Giovanni Pascoli - II fanciullino Ě dentro not un fanciallino (h til) Si riporta qui un breve hrano inizialc tíellu prosa Ufanaullir.o e una parte del capitoletto ITT (il testo, nella sua rcdazione definitiva, é articolato in 20 capitolftti, tra i quail il VII e il XIX prcscntano due diverse poesieintito-late cntrambe //fandullo). I passi qui riportati mostrano come, nellosvol-gersi della sua argomcntazione, Pascoli metta insiemc ritcrimenti cultura !i e motivi consueti della sua pocsia e ilclla sua sensibilita: piú ehe a segui-re una problemarica di tipo teorico, egli ě interessato qui ad indicate si tuazioni poetichc. Egli cerca in ogni uomo, in tutto ľorizzonte della societa, quelle qualitä originaric ehe attribuisce alľinťanzia: esse trovanola loro base principále nella disponibilita a comunicare con lo spirito piú seinplicee«buono» della natura. the si dä in ogni uomo, nascostasottolc forme della vita sociále, e chc il poeta ha il compirn di rivelarc e di trarre alia luce. Ncll'ultimo paragrato tli p. mo i /; cutrhi intanto...) si mettono in evi-denza alcuni dei proccdimcnti essenziali con cui per Pascoli opera quel fanciullino chc č dentro ciascuno di noi: condensazione tra aspetti diversi della realtä, che ha come strumento poetico I'uso dell'analogia («egli sco-pre nelle cose le somiglianze e relazioni piú ingegnose»J, rovescianientotra cose di opposta natura o grandezza l«cgli adatta il nomr deila cosapm grande alia piú piccola, e al contrano» 1, riduzione e amplificazione («101-picciolisce per potcr vedere, ingrandisce per poter ammiraro)), conceo-trazione nella parola l«il suo iinguaggio e [. . 1 prodigo. come di chi due pensieri dia per una parola* i, uso dellc diverse s t ere sensoriali («aogninic-do dä un segno, un suono, un colore, a cui riconoscere senipre cid che vide una volta»). [EDIZIONE: Giovanni Pascoli, U fanautiino, a t 1982] Ji (.. Ajwmbcn. Felm« Hi, Miláno , M IVAN NI PASUOU. D. PANCIUUWO itl&tro tioi un fanduilimi 1 he non solo ha brividi, come credeva Cebes kbaV che prime in » lo scoperse, ma lagnine ancora e tripudi suoi. (luince h nostra eta <.- tuttavia1 tenera, cgli confonde la sua voce con h nostra, e del due fanciulli che ruzzano* e contendono tra loro, e. msieme jempre, temono sperano godono piangono, si seme un palpiro solo, uno sduee un guaire solo. Ma quindi4 noi cresciamo, ed egli resxa piccolo; 10:accendiamo m-gli ncchi un nuovo desiderare', ed egli vi ticne fissala juiintica serena niarav,\iil\a, noi ingrossiamo e airugginiamo la voce, cd pksentirc tuttavia e senipre il suo tinnulo sqiuHo come di campaneUo. ] quale tintinnio scgreto noi non udiamo distinto ncU'eia giovanile forse .vsicomenetta piu matura. perche in ^uclla oixupati a litigate e pcroraie kctvsa della nostra vita, meno hadiamo a quell'angoh dan'ima d'onde esse uoona. E anchc, egli, rinvisibile iaiiciullo, si perita vicino al giovane piiiche iccanto all uomo ratio e al vecchio, chc piu dissimilea se vede qjellochcquesti. II giovaneinvcrodi rado e fuggevolmentesi trattienecol fanciullo; che ne sdegna la conversazione, come cht si vergogni d'un pas-stoannor troppo recente. Ma 1'uoino nposato ama parlare con lui e udir-ailchiacchieruvio e rispondcrgli a tocoegrave; el'armonia di quelle vo-rieassai dolce ad ascoltarc, come d'un usignu olo che gorgheggi presso un niscello che mormnra. ,.zioni; e perche con le vedeno, o IB sua «J°^*fc o sia. Ma 1 scgni aeua sua — - r. umili. Egli e quello, dunque che ha pau» ■ bra Sognare, ^ crede di vedere, quello che alb lucc ogn ^fc cose non vedute mai; quello che parU aUe^^. g fl Qclo d. nnvole. alle stelle: che popola 1 ombra Ě dentro . . Tebanu: Pascoli si ňiedsec 11 BO passo del bedone di Platone, uhe egli "raso indica e traduce in una nora: *£ Cebes con un soniso, "Come iossimo spauriti", disse "o Soerate, prova di per-!Uaderci; o mcglio r.on come spmňň noi. ma fnrse c e dentro anche in noi un fan-ciLiUuio che ha timore di riGEtttt co«*: c0 stui dunquc proviamoci di persuaders » 'ion aver paura della mortc come di visecí ďorchiV Occorre pero norare che "i Plaione il fanciullino rappresenta la Parte irrazionale deWanimo maano, the va regolata con I'cducazione. j. ruzzano: cvrronn c soitano. Dei due functutti. 1'unntqueUo reále (Vuomo ncí-h eta íenera della sua inťanzia), 1'altro ě il JanaullJKO che resterk dencro ianimo anchc qoando il tanciullo reaie sará diven-tato tm uomo. 4. quindi: in seguito. maturita (vitelleriudlee sessvalc) aitri oi-dmi dt desideno. diveni du quelli propň ddTetá iníanúle, dcicrminano la vita de-6. quello che... di dei; Pascoli annoia: VERSO UNA NUOVA POESIA: GIOVANNI PASCOU. IL FANCIULLINO Giovanni Pascoli - II fanciullino £ dentro not un fanciullino (í; III) Si riporta qui un breve hrano iniziale delia prosa //fanciullino e una pane del capitoletto III (il tcsto, nella sua rcdazione definitiva, ě articolato in 20 capitoletti, tra i quali il VII e il XIX presentano due diverse poesie intito-late entrambe llfanciullo). I passi qui riportati mostrano come, nello svol gersi delia sua argomentazione, Pascoli metta insieme riferimenti cultun-li c motivi consueti delia sua poesia e delia sua sensibilita: piú ehe a segui-re una problematica di tipo teorico, egli e interessato qui ad iiidicare si-tuazioni poetiche. Egli cerca in ogni uomo. in tutto ľorizzonte delia societa, quelle qualitá originarie ehe attribuisce alľinfanzia: esse trovanola loro base principále nella disponibilita a comunicare con lo spirito pili semplice e «buono» delia nátura, ehe si dä in ogni uomo, nascosta sottole forme delia vita sociále, e ehe il poeta ha il compito di rivelare e di trarre alJa luce. Nelľultimo paragrafo di p. 510 (E ciarla tnlanlo...) si mettonoinevi-denza aleuni dei procedimenti essenziali con cui per Pascoli opera qud fanciullino ehe ě dentro ciaseuno di noi: condensazione tra aspetri diversi delia realtä, ehe ha come strumento poetico ľuso dell'analogia («eglisco-pre nelle cose le somiglianze e relazioni piú ingegnose»), rovesciamentotra cose di opposta nátura o grandezza Uegli adatta il nome delia cosapíú grande alla piú piecola. e al contrario»), riduzione e amplificazione («iffl-picciolisce per poter vedere, ingrandisce per poter ammirare»), concen-trazione nella parola («il suo linguaggio é [...] prodigo, come di chi due pensieri dia per una parola*), uso delle diverse sfére sensoriali («a ognimo-do dä un segno, un suono, un cobre, a cui riconoscere sempre ciô ehe lide una volta»). f_ dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Jebano1 che pnmo in se lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra eta e tuttavia2 tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano3 e contendono tra loro, e, insieme senipre, temono sperano godono piangono, si seme un palpito solo, uno siriilare e un guaire solo. Ma quindi'' noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli ocelli un nuovo desiderare5, ed egli vi dene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed edifa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello. I quale tintinnio segreto noi non udiamo distinto nell'eta giovanile forse cosi come nella piu matura, perche in quella occupati a litigare e perorare la causa della nostra vita, meno badiamo a quell'angolo d'anima d'onde es-so ristiona. E anche, egli, l'invisibilc fanciullo, si perita vicino al giovane piu che accanto all'tiomo fatto e al vecchio, che piu dissimile a se vede cuello che questi. II giovane invcro di rado e fuggevolmente si trattiene col fanciullo; che ne sdegna la conversazione, come chi si vergogni dun pas-sato ancor troppo reccntc. Ma l'uomo riposato ama parlare con lui e udir-r.e il chiacchiericcio e rispondergli a tono e grave; e l'armonia di quelle vo-d e assai dolec ad ascoltare, come d'un usignuolo che gorgheggi presso un ruscello che mormora. Forse gli uomini aspettano da lui chi sa quali mirabili dimostrazioni e ope-lazioni; e perche con lc vedono, o in altri o in sé, gludicano che egli non ci sia. Ma i segni della sua presenza e gli atti dclla sua vita sono semplici e ronili. Egli ě quello, dunque, che ha paura al buio, perché al buio vede o crede di vedere; quello che alla luce sogna o sembra sognare, ncordando cose non vedute mai; quello che paria alle bestie, agli alb™,.31 ""jj <■ nuvole. alle stelle: che popola ľombra di fantasmi e il cielo di dei. Ľgtt [EDEIONE: Giovanni Pascoli. // fanciullino, a CUM di G. Agamben. Fdtrini 1982] ,elli, Mite» i- É dentro ... Tcbano: Pascoli si riferisce i un passo del Fedone di Platone, che egli stesso indica e traduce in una nota: «E Cebes con un sorriso, "Come fossimo spauriti", diibc "o Socrate, prova di per-suaderci; o rneglio non come spauriti noi, ma forse c'ě dentro anche in noi un fan-dullino che ha timorc di siffatte cose: co-stuÍ dunque proviamoci di persuadere a non aver paura della mořte come di visaed ďorchiV Occorre pero notáre che n Platone il fanciullmo-rappresenta la Parte irrazionale dell'animo umano, che ^aregolata con Feducazíone. 2. tuttavia: ancora. , 3 ruzH.no: corronoesaltano. De. ínáulli, 1'nno ě quello reale (1 uomo nd-U etä lenera della sua infanta), I altroe I fcnríullino che restcrä dentro 1 ammo anche quando il fanciullo reale sara diven-Lato un uomo. a. quindi: in seguíto. Lmritä(inteUe™aiee5«Sudealm« dini didesiderin, divers, da quell, prop" ddl'eu infantile. determmanoUvn.de f^,oche...d,dei:PaSco..anno,a: EPOCA 9 LA NUOVA ITALIA 1861-! \ NUOVA POESLA: GIOVANNI PASCOU. IL FANCIULLINO quello che piange e nde senza perche di cose che sfuggono ai nostri si e alla nostra ragione. Egli e quello che nella mortc degli esseri amati es 1 dire quel particolare puerile che ci fa sciogHere in lacrime, e ci salva? R~Y e quello che nella gioia pazza pronunz.ia, senza pensarci, la parola era che ci frena. Egli rende tollerabile la felicitä e la sventura, tempcrandrT d'amaro e di dolce, e facendone due cobe ugualmente soavi al ricordo Egli fa umano l'amore, perche accarezza esso come sorella (oh! U bisbiglio de" due fanciulli tra im bramire di belve), accarezza e consola la bambina che e nella donna*. Egli neU'interno dell'uomo serio sta ad ascoltaic, ammi rando, le fiabe e le leggende, e in quello dell'uomo paeifico fa echeggiare stridule fanf are di trombette e di pive*, e in un cantuccio dell'anima di chi piü non crede, vapora!° d'incenso l'altarino che il bimbo ha ancora con-servato da allora. Egli ci fa perdere il tempo, quando noi andiamo perifat-ti nostri, che ora vuol vedere la cinciallegra che canta, ora vuol cogliere i] fiore che odora, ora vuol toccare la selce che riluce. E ciarla intanto, senza chetarsi mai"; e, senza lui, non solo non vedremmo tante cose a cui non badiamo per solito, ma^^^jotremmo nemmeno pen-sarle e ridirle, perche egli e rÄdamo che mette il nome a tutto ciö cheve-de e seilte11. Egli scopre nelle cose le somigiianze e relazioni piü ingegno-se. Egli adatta il nome della cosa piü grande alla piü piecola, e al contrario. E a ciö lo spinge meglio stupore che ignoranza, e curiositä meglio che loquacitä: impicciolisce per poter vedere, ingraiulisce per poter ammira re. Ne LI suo Hnguaggio e imperfetto come di chi non dica la cosa se non a mezzo, ma prodigo anzi, come di chi due pensieri dia per una parola13. E nio' do1 «Augusto Conti narra di una sua bambina: "Quando mirava la luna o le stelle, metteva vocí di gioía, e me le additava, e chiamavale come cose viventi; offrendo loro quel che avesse in manu, anche lc vesti". Rivado col pensiero a tutle le poesie che ho leite: non ne trovo una piü poesia di questa!». Ii toscano Augusto Conti (1822 1905), fautore di papa Leone Xni, m autore di opere filosofiche che ebbero una čerta fortuna nella seconda metä dell'Ottocento. 7. Egfi é quello ... ci salva: PascoÜ, in nota, cita come esempio le parole di An-dromaca piangente sul corpo di Ettore (Iiiade, XXII, 510): «NuHn, e si che di vesti ce n'hai nella casa riposte, / morbide e graziöse, Iavoro di mani di donne!». 8. accarezza esso ... donna: i I «fanciullino» accarezza l'amore, ne vive l'esperienza come se fosse rivolto a una sorella, e sti-mola il latn infantile che ě presente nella dunna. Si esprime, qui, la predilezione per un amore sororale, puro c desessua- lizzato, reso «umano» e redento dall'af-fetto (ncll'inciso tra parentesi il bisbiglio infantile rappresenra questo aspetto«pu-ro» dell'amore, mentre il bramiTt di helve ne rapprcscnta sia l'aspetto sessuale, che il legame con la cmdelta della vita). 9. fanfare ... pive: annuncialrici diguerra ipiuc, corramuse). 10. vapora: «ra inondare ďúícenso fl'uso iransitivo ě arcaico) l'altare rimastonel cuore dcll'uomo dal tempo della sua in-fanzia», ritrova cioě il vatore della religione seguita nell'infanzia e abbandona-ta nella maturita. II fanciullinc, con le sue Fiabe, le sue fanfarette, e i suoi incensi, e in grado di rompere i disincanti dell'eta luaiura. 11. E ciarla ... mai: parla di COntŮiuo,in stancabilmente. . iz. 1'Adamo ... scnte; secondo la tradfflO-ne biblica, Adamo, il primo uomo, c co-lui che nomina le cose per la prima volta. 13. prodigo ... una paroled SUO lllW; gio ě prodigo. generoso, come queUo