Forse anche per questo aveva esagerato nell'ordinare Champagne: voleva farsi perdonare. Damiano viveva l'ebbrezza dei soldi come un'occasione di vanitä, che non sfruttava mai pienamente. II mas-simo lo provava quando scendeva dalla Bmw e faceva scattare la chiusura davanti a qualche passante. Li quasi si eccitava e dove-va aggiustarsi le mutande ogni volta. Ma per il paese, malgrado le sgommate e le parate, Damiano era considerato un po' fesso. Quel-lo che ha tutto senza esserne pienamente consapevole. Ma a de-nunciare la sua insicurezza c'era una strana balbuzie. Gli capitava solo quando era teso, o stanco, o in momenti impre-vedibili. Le parole inciampavano sulla lingua, ed erano capaci di non andarsene piü. L'interlocutore, se era sufficientemente sensi-bile, se ne stava col fiato sospeso, a tifare in silenzio, sperando che la fräse, prima o poi, potesse riprendere. Certo, la ricchezza nel suo caso rendeva tutti piü pazienti, per cui difficilmente le persone gli terminavano la fräse. Molti si erano ad-dirittura convinti che fosse una cosa normale: «A chi non succede ogni tanto?» dicevano i conoscenti per farselo amico, pensando al suo patrimonio fatto di ortaggi, terreni e case. Oltre al "Petruzzelli" di Polignano, gli Scagliusi avevano una casa a San Vito, un trul-lo nella Valle d'Itria, una masseria a Ostuni, una in Salento, e una mezza dozzina di appartamenti in paese. Per Damiano, perö, la casa era solo a Polignano a Mare. Li si sen-tiva accettato e rispettato, Ii voleva vivere e far crescere i suoi fi-gli. Fu anche questo che l'aveva colpito di Chiara, oltre al fatto che non gli avesse mai detto di no a letto: pur trattando le case piü belle della zona, era convinta che solo a Polignano ci fosse quella luce fatta di rocce e di blu. Le poche ore in cui aveva dormito non erano State facili per lui. Aveva sognato che suo fratello veniva insultato durante la cerimonia: "Ricchione! Ricchione! Sparisci ricchione!". Perö, malgrado gli incu-bi e la testa pulsante, il risveglio gli regalö un temporaneo sollievo. C'era ancora la possibilitä che Orlando si presentasse alle noz-ze con la ragazza che diceva di frequentare, e questo lo fece alzare di buonumore. Scese in cucina, apri il frigo a doppia anta e si at-taccó alia Coca-Cola. Si sedette su uno sgabello high-tech che era piú bello che como-do, ma sua madre aveva preteso i piu cari senza neppure provar-li. Dei genitori non c'era traccia, nemmeno nella tavernetta in stile valdostano, con tanto di camino e cervo imbalsamato, che usava-no per le feste di Natale. Accese la televisione e si fermó su un programma di ricette che spiegava il páté di tonno senza tonno. Le ricette avevano un valo-re quasi ipnotico per lui, perché lo illudevano che la vita fosse facile: basta un pizzico di pepe, una leggera scottatura, una noce di burro e tutto si risolve. Non aveva mai cucinato nulla, se non le spaghettate di mezzanotte, ma sapeva che cucinare era molto piu complesso di come facevano credere sul piccolo schermo. Alzo ancora un po' il volume perché aveva paura del silenzio, e il silenzio gli ricordava la veritá: il suo ultimo giorno da scapolo. II telefonino lo fece ripiombare nel presente. «Pronto, Chiara?» «Dove stai?» «Sto a casa... mi sono alzato da poco. Tu invece dove stai?» «Come ti sei alzato mo'? Tra poco arriva Vito Photographer per finire il servizio, che viene con uno di Telenorba.» «Ma che ore sono?» «Le dieci e mezzo. Lui arriva da me verso le undici, ed ě preoc-cupato perché con il maestrale ě tutto piu difficile.» «Ma perché, ci sta maestrale?» Chiara inspiro ed espiró, l'amore ě innanzitutto non rompere. Gli spiegó con calma la situazione, non gli fece domande sulla sera prima, cercó di non mettergli fretta ma lo invito ad accelerare. «Ca-micia bianca e jeans» gli ripeté almeno tre volte, perché «fa elegante ma non cerimonia.» Cosi gli aveva detto Vito nel briefing, parola che le piaceva ripetere anche se non le era molto chiara. Solo in quel modo il servizio sarebbe stato perfetto. Ma "perfetto" era la parola che piu terrorizzava Damiano dopo 34 35 "logopedista" ed "Egitto", l'incubo di tutti i produttori di patate della zona. Su quella terra lontana si producevano patate in gran-de quantitä a prezzi inferiori, per cui don Mimi non faceva altro che chiedergli idee e soluzioni. Lui avrebbe voluto tutto fuorche nuove responsabilitä. Le cose sarebbero State piü facili se alla "Scagliusi & figli Import Export" ci fosse stato anche suo fratello, che invece aveva preferito studiare e fuggire a Bari. I due avevano pochissimi punti di contatto: il burra-co dei tornei alle feste di Natale e le ricette da commentare insieme qualche volta alla tv. Per il resto non parlavano ne di donne, ne di macchine, ne di affari. Ma con lui Damiano non balbettava quasi mai. Quando don Mimi rientrö in casa, lo trovö con la lattina in mano che cercava di regolare l'altezza dello sgabello. «Evviva 'u zeit!» «Non urlare, papä, che mi scoppia la testa. Ieri abbiamo esagerato.» «Hai fatto bene. Vuol dire che in fondo eri contento, no?» Don Mimi aveva un disperato bisogno di conferme. «Si, ieri sera siamo stati proprio bene. Dovevi vedere Cosimo che faceva la mia imitazione, ci ha fatto scompisciare...» «Mo' che ti sposi perö devi mettere la testa a posto.» «Si... purtroppo...» «...» «...» «Ma Orlando non era con voi?» «No, mi ha detto che restava a Bari dall'amica sua.» «Quindi viene stamattina?» «Non lo so.» «Ma domani si presenta con questa ragazza o no?» «Cosi ha detto, ma sai com'e Orlando.» «Orlando e uno Scagliusi e gli Scagliusi mantengono la parola. Se ha detto che viene con la ragazza vuol dire che ci sarä.» Stava alzando la voce, don Mimi, ma non per Orlando. Per se. Aveva avuto la conferma che suo figlio si sposava per dovere piü che per convinzione. «Hai ragione, papa. Ora scusami ma devo prepararmi per il prefilm.» «Ma non avete ancora finito?» «No, mancano delle foto di noi insieme... e qualche ripresa sugli scogli. Gliel'avevo detto a Chiara che era meglio quello di Gioia, che almeno faceva tutto in due giorni. Ma lei si e fissata con questo Vito di C...» «Castellana?» «C...» «Cerignola?» «C.........Conversano. E mamma alla fine si e arresa. Quando ha visto il fotolibro in pelle ha ceduto. Anche se bravo, e bravo. Mi hanno detto che lo chiamano pure da Taranto.» «L'importante e che le foto vengano bene.» «Vedrai che sarai molto orgoglioso di me, papa.» Don Mimi invece non lo era per niente. E la responsabilita, ne era convinto, ce l'aveva lui stesso per come lo aveva educate E pen-sare che don Mimi era un romanticone. Quando poteva, riguar-dava I ponti di Madison County. Se ne stava da solo nella sala degli apecchi, con il telecomando in mano, pronto a fermare le immagi-ni se entrava sua moglie, neanche fosse un film porno. Lo aveva visto una volta in dvd e da allora, come i bambini, non se ne stan-cava mai. Piangeva sempre nello stesso punto, quando Clint Eastwood dice: "I vecchi sogni erano bei sogni... non si sono avverati... comunque li ho avuti". Era l'unico modo che conosceva per piangere, e ogni tanto sen-tiva la necessita di farlo. Ma quando la vita lo metteva davanti a un'emozione vera, lui pensava al lavoro, ai dipendenti, ai produt-tori egiziani e improvvisamente gli tornava il controllo di se. Di colpo tornava don Mimi. "H re delle patate non versa lacrime ma solo assegni" diceva tra se. 36 37