•Le nozioni di tipo e varietà e la tipologia del diasistema italiano •Nicola Grandi •Dipartimento di Filologia classica e Italianistica ‹#› «La facoltà di linguaggio è una e identica per tutti i membri della specie umana, a prescindere da tutti i possibili fattori che caratterizzano la loro vita. E si suppone che questa facoltà non sia mutata da quando si è stabilizzata, in un’epoca che non possiamo definire con certezza (dato che è comunque irrilevante per la nostra argomentazione). È, in sostanza, una componente di una sorta di hardware comune, che rende uguali tutti gli esseri umani. Allo stesso tempo, però, ogni comunità umana è diversa da tutte le altri. Lo è, talvolta, nell’aspetto esteriore di chi ne parte, ma anche nella sua storia, nelle sue abitudini alimentari, nei suoi modelli culturali e, ovviamente, nella sua lingua. Se la lingua è una delle manifestazioni più evidenti della cultura e se è un prodotto sociale della facoltà di linguaggio innata, è inevitabile chiedersi se la diversità linguistica possa essere connessa, in un rapporto di causa-effetto, alla varietà di culture e modelli sociali che le comunità umane hanno sviluppato. La domanda ‘perché e come questa facoltà unica e identica per tutti i membri della specie ha dato origine a migliaia di lingue diverse?’ è da sempre centrale nelle scienze del linguaggio e in molti altri ambiti del sapere. Le possibili risposte a questo interrogativo sono ovviamente varie. Una però ha a che fare appunto con la possibilità che la struttura delle società ed anche il contesto geografico nel quale queste si sono sviluppate possano avere un effetto anche sulla struttura dei sistemi linguistici, quindi sulle loro grammatiche. In sostanza, le lingue potrebbero variare in rapporto al variare delle strutture delle comunità umane che le parlano e delle condizioni ambientali in cui le comunità sono stanziate.» Nicola Grandi (2022), La variazione tra le lingue e nelle lingue, in N. Grandi e C. Mauri (a cura di), La tipologia linguistica. Unità e diversità nelle lingue del mondo, Roma, Carocci, pp. 121-173. Ma la tipologia, quasi programmaticamente, esclude fattori ‘esterni’… ‹#› Una sola facoltà di linguaggio, identica per tutti i membri della specie umana; ma migliaia di lingue diverse. E migliaia di ‘comunità umane’, diverse nell’aspetto esteriore di chi ne fa parte, ma anche nella loro storia, nelle loro abitudini alimentari, nei loro modelli culturali e, ovviamente, nelle loro lingue. Perché e come questa facoltà unica e identica per tutti i membri della specie ha dato origine a migliaia di lingue diverse? Le lingue possono variare in rapporto al variare delle strutture delle comunità umane che le parlano e delle condizioni ambientali in cui le comunità sono stanziate? “Certain types of society, or social structure, tend to produce certain types of language, or linguistic structure” (Peter Trudgill (2009), Sociolinguistic typology and complexification, in G. Sampson, D. Gil, P. Trudgill (eds.), Language Complexity as an Evolving Variable, Oxford University Press, Oxford, pp. 98-109.) Cfr. anche Peter Trudgill (2011), Sociolinguistic Typology. Social Determinants of Linguistic Complexity, Oxford University Press, Oxford. ‹#› •Ipotesi ‘forte’ •Le configurazioni socio-ambientali possono favorire o sfavorire alcune specifiche configurazioni ‘grammaticali’ o ‘sistemiche’ ‹#› diversità variazione ‹#› •Strumenti teorici per la descrizione della diversità •La variazione tra lingue diverse e quella tra varietà diverse della stessa lingua possono coinvolgere i medesimi marcatori strutturali. • •Due strutture linguistiche differenti ma sinonime, usate cioè per esprimere lo stesso concetto o per svolgere la stessa funzione, possono marcare la differenza tra due lingue o tra due varietà interne al medesimo diasistema. • •Nel primo caso, di esse si occupa la tipologia linguistica; nel secondo, la sociolinguistica. ‹#› (1) Spagnolo Los ácidos atacan a los metales ART.DEF.M.PL acids attack.3PL ACC ART.DEF.M.PL metals ‘Acids attack metals’ (2) Rumeno Toti bãrbatii (o) iubesc pe o femeie All men (her) love ACC ART.INDF.F.SG woman ‘All men love a woman’ [+ specific] Italiano standard ho conosciuto tutti i tuoi amici Spagnolo he conocido a todos tus amigos Italiano regionale ho conosciuto a tutti i tuoi amici Ma anche forme abbastanza standard, del tipo e a te chi ti ha chiamato? ‹#› he conocido a todos tus amigos ho conosciuto a tutti i tuoi amici AUX know.PRT.PASS ACC PREP all ART POSS.2PS.SG friend.PL Vs ho conosciuto tutti i tuoi amici AUX know.PRT.PASS all ART POSS.2PS.SG friend.PL A livello empirico e conoscitivo la dimensione in cui si manifesta la diversità linguistica è irrilevante. Se due strutture sono diverse, lo sono a prescindere dall’essere riconosciute come peculiari di lingue differenti o di varietà del medesimo diasistema. Ciò rende la diversità ‘verticale’ un terreno di indagine molto promettente per la tipologia esattamente quanto la diversità ‘orizzontale’ e dovrebbe indurci a rassegnarci all’idea della convivenza, in un diasistema, di strutture tipologicamente anche molto distanti ‹#› La nozione di tipo linguistico - P. Ramat (1984): Il concetto di ‘tipo linguistico’ […] si può configurare pertanto, dal punto di vista epistemologico, come un modello teorico di descrizione linguistica, il quale […] non esiste nella realtà, ma può servire – e di fatto serve ottimamente – a spiegare la realtà delle lingue, poiché in queste esistono fenomeni che sono interpretabili in termini tipologici (Linguistica tipologica, Bologna, Il Mulino, p. 14) - N. Grandi (2003): Possiamo definire il tipo linguistico come una combinazione di proprietà strutturali logicamente indipendenti le une dalle altre, ma reciprocamente correlate […]. Ciascuna di queste proprietà risulterà pertinente qualora permetta di prevedere la presenza delle altre proprietà del tipo. (Fondamenti di tipologia linguistica, Roma, Carocci, p. 11-12) - N. Grandi (2003): Il tipo si caratterizza come uno strumento puramente esplicativo creato dal linguista, non come una strategia effettivamente in uso nelle lingue. I tipi linguistici dunque non sono lingue storico-naturali, ma modelli di descrizione delle lingue storico-naturali. (Fondamenti di tipologia linguistica, Roma, Carocci, p. 14) Deve consentire predittività ‹#› - N. Grandi (2003): Il tipo […] non è un mero elenco di proprietà linguistiche, ma ha un carattere prettamente strutturale. In questo senso, la tipologia deve farsi carico di esplicitare non tanto - o meglio non solo - l’insieme delle proprietà che fanno parte del tipo, quanto piuttosto il principio soggiacente che le pone in correlazione. In altre parole, per la tipologia linguistica non sono rilevanti le singole caratteristiche in sé - in questo caso, infatti, siamo ancora ad un livello puramente descrittivo -, ma la ratio profonda che spiega i rapporti che intercorrono tra esse: è solo in questo caso che la tipologia diviene predittiva. (Fondamenti di tipologia linguistica, Roma, Carocci, p. 13-14) I tipi linguistici sono entità astratte che si configurano sostanzialmente come una semplificazione della realtà effettivamente osservabile e, come tali e in quanto tali, non sono fedelmente riprodotti da alcuna lingua storico-naturale. I tipi linguistici si caratterizzano come strumenti puramente esplicativi creati dai linguisti, non come strategie effettivamente in uso nelle lingue. I tipi linguistici dunque non sono lingue storiconaturali, ma modelli di descrizione delle lingue storico-naturali. Essi dunque “filtrano” la realtà, ma non sono la realtà ‹#› La nozione di varietà di lingua •Una varietà di lingua “è definita da un insieme di tratti linguistici […] che tendono a co-occorrere, cioè a comparire insieme, in dipendenza da certi fattori extralinguistici […]. Una varietà di lingua è quindi un’entità definita contemporaneamente sul versante linguistico e sul versante extralinguistico: sul primo versante, è definita dalla co-occorrenza di certi tratti linguistici […]; sul secondo versante, è definita dal presentarsi di questo insieme di tratti in correlazione con certi fattori extralinguistici” (Berruto, Cerruti, 2015, p. 151). • •Anche la varietà di lingua è, in qualche modo, un modello di descrizione tendenzialmente ‘astratto’, l’identikit della lingua che si ritrova all’interno di una certa classe di parlanti o in una certa classe di usi; ogni produzione linguistica reale viene ricondotta ad una varietà se, nei suoi usi concreti, mostra una prevalenza significativa dei tratti di quella varietà. • •Deve consentire predittività ‹#› •Riepilogo Tipo Varietà Co-occorrenza di tratti Co-occorrenza di tratti Predittività Predittività Carattere astratto Carattere astratto Gradiente di appartenenza e eccezioni Gradiente di appartenenza e eccezioni Principio interno al sistema (funzionale) Principio esterno al sistema (sociale) ‹#› •Una domanda di ricerca •Le varietà sono tipi linguistici? ‹#› Il tipo areale Tratti condivisi da più lingue, possibilmente non imparentate (o almeno imparentate ‘alla lontana’), collocate nella stessa area geografica. La diffusione dei tratti è dovuta a fenomeni di prestito e contaminazione, non necessariamente per l’azione di un’unica spinta propulsiva (cfr. Sonia Cristofaro (2000), Linguistic areas, typology and historical linguistics: An overview with particular respect to Mediterranean languages, in S. Cristofaro / I. Putzu (eds.), Languages in the Mediterranean area. Typology and convergence, Milano, Franco Angeli, pp. 65-81) Si fissa una variabile geografica e da ciò discende l’insieme dei tratti ad essa correlati In tipologia il ricorso a fattori esterni al sistema per spiegare la co-occorrenza di tratti non è del tutto inusuale Berruto e Cerruti (2015, p. 151): “una varietà di lingua è quindi un’entità definita contemporaneamente sul versante linguistico e sul versante extralinguistico: sul primo versante, è definita dalla co-occorrenza di certi tratti linguistici […]; sul secondo versante, è definita dal presentarsi di questo insieme di tratti in correlazione con certi fattori extralinguistici” Vale anche per il tipo areale! ‹#› Riepilogo Tipo linguistico Varietà Tipo areale Co-occorrenza di tratti Co-occorrenza di tratti Co-occorrenza di tratti Predittività Predittività Predittività Carattere astratto Carattere astratto Carattere astratto Gradiente di appartenenza e eccezioni Gradiente di appartenenza e eccezioni Gradiente di appartenenza e eccezioni Principio interno al sistema (funzionale) Principio esterno al sistema (sociale) Principio esterno al sistema (sociale e geografico) ‹#› Nelle varietà di lingua (o, almeno, di alcune di esse) c’è una qualche coerenza tra i tratti che co-occorrono in corrispondenza di determinati fattori sociali? Una certa ‘solidarietà tipologica’ tra i tratti può favorire la loro co-occorrenza? Perché una certa classe di parlanti o di usi innesca la co-occorrenza di determinati tratti e non di altri? Le varietà come tipi… atipici (ma meno atipici dei tipi areali) ‹#› Una prima verifica empirica Italiano popolare “Quell’insieme di usi frequentemente ricorrenti nel parlare e (quando sia il caso) nello scrivere di persone non istruite e che per lo più nella vita quotidiana usano il dialetto, caratterizzati da numerose devianze rispetto a quanto previsto dall’italiano standard normativo” (Berruto, 1995, p. 58). “Esso è la varietà di italiano che raggiungono, e a cui per così dire si arrestano, quei parlanti che per la loro collocazione sociale hanno scarse occasioni e poche possibilità di migliorare il loro grado di competenza verso l’italiano standard e il padroneggiamento di una certa gamma di sue varietà diafasiche” (Berruto 2012, p. 114) Varietà di apprendimento fossilizzata ‹#› Tratti frequenti (Berruto 2012, pp. 118-23 e 134-8) Dislocazione a sinistra senza segnacaso Arriva una bomba, uno c’entra in testa Tema sospeso senza ripresa con clitico La nostra compagnia non hanno mai portato il rancio Che eventivo / esplicativo Il treno si fermò […] e partì il mattino, che venni poi a Persiceto Frase relativa analitica / che polivalente Fare una guerra che nemmeno capiamo lo scopo Periodo ipotetico a doppio condizionale / doppio congiuntivo Se io potrei avere tanti soldi aiuterei tanta gente ‹#› Reduplicazioni pronominali Ti vorrei spiegarti Concordanze devianti Ne morì cinque di noi Estensioni analogiche e ristrutturazione nel sistema dei pronomi clitici Io ci dico Formazioni analogiche di gradi aggettivali Più bene Forme verbali analogiche Dissimo; venghino Riduzione della negazione Ero mai salito in apparecchio ‹#› Tratti meno frequenti Scambi di ausiliari I Russi sono passato il Don Generalizzazione di desinenze nominali La mia guarigiona Estensioni analogiche e ristrutturazione nel paradigma dell’articolo I amici Sovraestensioni e scambi di preposizioni Hai sentito a sparare?; brava di scrivere Ellissi di essere Il suo battaglione tutti accoppati Uso dell’aggettivo invariabile in funzione avverbiale Si viveva povero ‹#› Semplificazione del paradigma dei possessivi con l’impiego categorico di suo al posto di loro Così non pensano per i suoi fratelli Frequente occorrenza dell’accusativo preposizionale Il padrone picchia al contadino Abbreviamento di parole derivate Interrogo (per interrogazione) Tendenza alla rianalisi con conseguente cumulo o aggiunta di morfemi Tranquilllizzanti (per tranquillanti) Semplificazioni di nessi consonantici ‘difficili’, attraverso assimilazione o epentesi Tennico; pisicologico Aferesi di sillabe, per pronuncia trascurata e concomitante rianalisi Dirizzo (per indirizzo) ‹#› •Cosa hanno in comune? •Un principio soggiacente? No •Una qualche tendenza? Sì • •La riduzione dei paradigmi (ad esempio nella ristrutturazione dei sistemi dei pronomi personali o relativi) e il loro livellamento analogico (ad esempio nell’estensione delle terminazioni della prima coniugazione ai verbi della seconda e della terza), la preferenza per una configurazione analitica rispetto a una configurazione sintetica (ad esempio nell’accusativo preposizionale e nella tendenza a utilizzare un pronome di ripresa accanto al pronome relativo invariabile: che gli vs. cui), una riduzione del numero dei morfemi della parola (ad esempio nell’uso dell’aggettivo in luogo degli avverbi in –mente), un’organizzazione pragmatica più che rigorosamente sintattica della frase (ad esempio nel tema sospeso o nelle dislocazioni), l’adozione di meccanismi articolatori più economici (ad esempio nell’assimilazione in nessi consonantici ‘faticosi’), ecc. • • • ‹#› •Semplificazione •Berruto (1990, p. 19-20): “per semplificazione linguistica, proponiamo di intendere il processo secondo cui a un elemento, forma o struttura X di una certa lingua o varietà di lingua si sostituisce / contrappone / paragona un corrispondente elemento, forma o struttura Y della stessa lingua o varietà di lingua o di un’altra lingua o varietà di lingua, tale che Y sia di più immediata processabilità, cioè più facile, più agevole, meno complesso, meno faticoso, meno impegnativo cognitivamente ecc. a qualche livello per l’utente”. • •Riduzione delle irregolarità (quindi la riduzione di allomorfia, suppletivismo, ecc.), decremento della complessità sintagmatica e paradigmatica, conseguente incremento nella trasparenza morfologica e lessicale, tendenza verso una configurazione analitica, riduzione della morfologia, ecc. • ‹#› Precauzioni per l’uso! a)la nozione di semplificazione è relativa, non assoluta: esse necessita, sempre, del confronto tra due o più forme o strategie alternative b) b)semplificato non significa più semplice nell’ottica un migliore funzionamento: la semplificazione non deve cioè indurci a tracciare una rotta teleologicamente orientata che renda le lingue con forme semplificate avvantaggiate nella loro diffusione c) c)la semplificazione non agisce sul sistema nella sua globalità, ma su segmenti del sistema d) d) I tratti dell’italiano popolare esibiscono una certa coerenza di fondo Alcune varietà di lingua sembrano essere tipi meno atipici del tipo areale (nel quale i tratti non hanno alcuna coerenza) ‹#› Precauzioni per l’uso! a)la nozione di semplificazione è relativa, non assoluta: esse necessita, sempre, del confronto tra due o più forme o strategie alternative b) b)semplificato non significa più semplice nell’ottica un migliore funzionamento: la semplificazione non deve cioè indurci a tracciare una rotta teleologicamente orientata che renda le lingue con forme semplificate avvantaggiate nella loro diffusione c) c)la semplificazione non agisce sul sistema nella sua globalità, ma su segmenti del sistema d) d) I tratti dell’italiano popolare esibiscono una certa coerenza di fondo Alcune varietà di lingua sembrano essere tipi meno atipici del tipo areale (nel quale i tratti non hanno alcuna coerenza) ‹#› Nuova domanda di ricerca: perché nella varietà popolare si afferma una tendenza alla semplificazione? Perché certe condizioni sociali innescano certi processi linguistici (e non altri?) ‹#› Semplificazione Trudgill (2011, p. 15): “there is […] considerable agreement in the literature that language contact is indeed associated with a very particular linguistic process, namely simplification, and thus with a very particular characteristic, namely relative simplicity of structure” Trudgill (2011, p. 34): “simplifiction is most likely to occur in situations involving language learning by adults, particularly short-term contact”. Trudgill (2011, p. 40): “simplification in language contact does not result from non-native language learning as such, but from post-critical threshold – or if one prefers, simply adult – non-native language learning”. Trudgill (2009, p. 101): “The less complexity a language has – technically speaking, the less irregularity, opacity, and redundancy – the easiest it will be for post-threshold learners to master” . ‹#› •La complessificazione •Dixon (2016, p. 125): “some modern-day languages are certainly more complex than others. When one surveys the languages for which comprehensive grammatical descriptions have been published, it is noteworthy that a high proportion of those displaying a really complicated grammar are small, local languages, with just a few hundred or perhaps a few thousand speakers. None of these had a writing system.” • •Trudgill (2011, p. 64): “it is in low-contact communities that we are most likely to find not only the preservation of complexity but also an increase in complexity” • •Trudgill (2009, p. 102): “in small isolated communities, change will be slower […] but when it does occur, it is also more likely to be of the complexification type, the other side of the coin of high contact and loose networks leading to rapid change and simplification”. • ‹#› •Sintomi •Aumento di irregolarità •Aumento di ridondanza sintagmatica •Incremento di categorie morfologiche obbligatorie •Aumento di opacità • •Lingue polisintetiche •Trudgill (2017, p. 2): “all of them are spoken in relatively small communities. They nearly all have fewer, mostly very many fewer, than 10,000 speakers, with some exceptions such as Apache (16,000) and Greenlandic (50,000); and some of them now have no speakers at all […].They are all, moreover, spoken by traditional, non-industrialized rural tribal communities […]. [L]anguages of this type would not have survived as such if they had not been spoken in communities with low levels of adult language contact”. • •Dixon (2016, p. 138): “a language spoken over a homogeneous terrain, by just one or two ethnic groups with similar social and mental attitudes, has more scope for special grammatical parameters than a more widely spoken language”. • •Nettle (1999, pp. 140-1): “it does thus seem that there is an association between object-initial order and community size […]. [I]t seems that the aberrant, object-initial word orders may indeed be more likely to be found in small communities”. • • • ‹#› •Di nuovo sul diasistema italiano •Berruto (2012, p. 50): “L’italiano standard va considerato già una varietà con fenomeni di complicazione, e non può quindi rappresentare l’ideale centro del continuum, punto di equilibrio fra fatti semplificanti e fatti complicanti, e metro di riferimento non marcato per valutare semplificazione e complicazione. Tutte le varietà standard di lingua, altamente codificate, usate dalla letteratura, con stratificazioni varie da lingue in contatto, prestiti, coagulazione di norme ecc. tendono ad essere in un certo senso varietà complicate di lingua: la cosa è particolarmente vera per l’italiano, data la sua storia e la sua tradizione prevalentemente libresca” • •Cosa accomuna, dunque, una lingua molto piccola e una varietà fortemente standardizzata, utilizzate a latitudini opposte? • •In un certo il fatto di rappresentare due nicchie isolate all’interno di habitat complessi: habitat geograficamente complessi nel caso delle lingue piccole; habitat metaforici socialmente complessi nel caso delle varietà standardizzate. • www.unibo.it •Nicola Grandi •Dipartimento di Filologia classica e Italianistica •nicola.grandi@unibo.it