Serianni L., Antonelli G. (a cura di), 2011, Capitolo III, Manuale di linguistica italiana. Storia, attualità, grammatica, Milano, Bruno Mondadori, pp.62-88. A partire dai tempi antichi il territorio dell'Italia d'oggi era divisa fra le varie nazioni, ognuna delle quali parlava lingue diverse. Era concesso praticare la propria lingua senza essere costretti ad imparare la lingua dei colonizzanti romani. [Proprio per questo si sono conservati a lungo i dialetti e ancora oggi fanno parte integrale di ogni regione italiana.] La distintinzione tra dialetto e lingua è del tutto convenzionale. Anche il dialetto è in realt una lingua: lo dimostra il fatto che alla base dell'italiano c'è un dialetto – il fiorentino – elevato poi a lingua nazionale. La differenza consiste soltanto nella più limitata diffusione del dialetto rispetto alla lingua e nella sua minore importanza politica (per esempio, non si parla di dialetto a proposito della lingua ufficiale di una nazione), spesso collegata a un minore prestigio socioliguistico.^1 [Dobbiamo capire che anche l'italiano standard era una volta un dialetto e quindi i dialetti non dovrebbero essere visti come inferiori.] [...] a partire dal Cinquecento, quando l'affermazione del fiorentino letterario trecentesco abbassa al rango di dialetti tutte le altre parlate, comprese le parlate toscane non fiorentine e il fiorentino non rispecchiato dagli autori di riferimento. In questo secolo, in effetti, appare per la prima volta il termine dialetto, sia pure in riferimento alle lingue dell'antica Grecia.^2 [Il concetto del dialetto emerge nel Cinquencento quando il fiorentino trecentesco fu accettato come lingua letteraria.] Dante nella sua opera De vulgari eloquentia declassa il latino come lingua di livello inferiore e incoraggia la gente ad usare i dialetti. Nel momento dell'unificazione del Bel Paese solo il 9,5% della popolazione era in grado di comunicare in italiano, mentre la percentuale di coloro che comprendevano la lingua nazionale era più alta. Il Novecento ha portato nuovi cambiamenti con l'introduzione della televisione che ha spinto la gente ad imparare l'italiano standard. Recentemente si è registrata una certa ripresa del dialetto presso parlanti che sanno usare anche l'italiano, dovuta soprattutto alla nuova percezione collettiva che si ha del dialetto: non più marca di inferiorità socioculturale ma consapevole opzione in grado di soddisfare i più vivaci bisogni espressivi.^3 [Tanti giovani parlano a casa o con gli amici mescolando parole italiane con quelle dialettali. ]^ Il genere narrativo a volte fa uso dei dialetti per diversi motivi. A volte possiamo trovare elementi dialettali per indicare condizioni inferiori, un ambito giovanile, un mondo diverso, oppure per scherzare. Oltre alla narrativa il dialetto si evidenzia anche nei testi di alcuni cantanti, come ad esempio nel caso del gruppo pugliese Sud Sound System. I tratti tipici dei dialetti alto-meridionali sono: · Metafonesi – modificazione di tono della vocale tonica per l'influenza della vocale della sillaba finale · Indebolimento di vocali finali – possono cadere o diventare una “schwa” (napoletano canë) · Spirantizzazione di B (napoletano vocca invece di bocca) · Assimilazioni progressive –ND- (napoletano quannë invece di quando) · Pronome soggetto di 3^a persona (issë/issu/isso) [...] da sempre un apporto notevole è venuto dai vari dialetti, che spesso hanno funzionato come il serbatoio lessicale a cui attingere per quelle nozioni della vita pratica che il vocabolario della tradizione letteraria non possedeva, oppure per ottenere una più colorita espressività. ^4 [Di recente sono entrate nell'italiano tante parole dialettali e c'è sempre più motivazione per conservare questo prezioso patrimonio.] Nella mia tesina vorrei scegliere un campo semantico del dialetto barese, cercarlo nell'AIS (Atlante Linguistico dell'Italia e della Svizzera Italiana) e vedere quanti termini si sono mantenuti sino a oggi. Per fare questo lavoro avrò bisogno di intervistare i miei conoscenti di Bari. Parafrasi Citazione Riassunto Atto di convegno: Emanuele Banfi, Gabriele Iannacaro (a cura di), Lo spazio linguistico italiano e le lingue esotiche. Rapporti e reciproci influssi, Atti del XXXIX Congresso Internazionale di Studi della Società di Linguistica Italiana, Milano, 2005. Articolo in rivista: Bitonti Alessandro, 2012, Luoghi, lingue, contatto. Italiano dialetti e francoprovenzale in Puglia, in Rivista italiana di dialettologia, 36, pp. 315-316. Monografia: Casadei Federica, 2003, Lessico e semantica, Roma, Carocci editore. Articolo in miscellanea: Paciucci Marco, 2011, L'italiano della communicazione, in Serianni L., Antonelli G. (a cura di), Manuale di linguistica italiana. Storia, attualità, grammatica, Milano, Bruno Mondadori, pp. 150-172.