GIUSEPPE TOMASI Dl LAMPEDUSA OPERE Introduzione e premesse di Gioacchino Lanza Tomasi / racconti, Lctteratura inglese, Letteratura francese a cura di Nicoletta Polo Arnoldo Mondadori Editore IL GATTOPARDÜ PARTE PRIMA Maggio I860 «Nunc et in hora mortis nostrae^Agien.» La recita quotidiana del $Losarkyera finita. Durante mezz'ora la voce pacata del Principe aveva ricordato i Misteri Dolorosi; durante mezz'ora altre voci, frammiste avevano tessuto un brusio ondeggiante sul quale si era-no distaccati i fiori d'oro di parole inconsuete: amore, verginita, morte; e mentre durava quel brusio il salone rococo sembrava aver mutato aspetto; financo i pappa-galli che spiegavano le ali iridate sulla seta del parato erano apparsi intimiditi; perfino la Maddalena, fra le due finestre, era sembrata una penitente anziche una bella biondona, svagata in chissa quali sogni, come la si vedeva sempre. Adesscr,Haciutasi la voce, tutto rientrava neH^ordine, nel disordine, consueto. Dalla porta attraverso la quakT erano uscifffservi l'alano Bendico, rattristato dalla propria esclusione, entro e scodinzolo. Le donne si alzava-no lentamente, e l'oscillante regredire delle loro sottane lasciava a poco a poco scoperte le nudita mitologiche che si disegnavano sul fondo latteo delle mattonelle. Ri-mase coperta soltanto un'Andromeda cui la tonaca di Padre Pirrone, attardato in sue orazioni supplementary impedi per un bel po' di rivedere l'argenteo Perseo che sorvolando i flutti si affrettava al soccorso ed al bacio. Nell'affresco del soffitto si risvegliarono le divinita. Le schiere di Tritoni e di Driadi che dai monti e dai ma-ri fra nuvole lampone e ciclamino si precipitavano verso 20 1111 IlGattopa rMm npresaltarc la gloria di ca-■i tras liiurata (.onca d Oiopti r> li„a.-.ppa^ero di subito colme d, tanta esuhan,, da trascurare le piú semplici regole prospettiche; , Dei maggiorMPrincipifraglipei.G.ovefolgorante, Martc accigliato, Venere languida, che avevano prece-duto le turbe dei tninori, sorreggevano di buon grado lo stemma azzurro col Gattopardo. Essi sapevano che per ventitré ore e mezza, adesso, avrebbero npreso la signo-ria dclla villa. Snllc pareti le bertucce ripresero a far sberleffi ai cacatoés. (^^\ Al di sotto di quell'Olimpo palermitano andie i mor tali di casa Salina discendevano in iretta giu dalle sTere mistiche. Le ragazze raggiustavano le pieghe delle vest i. scambiavano occhiate azzurrine e parole in gergo di edncandato; da piu di un mese, dal giorno dei "moti" del Quattro Aprile, le avevano per prudenza fatte rien-trare dal convento, e rimpiangevano i dormitori a bal-dacchino e l'intimita collettiva del Salvátore. I ragazzini si accapigliavano di giá per il possesso di una immagine di S. Francesco di Paola; il primogenito, l'erede, il duca Paolo, aveva giá voglia di fumare e, timoroso di farlo in presenza dei genitori, andava palpando attraverso la ta-sca la paglia intrecciata del portasigari; nel volto emacia-tosi affacciava una malineonia metafisica: la giornata era stata cattiva: "Guiscardo", il sauro irlandese, gli era sembrato giu di vena, e Fanny non aveva trovato il mo-do (o la vogha?) di fargli pervenire il solito bigliettino color dt mammola. A che fare, aUora, si era incarnato il Kedentore? La prepotenza ansiosa della Principessa fece cadere seccamente il rosario nella borsa trapunta ájais Síflí °C • bdIi 6 maniaci "gguardivano i figli ÍpTotě r Urann0 VCrS011 ^ S corpo minuscolo I ,„• :, n Una vana ansia di dominio amoroso. t;LPr?.mtmt0 Í ^ava: I'urto del sue peso chiarissimi si riflesw 'mp,anmo e nei suoi occ hi a"imo, lorgoglio di questa effi- Partt ■ prima 21 mera conferma del proprio signoreggiaM su uomini e WDDncati. Adesso posava lo smisurato Messale rosso »u la seggiola che gli era stata dinanzi durante la recita del Kosano, riponeva il fazzoletto sul quale aveva posato il ginocchio, c un po' di malumore intorbido il suo sguardo quando rivide la macchiolina di caffe che fin dal mattino aveva ardito interrompere la vasta" bianchez-za del panciotto. Non che fosse grasso: era soltanto immenso e fortissimo; la sua testa sfiorava (nelle case abitate dai comuni mortali) il rosone inferiore dei lampadari; le sue dita po-tevano accartocciare come carta velina le monete da un ducato; e fra villa Salina e la bottega di un orefice era un frequente andirivieni per la riparazione di forchette e cucchiai che la sua contenuta ira, a tavola, gli faceva spesso piegare in cerchio. Quelle dita, d'altronde, sapevano anche essere di tocco delicatissimo nel maneggiare e carezzare e di cio si ricordava a proprio danno Maria Stella, la moglie; e le viti, le ghiere, i bottoni smerigliati dei telescopi, cannocchiali, e "cercatori di comete" che lassu, in cima alia villa, affollavano il suo osservatorio privato si mantenevano intatti sotto lo sfioramento leg-gero. I raggi del sole calante di quel pomeriggio di Mag-gio accendevano il colorito roseo, il pelame color di mie-le del Principe; denunziavano essi l'origine tedesca di sua madre, di quella principessa Carolina la cui alterigia aveva congelato, trent'anni prima, la corte sciattona delle Due Sicilie. Ma nel sangue di lui fermentavano altre essenze germaniche ben piu incomode per quell'aristo-cratico siciliano nell'anno 1860, di quanto potessero essere attraenti la pelle bianchissima ed i capelli biondi nell'ambiente di olivastri e di corvini: un temperamento autoritario, una certa rigidita morale, una propensione alle idee astratte che neK'babitat molliccio della soc.eta palermitana si erano mutati in prepotenza capncciosa, perpetui scrupoli morali e disprezzo per i suo. parent, e 22 Parle prima .1111 ,ja deriva nel lento ici che gli sembrava andassero tiumepragmatisticosiciUano. pef seco]j non Prim0(ed Ultíľ0) ^ľaddizionedellepropri, aveva mai saputo fareneppure deva ,,„,, ( 25 spese e la sottrazione del^ J- ^ reali inclinazioni allc '''' | j suf'ficienti riconosci- slc;l„ ^r^Slprivatc. Basti dire menti pubbhci e gustosissime gu h _ ^_______ ^ pu,uoassociatulada,gl,T-llusHined;e.d.astnobK, s sero a, suoi calcoli (come di foto sembravano fare) e ehe i due p.anetini ehe aveva seope.ro (Sahna e Svelto h aveva ehiamati, eome il SUO ťeudo e un suo bracco índimen-ticato) propagassero la rania delia sua casa nelle sterili pJaghe i i a Mane e Giove e che quindi gli affreschi delia villa fossero stati piú una profezia che un'adulazione. Sollecitato da una parte dalľorgoglio e dalľintellet-tualismo materno, dalľaltra dalla sensualitä e faciloneria del padre, il povero Principe Fabrizio viveva in perpe-tuo scontento pur sotto il cipiglio zeusiano e stáva a con-templare la rovina del proprio ceto e del proprio patri-monio senza avere nessuna attivitä ed ancora minor voglia di porvi riparo. Quella mezz'ora fra il Rosario e la cena era uno dei momentimeno irritanti delia giornata, ed egli ne pregu-stava ore prima W pur dubbia calma. J® Mr* : "j fcffc^ Preceduto da un Bendicô eccitatissimo discese la breve scala che conduceva al giardino. Racchiuso com'era questo Íra tre mura e un lato della villa, la reclusione gli S ľnlľľ^0 CÍm,terÍalĽ acce"tuato dai montic-seľbrľvaí rjtantÍ 1 Cana,ettl d'irrigazione e che ľle Ze T Jl Smij2Í Sul terrene rossic- disposte per imnedirt! T dl mortella sembravano PCdlre P,u che per dirigere i~p^TNel fondo una lora chiazzata di lichene giallonero esibiva rassegnata i suoi vezzi piu che secolari; ai lati due pan-che sostenevano cuscini rawoltolati c trapunti, anch'essi di marrno gm>io, e in un angolo l'oro di un albero di gaggia intrometteva la propria allegria intempestiva. Da ogni zolla emanava la sensazione di un clesiderio di bel-lezza presto f'iaccato dalla pigrizia. Ma il giardino, costretto e macerato fra le sue barrie-re, esalava protumi untuosi, carnali e lievemente putridi come i liquami aroniatici distillati dalle reliquie di certe sante; i garofanini sovrapponevano il loro odore pepato a quello protocollare delle rose ed a quello oleoso delle magnolie che si appesantivano negli angoli; e sotto sotto _sjjayvertiva anche il profumo delJa menta misto a quello infantile della gaggia ed a quello confetturiero della mortella, e da oltre il muro l'agrumeto faceva straripare il sentore di alcova delle prime zagare. 1 Era un giardino per cieehi: la vistaVostantemente era offesa ma Podorato poteva trarre da esso un piacere forte benche non delicate Le rose Paul Neyron le cui pian-tine aveva egli stesso acquistato a Parigi erano degenerate: eccitate prima e rinfrollite dopo dai succhi vigorosi e indolenti della terra siciliana, arse dai lugli apocalittiei, si erano mutate in una sorta di cavoli color carne, osce-ni, ma che distillavano un denso aroma quasi turpe che nessun allevatore francese avrebbe osato sperare. II Principe se ne pose una sotto il naso e gli sembro di odorare la eoscia di una ballerina dell'Opera. Bendico, cui venne offerta pure, si ritrasse nauseato e si aftretto a cercare sensazioni piu salubri fra il concime e certe lu-certoluzze morte. Per il Principe, perd, il giardino profumato fu causa di cupe associazioni d'idee. "Adesso qui c e buon odore, ma un mese fa... Ricordava il ribrezzo che le zaffate dolciastre avevano diffuse in tutta la villa prima che ne venisse rimossa la 24 UGiitloP'irdo ^ilctdavcrediungiovanesoldatodel^ Battagho eacltorichcJeritoneUazu&diS. Lorenzo contro lesquHdredeiribellieravcnutoamoiire, solo, so to un ,,,[,,,,,,!, [únone. Lo avevano trovato boccom ne htto trifoglicilvisoaffondato nel sangue e nel vomito le un-,1,,, confute nella terra, coperto dai formicom; e di sot-to le bandoliere gl'intestini violacei avevano formato pozzanghera. lira stato Russo, il soprastante, a rinvenirc quella cosa spezzata, a rivoltariá, a nascondere il volto col suo tazzolettone rosso, a ricacciare con un rametto k v iscere dentro lo squarcio del ventre, a coprire poi la fe-rita ecu le falde verdi del cappottone; sputando conti-nuamente per lo schifo, non proprio addosso ma assai vicino alia salma. 11 tutto eon preoccupante perizia. «11 Fetorc di queste carogne non eessa neppure quando so-no morte» diceva. Era stato tutto quanto avesse comme-morato qtiella mořte derelitta. Quando i commilitoni imbambolati lo ebbero poi portaro via (e, si, lo avevano trascinato per le spalle sino alia carretta cosicché la stop-pa del pupazao era venuta tuori di nuovo) un De Profundi per 1'anima dello sconoseiuto venne aggiunto al Ro-sario serale; e non se ne parló piú, la coscienza delle uonne d. casa essendosi diehiarata soddisfatta Don Fabrizio andó a grattar via un po" di lichene da, della 1 lora e s, mi* a passeggiare su e giu. 11 sole ^OproietU^ immune lombra sua sidle aiuole tune ^De mono non si era parlato piu. inhuti^T alia fin n. , svJat: sono soldáti appunto per morire in si dessc p ,ce nel ^ ^ per chi^' ^ & sua generála lWht; m °Strcmo P*** in una neces-qualchecosajvabej "nT £ 'mkh< d'uno ° ^ o, per lo mcno. esser cmi rh° , °CC°nC peró SapCK Hw#*T. ! tUh^u^unosapp.ape.eh.^ 1'tirtc prima 2"> per che si e mortiiquesto chiedeva quella faccia detur pata; e appunto qui cominciava la nebbia. «Ma e morto per il Re, caro Fabrizio, e chiaro» gli avrebbe risposto suo cognato Mälvica se Don Fabrizio lo avesse interrogato, quel Mälvica scelto sempre come por-tavoce della folla degli amici. «Per il Re, che rappresenta l'ordine, la continuitä, la decenza, il diritto, l'onore; per il Re che solo dirende la Chiesa, che solo impedisce il disfa-eimento dellaproprietä, meta ultima della .^jejtjjX» Parole bellissime queste, che indieavano tutto quanto era caro al Principe sino alle radici del cuore. Qualcosa perö strideva ancora. II Re, va bene. Lo conosceva bene il Re, almeno quello che era morto da poco; l'attuale non era che un seminarista vestito da generale. E dawe-ro non valeva molto. «Ma questo non e ragionare, Fabrizio», ribatteva Mälvica «un singolo sovrano puö non es-sere all'altezza, ma l'idea monarchica rimane lo stesso quella che e; essa e svincolata dalle persone.» «Vero an-che questo; ma i Re che incarnano un'idea non possono, non devono scendere per generazioni al di sotto di un certo livello; se no, caro cognato, anehe l'idea patisee.» Seduto su un banco se ne stava inerte a contemplare le devastazioni che Bendicö operava neue aiuole; ogni tanto il cane rivolgeva a lui gli occhi innoeenti come per esser lodato del lavoro compiuto: quattordici garotani spezzati, mezza siepe divelta. una canaletta ostriuta. Sembrava davvero un cristiano. «Buono Bendicö, vicni qui.» E la bestia aecorreva. gli posuva le tröge terrose Sulla mano. ansiosa di mostrargli che la balorda interru-zione del bei lavoro compiuto gli vemva perdonata. Le udienze, le molte udienze che Re Ferdinando gli aveva concesse. a Caserta. a Napoli. a l/apod.monte. a Portici. a easa del diavolo... A fianco del ciambellano di servizio ehe lo guidava chiacchierando. con la teluea sotto il braccio e le pu. tre PREM ESS A £ no to che (iiuseppe Tomasi di Lampedusa non pote li-cenziare per le stampe le proprie opere. Critico saltuario di letterat ura franees e e storia negli anni attorno a I 1926-27 sulmensilc genovese «Le Opere e i Giorni», le circostanze delta vita avevano poi interrotto questo primo approccio professionale alle let/ere. Rimase il conforto della lettura, la curiositä ed il piacere di smontare pezzo a pezzo, quasi un giocattolo mcraviglioso, gli scritti altrui; soprattutto la ricerca, autore per autore ed opera per opera, di una preci-sa colloeazione biograjiea cd ambientale. Per Lampedusa la letteratura era una sorta di diaristica cifrata, e la diari-stica la sola gnoseologia; I'opera d'arte il mezzo attraverso cui una eontingente esperienza um dine da iudividualc cd egoist ica, poteva cristallizzarsi in esperienza durevole, va-lida nitre Foccdsiondlitd dcllc cirenstanzc. 11 letargo dello scrittnre durn fino al ennvegnn svoltosi a San Pellegrino Tenne nell estate del 1954, dove aveva ac-compagnato ileu-Jnn I.nein Piccolo, ere, presentato da Eu-genin Mnntale, veniva ammessn nel salone delKursaal alia repubblica delle lettere. A distanza ravvicinata quella re-pubblica non gliapparve composta da semidei. Fare il let terato pud equivalere ad essere let terato, e non tut ti gli inge-gni raccolti a San Pellegrino avevano fatto gran che. L'attivitd poet ica e la fort una di Lucio Piccolo, un paio di giorni a San Pellegrino fuort dalla sua solitudine, le lezioni pomeridiane che impartiva a Francesco Orlando, anch egli a quei tempi poeta e narra£Qj&si tradussero in incentivt aU'azione. Scriveva di giä sulfinire de[ 1954^, neitrenU n^i^e_gUrestaj^ Lampedusa scrisse quasi °gnigiorno, indipendentemente dal successo, quello che la sortc in vita gli nego. Quando mori nel luglio del 1957 ave- // GdttoparJo 11 romanzo apparve nell'autunnoJ4l958_a cura dt va in amtiere un sc av II romanio apparv. Coryo Bassam, e la cotrttttzza delleffenon venne melfa w dubbio finoaU^ando Carlo Muscettaan-nunxiö dt avcr rtscontrWcenTinata di Jivcrgenze, anchc cospicuc, fra il manoscritto cd il testo stampato. St pose allen un problcma concernente tanto la autenticita dcll edt-ztone Bassani, quanto l 'autorita delle diverse font i. La que-stionc era giä stata sollevata da Francesco Orlando nel suo Ricordo di Lampedusa (cit p 82). Come rammenta Or-X lahlöTellstono třejb \" " dc!\iMo\mÚQi^na prima ste-sura a mano raecolta in piü quaderni (1955-1956), una ste-sura in seiparübattuta a maa±maZ2äISGü3a-€ corretta dall'autore (1956), una ricopiatura autografa in otto part i del 1957, recante sulßffrrrsf^zio: 11 Gattopardo (comple-to). Ädotto la dizione\ani\nziché capitoli, perché cosi con proprieta si espresseťaútore nell'indice analitico posto a compimento del manoscritto "completo"; ognisezione def Gattopardo e infattipropnamente una.parte, cioé la ttaU -9 tazionc da una angolaýone. divm^rcd in se stessa compiu-ta, della condizione stciliana. Fra le tre stesure la prima va senz'altro scartata quäle te-rto definitivo. Essa ě superata dalla trasposizione dattilo-scritta a>„ au ľautore cercôJt-oUenere la pubblicazione del romanzo f in dal magjgio^956J>rima cinque e pot sei part, dattiloscnttefurono tnoltrate al conte Federici delia Mondadoriconuna lettera di accompagnamento dt Lucio u q au placet delí autore..E corretto accurataniciitc c presenta aleune agvtunte autnomf» „ i n „ oinee A*U. „, / • lUil(WaJe: numerazione delle pa- parte; nbTTnanca la vov/, ^ adT venne restituita dal barone E 1"'' mme Ennc° Merlo, dopo la morte di Prvmes\a Lampedusa. unitamente ad una lettera in cm l'autore dava la chtave di aleuni rifenmcnti preasi (o da lui ritenuti tali) tnfiltratisi nella trama del romanzo. Merlo, alto funziona-no delia Corte dei Conti, aveva una visione storica delí "annessionc" non dissimile da quella espressa nel romanzo, e l<> troviamo ricordato accanto all 'autore del Gattopardo nella dediča premessa da Virgilio Titone al suo Storia mafia e costume in Sicília. Lo storico ha inteso cosi riconoscere, «agli amn i scomparsi del Caffe Mazzara, agli amici che avrebbero compreso», ľassistenza ricevuta da questi due siciltani consapevoli, pronti a confortare con la propria esperienza personale i risultati delle sue ricerche. Ľesame del dattiloseritto conferma i miei ricordi circa -ľordine di stesura. Quando aveva cominciato, Lampedusa I mi dtsse: «saranno24 ore delia vita di mio bisnonno ilgior-no dello sharco di Garibaldi»; e, dopo qualche tempo, «non so fare /'Ulysses». Avrebbe volu/o allora ripiegare suJlb "Schema di Ire tappe di - 5 anni. /.v.0 sharco di Marsala; ! 18H5 morte del Principe (la rcra data di morte del bisnon- 1 no, non so perché poi anticipata al 188}); 1910 fine di tut- ? to. II dattiloseritto rtvela che «La morte del Principe» era origtnarľamente la parte III. e la «Fiiic Ji tut/o» la ľ\' e conclušiva. La numerazione dei fogli passa infaitida un 63 a chiusura delia seconda parte ad un 64, cancellato ma leg-gibtle, in apertura de «La morte del Principe»; e ricordo ďaltronde distintamente la lettura di questa anteriormen-te alle altre due parti amhientate a Donnafugata. Son neuro anche ehe t Ricordi ďinfanzia furono imztatt dofo Ľ Gmo^tSorr^Bmmmietá fld^JmaTmemoriesu- sc!ta~te~ dalla rTcostruzume mentale di Santa Ma ry t nta. ' ■ekiädlWdoUrc ľurgenza dinarrdřé, mM^"P^^Qar^-; gli argtnidiunoschéma precostttutto. Lacorrezionecicia -numerazione. tanto delle parti ehe delle pagme. «rf morte del Principe» in pot, indica ľaw^^'t^ parte III e poi il suo sdoppiamento in parte 111 c P* L (qtwsťultima e quella ehe venne spedi/a a Irderia m «» . // Gatlopardo ■ i ■ v .„ctArintip de «La morte del condo tempo), cosicch,Un«^J^ a m IV tl Vrutcipe» passa ^nlllteMtoam ^cUretton-penna, corretto tttfme (semprea pennav' to dteast per I'ultima parte, passa ta djjVi V, e pot a VI__ Man mano che procedeva nella sent tura l'autore era as saltto dall'ansta della comumcazione. Dalla sua agenda ta-scabileper tl 1956 trascrwo legiornate in cm si fa menzto-ne della «Histoire sansnom», come il libro vtene tndicato prima di c^uTmlrsljG^ao^Áo Sono annotaziom private che rivelano tl disptegarstdeglt a/fan ni e degli affcttr 22 febhrato - «Tempo soleggiato in mattinata. Sereno e freddo la sera. Alle 18,30 "the boys". Gioitto mi regala il "Lope de Vega". E con lui leggo La moza de cántaro. Scrittura del romanzo». 28 febbraio - «Tempo migliore e quasi hello. Al Massimo [primo bar del giro mattutino era la pasticceria del Massimo] Aridon [I'amministratore delle traversie eredi-tarie Lampcdusa sue e della cugina Carolina Lo Piccolo Tomáši] cui leggo lettera zio Pietro. Improvvisa apparizione di Lucio. Si hanno piü rassicuranti notizie per via Butera. Da M. [M. sta per Mazzara, il caffe dove lo scrittore giunge-va verso le 10] prima Fatta dopo ritorno di Lucio, poi Agnello e infine il preavvisato Gioitto. Con lui e Lucio co-lazione da Renato, che si svolge bene ed allegra. A casa alle 16. Manca Orlando. Alle 18,30 viene Gtoper I'analisi, durante la quale to mi travaglio per il Principone» 29 febbraio - «Tempo medio verso tl buono. Prima di uscire telefonata a Corrao. Dopo il Massimo vo a palazzo Mazzarino (per secondo mcontro Lucio ancora a Paler-lt>A% Gl01fa:\erlu '» *™o alle 10,40. Arrtvo a aZiZlLt Ia Cap° d'0rl«»d°- Casa deserta, raueo PoTd Í teUscoPio e da ™ ^ho ter- DopTlTne l7fi mia 'Histoire sans „Z * P°mmdla™ lett™ delk, pranzo. IIsuccessor decent e' """1 d°P° aecente senza alcun entusiasmo». Premessa y I marzo - «Tempo hello. Capo d'Orlando. Alle 18 viene Da neu che resta a pranzo e va via alle 21,15. In serata, ri-le/tum al grosso pubblico». 7 marzo - «Da M. Aridon. Dopo, lunga scrittura della "Histoire sans nom". Alle 18,30 Gib e Mirella. Tanlo lui che lei mi parlano di Agnello. Pranzo con i "boys" alia Pizzeria. Pare che Mirella si sia aspramente doluta di Gid a Licyfino a minacaare dipiantarlo». 8 marzo -«1 ernpo bdlo in mattinata; a sera pioggerellc e tuoni. Da M. Aridon. Dopo termino It la "Histoire sans nom". Alle 18,50 Orlando cui leggo cid che ho scritto oggi». 17 marzo - «Tempo velatino ma hello e caldo. Al Massimo Aridon. Da M. Corrado latta. Alle 16 Orlando al quale leggo molto Tomasi e poco Werther. Alle 19 (in ritardo) "the boys" che mi recano lei le tragedie di Delia Valle, lui una cravatta. Mirella ha lezione di Rinascimento; Gioitto vorrebbe leggere Gdngora con me. invece subisce lettura del Tomasi. Ambedue straordtnanainente affettuosi». Le seguenti annotazioni si riferiscono invece alia reda-zione datttloscritta. 16 giugno - «Da M. Gid con cattive notizie circa salute della madre di Mirella. Alle 15,50 partenza di Licy per Roma. AIT ultimo momento arriva a salutare Gid. Con lui da Orlando dove copio manoscritto. Alle 18.30 Gid viene a casa (Las famosas asturianas! In serata lettura del 1 ° cap. del Gattopardo alia signora Wascenko che non ne ca-pisce niente». 26 luglio - «Alle 15 da Orlando per copia del Gattopardo. Alle 17,30 alia clinica Noto per seconda medicazione al naso. Alle 21 vengono "the boys" e andiamo a pranzo da Spanö, mentre Licy va a Villa Igiea a pranzare invttata dal Rotary insieme alle Soroptimtst. Dopo pranzo andiamo an-che noia Villa Igiea a prendere Licy e dopo da Lo Monaco». 23 agosto-«Alle 11,15 voda Orlando percopiare ultima parte del Gattopardo. Alle 13,30 con Orlando colaztone al Castelnuovo; dopo riprendiamo e completiamo lavoro sino alle 17,50. Viene Giö che mi rtporia a casa in macchtna». 10 // GatloparJo Premessa f,j nnche letto in casa di Udattiloscritto in quet mestfu ancoei Bebbuao Sgadariedatoinprestitoadakuniamia.jHi uo tu dpuzzoj&uu r N Vlje m gran ro- Corrado Fatta e mta madre. Nessunov , ,m, piuttosto ne vcmva sottohneata la rispondenzaa fat,, ralidella Palermo dialtri tempt, con un misto dt dt Irrln//Cllt(> , di repulswne. Soltanto i passt estreana alia palermitanitä fecero colpo: I'incontro con Chevalley e la morte del Principe. Dal canto sua Licy immune dagli af-fetti locali, credette sin dall'inizio al valore del romanzo. he traversie della pubblicazione hanno fornito nuova escaalmitoromanticodclgcntoincompreso. Perla veritäi Id tondelia Mondadori e loMessoElio Vittorini, chescorse ildattiloscritto prima perk Mondadori e poi lo lesse atten-tamente per la Einaudi, commisero un madornale errore (()))/wercialefiiuttas^oßiecr^ //ťTr^attopardo/ľtaten to aiunoscrittore. La rispostapersonale di Vi/torini raggiunse Giuseppe Tomasi a Roma: «come recensionenon c e male, ma pubblicazione niente», mi disse il giorno prima della sua morte. Se Vittorini era u n leih rato m gradn di riconoscere un avversario degno di con-sidemzione, sosteneva anche dinon essere I'uomo fatto per proteggedo. Eppure non osteggiö radicalmente II Gatto-pardo. Segnald alia Mondadori ditenerlo d'occhio, ma, come mi ha nfcrilo Vittorio Sereni, s/ortuna volle che ilhuro-crate d, furno, invece di rhpondere all'autore con una con le ienerichefrasi d'uso. I diciotto mesi intercom fra lima dddattdoseritto ad Elena Croee s la sua puhhlica; I v Ä aiatajjatto umana, nonlettrrnTi* -- ' Quando nel magaio^del1^(s)Pi- ■ n Palermo sidle ormedelOZZ ^ymr^° ^sam venne a Ä compos c (^^^dammitmra giü ^ Wuna a^lal^ ^ vedova. hassaniaveul,I mU^rc dülLl prinäpessa ----aJĹl°!pettodiaverp m test0 mco,„. n ptuto. Ion, Kcorretto, e scopo pneiptio della visita Mediana era cjuello di risalire alle fonti. Gli affidai allora il mano-scritto del '57. Egli se ne servi per n'toeeare le hnzze delle 7ť//ť putt i girreomposte, e quale fonte esclusiva per la parte V~«Le vaeanze di padre Pirrone». La principessa mm gli avevaajfulatogiitTföintermezzocontadino. in quanta, ba-sandost su un npentamento verbale dell'autore, ritěneva^ "che dovesse essere etpjmloJaLmmanzo. Ejfettwamente Giuseppe Tomasi non era interamente soddis/atlo dell'apologia di un aristocratico fatta da padre Pirrone allerbuario appisolato: essa introdmeva, a suo avviso, una glossa al comportamento di don Fabrizio invece di giustificarlo sem-plicemente ncifatti, un momentaneo passaggio all"csplici-to", su cui l'autore era perplesso, in quanto egli era ilprimo ad ammettere, secondo la propria estetica e la preferenza per limplicito, la debolezza del passo. II Gattopardo dellat prima edizione Feltrinelli (195X) ě pertanto condotto sui dattiloscritti, actTccezione delle vaeanze di padre Pirrone; Cöntrollatö siil manoscritto del">7 perte variant i (nel pas-sayrdaldattlloseritto all ultimo manoscritto lautore ha ap-portato mtgliaia dt correzioni ed aggiunte che'BaslanTba quasi sempře riportato nella sua edizione); integrate) přemet tendo isomman dellindiee analitico alle sin gale parti; rivisto radicalmente dal euratore nella puntegguttum. ~~'Sorge a questo punto ilproblema di sapere che cosa i primi lettori del romanzo hanno letto e quanto genuino esso sia. Ehbene, a con/erma di quanto avevo giä scritto su «La Fiera Letterana» nel 1968, nel vivo della polemica sulla autenticita del testo, posso dire che t lettori hanno avuto un testo autentico, rivisto con competenza, pnvo di sostanziali alteraziom. Le dwergenze fra il manoscritto del '57 e ledizione a stampa sono si migluua ma. salvo una trentina, irrilevanti, e, salvo due cast, di limitata im-portanza. D'altra parte le dwergenze esistono. e giova qui fornire una guida alia low interpretazione. 12 // Gattopardo Prcmessa ... ■ i;~r>nn Fabrizio» a «il Priii- Lecentinaiadtsostttuzionidt«uonravi Le Ĺťiuinuiu parole, si giusti icaiio cipe», la inverstone nell online at M Paru's 13 optáno deU'eufonh. Varianti anche piu ampie, quali la r'Jiteallasovrastrutturananativase^ messawo, la poetica o la poesia del testa. Adesempia la frase dt Mälvica: «un sirigolo sovranopuo non essere all altem, ma I idea monarchica wnanela stesso quella che e» , ■ compUtata netmanoscritto da un: «essa e svincolata dalle persone», spiegazione ovvia di quanta giä detto, tntrodotta pleonasticamente per render piu naturale, o,forse, trattan-dosi di Mälvica piu banale il discorso diretto. Non sempře poiqueste varianti sono, anche net limitidicui s 'é detto, let-terarianientc ralide. «La peccatrice e lei!» inipreca dan Fabrizio nel dattiloscritto, rivalto alportico della Catena; carrel to m «La vera peccatrice e lei!». Correzione che riduce I'incisivita diunascansianein anacrusisul«lei», convalida-ta dall'ammicco ad una costruzione dialettale corrente nelľ m vet t iva diritorsione («u fissasi' ttu!»), in una impre-cazione meno spontanea e piü letteraria. Forse ľ autore ebbe per un moment a t i more del vernacolo e delle frasifa11 e, fit sopraffatto dalľodio per il color locale. Le Stesse motiva-ziom adducoper la sostituzione di «lo avevo detto» con «la col pa č tita'.» nella scenata notturna di Maria Stella. Quant t ■ volte abbiamo riso assieme su questa frase ricorrente delle taute Cassandre che hanno "allietato" le nostre famiglie; ed moltre la sostituzione é psicologicamente infelice: le nostre donne martin non accusanodirettamenteilmaschio despota; non met tono in dubbio la legittimitä dell 'autorita, si la-Wnosoltantodinonaverlapotutaguidare Sconfino cosi nell'mterpretaztone psicolagica delle va nanti, e, in effetti, vista la -~mta incapacity a trovare una rea- were I noma 7^TQt g° Cml?>»Ped™> P^fT tradtsce. Anche elTatSpasoU ^r personali non e ZZf m"™oU o minuscola del tito' ngorosamente unificata, e la presente edi- Zione rispetta le incongruenze del manoscritto, la prefe> za per I una o per I'altra forma rispecchia, potreidire, sc t altro affcttivamente, le gerarchie eren-non - sociali. Abbiamo: «Don tabrizio», ma «Jon Calogera» e «don Ciccio»; a San Cono UCesuita ě «PadrePirrone», maaltrove «padre Pirrone», e casipure, minuscolo, in bocca a «Don Fabrizio» nella chiu-sa delle vacanze. I eommenti son superflui. Altrove le variant i přeci san o lansia di realtá, di esporre un messaggio vero, "magro", senzapassionidiparte. Alcune correziomri-dimensionano infatti nwnerali e superlativu Le cestě di li-mom occullate da Russo sono 150 anziché 300; iventisac-chetti portati in dote da Angelica contengono 1.000 onze ciaseuno anziché 10.000. Soprattutto ilromanzo dev'essere verosimile: il principe non ricorda piu nelle prime righe del libro / Misteři Gloriosi e Dolorosi, ma, correttamente, sol-tanto i secondi; Tancredi ha venťanni in vece di ven tuno (altrimenti che ci starebbe a fare un tutore); Palermo é «vi-cina» e non «vicinissima», cpiando il «coupé» siavvia lungo la discesa che costeggia "La Favorita". padre Pirrone assolve con una «formula» invece che con una «benedizione». Lampedusa non nomina il nome di Dio invano, edancora una volta nel correggere sisovviene «che tuttofinisce quag-giú». Scelgo a caso nella prima parte. Anche la lingua dev'essere per quanto possibile scarna, corrente, essenziale: limare il těsto alla ricerai deU'"iiuplici-to", deídistacco emotivo. Rettifica:«... continuarea vivere questa vita dello spirito nei suoi momentt pit) subhmati» in «nei suoi momenti piu astratti». Sublmiato apparttene al gergo psicaanalitico, e Lampedusa ha in orrore lappwpna-JLiane giornalisttca di una terminologia sctentifica. Inoltre ^ ^ questa romanzo castruitasulle^ - de per Daunafugata ed H tollo dat Po*t*ko seLna a dtUcj^^ Ubili, stalá^conduonam ' _ LaSicilia. ľartstocrazia, icontadiiii, lezitellehannoaasa JlGattoparJo i lltlcor nm drasttco dt \ erga. m ">h' ..... n 2delia ■roba"éscontata. purtuttavia ivtnt, hannoper Tmomentocreduto dtpoterla P^-*«ent™': ~roba" e le W k* la totalita delreale. Ma m \ erga ab-biamo ľinanttä d, una soluztonemercantile borghese; ,„ ndusa ľanmentamento Snasttco delí individuu. ľtdolatrtadelfidecommesso. Le "cose dt Umpedusa non possono esser "maneggiate" meglio di come lo son semprc ; saranno esse a trasformare «nel corso ditre géne-rjziom cftiaeitticafoniingentiluominiindifesi>>, o a trasa-. mtint-ntale", anéeun «sanťuomo» comeilcardi-nalc di Palermo, «nellapalude delia disaffezione». Ancbe le due sole essenzialtdiscordanze fra dattiloscritto e mano-scritto sono tneticolose descrizioni di oggetti. Soppressa la catalogazione. quasi una didôsčalia, deHôs ta n zino da ba-gno a Donnafugata (p. 71 nota); sostanzialmente ampliata ľelencazione deU'attrezzeria specifica nelľappartamento dcisadiciip. 154). Nelľun caso ebbe forse ancora una volt a timore ehe il quotidiano, la cronaca di Santa Margherita, "Httesse invadere lo spazio narrativo; nelľaltro volle invece >reasare quelľagognata perennitä del fidecommesso, e si ervi delia sua tecnica preferita, quella delia contaminazio->ie, sommando ricordi amatissimi e letterari ad oggetti ai frettantoamatiepcrduti.irotolinidicordadiseta,lescato-v. le bottigliette emergono con la patina preziosa det ::/ d anttquanato, ed al tempo stesso ripercorrono ľ ento-zione delfanaullo a cacaa d, tesori nelle soffitte É chiaro. ma ben poco importaňte per il lettore, ehe Umpedusa non praucava l invenzionepura, ma. come ho detto, cercava ne- esZenťTľ T?**"""" Mobiografta. Per "ondocsterno^ ' SUa presa & coscienza, pwttosto ehe h Pn "tessa ^°lL'Tdufae^n^ oseptuebesudise stesso, sua tecntca la contamtnazione c sovrapposizhne di tmpoedi/uogo. Nonviédubbioper^cheognľoZ Wroma'noennrzadaassociazionidi personali, ehe la loro qualitä artistica dipenda da come Umpedusa rtesce a yusttficare il loro «estremo patire in una necessttagenerál •>. Noncheiopossaspiega,!, tutti ma mi bašta a volte ncordare ľinflessione emotiva delia sua vo-ce nel desenvere un ogg, 'toperritrovarlopoi nelromanzo Ad esempto, ľaggmnta deľ57, «lescatoluccediargento im-pudteamente ornate», rmvenute nelľarmadio dei sadia, giurerei ehe rammentano le scéne mitologiche scolpite satie placche di una cornice di ambra, tanto impudiche, secondo le sue parole, lascive e diserete a J un tempo; esemplari a mali, ed un giornoposseduti. diuna antica cultura aristoeratica delľimplicito, tanto riservata ehe poleva burlarsí delia in-sensibilitá di un suo antenato, il quale se ne era servito per incorniciarvi una madonna. Direi anzi ehe la garanzia del risultato artistico consiste nell 'autenticita del ricordo origitiale-Quanto vi e di "oleo-gra/ico" nel romanzo, secondo la defimzione piii negatíva con ten u ta ne/la risposta personale di Vittorini, dipende proprio da una ambientazione storica di seconda mano. Li individuereiprincipalmente in čerti Jiscorsi in prima persona di Tancredi. Nelpersonaggio conjhiscono esperienze di-rette, alcuni tratti del mio gestire fisico e il legame affettivo strettosi/ra noi negli ultimi annidellí sua vita, ma la traeeia storica éformta da alcuni preasi riferimenti geneabffá e topografia e da una esauriente conoscenza delia Juinstica contemporanea; ed in particolare ľesterioritä del comp* >rŕa-mento di Tancredi. ilsuo modo brioso di jaria mvttcjone » rinvengono tiet Tre mesi nella Yicaria d> ľaWmonci 1860diFrattcescoBrancacciodi(\;■ < í cstounoírai tesltmenoerotei delia diaristicaganbaldma. Brjm't,a"' ' suoi amici affrontano la mvluzione del 60 come notti di buona famiglia si sentono oggi stuzzicati dalle mo- // Gattopardo matte disciplina; e, nel caso at ^ f ni amici gran part, ^rpotcr nominarefratsuo^iMa inevi_ Vrane ssa 17 stone lOlVT riurruriuľ. j ■ - . fQ pQĹ deititoktidfisohM tabilmentela %Jerô cd /;7(, la mstifica con ľopportuntm&. Tancrcdi c Angelica, quLoagisconopolttu^ U personaw parztahnatte wtruitt fuon della cronaca e Je/la mernom, ma m un tenace pragmatista come Lampe-dusa nwierméinsostítuilvlc. Umpedusa era capace d, smicwaTrpTrTettamente git sciapi, ma verí, appunti dt dtano 'd, suo non no, Giuseppe Tomasi (vi si ntrova la gior-nata incorniciata da rosari e pratiche di devozione, la pas-sionedeicavalli, e, diaamo pure, ilgrigiore delprimogenito Paolo): questierano esperienza chepotevafar vera, la bal-danza spadaccina di Brancaccio, no. Quando essa permea il comportamento di Tancredi, la f a seguire da una didascalia. Agli orecehi di questo grande realista ilsuono e ciaccato ed occorre porvi rimedio. Soccorre a questo proposito il raf-frontoproposto da Moravia fra II Gattopardo e Le confes-sioni di un italiano; entrambi i testi deserivono affettiva-mente una civiltä al tramonto, ma Lampedusa f a suonare ú campanello di allarme non appena la volontä di deserivere é (ostttuita dalla volontä di sembrare, mentre Nievo pud ab-bandonarsi alla retorica della patria e delľamore per interi capttoli. Letterariamente Nievo é un grande cittadino vene-to e un cattivo italiano. Lampedusa, il cui romanzo ha cor-roso il culto dell'Unitá quanto Le mie prigioni corrosero i meriti oggi rimpianti delí'amministrazione austriaca, stáva W'erta La retorica dei Risorgimento gli é certo piú invtsa dela ideológia dei Risorgimento che dopotutto condivideva {da stendhalianogenuino non sapeva resistere alľammira-zioneper le ideológie rwelatesi efficaa, ed era pertanto un segreto ammiratore di tutte le rivoluziom, compresa queU* ílTmer^ porTufc-ŕt1 TTtltdlam da ma S W / ĺ-r t°l0g7 SÍera ^laiesaunta in tan-l^aľť^ŕ t*?*"*"5* Cerch™ letterariamente di correggere le cadute di gusto che ogn, ideológia tnevita-bilmente reca con sé. *»*uua A volte ancora Brancaccio formsce una quinta ambien-tale,adesempio La bclla Gigugi cantata in Brancaccio dai garibaldim alla preša di Milazzo torna nel Gattopardo in-tonata dai galoppini continentali durante la campagna per ú plebiscito, ma le commozioni ottocentesche possono en-trare nel Gattopardo soltanto a patto di esser derise: la canzone desentta da Brancaccio come inno di concordta nazionale é a Donnafugata un altro emblema delľinconci-liabilitäfra siciliani ed invasori. Ridotte a schemi le emo-zioni positive permangono soltanto nelle strutture della forma romanzo, ed interferiscono assai di rado con la de-serizione minuziosa di quel regno minerále, fatto difossili] animati ed inanimati, in cut Lampedusa identifier la con-dizione siciliana. La seoperta di Bassani e il diniego HTViF torini non sono bizze di letterati. Bassani ě anche egli un notomista dei vinti; mentre il rifiuto delia trascendenza, anche a livello di ideológia, ě attivamente sgradevole a chi pensi di poter contribute al progresso del mondo. Ho accennato di sfuggita alla difficoltä di accordare una preferenza al testo datttloscritto o alla neoptatura mano-seritta. Da un lato si puô tendere a considerare le stesure successive munite della clausola «anmdlans, irritant, omne aliud testamentum» (mipermetto, a dispetto delľautore, di farmi forte sul melodramma, e per dipiit sul Gianni Schic-chi), dalľ altro ľ opera di Umpedusa mancherä sempře della rifimtura ultima, quella che soltanto lut avrebbe potuto darle. Non che sipossa parlare difonti che hanno btsogno dt integrazioni. Esse sono entrambe assai prosstme ad un testo definitivo, entrambe leggibili, con un numero estguo dt sviste. Entro quest i limit, an gust, non mi sentirei dt a jem che il manosentto sta prefenbile al datttloscritto: lo e della \y í de- ?ssili^> « -cow-, y „ T/ľT" r llGattopardo 18 q$ premesso sarebbc mmor parte dei casi, non anche lrnntanfc mofumhogocom^ereú^ sl dle sole consuetudim edttorv- neUafretta della rico- parola «cane» a p. 4% nga U, twnca per ,/ re_ piatura e integrato qualcloep ' ^ ^ punteggiatura, stohorispettatointegralmenie■ j scorrctta. Bassani); «qualche ďuno» mvece di qualcheduno , «sc stesso>>Ínvecedť'sestesso^^ di "frac". Cosi pure é stata rispettata la punteggiatura ácíroriginále, piu scarna diquella del dattiloscritto, e gid questa era stata estesamente rivista da Bassani. Essa presen-ta alcune caratteristiche tipiche ed in un certo senso moderně. Lampedusa adopera il punto soltanto quando ha esauri-to per intero un terna. Altrimenti preferisce separare i periodicol punto e virgola. Ilsuo uso della virgola é poi musicale piuttosto che grammaticale; la virgola indica la ripre-sa difiato, e non sempře coincide con 1'inizio di una coordi-nata o incidentale, anzi queste ultime sono sovente ignorate dalla punteggiatura. amnf^ SiCOnd° tlrn0SCntt0 dd W™ hatZTt "'"'ZMmc™P^™ ^ cm l> autore ií^T" sm-?a essa> come ho acce™«*°> ^nalita della ^mpromettere W Ma precedente edZl ^ k qmle ú disttn' vdelhppena incompiuTZ pi* per ' wlita e alla defimzLe Í/P P&r Sostan^ apporti alla | ntihm al lettore l>Uomn °pera: questa edizione h^Pera letteraria men0 m' P°>'« "ivo, ed ***** ^llacheZan7řta' ™ima patina amleav^concesso. (Prirnareda2ioneper,> , manoscritto del l dlZl0ne del Gn» , i 1 ;57> Feltrinen; Z™°P«rdo conforme al