CORRÍCRC deí PÍCCOLI -1 ne&to tSitao Ser-icSTRC <- 1.50 i. urrici Oct cioan^LC VIA 5OLPefô//V0.rV2Ô. Anno T. - N. 1. 27 Dicembre Cent, ÍO il numero. Bianco e rosso e tondolino. oh ehe b more di bambinol 'i. uice \mo * Hammoletlu Oř facclamo una burletta 5. Imbottieco come va I calzonl di papa. 4* Dice Ma mmol a i " — Che torno! Par che in cum ci ala un uomo' ., 5. Ma il papa ch'era naicoito del fantocclo preride il posto. 6. " — Mamma mia, che coae atramoe! dalla cuna cicon due gambe. CORRIERE DEI PICCOLI La luecchlDii che stampa II " Corrieie del Picooli „, Come fu... M^iccoli amici nostri, che giä'vi racco-* gliete intorno a not con un'altenzione grave e fiduciosa dellá quale non son sempře capaci ttttti i nostri mnumcrevoli amici grandi, vox avete il diritto di safere subito come fu e come non fu che il Corriere delia Sera ha pensatp a voi. Prima di tutto, il Corriere ha pensato a voi per amore di giustizia. Quante volte avrete udito i piú grandt di casa dirvi con severitä: — Sta zitto, Fi ft, sta fer-mo Fufú, ehe sto leggendo il giornale ? — Pareva che il giornale fosse un loro privilege e che bisognasse avere una certa Ith e una certa tmportanza per ricevere puntualmente un gran foglio ben pie-gato, fitto di molte e anche di troppe Parole, aprirlo in fretta, sedersi sotto la luce piú chiara e nella poltrona piú co-moda e impedire agli altri la minima parola e il minimo gesto per ascoliare soltanto quelle parole che procedevano in ianie colonne serrate e nere sulla pa-gina bianca. Non diciamo che adesso voi abbiate il diritto di comandare agli altri il silenzio e Vimmobilita quando v'arri-verk, con le sue belle figure, le sue störte meravigliose e le sue notizie molto im-portanti il Corriere dei piccoli. Ma é certo che anche voi adesso potreté, accanto al babbo e alia mamma o al fratello che gia si vanta £ avere i baffi, meitervi com qual-che solennita sotto la luce piú chiara a leggere il vostro giornale.' E questa i giustizia. Non bašta: vot non avete mai chiesio al babbo o alla mamma di ficcare il naso nelle pagine colossali del Corriere grande, ma adesso invece e molto pro-babile che la domenica sera il babbo vi chieda: Fifi, che cosa racconta il tuo giornale? Fufú, lasciami vedere le figuře del tuo Corriere. — E voi avrete una bella occasione per mostrare la vostra generosita col concedergli il vostro giornale, come si dice, in seconda letíura. Leggendolo, egli vi sorriderá e vi sem-brerá tanto piú vicino a voi. Perche il Corriere dei piccoli avrá su quelValtro il vantaggio di dare soltanto notizie pia-cevoli, tanto piacevoli, vedrete, che un giorno, quando sarete grandi anche voi, ripenserete a questo giornale con un dolce rimpianto e, se una copia ve ne tor-nerá allora fra mano, non saprele stac-carvene. Conoscete la storia di Puccelfi-no che quando ebbe íolto alTOrco gli stivali di sette leghe si mise per guada-gnar danari a correre il mondo al ser-vizio del re? Se la conoscete, sápete che Pucceitino di danari ne guadagnb molti con tutto quel correre. ma in fondo non era felice che-quando .pateva cavarsi gli stivali miracolosi e riposarsi nella capanna di suo padre in fondo al bosco. Cosi sono i grandi. Essi hanno gli stivali di sette leghe e devono correre il va-sto mondo affannosamente, ma sán felici solo quando a casa loro se ne liberano e si riposano, come tanti Puccettini, leggendo il Corriere dei piccoli... Leggendolo e, pare, scrivendolo. In fatti, appena abbiamo chiesto ai piú ce- lebri dei nostri scrittori, poeti, roman-zieri, scienziati, storici, giornalisti, di preparare qualche cosa per questo minor Corriere, tutti hanno risposto di si con entusiasmo. Non ve ne insuperbite: i buoni artisti sono quelli che in fondo al cuore sono rimasti sempře un poco ra-gazzi, ed e proprio questo che li distingue dagli altri uomini. Essi vi diranno i loro pensieri piú chiari, i loro sogm piú luminosi, le loro spcranze piú liete. E accanto alle loro pagine vi offrire-mo anche le piú belle pagine scritíe da stranien pei bambini del loro paese, perche noi vorremmo che, anche giovani come siete, voi amastc, piú di quello che spesso facciamo noi grandi, i vostri com-pagni lontani e sentiste che solo i cattivi e i deboli vivono in sospetto ed in od/o, ma. i fořti e i buoni — cioe i lettori del Corriere dei piccoli —■ possono amare chiunque é degno ďamore, perche non hanno paura di niente e di nessuno. Tutto questo non riusciremo a f ar] o subito. I bambini appena nati non sanno leggere; i giomali appena nati non sanno sempře farsi leggere. Abbiate pazien-za e restate aftorno a noi. Vi troverete in huona compagnia: questo lo vedrete subito, nelľaltra fagina. Ed ecco « come fu e come non fu » che al Corriere della Sera e nato anche questo bambino. E' nato oggi: tratta-telo con garbo, ragazzi, voi che siete piú grandi di lui, e vogliategli bene almeno quanto egli ve ne vuole. Pensate che ě venuto al mondo con una sola speranza: quella di piacervi. CORRIERE DEI PICCOLI STORIA DUN ABITINO Dl BAMBOLA ca ancora ~ —r ^Bj^ari bambini dovete sapere 1 tC Questa figlietta ě malto ^^^^ bruna ďocchi, di capelli e di carnagione, eppure — vedete i capficci dei no-mi!., -si chiama Bianca. E' molto alta e forte pei suoi dieci anni; ma gio-e assai volentieri!. — alia bambola: Ne ha una tribů ■ bionde, ca-stane, vestite di rosso, d'azzurro, di bianco, alte, piccine in costume di zin-gara, di montanina, di ciociara. E le veste e ie svesie. e fa loro recitare certe commediole che inventa lei, dove han-no parti d'importanza straordinaria re e regine, dame e cavalieri, paggi e mendicanti. Ora avvenne che, essendo noj andate ai bagni di mare, la scorsa estate, nel baule della Bianca non fu messa che una sola delle sue bambole; bellina, bionda, con un sorriso"immobile e pleno di meraviglia; ma... in camicia. Quando si dice la fortuna!... Bianca ha una mamma che non ě pun-to nata, lei, per far vestitini alle bambole; ma nello stesso albergo era giun-ta, proprio quanďeran giunte loro, una signora molto bella e molto buona (non pare un racconto di fate?) che volle preparare alia Bianca una gentile sor-presa. Chi dava alia dama dal classico viso un po' stanco tanta tenerezza pei fan-ciulli, un sorriso cosi dolce e cosi penetrante quando parlava con essi, e un desiderio cosl materno di lavorare per la loro gioia?. . Certo la vita, che per molti e aspra, difficile e piena di segrete tristezze, di lagrime nascoste, aveva insegnato a quella nobile anima che nulla e piü sereno, piü riposante dell'infanzia, nulla e piü degno di simpatia del cuore di un bambino. Cosi essa amava anche le bambole, e le vestiva come flgurini di Parigi — e cosl si compiacque di vestire la bambola della mia Bianca, se sapeste, bambini!.. — con un leggerissimo abitino stile Impero, di batista e trine bianche, fermato alia spalla da nodi di nastro rosa; e le mise in capo un gioiello di cuffia rosa, dopo averla pettinata alia moda, con due choux rosa ai lati della fronte, fra i riccioli d'oro. Poi mi chiamo da parte, e mi disse colla sua voce piana.- - Non dia subito la bambolina alia Bianca; gliela metta sul guanciale quando sara addormen-tata; cosi lei, svegliandosi, crederä al-l'opera d'una fata... » Ma fu allora che accadde proprio l'in-cantesimo. Fra la signora sorridente e me commossa, la bambola, bellissi-ma nel vaporoso abitino Impero, im-provvisamente parld. Parld?... Si, parlö. Parla il telegrafo senza fill attraverso l'oceano; possono ben parlare le bambole. E la piccola bionda disse, rivolgendosi alia signora, parole d'ingenua dolcezza, con la voce senza timbro che non si ode che nel sogni; e noi, stupite, ascoltammo la musica stranamente soave, che pareva venisse da un mondo ignoto. Ed io, la sera, trascrissi per voi, cari bambini, cid che disse la bambola, men-tre essa riposava sul guanciale accan-to alla mia Bianca addormentata, e dal terrazzo aperto veniva il respiro del mare, che culla cosi bene i sonni dei piccoli... e dei grandi. PARLA LA BAMBOLA. Contessa, poi che in Vostra cortesia con mussola e con trina vestir voleste la miseria mia di bambola piceina, per dirvi-graxie-io diverrö d'incanto quella che, fina t bionda, con Voi prima divise il riso e il pianto de Vinfanzia gioconda; divvrrö pei Vostri occhi, a Vimprovviio, la bambola d'aüora. Rivivrete quel tempo e quel sorriso, oh, non fossre che un'ora -. i canti, i giochi, i bei capelli sciolti a onde su le spalle, le pazze corse tra i querceti folti ad inseguir farfalle i frutti morsi, i flori colti, i cieli puri dei puri giorni: Vinnocenle bellezza in cui ti veli, tempo che non ritorni: l'ombra del sogno che V'arrise allorn e cosi dolce fu.,.. lo non son che una bambola, Signora... ... non posso far di piü. Ada. Negri. CHI HA PERSO ĽAQUILONE ? I ragazzi, reduci dalla scuola, sono corsi sulla spianata coi loro cervi volan-ti. I piü grandicelli han.no da fare il compito per il gior-no dopo, o impara-re a memoria ie le-zioni. Ci penseranno piü tardi. Ora si trat-ta di divertirsi. Sof-fia un Vénto favore-vole... Uno, due.tre., Ecco i cervi volanti librarsi, salire, sali-re.... I ragazzi guar-dano con occhi me-ravigliati, dietro le cordicelle che trac-cia/no dei ghirigori nello spazio. Anche un'oca interroga cu-riosamente l'intrico di flu teasuto sull'az-zurro. Ma ecco una ven-tata piü forte- strap-pa dalla corda uno dei sei aquiloni. Chi I !ri perduto? Cercando con un po' di pazienza, riu-scirete a saperlo. Eccellente con acqua di NOCERA-UMBRA Sorgente Angelica FELICE BISLERI 4 C. • Milano Prima dei pasti un biccHierino di FERRO- CHINA-B ISLERI Tonico ricottituente del tangue GLI EROI DELLE NOSTRE PAGINE A COLORI Entrd nella mia stanza stamattina il portiere Strillando: « — In questa casa non voglio Hmanere Un minuto di piü; faccio fagotto e addio!» «_ Ohe, dico, Che ti salta? Sei pazzo, vecchio mio?.* « — Non son pazzo, ma certo se resto qui impazzisco! Belli amici che ha lei!» — « Amlci? No?i capisco! • « — Ma sa chi c'e di fuori che domanda udienza? Un mulo. anzi una mula! Ah senta! e un'indecenzal Un portier come me, crept pur la modeMia, Tratta da uomo a uomo. e non da uomo a bestia..., Insieme con la mula, per colmo di disdoro C'e un cane, e poi col cane c'i niente men che un moro, Che al vedcrmi indignato e stupito e confuso Ha aperto la boccaccia per ridermi sul muso! Un bimbo biricchino, una bimba giuliva E un vecchio contadino compion la comitiva, » « — Vecchio mio, gli risposi, conviene aver creanza Fa entrare bestie e uomini quassü, nella mia stanza. » « — Ah no!» — « Son io il padrone, vecchio mio, se non sbagtto.* a — Lo so il padrone & lei. Farö entrare il serroglio. Ma quando quel besliame varcata avrd la porta La mia stima per let, signor mio, sard mortal» Vsci il portier sdegnoso; sentit per to scalane Saltre il soffio, il tuono, tl rombo d'un ciclone, Poi, con strepito enorme, balzar nel mio salotto La mula, il cane, il moro, i bimbi ed il vecchiotlo Senza far convenevoli il vecchio spiccio spiccio Mi disse: «— Poche chiacchiere, sa chi sono? It Sor Ciccio Fatlore. Ero felice. quando mi ha colto. secca Una sventura!" Oh, quale?" — « Codesta mula, Checca Dt norne. ma di cuore serpente e Belzebü! Dal dl che Vho comprata la pace non c'e piü Nella mia casa. Mha devaslato il pollaio La stalla, la cantina! Ogni mattina e un guaio Novo. Se la castigo. se la piglio a nerbate L'infame si rivolta, mi risponde a pedate. Guardi che chiazze nere; qui, di oss'ervar si degni, Sul peito. sulla schiena! Son dei suoi ferri i segni! Ho voluto disfarmene. al mercato son corso Vho venduta. E' scavpata. e tornata, e mi ha morso. L'ho perduta in un bosco, tra le quercie ed i sulci! E' tornata lo stesso m'ha coperto di calci. Ade6so la mia vita e tutlo uno scornpiglio La basiono per died, e per cento le piglio. » La mula a confermare i detli del vecchione Gli sferrö drilla drilta un calcio nel groppone. Si fece avanti Ü bimbo e mi disse: « - Mi onoro Di presentarle Mammola mm sorella. e Medoro II mio cane lo son Mimmo Son allegro e vivace,-Mi piace ordirr Scherzi e far burle; mi piace Con Mammola e Medoro in fervido terzetto Inventar mi tie trappole serbando serio aspelto, Ma senza cattiverta, ma senza mai far male Chě sono un buon bambino, Medoro ě un animale Pien di cuore, e la Mammola ě una bimba squisíla....» n — Pff! » — fece il moro, in bocca cacciandosi le dita, Poi sopra una poltrona, tulto curvo. si slancia E dimena le gambe ridendo a crepapancia. ' — Che víllanie son queste, sor moro, in casa mia?» « — Signore, gridó il moro, non staré colpa mia! » Star colpa ďuno spirito maleflco e frenetico Che in fondo delta gola mi fa sempře il solletico. A me tutto basiare; mosca che in aria vola Mi desta il pizzicore nel fondo della gola. Frenarmi staré inulíle. Lo spirito ribelle Mi squarcia le mandibole. mi torce le budelle. Vo a servire? Al vedere del mio padron la faccia Rido, e il padrone a pugni di casa sua mi scaccia. Ho perso cento impieghi, ne perderó anche il doppio Ma se mi vien da ridere, non so frenarmi e scoppio » «—Šla hen, ma in cosa posso servirli, miei signoři? » « — Oh bella, nelle storie » « — Nelle slorie ? » « — A colori. Nel Corriere dei Piccoli, Cd saltato il capriccio Di veder le contese di Checca e del Sor Ciccio E le burle di Mimmo, di. Mammola e Medoro E la ridomania di Tom! » « — Chi ě Tom? » « — II moro. Se lei non ci accontenta slia certo che si becca I calci formidabili della tremenda Checca » La Checca alzó le.zampe. Io gridai: « Non ricusó!* E Tom, lo scellerato, mi sghignazzó sul muso. PS. Le tavole a colori del numero presente Vi mostrano di Checca la furia prepotente; Vi mostran del Sor Ciccio rorribile inartoro, Vi fan conoscer Mimmo, con Mammola e Medoro. II moro salo ě assente. Verrá. quesťaltra volta: II pittor diping-endolo stava con eura molta, Ma un riso íormidabile scappó a Tom dalla strozza E i! 'pittor, spaventato, ruppe la tavolozza. 6. " 11 rnio Padre benedite chi piü solo ed intelice: su, volgele tniorno gli occhi: son per voi vesli c baiocchi ,,. CORRIERE DEI PICCOLI na volta c'era nel mare una balena che mangiava i pesci. Mangiava il carpio-ne e lo storione, il nasello e il pesce martello, 11 bran-zino e il delfino, i calama-retti e i gamberetti, la tri-glia e la conchiglia, e la íiessuosa anguilla. Tuttl i pesci che poteva trovare in tutto il mare, essa li mangiava con la boe-ca... cosl ! Tanto ehe non era rimasto in tutto ü mare che un solo pesce, un astuto pesciolino, ehe nuotava dietro ľorecchio destro delia balena, per tenersi prüdente-mente fuor di tiro. Allora la balena si sollevö sulla coda e disse : « Ho fame ». E ľastuto pesciolino disse con un'astuta vocina : « Nobile e generoso cetaceo, hai mai mangiato ľuomo? » — No — disse la balena. — Com'é? — Squisito — disse ľastuto pesciolino — squisito ma nodoso. — Allora portamene un paio — disse la balena, e con la coda fece spumare il mare. — Uno aJla volta ě sufficiente — disse ľastuto pesciolino. — Se tu nuoti fino al cinquantesimo grado di latitudine nord e quaranta di longitudine ovest, troverai, seduto su una zattera, in mezzo al mare, con nulla addosso eccetto un paio di cal-zoni di tela azzurra, un paio di bretelle (non dovetc dimenticare le bretelle, cari miei,) e un coltello da tasca, un marinaio naufragato, ehe — é bene avvisarti — ě un uomo d'infinite risorse e sagacitá. Q osi la balena nuotô e nuotô fino al grado cinquantesimo di latitudine nord, quarantesimo di longitudine ovest, piü rapidamente ehe potě, e su una zattera, in mezzo al mare, con nulla indosso eccetto un paio di calzoni di tela azzurra, un paio di bretelle (dovete ricordare spe-cialmente le bretelle, cari miei) e un coltello da tasca, essa trovô un unico e so-litario marinaio naufragato, coi piedi pen-zolanti nelľacqua. (Egli aveva avuto da sua madre il permesso di sguazzare nelľacqua ; altrimenti non ľavrebbe fatto, perché cra un uomo ďinfinite risorse e sagacitá). _/\Uora la halena aprl la bocca e la spalan. cô ehe quasi si toccava la coda,, e in-ghiottl il marinaio naufragato, con tuttä la zattera su cui sedeva, col suo paio di calzoni di tela azzurra, le bretelle (ehe non dovete dimenticare) e il coltello da tasca. Essa Lnghiottl ogni cosa nella ere- denza calda e buia dello stomaco, e poi si leccó le labbra... cosi, e giró tre volte sulla coda. |kja il marinaio, che era un uomo di infi-nite risorse e sagacitá, non appena si trovó nel capace e buio stomaco della balena, inciampó e salto, urtó e calció, schia-mazzó e balló, urló e folleggió, piechió e morsicó, strisció e grattó, scivoló e pas-seggió, s'inginocchió é s'alzó, strepitó e so-spiró, s'insinuó e gironzó, e danzó balli alla marinara dove non doveva, e la ba- ti ho avvisato che é un uomo di infinite risorse e sagacitá. £Josl la balena si mise a nuotare, a nuota. re con le due natatoie e la coda, co-me meglio le permetteva il singulto; e fi-nalmente vide lasponda nativa de! marinaio e i bianchi scogli di Albione, si pre-cipitó sulla spiaggia, spalancô tutta quan-ta la bocca, e disse : « Per Winchester, Ashuelot, Nasua, Keene e le stazioni delia ferrovia di Fitchburg si cambia », e come diceva « Fitch », i] marinaio sbucava dalla bocca. Ma mentre la balena era stata oc-cupata a nuotare, il marinaio, che era davvero una persona piena di infinite risorse e sagacitá, aveva preso il coltello da tasca, e tagliata dalla zattera una can-cellata a sbarre trasversali, ľaveva sal-damente legata con le bretelle (ora sápete perchě non si dovevano dimenticare le bretelle) e poi ľaveva incastrata nella go-la della balena. Poi recitó il seguente di-stico, che, siccome non lo conoscete, qui vi traserivo : Con le sbarre della grata nel mangiar ťho moderata, E salto sulla ghiaia, e si ďiresse a casa dalla mamma, che gli aveva dato il permesso di sguazzare nelľacqua; e s'am-mogliô e d'allora in poi visse felicemente. Cosl visse anche la balena. Ma da quel Egli aveva incastrato una specie di caricello nella gola della balena. lena si senti veramente molto infelice. (Avete dimenticato le bretelle?) osi disse alľastuto pesciolino: » Que-sťuomo ě molto indigesto, e mi fa ave-re il singulto. Che cosa debbo fare? » — Digli di uscire — disse ľastuto pesciolino. Cosl la balena gridô dal fondo della gola al marinaio naufragato : « Esci fuori e comportati da galantuomo. M'hai messo il singulto. » — No!, no! — disse il marinaio. — Non cosl; in maniera molto diver'sa. Portami alla sponda natia, ai bianchi scogli di Albione, e ci penserô. — E continuô a ballare piů che mai. -— Faresti meglio a portarlo a casa — disse ľastuto pesciolino alla balena. — Io giorno ad oggi, la grata in gola, che essa non puo ne espellere, ne inghiottire, le impedl di mangiar tutto quello che voleva, eccetto i piü piecoli pesciolini, ed e questa la ragione perche le balene non mangiano piü uomini, bambine e bambini. Ty 'astuto pesciolino se la svignö e si na-scose sotto la Soglia deli'Equatore. Te-meva che la balena fosse grandemente adi-rata con Uli. Jl marinaio pqrt6 a ca,sa il colte.Ho da ta-sca,. Aveva indosso soltanto il paio di calzoni di tela azzurra quando s'era messo a camvninare sulla ghriaia. Le bretelle l'aveva lasciate strette alla cancellata; e questa e la fine di questo raeconto. Rudyard Kipling. CORRIERE DEI PICCOLI FID ALMA Tragedia in 5 atti, 30 versi ed una guardia municipale. PERSONAGGI: Lentasio dei Baldi, signore del maniero e raarito di eucalipta Edita Folco loro fieli, Atrio nel castello dei Baldi. ATTO PRIMO Lentasio — Eucalipta — Edita e Folco Edita (mosirando la pagella alia madre) D'esserti figlia, o madre, oggi mi sento altera ! Eucalipta (con ansia) Un sette?... Un otto?... Edita (trionfante) Un dieci! Eucalipta Come ne sono fiera! Lentasio (al figlio) Or narra i fasti tuoi!... Folco (mostrando il quaderno) Ecco il papiro!... Lentasio L'asta Ancor tracci scomposta.... Folco La man mi trema.... Lentasio Basta! Supremo vanto ě il dritto !... Eucalipta (a Edita) Un guiderdon ti spetta!... Edita Una bambola?... Eucalipta E sia!... Lentasio (a Folco) Nulla a te!... Folco Qual disdetta!... (cala la tela). ATTO SECONDO Edita e Folco Edita (ammirando e accarezzando una grande bambola) Un soave profumo einana il tuo crin biondo ; Mira un cielo infinito quel tuo sguardo profondo!... O Folco, quanto ě bellal... Folco (con rabbia) La detesta il mio core!... Edita Ti guarda e ti sorride... Folco Eccita il mio furore!... Edita (alia bambola) Tesor ! vo' darti un nome : ti chiameró... Fidalma. Folco (fra si) Per me ě oltraggio!... ě rimorso.!... ěl'inierno dell'alma !. (cala la tela). ATTO TERZO Lentasio e Folco Folco (con qualche arroganza) O Lentasio dei Baldi! Son figlio tuo ? Lentasio Favella. Folco Perchě mi neghi un dono, qual l'ebbe mia sorella? Lentasio Lo meritó il suo dieci.... Folco (supplichevole) Padre, mi dona un brando Di latta.... di cartone... Lentasio Un premio avrai allorquando Saran migliori l'aste vergate nel quaderno.... Folco Mel neghi ? Lentasio II nego! Folco Ognora?... Lentasio Dissi!... Folco Supplizio eterno !... (cala la tela). ATTO QUARTO Eucalipta e Folco Folco O madre mia! InfleSsibile ě meco il genitore... Perchě mi compri il brando, parlagli in mio favore... Eucalipta Lo feci inutilmente !... Ei vuol vedere pria che tu faccia progressi nella calligrafia !... Folco (con amarezza) Alia suora il regalo!... Con me fiero il cipiglio!... Eucalipta Ti merta il suo perdono.... Folco Ah! disgraziato figlio!... (cala la tela). ATTO QUINTO Folco, poi Edita Folco (mat reggendosi) Ho l'anima straziata!... Io soffro, 0 sommi dei!... Dove m'aggiro?... Dove io guido i passi miei?... Edita (non vedendo Folco e deponendo la bambola su una sedia) Qui riposa, tesoro, e il mio ritorno aspetta.... (via) Folco (con risoluzione) Ah! sommp Giove Ultore!... Sia orrenda la vendetta!... (afferra la bambola) Tu, crudele bellezza... tormento... croce mia!... Vituperata crepa nel fango della via!... (la getta dal verone) (mentre cala la tela si ode una voce interna:) Ehi! la! El sa no che 1' ě proibito gettare roba dalle finestre?... Adess vegni su mi e ghe pichi una bella contrav-venssion !... Eugenio Zorzi. CORRIERE DEI PICCOLI IL RUBLO FATATO Vi ě in Russia una leggenda popola-re, la quale insegna il modo di pro-curarsi, per mezzo della magia, un rublo fatato; e questo rublo, quando fi spende, ha la virtú di ritornare da sě, in-tatto, nella tasca di chi lo ha speso. Per giungere a possedere questa maglca moneta occorre sottoporsi a una quantitá di prove paurose che io non ricordo bene quali e quante siano. Ne ricordo una sola : quella del gatto. Per" questa prova occorre prendere un gatto nero e far di tutto per venderlo nella notte di Natale, tenendo bene a mentě che questa vendita deve aver luogo sul crocicchio di tre stradě, una delle quali ě assolutamente necessario che conduca ad un cimitero. Alle dodici in punto apparirá un individuo il quale entrerá subito in trattative con voi per la com-pera del gatto. Costui offrirá per la pověra bestiola moltá denari; ma il vendi-tore ě in obbligo di accettare un solo rublo, ně piú ně měno; se no, tutto ě inutile. Quando il venditore avrá riscosso la moneta, ě indispensabile che se la metta subito in tasca, stringendola con la mano, e che si allontani piú presto che puó, senza voltarsi indietro. II rublo riscosso sará quello fatato, sará cioě quel rublo ma-raviglioso che ha la virtú di tornare nella tasca del suo padrone subito appena egli lo abbia speso. E' inutile dire che quesťaffare del rublo e del gatto dev'es-sere una fiaba bella e buona; ma ě certo che molte persone del volgo vi přestáno fede a occhi chiusi come ve la prestavo io quando ero ' ambino. E appunto quando ero bambino, una séra di Natale, ^avró avuto allora circa Otto anni) la mia bambinaia, mettendomi a letto, mi parló di taňte belle cose che avrei potuto fare con quel rublo miraco-loso, e, prima di lasciarini, si chinó sul mio capez2ale e dolcemente mi sussurró in un orecchio che questa volta le cose non sarebbero andate come il solito pereně la mia nonna era in possesso del rublo fatato, e che si era decisa di regalar-melo. Meravigliato da questa bella noti-zia, chiesi, impaziente, alla bambinaia, un monte di spiegazaoni; ma essa, dando-mi un bacio sulla fronte, mi rispose : — Ti spiegherá tutto la nonna; ora dor- mi tranquillo, e quando ti sveglierai essa ti porterä il rublo agognato e ü dira come dovrai contenerti quando quella moneta sara tua. Allettato da questa cara promes-sa, mi addormentai piü presto che mi fu possibile, col cuore gonno di gioia, pen-sando che il giorno dl poi sarei diventato finalmente padrone del magico rublo, La bambinaia non mi aveva ingannato; la notte mi passö di volo, tanto che restai sorpreso di vedere il giorno chiaro quando mi destai e di sentirmi gli occhi fradici di lacrime. La nonna era giä accanto al mio letto, con la sua cuffietta bianca or-nata di nastri, e mi guardava sorridente, tenendo fra le dita della sua mano sottile una moneta d'argento, nuova e luccicante. — Tu hai pianto I — mi disse. — Perche? 11 perchi non volli dirglielo, ed essa sog-giunse : — Ecco; per consolarti, io t'ho portato, e te lo regalo, il rublo fatato. Prendilo, alzati e fa la tua preghiera. Piü tardi, noi vecchi, andremo da Padre Basi-lio a prendere il the, e tu solo,... ma in-tendi bene, perfettamente solo, potrai an-dare alla Hera di Krön. a comprarti tutto quello che ti farä piacere. Lä, dopo aver contrattato un oggetto qualunque, mette-rai la mano in tasca, caverai fuori il rublo e pagherai; ma potrai contrattar subito nuovi oggetti perche U rublo, appena toccate le mani del venditore, sara di nuo-ve tornato nella tua tasca. Io soggiunsi : — Lo so, nonna, lo so —■ e strinsi la moneta maravigliosa nella pal-ma della mano, con tutta la mia forza. La nonna seguitö : — II rublo ritorna, sl, e vero; e questa e la buona qualitä che la natura gli ha dato, e, per di piü, non si puö smarrire ; ma ha perö un'altra proprie-ta che non e punto vantaggiosa : vi famo-so rublo non ritoraerä nella tua tasca se tu comprerai un oggetto che non sia utile e buono per te o per gli altri, perche se tu spenderai anche un soldo solo malamente, il rublo sparira subito e sara impossibile che tu lo ritrovi. — Cara nonna — dissi — le sono rico-noscentisrimo per tutto ciö che mi ha det-to, ma nonostante- che io sia sempre pic-cino, non mi efeda tanto semplice da non saper distinguere le cose utili e buone da quelle inutili e cattive. — Va bene 1 Sono contenta delle tue buone intenzloni, ma soltanto mi sembra che ' tu sia un po' troppo sicuro di te stesso. Stai in guardia, ragazzo mio, e persuaditi che l'impresa alia quale ti accingi non ě tanto facile quanto te la figuri. — In tal caso, non potrebbe lei accom pagnarmi alla fiera? La nonna acconsentl; ma mi prevenne che non avrei potuto avere da lei alcun consiglio perchě il possessore del rublo fatato deve far tutto da sě, ispirato dal pro-prio cuore e dalla propria intelligenza. — Mia cara nonnina, lei stia sicura, basterá che io la guardi in viso perchě cosi potró leggerle negli occhi tutto quello che mi occorrerá sapere da lei. La nonna mando ad avvisare il padre Basilio che da lui sarebbe andata piú tardi; e ci Lncamminammo verso la fiera. Laggiú incontrammo una gran quantitá di gente tutta rivestita a festa, e fra questa gente, i ragazzi delle famiglie piú rieche, i quali avevano avuto dai loro bab-bi i soldi occorrenti per le piccole spese, davano una nota gaia avendo molti di essi giá consumato il loro capitale in fi-schietti di coccio, in trombette e in tam-burini, coi quali facevano un terribile fra-stuono. I bambini poveri che non avevano avuto dai loro genitori altro che po-chi spiccioli, stáváno in disparte a guar-dare con invidia, grattandosi il capo e leccandosi le labbra. Io capivo' quanto sarebbero stati felici quei poveri piccini se avessero potuto possedere anche uno solo di quegli ammirabilr strumenti musicali per unirsi con tutta la loro anima a quella rumorosa allegria. I fischietti, le trombette, i tamburi non mi sembravano, per dire il vero, oggetti indispensabili, e nem-meno utili; nonostante il viso" della nonna non espresse disapprovazione all "idea che m'era venuta nella mentě, anzi U suo sguardo era raggiante di gioia. Questa gioia io la presi, naturalmente, come un segno di approvazione, e, tirato fuori il mio famoso rublo, acquistai una grande quantitá di quei rumorosi strumenti, pro-vando la doppia contentezza di veder subito allegri queá poveri piccini e di sentire che proprio, sul serio, nella mia tasca e'era sempre il famoso rublo dopo averne giá spesi una diecina. Kat ta la distribuzione dei regali, la nonna, accarezzandomi dolcemente, md disse : — Vedi, carino mio? tu hai agito benis-simo perchě anche i bambini poveri han-no diritto di divertirsd; e le persone che, avendone i mezzi, oercano di procurare a questi un poco di piacere fanno cosa de-gna di un animo gentile e di un cuore ge-neroso. E per provarti che ho veramente ragione, frugatá in tasca e sentirai che il tuo rublo ě sempre at posto. E io pronto risposi : — Lo so, nonna; 1'ho giá sentito, prima che lei me lo di-cesse. II rublo eccolo sempre qui! Dodo aver coniprato qualche dolce per me, mi awicinai a una bottega di merciaio dove si vendevano stoffe di vario genere, nastri, fazzoletti ed altre cose di como-ditá e ďeleganza, e ne comprai per tutte le persone di servizio alle quali, essendo molte di esse ii presenti, feci subito la distribuzione, guardando che ogni regalo fosse assegnato secondo 1'etá e il desiderio di ciaseuno. Ed era per me una grande contentezza il sentire che, dopo ogni spesa fatta, quel famoso rublo era sempre 11 ad aspettare che io 1'adoperassi per altre compere. Piú tardi acquistai per la figlia della fatto-ressa, la quale quel giorno s'era promessa sposa, un bel vezzo di corallo, un bel libro di salmi per la vecehia Marta, porti-naia, un orologio per il cuoco, una tan na CORRIERE DEI P1CCOLI d'India col porno ďargento per il padre Basilio e, forse eccedendo in spese ehe mi parvero alquanto di lusso, comprai anche una bella cintura di cuoio al eocehiere e un organino col mantice al nostro gio-vine giardiniere ehe ě tanto allegro. Nel fare tutte queste compere mi dette sempře coraggio il viso della nonna, la quaJe non prese mai atteggiamento di du sapprovazione ; e piu me ne dette il senti-re ehe in fondo alla tasca c'era sempre intatto il rublo miracoloso. La mia condotta a questa ŕiera attiró su di me ľattenzione della moltitudine : tutti mi guardavano, tutti mi seguivano e da ogni parte, si sentiva esclamare : — Ma guardate come ě bravo e come ě buono il nostro signorino Demetrio! — E qualcuno aggiungeva : — E' vero ehe la sua famigha ě ricca; ma se egli ha il modo di fare taňte spese, non v'e dub-bio ehe deve essergli riuscito ďavere a sua disposizione il farnoso rublo fatato ! " Per dire il vero, gli elogi di tutta quella gente ehe nni seguiva guardandomi con affetto e con ammirazione, mi arrivavano I dolcemente al cuore; ma nel fondo del ľanimo io mi sentiva triste e agitato. In questo mentre (e non so da qual parte venisse) si avvicinô a me un mercante, il piú giovi- ne e il piú simpaticodiquan- ti si trovavano a quella ŕiera, il quale facendomi una profonda riverenza, mi disse : — Io sono, ě vero, qui a questa fiera, il piú giovine e il piú simpatico di tutti i mercanti, ma sono anche quello ehe ha piú esperienza di tutti ; e lei non riusci- rä ad ingannarmi. So anche ehe ella puô comperare tutto ciô ehe vi ě su questo mer- cato perchě possiede il oe- lebre rublo fatato; ma Vi ě qualche cosa ehe anche col suo miracolosissimo rublo ella non poträ acquistare. — Si, lo so, lo so anch'io risposi — sono le cose inutili le quali io, certamente, non comprerô mai. — Ebbene, lo vedremo! Intanto faccia bene attenzione a quanti, dopo i benefizi da°lei fatti, le stanno ďintorno. Mi voltai di scatto a guardare, e fui do-:lorosamente sorpreso nel vedere ehe ero rimasto solo col mercante. La folla ehe prima mi attorniava si era riversata da un'altra parte della fiera e attorniava invece un certo uotno, lun-go come una pertica e magro come una cavalletta, il quale, sopra la pelliccia, indossava una leggera sottoveste di tela, tutta sparsa di laŕghi bottoni di vetro ehe ad ogni movimento della sua persona gettavano lampi di luce vivissima. — Io non trovo in quelľuomo nulla ehe meriti tanto entusiasmo, — dissi al mio compagno. — Sara, Ma lei osservi come quesťuo-mo, invece, piace a tutti. Guardi quan-ta folia gli corre dietro ! E fra quella folla non riconosce nessuno?.... Osservi.... Li vede? Quei bambini ehe fanno'tanto schia-mazzo~ďavanti a lui, sono quei medesimi ai quali ella ha regalato poco fa fischi, tamburi e trombette; quella bella ragazza ehe si pavoneggia sotto quel ricco vezzo di corallo, ě la figliuola della fattoressa ; la vecehia ehe si arranca dietro agli al-tri, tenendo in mano quel libro nuovo dei salmi, é Marta lát portinaia; quel prete ehe si appoggia ad una magnifica canna d'India col porno ďargento, ě Padre Basilio: quello ehe porta alla vitá quella su-perba ckítola di cuoio e q'uelľaltro ehe tiene sotto il braccio un delizioso organino col mantice, sono il suo eocehiere e il giovine allegro ehe guarda i suoi giardini. Quella vista risvegliô in me un senti. mento di dispetto; mi sembrô, cKe tutto quelľentusiasmo suonasse dffesa per me e, nello stesso tempo, sentii pungermi acutamente dalla smania di stornare da quel ciarlatano tanta ammirazione e di richiamarla intera, come sentivo di meri-tarmela, verso di me; E frettolosamente cor9Í incontro a quelľuomo, e, stringendo nella mano il mio rublo, gli domandai : — Vuol vendermi la sua sottoveste? Ľuomo dei bottoni di vetro voltô la sua persona dalla parte del sole, i bottoni man-darono lampi da acciecare, e risolutamen-te e con voce sonora mi rispose : — Si, signore. Io gliela venderô con piacere; ma ľavverto ehe essa costa molto cara. — E ehe me ne importa? Mi dica il prezzo ehe ne vuole e il nostro affare sará subito concluso. — Lei, caro signor bimbissimo, ě senza esperienza ; ed ě naturale alla sua etá ! — Egli sorrise furbescamente e soggiunse : — Ella non capisce di ehe cosa veramente si tratta. La mia sottoveste non ha alcun va-lore. Per quello ehe essa merita, gliela po-trei dare anche gratis ; ma i bottoni, seb-betne di vetro, costano cari... molto cari. Quelli io non potrei darglieli per meno di dieci rubli ľuno. Essi, ě vero, non tengono caldo e sono continuamente esposti al pe-ricolo, per la loro fragilita, d'andare in bricioli; ma hanno, in compenso, la grande virtú, coi lampi di luce ehe mandano, di abbagliäre la folla e di tirarsela dietro nel modo come lei vede aceadere, qui intorno a me. — Non c'é nessuna difficoltä — gli dissi. — Sono pronto a darle, per ogni bottone, i dieci rubli ehe chiede. Si levi da dosso la sottoveste e me la dia. — Gliela darô ; ma prima deve pagarmi. — Sta bene. Mi frugai in tasca, tirai fuoŕi il primo rublo e glielo dettŕ; mi frugai di nuovo.. la tasca era vuota !... Cercai, raspai, spe rando ehe per qualche sdrucito delle costu-re mi fosse andato fra la stoffa e la fodera del vestito... Nulla! 11 mio rublo miracoloso era scomparso ! Tutti mi guardavano' ridendo ; e io, dopo aver tentato inutilmente di trattenere le lacrime, detti in un pi.ahto dirotto, di stiz-za e di vergogna... In quel momento mi svegliai. ; Era spuntato il giorno, e accanto al mio letto vidi la nonna con la sua cuffietta bianca ornata di nastri, la quale, guardandomi sorridente, teneva fra le dita della sua mano sottile un rublo nuovo ďargento ehe essa, ogni anno, era solita portarmi in regalo la mattina del Natale. Alla vista di quella vecehina a me tanto cara, capii ehe tutto ciô ehe avevo veduto non era altro ehe un sogno; e mi affrettai a raccontarle per quale causa, dormendo, avessi pianto. Quando le ebbi raccontato tutto, la nonna, cosl buona, mi disse : — II tuo sogno ě bello, adorabile bambino mio, e potrá esserti anche utile. Secondo me, il rublo fatato rappresenta il dono del-"'intelletto ehe la Provvidenza dä alľuorno fino dalla nascita; e quel ritornare del rublo tutte le volte ehe lo avevi speso utilmente signifxa ehe la riechezza delľintelligenza e del cuore non diminuisce mai anche se, cuore e in. telligenza spendono da prodighi tutto .il bene ehe posseggono. Ľuomo con la sottoveste sopra Ľ pelliccia e coi bottoni di vetro lucen-te, rappresenta la stol-ta Vanitä, la quale non ě buona altro ehe ad offuscare la mente; e anche tu, senza aocor-gertene, ne sei rimasto of-fuscato poichě non contento del molto ehe avresti potuto fare in seguito col tuo rublo fatato, sei corso dietro al ciarlatano per voler comprare una sottoveste buona a nulla e dei bottoni di vetro, buoni soltanto per abbagliare gli occhi. E la punizione ti ě venuta meritata e sollecita quando, frugandoti nella tasca, hai sen tito ehe il famoso rublo non c'era piú. Cosl doveva succedere ; e sono conten-ta ehe dal tuo sogno tu abbia avuto una le. zione la quale, spero, non ti uscirä né fa-cilmente ně presto dalla memoria. — Fra tutte le cose ehe ho comprate so-gnando, una sola cosa non comprerô ora ehe sono desto — io dissi. La nonna sorrise : — Lo so ehe cosa non comprerai : Non oomprerai la sottoveste coi bottoni di vetro. — No, non ľhai Lndovinato !.. Non comprerô i dolci per me... La nonna rimase qualche istante pen-sosa ed osservô : — Non vedo la ragione perché tu ti debba privare di questo pic-colo piacere; ma se tu vorrai importi qualche lieve privazione per goderti piú perfetta la contemtezza di far del bene agli altri ehe se lomeritano, allora... allo-ra, nipotino mio, ti capLsťô. Interrompendosi a queste parole, la nonna mi fissô con uno sguardo traboccante di tenerezza, e ci buttarnmo ľuno nelle braccia delľaltro, piangendo in silenzio, di riconoscenza e ďamore. Renato Fucini. (Traduzione libera dal russo di N. S, Leskoff). I. Checca. mula sroslumala, beve i) moslo ed ě beala. 2. 11 sor Ciccio la detesta e a punirla ecco s'appresta. 3. In letargo cade Checca e il sor Ciccio gliel'azzecca. 4. Egli adalta alia ribelle qúattro zoccoli a rotelle 5. " Lh lua rabbia non la lemo, dei luoi calci piů non trémo. G. Sentirai ŕínché son stracco il sapore del mio tacco. ., 7. Per sfuggirt-'a tal lud i brio Checca perde I'equilibrio S. Ma si o si in a e cerca e prova: I'equilibrio alfin ritrova. c). Ciccio scuppa c per la china va, precipita, rovina. lO. Checca il caccia contro il muro e gli fa sentir se ě duro. 11» " Per pieta. Checca,' perdotio: t-c lo giuro. sarô buono!.. 12. Or la mula é soddisfatta: " Coro Ciccio. te I'ho fatta. CORRIERE DEI PICCOLI « LA PALESTRA DEI LETTORI » utta questa pagina e la se-guente intendiamo dedica-re alia coilaborazione di-retta dei nostri lettori pic-coli e grandi. Non chie-diamo — dai piccoli spe-cialmeiite — meraviglie di pensiero; ma composizion-cine che eccitino piacevol-mente la curiositä del pub-blico con qualqhe particolare ingegnoso. A interessare' gli altri bastano poche parole argute, la descrizione d'un giuoco nuovo.la narrazio-ne d'uno scherzo iatto a una brigata d'amici, una que-stione bizzarra, una curiositä del-ľaritmética o delia geometria, un ghi-ribizzo, ľillusione Figr. i. La signora Tranqullll: — OioTiani, Ttáo dal dentista a iarml caTare on dente. U signor TranqnilU (c«a slando): — Sia attenta ta al karabino, Emília. Dal dentista cl vado io. ottica data da una speciale disposizione di linee, un disegnino che abbia un íon-damento comico. Confldiamo cosl, cön la collaborazione diretta dei lettori, di poter preparare ognl settimana una pagina di generale inte-resse, che sarä scorsa avidamente da tutti. Gioverä qualche esempio pratico per intenderci meglio. I misteři delľaritmetica. Ccmincíamo con Taritmetiea, che off re una miniera di materiále prezioso, spe-cialmente istruttivo. Ecco una disposizione di cifre che särá osservata con curiositä. 1x8+1=9 12x8 + 2 = 9 8 1 2 3 x 8 + 3 = 9 8 7 1 2 3 4x 8 + 4 = 9 8 7 6 1 2 3 4 5 x 8 + 5 = 9 8 7 6 5 123456x8+6=98765 4 1234567x8+7=9876543 12345678x8+8=987654 3 2 123456789x8+9=987654321 La prima flla comincia con 1, pol c'e 1 e 2, e cosi via finchô si raggiunge 11 9. II moltiplicatore rimane costante:.le cifre da essere addizionate aumentano ognl volta di uno, e il risultato comincia da 9, poi diven ta 9 e 8 e cosi via, flnchě le cifre decrescono regolarmente da 9 a 1. Pubblicheretno con piacere qualche co-sa dei genere, oppure degli istruttivi paragraf etti simili al seguente : «Invitate un amico a serivere il mag-glor numero possibile con due 9. E' pro-babile ch'egli serivera 99. Ma il matematice accorto serive 9.. cioô 9 elevato alla nona potenza, che forma il sorprendente risultato di 387.420.489. » Di problemi bizzarri se ne possono tro-rare un'inänita, come ančhe si possono fare un'infinitá di scherzi, con appa- renza mateniatica. Ecco un esempio dia-logato. « Adeodato: — Se togli uno da quattro, quanto ti rimane ? Teodato: — Tre. Adeodato:•'— Invece U rimane cinque. Teodato: — Credi_di pigliarmi in giro? Adeodato: — Niente affatto. Quanti an-goli ha un fazzoletto quadro? Teodat-o: — Quattro. Adeodato: — Ebbene, tagliane uno. Non te ne rúnangono cinque? Va a scuola, caro mio! » Saranno adatti alla rubrioa dei problemi come questo: « Quanti pennini hai? »■ — domandô Bruno. — Se io ne avessi il dop-pio di quanti ne ho — rispose Francesco, il genio delia scuola — piü la metá e due e mezzo, ne avrei una ventina. Quanti ne ho? » E con quesťaltro: « Una schiera di Scolari'arrive- ad un torrente. Alcuni lo traversarono, e procedettero in due briga-te sulľuna e sulľaltra riva. Subito un ra-gazzo gridô ai condiscepoli oltre il torrente : — Se uno di voi vien qui, faremo due gruppi di egual numero. — SI, si rispose dalľaltra riva, e se uno di voi vien qui, noi saremo il doppio di quanti siete voi. » Nell'un caso la risposta ô « Set-te », e nell'altro: « Sette su una sponda e cinque sulľaltra. » Burleschi giuochi di societá. Si possono mandare delle brevi deseri-zioni di burleschi giuochi di societa. La fantasia dei lettori poträ trovarvi un largo campo di esercitazione. Eccone uno graziösamente irritants: « Raccogliete un buon numero di per-sone intorno a voi, e annunciate un nuo-vo giuoco chiamato « Conigli ». Fate in-ginocehiare tutti in cerchio, con le palme sul tappeto e le teste chine. Quando tutti sono in questa rtdicola posizione, rimanete períettamente calmo nel centro. Dopo un poco, qualcuno chiedera: « E poi? « Voi risponderete: « E poi nulla... Questo ô tutto. Cosl flnisce il giuoco dei conigli. » Un altro ancora puô divertire immensa-mente, specie se eseguito innanzi a mol-ta gente: < Dite a una signora di serivere una proposizione su un pezzo di carta. Essa deve íarla leggere a tutti, ma non a voi. Pol invitatela a ripiegare la carta e a met-terla sul pavimento, e fate che uno del signoři presenti ci tenga un piede sopra. Dopo aver pensato proíondamente per Fig. 2. - Buon glorno slfnora giralla. Ferchs 11 sel falto un nodo al collo? - Per rammentirmi di comprare uno scialle nuovo. - E perchě ti sol Iatto un nodo alia coda? - Per rammentarmi che mi son latlo un nodo al collo. pochi minuti, sorridete radiosamente dite al proprietario del piede: — Volt sapere che cosa c'e su quel pezzo di oj ta ? — Quanďegli risponde: — SI. — dit — II vostro piede. — e infilate la pôrta. DHficoltá risolte. Si possono anche insegnare dei mes ingegnosi di risolvere delle difficoltá ve o supposte. E' un ottimo esercizio di rifiessione, pe chě spesso certe difficoltá appaiono i soŕmontabili, sol perchě non furono co siderate in tutti i loro aspetti. Di queí giuochi di pazienza e di acume, ce n una infinitá. Eccone alcuni portati t esempio ad indicare il genere. « Fatevi dare un ditale e un piatt Scommettete con uno dei vostri amici cl metterete il ditale in tale posizione cl sará impossibile di muoverlo col piatt Ordinariamente, non sarete ereduti, n se si mette il ditale in un angolo delia stanza, si vin-cerä la scom-messa, perchä sarä impossibile di muoverlo col piat-to. » Oppure: « Come si puô mettere la sinistra in modo che la destra non poši raggiuugerla ? Mettetela sotto il gomii destro. » Oppure: « Date a u amico una boccetta e una paglii Síldatelo a sollevar la boccetl con la paglia senza inclinarl; Quando vi ha detto che ě impo ÜMI slbile' Piegate la paglia e ins falu Buatela nella boccetta. La pi 111 M glia si flsserä nella < spália delia boccetta, e potreté faci mente eseguire il giuoco. » Oj pure: « Scommettete con un amico cu que lire dl poter far cadere col sofíio un bottiglia. Per far questo, mettete un sacehetto di carta abba-stanza grande suli' orlo di un tavoli-no, e posate una bottiglia sul sacehetto. Soffiate nel- ľapertura del sacehetto, e gonniandi lo, rovescerete la bottiglia. Potete far' dare le cinque lire. » Oppure: • Prei dete le due estremitä di un pezzo di co: da fra il pollice e ľindice di ciascun mano, e annunziate che farete un nod nella corda senza sollevarla. La cosa prima vista pare impossibile, ma in rea ta ě straordinariamente facile. Non c'e d far altro che mettere la destra sotto gomito slnistro e la sinistra sul bracci destro prima di afferrare le estremitá de la corda. Allora alzate le mani, ed ecc fatto il nodo nel centro delia corda. • Attrazione e ripulsione. Si puô insegnare un giuoco scientific* come questo, di attrazione e di ripii sione: « Pigliate un catino d'acqua e dispc nete un certo numero di zolfanelli sull CORRIERE DEI PICCOLI »uperflcie in forma di Stella. Quando gli zolianelli sono tutti insiame nel cen-tro del catino, preodete un pezzo di sa-pone e toccate ľaogua come nella flgura A. Gli zolianelli 6« n'andranno spaven-tati dal sapone verso le pareti del catino. Mettete da parte 11 sapone e toccate ľacqua eon un pezzo di zucchero, e gli zolianelli rltornerarmo nel eentro. La ragione con-siste in questo: che il sapone si discio-glie e lascia un sottlle Strato sull'acqua, che diventando piu grossa, spinge lon-tano gli zolianelli. Lo zucchero assorbe ľacqua, e per conseguenza attrae a sé gli lolfanelli. • Daremo pure festosa ospitalitá ai dise-gni che, come quelli contrassegnati col n. 1, 2 e 5, rappresentino una nota comi-ea, o come quelli col numero 3 e í che mettono in grado una mano inesperta di tracciare una flgura umana o animalesca. Accoglieremo inoltre iotografle di grup-pi di bambini, che mostrino qualche in-gegnosita di disposizione e d'insieme, tale da costituire un'opera originale. Bizzarrie. Serviranno al nostro scopo meraviglio-»amente anche le barzellette; ma dovran-no essere rapide, brevissime e adatte ai bambini. « Enrico: — Son certo che tu diventerai uno scrittore. Federico: — Tu sai, pero, che to mi di-letto a scrivere. Enrico: — No, non alludevo s quešto. Pensavo semplicemente che hai uno splendido orecchio per tenere la pen-na Immenso, Federico, semplicemente immenso. » Poi c'é la serie degli indovinelli, delle dirferenze, delle domande bizzarre, dei perché. che non va trascuraia. Ecco un Indovinello: « Bambini tutti, state bene attenti: Obi perde il füo, quando mette i denti? » Ed ecco la differenza: « Che differenza c'é fra una camicia e l'Europa? » Una domanda bizzarra : « Come Tuole un orolosiaio che siano le 11-Bliep • La risposta delľindovinello é « II ra-soio >: la differenza tra una camicia e l'Europa consiste nel fatto che la camicia ha due maniche e l'Europa una sola; la risposta alia domanda bizzarra e la se-guente: • L'orologiaio vuole che le flglie siano tutte sveglie ». Ed anche certi perché possono divertire. « Perché i capostazioni portano il ber-retto rosso ? — Per coprirsi il capo. » Naturalmente, in questo genere, come negli altri, daremo la preferemza al la.vo-retti piü origináli, ai piü nuovi, ai piü decisamente bizzarri ed attraenti. In ap-parenza sembrano piü iacili degli altri; ma in realtä occorre una maggiore pron-tezza di spirito e una maggiore forza di Bintesi II campo della scuola. Poi c'é un campo che i piccoli e i grandi possono largamente sfruttare: la scuo- Fig. 3. Questo djaegno rappresenta un curioso labirinto. Se comtnciale ad indare ivanli da A e se-gnate la via con una madla, vedrele che prima di uscire avrele di»egoalo un belľelelante. La nútila dev essere usata mollo leggermente in principio; e poi, linito il disegno, si po-trebbe ripassarlo con la matita colorala. la. Nella scuola, dalla bocca di certi ra-gitzzi si sentono le rispOiSte piü buffe e le affermazioni piü incredibili. Certi compiti sono d'una llaritä irresistibile. « II maestro dopo aver fatta una lezione sull'aggettivo, richiamö l'attenzione della scolaxesca su queste parole: Cielo stel-lalo. — Cielo é il nome — disse il maestro — e stellato? — II cognome! — spiegö il piü ardito della classe. » Ecco dei brani di componimento: « II fanciulletto, molto vivace, s'era at-taccato ad una carrozza e n'era rimasto schiacciato. Speriamo che la lezione ah-bia il suo effetto. » « La mamma aveva visto il portamone-te trovato e disse a Pierino: — Va corri al municipio e dallo al custode del mu-nicipio. II giorno dopo il sindaco fece af- flggere al muro quello che aveva perduto il porta-monete. • «Un povero vec-chio mutilato camminava a stento, e i monel-li lo deridevano. II vecchio diede una brutta occhiata a que gl i imperti-nenti e : — Vedete queste braccia — disse il povero mutilato — ebbe-ne io le perdetti nella battaglia di Custoza. » Le condizioni di collabora-zione. puô UN DISEGNO DA FINIBE Fig. i. — Se tirale delle rette da 1 a 2, da 2 a 3 • cosi via, Uno a 21, e poi date un m-jvimento di rolazione al iogäio, vedrete il bambino met-lersi a correre rapidamenle Sulla bictcletta. E qui Si riassumere: Tutti, indislin-tamente tutti, ab-bonati o sempliei lettori, polranno collaborate a que-sta rubrica, man-dando tutto cid che pud adattarsi alia intelligenza dei piccoli, curio-sita matematiche, problemi numerici o scientiflci, burlescki giuochi di societa, difficoltd da risolvere, disegni comici, disegni da flnire, laberinli, illusioni ottiche, fotografie di gruppi di bambini, indovinelli, differenze, domande bizzarre, risposte buffe di bambini, b'rani ingenui e al-legri di compiti, ogni cosa che pud diver-tire, giovando alia riflessio-ne. Non c'e li-milazione di persone e non c'e limitazio-ne di genere. La sola limi-tazione e nel-lo spazio: non bisogna sor-passare il con-tenuto norma-le di una car-tolina poslale o d'un carton-cino delle stes-se dimensioni. Per la Palestra dei lettori non si accettano manoscritli in busla. Si avverte sollanto di non invadere il campo jdelle fcartoline del Pubblico della Domejiica del- Corriere. Ciaseiin lavoro pubblicato sara compen-sato cowiuna cartolina vaglia di cinque lire. Per la scelta dei lavori inviati ci sard un'apposita commissione. Indirizzare al Corriere dei Piccoli « Palestra dei lettori », Milano. Fig. 5. - Ebbene, Gigelto, un'allra vôľa con la marmellala t T'bo punitt un'ora fa. - Si, mamma. Tu hai detlo a lis Adele che m'hai punito con iroppff rigore, ed io ho pensalo di far le cose giu5le, mangiandomi un aitra po' di marmellala. 1,1 A FABBRICA ITALIANS BICICLETTE E. Flaio MILANO . Cataloghi gratis mil I Hi ^ r . i. BICICLETTE marca?Ml LANO, CORRIERE DEI PICCOLI IL BRODO DEL RE Öuando si sente parlare di un re e di una regina, che avevano cinquecentosettan-tadue servitori, si crede che dovessero essere ser-■ viti a c.olpi di bacchetta magica e che tutti i loro desideri fossero tradotti in atto appena espressi. E' un errore: non c'e di peggio che esser serviti da tanta gente. Ecco che cosa accadeva a Versailles, nella reggia dei re di Francia, dove scia-mavano i sopra ricordati cinquecentoset-tantadue servitori, camerieri, valletti, paggi, tappezzieri, spingi-poltrone, sguat-teri, cuochi. Si ě al tempo di Luigi XV. II povero Re ě colpito da languore di stomaco e ohiede un brodo. La facoenda e complicata; in quei giorni, come si sa, nessuna uraccia di telefono; ma da un paggio a un valletto, da un valletto ad uno sguat-tero, la notizia arriva flnalmente nelle cucine regali; il brodo e versato in una scodella d'argento che parte scortata dalla forza armata: arriva nella sala del Consiglio, dove e deposta sur una tavola di marmo, e un maggiordomo monta la guardia intorno alla scodella. II primo coppiere assaggia il liquido: poi lo assaggia il primo medico di ser-vizio, poi l'usciere annunzia: «II brodo del rei » La porta della camera si spalanca e, in corteo, tutti quelli che hanno la facolta di entrare seguono la preziosa scodella che e ricevuta dal re, assistito dal primo medico, nella sala del trono. Allora so il re puö ristorarsi... ma il brodo ě gl freddo e lo stomaco del re non ne ě ri-confortato. Nei tempi nostri, si racconta della Regina Vittoria d'Inghilterra un aneddoto che puö fare il paio con quello di Luigi XV. Non c'era ancora la luce elettrica, e la Regina si tratteneva in salotto, alia luce di un modesto lume a gas. A un tratto s'accorge che l'estreimitä della fiamma ha un brutto colore azzurrastro e che sta affumicando il tubo. Allora si rivolge alla prima dama di servizio e dice: « II lume fila ». La prima dama di servizio chiama il gentiluomo di servizio, e dice: « II lume fila ». II primo gentiluomo di servizio, guarda, riflette e chiama il primo cameriere, il quale guarda, osserva, riflette e chiama il secondo cameriere, il quale guarda, osserva, riflette e.... Per farla breve, la Regina Vittoria, memore a tempo che chi fa da sě fa per tře, si levö dalla poltroncina, si avvicinö al lume e moderö la fiamma. Se no, a quest'ora, starebbe ancora a fllare... Aroldo. CONCORDIA Societa Mutua Italiana di Assi-curazioni Popolari e Industriali SEDE SOCIALE: MILANO - Via Carlo Alberto, 2. ASSICURAZIONI DOT ALI PER BAMBINI ASSICURAZIONI MISTE ASSICURAZIONI SU DUE TESTE PAGAMENTI DEI PREMI A RATE MENŠILI SENZA VISITA MEDICA Per informazioni, schiarimenti e preventivi scrivere alla Direzione Generále della "CONCORDIA,, MILANO, Via Carlo Alberto, 2 - Telefono 11-32 r/nnriUTV A V A n\ l f n La eONCORDIft ha pubblicato un'AGENDA DOMESTICA che ^ I l# m fy Py tk Ai Ri ZI I il l P distribuisce gratuitamente a tutti quelli che ne faranno domanda alla * *^*^*^'L1** UI A1X* * £*.MJM>J Direzion« Generale in Milano, Via Carlo Alberto, 2. CORRIERE DEI PICCOLI ■A Cor r is po rid en za, [ u, bu, bu I E' Pasticcio, il cane di ca-sa, bianco e nero, con la coda color caffě, che abbaia furiosamcnte oontro Tom-maso, il servitore che entra con un vassoio carico di plichi e di carte. Richetto ha avuto la fortuna di trovare un tifrac-ciolo e l'ha acceso sulle brace del caminet-to e dopo avervi soffiato sopra per raf-řréddarlo, é intento a tingere m stile liberty il naso di sua sorella Ada. Egli si scuote agli abbaiamenti del cane, e ab-abbandonando la sua artistica operazione si precipita incontro a Tommaso, gridando:. — Che hai? fa vedere, fa vedere. Tommaso, che tra parentesi non solo ě uň bravo domestico ma ha per giunta un bellissimo neo sulla guancia sinistra, quasi diplomatico, risponde : — E' la posta di papá, e non si tocca. Richetto s'indigna. E da padron di casa offeso, ribatte : — Se tu sapessi fare il tuo servizio, porteresti la posta anche a me. II neo di Tommaso sobbafza, segno che il brav'uomo deve fare tutta la fatica del mondo per non scoppiare in una risata strepitosa. — E chi vuol che le scriva, signorino? Ha tempo da crescere ancora, per aver la posta. — E Tommaso solennemente scorn, pare. — Ah 1 e un'ingiustizia — esclama Richetto. Ada commenta : — Dev'essere una gran bella cosa la posta. E i signori grandi se la tengono tutta per loro. E le cassette da impostare Ie metton cosl alte, che noi non ci arri-viamo neanche in punta di piedi. Una bella ingiustizia I Che pensi, Pasticcio? Pasticcio, che non comunica con troppa facility i suoi pensieri agli altri, dimena la coda senza compromettersi. _ Richetto gli scaraventa dietro il turac-ciolo e gli grida : — Tieni, opportunists 1 Jkfla se Pasticcio non ha opinioni, Richetto e Ada hanno spesso delle idee. Cosl avvenne che mezz'ora dopo, Ada si fa-ceva cedere dalla cuoca, mediamte il com-penso di una caramella usata e di due pennine che avevan persa la punta, un bel foglio di carta da lettere. Richetto che ha molta facilita a spor-carsi le mani con l'inchiostro, e piu quan-do si propone di essere pulito, verge- le seguenti righe : « — Oaro Corriere dei Piccoli. — Io siamo un frafcello e una sorella e ci piacerebbe di essere in eorriepondenza. Ada ha un bellis-simo soprabito di pelo che fa kmdia a Pasticcio. Io ouest'cstate ho imparato a nuotare. Dunaue. capieci che siamo abbastanza grandi per poter avere la posta dei piccoli. Mi firmo il tuo Richetto e Ada che non sa ecrivere. » Due giorni dopo, Tommaso si present6 ai due bambini con gli occhi sbarrati e il neo esterrefatto, portando sul vassoio una lettera. — C'e posta anche per loro. — Vedi — esclama Richetto, solenne — che non abbiamo bisogno di crescere altro. Tommaso se ne va, dimenando le brac-cia, e borbottando : — Che tempi! T^a lettera diceva : « Oaa-i bambini, avete ragione. II Corriera dei Piccoli avra la posta anche per voi e per tutti i oentomila lettori grandi tome voi. Di tener la carrfepoedeniia con voi. abbiamo in-carieato una bella e oara vecchina, che si chiama zia Mariu. Easa invita tutti i ra- fazzi d'ltalia che leggeranno il Corriere dei 'iccoli a dirigere a lei le loro letterine. In esse patron no parlarle di tutto: della loro eciioda. dei Ioto amici, delle loro conoscenze, delle loro aifficolta, delle loro ciiriosita. Zia Hariu scegliera daJle loro lettere per stam-parli nel friornale i tratti che potranno in. teressare tutti, e s'ingegnera di sciogltere le diffwolta obe le eamnno presentate, di a.p-paeare con 1'aiuto dei suoi amici letterati e soienzriati, tntte le curiosita letterarie e scientiflche dei lettori; di sorreggere, insom-m& i piccoli studios! nei loro primi passi. « Salutiamo Eichetto, Ada e il suo soprabito di pelo, nonchfe l'amabile Pasticcio. » II Corriere dei Piccoli. Tip. del Corriere della Sera — G. Galluzzi, respon. Alle buone mamme! Perchě almanaccare tanto nella scelta di un regalo per i vostri figliuoli ? Noi ci siamo al-manaccati per voi, noi studiammo sinceramente il modo di poter conciliare i vostri desideri con le vostre forze e perció da pochi giorni abbiamo posto in vendita un modello di macchina Pathefono Omnibus al prezzo di L, 42 L'irrisorietá del prezzo non vfsconsigli dal visitare i nostri negozi o dallo scrivere; venite o scrivete. 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