Gianfranco Contini Scritti su Eugenio Montale Piccola Biblioteca Einaudi Saggistica letteraria e linguistica Gianfranco Contini Una lunga fedeltä Scritti su Eugenio Montale P'ccola Biblioteca Einaudi ^ggistica letterariaelinguistica Dagli Ossi alle Occasion! Continuo a dibattermi fra il presente e il passa-to, ma almeno fra i due non viene a cacciarsi la speranza, l'ansiosa speranza del futuro. Continuo dunque a vivere in un tempo misto com'e il desti-no dell'uomo, la cui grammatica ha invece i tempi puri che sembrano fatti per le bestie... La mutila-zione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai, il futuro, rende la vita piu semplice... (svevo). Et maintenant ce qui etait en avant de moi, comme un double de l'avenir - aussi preoccupant qu'un avenir puisqu'il etait aussi incertain, aussi difficile a dechiffrer, aussi mysterieux, plus cruel encore parce que je n'avais pas comme pour 1 avenir la possibilite ou l'illusion d'agir sur lui..., - ce n'etait plus l'Avenir..., c'etait son Passe. (proust). Sommariamente, il problema critico costituito dal-la poesia di Eugenio Montale si puô porre, e cioě ri-solvere, nei termini seguenti: Gli QssyiUeĎpia^iu che svolgere un sentimento di rióŕ&sténiaTperpetuano un ^^tjmento; e questa mancanza di sentimento vive tuori d una dia-lettica, produce scarse proteste, pallide ribellioni (se non in termini pratici); piu che farsi sentire essa stes-sa, incoraggiaJ'inerzja^La realtá rimane assolutamen-teesjemajgl^t^ssfdel poeta, e ogni storzo linguT stico vôl tolariconoscerne volontariamente ľesisten-za conferma quella trascendenza in mo3o irrimedia-Bíle. Ě una situazione dell'ordine gnoseologico,.negativa; che rende improbabile la nascita delle linche ef-reWiVe, cioě di sentimenti concreti discorsi nella loro articolazione dialettica. A rompere quest'eccezione occorrerä che ľinazione e ľindiíferenza appaiano be-ni minacciati, o dalla tentazione perpetua del viaggio Wortovenere) o da un pericolo esterno (Arremba su hstrinata proda...). Salvataggi, come si vede, di breve sta««wie. Layem.sajuiajnelľordine del concrete, c frcio dellaTSr^^a^oesia montaliana e, sempre tu°* da questo mondo, presente e distrutto, nelso-^oj^altro mondo, autentico e interno, o ma-f^S^^^to>>. Cosi si propone I istan *a d un diverse, sia pure, primitivamente, come im 20 DAGLI «OSSI» ALLE «OCCASIONI» possibilitä di rinnovamcnto dell'istante buono (Ven to e banalere, Cigola la carrucola del pozzo...); sia pure, daltra parte, che la difficoltä interpretativa del-1 indizio di grazia separi l'interpretazione dall'indizio e trammentanamente lo degradi a sensazione (I limo-ni)\ o che l'impossibilitä di variazione prevalga con la sua andatura sull'indizio di salvezza, e la poesia spetti a quel tema d'invariabilitä, sempre appunto in quanto minacciata (Arsenio). In un caso-limite si parte addirittura dalla vita misteriosa, congetturabile per una sola traccia (Delta). E a questo punto, un po' do-po gli Ossi, che comincia veramente l'arte di Monta-le, come autoidentificazione perfetta dei suoi motivi: ogni sua Urica consisterä, da allora, nella definizione d'un fantasma che abbia la possibilitä di liberare il TtTQ rnnnrlp nasrosto^ Poiche se rinunciato a qualsiasi variazione, cioe a qualsiasi «futuro», il fantasma libcra-tore poträ anche presentarsi, metaforicamente, come «ricordo». Ricordo, frattanto, che rischia di fallire pemmemente'ällaTua missione, non durando oltre l'istante. E cosi la stessa «descrizione» delTimpossi-bilitä, pur graduandosi di «meno-poesia» rispetto a quella folgorazione conoscitiva, e tuttavia la garanzia storica di quell'istantaneitä: la poesia di Montale vie-riconoscersi per una prevjsione^ojiy^nj^^ ne a passato, con tutto quello'cnVdi aJeatorio importano simili sostantivi. In questa creazione ex novo del passato la poesia di Montale si definisce ormai con rigo rosa coerenza, e porge l'esempio paradigmatico ma estremo d'una scrittura «in prineipio» tutta esorbi tante dal dono, che a furia d'interno lavoro riesce a strappare, e piü esattamente: a fabbricare, la grazia. Se, contro ogni consuetudine recensoria, ci siamo permessi d'anticipare questa «'position de theses» (cosi, del resto, talune riviste seien tifiche esigono dai col-laboratori che premettano un riassunto alle loro me- 1 A it, DAGLI «OSSI» ALLE «OCCASIONI» .7'*\><*»\»Wfa Ii morie), h che non potevamo rinunciare a una ricerca analitica, rispetto alla quäle quelle tesi avranno talo-ra una funzione di «lenYma». Esegeticamente, in ef-fetti, la «seconda» maniera di Montale, cioě nient'al-tro che il Montale esplicito e maturo, ě tutta un «lemma » rispetto agli Ossi, e di questo primum ideale la nostra indagine risentirä in ogni punto. Dalla premessa dovrebbe anche uscire giä chiaro come una fenomenologia della poesia di Montale conduca im-mediatamente a un giudizio di valore. Fenomenologia da riconoscersi puntualmente, d'altra parte, poi-ché le liriche posteriori agli Ossi, o diciamo alla Casa dei doganieri, frammentate in piü riviste, costituisco-no' il piü bell'inedito critico delle lettere contempo-ranee (non italiane soltanto). La principále costante nella carriera di Montale ě chefpoesia e non-poesia'in lui non sono contigue, ma strérramente interdipendenti e complementari. Mai l'impressione che uno stesso tema potesse riuscirgli o non riuscirgli, secondo il Capriccio delle circostanze; bensl l'opposta, perentoria, che quanto non ě a fuoco giustifichi perché ě a fuoco il resto, in certo modo addirittura lo qualifichi nel momento in cui da sé si do-cumenta per assenza di tema. In akre parole, un tema a Montale dovrä necessariamente andar bene; e ba-sterä identificarlo in una conoscenza precisa, o in una^ felicitä precisa. Oggi che in Montale il nudeojspira-.uvo tende a coincidere con l'istante di grazia gnoseo-!«gica (cd eudemonologica), ne risulta contratta an-che la non-poesia, in quel minimo di durata (attesa c Provocazione ďella grazia, amaro addio) che iorrn^ ba*e da cui sorge il momentoHfe«!gfeE PreC1S13 ' CScritto nel i938]. 22 DAGLI «OSSI» ALLE « OCCASION meglio: quella disperazione che promuove l'ebbrezza é giä partecipe delľebbrezza, é una disperazione pri vilegiata, e non piíi una semplicc disperazione di {on. do, uniforme e atona; cosi ľ«antefatto» delia visione tende a sfuggire alia sua sorte d'~ -esserrecitatodalcra nista anziehe cantato dal visionario, evade dalla dura-ta psicologica verso la poesia. In.Punta dAMpy? un primo tempo («tutto ě uguale»j 'M un ton^troppo basso, un soverchio eccesso di calma, per non far pre-vedere l'eccezione; il tempo definitivo («brancolonel f umo, ma...») esaspera il rischio della ricerca quando 1'attesa ě giä vittoria: Vedo il sentiero che percorsi u n giorno come un cane inquieto; lambe il fiotto, s'inerpica tra i massi e rado strame a tratti lo scancella. E tutto é uguale. [...] Polene che risalgono e mi portano qualche cosa di te. Un trapano incide il cuore sulla roccia - schianta attorno piü forte un rombo. Brancolo nel junto, ma rivedo: ritornano i tuoi rari gesti e il viso che aggiorna al davanzale, -mi torna la tua infanzia dilaniata daglispari! Anche la disperazione sf ugge in»^^ nimo», e ^^^m^ä^^^^ lo «stato d'anima^ello^ato» fc^tí0 che OjííTU'sue carenze esprcssive sono ment -^kFteoretiche, anterior! al linguaggio, o ^ ^ ma impossibilitä generale di linguaggio.Partenza ra-zionale, negli Ossi almeno, e perciö stesso volonte ria: uno «stato» non puö continuare ad attestarsi se non per un atto d'ostinazione. Ed era prevedibile che gli sforzi piü coscienti dell'autore per siuggire allo << stato »dovessero essere dell'ordine volontario: quel-Ii cioe di rilevare con ferocia analitica gli elemenü del- DAGLI «ossi» alle «occasioni» 23 la natura esterna. Quecli elenrhi, tm dcgli Ossi, quellaÄ >^* cottne chuufcv.no d'intfeSÄ« §5 vcstivano / qua e lä disseminati come greggi Ta rnacch.e di vigneti e di pinete, / petraie si scorgevano / calve e gibbosi dorsi / di collinette...»: attenzione csagerata come in vista di qualcosa che per ora non accadra aftatto) sono una dichiarata prova di sfiducia nella natura; un archivio, non un'evocazione;' e'non" v'e «piü linguaggio», «piü espressione» che nell'iner-zia. Si notino addirittura, a testimonianza dello sior-zo, i Y^cabj^lessicalmenteimpropri, semplici appros-simative onomatopee: le tinnanti scatole, la favilla d'un tirso, il torbato mare. Lo spettacolo rimane tra-scendente rispetto al testardo contemplatore, si tratti d'una felicitä umana bruta ch'egli stesso dovrä limi-tarsi a enunciare come .staccataJl'Esterina di Falsetto, della razza idiota degli eletti), o d'un frammento di natura che il cuore cerca invano d'interiorizzare (Corno inglese). In quest'ultimo esempio, sintomati-camente, l'ammirazione fiduciaria per le cose non tan-gibili, separate, mobili sopra il mondo solido che pure sfugge, si chiude in parentesi, «(Nuvole in viaggio, chiari / reami di lassü! D'alti Eldoradi / malchiuse porte! )»: nella tempesta, fenomeno insomma anormale, giä il mondo fisico si sdoppia. . . Teniamo ben distinte le due serie, di «mot.vi» psi-cologici e di «motivi» poetici: valendo per entrarnb il processo di caratterizzazione. Finora siamo venuti delineando uno dei primi, che potremo definite per H «distruzione del přesejme di consegu enza p* dTgü Qssi di seMJfS^^^l p sé che propedeutica alia poesia. E, inratti, 24 IMGLI «OSSI» ALLE «0CCAS lONl, ditä vitale c poetka era, prima che nei lettori r.»n> • 11 > "Ul au. tore stesso, li quäle non sapeva rassegnarsi all'assolu ta negativita delle sue constatazioni e voleva a tutť' costi redimerle in un risultato positivo? E sará l'il]u sione «di una certezza: la luce» {Non rifugiarii nel-1'ombra...), come punto d'*«**5 I • tu ■ o—' ** na. arrivo delle successiwJ-struzioni: movimento delle eose oscure verso Ä nta», verso un «fluire di tinte» {Portami ilgirasole \ In realta, Montale non poteva giungere alla poesia da questa parte, accelerando e cioe confermando un pro-cesso assorbitivo, bensi a partire dal punto in cui sen-tiva imminente l'insidia d'un disordine anche piü irrationale e imprevedibile, e si ritirava neU'immobi-litä come in luogo sicuro: sono moti difensivi innan-zi alle prime possibilitä d'eccezione, che Montale piü tardi non rifiuterä - e cosi anche si colma ogni iato fra questa poesia dell'immutabile e la poesia degli istanti di grazia, di cui si diede sopra qualche antieipo. Per un brevissimo tratto, puö anche farsi «tema» {Clivo) il disordine col suo sgomento («II clivo non ha pw vie, / le mani s'afferrano ai rami / dei pini nani...»). ma su di esso non tarda a prevalere un «ordine», as-sai piu pensato che creduto; quell'ordine, frattanto, dove non si analizza, non si seeglie, non si e persona, e che si fa «tema» poetico in Portovenere («Quivl sei alle origini / e decidere e stolto: / ripartirai pju tardi / per assumere un volto»). A tal riguardo, sei PortovenerP e poesia dell'indifferenziato, la s^le^ dßerräneo e da considerarsi come una P^^^^To' n intorno al si'oibglojtessodell^^ fe^HiSft-legge di varietä-hssita, il mare: riuscito ,nfaustf° ? j (PJWeO prio come iricoraedamento alI>decisione_(«e r m'oecorreva il coltello che reciSeJlsm^^^' de e si determina. / Altri libri oecorrevano / a nie. Ja tua pagina rombante»); da cui l'alternanza, a ^ pratica, d'attrazione e repulsione verso il mostr , dagli «ossi» alle «occasioni» ě altrcttanto di ragione polemica quanto quella di amore-od.« dell ímmobijitá che tenta, piü inesperta-mente, di fissanu in simbolo nel gruppo L'agavesulo scoglio. La poesia dell indiilu^masuin^o^. nerejet la resistenza alla tentazione («ripartirai piü tardi»); altrove{Lafarandoladeiianctulli ) j.pp^ dcl anonimato in quanto oggetto di puro rimpiamo («II passante sentiva come un supplizio/ il suo distac-co dalle antiche radici»)- poesia deH'inazione altrove ancora {Arremba su la strinata proda...), per J'awer-tita imminenza dello spaeco, denunciata da sintomi fu-.nestiiauel gufo nell'ortino, quélřumacchi impigritTT Ma soprattutto sarä da ricordare la Urica piü attraen-te e nuova, se non la piü-peifetta, degli Ossi (e infatti ^ la piü recente, 1927)^^^) dove, anche qui, J'im-^0 mobilita diviene sentimento per via d'un'incrinatu-W^W-10' ra, che sarä una possibilitä di fine entro la tempesta (l'istante privilegiato della piü tarda fenomenologia di Montale), «un ritornello / di castagnette», «segno d'un'altra orbita». Se quel sentimento sofferto ě un «immoto andare», tale cadenza si cala in una passeg-giata, che non innova nulla: svolta entro una realta concreta ma non ařfollata, autentica e non piü vellei-taria («sugli spiazzi / deserti, ove i cavalli incappuc-ciati / annusano la terra, fermi innanzi / ai vetri luc-cicanti degli alberghi»). II fallimenjodglla chiamata cosmica, piü che ribadire ad Arsenlo U caten.i solita, gliela fabbrica ex novo, nel definire lui («giunco tu che le radici / con sé trascina»), nel porre una sutura fra lui che ritorna e la realta quotidiana fatta piü ca-rica della sua intensita iniziale («e ancora / tutto che ti riprende, strada portico / mura specchi ti figge m una sola / ghiacciata moltitudine di morti»): cosi il motivo psicologico dell'immobilita ě stato stoncizza-tbTinsento nel^Só^T^Sm^í motivo poetico, grazie a quel tale «ritornello». Basti confrontare Ar- 26 DAGLI «OSSI» ALLE «0 senio con i suoi «cartoni»: con Incontro (ugu za degli uomini ai relitti del mare prima che si festi, sia pur destinato a sparire ««/ vu ni connu*^ fantasma salvatore); con I morti (stabilita delľinquíc tudine, per i vivi e per i morti, «immobiIi e vaganti. «tra i fili che congiungono / un ramo alľaltro si te il cuore / come la gallinella / di tra le maglie»). Lo sviluppo dei purjjejmi_djm^ j;^ ------ conseute mare che s'insaccj o—/■ ~~ jmu^»pu uci puri temi c hta-indifferenza, da noi qui Jogicizzato, non pero aJtre variazioni. Indagavamo dunque, della sintesi invariabilií^ cezione, che ě la situazione indispensabile della poesia attuata dľ Montale, Jo sviluppo del primo terminer no aí suo esaurimento; e ci si propone il secondo termine, su cui cade ľaccento nella maggior poesia di Montale, e anche, implicitamente, in quella degli Os-si. Qui, in primo luogo, una descrittiva psicologicá dovrá registrare la cosi detta «bontá» di Montale: in C/WjS^č', per esempio. La constatazione del falJimen-10 vi e převalen temen te documentaria: si discorre duno «sterile segreto», ancor meglio ďun «prodigi° falIito»; ciô che s'attendeva, e non venne, essendo stato appunto «la liberta, il miracolo, /il ratto che noc era necessario». Nessun elemento vero di salvezza(e cioě nessun terna privilegia to), in un'aria esempli^' tiva come la seguente: «come puô sorgere agile /1 lusione, e sciogliere i suoi rumi. / Vanno a spire sul mare, ora si fondono / sulľorizzonte in (oggia di Jette». E di qui dovrebbe uscire Ja «barca di salvez-za»: con una tal mancanza iniziale di credibility Neppure la frase «altro cespo riverdica, e voi siete* allude, come preludio, a una vera resurrezione deli3 donna: sta per semplice metafora. Fallimento plu^" le, per tan to: anche la persona a cui si dice voi ei"1 essere parallelo nella sorte ďinfcconditá. íl credito, trasfcrito in altrui, di felicita ossia possibilitá d'ecce- dagli «ossi» alle «occasioni» 2J zione (qui, «scontare / la vostra gioia con la mia con-danna»; in Casa sul mare, nella stessa In limine) ha allora un aspetto d'ipotesi provvisoria: diremo che non esce dal dominio della morale? La poesia, anche in Montale, non tollera ipotesi, m;i solo I C\ 'icíenza dei miracoli; come in queglí apparent! appunti per una linea che ě Dora Markus, appartenente con particolare felicita a questo medesimo momento. Se qui ě poesia, ě che qui la compagna ě veramente salvata, e da qual-cosadi estremamente oggettivo e insieme intimo (il cuore~Hella bbřsettaJ): Í^^M Non so come stremata tu resisti in questo Jago ďindi/ferenza ch e il tuo cuore; forse ti salva un amu'eto che tu tieni vicino alia matita adle Jabbra, r\ aJ piumino, alia Jima: un topo bianco _t$xJ^7 ďavorio; e cosi esisti. V^-^^^- Ě, come in Arsenio, un «ritorno dal mare» («Poi se-guimmo il canale ňno alia darsena / della cittá, Jucida di fuliggine...»), ma nella direzione opposta, resisten-za_e_non morte, per una cara t ten's tica bivalenza tema-tica: Jo sdoppiamento che dá ragione delľaltro essere. Come Dora Markus, anche Montale (anche la poesia) troverá la salvezza in unjmuleto preciso e inti-,mo: in~Tm fantasma, ŕincňé sěntiva staccata da sé la salute, era questo ľaugurio di Montale alľaltro; e sia-mo ricondotti, per la documentazione di codesto mec-canismo eudemonologico, a quelľaltro ŕrammento della «bonta», In limine. Agli Ossi la chiaroveggenza di Montale (solo limi-tata da quell'equivoca generosita) giunse a mettere innanzi, con In limine, una descrizione mol to veririe-fa, e in parte anticipatrice, dei suoi fatti piü autenti-ci: non orto ma reliquiario (e insieme prigionc) la sua Poesia, viluppo di memorie morte e non sede deJle vi-