ELISABETTA JEŽEK Lessico Classi di parole, strutture, combinazioni il Mulino I lettori che desiderano informarsi sui libri e sulPinsieme delle attivitá della Societa editrice il Mulino possono con-sultare il sito Internet: www.mulino.it 158 Capitolo4 TAB. 4.12. Lingue flessibili, differenziate e rigide Sistema di classi molto flessibile verbo/nome/aggettivo/awerbio/ samoano Sistema di classi abbastanza flessibile verbo nome aggettivo/avve/bio neerlandese Sistema di classi differenziato verbo nome agg. /awerbio inglese Sistema di classi molto rigido verbo - j f (non attestato) f Tale schema coglie solo quattro tipi di lingue, di cui uno non attestato. In realtä si possono individuare tipi dj|íngue intermedi tra quelli presentati, cioě tipi di lingue con gradi diversi di flessibilitä o rigidita, £ino a un totale, secondo Hengeveld, dijf tipi (il tuscarora rientra tra queste; per ulteriori esempi si veda Hengeveld et al. [2004]). / Le parole delle lingue con un sistema di classi lessicali flessibile hanno un'alta elasticita funzionale. Non ess/hdo legate a una particolare funzione nella costmzione delle predicazionjf sono parole polifunzionali. Le parole delle lingue con un sistema di cla|li lessicali rigido sono invece parole spe-cializzate per una singola funzioné sintattica. Le combinazioni di funzio^i sintattiche delle parole nelle lingue flessibili e l'assenza di classi lessicali per specifiche funzioni sintattiche nelle lingue rigide non ě casuale, mi puö essere descritta attraverso una gerarchia, che si presenta come segue^/ Verbo > Nome > Aggettivo > Awerbio Questa gerarchiyrappresenta una scala implicazionale, e puó essere interpretata in molti/modi. Uno di questi modi ě il seguente: se una lingua rigida manca di aggettivi, mancherä anche di awerbi, se una lingua flessibile ha una classe/Ůi parole che puö essere usata come nome e come aggettivo, questa stes^á classe di parole poträ anche essere usata come awerbio. Ponendo il norfie e il verbo sulla parte sinistra della scala di implicazione, questa gerarchia riconosce il carattere piú universale delle classi lessicali del verbo e q*el nome rispetto alle altre due classi lessicali. Secondo questa gerarchia, quando in una lingua mancano una o piu classi lessicali, il nome e il verbo sono le ultime a mancare. CAI'IIOIO Strutture paradigmatiche nel lessico In questo capitolo affrontiamo il tenia delle relazioni semantiche tra parole. In particolare ci occupiamo qui delle relazioni tra parole che si trovano tendenzialmente in'competizione'd'una esclude I'altra) nella catena sintagmatica e formano quindi un paradigma lessicale (per es. leggerelconsultarelsfogliare/scorrere un libro). Nell'ordine, le relazioni presentate sono: I'iperonimia/iponimia, la meronimia/olonimia; la sinonimia; I'opposizione; la causa; l'implicazione temporale; il ruolo; il modo. 1. CHE COSA Ě UNA RELAZIONE PARADIGMATICA? Per spiegare che cosa sia una relazione paradigmatica ě necessario chia-rire prima di tutto il significato del termine paradigmatico, cosi come ě uti-lizzato nello studio del linguaggio. II primo uso di questo termine ě spesso attribuito alio studioso ginevrino Saussure: ma in realtá Saussure, per indi-care ció che oggi chiamiamo paradigmatico, usava allora un altro termine, il termine associativo. II termine paradigmatico nel significato oggi corrente sará introdotto solo piu tardi da Hjelmslev [1961]. Saussure introduceva il termine associativo definendo i rapporti che possono esistere tra due o piu elementi di uno stesso sistema linguistico. Questi elementi possono essere parole, morfemi, suoni, strutture sintattiche, o altro. I rapporti che questi elementi intrattengono, invece, possono 160 Capitolo 5 Strutture paradigmatiche nel lessico 161 essere di due tipi soltanto, associativi o sintagmatici. Una relazione associativa ě un rapporto che si stabilisce tra due o piú elementi della lingua (nel caso che stiamo considerando, tra due o piú parole) sulla base di un'associa-ržione. L'associazione ě un'operazione mentale: consiste nell'accostamento di parole che condividono qualcosa. Questo accostamento ě messo in atto dai parlanti di una lingua, che stabiliscono o individuano delle connessioni a uno o piú livelli tra le parole che fanno parte di questa lingua. Queste as-sociazioni possono essere di due tipi principal!: possono essere basate sulla forma delle parole, e quindi sul significante, oppure sul contenuto delle parole, e quindi sul loro significato. Quando un'associaziojie ě basata sulla forma, essa dá luogo a insiemi di parole come ad esempio libro, libricino, libretto, libraio, libresco, libreria ecc. Ció che caratterizza questo insieme ě che tutte queste parole condividono un aspetto formale: la presenza del rnorfema lessicale libr-. Un altro insieme di parole basato su relazioni di tipo formale ě il seguente: veramente, ampiamente, fortunatamente, civilmente, astutamente. In questo caso ció che le parole condividono non ě il morfema lessicale, ma il morfema derivazionale -mente. Va osservato che l'associazione formale puó anche non essere morfologicamente motivata, cioě puó essere basata soltanto su pure somiglianze foniche: ě il caso dell'insieme di parole osso, grosso, mosso. Quando l'associazione ě basata sul significato, essa puó dare vita a un insieme di parole di questo tipo: libro, volume, dizionario, diario, album, ro-manzo, biblioteca, leggere, consultare, capitolo, pagina, carta, indice, editore, scrittore, e cosi via. Come possiamo vedere, in quesťultimo caso ció che accomuna queste parole non ě un aspetto formale, ma piuttosto uno o piú aspetti del loro significato. Tutte queste parole hanno a che fare con l'og-getto denotato dalla parola libro; gli oggetti analoghi e i suoi vari sottotipi {album, diario, dizionario, romanzo, volume), le parti fisiche [pagina, foglio), la sostanza di cui ě composto {carta), la struttura delle informazioni che con-tiene {indice, capitolo), la sua funzione {leggere, consultare), i responsabili della sua esistenza {editore, scrittore), il luogo dove ě custodito {biblioteca) ecc. Abbiamo detto prima che le relazioni associative possono essere basate sulla forma o sul significato. Nella realtá, queste due dimensioni spesso si intrecciano. Prendiamo ad esempio il caso delle parole libro (x) e libreria (y). Possiamo dire che tra queste due parole c'e una relazione formale, costituita dal fatto che condividono lo stesso morfema lessicale, libr-. C e perö anche una chiara relazione semantica, che possiamo rappresentare nel seguente modo 'y = oggetto in cui si vende x' oppure y = mobile in cui si custodisce x'. Lo stesso ě vero per vecchio (y) e vecchiaia (x) dove 'y = stato dell'essere x'; per martello (x) e martellare (y) dove y = dare colpi con x', oppure 'x serve per y' e cosi via. [ j E interessante considerare il ruolo che i due tipi di associazione che I abbiamo descritto svolgono nell'apprendimento delle lingue. Alcuni f' studi hanno mostrato che neue prime fasi di acquisizione di una lingua jj le parole sono memorizzate soprattutto associandole in base alia loro forma (ad esempio associando borsa a borseggiatore, a rimborsare ecc), mentre nelle fasi piú avanzate si tende a memorizzare le parole associandole in base al contenuto (ad esempio associando borsa a sacco, a zaino U ecc; su questo punto si veda Corda e Marello [1999,18]). Questo cam-\\ biamento nel modo di memorizzare le parole puö essere spiegato con il '] fatto che nelle prime fasi di apprendimento il significato delle parole ě sconosciuto all'apprendente, e l'associazione formale ě quindi Tunica ' í che di fatto puö attuare. Per chiarire meglio che cosa siano le relazioni associative, ě opportuno confrontarle con l'altro tipo di relazioni possibili tra elementi di una lingua, quelle sintagmatiche. Una relazione sintagmatica ě quella che intercorre tra due o piú elementi linguistici, nel nostro caso parole, quando sono combi-nate per formare unitä linguistiche piú complesse, come i sintagmi, le frasi X e i testi. Una relazione sintagmatica ě ad esempio quella che lega l'aggettivo grosso al nome libro nell'espressione 'ě un grosso libro' (dove grosso significa 'composto da molte pagine'), oppure lo stesso aggettivo grosso al nome cittä nell'espressione 'e una cittä grossa' (dove grossa significa 'con una popola-zionenumerosa'). Prendendo ora in considerazione entrambi i piani (quello associativo e quello sintagmatico) ě possibile restringere la definizione di rapporto associativo, e arrivare a precisare la nozione di relazione paradigmatica: la relazione paradigmatica ě il rapporto esistente tra le parole che possono essere sostituite una all'altra in una stessa posizione sintagmatica. Ad es. nella frase 162 Capitolo5 Strutture paradigmatiche nel lessico 163 'ho letto il_di cui mi hai parlato' ě possibile inserire nello spazio lasciato vuoto la parola libro, oppure altre parole come volume o romanzo, ma non parole come tavolo opensiero ecc. L'insieme delle parole che possono essere sostituite a libro in questa specifico contesto costituisce una serie paradig-matica, o un paradigma. Un paradigma lessicale puô essere quindi definite come l'insieme delle parole che possono stare in uno stesso contesto sintag-matico. La differenza tra rapporti associativi e rapporti paradigmatici ě evidente: nel caso di libro, soltanto alcune delle parole ad esso associate {volume, di-zionario, diaro ecc.) risultano essere in relazione paradigmatica (cioě in un rapporto di sostituibilita): non entrano in relazione paradigmatica stretta con la parola libro tutte le parole con le quali libro puô combinarsi in una stessa sequenza lessicale (ad esempio leggere, scrivere un libro; capitolo, pa-gina di un libro; scrittore, editore di un libro ecc). L'insieme dei rapporti paradigmatici esistenti tra le parole di una data lingua costituisce la sua dimensione paradigmatica (o verticale). In senso stretto, questi rapporti sono rapporti in absentia, in quanto riguardano parole che sono in alternativa tra loro in una determinata posizione sintagma-tica. Secondo L. Hjelmslev [1961,36] una relazione paradigmatica ě tale se risponde alia funzione 'either-or: o abbiamo un elemento o ne abbiamo un altro. L'insieme dei rapporti sintagmatici esistenti tra le parole di una lingua costituisce invece la sua dimensione sintagmatica (o orizzontale). In questo caso si park di rapporti in praesentia, o, nella terminológia di Hjelmslev, di rapporti 'both-anď, poiché le parole che hanno tra loro relazioni sintagmati-che compaiono una dopo ľaltra in sequenza. La dimensione paradigmatica, assieme a quella sintagmatica, sono im-portanti da piu punti di vista. Esse costituiscono le dimensioni principáli attraverso le quali possiamo analizzare i fenoméni linguistíci, e anche quelle lungo le quali si organizza e funziona la lingua. H parlante, quando compie un atto linguistico, seleziona elementi dal piano paradigmatico per combi-narli sul piano sintagmatico. Attraverso ľindagine dei rapporti associativi, ě possibile descrivere il lessico di una lingua come un insieme organizzato di reti di parole. Queste reti, fondate su relazioni di tipo formale o di tipo semantico, costituiscono delle vere e proprie strutture lessicali. Si puô dire quindi che le relazioni as- sociative creano nel lessico delle strutture. Nella parte restante dei capitolo, presentiamo un'analisi di queste associazioni, concentrando ľattenzione sulle associazioni basate sul significato. 2. TIPI DI ASSOCIAZIONI SEMANTICHE TRA PAROLE Per quanto riguarda le associazioni tra parole basate sul loro significato, queste possono essere di diverso tipo. In generale, perö, l'analisi delle relazioni paradigmatiche, e cioě delle sostituzioni possibili sul piano sintagmatico, consente di stabilire degli assi, che sono utili per classificare i vari tipi. Questi assi costituiscono una possibile congettura sulla struttura del lessico. Un primo asse ě quello che riguarda le relazioni verticali (o gerarchiche o di inclusione), nelle quali uno dei termini ě sovraordinato e l'altro ě sotto-ordinato, come nel caso di veicolo (sovraordinato) e macchina (sottoordi-nato), o di macchina (sovraordinato) e volante (sottoordinato) (si intenda qui macchina nel significato corrente di 'automobile'). Come vedremo i due casi sono molto diversi tra loro. Un secondo asse ě quello che riguarda le relazioni orizzontali, come quelle di equivalenza (barriera/ostacolo) e di op-posizione {lungo/corto), nelle quali Í termini non sono l'uno sovraordinato e l'altro sottoordinato, ma si trovano sullo stesso piano. Questi assi, come vedremo, sono utili, ma fino a un certo punto, perché ci sono un gran numero di associazioni che non sono facilmente ricondu-cibili ad uno di essi, o che li attraversano, come ad esempio le associazioni di causa {comprare/pagare), di implicazione temporale (inclusione, come in dormire/russare, o sequenza, come in cercare/trovare), distrumento {pistola/ sparare), di scopo {letto/dormire) di stimolo-risposta {comandare/obbedire), di reazione {attaccareidifendere) e cosi via. Queste associazioni non sono paradigmatiche in senso stretto, cioě non riguardano termini sostituibili sul piano sintagmatico. Tuttavia, sono relazioni che contribuiscono a chiarire la struttura del lessico e che si possono considerare presenti nella competenza lessicale di un parlante. Parleremo di alcune di queste relazioni nel § 5. Prima di procedere a illustrare i tipi principali di relazioni semantiche tra parole, ě opportuno chiarire due aspetti fondamentali. Il primo ě che le associazioni di cui ci occupiamo sono primariamente delle associazioni tra 164 Capitolo5 Strutture paradigmatiche nel lessico 165 significati, e solo secondariamente delle associazioni tra parole: le parole polisemiche attivano infatti associazioni diverse per ciascun significato. Per chiarire questo punto, si consideri la parola acceso, che si associa per oppo-sizione a spento se e riferita a motore, a sbiadito se e riferita a colore, apacato se e riferita a discussione, e cosi via. Lo stesso e vero per la parola giovane che si associa per equivalenza a novello se riferito al vino, a sportivo se rife-rito alTabbigliamento, a inesperto se riferito a un apprendista ecc. Un secondo aspetto riguarda il rapporto tra le associazioni semantiche e la classe lessicale: comunemente le associazioni sono interpretate come relazioni tra parole che appartengono alia stessa classe: ad esempio nome/ nome, aggettivo/aggettivo, verbo/verbo e cosi via. In un'accezione phi am-pia, le associazioni perö oltrepassano la distinzione di classe lessicale e si in-staurano tra elementi appartenenti a classi diverse. Alcuni esempi di questo tipo sono costituiti da coppie di parole come partire/amvo, elezione/votare, addormentarsi/risveglio, spedire/mittente. Presentiamo di seguito alcune delle relazioni semantiche chiave. Per le relazioni verticali (o gerarchiche o di inclusione) consideriamo: a) l'ipe-ronimia/iponimia e b) la meronimia/olonimia. Per le relazioni orizzontali consideriamo: a) la relazione di equivalenza, o sinonimia, b) la relazione di simüitudine, o quasi sinonimia e c) le relazioni di opposizione: antinomia, complementaritä e termini conversi. Per quanto riguarda altre possibiH relazioni consideriamo: a) la relazione di causa, b) la relazione di implicazione temporale, c) la relazione di ruolo e d) la relazione di modo (come riferi-mento generale per le relazioni semantiche tra parole, si veda Cruse [1986]; per l'italiano, e interessante la descrizione delle relazioni lessicali effettuata nell'ambito del progetto ItalWordNet [Roventini et al. 2003], al quale ci ispiriamo nella presentazione che segue). 3. RELAZIONI GERARCHICHE DI INCLUSIONE: IPERONIMIA/IPONIMIA, MERONIMIA/OLONIMIA_ La relazione di iperonimia e iponimia (ad esempio quella esistente tra veicoloi'macchina, muoversi/camminare, chiuderelabbottonare) lega due parole, delle quali una (1'iponimo) ha un significato che e piü specifico deU'al- Referente Significato veicolo niiicchina fig. 5.1. Relazioni gerarchiche di inclusione. tra (l'iperonimo), nel senso che il suo significato ě costituito dal significato dell'iperonimo piü qualche tratto aggiuntivo (ad esempio nel caso di mac-china, il significato puö essere descritto come 'veicolo' + 'a motore' + 'a quattro ruote' ecc; nel caso di camtninare, come 'muoversi' + 'a piedi'/nel caso di abbottonare come chiudere' + 'con i bottoni' ecc). Inoltre, nel caso specifico dei nomi, se anziehe al significato guardiamo al referente, si puö osservare che 1'iponimo denota un referente che ě incluso nel referente denotata daü'iperonimo: quindi, il referente dell'iponimo ě un sottotipo del referente dell'iperonimo. Questa situazione puö essere rappresentata gros-somodo come nella fig. 5.1. Attraverso l'analisi delle relazioni di iperonimia/iponimia ě possibile costruire delle tassonomie, cioě delle classificazioni fondate su principi ge-rarchici, dove ci sono termini sovraordinati e termini sottordinati. Quelle che presentiamo nella fig. 5.2. sono delle tassonomie parziali. Le tassonomie fanno vedere bene alcune cose: 1. la relazione di iperonimia/iponimia ě una relazione di tipo 'verticale', poiché 1'iponimo ě sottoordinato rispetto all'iperonimo (essendo una sottoclasse dell'iperonimo); veicolo (n.) muoversi (v.) macchina aereo autobus camminare correre volare fuoristrada utilitaria ecc. marciare zoppicare ecc. fig. 5.2. Tassonomie basate su relazioni di iperonimia/iponimia. \ 166 Capitolo 5 Strutture paradigmatiche nel lessico 167 2. la relazione ě orientata o asimmetrica: se ě vero che una macchina ě un veicolo, non ě vero che un veicolo ě necessariamente una macchina; per questo motívo si dice anche che ě un'implicazione unilaterale; 3. esistono nel lessico piú livelli di iperonimia/iponimia: un iponimo puö essere a sua volta un iperonimo di un altro elemento; 4. la relazione ě transitiva, poiché consente il trasferimento di informa-zioni semantiche attraverso piú livelli: per questo motivo possiamo dire che un'utilitaria ě una macchina, ma possiamo anche dire che uriutilitaria ě un veicolo. I diversi livelli corrispondono a una minore o maggiore specifická di significato. 5. uno stesso iperonimo puö avere piú iponimi: questi sono chiamati co-iponimi (nella fig. 5.2 i co-iponimi sono: macchina, aereo, autobus; camminare, correre, volare; fuoristrada, utilitaria; marciare, zoppicare). La relazione semantica tra co-iponimi ě di natura diversa rispetto a quella tra iperonimo e iponimo: ě orizzontale e non verticale. I co-iponimi sono tutti allo stesso livello di specifická del significato. II test principále utilizzato per individuare la relazione di íperonimia/ iponimia ě basato sul criterio di inclusione: 'x ě (un) y, ma y non ě (un) x . Questo test va bene sia per i nomi, sia per i verbi: per esempio, 'un fuoristrada ě una macchina ma una macchina non ě un fuoristrada'; 'camminare ě muoversi, ma muoversinon ě camminare'. Un altro test utile, ma soltanto per i nomi, ě il seguente: un «x e altri tipi di n2': ad esempio, 'un fuoristrada e altri tipi di macchiné. Per i verbi, ě utile invece il test 'vx ě v2 in un modo particolare'. Ad esempio, 'camminare ě muoversi in un modo particolare'. II termine 'modo' in questo caso va inteso in senso ampio, e puö riguar-dare diversi aspetti dell'evento che possono essere incorporati nel significato del verbo iponimico: ad esempio la maniera {spostare vs. trascinare); lo strumento (chiudere vs. abbottonare, affibbiare, agganciare, allacciare, an-nodare); la velocita {muoversi vs. correre, precipitarsi); il mezzo di trasporto {muoversi vs. volare, navigare); l'intensitä {chiudere vs. sbattere la porta), e cosi via. La relazione di iperonimia/iponimia riguarda non solo parole semplici, ma anche composti, come ad es. capolcapotreno, e sintagmi piú o meno les-sicalizzati, come ad es. cibo/ciboper cani, oppure succo/succo difrutta. Come abbiamo gia osservato, in un'accezione allargata, la relazione di iperonimia/iponimia ě presente anche tra parole appartenenti a parti del discorso diverse. In questo senso, colpire ě iperonimo di martellata, uscita (nel significato di 'atto delľuscire') ě iponimo di andare ecc. Nonostante la relazione di iperonimia/iponimia costituisca indubbia-mente uno degli assi portanti deľľarchitettura del lessico, bisogna ricono-scere che questa relazione ě piú applicabile per descrivere i légami tra parole appartenenti a certe classi lessicali rispetto ad altre. In particolare, ľiponimia ě un principio di strutturazione molto evidente nel caso dei nomi e anche dei verbi (sia pur con modalita diverse nei due casi, di cui diremo tra poco), mentre nel caso degli aggettivi il principio di strutturazione piú forte sembra essere quello delľopposizione (un aggettivo cioě tende a definirsi come op-posto a qualcosa piuttosto che come iponimo o iperonimo di qualcosa: ě il caso di giovane che quando ě riferito all'etä si caratterizza rispetto al suo op-posto vecchio). Ciô nonostante, per alcuni aggettivi ě possibile pensare a una struttura di iperonimia/iponimia. Un esempio ě quello di colorato (fig. 53). La relazione di iperonimia/iponimia, infine, ě utile per chiarire le infe-renze possibili nel lessico: se diciamo che 'abbiamo camminato' significa che 'cisiamo mossí. La relazione di meronimia/olonimia (ad esempio quella esistente tra maniglia/porta, manica/camicia, pedale/bicicletta, volante/macchina, brac-cio/corpo) lega due termini dei quali uno (il meronimo) indica la parte e ľaltro (ľolonimo) indica il tutto. Soprattutto i termini che denotano oggetti fisici (ivi compresi, come vedremo, i luoghi) sono suscettibili di entrare in una relazione meronimica. Esistono diversi tipi di relazioni basate sulla meronimia/olonimia. Quella centrále ě costituita dai casi che abbiamo citato, in cui la relazione ě tra un intero e le parti che lo compongono. Altri tipi di relazioni che possono essere ricondotti alla meronimia/olonimia sono i bicromo rosso, giallo ecc. sgargiante fig. 5.3. Una struttura di iperonimia/iponimia. 168 CAPIT0LO5 Strutture paradigmatiche nel lessico 169 seguenti (includiamo nella presentazione anche il primo tipo che abbiamo appena commentato): a) relazione tra un intero e le sue parti costituenti: mano ě olonimo di dito dito ě meronimo (parte) di mano pie de b) relazione tra un oggetto e la sostanza di cui ě fatto: muro ě olonimo di cemento cemento ě meronimo (sostanza) di muro c) relazione tra un insieme e i suoi membri: parlamentů ě olonimo di deputato deputato ě meronimo (membro) di parlamento d) una relazione tra un intero e una porzione di esso: pane ě olonimo di fetta fetta ě meronimo (porzione) di pane came e) una relazione tra un intero e gli elementi di cui ě composto: sabbia ě olonimo di granello llo ě meronimo (elemento) di sabbia f) una relazione tra un luogo e un altro luogo in esso contenuto: deserto ě olonimo di oasi oasi ě meronimo (luogo) di deserto. Come possiamo vedere dagli esempi, il meronimo puó essere una parte costituente di un oggetto e, in senso piú lato, la sostanza di cui un oggetto ě fatto, un membro di un insieme, una porzione delToggetto, un elemento costituente di una massa, un luogo compreso in un luogo piú ampio. In al-cuni casi, un meronimo puó avere piú olonimi {fetta ě meronimo sia áípane, sia di carne, sia di saláme ecc); viceversa, possono esserci piú co-meronimi di un olonimo {manka, bottone, asola, colletto, polsino sono co-meronimi di camicid). bicicletta pedále manubrio sella ruota cerchione raggi fig. 5.4. Relazioni di meronimia. Le relazioni di meronimia possono essere rappresentate come nella fig. 5.4 (dove si presenta una rappresentazione parziale). Questa rappresen-tazione mette in luce il fatto che la meronimia, al pari delTiponimia, ě una relazione di inclusione {bicicletta include ruota). II sistema lessicale creato dalle relazioni di iperonimia/iponimia (fig. 5.2) e quello creato dalle relazioni di meronimia/olonimia (fig. 5,4) si presehtano identici, cioě con i termini collegati da barre verticali, e con una gerarchia di livelli. Ció nonostante, i due sistemi sono alia base totalmente differenti e non devono essere confusi: mentre gli iponimi sono un tipo di qualcosa, i meronimi sono una pařte di qualcosa. Una macchina non ě una parte di un veicolo, ě un tipo di veicolo. Alio stesso modo, la ruota non ě un tipo di bicicletta, ě una parte della bicicletta. Mentre una macchina ě un veicolo, la ruota non ě una bicicletta. Inoltre, mentre un iponimo in genere eredita dall'iperonimo le sue proprieta (ad esempio, un tulipano ha petali, profurno ecc. come un fiore), un meronimo non le eredita (una ruota non ha le proprieta di una bicicletta). Infine, le relazioni di meronimia non sono tutte ugualmente transitive, come quelle di iperonimia/iponimia. Mentre ě normále affermare che i raggi sono parte della bicicletta, ě piú strano affermare che il dito ě parte del braccio e cosi via. Un test ingenuo per individuare la meronimia ě il seguente: 'x ha y' ('una bicicletta ha un pedále'). Questo test ě pero fuorviante, perché non ě sufficiente: infatti posso dire 'Io ho un libro' ma il libro non ě una parte di me (il possesso ě inalienabile nel primo caso, alienabile nel secondo: su questo punto si veda Lyons [1977, 312]). Un test piú appropriato ě il seguente: per la meronimia: 'x ě una parte di y (il pedále ě una parte della bicicletta); per l'olonimia: 'x ha come parte ý (la bicicletta ha come parte il pedále). 170 Capitolo 5 Strutture paradigmatiche nel less1co 171 Come abbiamo gia osservato nel cap. 3, la relazione di meronimia e rilevante dal punto di vista linguistico perche la parola che denota la parte e usata spesso nelle lingue per esprimere il tutto (questo spostamento di senso si chiama nella retorica classica sineddoche): 'sono al volante' (= sto guidando la macchina), 'sono al timone' (= sto manovrando una nave) 'non ha piu un tetto' (= non ha piu una casa) e cosi via. Inoltre, la meronimia e alia base del procedimento chiamato anafora associativa, cioe di prima menzione di un'entita in qualche modo associabile ad un'entita menzionata precedentemente, come nel caso di: 'la casa e in via Mazzini. Le finestre danno sul parco' (sull'anafora associativa si vedano Kleiber [2001] e Kor-zen [2003]). In generale, pero, va specificato che non tutte le parti di un oggetto hanno un eguale status: sono le parti tipiche, quelle cioe che carat-terizzano un oggetto, a consentire generalmente spostamenti di significato lungo l'asse della meronimia: tipicamente, quelle che lo fanno funzionare o che sono fondamentali nel suo funzionamento. Per esempio, un pianoforte ha dei pedali ma questi non saranno mai utilizzati per esprimere l'intero strumento, perche non sono essenziali per il suo funzionamento, come lo e invece un volante per una macchina. Per concludere, diamo un esempio di una relazione di meronimia/olonimia tra classi lessicali differenti: pedalare/ bicicletta. 4. RELAZIONI DI EQUTVALENZA: SINONIMIA, QUASI SINONIMIA Ci sono diverse definizioni di sinonimia: genericamente, sono sinonimi due parole che hanno lo stesso significato (miseria/pdvertd, mischiare/me-scolare, roccioso/pietroso, abbastanzai'quanto basta). Piu tecnicamente, la sinonimia e la relazione di perfetta equivalenza semantica tra due parole che possono essere sempre sostituite una all'altra senza che questo cambi il significato della frase in cui si trovano. Questa definizione e poco praticabile, perche la maggior parte delle parole sono polisemiche e quindi il caso in cui due parole sono interscambiabili in tutti i loro significati, e raro (si tratta di casi come ombrello/parapioggia, dove pero parapioggia e un termine meno comune, e quindi non perfettamente sinonimico; inoltre, ombrello pud dar luogo a usi figurati, mentre parapioggia no). Piu frequente e la situazione per cui due parole sono interscambiabili soltanto in un contesto specifico (o piú di uno, ma non tutti): ad esempio biglietto ě interscambiabile con banconota in un contesto come 'un biglietto da dieci euro', ma non in un contesto come 'un biglietto del třeno': insistente ě interscambiabile con in-cessante in un contesto come 'una pioggia insistente', ma non in un contesto come 'una persona insistente' e cosi via. Una definizione piú 'larga' di sino^~j nimia ě la seguente: la sinonimia ě la relazione esistente tra due parole che in un dato contesto (e quindi in un dato significato) possono essere sostituite una all'altra senza che questo abbia delle conseguenze sull'interpretazione, cioě sul valore di veritá della frase. In base a questa definizione, due parole sono sinonimi non solo quando sono sempre intercambiabili (sinonimi as-soluti, come nel caso - un po' forzato - di ombrello e parapioggia), ma anche quando lo sono almeno in un contesto (sinonimi contestuali, come nei casi di biglietto e banconota e di insistente e incessante). Tutte le definizioni di sinonimia, nelle diverse formulazioni che abbiamo presentato, poggiano sul test di sostituzione (possibilitá di sostituire una parola con l'altra). Se per definire la sinonimia usiamo il test di sostituzione, risultano essere sinonimi soltanto parole della stessa classe (verbi con verbi, nomi con nomi e cosi via). Quindi, ad esempio, anivo e arrivare, partenza e partire non sono sinonimi, e nemmeno arrossato e arrossire. Per individuare i sinonimi, ě necessario in primo luogo analizzare i con-testi d'uso in cui i termini sono utilizzati. Inoltre, ci si puďawalere di alcuni test. Questi test mettono in luce una proprieta logica della smonimia, quella cioě di essere un'implicazione bilaterale. Un buon test per verificare la sinonimia di nomi e aggettivi ě il seguente, costituito da due parti: 'ě (un/una) x, quindi ě (un/una) y'; 'e (un/una) y, quindi ě (un/una) x'. Per es.: e un cibo quindi ě un alimento'; e un alimento quindi ě un cibo'; 'ě rapido quindi ě veloce' 'ě veloce quindi ě rapido'. Questo test non va bene per gli iperonimi, che infatti hanno una relazione basata su un'implicazione unilaterale: 'ě un cane, quindi ě un animale'; *e un animale, quindi ě un cane. Esclude inoltre anche i meronimi, per i quali non vi ě implicazione: *e una manica, quindi ě una camicia; *e una camicia, quindi ě una manica. Un test per verificare la sinonimia dei verbi ě invece il seguente, anch'esso costituito da due parti: 'qualcosa/qualcuno x, quindi qualcosa/qualcuno y; 'qualcosa/qualcuno y, 172 Capitolo 5 Strutture paradigmatiche nel less1co 173 quindi qualcosa/qualcuno x . Per es.: 'il fatto accadde, quindi il fatto ebbe luogo'; 'il fatto ebbe luogo, quindi il fatto accadde . I quasi sinonimi {arnese/attrezzo, bocconelmono,pienol colmo, mormo-rare/bisbigliare, chiacchierare/convenare) sono coppie di termini che rispon-dono in modo incerto al sopra citato test della sinonimia. Per es.: '?se Gianni chiacchiera, allora conversa'; '?se Gianni conversa, allora chiacchiera'; '?la vasca ě piena, quindi ě colma'; '?la vasca ě colma, quindi ě piena'. Queste coppie di parole sono state chiamate in modi diversi: ad esempio, analoghi 0 affini. Questi ultimi due termini sono pero vaghi e soprattutto troppo ge-nerici: infatti, dal punto di vista del significato, sono parole analoghe anche 1 co-iponimi di un termine generale (prefisso, sujfisso, infisso, co-iponimi di affisso; volare, correre, camminare, co-iponimi di muoversi e cosi via). Esistono alcune dimensioni semantiche che consentono di chiarire in che modo due quasi-sinonimi divergono (le dimensioni che elenchiamo non si escludono a vicenda e anzi possono sommarsi): 1. grado: uno dei due termini esprime lo stesso concetto delľaltro, ma in modo piú forte (indicato da t), o piú debole (indicate da 4-) {pieno t colmo; taglio i contenimento); 2. modo: due verbi quasi-sinonimici denotano lo stesso tipo di evento, svolto pero secondo modalita diverse {sorridere, sghignazzare, sogghignare, ridacchiare; bisbigliare, mormorare, sussurrare); 3. connotazione: i due termini hanno denotazione identica, ma diversa connotazione (gatto/micio,fare/commettere); 4. registro: i due termini hanno uguale denotazione, ma diverso registro {sctocchezza/ volg. cazzata, abbattersil f am. abbacchiarsi); 5. campo: i due termini hanno uguale denotazione, ma sono utilizzati in campi diversi (ricetta/ med. prescrizione; priorita! automob. precedenza); 6. area geografica: i due termini hanno uguale denotazione, ma sono utilizzati in aree geografiche differenti [tabaccaiol'tabacchino, spegnerel smorzare). I casi da 3 a 6 sono anche chiamati 'varianti sinonimiche'. Altri casi di quasi sinonimi sono meno facilmente classificabili, nel senso che nonostante sia possibile descrivere in quali punti del loro significato i quasi-sinonimi si distinguono, non pare possibile costruire una classe di fenoméni. Si tratta cioé di casi singoli ehe non possono essere ricondotti a delle vere e proprie dimensioni, come quelle ehe abbiamo appena deseritto. Tra questi troviamo: acrobata/saltimbanco; decotto/infuso/tisana; probabili-stico/statistico; professionelattivitä/lavoro/occupazione. 5. RELAZIONI DI OPPOSIZIONE: ANTONIMIA, COMPLEMENTARITÄ, TERMINI CONVERSI La categoria degli opposti comprende tutte le coppie o serie di termini che si oppongono in relazione a uno o piú aspetti del loro significato. II termine opposto va quindi inteso qui come un termine generále. Alcuni esempi di opposti sono i seguenti: facile/difficile, aprire/chiudere, comperare/rubare, padre/figlio (vedremo oltrele differenze). Ilprocesso diidentificazione diun opposto precede spesso, paradossalmente, attraverso un primo mpmento in cui vi ě l'identificazione di un punto in comune nel significato di 4ue parole. Un secondo passaggio ě quello dell'identificazione di un punto cruciale in cui i due significati divergono. Per fare un esempio, dati due termini come comprare e rubare, a partire dall'identificazione di un elemento condiviso (ad es. il fatto di 'procurarsi il possesso di qualcosa') si passa all'identificazione di un punto cruciale di differenziazione (ad esempio la 'compensazione con del denaro'), e si giunge infine a individuare una relazione di opposizione. Questo procedimento ě schematizzato nella fig. 5.5, dove l'elemento condiviso ě indicato dalla zona in grigio. Si possono individuare tipi diversi di relazioni di opposizione. Gli an-tonimi sono coppie di parole (per gli agg.: facile/difficile, largo/stretto; per i verbi: pulire/sporcare, alzare/abbassare; per i nomi profondita/superficie) che designano una proprieta o un evento, i quali hanno la caratteristica di essere, da un punto di vista concettuale, graduali, scalari. I due antonimi si oppongono quindi l'uno rispetto all'altro in relazione a una scala di valori, comprare - procurarsi il pcwc".',o di qlro. - rubare (compensazione con denaro) fig. 5.5. Ľidentificazione di un elemento condiviso e di un punto di differenziazione. 174 Capitolo 5 / / Strutture paradigmatiche nel lessico 175 Jj- zona neutra fig. 5.6. Relazione di opposizione polare. della quale costituiscono i due poli (lessicalizzano cioe i due poll della scala). Per questo motivo si puö parlare in questo caso di opposizione polare. Da un punto di vista logico, gli antonimi sono contrari, non contraddittori: la negazione di uno dei due termini non equivale al suo opposto: non facile non significa necessariamente difficile. Questo e possibile perche esiste una regione lungo la scala della proprietä (corrispondente approssimativamente alia sua parte centrale) che e neutrale, per cosi dire, rispetto ai due termini, che tendono invece come abbiamo detto a disporsi lungo i due poli. Questa regione e neutrale nel senso che non vi ci si puö riferire con alcuno dei due termini: qualcosa puö essere ne facile ne difficile (fig. 5.6). Questa caratteri-stica e testimoniata dalla presenza di espressioni comuni quali: 'non e caro ma non e neanche economico'. Il punto zero della scala (cioe l'assenza di proprietä) non e indicate da nessuno dei due termini. Infatti non possiamo dire che qualcosa h piccolis-simo se non ha alcuna dimensione, o che e lentissimo se e staxionario. Uno dei due antonimi tende verso lo zero, ma non lo raggiunge. Esistono nelle lingue serie di termini che individuano delle gradazioni molto raffinate, do-tate quindi di piü termini: ad esempio, gelido, freddo, fresco, tiepido, caldo, bollente; neonato, bambino, adolescente, ragaxxo, giovane, adulto, anxiano, vecchio; fortissimo, forte, mexxo forte, piano, pianissimo; pessimo, cattivo, mediocre, buono, ottimo, eccellente ecc. Potenzialmente, lungo una scala di questo tipo potremmo avere moltis-simi termini; in realtä di norma ne abbiamo alcuni e utilizziamo dei quan-tificatori, come un po', piü, molto ecc. per raffinare il concetto: diciamo ad esempio 'questi pantaloni sono molto lunghi'; 'questo film e mediamente divertente' ecc. I test per stabilire se due parole sono antonimi sono i seguenti: 'non e ne xne/; 'emeno/molto/piü/moderatamente/leggermente/appena/un po' x, y\ Per esempio: 'questo compito non e tie facile ne. difficile', 'questo compito e meno, molto, piu, moderatamente difficile' (il primo test e lo stesso che serve per chiarire se vi e o no una regione neutrale rispetto ai due termini). In genere, la proprieta descritta da un antonimo non e assoluta ma dipende dal referente a cui e applicata: una montagna aha sara quindi di dimensioni diverse da una persona aha. Go nonostante, in molti casi esiste un valore medio di riferimento. Infine, gli antonimi possono essere orientati: ad esempio nel caso di pulito/sporco, alcuni test mostrano come il polo non marcato sia costituito da pulito: 'questo vestito e un po' sporco' vs. 'Pquesto vestito e un po'pulito'. Due termini sono complementari {promosso/bocciato, vero/falso, vivo/ morto) quando si oppongono rispetto a una distinzione non polare o scalare ma binaria: quando cioe tagliano in due sezioni mutualmente esclusive il do-minio concettuale che descrivono. Per questo motivo, questa opposizione e detta anche opposizione binaria. I termini complementari si escludono a vicenda e non vi e mai un termine intermedio, Quindi, l'opposizione binaria corrisponde alia relazione 'x e non/: promosso equivale a non bocciato, vero equivale a non falso e cosi via. Un test per individuare i termini complementari e il seguente: 'non e ne x ne/ (*non e mpromosso ne bocciato). I termini complementari rispondono negativamente al test perche l'opposizione che codificano e esclusiva, nel senso che l'affermazione di un termine esclude 1'altro, e non si danno casi intermedi. Non e possibile negare contemporanea-mente entrambi gli elementi. I conversi (o inversi), ad esempio comperare/vendere, padre/figlio, sono termini il cui significato esprime una relazione necessaria tra almeno due elementi (il padre e tale solo in relazione a qualcuno: se non vi sono figli non esiste il padre; una persona pud vendere qualcosa solo se c e un compratore e cosi via). I conversi sono quindi termini intrinsecamente relazionali. La relazione sottostante e asimmetrica, cioe e colta dal punto di vista di uno di questi due elementi, che chiamiamo per comodita x e y: Punto di vista dix Punto di vista di y x vende qualcosa ay y compra qualcosa da x x e padre di y ye figlio di x 176 Capitolo 5 Strutture paradigmatiche nel lessico 177 La caratteristica di due termini che sono tra loro conversi ě quella di esprimere tale relazione in modo rovesciato luno rispetto alľaltro. Nel caso dei verbi, la conversione puô essere resa, oltreché attraverso coppie di parole, attraverso la costruzione passiva: Punto di vista di x Punto di vista di y x guarda y yě guardato da x Un tipo particolare di opposti sono infine quelli che si distinguono in relazione alla direzione che esprimono rispetto a un asse di riferimento. E possibile individuare quattro assi principáli di riferimento, tre dei quali sono stabiliti dalla collocazione del nostro corpo nello spazio, e dalle sue caratte-ristiche simmetriche: 1. asse primario orizzontale (fronte/retro) 2. asse verticale (testa/piedi) 3. asse laterale (sinistra/destra) 4. asse del tempo (passato/presente/futuro) In base a questi assi, si caratterizzano coppie di opposti di direzione come le seguenti: davanti/dietro, di fronte a/dietro a, avanzare/retrocedere; cima/fondo, alto/basso, su/giu, sopra/sotto, salire/scendere; a sinistra dila destra di; ieriloggi,prommo/ultimo,precederelseguire; prima/dopo ecc. 6. ALTRE RELAZIONI SEMANTICHE: CAUSA, IMPLICAZIONE TEMPORALE, RUOLO, MODO_ Nel lessico, si possono individuare un ampio numero di relazioni tra parole basate sul loro significato, che non sono riconducibili ai tipi principáli di relazioni presentate nei paragrafi precedenti. Da un punto di vista quantitativo, queste relazioni (per es. chiodo/martello, staffa/cavallo ecc.) non sono di rilievo minore rispetto alle altre: soltanto, sono piú difficili da rappresentare. In alcuni casi, queste relazioni sono anche piú complesse dal punto di vista logico, ad es. quando riguardano parole che appartengono a classi lessicali diverse (ad esempio altolstatura). I tipi principáli che abbiamo descritto prima, insomma, costítuiscono da un lato i tipi piú impor-tanti, daľľaltro quelli piú facilmente descrivibili. Inoltre, sono dimensioni alle quali la tradizione lessicografica ha dato, fino a tempi recenti, piú atten-zione. In questo paragrafo descriviamo brevemente qualche altro tipo di relazione: in particolare la relazione di causa, la relazione di implicazione temporale (che si pone soltanto per le parole che esprimono concetti dotati di temporalita, come i verbi), la relazione di ruolo, la relazione di modo. Una relazione di causa lega coppie di parole come per esempio uccidere/ morire, mirare/colpire, insegnare/imparare, cercare/trovare. Infatti, come abbiamo visto nel cap. 3, possiamo dire: uccidere CAUSA morire. Questa relazione puö essere descritta nel seguente modo: Tevento espresso da x causa ľevento espresso da y. La relazione di causa puö essere fattiva (per questa terminológia, si veda Lyons [1977]), cioě applicarsi necessariamente, come nel caso di uccidere che necessariamente causa morire, oppure non fattiva, come nei casi seguenti: mirare PUÔ CAUSARE colpire; cercare PUÖ CAUSARE trovare; provare PUÔ CAUSAEE riuscire; insegnare PUÔ CAUSARE imparare; co-mandare PUÔ CAUSARE obbedire e cosi via. Questi ultimi casi possono essere descritti nel modo seguente: 'ľevento espresso da x probabilmente causa ľevento espresso da y' oppure: 'ľevento espresso da x ha lo scopo di causare ľevento espresso'da y . La relazione di causa, infine, puö legare anche parole appartenenti a classi lessicali different!, per es. un verbo e un nome, come nel caso di processarel condanna. In questo caso la relazione puô essere descritta nel seguente modo: processare PUÔ CAUSARE condanna. Per quanto riguarda la relazione di implicazione (o entailment) temporale, va osservato innanzitutto che da un punto di vista generale, ľimplica-zione ě alla base di varie relazioni che abbiamo giä discusso, come ad esempio quella delľiperonimia/iponimia e quella di causa fattiva: essa consente pero di individuare anche altri tipi di relazioni. In particolare, nel caso dei verbi, altre relazioni possono essere individuate se si analizzano le fasí che costituiscono gli eventi che í verbi descrivono. Ad esempio, se consideriamo le coppie di verbi dormire/russare, comprare/pagare e dare/avere possiamo dire che esiste una relazione tra questi verbi, tale per cui: russare IMPLICA dormire; comprare IMPÚCA pagare; avere IMPLICA dare. Possiamo anche ag- 178 Capitolo 5 Strutture paradigmatiche nel lessico 179 giungere che nel primo caso, l'evento del russare e incluso, dal punto di vista temporale, nell'evento del dormire (si russa soltanto mentre si dorme, men-tre si puö continuare a dormire senza russare); nel secondo caso, l'evento del comprare include l'evento del pagare; nel terzo caso l'evento deü'avere segue immediatamente, dal punto di vista temporale, l'evento del dare. L'im-plicazione temporale per i verbi e simile a cid che per i nomi e la meronimia: una singola parte temporale costituisce per il verbo una parte dell'intero evento. La relazione di ruolo lega un verbo a un nome (o viceversa), quando il verbo (ruminare) include l'informazione del nome (mucca) o il nome {pe-done) include quella del verbo {camminare). In questi due esempi, l'informazione riguarda in entrambi i casi l'agente dell'azione espressa dal verbo. Che cosa fa infatti un pedone? Cammina. E chi rumina? Una mucca. La relazione puö perö riguardare ruoli diversi dall'agente, ad esempio il paziente {partorire implica figlio), lo strumento {mordete implica denti), il locativo {nuotare implica aequo) ecc. Va osservato che la relazione di ruolo coglie sia aspetti paradigmatici sia aspetti sintagmatici. Questo punto puö essere chiarito precisando che le parole mordere e denti sono legate da un'asso-ciazione in absentia e quindi paradigmatica ('ho morso la mela con i denti' e infatti un'espressione ridondante), mentre le parole pedone e camminare sono legate da una relazione in praesentia e quindi sintagmatica ('il pedone stava camminando' non e infatti un'espressione ridondante). Nel primo caso siamo di fronte a una implicazione paradigmatica di contenuto, nel secondo caso a una implicazione sintagmatica di contenuto (su questo punto, cap. 6, §2.1). Infine, la relazione di modo collega un verbo (ad esempio bisbigliare) e un awerbio (ad esempio a bassa voce), quando quest'ultimo indica il modo in cui l'evento espresso dal verbo ha luogo. Un altro esempio e: scaraven-tarei'con forza. Anche questa relazione, come quella di ruolo, puö cogliere aspetti tanto paradigmatici, quanto sintagmatici: si confronti l'espressione 'stavano bisbigliando a bassa voce', che risulta ridondante e attesta quindi la presenza di una relazione paradigmatica tra bisbigliare e a bassa voce, con 'ha scaraventato con forza la sedia contro il muro', che non e ridondante e attesta quindi la presenza di una relazione sintagmatica tra scaraventare e con forza. 7. CONFIGURAZIONI LESSICALI Le diverse relazioni che abbiamo descritto in questo capitolo non esau-riscono i tipi di relazioni semantiche possibili tra le parole. Tuttavia, esse consentono di individuare chiaramente le configurazioni lessicali piu tipi-che. Per configurazione lessicale si intende il profilo relazionale di una pa-rola dal punto di vista del suo significato, cioe l'insieme e il tipo di relazioni semantiche che attiva in ciascuna delle sue accezioni (ad esempio sinonimia, opposizione, iperonimia, causa ecc). Ogni singola parola di un lessico si ca-ratterizza in modo diverso rispetto alle configurazioni di relazioni che attiva. Cerchiamo di chiarire questo punto con alcuni esempi dall'italiano, utiliz-zando, per semplificare, soltanto alcune delle relazioni discusse. La parola pessimismo non risulta avere sinonimi, e si caratterizza principalmente in base al suo opposto ottimismo e a un gruppo di quasi sinonimi dal significato piu accentuato (catastrofismo, disfattismo, nichilismo). Anche la parola pieno ha un profilo analogo: non ha sinonimi, ha un antonimo (vuoto) e alcuni quasi-sinonimi rafforzativi (colmo, zeppo, ricolmo). Piovere non ha sinonimi, ma soltanto iponimi {diluviare, piovigginare) e un opposto spiovere, che pero ha una diversa Aktionsart (mentre piovere significa 'continuare a piovere', e quindi e durativo, spiovere, significa 'smettere di piovere', e quindi e puntuale). Suddito si caratterizza soltanto in base ai suoi conversi [monarca, regnante, sovrano) e si presenta quindi come un termine intrin-secamente relazionale. Abbonarsi non ha sinonimi, ne opposti, ma soltanto termini che possiamo considerare affini {associarsi, iscriversi). Nel caso di parole polisemiche, la configurazione varia naturalmente a seconda del significato considerato: ad esempio botte non ha opposti nel significato generale di 'recipiente costituito da doghe di legno', dove si caratterizza esclusivamente in relazione ai quasi-sinonimi: barile, barilotto, bidone, bigoncia, fusto, mastello, tino, tinozza. Ha invece molti sinonimi e molti opposti nel significato figurato di 'persona grassa': per i primi balena, bombolo, ciccione, grassone, obeso, pancione, trippone, per i secondi acciuga, chiodo, spillo, stecchino, stuzzicadenti ecc. Per quanto riguarda i profili non tanto delle singole parole quanto delle classi lessicali, alcuni studi sull'argomento, svolti nell'ambito di ampie de-scrizioni delle reti semantico-lessicali di lingue specifiche (come ad esempio 180 Capitolo 5 WordNet [Fellbaum 1998], EuroWordNet [Vossen 1998] e ItalWordNet [Roventini et al. 2003]) hanno portato risultati interessant!: ad esempio, si e visto come i nomi si caratterizzano molto lungo Tasse dell'iperonimia/ iponimia, e hanno catene iponimiche molto profonde (fino a 12 livelli); anche i verbi si organizzano lungo Tasse dell'iperonimia/iponimia, ma in modo diverso dai nomi, perche hanno catene iponimiche meno profonde (al massimo 4 livelli) e piü orizzontali (ricordiamo che per i nomi Tiponimo e un 'tipo' di iperonimo, mentre per i verbi Tiponimo e un 'modo' dell'ipe-ronimo). Inoltre, i verbi si caratterizzano per tipi di opposizione diversi a seconda del significato: i verbi di movimento formano coppie di opposti lungo Tasse della direzione {salire/scendere), i verbi di possesso sono piü spesso opposti di tipo converso (dare/prendere, comprare/vendere) e cosi via. Gli aggettivi, infine, come abbiamo giä avuto modo di osservare, hanno raramente catene iperonimiche e tendono piuttosto a caratterizzarsi lungo Tasse delTopposizione (polare obinaria). CAPITOLO Strutture sintagmatiche nel lessico In questo capitolo spostiamo I'attenpone dalle reiazioni semantiche paradigmatiche (sinonimia, opposizione, iperonimia ecc), che abbiamo trattato nel capitolo precedente, a quelle sintagmatiche. Chiaria-mo in primo luogo che cosa sia una relazione sintagmatica, per passa-re poi a descrivere i principali ffpi di combinazioni di parole, concen-trando I'attenzione sulle combinazioni di un verbo con un nome e, in qualche caso, di un nome corf un aggettivo. Per chiudere, riprendiamo il tema delle parole complesse discusso nel cap. 1, e lo interpretiamo alia luce dei nuovi elementi emersi in questo capitolo dedicato alle combinazioni di parole. / ■ 7 1. CHE COSA E UMA RELAZIONE SINTAGMATICA? Per chiarire che cosa sia una relazione sintagmatica, ě necessario chia-rire innanzitutto dhe cosa si intende con il termine sintagmatico. Sintagma-tico fa riferimento al sintagma: secondo un'accezione generale, il sintagma ě un elemento Mnguistico complesso formato dalTunione di elementi lingui-stici semphci/Dami^untolIi^sta generale, gli elementi di partenza di un sintagma possono essere fonemi (che insieme formano ad esempio sillabe), morfemi (cne insieme formano parole) e cosi via. In linguistica, si park perö correntemente di sintagma per riferirsi a un particolare tipo di unione di elementi linguistici, cioě all'unione strutturata di piu parole che funziona come (