22 Fori iit4gcui<> Montaus ifio Dia* in su - con firme aut0ef Skani 'nnn'd fu piu nulla da vcndere o dafr?> \ mpacsani) dove si seppe che avevano fatto u> lta c una peggior fine. Donna Juanita mor] * voile spicciarsi per timore di trovare occupy ,LJ ^ celeste al quale aspirava; e forse lo rt,^ * compagnata daH'arietta del Cavahere di gra2ia a Gran via aveva lasciato altrc tracce in lei. Le figfe,* credo che aspirassero a nulla, in vita e in morte. Noncfc bero mai veramente ne casa ne patria, ne lingua nefanil glia. Non giunsero a un'esistenza vera e propria e f0rS( non sospettarono neppure che potesse essercene unadj versa dalla loro. Non so dirle chi occupi ora il sepolcrett costruito con tante spese e fatica. Forse altri pazzidita miglia, collaterali; forse l'artista stesso rientrato in pos sesso dell'opera propria. «Le basta? Lo so, lei vorrebbe sapere qual e il luogo qual e la spiaggia, il trampolino dal quale il leone spicco il volo per il Nuovo Mondo: vorrebbe inserire in uc quadro sicuro il bambino che si nasconde in un canneic per tirare qualche innocuo ciottolo a donna Juanita eal le sue cocorite, ree di aver costruito un palazzo degnoi kmiramide nell'insenatura dove per anni era esistita so^ , casa]di su° Padre; vorrebbe sapere in quale terra J r«lusi, d, vittime e di alcoolizzati erano possibili sin^ 1"! f1 albori di un secolo che non aveva anj* "so la maschera del benessere e del progresso. V* lcuoe sapere...» tracSo1!00 PCr SCdverlo» Presto Gerda che ^ dove sorgevano i primi scogli. Una folia sera raccol-a a riva e Zebrino, i suoi fratelli e i genitori seguivano pimento dalľalto, affacciandosi alla l0ro *rrazzo. Lampo o Grongo? H Umpo era affidato 26 Eugenia Montale quattro veteráni del luogo - tře vogatori e un timoniere - e neppur qui era direttamente in ballo 1'onore della fa. miglia; ma Zebrino si sentiva in subbuglio e anche i suoi non si mostravano tranquilli. Si vedevano le prue ap-paiate, lontanissime, alta e biancorossa quella del Law. po, bassa verdecupo e di malaugurio quella del Grongo; erano la prima e la terza contando da sinistra. A un trat-to si udí il colpo di pistola e lo scatto isocrono delle prime palatě. Per qualche tempo le barche parvero sulla stessa linea. II binocolo passava di mano in mano ma nessuno riusciva a metterne a fuoco le lenti. Le barche sembravano ferme, i remi felpati. Piccole imbarcazioni, sandolini e nuotatori facevano ressa intorno allo seoglio del traguardo, sul quale sedevano, scamiciati, Papirio Triglia, le "autorita" e la giuria. Scoccavano le cinque del pomeriggio. II sole ardeva ancora sul vasto areo di mare fra il Mesco e la punta Monasteroli. II fumaechio di un třeno merci usciva da un profondo obló scavato tra le rocce. E le sparse im-precazioni e il ritmico muover dei remi facevano piú grande il silenzio della marina. «Lampo» disse con sicurezza la madre di Zebrino to-gliendosi il binocolo dal naso. «Ha preso mezzo metro.» E parve che avesse un sospiro di sollievo. «Sará» ammise il fratello maggiore facendo cannoc-chiale delle dita strette a cartoccio. «Ma stavolta ě un os-so duro.» «Speriamo che quei rebelloni (straccioni) ce la metta-no tutta» borbottó 1'altro fratello con la palma della mano a grondaia sugli ocehi. «Uhm!» fece il figlio del fattore, il Restin, che figgeva gli sguardi gialli, di lince, sulla prora del Lampo. «E troppo appruato oggi. Sente gli anni anche lui.» Le barche erano come ferme sullo stesso livello, re-matori e timonieri bestemmianti si curvavano in un solo gesto. Metá del cammino doveva essere stata percorsa. emo anca Yarfalla Ji Dinard 27 «I verdacciani tirano come mastini» disse il Dadre sforzandosi di centrare il binocolo. «Temo che fan eilecca.» E guardö senza parere verso la maechia bi sul paese lontano. «Siamo fregati» confermö il Restin sforzandosi le pu-pille e mordendosi le unghie. «II Grongo tien meglio la rotta. Ha un equipaggio piu leggero.» «Non ě ancor detta» ribatté la mamma senza piü guardare. «Te lo dico io» incalzö il babbo che ora pareva secca-to. «No» ammise poi «non e ancora detta ma ě un affare di mülimetri.» Dalla spiaggia il clamore giungeva altissimo; Lampo e Grongo, la prua alta e la prua nascosta, beccheggiavano fra le spume, nettamente in těsta alle akre barche; le urla dei timonieri soverchiavano lo schianto dei remi. Man-cavano cinquanta, forse trenta metri. Fu un attimo infi-nito, il cuore di Zebrino era li li per spezzarsi. Poi si udi uno strillo acutissimo: «Lampo!» e il Restin fece una piroetta da scoiattolo mentre la prua rossa si storceva sotto il filo a un guizzo di timone e i tre vogatori si tuffavano in mare, comera abitudine degli equipaggi vittoriosi. Semi-affogato tra i cavalloni anche il Grongo tagliava il traguardo e i verdacciani, battuti ma non convinti, lanciavano atroci in-giurie alla giuria e alle barche degli spettatori. «Lampo» disse la mamma con orgoglio. «Non ce la fonno con lui.» «Per un pelo» la beccö il babbo asciugandosi il sudo-re- «Ě lultima volta che lo affido a questi ubriaconi. E ora dovremo anche pagargli da bere. Sei contento Ze-brino?» Cor» la mano sul cuore il ragazzo, pallidissimo, non n-sP°se- Rivolto verso levante i suoi ocehi erano fissi sulla macchia bianca che sovrastava il Verdaccio. EUGENIO MONTALE PROSE E RACCONTI a eura e con introduzione cli Marco Fořti Note ai testi e varianti a eura cli Luisa Previtera ArnoldoMondadon Editore