LE PARENTESI E LA LINEETTA USATA IN COPPIA 1. [da L. Cignetti e S. Demartini, L’ortografia, Carocci editore 2016, pp. 7-12] Oggi è davvero difficile non avere a che fare con l’ortografia. Nella società dell’informazione (che ancora, in una sua parte consistente, ha forma scritta), le occasioni per farne uso sono davvero tante. Quando leggiamo un saggio, un articolo di giornale oppure una pagina web, ma soprattutto tutte le volte che scriviamo un testo, ecco che emerge il confronto (spesso impietoso) con le nostre competenze, e con i nostri dubbi, di natura ortografica. […] L’ortografia – una parola composta dalle voci greche orthòs (“corretto”) e gràpho (“scrivo”) – è la parte della grammatica che stabilisce l’uso corretto delle lettere dell’alfabeto e degli altri segni usati nella scrittura. Più precisamente, l’ortografia si occupa di regolare l’impiego delle unità grafiche usate per riprodurre i suoni di una lingua, chiamate grafemi (che di solito coincidono con le lettere dell’alfabeto), e di tutti gli altri segni, come gli accenti, gli apostrofi e i segni di punteggiatura, che hanno il compito di completarne o precisarne il significato, chiamati segni paragrafematici. Quale differenza c’è tra gli incisi contenuti tra parentesi e gli incisi contenuti tra lineette? 2. [da E. Banfi e N. Grandi, Lingue d’Europa. Elementi di storia e di tipologia linguistica, Carocci editore 2018, p.76] L’Europa linguistica medievale era governata da due grandi forze – la matrice romani-germanica e quella bizantino-slava –, interpretabili come veri e propri motori del divenire dei sistemi linguistici. ________________________________________ Esempio A. [da https://www.treccani.it/enciclopedia/ alla voce “parentesi quadre”] Mi fecero entrare in un ufficio dove c’erano coca-cola, shawarma [i tipici panini arabi: pane pita con sottili fettine di agnello ndr] e dolciumi («la Repubblica») Esempio B. [da P. Boero e C. De Luca, La letteratura per l’infanzia, Editori Laterza 1995, p. 213] Anguissola parla di bambini che leggevano «cose orribili», divide gli editori in «di buona volontà» e «di cattiva e redditizia stampa», cita la «battaglia grandiosa» iniziata intorno agli anni Cinquanta contro i fumetti e «la malastampa, la rozzastampa dilagante», mette in evidenza, insomma, un’attività militante, i cui compiti – fortemente segnati da pregiudizi, moralismo, voglia di censura – erano quelli di «rifiutare energicamente i prodotti letterari guasti o inconsistenti […] esigendo i buoni testi […] sollecitandone attraverso i librai la ristampa se li [trovavano] esauriti come, nella maggior parte dei casi erano». E per finire… una filastrocca Gianni Rodari ha dedicato una filastrocca anche alle parentesi. Si è ispirato agli errori degli scolari distratti che spesso aprono la parentesi e poi non la chiudono. IL CASO DI UNA PARENTESI C’era una volta una parentesi aperta e uno scolaro si scordò di chiuderla. Per colpa di quel somaro la poveretta buscò un raffreddore, e faceva uno sternuto al minuto. Passato il malore fece scrivere da un pittore il seguente cartello: «Chi mi apre, mi chiuda, per favore». (Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, 1960) ATTIVITÀ 1.I seguenti brani contengono incisi racchiusi tra parentesi e tra lineette. Leggi con attenzione e specifica il tipo di contenuto che gli autori hanno voluto racchiudere tra i due diversi segni. Brano 1 Tra le lineette: ____________________________________________ Tra le parentesi: ___________________________________________ [da L. Cignetti e S. Demartini, L’ortografia, Carocci editore 2016, pp. 28-29] 2.2 L’apostrofo 2.2.1. Quando si usa: l’elisione e i casi di troncamento Come suggerisce la pronuncia, è normale – anche se non strettamente obbligatorio – apostrofare gli articoli determinativi maschile e femminile lo e la (l’anno, l’anguria; nessuno direbbe, se non per scopi specifici, lo anno o la anguria), l’indeterminativo femmnile una (un’aquila), ma non il maschile (*un’uomo), e le preposizioni articolate composte con lo e la (dall’esterno, all’antica). Inoltre, si fa abitualmente uso dell’apostrofo con gli aggettivi dimostrativi questo/-a e quello/-a al singolare (quest’uomo, quell’estremista), con i qualificativi come bello/-a, grande e santo/-a quando precedono un nome (bell’amico, grand’uomo, sant’Elena) e con i numerali (trent’anni, terz’ultima). Brano 2 Tra le lineette: ____________________________________________ Tra le parentesi: ___________________________________________ [da G. Antonelli, Un italiano vero, Rizzoli 2016, p. 19] Bellezze Ursini viveva a Collevecchio, un piccolo centro della Sabina tra Roma e Rieti. Non sappiamo se era davvero bella come diceva il suo nome. Sappiamo solo che al suo lavoro di domestica alternava ogni tanto quello di guaritrice. Un’attività mal vista, per cui nel 1527 (o forse 1528) si ritrovò a essere processata con l’accusa di stregoneria. Stremata dalle torture, finì per scrivere una confessione autografa in cui – sperando nel perdono – riconosceva tutte le assurde colpe che le erano state attribuite. Non servì a niente: prima di finire sul rogo, bellezze preferì suicidarsi in carcere. Quelle otto paginette scritte da una mano molto incerta ci dicono oggi che nella campagna romana poteva esserci, agli inizi del Cinquecento, una donna – una popolana – in grado di scrivere (segno anche questo di stregoneria?). E qualcosa in più ci dice la trascrizione ufficiale che delle sue parole fece il notaio Luca Antonio, rimaneggiando i fatti che non collimavano perfettamente con le accuse e intervenendo sistematicamente sulla veste linguistica, come per rendere conforme ogni aspetto della confessione a una norma superiore. È quella contrapposizione tra uso popolare e uso ufficiale che Italo Calvino riprenderà – con le dovute differenze – alla metà del Novecento, parlando dell’antilingua del brigadiere. […] 2.A Qui sotto ti viene riproposto il primo brano dell’esercizio precedente. Il contenuto delle parentesi è stato però eliminato: riscrivilo tu - a tuo piacere – in modo che sia coerente al cotesto. [da L. Cignetti e S. Demartini, L’ortografia, Carocci editore 2016, pp. 28-29, con modifiche] 2.2 L’apostrofo 2.2.1. Quando si usa: l’elisione e i casi di troncamento Come suggerisce la pronuncia, è normale – anche se non strettamente obbligatorio – apostrofare gli articoli determinativi maschile e femminile lo e la (_________________________________________), l’indeterminativo femmnile una (____________________), ma non il maschile (________________), e le preposizioni articolate composte con lo e la (_________________). Inoltre, si fa abitualmente uso dell’apostrofo con gli aggettivi dimostrativi questo/-a e quello/-a al singolare (__________________), con i qualificativi come bello/-a, grande e santo/-a quando precedono un nome (_____________________________) e con i numerali (______________________________). 2.B. Quanto bene conosci il nesso consonantico gl ? Prova a completare il brano seguente inserendo nelle parentesi gli esempi adeguati. Usa i suggerimenti dati qui sotto. 1. biglietto, coniglio, taglio 2. maglia, famiglia, foglio 3. geroglifico, glicerina, negligente 4. famiglia, figlio [da L. Cignetti e S. Demartini, L’ortografia, Carocci editore 2016, p. 58, con modifiche] 2.6.3. Il nesso gl Il nesso gl può avere un suono “duro” (_____) oppure “morbido” (_____), ma in quest’ultimo caso deve sempre essere seguito dalla i prima di ogni altra vocale (_____). Alcuni aggettivi derivati da parole in -iglia o -iglio (_____) ammettono una doppia forma come familiare/famigliare, filiale/figliare anche se la prima delle due è più comune. 2.C Quanto bene conosci l’accento italiano? Prova a fare degli esempi. Completa le parentesi del testo qui sotto. [da L. Cignetti e S. Demartini, L’ortografia, Carocci editore 2016, p. 23, con modifiche] 2.1 L’accento L’accento (dal latino ad cantus, che rimanda all’idea di intensificare la voce in un determinato punto) deve essere sempre segnalato sulle parole di più di una sillaba con prominenza intonativa sulla vocale finale (__________________________) e su alcune parole di una sillaba sola, per distinguerle da altre altrimenti scritte nello stesso modo, cioè omografi (è ̴ e, là ̴ la, sì ̴ si). In italiano l’accento grafico può essere di due tipi: grave ( ˋ ) o acuto ( ˊ ). È sempre grave sulla a, sulla i e sulla u (__________________________________________), mentre sulla e e sulla o è grave quando indica il timbro aperto (___________________________) e acuto quando indica il timbro chiuso (_________________________________________). 3.A Il seguente brano è stato leggermente modificato e alcune parentesi sono state rese “incomplete”. Osserva bene le informazioni, individua i contenuti delle parentesi e delimitali adeguatamente. Poi rispondi alla domanda. Anche per questo brano specifica il tipo di contenuto racchiuso tra le parentesi. Tra le parentesi: ___________________________________________ [da P. Baratter, Il punto e virgola. Storia e usi di un segno, Carocci editore 2018, p. 19, con modifiche] Nel Trattatello in lode di Dante (codice Chig.L.v.176 e nell’autografo Hamiltoniano (Vat. Lat. 3195) Giovanni Boccaccio usa numerosi segni di punteggiatura: virgula ˂ / ˃ nel secondo anche nella variante moderna ˂ , ˃, già attestata in manoscritti greci fin dall’inizio del x secolo), punto ˂ . ˃, coma ˂ ! ˃, punto interrogativo ˂ ? ˃ e periodo ˂ ; ˃. Seppur tra incoerenze e oscillazioni, come evidenzia Rosario Coluccia (2008, p.88, il coma si trova a assolvere a una funzione intermedia tra punto e virgola, talvolta con «accentuazione espressiva o enfatica del legame-stacco che segnala». Nello specifico «il coma assume una netta predominanza d’uso nell’articolazione del testo, di cui scandisce le componenti principali (ed è seguito da lettera maiuscola o intermedie (ed è seguito da minuscola); all’interno dei testi poetici vale a segnare diacriticamente la fine dei versi» (ivi, p. 89. In realtà, come si vedrà più avanti, Boccaccio si avvale anche di un altro segno, il punto intersecato da una virgola. 3.B Come sopra. In due casi le parentesi mancano completamente. Riesci a individuare dove? [da G. Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo, Rizzoli 2016, p. 205-6, con modifiche] [l’autore sta parlando dell’e-taliano, cioè della lingua italiana utilizzata sul web e nei social network] Più in generale, quella di Twitter può essere considerata una «forma di discorso aumentato». La definizione si deve alla stessa Stefania Spina, che in un libro più recente Fiumi di parole. Discorso e grammatica delle conversazioni scritte su Twitter ha analizzato oltre un milione di messaggi in lingua italiana scelti casualmente – giorno per giorno tra quelli inviati dal novembre 2012 al maggio 2013. A colpire – in questo tipo di scrittura – è soprattutto l’alto tasso di emotività, a cui contribuiscono vari fattori: alcuni strettamente linguistici come superlativi ed esclamativi), altri paralinguistici (come le emoticon). In entrambi i campi le emozioni positive prevalgono su quelle negative. Le emoticon più frequenti in assoluto sono quella allegra 37%, il cuore (17%), la grande risata e la faccina ammiccante (11% ciascuna). E alcuni degli aggettivi a cui si accompagnano più spesso sono bello o bellissimo, felice, perfetto, stupendo, fantastico, meraviglioso. 4.Hai trovato differenze sull’uso delle parentesi e delle due lineette in italiano e nella tua lingua? Se sì, scrivi qui le tue riflessioni.