con ben maggiore convinzione che nel Limbo egli avrebbe qui potuto ripetere la dichiarazione del proprio entusiasmo a Inf. rv 119-120 («mi fuor mostrati Ii spiriti magni, / che del vedere in me stesso m'essalto...»), in quanto nella assunzione paradisiaca egli poteva misurare il «compimento» delle aspirazioni di cui Boezio e Sigieri, Tommaso e Alberto Magno costituirono Ia «figura» nel loro passaggio terreno. E di tale «figura» lui stesso sentiva di essere non inadeguato portatore. CANTO XI Bibliografia: S. De Chiara, llcanto x del Paradiso, Firenze 1903; L. Fassö, II canto x del Paradiso (1911), poi in Dali'Alighieri al Manzoni, Firenze 1955, pp. 91-111; B. Nardi, llcanto x del Paradiso, in «Convivium», xxiv (1956), pp. 650-660 (o Akamo 1957); R. Zampilloni, II canto x del Paradiso, Torino 1964; F. Forti, 17 canto x del Paradiso (1964), in Lectura Dantis Scaligera, Firenze 1971, pp. 349-386, poi (col titolo Le Aténe celestiali: i magnanimi delsapere) nel volume Magnanimitade. Studi su un tema dantesco, Bologna 1977, pp. 49-81; G. Vallese, II canto x del Paradiso (1970), in Nuove letture dantesche, vi, Firenze 1973, pp. 69-92; M. Corti, Dante a un nuovo crocevia, Firenze 1982, specie pp. 98-101 (con tutta la bibliografia implicita, dal Mandonnet al van Steenber-ghen) e La felkita mentale, Torino 1983, specie pp. 57,86,141. Vaniti delle cure terrene e gloria celeste (w. 1-12). - Dubbi di Dante circa due affermazioni di Tommaso (w. 13-27). - Fonda-zione prowidenziale dei due ordini mendicanti, il francescano e it domenicano (w. 28-42). - Panegirico di san Francesco da parte del domenicano Tommaso (w. 43-117). - Invettiva contro i Domeni-cani degeneri e chiarimento del prima dubbio (vv. 118-139). O insensata cura de' mortali, ^ quanto son difettivi silogismi i quei che ti f anno in basso batter 1' ali! Chydietro a turn e chi ad amforismi / sen giva^ e chi seguendo sacerdozio, 6 e chi regnar per forza o per sofismi, e chi rubare e chi civil negozio, chi nel diletto de la carne involto 9 s'affaticava e chi si dava a l'ozio, :cupazione> dis- 1 O... eura: O pigpnatiri 2 difettivi siloeismi: ragionamenti im- perfetti. Propriamente il sillogisrao e,~ nel Medioevo, il termine che indica una deduzione Jondata su una pre-messa maggiore e una minore, i in... ali: svolazzare a terra. Fuor di metafora: volgere l'animo alle cose terrene. ■I umi: le scienze giuridiche (plurále latino per «turitti», U civile e il cano-nico). - "^-fl<] "PifPBI flfflto (metonimia dal titolo dell'opera di Ippocrate, lo studioso greco fondato- re delia medicína, appunto gli Aforismů. 5 sen giva: se ne andava. Regge dietro (v. 4) e il successivo gerundio. - sacer-dnrir>:caiKh.c ecclesiastiche. 6 regnar... sofismi: il dominio eserct-tato con la violenza o con la lro3§ (sofismi, propriamente, «argomentazio-ni specioses). 7 rubare: il furto (altro infinito so-stantivatoj. - cwú negozio: ľimpggnp político, 1'amministrazione pubblica. 8-9 nel... affaticava: si consumava, tutto dedito (involtoYax placen sen-sua" 152 153 CANTO XI 10-27 quando, da tutte queste cose sciolto, con Beatrice m'era suso in cielo 12 cotanto gloribsamente accolto. Poi che ciascuno fu tomato ne lo punto del cerchio in che avanti s' era, 15 fermossi, come a candellier candelo. E io senti' dentro a quella lumera (che pria m' avea parlato, sorridendo 18 Incominciar, faccendosi piu mera: «Cosf com' io del suo raggio resplendo, sf, riguardando ne la luce etterna, 21 li tuoi pensieti onde cagioni apprendo. Tu dubbi, e hai voler che si ricerna in si aperta e 'n sf distesa lingua 24 lo dicer mio, ch' al tuo sentir si sterna, ove dinanzi dissi: "U' ben s' impingua", e la u' dissi: "Non nacque il secondo"; 27 e qui e uopo che ben si distingua. . libstato,(lati- 11 m'era suso: menestayoj 13 Poi che ciascuno: Ďopo che uno 10 sciolto-.ju, no solutus). nestavosu to: Dopo che (spirito) dopo l'altrq (della ghirlancia luminosa). 14 in... era: nel quale si rmvnva prima (di muoversi in tondo: cfr. x 145-146). 15 siarresto gome la candela (fissata) in an candcliere. senti': udii. ]Regge il successivo in-cominciar (cfr. x 82). - lumera: lumie-ra, luce. La pcrifrasi designs (x 82 ss.) san Tommaso d'Aquino. 17 sorridendo: esprimendo la sua leti-zia (e la sua ardente caritä) con l'ac-cresciuto splendore (cfr. v. 18). 18 mera: pura, kirnmoM^ 19-21 Cog... apprendo: Con quella immediatezza onde derivo la mia lu- icomc essi ce da! raggio.divingj con la stessa io contemplando in Dio {ne hi luce et'-' terna) comprendo da quali ragioni lu tragga (letteralmente cagioni «tu Jc-rivi, desumi come da causa») i tuöi pensieri; nirio». ~ 22-24 Tu... sterna: Tu .sgljjeirjesso (dubbi «dubiti») e desideri che, in un'esposizione (lingua) cosi limpida e diffusa che si adegui (stema da») alle tue capacita intellettuali (sentir), venga chiarito (si ricerna «sia vagliato») il mio discorso (dicer). 25 dinanzi: prima (al v. 96 del canto přeceděn té). 26 lau': lis dovejal v. 114 del x canto, dove pero si ha surse e. non MC-. . que). 27 e si iratta di dubbi per i.quaH oc-corrono due trattazio CANTO XI 28-44 La provedenza, che governa il mondo con quel consiglio nel quale ogne aspetto 30 creato e vinto pria che vada al fondo, pero che andasse ver' lo suo Diletto la sposa di colui ch'ad alte grida 33 disposo lei col sangue benedetto, in se sicura e anche a lui piu fida, due principi ordino in suo f avore, 36 che quinci e quindi le fosser per guida. L'un fu tutto serafico in ardore; l'altro per sapieraa in terra fue 39 di cherubica luce uno splendore. De l'un diro, pero che d'amendue si dice/l'un pregiando, qual ch' om prende, 42 perch* ad un fine fur l'opere sue. Intra Tupino e l'acqua che discende da qui del colle eletto dal beato Ubaldo, 28 lä provedenza: la divina Provvi-denza, 29-30 con... fondo: con quella saa-gCZJsa che c un abisso in cui ogni vista (aspetto) di creatura (umana o angelica) e sopraffatta prima di giungere a toccarne il fondoj dunque: «con i suoi disegni imperscrutabili». H-34 pero... fida: affinche la Chiesa (letteralmente «la sposa di chi si unf [disposd] a lei invocando [il Padre] a gran voce e versando il proprio sangue sulla croce»; cioe «la sposa di Cristo») procedesse verso l'amato Sposo (Cristo stesso) rafforzata ncllc proprie convinzioni (in se sicura) e a lui sempre piu fedele (fida). Dictro la doppia perifrasi stanno precise remi-niscenze scritturali, dal «clamans voce magna» di Matth, xxvh 50 o dall'«emjssa voce magna» di Marc. xv 37 all'« ecclesiam Dei, quam ad-quisivit sanguine suo» di Act. Apost. xx 28. 35-36 due... guida: predispose due capi (latino principes) a vantaggio del-la Chiesa, che la guidassero p verso e per l'altro (quinci e quindi)'. in altre parole: «che la aiutassero ad estere sicura (Domenico con la suaTě-zjone di gamenSiTT'ftda Iťrancešco col suo messagjio d Vnore2». 37 L'uaoJi^cfsfQjiiaatto ardea-, te di carita come un Serai inc. 39 splendente di saggezza come un Chembinc). Cfr. Summa Theol. I, Lxm 7 «patet quod Seraphim deno-minetur ab ardore charitatis [...], Cherubín denominetur a scientia». 40-42 EaJflrA (if' primr., pnirhř Íq._ 4an49 (Preeiando) l'uno, qualunque si (om) scelpa (dei dnfV sjjyjpw a narla-re di entrambi, in quanta le loro (sue) azioni mir.irono.ad un sok>.(«»> '•<:!.il,1" ^fnAll'TImKriflY^ irT. 44 del... eletto: dal colle scelto: An 155 canto xi 45-56 45 fertile costa d'alto monte pende, onde Perugia sente freddo e caldo da Porta Sole; e di rietro Ie piange 48 per grave giogo Nocera con Gualdo. Di questa costa, la dov' ella frange piii sua rattezza, nacque al mondo un sole, 51 come fa questo talvolta di Gange. Perö chi d'esso loco fa parole, non dica Ascesi, che direbbe corto, 54 ma Oriente, se proprio dir vuole. Non era ancor molto Ionian da l'orto, ch'el cominciö a far sentir la terra eora una doppi;) perifrasi, a dcsignnrc flume Chiasciq^.che see ride dalle colline sopra Gubbio, dove si ritirö a -"'*•<■ "fn^HStThfgfn Ubaido Bal-dassini, poi divenuto vescovo della dbcesi eugubinadal 1129 al 1160. 45 djgadano (versoPerugia) leferti-li pendicr d*el Subasio (alle cuifalde sorge Assisi), 46 onde: dal quale tuonteJSubasloi - freädo e caSoTiIgeTo (Helle nevi in-vernali) e il calore (deUe brezzc cstivc). 47 da: dalla parte di. Porta Sole si trovava appunto verso lev ante nella ccrchia etrusca delle mura. (L'antico toponimo h restate oggi a aun rione della cittä.) 47-48 e... eioao: mentre dietro aque-sta costa jle) si dviole per I'asprczza del massiccio (scosceso e orientatp verso settentnone, dunque esposto.a piü sfavoreyoli condizioni di cliraa). Nocera Umbra e Gualdo Tadi.no si trovano infatti a nord-est del Supa-sio, dalla parte opposta di Perugia. Altri pensario invece a unjftgffppllti-co, e cioe alia lirannica dorninazione, del capoluogo umbro sulle due cittä minbn. ^ ■ ■1 49-50 "Di:Da (per costa, cfr. v. 45). -frangp... rattezza: rompe di piii la sua ^ĹpidUta (doe gprgsenta mi pendig__ piú dolce »)■ Si allude proprio al luoeo di nascita del santo. Assisi - un sole: i^n pprsnrj^in paragpnahile fpw yir-tii) al sole. Tale san Francesco anche nell'agiografia duecentesca, fra Tom-raaso da Celano e Bonaventura. 51—came... Gange: dotato della stessa) &gd£s^datrice del sole reale (questo, appunto, nel cui cielo si trova ora Tommaso), quando. kuin, pe-riodo dell'anno [talvolta, cioě in pri-mavera) nasce in Estremo Oriepte (designato mediante il grande fiurne indiano). 52 Pero... parole; Per,do.iJiÍ4iarJa_dL questo luogq. 53 Ascesi: Assisi (cosi nelľitaliano antico; ma vi si cela anche un'inter-pretazione etimologica, in connessio-ne eon «ascendere»). - corto: poco, in maniera inesätjg^ 54 proprio: adeguatamente; appunto, facendo corrispondere all'equivalen-za «Francesco» = «sole spirituále» quella «Silo luogo di nascita» = Oriente. 55 ľorto: la.nasriffi (soggetto e natu-r al men te Fr ancesco-Wť). 56 jar... terra: operare in modq chela t^rra^yyprrisse canto xt 57 - 69 57 de la sua gran virtute alcun conforto; ché(per tal dpnna/giovinetto, in guerra del padre corse^á cui, come a la morte, 60 la porta del piacer nessun diserra; e dinanzi a la sua spirital corte et coram patře le si fece unito; 63 posciadidí in díľamo piú forte. Questa, privata del primo marito, millecenť anni e piú dispetta e seura 66 fino a costui si stette sanza invito; né valse udir ehe la trovó sieura con Amicläte, al suon de la sua voce, 69 colui ch'a tutto '1 mondo f é paura; 57 alcun conforto: un benefíco in-flusso. 58-59 per... cui: ancora gjovanissimo (nel 1207, venticinquehne, esserido egĽ nato fra il 1181 e il 1182) af-Irontô ľira paterna per amore di una donna tale ehe a lei. Aveva infatti de-stinato il frutto della vendita di čerti beni familiari al restauro della chiesa di San Damíano, 60 nessun uomo fa lieta accQgliw.a„ (letteraimente «schiude ľuscio della gioia», cioě «apre ľaccesso alla sere-nitä dflľanimoa).. -__f 61 spiritaLcotíe: tribunále spirituále, l'oroi'ccclesiastico. ľieiro Bernardo-ne, mercante di panni, citô il figlio davanti al vescovo d'Assisi obbligan-dolo a rinunciare alľereditä; e Fran-cesco si spogliô anche degli abili. 62 M... patre: e in nfesfin^&fflgl padre ^"MBVlfa tfe! latino noyarilc). - le: a lei, a quella donna (v. 58). 64 Questa; \.*jlcmna stessa ŕw. 58, 62 e, piú avanti, 86, 113), clieira_pOi_ co_[y. 74) assumera il ver" "QP"1 di J>^j/>rt^l jjyjla srnrta di una fra le piú celebri seritture trancescane (íl Sacrum commercium beaú Francisci cum domina Paupertate). - primo marito: Gesú Cristo. che per prim" tŕ fece unito (ripetiamo la perifrasi ado-perata al v. 62 per le rnistiche nozze fra Fr^%t8t" g ™d"nna Pnvprta). 65-66 millecenť... invito: se ne rima-se disprezzata {dispetta) e sconosciuta iscura «oscura, negletta») fino alia venuta di Francesco (costuf), senza che tiessuno la richiedesse in spQsa (sanza invito) per piú di undici secoli (tale ľintervallo fra la morte di Cristo nel 33 dell'cra volgare e la ritiuh-eia di Francesco ai beni terreni, nel 12075," 67-69 euwß_2iayo (a ťarla desiderate) il sentire ehe GiuHoCesare {co-hti... paura) la incorTrrotranquilla, pur davanti al risonate del suo ct> mando (al snor: Je la sua voce), ill compagnia di Amiclate. Allude a un episodio della Phanalia di Lucano (v 519-531): Atniclate, povero pesca'to re dell'Epiro, non fu turbato dali ar rivo di Cesare in persona con Í suoi sótdall äll'iiiüeguiiiiento del pompd*-nl~-"-— 157 canto xi 70-83 né valše esser costante né feroce, si che, dove Maria rimase giuso, 72 ella con Cristo pianse in su la croce. Ma perch' io non proceda troppo chiuso, Francesco e Povertá per questi amanti 75 prendi oramai nel mio parlar diffuso. La lor concordia e i lor lieti sembianti, amore e maraviglia e dolce sguardo 78 facieno esser cagion di pensier santi; tanto che '1 venerabile Bernardo si scalzó prima, e dietro a tanta pace 81 corse e, correndo, li parve esser tardo. Oh ignota ricchezza! oh ben ferace! Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro 70 costante: fedele lal.suO-SDOSQ-CiJ- StpL - /«wz-fiira '^gjjPfla 71 giuso: gm, ai piedi (delia trocc). 72 pianseľy&il, sohrlľ Nel Sacrum commercium: «Et in ipsa cruce, de-nudato iam corpore, cxtensis bra-chiis, manibus et pedibus confixis, secum patiebaris, ita ut nichil in eo te gloriosius appareret»; ma Dantejia presente piuttosto la rielaborazione di Ubertino da Casale ncW Arbor vitae crucijixae: «ipsa matre propter al-titudine crucis, quae tamen te sola tunc fideliter coluit, et affectu anxio tuis passionibus iuncta fuit, ipsa in-quam tali matre te non valente con-tingere, domina paupertas cum omnibus s nis pemiriis tamquam tibi gratis-simus domicellus, te plusquam um-quam fuit strict/us amplexata et tuo cruciatu praecordialius iuncta ». 73 cbiuso-^SS^i. 74 per. come. 75 prendi: intcudi. - net... diffuso: nel mio esteso discorso figurato (i quindici versi precedenti, 49-72). 76-78 L'armoniii (Ira questi amanti), il lom iľipri;. ľ amore reci- proco, il lorn stunorp h^ft) ľ la fH-cczza del Uno conremplarsi stimola-yanojtfacean ě fraseologico) santi pen-«eri_(in chi li vedesse). 79 Bernardo: di Quintavalle, assisia-te, nato intorno al 1170 e mono prima del 1246. Dopo aver djstribuito !e sue ricchezze (1209), fu tra i primi sc-guaci di Francesco, anche nell'abito (cfr. v. 90, si scalzo prima), e fondo a Bologna nel 1211 il primo convento minorita. 80-81 dietro... corse: segui. di corsa un cosi grande esempio di pate Neliti biografia francescana (Legenda prima) di Tommaso da Celano: «fráter Ber-nardus [...] post sanctum Dei cucurrit alacriter». - correndo: BUí.Ändsadíi-veloce. - tardo: lento (a paragonc del suo desiderío). 82 Ob... ferace: O ricchezza (spirituále) sconosciuta (agli uomini), o bene fecondo (di gioia terrena e di bea-titudine eterna). 83 Egidio: nato ad Assisi nel 1190, morto a Perugia nel 1262, «vir simplex et rectus ac timens Deum» (Tommaso da Celano), autore tfei canto xi 84 - 98 84 dietro a lo sposo, sí la sposa piace. Indi sen va quel padre e quel maestro con la sua donna e con quella f amiglia 87 che giä legava ľ umile capestro. Né li gravö viltä di cuor le ciglia per esser fi' di Pietro Bernardone, 90 né per parer dispetto a maraviglia; ma regalmente sua dura intenzione ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe 93 primo sigillo a sua religione. Poi che la gente poverella crebbe dietro a costui, la cui mirabil vita 96 meglio in gloria del ciel si canterebbe, di seconda corona redimita fu per Onorio da l'Etterno Spiro Verba aurea. - Silvestro: piete di Assi-si, convertítosi .alia pover ta francescana dopo un sogno miracoloso (morí intorno al 1240), 84 lo sposo: Francesco (rispetto alla Povertä). - si... piace: tanto e a loro cara la Povertä, percosí grande amore di lei. 85 Indi sen va: FjojaJgnesti primi fatoVexiofr fra il 1709 f il 'IOLííí reT caialBonMUjier Qtlenfrr dal pnntf.fi-ce ľapprovazione delia sua regola). 86-87 quella... capestro: ľinsieme dci pririiLdiscepali. (undici in.tut.to), giä cinti del cordiglio francescanojcapf-stro, propriamente, «cavezza per ani-mali »1. 88-90 i\'<; li... maraviglia: E non gli k-ce abbassare gli ocehi (le ciglia) una qualche pusillánihiiiä_ per il fatlo" di essere figlio (fi', apocope del toscano antico) di (un semplice mercante come) Pietŕo Bernardone o per il suo aspetto (letteralmente «apparire») spregevole (dispetto «disprezzato») fino a suscitare stupore (nella gente). 91-92 sua... aperse: manifesto a Inno- cenzo m (Lotario dci conti di Segni, 1198-1216) il suoproposito diuna regula severa. Riecheggia la frase attri-buila al pontefice stesso dalla Legenda triům sociorum: «vita vestra vidé-tnr nobis nimis důra ct aspera». 93 la prima approvazione (solo orale) al suo (nuovo) ordine monastico. II termine sigillo ritorna (ma in ben al-tro senso metaforico) al v. 107. 94-95 la... costui: IWHíqp dgi frati minori [votati alla povertä) si molti-plicô seguendo 1'esempio di France-sco. 96 piú adeguajatasuteiehe rievocata per gli uomini dalla mia parola disa-dorna) si dovrebbe čantare (come un inno) it) lode del dejo 97-99 fl., menicano). 122-123 pfr I" 1"a* rriEgj,.tn sei grado di capire che aequista sánti"me-jM Wo«ďmerce) chiunquc Ujita!) sc- gue Domenico conformandosi alla ..sua regola (com 'el comanda). 124-125 Ma il suo gregge (fuor di metafora: «l'ordine domenicano») e t^yťmitn nyirin rft.rihl^5cpfttcloé Í beni materiali o gli studi profani, estranei gli uni e gli altri alia regola domenicana), cosieché ě impossi-bile. 126 per... spanda: non si disperda per pascoli (salti) §or&iffa (cff. il latino «dcvertor»). 128 vagabunde: fuori strada; - piú: va unito a quanta. - esso: Domenico, pastore(v. lil) epatriarca (y. 121). 129 di... vote: prive di un sano nutri-menjo_(fuor di metafora: i beru spiri-tuali o gli studi teologici, in opposi-zipne alia nova vivanda del v. 124). 130 di quelle: ccrte pecore (cioě «al-cuni frati»: cfr. v^ Í27). - 'Idanno: le conseguenze negative (di quel gem-rale sviarsi). 131 strineonsi: si ^eri^cfflo^jc^ne. 160 161 canto xi 132 -139 132 che(fccappejťorniscepocopanno. OrTšeléímie parole non son fioche, se la tua audienza é stata attenta, 135 se ciô ch' ě detto a la mentě revoche, in parte fia la tua voglia contenta, perché vedrai la pianta onde si scheggia, e vedra' il corregger che argomenta 139 "U' ben s' impingua, se non si vaneggia" ». 132 che^n'esigua cpantitä di stoffa bašta per fqrnire !c 133 tiocbe: deboli, tenzione, memoria tutto il mio ragionamento"' 136 in parle: ümitatamente a unodei tuoi dubbi. 137 la... scheggia: per quale motivo {onde) si vicne frantumáníío la pianta dell'ordine domenicano. Per la metafora vegetale, cfr. Purg. xx 43-4?. 138 il... argomenta: clie cosa significa quel mio rettificarc (con ľindso con-dissiohalé se nou si vaneggia) ľaffertnn-zione precedente (ft' ben s'impingua). Per Tintera questione, si vedano (ol-tre ai w. 25-27) x 96 e 114; il strnn-do dubbio větrá invece chiarito nel cantoxm. " ' ** COMMENTO AL CANTO XI Canto razionalmente dominato, anzi culturalmente teso e nu-trito; dunque in apparenza lontano sia dalle opere sia dalla personalita di Francesco ďAssisi, che ne ě il personaggio dominante. Nulla, qui, del santo autore del sublime Testamentům e del Cantico; nulla del predicatore dotato di una mimica contagiosa e di un'energia quasi tribunizia. Assai piu fedele alia tem-perie francescana, sia pure con gli eccessi di una posizione ol-tranzistica, I'interpretazione che di Francesco ci ha dato Iaco-pone, mirante a un'immagine fortemente mistica del santo come imitator Christi («Cristo novo piagato»), anzi alter Christus («L'amor divino altissimo / con Cristo l'abbracciae, / 1'affetto suo ardentissimo si lo ce 'ncorporao: / lo cor li stemperao como cera a suggello»). Qui, invece, una grande consapevolezza let-teraria, che pur esclude ogni rinvio a testi di Francesco (si ri-cordi che Tunica eco puntuale — dalle Landes creaturarum ma-gari mediate attraverso lo Speculum perfectionis — si trova si-gnificativamente e quasi Per antiphrasim ael canto dei superbi, Txi del Purgatorio), proprio perché non i verba del santo conta-no in questo elogio, ma solo le res gestae ove le parole si esauri-scono per intero. Tutto questo lascerebbe pensare a un tratta-mento rivoluzionario delle «fonti»; in realta, solo con minime innovazioni Dante giunge a darci un'immagine di Francesco fortemente autonoma rispetto alia tradizione. Guardando alia struttura complessiva del canto, e una volta accantonata 1'eventuate simmetria fra gli undicesimi delle tre cantiche, vige invece (ed é divenuto un topos della critica) lo stretto paralleli-smo fra questo e il successivo {ascritto a san Domenico), rilevä-bile perfino nella qualitä delle serie metaforiche (o transuntive) nonché nella relativa intercambiabilita fra i due personaggi: bašti dire che si trasferisce a Domenico l'epiteto di atleta che U Celanese riferisce invece a Francesco. Occorre tuttavia insiste-re suite differenze piuttosto che sulle analogie, se ě vero che, nonostante il simmetrico disegno provvidenziale distribuito in cinque terzine (vv. 28-42, due principi [...] quinci e quindi [,,.] L'un [...] I'altro [...] De tun [...] ďamendue [...] l'un [...] ad un [...] sue), sussiste un sensibile squilibrio fra l'ampiezza delle 162 163 due biografie: a Francesco sono infatti dedicati ben 74 versi (43-117), per Domenico ne sono sufficienti 59 in tutto (46-105). E in Dante nulla ě lasciato al caso: contano anche i numeri e le misure. A dispetto inoltre di tutte le possibili sim-metrie, eccezionale resta ľ apostrofe iniziale dell'xi (O insensate cura de' mortali..., sulla scorta di Persio — «0 curas horninu m! o quantum est in rebus inane...» —, come per primo avverti il Vellutello): paragonata alle altre della Commedia (in Inf. xrx, xxvi; Purg. XI, xxxi; Par. n, xvi ecc), cs's'a ha uno svolgimento inconsueto, quasi di preludio alia vita del protagonista, certo sulla falsariga (per il tema del contemptus mundi) di certa tradi-zione francescana (penso aft'Arbor vitae di Ubertino da Casale). Vero b che il minor sviluppo delia biografia di Domenico si deve soprattutto all'assenza di un motivo unificante, quale ě quello delia povertä per Francesco, assenza compensata con un sovrappiú di artifici, come le figure etimologiche che in vece la-titano nell'xi (eppure Dante non poteva ignorare l'etimo tradi-zionale di Francesco da franco). Piuttosto gioca in controluce l'analogia per contrasto col canto dedicate nel Purgatorio al vi-zio opposto alia virtu di Francesco. La transumptio riferita in Purg. xx al malefico influsso della casa di Francia («Ia mala pianta / che la terra cristiana tutta aduggia, / si che buon frutto rado se ne schianta») trova il suo contraltare in quella adibita qui per Francesco-so/g: «Non era ancor molto lontan da l'orto / ch'el corrundoTfár sentir la terra / de la sua gran virtute alcun conforto...». Ombra malsana contro luce benefica, Francesco dunque quasi contromodello di Filippo il Bellp; né paia azzar-dato, se giä Salimbene lo contrapponeva a Ezzelino («Credo fortissime quod sicut Deus voluit habere unum speciálem ami-cum quem similem sibi faceret, scilicet beatum Franciscum, sic diabolus Ycilinum»). Sul racconto delle gesta dei Capetingi (una agiografia alia rovescia) sormontava pero ľínvettiva; qui invece l'invettiva si giustappone dall'esterno (w. 118-132) ad un elogio che non si risolve in panegirico: come nei canti di Domenico e di Benedetto (xi e xxn), ma — si badi — anche nel canto dell'Aquila romana (ví), certo non sospettabile di agiografia. II che lascia supporre che dietro alia biografia di Francesco agisca non tanto un sistema di «fonti» quanto un modello compositivo che sembrerebbe estraneo al Dante teorico'o'tŕíF™' tatista. Alludiamo zftepos, cioě a una struttura narrativa nella terza persona del passato, che ha al centra la figura dell'eroe e dove interessano i comportamenti non meno dei fatti; un «ge-nere » di cui Dante in ogni caso non poteva ignorare la def ini-zione di Isidoro nelle Etimologie: «Heroicum carmen dictum, quod eo virorum fortium res et facta narrantur. Nam heroes appellantur viri quasi aerii et coelo digni propter sapientiam et fortitudinem». Ma Dante innova rispetto agli schemi dei gene-ri tradizionali, rifiutando (alia luce dell'epopea agiografica) ľinvocazione iniziale alle Muse, surrogata da un proemio mo-ralistico (come nel Saint-Alexis); e tuttavia senza riflettere la to-pica del panegirico (vita-morte-miracoli ecc; o la quite del san-to entro uno spazio e un tempo astratti: altra cosa ě desumere la climax allegorica dei vv. 58-72 dal Sacrum commercium beati Františci et dominae Paupertatis). Soprattutto, egli fonde in un binomio — del resto sul modello dell'Enea virgiliano — i termini complementari di sapientia e fortitudo: quelli che erano nella stilizzazione medievale (come ha mostrato Curtius) i tipi distinti dell'«eroe» e del «santo» risultano fusi nel personaggio epico di Francesco, nonostante la contrapposizione fra serafico in ardore e per sap'ienza [...] di cherubka luce uno splendore (ai vv. 37-39). Ciö equivale a dire che Dante va oltre la polarita «canzone di gesta»-«canzone di santo»: da una parte, configu-ra l'eroismo come integrale scelta della povertä (yv. 58 ss.) o sete delmartiro (vv. 100 ss.); dall'altra, elude ľalternanza comune nell'epica medievale fra «dinamismo narrativo» e «ritardo liri-co» (per usare la terminológia di Zumthor). In altre parole, Dante si sottrae anche al «paesaggio ideale» dell'epica; qui, al locus amoenus in cui la leggenda francescana inquadrava le gesta del santo eponimo. Parte invece da un paesaggio reale, quello umbro (Intra Tupino...), traendone certi risvolti simboli-ci gia tradizionali (w. 49-54), per approdare infine a un locus asper, il crudo sasso intra Tevero e Arno (v. 106): quando invece dai biografi si raccoglie (per la Verna) l'immagine di un romito-rio sereno fra le montagne, ove ü raccoglimento ě allietato da alberi, fonti e canti di uccelli. A questo rifiuto di indugi idillici o di espansioni descrittive corrisponde un taglio sintetico nella narrazione delľesistenza di Francesco, affidäta alla voce di Tommašo: nessuna concessione alla minuta aneddotica, cosi 164 165 come all'alone simbolico dei gesti. Insomnia, Dante «stringe quasi in protocollo solo quello che e piii importance per lo sco-po e il destino finale, le grand: azioni e i propositi decisivi» (Auerbach): il disegno provvidenziale in cui s'iscrive l'azione dei due principi con la fondazione degli ordini mendicanti (vv. 28-42), la nascita di Francesco (vv. 43-54), l'abbandono del se-colo in nome e per amore della povertä (vv. 55-75), il proseliti-smo e i primi seguaci (vv. 76-87), le approvazioni papali otte-nute per la sua regola verbalmente da Innocenzo e in via uffi-ciale da Onorio (vv. 88-99), la predicazione presso il Soldano (vv. 100-105), le stimmate (w. 106-108) e la morte (w. I 109-117). Nulla o quasi egli inventa, spesso anzi ormeggia Iet-teralmente le sue fonti: le Sacre Scritture (vv. 32-33, 55, 80), Gioacchino da Fiore (w. 35-36), Ubertino da Casale (vv. 37, 71-72), Tommaso da Celano (vv. 50, 62, 81), il Sacrum commercium (vv. 65, 72, 112-114), la Legenda trium sociorum (v. 91), soprattutto Bonaventura (vv. 58-59, 89, 90, 96, 100, 103-105, 107, 115). Ma nuovi elementi e alcune commutazioni producono il passaggio da quello che Lotman chiamerebbe lo «spazio interno» (mitologko o acronico) della leggenda france-scana a quello «esterno», storico-drammatico, detl'epos dante-sco: non solo il crudo sasso di cui si diceva, ma anche la predicazione ne la presenza delSoldan superba (v. 100), mentre i biogra-fi concordano su un'accoglienza non ostile, anzi cavalleresca-mente generosa; e poi la morte, descritta con un'attenzione ai particolari che la differenzia da tutte le altre della Commedia, ma conclusa con un verso lapidario (e al suo corpo non volle al- I tra bard) che sancisce il transito di un eroe (come il Rolando di Turoldo) e non quello di un santo, com'e nelle fonti, inclinanti semmai a una tenera unzione. C'e di piii; la scena della richie-sta a papa Innocenzo (vv. 91-92) e sottolineata da un avverbio — regalmente — che e l'esatto contrario di quello adibito dalla Legenda bonaventuriana: «exposuit suum propositum, petens bumiliter et instanter supradictam sibi vivendi regulam appro-bari». Dunque, contro umilmente, sta regalmente; e Benvenuto non aveva esitazione a glossare: «idest, magnanimiter». Proprio il connotato della magnarumita contraddistingue in Dante la fi-gura di Francesco; e sottraendolo alia categoria dell'umiltä cui lo ascrive la leggenda o la cronaca, lo apparenta invece ai mega- lopsykoi del Limbo. Si tratta perö di un magnanimo sui generis: sul campo semantico dell'«onore», che spetta agh uomini famosi in terra (v. 41 pregiando), travalica infatti quello della «gloria», che ha prevalente significato divino (w. 12, 96,115). Si sa che gloria ě parola-chiave del Paradiso, fin dall'esordio (i 1); e non a caso l'enunciato di xi 95-96 («la cui mirabil vita / meglio in gloria del ciel si canterebbe »), quale che sia I'interpre-tazione poziore, allude a una parabola terrena che trova la sua ragione in un programma divino (vv. 28-36). E infatti una ma-gnanimitä che si concilia con una dedizione totale all'ideale della povertä. Né Dante poteva sincronizzarsi col fraticello d'Assisi se non mettendo in ombra il suo messaggio di umiltä («Sint minores, et subditi omnibus», cosi chiosato da Auerbach: «il frate minore non ě fatto per la gloria, per il clamoroso e tragico coraggio dell'eroe, ma per la vita di ogni giorno »), e facendolo invece diventare l'eroe santo della povertä. Egli cioě ne ripercorreva la vicenda terřena nel nome di un ideale paupe-ristico perseguito in pole mica con la Chi es a avig nones e. Cosi Yepos di Francesco veniva, per Dante, a incarnare la lotta contro uno dei suoi bersaglí costanti: la lupa antica, quell'avarizia che era la causa prima della decadenza di tutta la societa cri-stiana. In questa luce andrä letta anche l'appendice polemica (vv. 118-139) contro la decadenza dei Domenicani: che nel to-no e nell'enfasi assume uri rilíevo piú generale della parallela ri-servata ai Francescani nel canto successivo (vv. 106-126); e ciö non soltanto per la sua funzione di chiarimento rispetto a una delle due affermazioni (v. 139) che avevano suscitato il dubbio di Dante. Bibuografia: U. Cosmo, Le mhtiche nozze di frate Francesco con Madonna Povertä, in «Giomale dantesco», vi (1898), pp. 49-69; A. Bertoldi, II canto xi del «Paradiso», Firenze 1904; E. Auerbach, Francesco ďAssisi nella Commedia (1944), poi in Letture dantesche a eura di G. Getto, Firenze 1961 e successiva-mente in Studi su Dante, Mílano 19713, pp. 221-235; dello stesso Auerbach, // fattore personale nell'ascendente di san Francesco d'Assisi (1927), ora in San Francesco, Dante, Vico, Bari 1970, pp. 7-20; B. Terracini, II canto di San Francesco, in «Lettere italiane», xn (I960), pp. 1-21; U. Bosco, San Francesco (1964), poi in Dante vicino, Caltanissetta-Roma 1966, pp. 316-341, e in Lectura DantisSca-ligera, Firenze 1971, pp. 387-418; I. Baldelli, II canto xi del Paradiso (1970), in Nuove letture dantesebe, vi, 1973, pp. 93-106; S. Pasquazi, San Francesco in 166 167 Dante, in Studi in onore di A. Chiari, Brescia 1973, pp. 939-970; AA.VV., Fonti jrancescane, Padova 1980, passim; F. Ulivi, // cando xi del «Paradiso», in AA.VV., Dal Medioevo al Petrarca, Firenze 1983, pp. 289-304. Potrebbe deferire alia nostra lettura il recentissimo F. Mancini, D'un inesplicaio antro-ponimo attribuito a san Francesco ď Assisi, in «Giornale Italiano di Filológia», xvi, 1, pp. 107-117; C. Bologna, VOrdine jrancescano e k leitcratura ecc, in Letteraiuta italiana, Einaudi, i (1982); E. Bonora, Di fra Tommaso il dkcreto latino ecc, in «Giornale storico della letteratura italiana», clxiv (1987). CANTO xn Seconda corona di altri dodici spiriti (w. 1-21). - Bonaventura da Bagnoregio, francescano, pronuncia Velogio di san Domenico (w. 22-105). - Invettiva contro la corruzione dell'ordine francescano (w. 106-126). - Presentazione degli undid spiriti, fra i quali Gioaccbino da Fiore, in terra combattuto da Bonaventura (w. 127-145). Si tosto come l'ultima parola la benedetta f iamma per dir tolse, 3 a rotar comincio la santa mola; e nel suo giro tutta non si volse prima ch' un' altra di cerchio la chiuse, 6 e moto a moto e canto a canto colse; canto che tanto vince nostre muse, nostre serene in quelle dolci tube, 9 quanto primo splendor quel ch' e' refuse. Come si volgon per tenera nube due archi paralelli e concolori, 1 S(... come: Nqnj 2 la... tiamma: la santa luce (di Tommaso). Soggetto aella temporale. -per dir tolse: prese a pronunciare. 3 la... mok\~\^orottk cJeT(dodici) beati (prqpriamenT|tlmo^8 «mäclnä_ dLimjnulioa»). Soggetto di comin-cid. 4-6 e non terminö un'intera rotazio-Hf su se s fifaS H^C ""^aod^lrno-la di dodici spiriti luminosillaser^a guisa di Corona circolare_fiQCCMgJfc» (colse, dal latino coltigere) il (suo) mo-viinento e il (suo) canto a quclli dclla prima. 7-8 nostre... serene: Ja poesia umana (di cui sono emblema le AÍHsefe le ar-monie dclla musica (simboleggiate dal mito omerico delle Sirene} creature marine a metá donne ě peso). - tu-be.jxombe, strumenti. Metafora per Ie « voci» dei beati in quel cielo. 9 primo... refuse: la luce dircuä (vince, cioě «supera per intensitä») quella iijiSjibirefuse, perfetto per U presen-te, da re- o ri-fondere-.cíi^a 88). 10 si volgon: s'incurvano. - tenera: tenue, dialana. 11-12 dne arcobaleni .concentric! («paralleli», nella forma arcaica) e di 168 169