IL GRAN MOGOL. Dramma per \juflca, lAlU produrrt Da Sua Eccellcnza IL SIGNOR GIOANNI ADAMO Conte di QUESTENBERG. Sopra il ^fheatro Del fuo caftello di Jaromeriz nel marchionatodi Moravia* *Da i fuoi Mufici NELL' AUTUNNO Dell' Anno M. DCC, XXIX. V1EHNJ cC AVSTRIJ> ApprdTo Gio, Battifta Schilgen > Stampa-tore di quefla Itniverltta, IL GRAN MOGOL Dramma per Muflca, fatta predurre Da Sua Eccellenza IL S1GNOR GIOANNI ADAMO Conte di QUESTENBERG. Sopra il Tbcatro Del fuo caftello di Jaromeriz nel marchionatodiMoAvia* f>a i fuoi Muftci NELL' AUTIZNNO Dell' Anno M. DCC, XXIX. VIENNA cT JVSTRIJ, Appreffb Gio, Battifta Schilgen, Stamps-tore di qucfta tlniverfita, A R GO MENTO, GIsnguir, figliuolo di Akebar , Itnperadart del Mogol, fuccedette alfadrc nel govtmo di quella vafla Monarchia, Egli ř vivtnte il f adre , erapliß u&tJUtQ ; e vinto , »e ai/ŕd ricevuto il perdono. Corfe pero oualche voce, che Akebar , vi" ento a morte , dichiarajje juo erede il Sultáno Coffo-vio , fuonipote, e fgliuol ma^giore d\ Gianguir, in pena delia ribtllione di queflo, Comunqut tie fojje , Gianguir fuccedette al padre > e di la a quakhe anno prefe in moglie Zatna , femmina Perfiana > quanta baff a di nafcita, ianto fublime di fpirito , t rimaßa vidová di un officiate > che militava negti efercťti del Mogol. Aviva ella una fgliuoU * per nome Miraca f a lei n at a del piimo m arito > e un fratello per nomt Afaf, ehe ben prejio giunfe ad ejfere i I favor i to del fuo Sovrano , ehe initramente da quefii due lafeiavaß go-vtrnare. Afaf di confenfo delia Kjgina pr occur ô , ehe Gianguir obblioafjt Cofrovio a prendere in moglie Miraca : ma il Principe •> si per la iajfa nafcitadi que* ßa, íi per ľ odio che aveva contra di loro ? e s$ ancht per ejjer d1 altra inva^hito , ne rieusô afertamente le nozze. Si tramo per tan to di far la fpofare ad altro minor fgliuolo di Gianguir , inßigando il fle 4 di-chiararlo fuo erede, ad efelußone del primovenito , il quale a sí gran torta * avvalorato anche dalla preteßx dichiaraTéione di Akebar 5 fuo avolo , a juo favor e ? non pote non rifentirfent: t&khl u\eito in ssmipo conti o X a M M faire, in temfo ehe qneßi er a in gueru €mft Piäziäticovfim, andôfotto Agra Jua capitata \ £ <* gWficata dalia vJü J,T * '^/'W bligo ilfdre a Ufciar ľ impreja di Perfia; m delta floria. dtl » « Ja* autoria ttfale battaglia reßo vinto e fatto frigiotic da MaK ' Pcr ^r P** ßimolo , — r-----ru. u, jpojarlo, feguito neľ afpartamento di Gianguir, e firetto h I fondamenú de i fopradetti aweuimenti pojfono rnano un puimle, ajjtrratoh per un braceio i k a legerfi ne i Viagtf di Francefco Bernicr, e pík di* frinje a jeguitarh , minacciando cbiunyue ardijft ißefamente nella Scoria generale delí' Impero del ávavzarfi, di plantar quel ferro ml fetto ah sbigotú Wogol , fcritta dal P. Francefco Catrou , delia to Suitám. Una rijolutiorte si arditafgome»to\ e taCompagnia di Geiu , foprt U Memoire di Niccoló m lontano ciafcuno ; oná" egii ft ridnffe Jalvo w/fofManuzio , feneziano . che per quaranta i pi u anni eon ejjo in fua cafa , dave g/í uso ogni magere rifpt tfirató in queüa Corte con jua gran lode e proftto U to % reflituendolo bm (ubito alla iibertd , t «Ha tyint WtdicitSA* t foi mettendofi all a teßa delt efercito per eombattert fgliutlo ribcllo. La fuddetta troppo ardita rifoluvsi di Mahobet, la ^--^£,5 di Mahobet illumine di notte, con porta n.l t&^^^^^^'s^m meizo> ea|traa„.unodeiiati; P O \A I'* A R S lL» Campagnaintorno ad Agra, la cui gran porta con V>V/lVÍI , ^ ponte vedefi dall* unode i fianchi. Dall'altra Di Rajas , o fia Principi fuduici del Gran Mogol parce alloggiamenti militari. In fondo, mon- con Gianguir. te ingombrato da tende, edaioldati. DÍ Nobili Indiáni con Gianguir, Cortile del Palazzo Imperiále* Di Arcieri Indiáni con Zama, Salone Imperiále con ricco trono. Di Schiavi Mori con Zama, Verfoilřlne, feendedall'alto una gran nuvolofa, Di Bengalcfi con Gianguir. la quale á poco diílípandofi, dá luogo alia vc- Di Soldáti Indiáni con Mahobet, duta di macchina luminoia> rapprelcntante la Di Schiavi Peifiani, Rcsgia del Sole. ABBA- MI abbättimenti, eballi, NELL' ATTO PRIMO. Abbittimentodi que fquadf iglic ď Indian!,gUfda. te da Cofrovio, cda Afaf, pnmieraaientecoQ mazzaefcudo; einfinccon iciabJa, BaJlo di Pagodi, c di Indiáni artcfici delleporcd. Jane. NELL' ATTO SECONDO. Bal/o in cui Ii rapprc/cnta uuo fpofalizio di Paeft, ni Indiáni. NELL' ATTO TERZO. Combatfímen to tra i due e/erciti di Gianguir, e di Coftorio, con lafortita dcllegcnti di Mahobet fijori dclla cictä, ccon Ia fconficca di quci di Cofrovio. 1 BalJo de i íeguaci del Sole, i quali rapprefencano I« e condottavi ddi] I[u9t fchiavi y parte tolta in mezzo dalle fue guar die , due dtlle quali la coprirano dal \fole con due om£r tiled' oro, the [ofitrranno ai ydut lati del Palanchino, .Li S C E N A II. Cojrovio t e Mabobet. Cof. JLilcto or t' abbraccio, amico. Ma. Amico, e fervo, Purche tu fia al mio Re fuddito, e figlio* ?oJ. L'itnpoftura al fuo cor s'apre in mio danno Troppo facile accello. 7 A 2 Ma* ATTO % Forte cost. Ma a chelafciarrepentt Di Bengali H governo? E qui trarnumerole aire, e bandiere? Of A che? Acccnder dovca , chc da lc foUtf, Di Afaf, eZamaamedimandi velto Scetro fofle , che e mio ? 2/4. Tuo, vivo il padre? Cof. Si, Mahobet, Gia franca £» la mia /brTerenza. II Re Ton' io. Contro Akcbar, di cui Re piugrande e miglior I' India non ebbe, Gianguir, figiio rubel , pugn6, cfuvint; Ma. Perdon nc occenne, ed emendo il fuofallc Cof No, Akebar pria dai core, e poi, morcni-Da i'impero lo efclufc, e le ragioni In me ne trasferl. Mio e quefto foglio; E Gianguir, che mi h padre, eunmio vaffali; Ma. Scgui; erifpondcrd. CoJ. Gia del mio dono Si abufa, e mequal fchiavoinfulta, epremc. Ma, Odoi lamcnti, cnon ancorle accufe. Cof. Sai che in comun fciagura egli di Zama Si accefle, in Per/ia nata , e di vil fangue* Ma. Ma degna per virtu del regio ktto. Col. Siafi; mainmenonpenfi Stcnder le fue conquifte. Ella inftigata Dai fiero Afaf, pretende OmefpofoaMiraca, ignobilgerme De* fuoi primi fponfali; o la corona, ■ « - -- _ f t • m PRlMOi f Minaccia in dote al mio minor germtno. Ma. Pcrverfa lcg°c! Cof A l'abborritc nozzc Vuoi ch* 10 ftenda la deftra ? O che infingardo Milafci? ... Ah! nonfiavcr. Softerco forte L' onor del fangue, ela ragion del trono: Chc di Akcbar il fucceiloreio fono, Ma» Alcolta il tuo dover, Perterubello L* ire infaufte farien , 1' armi infelici; Ed il primo io farei de' tuoi nemici. Corre a pcrderfichi prende Per fua guida un cieco fdegno; Qual chi lafcia il fral Tuo legno In balia di vento, c d' onda, Cieco egli erra, c a perder terra II fuo ftefib impeto il mcna; E al fin trova infaufta arena, Dove crede arnica iponda. Corrc» ccj SCENA Semira e Cofroviot HI. . 4 — ^ _------ , La corona, cheemia, conlafuamano St, Si penfofo, o mio Prcncc? Cof. Alinda ! Alinda ! Dch! perche fci cosi nemica al padte ? Se«. Chiedimi ancor , perche ami tanto il*%iio3 C#jT. Con 1* amor tuo mi fai felice, t yero: Ma poi con i* odio tuo vuoi far mi iniquof A? * AT TO St. Qual linguaggio a cóteílo ? ^ Sei tu Coirovio ? No. Piu non conof: Néil Reinte, ně I'amante, Veggo il dcbole figlio. ■ Veggo Jo fchiavo di Gianguir. Che difli> Vcggo qucllo di Zama , c vedro in brc; Ja* Ma cIie dirai ne^ rimiraci a froncc Di Miraca il conforte, II frarelio di Zama ? Miíera! A chi fidai le mie iperanzc? Co/, Bando a si riequerele. Io millevite Lafcerci pria che Alinda. Ma con I' arini Vkcorioie a noi Gianguir ricorna, Ecco a' noftri difegni un duro inciampo, Se, Ecco a la tua perfidía un vil pretefto* Son forie di iue genci Le cue men numerofe? o meno forci? II fuo fteíTo ritorno afftetta , e compie Le gioje a noi. Lui falvo, Vano era , e nullo ogni trionfo. In lui r r*vA '""""^ Alinda ha .1 fuo ncmico. lo piu nonpar!; pfrJ^VT^ AJiada » Non faro coil abbietta. Asafifteífo D^' .-^ Chie^° Auraforfcpiuarclirpermeritarmi, t» w?" ' C dť tUoi caiI 3 P"«. Comehaquellodiamarmi, EgliinfuafpeiKr0"^0'^ 5 r ^Wunmcntoancor: maquantoinguerra P R I M O, Col fior de' tuoi piú řidi il fuo trionfo. Queflo il campo ne fia. Co[. Baila, che giunga Un íuo voler , perchě Ca nuova offefa. Cof. Afaf? A mc tal' onta? Punir6 pria I* indegno ; e fotto gliocchu •* St. No, mio Cofrovio. T'amo Cauto, piu che feroce, A te coi torti Lafcia crefcer ragion. Simula, c fofTri. Cof Simular j e foffrir non t da force, St. E da forte, e da faggio. Al'uopointanto Pronte fien le tue fchiere. Ja. E quelle in breve Di Cambaja, e Sorate a ce verran.no; Non vil rinforzo, Co/. E queflo ancor ? S C E N A IV. Jafingo, e ifuddstti* Tu fia col mio tiranno i Saprai mio regio fangue, emiagiuiVira* Cof. Mi acheco. Amami, e credi, Che fenza 1' amor cuo, braccio rubcllo , ~ Ně per diiio di regno, U. F Er cenno del Sulun, Prence, »te w Nc per vendetu degli oltraggj miei < Co/. Che vuol [' ingiuib padre ? •• Co'»"•» padre, ed un Re non »^">- J,. Che tu in finw tenzon renda piú illultrt A 4 ««« A t t O Kon farei nemico af padre, Se di te non foil! amante, Mia ragione ě 'I cuo furore j E fe rco mi fa il tuo core. Mi dikolpa, il cuo fembiantc P R I M O. I rifchj, a cui 1' efpongo, odio il mio fdegno. Ma non importa. Amore Ceda, Vinca ildover. Voglio eíTer prezzo Di unagiuRa vendetta. 11 forte amante Omimerici, ocadaí cpoi, quanď altro... Non/*. Tací. Ecco Aíaf. S C E N A V. íř* L^ltero. Eifilufinghi. SCÉNA Afaf i e i fuddetti. VI, Semira, e Japttgo. St Quantb č credulo un cor, quando betli la. Che? Tradirlo potrefti, enonamarlo Se Scrnira amarlo ? Anaar, Jafingo, inl.. a,. , , . .. * n; *u^r il nioote ? ^/^Lmda^queftodcampo.oveincimenco Non Jangumoío ařronce Duerivali vedrai. Per qualdi loro Pugneranno i tuoivoti? •e, II piú gran bene, Che mi lafciaro iniqui fati awcríi, Egliě un liberocor. Cautaildifendo, Miěnemicoil lor íangue ; einmiaver e facile nol cedo, L' armi del feífo adopro: arti, eluílngty; OhfoíTever! L'indifterenzaiitefTa /4. Mafetrafitto, efangue, ^ Per meunbenefaria* Ma oreechio avvezo Ti vedeííí fpirarCofrovioalpiede? I íbfpin ad udirdiregio amante, Se. Crudel! Mal fipiegaa foffrir quci di vafíallo, Ja, Con quel fofpiro. t. VaíTallo Afaf? £h! vanti, Che vuoi dirmi ? Ah ! Regina, Chi regna ful fuo Re, titol piú illuílre. Tal (i crede nemico, e pena amance, u Comeillufínga, ovepiúraftoilpungel } $e, Che poíTo dir, Jafingo? E qual celarr/". Dal fo vráno favor gloria a meviene* PoíTo a te, da' prim* anni cmio cuílod*. Ufa dilua fortuna j c nc avrai giojV Emiaguida? AmoilPrcncc; equandof B A\. Di Akebar il nipote ? II 6g\io di Gianguir ? Ja, £i non ha colpa Ne' mili tuoi. Se, Padrc , fratelli, c regno Gli empj mi han tolto. Tutto A T T O P R I M O Sola íbafede* 10 Af, Bcltk, cbcs'ami, euerdovrígcon D^amor, nondiconando. « Ä Cooofcoilmio poter í; ľ ľPr^^:UgUard'n8oé'ipiufe, Ja. PuôffarzarloaubS 4C_Intcndo, A/inda, mtendo. ť C,iC! Sc, Tact, Nonfai 2 I Da un Sukano rival tu vuoi che feudo Autorita ne íia di regio ammanto, Facciaíí. Udrai fra poco Pronubehcit etalamireali; Ne piú Afafin amore avrä rivali. Sarô fo!o In amarci, In adorarri; E ŕarä la mÍ3 grandezza Sbigottir rivali amori» Ma il poter di tua bellezza Tifadegna, idolomio, Di regnar fu tuttii cori, No: che nonfai, quell'alma Quanto fia fida, eforte; E quanto bella in lei la fedelti, Ella e qual nobil palma, Cui di piegar fe tenti L' eccelfe altere eime, Piu ferma e piü fublime Al'orlcinnalzerä, S Sarô SCÉNA VIL Semira e Jafíngo* Ja, Crlefaceiti, oSemira? TudiMiraca, o d'altra fpoíaín feno Voler Cofrovio ? cľafni? S., Elcailcomando Sdegni piü ardenti a provocar ncl fíglio. Ja, Eíeacccrrico , oíbprafatto cŕccde? CENA Japngo, No, ec. VIII. Ivolge in fuo furor la mia Regina Feroci alte vendette. Oh! piaccia al Cielo, Che a Cofrovio , ed a lei non fien ruina. Preceduta dal [nono di var j barbari ißru-"] menťt ft avanta dal fondo delia [cena verfo ľ anfiteatro magnificatrionfalmacchtna, /o-ßenuta da un' elefante tutto guernito di ric-, cbi arnefi e cimitri, e guidato da un' Indi* j ano , che fofira vi ftede, Neil' ako delia mäč-china fiedono Gianguir e Zama con piu Ra* £ja$i o fia hr vajfalli. Trtukn») 11 atto ■l ctrro U (olfatefcht del Mogoleonk) Uaon0 l. t ÍMditrt, avendo alla teßa AiJ ťJt eintrat , c non molto lo„tm rT^tdinanzi äa wacchina ßannomoln primo Xj Nonabbiam piiinemici, ogliabbiamiolo; Dch! fia vano il rumor; ne' miei piü cari, Oggi al giubilo. Tutto Godafi nel crionfo, cnelpiacere de ia Victoria , e de la Pace il frutto. Coro. Viva ilfulminediguerra, De Ia Perfia il domator. C J7 IX \Gian«uir t Zama cominciana a [cendere dalJ i lo> o fepoio, il che pur fanpli altri, che ßan' \ Gianguir* Zama-> Cofrovio, M*Zitt bet, Afafi JaRngo, Coro dißldati, f; Cort. "V^Iva i! fulmine di guerra» De la Pcriia il domator. Nc' fuoi cardini fotterra Trcmi, e fcuotafi la terra Sotto il pié trionfator. Viva Gia. Ma. Coro. lo> o fepoio, // che pur fangli altri, che ß&n* \ no fopra la macchina. | Dal fuo cocchio a voi difcendc V Indo So! di lucc adorno. Ma in quegli occhi a me rifplende, Vagafpofa, un piübelgiorno. A terra , a terra , Turba cattiva. Viva il fulmine di guerra: Viva, viva. j Gli fchiavi Perftani gittanfi hoccont a terra , i i e fopra di ejji Gianguir, e Zatna fi avan~ ? zano. i v iva , ec» 1 (Giunta U macchina verfo la mettd deUnfZa- Mio Rc > quel1 infelici un di si lieto teatro , fi ftrma, t Gianguir Park U Non/uneftino piu co i lor fofpiri. [ /' ali0t Rendi lor liberta, duevoltevinti, j Tf. ' • , n Giá dal tuo ferro, ed Gia, La Vittoria, e la Pace £ccoai mio carroavvinte, Popolo mio fcdel. La Perfia al piede Migicto lefuepalme , epofcl'armi, or dal tuo perdono. tia4 Graziachiedi in mia gloria. Ate li dono £ Gli fchiavi ß levano , e vengono lor levate U catene. } *ofrovio, Afaf, omai fi adcmpia il ccnno. B 3 4f. A T T O lAf Rompogrindugji■ al g^nde onormi ^ Co[. Arderd'iramifentoedidifpctto) partti Gianguir, e Zamo vanno a ftdere ful tron9, anno lo fief o tutti gli altri , occupando at-, intomo da!? alto atbajjo?'Anfteatro, /* fciandone libera il campo. La macdina tirala alt indietro, ft ferma fit f entrata<\i ejjo, ftrvtndone come di ornamente, Maho-bet, e Jaftngo ftedono a pit del trono. J £1 fega Sutnanoff injJrumenti mill t art. In ^«ř-*l Jlo ft aprono le due porte later alt delt Anf teatr o, dalle cjuali efcono Cofrovio, edAjaf [eguiti dalla hro fquadriglia j e tutti con vaga ordinanza (i avanzano verfo i I trono, e piegate in atto di rivtrenza le loro ami ed Injegne , vanno a prendire il loro poflo. j Ma i due capi cjuivi ft fermeranno a ricever dal ^Sultáno gli ordini del combattimento, J Gia, Prodi, da un falfoancora Siir PRIMO Simulacro di guerra Sihaveralode- II campo ^ . Emuli vieimenti, enonnemia. Sariacolpa, cauriapena Latrafgredita legge. Armi innocenti TratcinJr. Al fianco appefa Sia di fregio Ia (pada, e non di offefa-f Cofrovio , e Afaf fatta anch' ejft la dovuta \ riverenza a Gianguir, piegando le loro armi, j vanno a fermarft l' uno a fronte deä' altro nel \mtzzo delcampo. J Cof. Afaf, aragion vai lieto, e fuperbo Con ta! nemico a fronte. Af. Seil realgenitore. Cof. E'I fbffro? )Su: a la pugna, Ove fin dal trionto avru roffore f SUgitt Tabbattimento: prrmierarnextecon) mazza t feudo, fenza che alcuna parte prt-va/ga; quinüi il fecondo con arme corte , cht eiafeuno tentva afcofe dietro lo jeudo^ ove dopo quakht reßjhnza vtdeft avere il van-taggio la fyuadrigiia di Afaf. Per ultimo quti di Cofrovio con l' efempio del loro capo dan di mano alta fciabla , t incalzano gli avverfarj , i quält tetrocedendo , e impu-gnando and* cfli la loro , pim piano fi ri> tirano fuori del? Anfiteatro per ? una t /' altr& delic due parte, incalzati.. einfegui-ti dagli altri. GL A T T O Gl, Soldáti, oU. Sitemerariounffglio? [ LwaniofaefcmAmbdattrtmo. Lojlejfa Atifteatro. Maholet per imperlire un Wila.| UiordifordiM* va frettolofo per dovt ufc»\ \viie Cofrovfo. j Za. II germanoěinperiglio, Gia. Fino fugli occhi miei? Queíl' atto é pr De' miei foípetti, e de' fuoi rei difegni. /a. Ben lo prcvidi. Or chc dirá Semira ?) /v Za, Afaf,... ODio! Maho&et ritorna, Ma. Lungeiltimor. Si tofto, Che del campo fořti, ripofte ha F armj HPrence. Aíafěfalvo. Gia. E'l Re okraggiato: Manon fon Re, fe refto invendicaro* PUMO, SCÉNA X Afaf, Se mir a , e Jaßago. Punito, o pentito pel grave fuo fallo , Vedra quell' alrero, Chi ě figlio evaflallo; Chi giudiceeRe, OřTefo ě 'l rifpetto: Negletto l'impero, Colpevole figlio Piu figUo non d. Punito, cc. Pl St. Cleco furor! Principe incauto! Tra /i. Ja. Tací; Piano a ftntira. E te pur non tradifea un dolor cieco. Af, Alinda ame sl mefta , Quanď iosihetoa lei? Di: chetiturba? Se. Del paflato conflitto ancormiprcme Enrro. I' alma l' orror* Af. Per me temefti ? Caři periglj miei con tal mercede! Ja. Sorte, chefidefía, facil ficrede ) Se. Di quell' ire mal nate al primo lampo Sbigotri la mia pace, E ogni colpo ícendea íbvra il mio core, Aj, Ogioje/ odolciaccenti! Jr. Sdegno in lei parla ; ed ei fei finge amorc J Af, Rafíerenati, o cara* Pcnde íul capo a V ofFcnfor nemico La Vendetta Real* Le viejbn chiufe Tutte al fuo ícampo; c chi fuggir nol puotc Gia fenteilfuogaftigo« E contra un figlio Vorrá un padreinherir ? C s áf. St i8 atto Af. Sl; s'eihdcfaa RicüCctk dimianipote aJ nodot Se. Miferamc! ) Af, QüülmiovoduoUiopprime? Se. D'incertobcn poco Ci appaga un'a[m "°~ dubbio del Prencc /'^ P R I M O. Se, Cepi a Cofrovio, onozze. *9 Dubbio — - - Queilo otcerran de la Regina 1 pneghi, Quertodel padre efpugnejan le leggi. Se Tutto efler puö: maa 1 imeneobenchiarc ß. Codardo..... del Re Ahime ! ceda, o refilU : io 1' ho perduto. ja- Getti il tempo in quercle, e' 1 rifchio e preflb. Se, Si Va. Del mio Cofrovio Corri fu T orme. Lo ricrova. Digli.,,, Ja. Che mai ? Se. Cheal fuodeftino.,. »• Non ancheardonlefaci Af. E quandoinpuraluce* Scintiliar le vedrai? Se, Per quefl' alma faran tede lugubri) Af Labbro vezzofo, a 1'or chemi dirai? Midirai, fpera? No, nonmibafta, rifpondero, Midirai, T'amo? Ticrederö. Sea l'orgiurarmi Potra il cuo core-coftante arnore, Or confolarmi, Coldir d'amarmi, -perchi non puo ? Mi, t S C E N A XL Semira, ejaßngo. Se. jAfingo, eccoovevanno A rinir le vendette, e le fperanze* Ja* Prima del tempo olcreil doverti afBigt. Set Non fi renda. Ja. Feroce.,,. Se, Non fi opponga. Ja. Cheunnfiuto..,« Se. E' ftia morte» Ja, Che un' afTenfo., ♦.; Se, E'miaorTefa. Ja, In varj affetti atecontraria, of quefto Volendo, orquel, nulla rifolvi. Se ODio! Rifolver? Che? fe non Io pur'io. Vanne«... Che ilfuo rifchio.....che il mio arTetto,. Chedime.,.. chedi fefteflb.. ♦. Ah! che in tanto martir non ho configlio. Non lufinghi. Non irriti. Non ricufi* Non prometta* Non obblii la mia Vendetta. Non trafcuri il fuo periglio. Vanne, ec. Fine deir Atto primo. So4iPagoAiy ediIndiamarteßcidi Pomllane. Bai- ATTO si axto secondo Gabinetto ornato di gran vafí, e ďalfc porcellane vagamcnte dipmte , coti dut porce, che corrispondono ad altri appartamcnti. scéna I. Gianguir, e Mahobct. Gia. Da uď imeneo, che umfca L'alme difcordi, a mequalícorno, o dar-. Ma, L' un nel rifiuto , e 1'alr.ro nel concrafto, Gia. Sieguachevuol: dirnia parola attende La Regina gli eflFecti. Ma. D'altro cuo fíglio V imeneo potrebbe,, „ GU. Zama i! ricuía , e vuole InungenerounRe. Con altre nozze A nuovegeloíie via íi aprirebbe, Queílc promiíi, e qucfte adempieranfi, Mt. Sperar nol fo. L' alma Real, che fen:.' D' eíTer nata a regnar, da fe rigetta Ció che giogo le fembra. Uíando forza, Piu fi eíacerba. €ia. Eh ! sbigottifeon quefti Fervidi genj a fronte del gaftigo. SECONDO Qui Cofrovio verrä, Cauto nel rifchio, Per fuggir pena accettera la legge, felarifiuca, cfcrrciceppi, efeuro Carcere incontrerä. Da quefta foglia PafTar non puö, chealaprigione, oal'ara. Ilvarcooccupanl' armi, cdatoe'l cenno. Ma. Signor, de i mali, ove te ftcflb, e' 1 regno Sei vicino a gictar, potrefti tardo Sentirne il pentimento, Aman Cofrovio Ilpopolo, eifoldati. Iofteßb, ,„ Gin, Intendo. Semaifigliorubello. Giugne a fcuocer'il giogo, eaprenderl'armi, TePuö contar Tra'fuoi nemici il padre, Ma. De lamiafedeegliesichiaroillumc, Ch' ombra nol puö coprir. So quanto cGgc Douer: Quanto amieizia; e quefto ferro Gombactefellonia; non laprotegge* Nel figlio il reo non softerrö: ma oppreflb, Vuolragion, ch'io'I difenda Contra ogni forza, e col mio fangue ifteflb. E di amico, e di vafallo lo leparti adempicro: Ne '1 douer rnai fucnerö Su l'altardel' amtftä, Ma lafeiar, che a regio erede Prema il collo orgoglio, c fdegno > Nol fopportaamicafede NC 'lfoftiengiuftapieta. £ di, ec. SCE- A T T O N A II. € pOÍCofroVÍ9 Gia. S C E Gianguir, Cofrovio. AíFctti, äquale-dono me ftcílb ? ) £\n atíQ ' SECONDO, Git. Cedo. Vuoipj'u? D'mgiufti Condanno i miei fofpetti; Einnocente ti abbraccio. Cof, Iniidiofo Jaccio! ) Gia. E perche non fia rotto un si bel nodo Da pnvato rancor , nefialafi»lja DiZama, arraficura, eftabifpeeno f. Come? »3 Se i) lapci u ^ii^iiw» ..... Colpenfard'efTerfiglio, ate fa core. Lamiabontä. Scordolcoffefe; etaccio, IIgoverno lafciato, e I' armi moile, Egiiodjaudaci, e i violati ímperŘ Cof, Ove adombra fofpetto , Non mai fplende feren di vera pace* Tureomecredi: io te ingannato. In tan: diífídenza 1* un I' altro e come amarci ? Se ilgoverno lafciai: fa numerofe Schiere raccolfi , e qui le trail! amiche , Zelo mi fpinfe in tuo rinforzo, Io 1* armi Temeadť Peril, elamucabilguerra. Gia. V] Cof. Ma.... Giát Refifter ě van. Comando, evoglio. Cof Al gcnerofo il fimular cbepcna ! ) Oveunpadre, oveun Recomanda, evuole, Non ahro che ubbidir refta ad unfiglio, Gia, Di lodevole ofiequio util confígho, S C E N A III. * i fuddetti. Temea ďe' Perfi, e la mutabil guerra. Gia. V Icni, Afaf, In Coirovio cccoti il dcgno Oual'altro e '1 mio dditto? Ira , e traípoR Spofo di cua nipote. iVpeco fu di gencrofo ardorc* f Signore. . * „ 1 w r Gta. A lui di tanto Onorgraziequircndí, lo vo t rccarnc A U aadrc Sultána illitto avvifo. Tra* Un' A faf avverfario a me fea totto j £ in cimento anche finto* Non mi fofferíi íoprafatto, e vinco* A t T O Tra' mleí piú cari Fedeverace, Coftante pace Regnar vcdrô. Nozzemai non fcgnô-piufaufleatT) Non ľ odioatrocc ľ' Non il feroce Bkco fo/petro Ne frcmerá ; Ma da noi fuggirä* - fdegno , c liVor. SCÉNA IV."" S E C O N DO. ay | S C E N A V. Cofrovia. 'J-'Olgami ad akro inciampo . Sollccita partcnza; e con Alinda L'amormifiegua , c lavittoriaalcampo;. Pármi íentir la bella tfocca, mia guida e {telia* Dirmi tutť amorofa: Andiamo, ocaro. Premio di mia vktoria Saran diadema, c fpofa: E gíä per man di gloria Serto di lauri, e mirti al crin prcparo. j Pármi, cc. mfoli, Afaŕ. Orientů Ajpegioimj:: Mi fu duopoubbidir* Forzai mc ftefTo •! F feci il mio dover. Sicguiil mio efemráMíali di palme , rUt* P Af, SoqualPobbligo fía delamiafede. P tra intrecEoV 7 ^ con ľa'-. Poichélofii, riedi al Sultáno; e'lnodo, fi e vanhTnľ/r ! rm3n° Cre 0r^ro-Cuifedotto e'm' aftrinfe, V"ghi PaíreSgJ , andando a ter minare in una deiizjofa. Scioglj tu ítefíb Al lo? Cc/i Si. Scioglier tu '1 dci ♦ Che a tuo vantaggio il feduttor ne fei* |->^ A f. II voler di Gianguir legge é a fe fteflb, ^ U SCÉNA Semira, Jafíngo, VI. .«. -^Ata ě dunquelařede? Co/". E quello di Coíorvio a ce fialegge* Mi tradifceCofrovio ? e mi poípono Aj! Ubbidirô C Ma de ľ oltraggio atroce a la figlia di Zaoia t O Dci i Vcndicar mi faprafilcnzio, c vocc) Scmira. M?! i6 A T T O St. Chieredutol'avria ? Tante promcfTc? E taotiaffecci? e tantigiuramenti? Ja. Eh ! da luogo a ragion, Jf. Che puoi tu dirmi In difcolpa del pcrfido ? Nel comando la forza, e nel rifiuta L'incvitabilpena, Che far pocea ? Finger' oflequio al pa(jrc & E fpofarfi a Miraca. /*, Ancor noi f'ece. ft. Malofara, Forfea quefl'ora al fianco Dc la rival, de' corti miei fnide* Ja. Pria cheluicondannar.,. St. Gia Ton cradita. ]a, L'ira.... Se, Lafciami. Partu Vo reftar cuttain preda a V irarnia. Ja. Malfiaccordaragioncongelofia* Del cieco tartaro, Edel'ercrna nocre Seifiglia faualJ/da, Barbara gelofia. Afuriacosiria-deh! chiudi il feno. Menfreddoe '1 Caucafo: Meno la Libia ardcnce: Di tigre e d' afpide Meno letale il dente. Scaccia quel gel, quel foco, e quel« Del cieco, ec. SECONDO, s c e n a vii. &w/>vi > p°i Cofrovio, ? jfif^ Or con voi ragionar, traditi affect!, "piacemi... , Ah! qui l'infido, Ira inmecrefce.) U Sciolto da' miei nemici, e fuor de Pafpra Neccflita di lunga forFerenza, Pur ti riveggio , Alinda. Si Alinda un canto onor non actendea Dal genero di Zama. C9[. Omai ti e noto Ilviolcnto impero? j St, Perfido! J) e'l giuramento. Cof. Dellufi ho i miei nemici* La funefta Reggia tofto fuggiamo. ) St. Audacia vedi ) Io fuggir teco ? Quella, Che qui lafcj, e Miraca ; e Alinda io fono, ; Co}, Quai rimprovcri ingiulti ? Io mai non feci In pro de l'amor tuo sforzo piü grande* I Vtggonß comparire in lontoxo It guardie fyali ,1 I occupando all' mtomo wm ujcita* f ft, L'amor mio ti aliolveadasi gran pena, E a la coftanza tua tanto nonchiefi. Cof, Ah! le mi credi reo, troppo mi ofFendij E fe innocence, o Dio! troppo miaffligi. ft, Ricroverai ne la genciltuafpofa Di che racconfolarti. Addio per femprc. Co/. Errai? Qui mi puniici. Ognialtrapena Voglio da te, che un si crudelc addio, C * Ma A T T O s( No. Sleal: piunontiafcoltoj Mitr.idiai; egiii negletta Rendo il cambio al traditor. - AdM Tl1 la mia fcde avfai: tu 1 voti mici /iCof. Si: gliavrá. Titurbiinvolto? Oh! intuapena, in mia vendetta VeroíbíTe il tuo dolor, Ai^f, A I' or piu che non t amo.io ť amcrci. "J ^^7^ attende °»' Lagiurata tuafede; SECONDO S C e N A.' IX. A, 0,, ^xNzi giufta mercede a tua perfidii. Cif.Signor.... G/4, Toílo, o mi ficgui » t. " a ■ Cof Ovaco'mieicuftodi, ovetiprenu L'orrorde'tuoilpcrgiuri* d[, Mio Re, fc gratia poflb 'Altuopiedeimpecrar, qnella , pcrcul Supplichevol mi udifti, ancor ti chieggo. Dalafuafcdcil Principe fi aflblva. DSon' io, che al troppo difugual legame r ouealiaffetti, Afaf, edique'fds Cercoinciampi, cripugno. Egli e innocence, S C E N A VIII. Cofrovio , cAjdf. Ilfuperbo amor tuo non fi lufinghi. Del giurato imeneo pagoe'l fuo core. 4 Sefia breve, c bugiardo il ben prcfente, Miraca e'lfuogran bene.,,. Non melo invidjil tuo Feliceamorc, _ ' malí mifi faria 1'eftremo. Tim :_:---- Co/". Queftode'mali miei fariai'eitrcmo. Af. Melfaggierquimivedi Disiatrocicomandi, Che crudclta parrebbe un difingannol Cof. Comandiame? Af, Dal tuo Signore, c mio, .....«vuv,^5Ui ou Cof, Del tuo oífequio iaranno opramalvagu. Punifcimi a tuo gr* do, Mařorfe a V ingiuílizia delaptCtt Unacarcerc, iniquo, ..* Cí[ Millecarceri prima, emillemom Chc l' obbrobrio foffrir di si villana Ohraggiofa impoilura, > In Afaf, cinMiraca , Non ho che oggetti di abbominio, e d ira, Sue- A T T O Succedera il timor de la vendetta. Coírovio, onomevano, od ombra ob;,iej Qu. Di chc? Non fárá nelcuo regno. Anrliam , foldati, A\. Nondirlo Cíánál ně la forefta Vorrei... Ma Cintodaturba infeila, Scampo nun vede, ecede: Ma unJ alto fuo rauggito Pria rifonar fa intorno il bofco, e 'J prato. Scoílíicompagni, ai'ora Dclelorrane ufcendo, Corron qua e la frcmendo; E nelo lluolpiuardito Saziandi cento (tragi il dente irato, Cignal.t. S E C O N D O. Reo non foflc quel cor ! 31 ( Parte[eguito da una f am dtlk Guardie fyali,) scenax. Gianguir, e Afafi Sire,aggiugni:eunRe tradito. puolmi unfiglio accufarti. A |ui fpetra regn ar. Ma gik lo fdegna Danatura che indugia* II vuoldacolpa. £popoli,e foldaciha fotrol'armi. Mahobctil fomenta ; e s'ctpud d'Agra Ufcir, di cento a porfi e cento (chiere Andra a la tefta, e a minacciarti il trono* Git. Lo fo; c fue forti in mio poter gia fono. if T2I piu lo temo. Le minacce udifti; E lcirritate fquadre •... Gia, Taci, Tu parlial Re, n& penfi al padre. ,K s c e N A . xi. Zama, eijadietti. SZt.l VOn raai con piu dolor venni al tuo afpetto, Eguitelo l efepolto in cieca torre......f1'c2am*> perche? Af. Signor, eutto il mio fanaueé ícaríb přezko ^^ottratco a'Tuoi cuítodi Persigranďira. II Principe e tuo figlio. [_ S,a' ?J 'nclPe fcro«-Gia. Ubbidifca, e mi terna. J** parito poté? Af lín' adeauato U\ No' \ !f %» , . - Titolo a la condanna G/«0 Pnm° ' Non h Miraca. Mahobet ? Gia. E un Redelufo? 7' c;. , n C 4 i\. 1 £ A T T O ^f/. E a te fellone. Ztf, Cofrovio appena in liberta fí vide, ' Che a la porta maggiorď Agra fi ípinfc> E ne ufci, non trovando reíiíienza. Econviva I'accolíc il vicin campo. if/. O mal íempre tcmuto! G/rf, Seguillo Mahobet? Z* Ei ne la Rcggia Staííí, c contal ripofo , Comefe autor fia di íodevo! opra, Gia. Aíaf, orfía tua eura, Cheil capo di colui qui a mc íi rechi. EccotiilRegio impronto. (' G/idaUfeifofy^ Af Celere oíTequioal grand'onor rifponda ( Parte Afaf con altre guardic : poc6e ríA con Giantuir scéna xii.* MZama, t Gianguir. IoGianguir, in qual duro Varco fei porto ! e foríe.... >t L'aima me ne rimorde,,, • io vi ti ípinfí, Gia, Come? Za. Sí. S'io non era Cosi cenera madrc, oř nonfareíli Cosi miferopadre. Gia* Giuíto in te fuil diíío, Cofa volefti, Qťera in mio pro. Malvagitade altrui La perverti in mio danno, Ma non temer. Pena íbvraíla a i rci. Z*. Arndano a la fpene i giufti Dei. SCE- S E C O N D 0. s c e n a xiii. MM con foult« dt Soldat,, tutti cmferre in mar.o . t i ' -r fuddetti, vie chiudete ad ogni paflb , o fidi li Che fia ? Git, Qualnuovo ardir ? Tu qui col ferro? Aftf,* Mi s'inßdia la £(Ier tuo non pu6 ilcenno, I mieinemici Sprona furöre, e del Real tuo nome Si abufano infolenti. Vieni tu in mia difefa , e Ii confondi, qu\, Perfido ! e mio comando Tua mortc.,.. Ui. Eilcr non puote- Altra tu devi Mcrcedc a'miei fervigj. Scguimi. )Zä. Ahime" ! Crefce ii tumulto, e hrmi Giungono amiche. f Veggonft in lontano le fttardie Kealiin at-) to (Ii avanzarft. Allora voltndo anchs Gian- \ guir por mano aUa fciabla , MahoBtt ali af-ftrra il /raccio con la ftnißra , e alzando \ ton la dtflra il ganzarro , ßa in atto mi- j nacciofo di immtrgtrlo ml petto di Gian- Mn. Alcuno Non ardifca avanzarfi; o al primopafib, (Querto ncl Regio petto acciar vedretc Immerfo , e poi nel mio, k Fcrmatu C s ^ I u A T T O GU. Ah ! traditorc. Ma- Scguimi; c íia di ícudo La tua vica a mia; £ poi vcdrai, fe traditorc io fia. J Gianouir vitn condotto lid da Maho&ct , \fimpre titlla pofitura di puma , accompa* Konalo ďinnanzi e di dieíro dallc guardte Ai> Yejja Mahbtt, e rejlando immobili a i lati \qutll: dtl Sultáno, Gia. Ah! Zama. ( K'guardandoh in Parttnia, Za, Spofo..... ODio! | Voleniolo (eguitare, Ji ftrma alla Prima] \otchiata diMafokt Piů che a falvezza, a riíchio Ti e 1' altrui fede; c vano é '1 pianto mio. C ^ata, ) Eru, getta, foípendi, Volgi altrove quel fcrro; c fc non hai Altra vittimadegna De Is tue fúrie, in quefto fen 1' avrai. Gioja, epaceavrci da mořte, Se a tuo fcampo aveili infortt Dimorir, mio dolce fpofo, Ma da fato difpietato lín piícer si forttinato Si contende al mio ripofo. Gioji, ec Fine děli' Atto Secondo. Ballo, che rapprefenta uno fpofalizioallafoggii Indiána. AT T E R r O. ATTO T E R Z O. flotonda con galleria ď idoli Indiáni, nel "palazzodi Mahobet, illuminata di notte, con porta nei mezzo , e altra alľ uno de' lati. scéna i. Gianguir , Jafingo e Mahobet conguardie >lfcw due fervi di Mahobet, i qttali nel mez-•j delia Jlanza flendono ricco tappeto con due origlieri , ove dovra Jedere Giangair, ilj. Signor. ♦ Gii Pria ch' alrroafcoki, Di: Re qui fono ? o prigionier? Ui. Quel facro Dover..... Gm. V hai profanato, Io non tel chicggo. Chieggo la íorte mia. Son tuoi íoldati Colloro? ofonmieifervi? ty Perme, per ioroognituocennoélegge. Gu, A mequi Aíaf, elaSultana. Orparla, Dat ?6 A T T O 1 D*e guitrJtt, fat to frafindo inchino aGi(tn i í |w'r, fe nt vanno ; e J <■*// ft mstíc a feJer' I Má. Quinte voire in tua gloria, e in tuad' Sparlbabbiailfangue; e quantc sucrre při- J Tuilfii: lobilMogol: I'AíTa; la terra; 5 T E R 2 O 73 IUI 111 »»—:.—.-- ^ Ké piu "J tempo ha ragion fu' miei trionfi. G/j. Ma la pern ilia cua ď onta or li cuoprc. Mtu Chiami perŕidia un' atto p> afpra nccc/ficä ? Non in tua oŕľcfa Scn'níi ľacciar. Non di tua Reggia il facto Afílo violai, perdarciinmano Ad un figlio ribello. G/ä. Ah! queíto figlio Tremeria ne' miei ceppi. Egli or m* infulti, U/ä. Nolcoudanniam , priadi faperne i fcnfi, Sivuolguerra, Jafingo? oíivnol pace? Ja. Agrado del Sultan, Ma fon di quefta Siiniquiípacci...«. G/ä. E quali? ja. Oltrcaľlndo, caltuo Gange Tornino alnaciocieloAfaf, e Zama; Efultrono, chce fuo, cifoŕTrea parte, Giurinfíipattij e deporrá..... €ii, Altreleggi Qverfo MaboStt.) Darmi e' potria, fc inerme foílí , o vinto ? Má, Nulla, oRe« tiígoraenti.iofido, c forte S C E N A II, Afaf col feguito de i Kajas Indiáni, e i fuddetti. al loro arn'vo levaß f Incontto, * va Ion sa fa Dlící, amico, conforce, Or torno ad clľerRe..,, Za, Tcco io reípiro. t\t Ma non ě queíto il túo Real foggiorno« ji. E' il mio dove dainíulto Cuítodirlo faprei, piü che non fee* Nelareggia il cuo zelo. ('2j, Cicca difeordia non acerercaimali. Giá ale mura riappreíľa Cofrovio; cd Agra ěinrifchio. pi RiTchio, che é foltuacolpa, (aMaho&tt,') Hi. E mio nc fia ilriparo. Amainel Prcnce Un tuo fuddito c figlio. In lui rubcllo, Odio un nemico. A* danni fuoi quel braccio Armerô, cheilfoítenne; eandrötuoDuce(. 8m, Lofcettro a me del militar comando. • I Mahoitt inckinavdofi parte, fyuito da duty foldati. Giancuir ritoma a jtdere* H A quella man, che in rerivolfeil ferro, Sciolto il reo figlio, il fiderefti ancora ? k Akra piu valorofa ove troYarnc ? 'A . ATTO A Valor chegiova, oveperndiailregge? Za. Puo nuova fede eflcr fciicc emenda. M E nuova colpa irreparabil danno, iTorna Afdoitt fenuiio daiduefoidjti, tUm\ & quali tiait in un batin d* oro ilbafl0J j militorti aUrohjltndardQgit2eraliziot\ Ma. Di cento e cento laurladorne, echiare, Ecco, oSignore, leonorateinfegne. Gnu Mabobec, da quel siorno, Che de 1' Indiche fchiere Prirao Duce ti elefli, aliai ti» oprafti; £ mia beneficenza aflai ti refe* Ma poich *\^^T\%\\xxi\Q*xr\OT% PiunontacerruiAlíndil 7*. Alinda fla inpocerde'tuoi nemici; E /e tardi, avra in loro i íuoi ciranni. Come; A Al Sultan giä č noto, T E R 2 O, F(jcrlcilacagiondcl tuorifiuto, GodcAfaf, affaifperi; c tutto ardirCe. .j Jíiíolence! cm Almda >hi íbttienc il mio amor contro il fao fde2no a Segclofiaľ acceľe.,.. 6 • Pi dirgH non h0 cor » ch'cllaô infedele) Signor... • Malagranporca p^gra fi íchiude. II He verra; erapirti Cercherá con ľ indugio Iltfionfooratuo. Gli ajuti attefi Son giunti. lvi ě terroc, rabbia, tumulto, Tsrdando, perderpuoi TerteíTo, Alinda , e noi. Non ti avvilir nel duol, dcbolc amantt. Movati la tua fama, crocguerriero, Voglio, che fia tuo voto un bel fembiante; Mafia ancor tuo penfier gloriaed impero. ' Non, ec, Aptrtaft U porta dtlla cittd , n' efcom U tuardit fyalt , toltiin mxzxodm Palanchi-m i l' uno chittfo , e /' altro fcoptrto , nel cjuale ßa aßifo Gianguirt Alquante Ái eße fcrmanfi in lontano, deponendo tju'tvi fVPa-lanchino chiufo. Con ľ altro ft itvanzmo iji altrť , e ne fcende il Sultáno, anddndo ih volta di Cofrovio , dopo av;r pa> bto in we fommejja con Jafmgo, che gli va in- (WtTO. D z sce. í 4+ S Cofrovh, A T T O CENA Vili T E R. Z o Ý h d'efler infelice, tf,,,£s'alm affeui 4f D, Tigiuri Alinda, c '1 tuo doverť imponga ? Giantuir, ]*Hn& , Capitam)t. tí Sdegner* regno evita,^eporról'arrni. % A tc fteflb ben tofto il crcdcrai. GJauguir va (g/í /fcjfo , ow j^, fo/fo * Palanchino cfcn/í, »/4ťŕ. ftiwVtf > coo la yualg paria ia l9u. tano, ^ Siinfelicefarci? ) u Quantoilcompiango! ) if, Jafingo.. . Ah! tu '1 lapcvi, Io Cof. Ihlici, ftien íbtto V armi Le fchiere. Altrc íul collc, altre nel piano Scguan le note infegne ; Ed io voítro faró compagno , e duce. Ja. Qr-ii M Re. C « Cofrvth,) Cof. Dilloilciranno. Venga egli pur. Cominceróil mioregna, Gia Malocornincj, iniquo, Da fellonia. Lubriche altezze arcendi, Per finirle in ruine. Cof Akcbar lafciô, morcndo, 1 In Gianguir un ribello: InCoírovio uneredc. E'ver: fonfíglioj Ma 'I tuo eíempio mi aíTolve; c tu dovcvi t Padre mighor, non arrogartialtero Fin íu gli aftetti miei forza cd impero. Oia. Mifero ! Tutrafogni. Tudelirié Sontuopadrc, etuoRe, Pi u ch* ira, e fatloj So ehe unmalnato amor fale tuc colpe; £ fara i mali tuoi. Sappilo. Alinda Arde per altri; e tugiáoggetto a lei Di ľprezzo, or ďodio il fei. (eredo ( Jalmgo.. . An; tu 1 lapcvi. lomene avvidi jj.Chedirpofíb, o Signoři Virtú roccorra.,.. Donna sleal \ Fingcrcon reoconfiglio Ii padre odiar, per piu tradireilfíglio! ) SCÉNA IX. ' Semira, eijuiáetti. C , . V^Ofrovio, eccotiAlinda. Aleinelvolto Lcggi il fuo cor. Se non ti bafla ilguardo, Ti confonda I* udito, Odi qual parli. k Poífibile , chc a tanto Giunga tuaíconoíčenza, ingrata donna? Poflibile, ehe a tanto Giunga tua cecitä, eredulo amante ? Diiprezzo, oro omuu.cu .S iftonfuor di me# ) Coj. Numif Alinda é fpergiura? EnVodraľ e L wť™*J £ lo cr«do a Gian5uir l ) No. Semptc terf °PP» ™ > d mío 4* ATTO Miocortradito, onra, difpetto, cd ira. Gia. Chevuoi dipiu? Cosi ti parla Alinda. Se. Paria Alindacosi: ma non Semira. Gia, Semira? Si, In quefto nomc Riconofci, o Gianguir, la trifte erede DelgiäuccifoBadür. Badur, che liefe L'bero e giufto impero InCambaja, eSorate, amefu padre. O non maj fazia aviditä di regno! Gli feguerra Akebar , Tu loirritafti NonCon altraragion, chedirapina, Padremefchin! Spogliarlo Non vi baftö di regno, Lui privaftc di vita , e tre con eflb Innocenti fuoifiglj. Eguaideftino Mi fovraftava. OhlfofTe Piaciuto al Cielo, inquell'eta, cheignora Qual fia vita, cqualmorre. < Ma pietä foiTe, oprovidenza: io viflT, Evivo» intuogaftigo SerbatadagliDii. Tremane. Ilbraccio Ecco che iofterrä la mia Vendetta. D' Agra ufeir non potea. Giovommi ingannoj Son col mio Re: fon col n.io ipolö al fincj Ea celebrar verremo Lictoimcneo: mafu letueruinc. /*. Or Partiintendo ) Giä. Tu m'haidelufo; evero. Ilfrutto ic-co Di TERZ O. pi Chi a femminacrcde. Ordopoi. , *7 ^mgannar ti accingi * 1 Pad*« UHghoancora, equal nonfei, lirW Güardat« daCoItci, uou Cofrovio. L* infedel temi in Alinda i Lanemica inScmira. 0 Qui piu vano e'lgarrir. Campi0n & r V 1- odio di Scmira , c del m,o tronf 000 0 Pcrfidi! Addio, pria che vilaU; ' I'idea di nuovo eccclTo. 8 ,n mcntt ^ Riculo da viltade Göchcavrddayalore. Ioguerravoglio, * Em tuapenal'accetto. Andiam,I^n' Fratann, chehod'inrorno, o^J^ De'tüoinemicianziHpiüfier. Fucloria Delmiozelo, edoverfalvarSemira Dalatua rabbia. Ho in lei la mia Regina Ni conofco in Gianguir, cheil miocTranno. «i, CrcfccKpnr.crcKcce.empi.mmiodanoo. Quanti piu avrö nemici, Tante darö piu victime, Animefcellerate, al mio furor. Ardongiä 1» ireultrici Contra perfidia, eingannoj Ea voi farö tiranno, Che Rc mi difprezzaße, egenitor. " Quanti", ec, (r>/« äBa vita dtl ctmfo, Jaf. va fapra. il colt ad ojftrvarlo ) D 4 SCE- 48 ATTO SCÉNA X. Cofrovio, /emira, e poi Ja(tng$% , Cof. JVIía Regina* Se. Mio Prcnce. Cof. Co) crederti inŕedcle, Se. Col moílrarmi gelofa» Cof, Quanto ingtufto ti fui! Se. Qi>antc* tŕ ofTcfi í Cof. Deh. ľ ingiuriediAhndaobbíii Semrra. Se. Semira cmenderä di Alinda i faUi» Cof. £d io vcndicherôd'cntratube i torti. Ja. Teiiipo avrete, obelľalmc, Di ragionar contente. Omai fue infegne Move Gianguir, lo da quel colle il vidí. €of. Secorefta, o Jaíingo , edaľarmata Licenza, oveoopoŕia, ía euftodifci. Datet otrorobe, ilfuonguerriero, Certo invito a la vittoria. Cara , addio* Mio cor tu fei. Dammi un guarrlo, e vincerô, Sguardo egliétutto amoroío : Ma piu lieto anche il vorrei. Non temer: che pien di glória, E ď amorricornerô. Datc, ec» ( Šimawmina verfi ilcoSe , (eguitoda ifuoi. ) SCE- XI. T E R 2 o S C E N A Semira e Ja/i»g0t i_jG\\ parte. Io piu forfe ' 'jj0i riyedró. t n Regina, ..♦,..«♦ k lo-fra i periglj Va Cofrovio, e tu rcíli? Tofto il ícgui. Aluifia línie la tua (e. Pugna al íuo fianco» Ripara , e fe fia duopo , Riccvi ogni fua piaga, e a me lo ferba fh M'cra pena queíť ozio. In quelle amicho Tcnde per noi favóti. Io lieto corro Su Porme di Cosrovio. Lc imanieacheta. A te ricondurrollo Salvo ; o darô al fuo piede Ellreme prove di virtu , e di fede. ( Parte verfi U collini ) í Tutti voi pur gite a la pugna, Io fola ( Fanno le guar&t lo jlejjo. j Nol faccio ? O deftra inetta ! O debol feffo; Stando a canto a ľidol mio, Deh! pugnar potcílianch'io, Vibrarľafta, e far riparo Al mio caro feritor. Ma i fuoi riíčhj accrcfccrci D $ Col 5* A T T O Col timor de i rifchj miei: Ch'ei vorria far dcl fuo petto Scudo al mio, dove ě *1 fuo cor. St«ndo, Cc ( firitirámlie te»de vick(]j Siegne carfipalfatto ď ármi, con laf0r. tita di Mdbobct dali* ätta , per cui Cojn^ di vincitor, ehe era príma , rirnan prigioniero, e fionfitto. Cortile del Palazzo Imperiále, scéna xii. GiatJguir con guar die, e lama. .V, Gh. ▼ Inciter io ritorno : e tu si mefb ? Zo O Dio!,.. Spofo. 4. Gianguir,. .Qualilagioji Fa ciô ehe il duol non valfe. ♦.. Gia. S'io tardava, il facca, Su» Corripiglii. Zc, Ma come,? Io ti piangea. Tu in libertade? Tu vincitor ? QualDio ? qual braccio il fece? Gia. Quello, onde men ľattefí. II generoío Mahobet O feguiti, Aveílii tuoiconíiglj.' Erano in fuga Mieíchiere: io tra catene. Ecco iigran Duee D'Agra lonu. Stuol forte il fegue; etofto Cangia faccia il conflitto: ilficr Cofrovio CenC -ta coHor capo \\ fio di tanta pa&»r &-ca Ch\ gh ha fedotti, attend* ^aW3^i-ouaV &enon rai vollci c padre. p, Sc 0 bmente fovrana aver pub parte _ t di te* s C E N A XIII. A donna p«'«, Enonfa.chedelKono tt.ma bale* '1 «mot. jfa. ya A T T O Ma LI vi arreftate C ftl lontatjoA Col priuionier;nc fia chi avanzi il paflo Sino ad akro comaudo. (^ft avanzavtrfoil^^ Gta. Qui'l Puce, Rimembrando I roTci, ei brneficj, ion'horoflbre.) Ma Se colui» che poc' anzi difcacciafti, Qj\\ tr:»diror, dal cno Realc afpetto,, Ga DdM Mahobet, compifca Tuaviryu il (uocrionfo; edcl palTato Non mi far lovvcnir, chc in quclla parte, Ove tanto ri debbo* Ma. lo qiicllo feci, Ch'cra al mio Re tenuto, ea l'onormio; Gia G6 ch'io pur debbo, adcmpicr6. Ripiglia £ "rado i e ftnna , c amor* Ma Concedi ancora , Uj'io ripiglj «n favor di un'infclict Amicizia , e pieta. Git. Cbfl ? Tu in difefa Di qiielribel mi parlcrcfli ancora? Inefempio al Mogol, giulVc,ch'ei mora* Ma. Mora> le vuoi cosi, mora il tuo figlio; Ma un di lagrimc dal ciglio 11 dolor ti fpremera. Tardo inutil pentimento* Cui fara di piu tormcnto L^ftrettatacrudelti* Mora, cc, SCE- T E R Z O. 51 5 C E N A XIV. Gianguir, poi Ca/rw/V. j, Gliardic, a mc il Regal feggio; (Partono due guard**, J Hal troppo rco Cosrovio omai preccda jjfuneftoapparato. [\ttnrtcato aGianguir il feggio impcriale.) Tua diginra foftieni, o Rc oltraggiato. (Stedf*) 1 Dopo breve lugultt /infanta precedono Carovio le guardie , fu la cima dtlie c«ij «fe flan ftte le tefit de i decapitati ritolti. ftrmezzo quefie dizife in due fie , Cofro-wo * Unto pajjo ft avan%a , riguardatidone^ or tuna , or I'altra , § lacevdo fcr ^ual(be[ jf alio di tempo, j; '(> 0 a' mici lumi! O al mio core.. • Funcfto oggctto I,. Ah ! quali, iMc, o fidi E tu, Jafingo, ancora? , Mifcfo ! Io ci fcrbava altia mcrccde* ' Comiocfa sbigottirl'almaorgoglioia) ( Cosrovio vednto il fadrt , pavan%a con iffftta verfohti) * Barbaro, cui non cofta Wa ftragc, chc un ccmio: /4 A T T O M sA'.'i't\ r.j fr- i /"; - Ta finům*** lanto noo Stnfvmt Vart, ně %át\, tu, dM dl coctmí, c oV pto pádí *, .oj f/# >rrrľ:r fo \y/A,*\>\. Ctě, to J Ho, Coůúto Ef #00 f ok f píli fidi. 4 mc f pí6 ctr{ $ Ké ftftocoer» ff míoímor. Ti ;Ji h»i ;rr,\N ř !-4 lofo í' íl ir». Uft I í loro »all Vciť' m€* Dl íl colmo j toa fi e rezu, Cm. 'iiutV r. ,ol f/jafi^ü a fjucíta Or, fot cmto, U mín ttft«, Sl- il piu r»O0ll ÍOO Uryv), •M.*: rnau.hifiaíti. OJa \*i\'\*u. Cef, líci (Ltguarditf4ffiß4m,J Tu t é£jfO Hi Afctbtf ? N1.ii b ' ororu: Ma non il ».or. b frllofua mi foíti Nrl ranene r f, 'firriur.l primo rkrnpio, ŕ. Jíuíí.o afíth*. ilíarai 'ii U'jddtade. Partite ; rjr. IVro'.*: ( ISfUatdf Utttí (1 riluňrť, ,» Iwttmr) ( .tAyt r,oh íí'4 t íyrjr íKtrt; 1! Vík ',c pure anchVf/Ji pri >,iť,r nol f jj'/^a, ŕ '*/ A/,* , < /*W II Ujo f'vro Íri rr,c il v.bra, í ;>f rvK.-ii un mio colpo, Chi < ííer ťtevc opra '«,a. Iľeitrrmi piáre kordati al fine. ío non ion pifl tiw I ^10. U Lr cue lagfiffie alcondi.o deboltigli« ; ,kt (ojrávtifít ) _g ř4 A T i v Del Mogol tu fei '1 Re ľ Tu h'numan© Diftruggitor ne fei. Tanto non v'infierir Pcrfí, né Seid, Qual tu, che di cotariti, c de' piü ptodi Suoi guerner lo fpogliafti. Git. lo ? No. Coftoro Erano a me i piü fidi, a mc i piü cari: Né ftancoera il mioamor. Tuglihai perduU La' cua malvagitá fe la lor colpa, E la loro fciagura. Cof. E i loro mali Vendica in me. Da il coímo a tua fierezza, Gia, Giuíl* e>. Sol mancaa queíla Tragica pompa.. Cos, Intendo. La mia tefta» Gia, Si. II piü nobil fuo fregio. Tua perfídia. c alterezza abbian quel fine, Che macehinaftu Olá. Soldaci. Cof. E fei ( Leguardie ß accoßam,) Tu M figlio di Akebar? N'hai la corona: Ma non il cor. Di fellonia tu foíli Nel fangue di Timuril primo efempio, E primo anche ilťarai di crudeltade* €U, Partite ; de ľatroce ( Le guar die tutte ft ritirano in lontano') Colpo non fia, che fpectatore il Sole Sc pure anch'egli per orror nol fugga, ( Si leva, e (nuda i a fciaťla.) Cof. O fera : o moftro o non mai padre: il mio Carneficc gia ícorgo: Morte jvforte, che mi atrerriíTc, f tfon v'era. La trovafti. ' O me r™ r. Eo.fcendotu.prde.ed.cľoréľdo^ >Jonpurgai prima di tal furia il monáo' (gmandola a pié di Cofrom,) f ua rabbia, Al trono afcendi Sul cadavere mio, Troncane il capo, Strappane la corona, Che ufurpo ; e del mio iangue Stillante ancora, a te ne cingi il crine. jft Giufto Ciel! Quaľ orror} ) fa Che fa i ? Che tardi? Tu calpefti le leggi , e la natura. Son lontani i cuftodi. Soli qui Garn» Sicuro ě '1 tuo delitto. Chi ti ritien ? Ferifci. Io ion tuo padre, f$ A T T O a 2, Placideamigliorvita Paflin nofl'alme fide. Mořte noří 1c divide? Ně a pianger rcfta amor, Se, Ma fenedividefle Rabbia di avverfa fortej Quefta färebbe mortc: Quefto faria dolor. TERZ O. ^ Implacabile e sdegno in donoa oflfesa,) jj'semiw ě infida, cpur nepiangoilfato, SCÉNA ULTIMA. Cofroviof e Semira^ conguardie^ e iß. pradetti. ä i. Placide,ee p Salone Imperiale con rieco trono. S C E N A . XVII. Gianguir , Zama » Afaf% e Mahobet. Gia, A Te cui 1' alto fenno , Piü che 1' alma beka, refeamecara, Lafcio il poter fovra il deftin de' rei. Zet, Signor, nelgrangiudicio , a cui mi eleggi, Avróacorlatuapace, elamiagloria. Q Giangt fale fopra il trono i fervito da Makohet ) Af PcrSemira, ogermana, umil ti priego, Ella é amabile oggetto a' miei penfieri. Za. Giuiiaeffer deggio, eramortuodifpen. Ma, O del Mogol ecceliaregnatrice, Serba al trono 1' erede, al padre il figlio« Za, Giaprefidaequitänoma, econfiglio. C Afeends anch' oJ}ajHltronty(ervitadAA[af *) X Oco a forTrir ne reftn tn. Querto h.dibcn:chedbre^aM,B',e Vinccrnonpuofli: rollerar fi deve ( Si «wmam ver/o H trono Y f míorm un« Ma ofeura nuvolalĹ ch m cranio aggfmitf, ad mgombrare tutto U profpetto del /ce»/7. /f />oco a />o« di poi tjja Áut-guandofi, dard luogo alia vtduta dilu-minofa macehina , ehe fttndt ľun áalľ alto j rapprtfentante la i\toeia fal Sole , deitä fldorata daoľ hďnmi , col gran circolo del Zod/aco all' intorno , e altri fimboli di ejja deita, i, Alza gli ocehi, o rea coppia, e meco in trono Vcdi il giudice tuo. Spoglio me fteífo Del mio poter. Tutto il depongo in lei, Per cui cotanto avcfti E z odioe diíprezzo, El- f o A TT o, j Ella vendichera figlia, cfratello, E marito, efeílelTa; eíemaipcna Trovar faprä, che i voftri ŕalh adegui, Finlapiü atrocefembrcrä pietoía. Se. Qualunque sia, giá siam dispoíti, Morte Di tuttoé'í ŕin. Cof Sultána, Dirbenpuoi, ehe sia giunco. Alíommo disuagloria Queígeniofbrtunato , ondehai 1' impero Sul maggior de* monarchi. Ecco in tua mano, La forte di doe vice , adarlcleggi Nate, non a foffrirle. Or puoi colmanto Ricoprir dt guiílizia ira , c Vendetta. Se» Cofrovio .,. Cef» Eanch'iópotrei Da tua fentenza a quella Deglí uomini appellarmi, cdegliDei. Ma quefta mel divieta Sola di me Regina. lofoffro, etaccio. Z<í. Se dal voílro e mio Re portata al trono, Non aveili g$Ji apprefo A regraf íu me íleíľa, invan per gli oftri Dal piü ignobilc volgo andrei diílinca. Voi per me non nudrifte Che difpregio , e livor. Ri/pctto , e íliraa Non mi ottenne grandezza. Mďacquiíti virtú. Scordo le oŕfefc; E quanto oprafte iniquj, T E R 2 O 6t Vuol quel g'™ cof> ch'io virimetta,edonl. Ate' ehe genufleíľo Vide a' fuoi piedi; e a te , ehe fpínta a l'ire fofti dal duol de i giafofferťi danni. £ acciocché al voftro amor nulla piu turbi Le íperanze , e i ripofi, yun deľaltra godete , amanti, e Tpofi. í Sctufono i due Sultáni dal trom,) t. Da si eccelfa bonta forprefi, e vinti, 'Condanniam que'rancori, Che Piu poter le recenti, Che le antiche memoric * e in voi, miei ftdi f Ceífi ogni aíTanno ; e qual U fu fcorgeftc A feure, e denfe nubi Succeder poi, di miglior luce adorno, Dďlndia il maggior nume, autor delgiorno; E quanto oprafte iniqui, Or godere ŕn mirar, che fpenualŕme Tu del tuo Re» tu dci tup padre in onta. ' Ogni torbida face, Ricde f B A T T O Riede a noilieto amorc, c ftabil pace* Cof, Per quai vicende a tanto ben fiam giunti ! Se, Piacque agu Dii noftra coftanza, e rede. Ha. Quanto di voftra forte cfuko anch'io. yf/; Datti omai pace. Altro nonpuoi, cormio,) Gia. Con la pompa fi onori Un cosi fauftô giorno, in cui di tanti Nemici trionfai, lutti. Piů bel giorno al Mogol non forfc rnai, Coro. Per man de la gloria Nc i faíli íl feriva La lieta memoria Di un dl sl bcato. E quei, che verranno, Intendan , che al regno Monarca piü degno Da] Ciel non fu dato. Per , ec. Cianguir e Zama van no a federe ful trono i e fotto loro pur fie. dono prima Coirovio , e Semira, e poi Mahobet, ed Afaf. Scendono in tan to dalla Macchina i feguaci del Sole, divifi in quattro fquadriglie, le quali figurano ne'loro abiti, e movimenti, le quattro ftagioni delľ anno, e intrecciano rra di loro una danzaallegra, ebizzarra. Fine Del Dramma.