dun-, que un suono opaco, privo di vitalita -; jo prego che quel rintocco sia per te un concerto di sonaglj non esprimibile a parole per la sua bel-fe.za. Al di lä dell'tiso contrapposto del suono fesso della brocca e di quello squillante defle sonagliere, i due rimandi abbassano realisti-. camente il lessico e le immagini metaforiehe, lasciando baluginare con piů nettfzza t'ironia dietro la auteritica profferta dell'augurio. 22-35. La dubbia... impaura: il futuro incerto non ti spaventa. bruci: abbronzi. te: compl. ogg. quella: la lucertola; compl. ogg. E sottitrteso, per ellissi, il verbo "insidia" (ctr. «tninacciano» al v, i), U lacciolo d'erba: il cappio coslruito con uno stelo vegeta-le; per catturare le lucertole. U ritrovi e. ti rinnovi: rafforzi e matu-ri la tua personalita, tí pensiamo: ti immaginiamo. equorea: ma- jie b> cafsedme non Intacca frna al lito piii pura. 35 flat ben ragione tu! Non tut bare «$i ubbie il sorrideiite presente. jjia- tua gaiezza irnpegna gia il futuro . ■;ed un croJiar di spalle ■'■divocca. i fortilizl 4u .-"del iuo domani oscuro. T'alzi e t'avanzi sul ponticello ■ esiguo, sopra iJ gorge* che stride: il tuo nrof.ilo s'incide contro uno sfondo di pcrla. 4? ■■ Esitt a sommo del tremulo asse, -pot ndi, e come spiccata da un venlo nna. non intacca: non consuma o distuiba. tornu: rjleríto a •cienluia» e retto dal sehe» precedente, al lito: a riva. v36-49. hen: veramente. di ubbie: con preoccupazioni e ansie jn-••giustihcate. La tua gaiezza... oscuro: la tua allegria condiziona in antiopo il futuro e il tuo scrollare le spalle (in segno di indifferen-7a e ď ipensieratezza) distrugge le resisťenze, cioě vi nee le difficult j, del tuo futuro ancora incerto. La sicurezza di Esterina c iro-nizzata, certo, dal poeta, e i consigií che precedono hanno un'evidente sfumatura ironica; tuttavia Esterina ě anche, sia pute in modo ingenuo, quel modello di indifferenza nei confront! del male di vivere che altrove Montale indíchera quale unica possibi-liĽa di salvezza. Ľatteggiamento nei suoi confronti ě dunque, in questi versi piü nettamente che altrove, ambivalente e sospeso. ťavanzí... stride: cammini sul trampolíno, al di sopra del maře che rumoreggia. s'incide: si staglia. di perla: color grigio perla. Esitt... asse; indugi sulla cima del trampolíno. Ě la seconda pěti (rasi pixviosa impiegata a indicare un oggetto eomune e realistico; se-Cfjiido un procedimenlo che Monlaie impiegherá poi aitre volte in seguito. ma per lo piú con finalitá di innalzamento anziehe di paródia neoclassíca. La seconda edizione degli Ossi, ncl 1928, prc-seníó qui il refuso «Bsisti» per «Esiti» e, come serisse ironicatnen-te Moniaíe in Trentadue variaziont, «moili lettoti prefertrono la íorma errata giudicandola piů... esistenziale». come spiccata. da ttu veiitn: come se un colpo di vento ti staccasse (dal trampolíno): 20 21 ťabbattí fra le braccia del tiio divino a mi co che ťafferra. Ti guardiamo nos', della raz za di chi rimane a terra. jyljrssirei ě il salto per il tulfo. ťabbatti... ťafferra: ti getti nelle braccia del mare, il tu o amico divino, che ti afferra, cioč ti riceve e ti accoglie. Esterina é infatli, come si ě detto sopra, una creatura del mare, quasi una ninfa del mi to. 50-51. Ti guardiamo... a terra: noi, che apparteniamo aliarazza di chi rimane a terra e dunque non si luffa, ti guardiamo. Ě Vesplici-tazione della distanza che scpara il poeta da Esterina; ed ě il pri-mo segnale di una opzione a favore della terra che ha qui piutto-slo i) sapore di una inadeguatezza e di una privazione ma che: diventerá, ali'altezza soprattutto di «Mediterraneo», anche una scelta investita di significati etici; aderire al mare, come Estcrina,-indica inCatti una partecipazione felice ma aproblematica al ritmo delía vita e della natura. '■•pubblicalo a precedere Falsetto con il titolo di Miisica so-gtiaia nella prima edizione degli Ossi, questo componi-mťnto ne viene escluso - caso unico - nella seconda, per nentrarvi neü'edizione di Tutte le poesie nel 1977 con la :: colJocazione e il titolo attuali; in ogní caso o parte di un terzetto di testi dal titolo musicale (oltre a Falsetto ce in- . fatti Corno irtgkse), e dunque ben connessi al titolo di se- i-zione («Movinaenti»). in una tarda intervista a Zampa, ■ Montale confessava di considerare la propria poesia come ■ la piü musicale del suo tempo, specificando che la musica sarebbe stata aggiunťa. a D'Annunzio, da Debussy: se il modelio dannunziano s dunque un esem pi o da attraversa- ■ re e allontanare da sé, come testimonia Falsetto, ii modelio di Debussy, in se stesso percepito quale sintesi di cruccio esistenziale moderno e di autoironia, e invece citabile esplieitamenle in esergo addirittura quale ionte («da C. Debussy»). In effctti in piü occasion! (ultima, quella sopra ri-cordata) Montale ha dichiarato il proprio debito nei con-fronti del musicista francese, e una precoce dichiarazione di interesse e di ammirazionc é in un appunto diaristico del Quaderno geMove.se (1917): «Deb ussy. Les coUines d.'A-nacapri. et Ménestreh: musica clescrittiva e impress i onistica piena di sconnessione, di coiori e di metri, [.,.] Ménestreh b, o passa per essere, musica ironica» (p. 34). Il terna ě quelio della «musica senza rumore», eseguita da un'orcbestrina clownesca: raffigurazione dell'arte nuo-va, tra simbolismo e avanguardie, con suggestioni di tipo crepuscolare e futurista, e, Fra gli jtaliáni, sopratlutto da 22