fuliggine, e il suo continue volteggiare ne riplasmava il molle corpo. Per molto tempo apparve come quando esce da un'eclisse, pure ogni giorno un po' piu chiara; finche ridivenne cosi, come ognuno pud vederla, e noi abbiamo ripreso a rotolarci nei braghi. Ma non s'e vendicata, come sembrava volesse, in fondo e piu buona di quanto non si crede, meno maligna piu stupida, che so! lo per me propendo a credere che non ci abbia colpa in definitiva, che non sia colpa sua, che lei ci e obbligata tale e quale come noi, davvero propendo a crederlo. L'amico no, secondo lui non ci sono scuse che ten- gano. Ed ecco ad ogni modo perche io vi dico: contro la luna non c'e niente da fare. LA SPADA Una notte Renato di Pescogianturco-Longino, rovistando fra il retaggio degli avi... Occorre pero dire brevemente in che consistesse questo retaggio. I Pescogianturco-Longino, a prescindere dagli avi crociati, erano stati tutti gente piu o meno solida (come suol dirsi), si erano occupati del- 1'amministrazione dei propri beni, e della prosperita della famiglia in generate; fino ad arrivare al padre di Renato, buon'anima, che rappresentava quasi 1'anello di congiunzione fra quell'edificante serie di gentiluomini e suo figlio. Questi, in poche parole, non era mai riuscito a combinare alcunche di buono, era fantastico capriccioso estremamente sensibile, e sopratutto pigro oltremisura: un malinconico scialacquatore. Insomma la sua illustre prosapia pareva destinata a corrompersi pienamente e da ultimo a estinguersi in lui; poiche 1'apparire d'uno di questi cotali danna le piii antiche famiglie a certa morte. E mirabile inoltre considerare in quanto breve tempo la prosperita di cui dicemmo si tramutasse in istento e poi in neghittosa miseria: nel corso di due sole generazioni. Eppure fu cosi; e, quanto a Renato, egli poteva benissimo considerare unico, o quasi, retaggio degli avi il vario e preclaro ciarpame sparso per le soffitte del maniero, all'infuori del maniero stesso. Dove, per tagliar corto ai preamboli, ormai s'era ridotto a vivere in penuria di mezzi. Quella notte, si diceva, da un mucchio di armi e gualdrappe polverose, tutta roba d'altri tempi, estrasse a un r dato momento una spada inguainata, che gli pareva di non aver mai visto prima. AJla luce del candeliere osservo dapprima la guaina, e vide ch'era di nobili tessuti, quali velluti e bissi, tenuti insieme da costole di pelli preziose e pinte dei piu vivaci colori, da borchie e fermagli che parevano d'oro e d'argento, malgrado la brunitura di che il tempo li aveva velati, opere di cesello. Quello sembrava, infine, un prezioso arnese davvero, e cio specialmente eccito 1'attenzione di Renato: chissa che non se ne potesse cavar qualcosa? Egli decise di portarsi la spada nei suoi appartamenti e d'esaminarla con comodo. Da qualche tempo Renato soffriva di strani turbamenti, di presentimenti che si rivelavano senza oggetto, ma che comunque lo angosciavano non poco. Confusamente si diceva egli che sarebbe stato tempo di far qualcosa e di uscire da quella situazione; pure, a parte un tal vago senso di rimorso, un bizzarre eccitamento lo pervadeva spesso, paragonabile a quello del cercatore di tesori quando si sente, per virtu divinatoria, prossimo a scoprirne uno. Gli pareva appunto d'avere una grande ricchezza a sua disposizione, non sapendo tuttavia precisamente di che genere fosse ne come, ad ogni modo, avrebbe potuto servirsene. E adesso, quando fu colla preziosa spada davanti al fuoco del camino, fu ripreso da questo senso piu forte che mai. Appena un po' spolverata, la guaina si rivelo quale Renato 1'aveva intravista nel solaio. Inclita arme davvero era quella, e d'egregio artefice! E non c'era ormai dubbio che le borchie fossero d'oro fino, o che le pietre dell'elsa fosser topazi e smeraldi, sebbene quasi spenti dalla lunga segregazione. Nondimeno Renato non si decideva a trarre la lama; quasi un inesplicabile timore glielo impediva. Infine lo fece con moto brusco. Le lame che il sole d'autunno allunga di tra le imposte socchiuse in una buia stanza, i dardi acuti che avventa contro gli angoli riposti, le vivide lingue che talvolta il fuoco leva, erano un nulla appetto a quella lama abba- 12 gliante! Renato socchiudeva gli occhi attonito perche il suo vivo splendore non li ferisse; eppure in quell'antica sala non c'era molto chiaro! Gli e che la lama sembrava splendere di propria luce. Forbita, intatta dai tempi antichi, si sarebbe detta di foglia d'oro, se poi una qualche cupezza, raggiante, per cosi dire, dall'interno (che non ne ombrava neppure un poco la splendente trasparenza) non avesse imparentata la misteriosa materia di che era fatta al topazio stesso o forse a inusitate pietre d'oriente. Poiche era trasparente: Renato vi scorgeva, attraverso, le lingue del fuoco nel camino, solo un poco deformate. E cosi sottile, era, che pareva non avere spessore alcuno e tanto meno un filo e un dorso, o i due tagli e la nervatura, come tutte le altre spade; cosi sottile, che si sarebbe dovuta piegare e gualcire se un arcane procedimento di tempra non le avesse attribuita rigidezza e flessibilita quanto a ogni altra lama di buon acciaio. Capped! fece Renato a voce alta; e s'accosto la lama al pollice, come usa per saggiare il taglio. Non 1'avesse mai fatto! un crescente d'unghia e un minuscolospicchio di polpastrello saltarono via prima ancora, gli sembro, che avesse esercitata la piu lieve pressione. O meglio, questo e il punto, parve che la lama fosse passata attraverso 1'unghia e il polpastrello come senza tagliare, certo senza suscitare dolore; e solo un istante dopo, a un movimento di Renato, il precise spicchiolinodi dito si distacco e il bruciore si fece sentire. Capperi! disse ancora Renato asciugandosi il po' di sangue; ecco davvero un'arma ta- gliente! Riprese la spada e voile provarla su materia piu consistente. L'allungo su un ciocco rotondo che, nel camino, ardeva da un estremo, mentre 1'altro era sostenuto da un alare; e ve 1'aveva appena poggiata, senza neppure premere, che il ciocco si fende docile secondo un taglio straordinariamente precise: il solo insensibile peso della spada era bastato a cio. Balenando di sbieco contro le fiamme essa 13 infulvi, pari a un vivo specchio di rame, e labili parole parvero affiorarne, incise forse o contemprate, parole leggere nel cuore della lama, non si sapeva dove tracciate, come quelle che la polvere del sole puo scrivere su un alito di vento. Renato lesse: lo Cavaliere Castaldo Di Pescogianturco-Longino Temprai questa spada Piu tagliente di quella d'Orlando Or tu non avrai piu nemico. Parevano versi e i caratteri erano molto antichi. Qui Renato fu preso da grande concitazione e vibro la spada contro la testa d'un alare, quasi disfida alle parole del suo remoto avo; e il porno di rame forbito, opera fina, ruzzolo all'istante tra le fiamme. Dunque la spada tagliava colla stessa agevolezza anche il ferro! Abbandonando il camino e Palare decapitato, Renato si levo e prese ad aggirarsi per Pantica sala roteando la spada e vibrandola contro qualunque oggetto gli venisse a tiro, e gridava, nel frattempo, parole sconnesse d'esultanza e malinconia, quali: ohime, ecco ogni fortuna mi s'apre! me misero ecco il mondo e mio, chi ormai potra resistermi? E, contr.o qualunque oggetto vibrata, quella lama di sole non sembrava conoscere ostacoli e s'apriva la sua via; essa ogni cosa trapassava, quasi spettro di lama. Ne 1'oggetto colpito rivelava fenditura alcuna, se, mancando Pequilibrio alle due parti e a seconda dell'obliquita del taglio non si scommettesse invece al suolo; ma pure, quando anche non appariva, la spada Paveva tagliato e si sentiva che sarebbe ormai bastato un soffio, o il menomo movimento, a partirlo del tutto. Si aggirava dunque Renato per la sala gridando, e sul suo volteggiare rotolava al suolo ogni cosa, ove non tenesse in bilico. Rotolarono cosi le teste dei due busti di pietra fra le tre porte, illustri antenati, caddero con fracasso le spalliere di alcuni seggioloni e con frastuono di ferraglie dalla vita in su le quattro armature; una marmorea mano di donna si tendeva da una nicchia e fu mozzata; s'afflosciarono a terra le vecchie portiere fendute in un lampo. Attirato dallo schiamazzo comparve stupito su una soglia il vecchione che faceva ormai tutta la servitu del maniero; Renato gli grido qualcosa e il vecchione si ritiro subito, vedendo che il padrone non cessava di roteare la fiammeggiante spada. Quella notte Renato dormi colla lama nuda accosto, nell'antico letto col baldacchino. Ecco, pensava, la fortuna che presentivo, ecco il tesoro che cercavo senza saperlo, ecco la mia grande ricchezza e la felicita che attendevo. Questa spada puo penetrare fra le intime particole d'ogni corpo, scommettendole segretamente, ogni cosa puo penetrare. Con questa spada menero grandi imprese; quali non so ancora, ma grandi di certo. E voleva addormentarsi, ma a lungo non pote: Pangosciava oscuramente la presenza di quella viva spada, che anche al buio gli splendeva accanto. Ma passarono giorni su giorni senza che'Renato potesse trovare un degno uso per la sua spada portentosa. E come, direte, possibile mai che di un'arme simile non ci sia nulla da fare? Pure, talvolta e cosi. Inoltre si sa bene che piu egregia e un'arme, a piu grand'uso ha da servire: quella non era una spada comune, e a comune impresa non avrebbe saputo essere impiegata. In tal modo aspettando d'ora in ora la maggiore impresa, e le minori sdegnando, anche di queste alia fine si perde Poccasione e ci si ritrova da ultimo con un pugno di mosche. Renato poi, dove confessarselo a malincuore, nemici non aveva da distruggere e disperderne la schiatta; mostri non v'erano piu da pronare; a che dunque gli sarebbe servita la spada? Strano certo, lo ripeto, apparira a chiunque; ma provate voi stessi a immaginare un uso acconcio di questa spada e vedrete. Invece, nonche difenderlo dai suoi nemici, essa medesima di Renato era divenuta in alcuna maniera nemica (e ben piu lo fu nel seguito!). Difatto, il non potersene, o sapersene, servire non gli toglieva gia la responsabilita del posse- derla; tormentoso sentimento invero! Ecco, si diceva egli, io ho fra le mani un'arma meravigliosa e non so valermene; e questo pensiero lo privo del poco di pace che ancora gli rimaneva. Oggi, si diceva talvolta levandosi un limpido mattino, oggi faro una cosa... una cosa bellissima! Ma il mattino cedeva al meriggio e poi alia sera in questo inane proposito. Egli portava bensi seco la spada nelle sue passeggiate per i campi e decapitava a ogni passo i puri gigli selvatici che si dondolavano alia brezza del crepuscolo (fedele immagine della posteriore tragedia!); aveva bensi, per novella prova, fendute a mezzo il corpo due mucche che gli appartenevano; e non v'era piu, al maniero, una testa un braccio una spalla di statua o un morione d'armatura che tenessero. Ma oltre a cio non gli riusciva d'immaginare altro. Si, la spada era quasi divenuta il suo nemico; e quasi avrebbe preferito non averla sortita in retaggio. E venne, una sera, la fanciulla bianca. Bionda era, d'inclita bellezza, flessuosa come un giunco e schietta come am argenteo pioppo. Vestita fino ai piedi di seta bianca e spessa, un'alta cintura ne stringeva 1'esile vita. Guardava timida e dolce. -- Che vuoi? -- s'acciglio Renato quando la vide comparire. -- So bene -- rispose ella timorosa -- che non vuoi vedermi; ma pure vivere senza di te ormai non saprei, 1'ho sentito certo, in questi giorni. E ho pensato che avrei meglio affrontato mille morti. -- Renato, che non si separava quasi mai dalla vivente spada, la prese senza riflettere dalla gran tavola di quercia ove giaceva; e fra lui c Ja fanciulla si levo la lama fiammeggiante. -- Vattene -- replied egli -- va' via, lasciami. M'odi? -- Non andro -- disse ancora la fanciulla senza arretrare, solo un poco abbacinata dal fulgore della lama. Traverso cui Renato poteva scorgere la sua immagine lievemente appannata e torta, come in un'acqua appena turbata. -- Non andro per nulla al mondo, ormai. -- Ma io non voglio! non voglio 16 essere amato, -- riprese Renato pestando i piedi e roteando la spada. E, in una, pensava: non sarebbe forse questa la grande impresa? -- Odi -- prosegui poi piu dolcemente, -- odimi, fanciulla: non veste il sole i campi dei suoi raggi d'oro, non cantano gli uccelli dei boschi, non mormorano foglie e ruscelli, non si discioglie libero il vento fra i gioghi dei monti? Che hai tu da fare con me e con questo nido di gufi? -- II sole -- rispose la fanciulla -- e fuliggine, i campi cenere, e tutta la natura e lugubre e muta, non te n'avvedi Renato? se tu sei lontano. -- Bada a te, fanciulla! -- grido Renato e, in preda a una strana ebbrezza, pensava: questa e la grande impresa. -- Io nulla ho da temere -- disse ancora la fanciulla dolcemente. E furono le sue ultime parole: levando 1'arme all'improvviso, Renato appoggio sulla fanciulla un gran fendente. La lama attraverso per lungo 1'esile corpo senza incontrare resistenza; pure la fanciulla non cadde e, immobile, guardava fissamente il suo assassino coi dolci occhi, sorridendo tuttavia a fior di labbra. Splendeva la bianca fronte come un'alba contro una buia vetrata e lontane stelle della notte le erano sopra; ne dell'orrenda ferita si scorgeva traccia. Ma la spada che Renato ancora reggeva sembrava aver abbandonato in quel corpo di giglio ogni fulgore: 1'arme egregia s'era fatta di botto smorta come cenere, cupa come un tizzo spento, una malinconica e trista arme in verita! E Renato medesimo, caduta d'un subito 1'ebbrezza, contemplava allibito la fanciulla immobile e non osava credere a se stesso. Gettando lontano 1'arme infeconda, -- Dio! -- grido -- che cosa ho fatto! Allora la fanciulla, sebbene trapassata nelle sue viscere, voile sorridere aH'amato e rassicurarlo. E basto questo. II sub volto accenno a fendersi e lentamente prese a scomporsi. Una tenue, dapprima quasi invisibile riga rossa apparve, su dai capelli d'oro fino al collo, e giu giu per il seno e per la bianca seta; e questa fenditura ad allargarsi e il sangue a pullularne, gorgogliando appena specie tra i 17 capelli. II sorriso era ormai un'orribilesmorfia, un ghigno ambiguo e spaventoso; la crepa del fragile corpo rapidamente s'apriva; la fanciulla crollava, partitadall'implacabile spada. Traverse la fessura gia ridevano le lontane stelle della notte; in men che non si dica la fragile fanciulla, inusitata vista, si scommise al suolo sotto gli occhi del suo uccisore. E quelle sparse membra soltanto il placido sangue riuniva. Fu cosi che 1'arme inclita e portentosa, che Renato avrebbe potuto impugnare in difesa del bene o almeno per la sua felicita, gli servi invece a distruggere quello che aveva di piu caro sulla terra. Essa poi, cosi spenta, e sebbene tagliente come prima chi piu 1'avrebbe voluta? L'uomo che la raccolse, buttandola nella piu profonda voragine della terra voile salvare il mondo dal suo funesto potere. Ma altri uomini o dei, ne la trassero, ad altri senza loro colpa fu data in sorte. E questi se la trascinarono dietro pel loro cammino terrestre come una croce, e cosi ancora sara per la disgrazia di tutti. LA NOTTE PROVINCIALS Occorre che vi rifacciate (prese allora a dire 1'amico) al fondo d'una delle nostre provincie. E non gia a una piccola citta malinconica fornita tuttavia di circolo o, come dicono, di casina; immaginate piuttosto un minuscolo paese, un borgo sperduto fra le montagne. Al tempo della mia storia io vivevo laggiu, e del resto (aggiunse sorridendo) e la che son nato. Avete, ora, idea di che cosa sia una serata in un luogo simile? Intendo quando i signori del paese, magari anche il segretario comunale e il medico condotto, si riuniscono in una di quelle bicocche cercando di passare il tempo e di scacciare la noia il meglio che possono? Se, dico, non ne avete idea alcuna, ve ne daro, spero, una approssimativa col mio racconto stesso. Aggiungero, allo scopo di procedere in seguito piu spedito, che la notte cui mi riferisco era una notte di tempesta. Da tre giorni soffiava senza tregua il gelido vento di settentrione scuotendo la casa, si pud dire, dalle fondamenta; saprete che da noi non v'e un'imposta che tenga in maniera perfetta, e attraverso le innumerevoli aperture e fessure di quella casa esposta a ogni intemperia, per le ampie gole dei camini, dappertutto il vento s'insinuava fischiando e gemendo. C'era inoltre, ricordo, uno sportello o uno scuro che a ciascuna raffica sbatteva sordamente, chissa dove: nessuno della casa era riuscito a determinare quale fosse appunto questo sportello, ne dunque aveva potuto appuntarlo. 19