Nancy aveva ancora due sogni da realizzare prima delle nozze di sua sorella: perdere mezzo chilo e la verginitä. Per lei avevano quasi la stessa importanza. Anzi, la prioritä era perdere mezzo chilo. Se avesse potuto, giä che c'era, sarebbe an-data anche all'anagrafe a registrarsi come Nancy, anziehe Annunziata, perche Nancy Casarano le suonava molto meglio. Annunziata Casarano era un nome giä vecchio in partenza, mentre Nancy sarebbe stata la perfetta incarnazione di una canzone degli Alpha-ville: Forever Young. Diciassette anni, 1.58 (1.70 coi tacchi), 51,5 kg, che per lei erano ancora troppi: colpa dei sughi, dei taralli e del metabolismo. Nancy odiava sua madre perche quei chili era convinta di averli eredi-tati da lei. E poi tutto quell'olio che usava per condire sicuramen-te non aiutava ad assottigliare la coscia, e a poco serviva ricordarle che lo sconsigliavano su "Ok la Salute prima di tutto". Ma sei una ragazzina, le dicevano gli altri, devi ancora finire lo sviluppo. E lei, anziehe sentirsi sollevata, pensava che la situazione potesse solo peggiorare. L'unica cosa di cui era orgogliosa, oltre alle tette, ai piedi, e all'at-taccatura delle sopracciglia - in fondo non si dispiaceva - era il se-dere, che la faceva sentire la Pippa Middleton di Polignano. Ab-bondante ma sodo, quasi bello come quello di sua madre. Solo se schiacciava la pelle si vedeva un po' di buccia d'arancia, ma per- che qualcuno dovrebbe strizzarmi la chiappa, si diceva? E poi, nel momento in cui te la schiacciano, ormai e fatta. II suo sedere non lo nascondeva, ma non lo esibiva. Solo quan-do si sentiva poco considerata trovava una scusa per voltarsi, so-prattutto in presenza dei ragazzi. Quello era il jolly che giocava nei momenti di difficoltä. Dal momento in cui si era svegliata con il rumore del piatto rot-to, non si era piü mossa dal letto per continuare a palpare i suoi progressi fisici - lei, prima di guardarsi, si toccava - convinta che ormai potesse mettersi in costume su Facebook. Poi aveva preso una scopa e, anziehe raccattare i cocci, si era chiusa in camera e ci ballava intorno, come se fosse un palo di lapdance. Quattro chili e mezzo se n'erano andati. Ne restava ancora mezzo, il piü ostinato. Da febbraio era andata tutti i giorni a correre sul lungomare - in realtä voleva vedere allenarsi i calciatori della Polimnia - e aveva supplicato sua madre di cucinarle sempre pasta integrale, pesce al forno e tofu. Ninella, ovviamente, poteva accettare tutto ma non il tofu. «Ma che stai facendo nuda davanti alio specchio, mucit? La por-nostar?» «Ma', lasciami stare. Cercavo di capire come mi sta il vestito.» «E allora perche non te lo provi?» «Perche il rosa si macchia subito.» «Ma piantala. Hai sentito uscire tua sorella?» «Stamattina ho sentito solo che hai buttato a terra il piatto di zia Dora.» «Mi e scivolato... e non fare la spiritosa che sei ancora in tempo per andare a scuola.» Nancy sapeva che sua madre era nervosa perche stava facendo un'impercettibile smorfia con la bocca. «Stai andando in chiesa, ma'?» «Ci sono giä andata. Sarebbe bene che ti andassi a confessare, che sei la sorella della sposa.» 20 21 «Ma io non ho fatto peccati recentemente. E col coro abbiamo giá provato tutti i canti, pure il Symbolum.» Ninella provo a ribattere, ma non ci riusci. Faceva discorsi da madre senza esserne convinta. In realtá, era molto orgogliosa nel vedere sua figlia determinata a essere piú bella, ambizione che lei non aveva mai avuto veramente. O meglio, 1'aveva avuta fino a che non si era sposata, e la stava riscoprendo solo nelle ultime set-timane. Dopo il matrimonio, non le erano piú interessati né i com-plimenti né le chiacchiere. Era rimasta bella come una pianta che cresce in una terra arida, senza acqua né cure. Passava tutto il giorno a cucire. Se non cuciva, cucinava. E quan-do aveva finito, appena poteva, si affacciava sul suo terrazzino a osservare il mare. Piú che per trovare ispirazione, lo faceva per non impazzire. A volte stava li a fumare, e svuotava la mentě su quelťorizzonte lontano, pensando agli orli, alle asole, ai bottorů con cui avrebbe dovuto rifinire gli abiti che le commissionavano. Non aveva spazio per altri pensieri. Nancy invece ne aveva uno fisso: che gli altri la guardassero di piú. Era un po' rotonda, certo, ma non al punto da essere esclusa dalle amiche o non considerata dai ragazzi. Lei pero voleva essere ancora piú protagonista nella vita del paese. Quando avrebbe lasciato casa per trasferirsi a Napou - in gita aveva conosciuto un ragazzo di lá e non lo aveva di-menticato - allo stadio avrebbero dovuto dedicarle uno striscione che diceva: "Non esiste Polignano senza Nancy Casarano!". Mise la scopa nel ripostiglio e cominció a rif are il letto. Appena senti sua madre immersa nelle faccende, torno allo specchio per avere conferma dei suoi progressi: si vide peggio di quanto si aspet-tasse. Provó ad accendere e spegnere la luce dell'abat-jour per ca-pire quale illuminazione la rendesse piú magra. Alla fine, sconso-lata, decise che la soluzione migliore era rivestirsi. Non aveva mai fatto sesso, come invece era accaduto a tutte le sue compagne di Conversano, anche se due si erano tirate indietro all'ultimo. Cosi, con disperata intraprendenza, aveva deciso di fare il primo passo con un ragazzo. Uamore era importante, certo, ma quello si poteva anche immaginare. II sesso no: andava documen-tato con dettagli, dimensioni, odori e durata, e se mentivi ti sco-privano subito. Aveva saputo che c'era un calciatore, Tony, specializzato nel far perdere la verginita. Nessuna confermava, ovviamente, ma tutte sussurravano. Aveva le chiavi del trullo del nonno, in zona Vigne, dove c'era pure un letto. E li compiva gli atti impuri, regalando un nuovo curriculum a fanciulle che, da quel momento, non sarebbero piu state le stesse. Provava un debole per le ragazzine, e loro per lui. La buona noti-zia, per Nancy, era che Tony non faceva troppo lo schizzinoso, al-trimenti non si spiegava come avesse fatto a stare pure con Robu-sta - Roberta per i genitori - che pesava piu di lei e sapeva sempre di cavolo. Che poi a lei il cavolo fritto ricordava il cervello umano e le faceva senso. A pensarci bene, "Nancy & Tony" erano nomi perfetti anche per stare sulle bomboniere. Ma tanto lei si sarebbe sposata con il ragazzo di Napoli in piazza del Plebiscito, anche se li non c'erano chiese, quindi inutile fantasticare troppo. Cosi, dopo averlo incrociato per giorni mentre correva sul lungomare, una volta aveva visto Tony farsi una birra al No Vabbe e aveva preso coraggio per dirgli che forse era arrivato il momento che si conoscessero veramente. Se n'era uscita cosi: assertiva. Lui non si era sorpreso piu di tan-to, e i suoi occhi si erano fermati sulle tette che Nancy cercava di tenere su con la forza del pensiero: "Vi prego state su, state su, su, su!". Poi lei, in piena ansia da prestazione, aveva fatto cadere una penna solo per chinarsi e mostrare il suo lato migliore, ma alla fine si era sentita troppo zoccola e l'aveva raccolta con un movimento innaturale che le era quasi costato uno strappo. «Se vuoi ti lascio il mio numero» le aveva detto l'attaccante del-la Polimnia con un tono che assomigliava a un ordine, e lei l'aveva memorizzato in rubrica. «Fammi uno squillo, cosi poi mi segno il tuo» l'aveva liquidata lui, allontanandosi, e Nancy era entrata in confusione. Addio matrimonio a Napoli in piazza del Plebiscito. 22 23 Addio viaggio di nozze a Palermo. Sarebbe rimasta a Polignano con Tony, si sarebbero innamorati e poi, come Victoria Beckham, lo avrebbe seguito nelle varie citta dei suoi trasferimenti: Barletta, Foggia, Bari, Torino e Liverpool. Le piaceva perche le sembrava un maschio ancora capace di met-terti all'angolo per dirti: "Dove credi di andare, baby?". E lei, solo l'idea di questa frase, la faceva impazzire. A quell'incontro erano seguiti squilli a vuoto e messaggi, soprat-tutto messaggi. Dapprima timidi, poi dolci, poi allusivi, fino a di-ventare del tutto espliciti. Scriveva e cancellava, Nancy, osava e si pentiva. Ma finiva sempre nel letto a toccarsi sognando di avere Tony sopra di se. Piu che Tony, era l'idea di "dove credi di andare, baby?" che la eccitava, e il suo telefonino era bravissimo a tener-la in ostaggio. Non riusciva a studiare piu di mezza pagina senza aver dato almeno una controllata al cellulare. Quando si era decisa e gli aveva mandato la foto in reggiseno illuminata dall'abat-jour, lui le aveva risposto solo: "Mmm". E lei aveva capito che era il ragazzo dei suoi sogni. Cosi aveva preso co-raggio e chiamato Carmelina, che era vergine come lei, anche se per scelta. E al telefono le aveva raccontato per filo e per segno died giorni di chat erotica. «Stai attenta che quello ti fara soffrire» le aveva ripetuto la sua arnica. Ma lei era convinta che, dopo il ragazzo di Napoli, Tony sarebbe stato perfetto per coniugare sesso e amo-re. Da una settimana, quindi, ogni giorno poteva essere il giorno. L'altra persona con cui avrebbe voluto confidarsi era sua sorella. Pero ora che stava per sposarsi era insopportabile, e parlava solo di preparativi, preventivi e aperitivi. Anche lei un giorno avrebbe pronunciato la sua promessa, maga-ri davanti alia Juventus, e sarebbe partita per Formentera o Miami, a seconda della stagione. E li che vanno i calciatori, no? Ma prima doveva perdere la verginita, e soprattutto l'ultimo mezzo chilo. 4 Ci sono notti in cui la tua unica sveglia e il cuore. Ti allarma, ti tranquillizza, ti riagita, prova a convincerti che va bene - inutilmente - per lasciarti in preda all'ansia o agli ansioli-tici, a seconda. Era stata cosi anche la notte di Chiara. Tra incubi e sospiri, la sposa aveva cercato di dormire affidandosi a venti gocce di Valeriana prescritte dalla sua testimone di nozze, Mariangela, collega dell'agenzia immobiliare. Le aveva chiesto di farle da testimone al posto della cugina predestinata, che se l'aspettava piü per grado che per meriti. Ma c'era qualcosa che non la convinceva dei tutto nel suo comportamento, anche se avevano trascorso insieme le estati della loro infanzia. Ultimamente, ai matrimoni dei parenti in cui si erano incontrate, non aveva fatto altro che ribadire: «Siete proprio meridionali», come se lei, solo perche viveva a Varese e si spinzettava le sopracciglia, appartenesse alla razza ariana. Al momento della decisione aveva sollevato il problema a sua madre Ninella, che le aveva chiesto: «A chi diresti un segreto? Se la risposta e Mariangela, scegli lei. Un testimone e la persona di cui ti fidi, non quella che ti farä il regalo piü costoso. E capeit 'ufatt?». Cosi aveva compiuto il primo gesto di ribellione della sua vita. Dopo che la cugina aveva saputo di non essere stata scelta, aveva risposto di avere giä un'altra cerimonia lo stesso giorno, e sia Chiara sia Ninella avevano dedotto che se l'era legata al dito. 24 25 La futura sposa ci stava ancora rimuginando - "non ě ehe mo' si offendono tutti e non viene nessuno?" - quando un sms l'aveva svegliata: "Amore, mi sto ritirando... a domani. Damiano". Erano le cinque del mattino. II suo fidanzato, a due giorni dalle nozze, aveva organizzato la sera di addio al celibato con i cugini. A differenza di Chiara, lui era molto legato ai suoi parenti, in particolare a Cosimo. Cosimo e Damiano erano inseparabili e in paese li chiamavano i dottori, come i santi, anche se erano solo diplomati. Per lo sposo, Cosimo era il fratello che avrebbe voluto avere. A entrambi piacevano le belle macchine e le belle donne, erano tifosi del Bari e tutti i lunedi si facevano male giocando a calcetto. Non s'interessavano di politica, né avevano grandi pretese. Vivevano senza porsi troppe domande godendo dei soldi che avevano, per la gioia dei commercianti, dei locali notturni e del casino di Sanremo. Per una serata cosi Damiano avrebbe voluto un posto speciále, ma alľultimo non se ľera sentita di portarli al night di Fasano - troppo rischioso - preferendo il Caffě del Mar di Bari, piú elegante, dove aveva speso una fortuna in tavoli, champagne e ragazze immagine. Perché, quando vedeva Cosimo, Damiano non capiva piú niente. Era il suo mito: libero, gaudente e riservato. Chiara, malgrado i dubbi, non aveva avuto troppo da ridire, perché coltivava un unico sogno: sposarsi. Poi si era giä fatta una pizza in masseria con aleune amiche ed era contenta cosi: balli fino alla mezza, qualche regalino di biancheria intima un po' osé, tanta musica e "un'atmosŕera meravigliosa", come le ripeteva Marian-gela ogni dieci minuti. Quando aveva compiuto diciotťanni, sua madre le aveva re-galato un biglietto con questa frase: "Se nella vita non vorrai avere problemi, gli uomini lasciali comandare, o almeno lasciaglielo credere. Ľamore ě innanzitutto non rompere i coglioni. Mamma". Con quelle parole ancora in mente, non aveva voluto mettersi a discutere con Damiano in piena notte, anche se per un attimo se l'era immaginato che si strusciava con Martina Gold. Ma per fare quelle cose gli uomini vanno all'estero, mica a Fasano, si diceva per convincersi. E se avesse avuto la coscienza sporca non mi avrebbe seritto con innocenza a quelFora. Poi io a letto sono una bomba! Una volta aveva accettato di farsi legare mani e piedi, e lui si era eccitato come un pazzo. Da quando pero senti il maestrale piechiare sulle finestre, non pensó piú né al fidanzato né alle spogliarelliste. Si concentró sul-la sua festa di matrimonio, cui aveva dedicato il tempo libero de-gli ultimi due anni. Le venne subito in mente la faccenda dei nomi dei tavoli, e quell'idea malsana imposta da sua suocera, che dopo aver bocciato sia le cittá sia i titoli delle canzoni - 1'hanno giá fatto tutti! - si era impuntata sui venti. «Per la prima volta» diceva, «a un matrimonio gli ospiti si siederanno al tavolo di Scirocco, Tramontana, Li-beccio, Ponentino, Bora, Maestrale...» Aveva passato giorni interi a ricercare le correnti piú straně, e a un certo punto se n'era uscita anche con Katrina, che pero «ě solo una battuta» aveva detto nel momento in cui aveva visto le facce di Chiara e Ninella. Sui nomi dei tavoli ormai non si poteva fare piú niente, perché i cartoncini erano stati giá stampati - la tipografia era ad Altamura -e questo fu il primo dramma che Chiara dovette affrontare: puó un banchetto di nozze iniziare con le risatine degli invitati? II secondo fu pensare a sua madre, la piú dubbiosa di tutti sulla scelta dei venti. Si sarebbe depressa una volta per tutte? Per quanto si sforzasse di cambiare espressione, quel velo triste non 1'aveva mai abbandonata. Perché Ninella non era triste negli ocehi, lo era nei gesti. Quando cuciva: cioě sempře. Quando rica-mava: cioě spesso. II massimo lo dava quando girava il sugo della domenica, quello con le rolatine. Li era un vero strazio e ti veniva ogni volta da abbracciarla. Cominciava a emozionarsi dal soffritto, ma le cipolle erano una scusa troppo banale per versare lacrime. Nessuna massaia piange veramente mentre fa il soffritto. In fondo Chiara sentiva che non era solo per la mořte di suo pa-dre, scomparso da tanti anni. Era convinta che ďentrasse anche 26 27 lo zio e quella storia di contrabbando. Ma le poche volte in cui si era sforzata di cercare la veritá - perché a Polignano ne girava-no troppe - Ninella le rispondeva che la mamma deve sapere tut-to dei figli ma i figli devono sapere solo che la mamma gli vuole bene. Poi accennava un sorriso che era solo un modo per chiudere la questione. Oppure diceva: «Uh, come sono indietro!» e iniziava a sfogliare "Mademoiselle", la rivista francese cui era abbonata e da dove traeva ispirazione per i suoi modelli. Uno sprizzo di gioia le aveva pero illuminato gli occhi quan-do Chiara le aveva accennato che frequentava Damiano Scagliusi. «Scagliusi Damiano?» le aveva chiesto, come a scuola. «Proprio lui, ma'. II figlio del re delle patate.» Chiara sapeva quanto quel soprannome facesse presa sulla gen-te del paese, ed era convinta, dicendolo, di colpire anche sua ma-dre. Ma Ninella non si lasciava impressionare facilmente, anche se dopo la notizia si era rinchiusa in bagno e se n'era uscita dopo mezz'ora con i capelli a posto e le labbra colorate di rossetto. Poi, come se nulla fosse, si era messa a lavorare su un nuovo cartamo-dello. Era una guerriera disposta a stare immobile per anni, alme-no in apparenza. Nel frattempo, aveva investito le energie nel lavo-ro e nelle figlie, che aveva fatto studiare anche grazie alia pensione di suo marito. Chiara a ragioneria a Castellana, Nancy all'Istitu-to magistrále di Conversano. Ma dopo il diploma non se l'era sen-tita di mandare Chiara a Economia e commercio. Si limito a dire che non se lo poteva permettere, che a Bari girava la droga, che in paese avrebbero potuto mettere in giro strane voci. In realtá aveva bisogno di lei perché aveva paura di non farcela a sopportare tut-ta quella solitudine. Chiara aveva preferito non discutere, perché in fondo sapeva di non essere abbastanza brava per l'universita. Ma lei amava Bari. E il sabato, quando non lavorava all'agenzia immobiliare, prende-va il treno per andare in cittá: si fermava prima alia Feltrinelli, poi faceva un giro per corso Cavour, mangiava un panzerotto, si ad-dentrava nella parte vecchia fino al lungomare. Sperava sempre di essere abbordata da qualche ragazzo, ma quando succedeva si sen-tiva in colpa, riprendeva il treno e tornava a casa. Per trovare lavoro aveva partecipato a diversi concorsi in zona, e per un soffio non era entrata all'Ufficio Anagrafe di Monopoli. Dopo un po' di mesi l'avevano assunta nell'agenzia immobiliare Case di Puglia, dove aveva rivelato inconsapevoli doti di vendi-trice. Bastava che avesse una casa tra le mani ed era pronta per re-citare a soggetto. Le parole magiche, quando trovava un acquirente disposto a spendere, erano: "guardi che esposizione"; "volendo si puó butta-re giu il muro"; "vicini silenziosi"; "vicini non curiosi"; "vicini che probabilmente non possono avere figli"; "bisogna sbrigarsi perché tra un po' arrivano i russi come in Versilia". I russi smuovevano piú di tutti. Le case, insomma, erano il suo pane, e sapeva che prima o poi sarebbe toccato anche a lei averne una propria. Per avere venticinque anni, Chiara poteva apparire anacronisti-ca. Anche la sua camera sembrava un po' démodé: alle pareti aveva un quadretto di Ostuni, un calendario della banca, una foto dei suoi genitori a Otranto, il diploma di ragioneria incorniciato e una foto con Ridge di Beautiful quando lo aveva incontrato all'uscita di un ristorante. Quello era il suo motivo di orgoglio, perché Ridge sorrideva mentre lei non era riuscita a farlo per l'imbarazzo, e sembrava lei la diva. Le spiaceva solo che il colletto della camicia non fosse a posto, cosa che le aveva subito fatto notare sua madre. Fisicamente, a parte gli occhi, aveva molto di Ninella: il collo sot-tile, i capelli appena mossi, le labbra carnose, ma nell'insieme era tutto un po' piu sbiadito. Come se non fosse pienamente convinta della propria bellezza, e la stanza dove dormiva in qualche modo lo confermava. Forse anche per questo si era fermata al primo ragazzo che l'aveva corteggiata seriamente, Damiano, cui si era con-cessa con tutto il desiderio che teneva represso da anni. Non aven-do termini di paragone, a letto le sembrava insuperabile. Per čerti versi era molto piu avanti Nancy, la cui stanza era quasi 28 29 tutta rosa: pareti confetto, mobili rosa scuro e accessori rosa chiaro, dall'abat-jour alle tende alle penne. Pure a scuola usava solo evi-denziatori di quel colore. Non poteva che essere rosa anche la sua bilancia, che alia vigilia delle nozze segnava 51.5 kg. Ancora mezzo chilo e sarebbe stata perfetta agli occhi di tutta Polignano, mezza Bari e varie delegazioni di: Castellana, Monopo-li, Conversano, Mola, Locorotondo, Putignano, Rutigliano, Albe-robello, Triggiano, Fasano, Noci, Gioia del Colle e Martina Franca. Senza contare i parenti di Brindisi, Foggia, Lucera, Maglie, Lecce, Parma, Varese e Castelfranco Veneto. In tutto, sarebbero stati 287, di cui almeno un centinaio solo per gli affari della famiglia Scagliusi. E mentre Chiara sentiva Nancy urlare nella doccia Yes Jesus Loves Me, nella testa le torno in mente la frase: "L'amore ě soprattutto non rompere i coglioni". Ninella si affacció alia sua stanza e la fece ripiombare nella realtá. «Tira cosi forte, ma'?» «Si, sono andata fino alio scoglio dell'eremita per scaricare un po' la tensione... un disastro. E tutti sti maledetti a dirmi: "Che di-spiacere, proprio oggi...". Ma vedrai che cala.» «Non ě che l'ha chiamato mia suocera, che ha voluto dare ai ta-voli il nome dei venti?» L'eruzione di un vulcano avrebbe fatto meno casino di quello che Ninella urlo in pochi minuti. Ma riusci a farsela passare in fretta, perché era una donna che sapeva sempře quali erano le priorita. «Ora non ci pensare, Chiara, magari dura solo un giorno. Tra un po' arriva zia Dora e non voglio che ci trovi in preda al panico... sicuro che quella a suo marito lo fa correre come un pazzo per poi vantarsi quando ci suonano alia porta. E guai se non mi vengono bene i colpi di sole! Mi critica fino a Castelfranco... poi stará ancora nervosa che abbiamo invitato anche i Facciolla, che non so se si parlano ancora.» «Stavolta non lo fara. Zia Dora ě una superiore a queste cose.» Una persiana si chiuse all'improvviso e il buio squarció la stanza in due. II mare copriva ogni rumore e l'aria profumava di sale. «A che ora devi andare per il prefilm?» «Vito Photographer verso le undici e poi ci vediamo con Da-miano. Facciamo qualche ripresa e le ultime foto.» Per distinguerlo da tutti gli altri Vito, il fotografo piú richiesto della zona lo chiamavano cosi. L'insegna del negozio era diventa-ta una specie di cognome. «Ma possibile che sto fotografo non abbia ancora finito di girare le scene? Io non lo so, abbiamo faticato tanto e poi hai scelto uno che fa le cose all'ultimo minuto...» «Hai ragione, ma é il piu bravo.» «Questo lo dici tu. Io preferivo Pino Cocozza che ti faceva il ser-vizio coi cavalli.» «Ma lui non poteva quel giorno! E poi ero cozzalissima sui ca-valli, dai. Vedrai che Vito sarä una sorpresa.» «Speriamo, Chiara. Mo' vatti a preparare che anche se é un pre-film devi stare bene... io mi devo muovere, che Lucia Coiffeur non mi tiene mai il posto.» «Figurati se non ti fa passare subito, sei la mamma della sposa. Ma se volevi te li faceva Pascal domani quando viene per me, sicuro che avevi lo sconto.» Ninella si fermô un attimo per prendere la rincorsa. «Ma tou si' pacc'(ie) che gli lascio tutti quei soldi. Duecento euro per i colpi di sole! Certi parrucchieri so' pacc'(ie)\ Come sanno che é per un matrimonio ti alzano il prezzo.» «Mamma sono le mie nozze... me l'ha consigliato lo stilista e devo andare sul sicuro.» «"Sicuro" é una parola che ti devi dimenticare. Intanto prepara la colazione a tua sorella, mi raccomando le fette integráli. E tele-fona a padre Gianni che quello é stordito e si dimentica le prove.» E usci di nuovo, Ninella, con il cappello a nascondere la chioma che finalmente sarebbe cambiata. Saltellava su quei vicoli tirati a lucido come se l'avessero liberata da un sequestro. Non gliene im-portava piu di calpestare perfettamente le linee delle chianche, ed era felice che i vicini la vedessero noncurante di tutto. Chi la in-contrô ebbe la conferma che non fosse poi tutta centrata, malgrado 30 31 l'eleganza che sapeva trasmettere con le cose che indossava. Anche i vestiti che cuciva avevano sempře qualcosa di speciále. "Si vede che l'ha fatto Ninella" era per lei il massimo dei com-plimenti. Una delle ragioni, forse 1'unica, che l'aveva salvata dal-la depressione. Fu la sete a tirare Damiano giů dal letto quella mattina. Era rientrato tardi, un'ora dopo il messaggio inviato a Chiara dalla macchina, sbronzo, mentre Cosimo gli urlava: «Non vomi-tare sul sedile che l'ho appena lavata!». Si era attaccato allo Champagne e alla carta di credito, ma tutti quei brindisi, alla lunga, 1'ave-vano intristito. La bella vita era finita. Addio alle serate a Bari, alle scorribande con i cugini e a quella liberta che ti permette di essere fedele "quasi sempře" pur di con-cederti, ogni tanto, un piccolo svago. E lui, che non voleva correre rischi, preferiva pagare, magari al night. Lo aveva fatto solo qual-che volta, e quasi sempře all'estero, con Cosimo, che 1'avrebbe co-perto anche di fronte all'evidenza. Perché era un attimo che la voce si spargesse e lui - e tutti gli Scagliusi con lui - avrebbero fatto la figura degli sfigati arricchiti. In cuor suo era convinto che i maschi del paese fossero tutti uguali: quando potevano, si divertivano, ma guai ad ammetterlo pubblicamente. Perciö meglio evitare i rischi dell'ultimo minuto, che sono i piú pericolosi. "Per tradire non devi avere fretta" gli diceva Cosimo, che agli occhi di tutti era il fidanzato ideale, e invece aveva due iPhone identici con numeri diversi, che usava a seconda delle si-tuazioni. Damiano ammirava quella sfrontatezza che lui non riusci-va a ostentare. Cosi gli aveva chiesto di non portare nessuna "sor-presa" alla serata, come aveva gia visto in altre occasioni. 32 33