Classicismo e realismo EPOCA, LA NUOVA ITALU l86l.,9Io Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu de l'inutil vita estremo unico fior, sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra; né il sol piú ti rallegra né ti risveglia amor. v. 10. in opposizkme al nnverdi del v. 6; l'immagine del poeta colpito dal fulmine e inaridito si ritrova in una Urica latina del Pontano per la morte del figlioletto Lucio; e si puö riconoscere un'eco da Leopardi, // risorgimento, 17-20 («Piansi spogliata, esanime / fatta per me la vita; / la terra inaridita / chiusa in eterno gel»), v. 12. cfr. ancora Leopardi, L? ricordanze, 49: «o dell'arida vita unico fiore». w. 11-13. cornspondono perfettamente ai w. 5-6: al rinverdire dell'albero nell'orto cyrrispondc il detinitivo stare [set) del bimbo sotto terra; e inohie fredda e ttegra corrispondono rispeitivamente a cafore a luce. w. 15-16. perfetta corrispondenza coni w. 7-8; mentre rallegra e nsveglia rispon-dono a rislnn, sol risponde a luce e amor (che e soggeuo di risveglia) a calm. San Martino (da Rime nuove, LVIII) II giorno di San Martino ě l'n novembre, quando si fa la svinatura. Prece-dentemente intitolato Autunno, il pezzo fu scritto pero ['8 dicembre del 1883; l'autografo testimonia di un processo correttorio piuttosto vistoso, nonostante la rapiditä della composizione (dalle due alle tre del pomerig-gio!). In particolare si nota l'evolversi da un linguaggio ancora fortemeri-te classicheggiante, elevato, talora squisitamente pariniano, a un eloquio piú vivace, piú realistico ed efficace. Si leggano le prime tre quartüie nella primissima versione: «La grigia nebbia a i nudi / colli selvaggi sale, / e sotto il maestrale / biancheggia il mar lä giú. // Odora via per l'aria / da gli spumanti tini / dei ben compressi vini / la rigida virtú. // Su gli odoratt fuochiI lento lo spiedo gira / e su la porta mira, / fischiando, il cacciator». Si noü per esempio, nelTultimo verso citato, il cäleo piú vistoso di Leopardi, II sabato del vülaggio, v. 29: fischiando, il zappatore. O il livello alto dt espressioni del tipo odorati fuochi, ben compressi vini, rigida virtú ecc. nonche 1 enjambement ai primi versi: nudi I colli. E si confronti tutto que-sto con l'esito finale della poesia, dove la mediazione letteraria e classici-stica e meno evidente e la resa realistica ě piú ricercata, attraverso nota-aoni descritrtve piú assaporate e nervose. Questo non significa che i versi dii«» Martino non siano carichi comunque di memorie letterarie, come ie. di ambie,,lr pc fo^L^ionetnvernale, co. """J^^gA! l 9\ «>■ ln jtf&ecx)edal vino .... , na hpeffcáoDedescrittivi «nuulc-uia» iii una um« ..... ,sifonda sul rifiuto di un clasM. imix. troppo nu-iliato. troppo aulico e [Miposto,a favoredi tma spigli.it.., dai dassici dnúchi jipiúmoderniverseggi.itori 11.1l1.11u c Mi.micri ( um il finale, con la nota áonediesilio spiriiuult-. di svanimento serale, puč rievocare luoghi ro-m)ntidcomeilsonetto/l//j tera tli 1<.m olao il gusta leopardiano per Pin-itíiiíito, peril/oiifcWMirdelle 1111111.1^1111 r dri mihni Ma gli ultinii versi so noítnchetutti intimamente c.irdiu. i.uu. dl 1111 pocta . nie che mrdi toonesulla mořte trac sempře le nou- piú vítali della mih poesia. (9 9 «nastrofeneanacieoniich. k,«ii.eísenipretroncoc ■on\» »«*»• '""J 0„„,nr4l,lw.lulum«vcr»Jcl Unebbiaagl'trticoUi piovigginando sale, e sotto il macstralr udtebiinchegRi» il mař; Mpcrkviedelb«r(t« 11, im colli: tóno dettí irti pert he landialberispogli, con rami .huh < ap puntiti- D'altra pane I'aggetttvo trii sosti tuisce, in un ceno KOK), ü piú owk» rrti. checisaremmo potUÜ Mtendcrc; c puó wnire in mente i'ertno coli* leopardiano in una catena di giochi fonici ininterrotu. al'intemo della tradmone pocti* i il. piovigginando: «sciogliendo&i in piöggerella»,si osservi, in questi dur pri "MvcrsU'effetiodcscrituvii fatto non di äfflpiepennellate. ma di notaaboni acute pungemi. " D----- ■ sonoilmaestrale ... mar- «Otto il vw lento soffio del vento gelato ili nord-ove stilmarerumoregpia e si imbianca tJ spume» (cfi Pmw l uma Jt Petty Bysshe KhťUey, (ids hjrhurr. XLVIIl. «Bun pritni J up vrru, i w t -i prcscntiAO una iilrrsco iiuritu» in cui vento c tcojuc ">i (■nna guerra 1 J un wlrn/iu ap[*cna Im i liprplljto (Ulb piaggia tituvuma. qui un lutit« pirtic or* hr^tralc. nclla turu drilu » \ htii^u ;*t>(rpl'l*r rvicrr, COfM «ityicn finrtn du c\Ii Bolchen r frazionet. pa«i nuirnnniani, in provincii di I.ivomo. do vp ( ardtu'ii trjM'nrv Tintanzii Ma non c 1 nccCMfio mdicarr nHrrrnn pmui Classicismo e realismo EPOCA 9 LA NUOVA ITALIA i86i-,9£o I? Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu de ľinutil vita estremo unico fior, sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra; né il sol piú ti rallegra né ti risveglia amor. v. io. in opposizione al rinverdi del v. 6; l'immagine del poeta colpito dal fulmine e inaridito si ritrova in una Urica latina del Pontano per la morte del figlioletto Lucio; e si puö riconoscere un'eco da Leopardi, II risorgimento, 17-20 («Piansi spogliata, esanime / fatta per me la vita; / la terra inaridita / chiusa in eterno gel»). v. 12. cfr. ancora Leopardi, Le rícordanze, 49: «0 dell'arida vita unico fiore». w. 12-13. corríspondono perfettamente ai w. 5-6: al rinverdire dell'albero nell'orto corrisponde il definitivo stare (set] del bimbo sotto terra; e ínoltre fredda e negra corríspondono rispettivamente a aúor e a luce. w. 15-16. perfetta corrispondenza con i w. 7-8; mentre rallegra e risveglia rispon-dono a ristori, sol risponde a luce e amor (che ě soggetto di risveglia) a calor. San Martino (da Rime nuove, LVIII) II giorno di San Martino ě ľn novembre, quando si fa la svinatura. Prece-dentemente intitolato Autunno, il pezzo fu scritto pero 1'8 dicembre del 1883; ľ autograf o testimonia di un processo correttorio piuttosto vistoso, nonostante la rapidita della composizione (dalle due alle tre del pomerig-gio!). In particolare si nota ľevolversi da un linguaggio ancora fortemen-te classicheggiante, elevato, talora squisitamente pariniano, a un eloquio piú vivace, piú realistico ed efficace. Si leggano le prime tre quartine nella primissima versione: «La grigia nebbia a i nudi / colli selvaggi sale, / e sot-to il maestrale / biancheggia il mar lä giú. // Odora via per l'aria / da gH spumanti tini / dei ben compressi vini / la rigida virtu. // Su gli odorati fuochi / lento lo spiedo gira / e su la porta mira, / fischiando, il caeciator». Sr noti per esempio, nelľultimo verso citato, il cálco piú vistoso di Leopardi, II sabato del villaggio, v. 29: fischiando, il zappatore. O il livello alto di espressioni del tipo odorati fuochi, hen compressi vini, rigida virtu ecc. nonche Xenjambement ai primi versi: nudi I colli. E si confronti tutto que-sto con 1 esito finale della poesia, dove la mediazione letteraria e classici-stica e meno evidente e la resa realistka ě piú ricercata, attraverso nota-ziom descnttive piú assaporate e nervose. Questo non significa che 1 versi tli Un Martino non siano carichi comunque di memorie letterarie, come 1CA»*CClE 11! V0** „ 11.. Di Benedetto, Donini, Capovilla): ■ vari studiosi (kdla. V i> tulmini / nmugghia il ^h,2SrfVn. nrJ 0 £«J«X Lf lucaole, pub-f~ CWonett 1 ineroicando sale». an Carducci «tut- Sind.'f* ; c;1rta dope esse* stattm ^ <> Memorie letterarie l^^'f Soneinvemale, col mare n Carmina, I, 9; ">• £ J*? SSS" (dr pCf CSC'lTn > na Urica come Sm *0+ ^tKe descrittiva mediato, troppo auhco e **kjP Sto di un classicismo nop _ ma non ev, ^Ä£S una spigUat«sa piu dai classic! anuch. wraposto,afavore dizionc a„ t con, ta. rf*ÄÄat°ri itaüaru e sträng Los. e ^ »P^Ä Sale, di .vammento scraU. P o per | ln. !ione4esiho spit di FosCoU c 11 g .mi versl 0 kqonineesempietroncoecon U nebbia a gl'irtj colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urlae biancheggia il mar. ma per levie delborgo r.i.mcoUi:sono detu irtt perché popo-läídialberispogli, con rami acuti e ap pmáiD'altra pane ľaggettivo irti sosti oisce, in un certo senso, il pm owio ertl, ehe ci saremmo potmi attendere. c pi"1 vtiúteinmente ľermo colle leopardiano, inimacatena di giochi fonici inintcrrotii. ilfintemo delia tradizíone poetica. »■ 1.piovigginando: «sciogliendosi m pioggetella»;siosservi, in questí due pri-mivetsi.Veffeno deserittivo fatto non di anpie pennellate, ma di notazioni acute, hltili, pungemi. 5- »tto il maesttale ... mar. «sotto il vio Wosoffio delvemo gelato di nord-ovt filmaře mmoreggia e si imbianca d ,.»r Prrssoľumá dl Percy Ry"!* spume» let r 'r,,,s""v,Viu «.«Bi»ll chewtiaWK-ranodmion* »m.unll Pr,n,,llU;;"; m rail ma grandios.-lecnicJ opposta. i s, [anno guerra La un j lin tutto pienc. orchestrale, neu natura come suggeri- v. 5. borso potttbb« c-sscrc c , necc-ssanoindicarcnrfcrcnaprcos.. EPOCA 9 LA NUOVA ITALU iK,.^ j V ^ dal ribollir de' tini va ľaspro odor de i vini ľanime a rallegrar. Gira su' ceppi accesi lo spiedo scoppiettando: sta il cacciator fischiando su ľuscio a rimirar tra le rossastre nubi stormi ďuccelli neri, com'esuli pensieri, nel vespero migrar. v. 6. dal... tini: nei tini riboUono le uve pi-giate, fermenta il mosto ehe si fa vino e il cui aróma si diffonde per le vie del paese. La seconda quartina, introdotta dall'av-versativa ma, sposta ľattenzione dalle neb-bie solitarie e dal furore invernale del mare in tempesta al nueleo umano, il borgo dove ferve ľattivitä delia svinatura. v. 7. aspro: in questa notazione tagliente c'é una sorta di sferzata piacevole ehe ri-scalda e, come detto al v. 8, rallegra. w. 9-10. Gira ... scoppiettando: ľatmo-sfera calda dell'interno é vivacizzata dal-la deserizione dell'arrosto ehe gira sullo spiedo; lo scoppiettío é proprio in realtä dei ceppi, delia legna accesa, ma lo spo-stamento per contiguitä (metonimico) é artiflcio retorico usatissimo. v. il fischiando: fischiettando un motívo. v. 12. rimirar: contemplare assorto. v. 15. rossastre: per il tramonto. Cfr. U guerra (Rime e ritmi, BO, w. 17-18: «al vespero / nel sol rossastro». Si pensa anche a un verso di Ippolito Nievo, «al rosseg-giar del vespro / cinguetta il passerajo», in un bozzetto autunnale (Gli amori in servitú, VII, w. 9-10). v. 14. stormi ... neri: cfr. Presso l'urnu di Percy Bysshe Shelley, cit., 36: «volano uc-celli straní per il purpureo cielo». Gli uc-celli neri si disegnano con colorismo ben nitido sul cielo rosso della sera, w. 15-16. com'esuli ... migrar: gli uccelli che volano lontano nel tramonto sono paragonati a pensieri «migratori», che vanno verso un indefinite esilio (esuli), che si perdono nella sera {nel vespero) in uno svanire che ě immagine di morte, per quanto pacifica. Primavere elleniche III. Alessandrina (da Rime nuove, LXTV) Le Primavere elleniche sono tre odi pubblicate dapprima a Firenze'.P^Sn so l'editore Barběra, nel 1872, e poi, dopo diverse vicende editorial! ^ l'inserimento nella raccolta Nuove poesie del 1873), conüuite nel qua bro della raccolta Rime nuove. Sono dedicate a Carolina Cristoiori ^ conosciuta nel 1871 e cantata poeticamente col nome di Lina o, altrov ^ Lidia; le prime due, dette Eolia e Dorka, sono dominate dal sogno n ^ classico di isole lontane e incantate, votate ad Apollo e Afrodite, dove pe - ctj50]a E IL CLASSICISM0- GIOSVE CARDHXl j „íaéli poeúa e nella voluttá. Carducci si sente greco come i Unci anti- I s« fflceoeSAelonb^c in quest a terza delle Primavere, oveperô I nc£Lico itfKsenteůtema della morte: il sottotltolo Alessandrim indica forse I \0núoquesto clima iunebre, decadence, qumdi ellenistico, appunto I dcUlm»'K 'Jssifiidno», che domma I'ode. Lssa mette in scena un incontro reale ■ jxlpeueľamata, a Miláno, nel treddo maggio del 1X72, quando i due Viseno insieme il cimitero dl San Gregorio (che oggi non c'é piú) e la Iflip&sô Íra le tombe con i! suo abito di seta (ľautografo reca inf; "> p le date 21-27 maggio 1872). II contrasto Íra la " '1 eelido marmo sepo o clima funebre, oclb^w... ^i|i«m che domina lode. Lssa mette in scena un inconuo íľjpoeta eľamata, a Miláno, nel freddo rnaggio del 1872, quando i due tarôno bsieme il cimitero di San Gregorio (che oggi non c e piú) e la japassô fra le tombe con il suo abilo di seta (ľautografo reca inŕatti il j0\„mmpomnto e le date 21-27 rnaggio 1872). II contrasto fra la calda vôlutruosa vitalita che promana dalla donna e il gelido marmo sepolcrale ■ cui batte una pioggia acuta e insistente domina gran parte dell'ode, che b conclude all'insegna di una morte pagana, tutta sensuale, con la bale-aantepromessa di una beatitudine nei campi elisi dove i poeti e le loro mantinon potranno essere separati (ľamore per Lina era clandestino, jjacehésia lei che Carducci erano sposati). Giosue serive al suo amore, a pcfosito dell'Alessandriria: «QueL\a poesia ě tutta cosa tua: sei tu, vedi! loDonhofattoaltro che prenderti in un momento felice, e rappresentar-tjplastfcamente, e significare artisticaniente quel che io sentivo dinanzi alia tua esteúca influenzae Le tre Primavere sono in sostanza «una apoteo-aaulente [pro/umata] e risplendente della bellezza (e questo é il vero di-nnoeJlenico)», aggiunge Carducci, che compone con VAlessandriná un capolaroro di estetismo erotico-mortuario, dove la rigidita del marmo e la vaporosita del sogno non si distinguono piú. MEniaodealcaica composta da strofe di quittro versi, i primi due decasillabi non rima-icomposri ciaseuno da due quinari tli cui il secondo sempre sdrucciolo. e i rimanenti duesettenari piani a rima liaciata. Gelido il vento pe' lunghi e candidi intercolonnii fería; su tumuli di garzonerti e spose rabbrividian le rose sotto la pioggia che, lenta, assidua, sottil, da un grigio cielo di rnaggio battea con faticoso metro il piano fangoso; La vitalita della donna e U marmo scpolccalc v.vintercolonnii: sarebbero gli spazi tr.i lccolonne; qui il termine indica com-plessivameme il bianco colonnato del a miteto milanese di San Gregorio. dove passeggiano l'autore e la donna amata; fcria:«soffiava tagliente», in una prima-•W gelata; tumuli: «sepolcri». Si veda, Per una possibtle imitazione, D' Annuo ao, Gorgon, 36-37: «emergean lunghe ti gure/ tra gli intcrcolonni» (nella raccol ta I.J chimera: cfr. 9.6.4). v. 3. garzonetti: fanciulli, giovinetti. w. 7-8. faticoso / metro: «ritmo insistente, noioso, ossessionante». Si osservi I etficacia della deserizione della pioggia, dovuta soprattutto alia triplice ag-gettivazione dei w. 5-6 (vd. anche sotto, v. 25 c nota); il clima di spleen, di tedio. EPOCA 9 M NUOVA ITALIA l86l.l9IO Classicismo e realisme Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu de ľinutil vita estremo unico fior, sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra; né il sol piú ti rallegra né ti risveglia amor. v. lo. in opposizione al rinverdi del v. 6; ľimmagine del poeta colpito dal fulmine e inaridito si ritrova in una urica latina del Pontano per la morte del figlioletto Lucio; e si puö riconoscere un'eco da Leopardi, II risorgimento, 17-20 («Piansi spogliata, esanime / fatta per me la vita; / la terra inaridita / chiusa in eterno gel»), v. n. cfr. ancora Leopardi, Le ricordanze, 49: «0 dell'arida vita unico fiore». w. 17-13. corrispondono perfettamente ai w. 5-6: al rinverdire dell'albero nelTorto corrisponde il definitivo staře (set) del bimbo sotto terra; e inoltre fredtk e negra corrispondono rispettivamente a calort a luce. w. 15-16. perfetta corrispondenza con i w. 7-8; mentre rallegra e risveglia rispon-dono a ristori, sol risponde a luce e ctmor (che ě soggetto di risveglia) a calor, San Martino (da Rime nuove, LVIII) D giorno di San Martino é Iii novembre, quando si fa la svinatura. Prece-dentemente intitolato Autunno, il pezzo fu scritto pero 1'8 dicembre del 1883; l'autografo testimonia di un processo correttorio piuttosto vistoso, nonostante la rapiditä della composizione (dalle due alle tre del pomerig-gio!). In particolare si nota ľevolversi da un linguaggio ancora fortemen 'uni-i a un eloqui( — nells nebbia a i nudi / colli selvaggj sale 0—~. j/uiuwidiv ai iiuia 1 ^VUIVCIM Cl Čt Uli ililgUa^giV ßiivum te classicheggiante, elevato, talora squisitamente pariniano, a un eloquio piú vivace, piú realistico ed efficace. Si leggano le prime tre quartine i primissima versione: «La grigia nebbia a i nudi / coHi selvaggi sale, / e sotto il maestrale / biancheggia il mar lä giú. // Odora via per l'aria / da gli " "lacsuaic / Diancneggia u mar la giu. // Udora via per 1 ana / 5-s^urnanti tini / dei ben compressi vini / la rigida virtú. // Su gli odorati hiochi / lento lo spiedo gira / e su la porta mira, / fischiando, il cacciaton>-bi noti per esempio, nell'ultimo verso citato, il cálco piú vistoso di Leopardí, U sabato del villaggio, v. 29: fischiando, il zappatore. O il livello alto di espressioni del tipo odorati fuochi, ben compressi vini, rigida virtú ecc. nonche 1 enjambement ai primi verši: nudi I colli. E si confronti tutto que-sto con 1 esito finále della poesia, dove la mediazione lettetaria e classici-stica e meno evidente e la resa realistka é piú ricercata, attraverso nota-aoni descnmve piú assaporate e nervose. Questo non significa che i verši ai *an Martino non siano carichi comunque di memorie letterarie, come j. ■ (lseUa Di Benedetto, Donini, Capovffla) , :at0 vari studios U*"* K0 [ fulmini / nmuggbia 1 1 £^nte vers. d. Ch"brera t N ^ a si""""- ; ■ (<™doK Sllli} Le favole pastorali (da ĽAminta e la vecebia poesia pastorále. II) Su l'Aminta di T. Tasso saggi tre furono pubblicati dapprima sulla rivista, «La Nuova Antologia», fra il luglio 1894 e il gennaio del 1895, quindi in vo-I lume nel 1896 e poi ristampati nelľedizione in piú tomi delíe Opere di Car-I ducci Ľ primo dei tre saggi ha per titolo ĽAminta e la vecehia poesia pastorále; ne amologizziamo buona parte del secondo capitolo, introduttivo alla matéria. Vi si puô verificare lo stile di sorittura saggistica di Carducci, il cm metodo eritico ě basato su una grande erudizio'ne e una strenua ri-cerca dei documenti (Carducci ě il principále rappresentante della scuola stonca, o positivistica), ma anche suli efficacia della resa sólistka, sulle-spressivita e anche immaginositä eritica. In queste pagine ľautore si im-merge nel mondo oblioso e astratto della pastorále! troviamo cosi ampia conterma di quanto in molti hanno sostenuto, cioě che il poeta Carducci e u cntico Carducci procedono vicinissimi, con analoghi atteggiamenti. ^evocazione di un'arcadia mitica puô essere affiancata cosi a momenti lina come , versi 59-64 di BavantiSan Gutdo: cfr. p. 230. [EDIZI0NE: Giosue Carducd, Opere, Edizione Nazionale, vol. XIV, Zanichelli, jCAKDUCaEILCUSS-ClSM.).CI<,Sll«AKl..«^ «torale, o piú largamente boschercecia c tampestre, segna L'ul-rforzo dell'artistica vitalita e il grado supremo della composizione for-"""ůcuipervenne tra noi nel declinarc del secolo decimosesto la poesia Ü \c» degli antichi, serbataci dal medioevo e poi rinnovata nella lette-'madelRinascimento. Dall'idillio c dalľecloga cíla prese la scéna i per-a costume, dal dramma pur antico' le (ořme alľatteggiamento del-■ assjonieallosvolgimenio delľazione, nclľazione e nelľespressione te-nendo a mescolare temporaneamente il patetko ed il giocondo: fu tragi-cwMnedia. nuovo genere misto, tnu nobile, e, pur fuori dalle regole degli arisrateliri, regolare-. Rappresentat a, in principio, per teste o per nozze di signořiagli Estensi, ai Delia Rovere, ai Gonzaga, ai Medici, ai Savoia, nei nobili palazzi, nelle ville e nelle reggie; tra splendore e fasto di apparecchi! oveľarchitettura la pitiura la scultura sloggiavano4 nella raffigurazione delia scéna e nelle maechine degľintermezzi, e i primi ingenui vezzi della musica adolescente* carezzavano le morbidezze passionate6 ďuna poesia sapíentissima; tra uditorii di belle dáme e pompöse, pronte a citaře de' so-uetri del Petrarca e dellc ottave dell'Ariosto e farne, alľoccasione, del proprio, di cavalieri pronti a trattare la spadá come a diseutere controversie peripatetiche7, di poeti che anche potevano leggere filosofia e matematické al pubbhco studio e di tilosoii eleganti ne' madrigali; la favola pastorále cominciava facendo senibiante di contrapporre a tanta lussuria8 d'ar-teďingegno e di colturav una sua vista di mondissima rusticitá10 con quasi unsenso di attraente Ireschezza. Ecco" il fondo ďun bosco: gli alberi alti e radi lasciano il pásso ai raggi del sole, che illuminando seopre lontano monti e monti ancora: il terreno vetdeeombrato ě libero al pascolo de' beštiami e ai ritrovi e colloqui de' pastori. 0 vero, ecco apena campagna, con veduta di capanne e di greg-3: gorgoglia presso11 riversando le acque dal colmo bacino una fonte, o stendesi umida tra canne e pioppi la riva d'un fiume che vien di lontano i.daldramma pur antico: ancora dalla drammaturgia arnica prese... i.e,puifuori ... regolare il genere iragi-comico pastorale fu codificato e diieso da Guarini col suo Pastor fido e i suoi seritti teória (cfr. 5.5.1). !■ apparecchi: allestimenti scenici. 4. sfoggiavano: usato intransittvamente, nelsenso di«facevano sfoggio, ostenta-vano magniiieenza». !■ musica adolescente: le prime forme di canto monodico che poi sfoceranno nel "iclodramma delľinizio del Seicento. morbidezze passionate: i languor! senti- meritali, le tenere passioni che animava- 001 Personaggi della favola pastorale. 7- peripatetiche: «aristoteliche», o piú ge- nericamente «filosofiche». 8. lussuria: lusso, fasto. 9- colrura: cultura, sapienza. 10. una sua ... rusticiti: un suo particola-re aspetro di purissima rusticita, cioe una fisionomia semplice e campestre. In realta anche la pastorale era un mondo arrificiosissimo, non meno deUe altre forme letterarie e teatrali deil'epoca. Dal ca-poverso seguente parte una evocazione della scena arcadica, con sognante capacity evocativa da parte del professore-poeta Carducci. 11. Ecco: con questa espressione intro-duttiva, che si pud defmire deittica in quanto mostra quakosa, I'autore ci introduce subito in un teatro, anzi, in aper-ta campagna. 12. presso: li accanto. 150 EPOCA g LA NUOVA ITALIA 1861- 191c lque-m scena due sono arech emanando" dalľurna di un dio. Siamo in Arcadia, o su le rive del P d ve giä cadde Fetonte e lacrimarono ľEliadi14, o in quale altra pane ď° sta antica terra di Saturno e di Giano'5? E lo stesso. Entrano ii donne o due uomini ďetä diversa: i nomi, gli abiti, i] costume greci gli děi ehe ínvocano, greca la religione delia quale celebranti s fizi e fanno i vóti. Si'6 quei primi personaggi e sí gli altri ehe poi verranno appaiono essere pastori, cacciatori, coltivatori, bifolchi, qualche volta ma rinai; ma non de' comuni17: anzi i primári nelľazione sono fígliuoli o ne-poti di Pan o del dio indigete18 delia contrada e del fiume nativo; e a loro si mescono'9 nelľazione enti ďun ordine superiore, semiděi, satiri e ninfe Nelľazione ci deve essere ciô ehe gli aristotelici chiamavano rivolgimento di fortuna, prima di buona in rea10, ehe induce negli spettatori il terrore e ingenera il travaglio tragico1', poi novamente di rea in buona, sí ehe il lie-to fine consoli poi le agitate sensazioni con la giocondezza delia comme dia. Ma eterno e immortale motivo delia favola pastorale ě ľamore: onde il rivolgimento di fortuna, la erisi, ě dal piú al meno22 sempre una: chi, nel principio, uomo o donna, aborriva dalľamore, finisce, per una ragione o per ľaltra, divina o umana, fatale o del caso, cedendo alle lusinghe delia dolce passione e rendendosi al desiderio deľľamante. Cosí durezze rivol-te in carezze, inimicizie in amicizie, ritrovate le cose o persone care per dute, sono lieti fini. E gli episodi sono le liberazioni é salvazioni da morti-feri23 animali, da mostri, da satiri: specialmente da satiri. II satiro ě uno de-gli elementi necessari alia pastorale: amatore e persecutore selvaggio di nin fe, egli rappresenta la rozza sensualitä primitíva di contro alia trasfigura-zione delľamore operata nella vita pastorale dalla poesia e dalla musica. 13. emanando: sgorgando, 14. Fetonte ... Eliadi: secondo il mito clas-sico, Fetonte voile guidare il carro del Sole, suo padre, ma fu precipitate dall'alto; le sorelle, dette Eliadi, lo piansero fino a trasformarsi in alberi sulle rive delTEri-dano, ilPo. 15. antica tena ... Giano: l'ltalia. 16. Si: Sia. 17. non de' comuni: non come tutti gli altri, in quanto per lo piu discendenti di di-vinita, come detto subito dopo. 18. indigete: indigeno, del luogo. 19. mescono: mescolano, uniscono. 20. di buona in rea: da buona a cattiva fortuna. 21. il travaglio tragico: la catarsi, l'elabo-razione dell'angoscia nello spettatore per potersi liberare, purificare. Si tratta degli elementi base della drammaturgia secondo Aristotele. 21. dal piá al meno: per lo piú. 23. mortiferi: che procurano la morte. cioe Here, belve. Tra realismo e classicismo Olindo Guerrini (Lorenzo Stccchetti) Conosci tu il paest (da Postutna) Lafinzione della raccolta postuma attrtbuita ..1 Hnio Stccchetti pcrmctte JGuerrÍN<