IT.KIA D'AGOSTO lopo, c uii alllo ancora, per vanti a un siniile campet; e zzonte familiäre attraverso eniote, trasparivano conie • iivcx o osato im passo den-eva avcrnii accolio am la le mir rispostc crano State 11 cui scostavo lc toglie ta , o di la dagli steli alti lic-i. C'era in qucl crepitio un > c deserto, che sehiudeva i vita ignota, impervia e se- nato lo so perche oggi an-i intatto. £ un fruscio im-jna certezza, di avere come attendeva, eternamente u-lllora osavo gesti bruschi, in grido alle colline fami-ro. Allora ero un bambino, tranne questo grido. 'autunno, quando tutto si filari di granturco. Si odo-otte si accendono fuochi. : anche queste cose, ma co-»romesse intravedute fra i pre sempre maggiori tratti ; colline lontane. Si pensa S presenze notturne sul ci-el ricordo il crepitio delle rapestare di un passo igno-corpi in lotta. Ormai, nel-i falö notturni sui colli e campo. Rassicura soltanto erra nascondendosi b il ra-) grosse pannocchie che i lomani. E domani il ragaz- ta che mi fermo davanti al -e parlassi con lui, benche ni fa e se ne siano perdute jll'occhiata furtiva che ho ü colline e di parvenze. 1 .i Langa Io sono un uomo molto ambizioso e lasciai da giovane il mio paese, con l'idea fissa di diventare qualcuno. II mio paese sono quattro baracche e un gran fango. ma lo attra-versa lo stradone provinciale dove giocavo da bambino. Sic-come - ripeto - sono ambizioso, volevo girar tutto il mon-doe, giunto nei siti piu lontani, voltarmi e dire in presen-za di tutti: «Non avete mai sentito nominare quei quattro tetti? Ebbene, io vengo di la!» Certi giorni, srudiavo con piu attenzione del solito il profilo della collina, poi chiude-vo gli occhi e mi fingevo di essere gia per il mondo a ripen-sare per filo e per segno al noto paesaggio. Cosf. andai per il mondo e vi ebbi una certa fortuna. Non posso dire di essere, piu di un altro, diventato qualcuno, perche conobbi tanti che - chi per un motivo chi per un altro - sono diventati qualcuno. che, se fossi ancora in tempo, smetterei volentieri di arrovellarmi dietro a queste chi-mere. Attualmente la mia ambizione sempre insonne mi suggerirebbe di distinguermi, se mai, con la rinuncia, ma non sempre si puo fare cio che si vorrebbe. Basri dire che vissi in una grande citta e feci perfino molti viaggi pier mare e, un giorno che mi trovavo alTestero, fui li li per sposa-re una ragazza bella e ricca, che aveva le mie stesse ambizio-ni e mi voleva un gran bene. Non lo feci, perche avrei do-vuto stabilirmi laggiii e rinunciare per sempre alia mia terra. Un bel giorno tornai invece a casa e rivisitai le mie colline. Dei miei non e'era piu nessuno, ma le piante e le case restavano, e anche qualche faccia nota. Lo stradone provinciale e la piazzetta erano molto piu angusti di come me li ricordavo, piu terra terra, e soltanto il profilo lontano della collina non aveva scapitato. Le sere di quell'estate. dal bal-cone dell'albergo, guardai sovente la collina e pensai che in tutti quegli anni non mi ero ricordato di inorgoglirmene come avevo progettato. Mi accadeva se mai, adesso, di van- i8 PKRIAD'AGOSTO ivo tarmi con vccchi compacsani della moha strada che a fatta e dci porti e dellc stazioni dov'ero passato. Tutto 0 sto mi dava una malinconia che da un oezzo n«« piú ma che non mi dispiaccva. In questi casi ci si sposa, e la voce della vallata era inf ti ch'io fossi tomato per scegliermi una moglie. Divers f midie, anche contadine, si fecero visitare perché vedess 11 figliolc. Mi piacque che in nessun caso cercarono di appa-mi diversi da come li ricordavo: i campagnoli mi cond"'" sero alia stalla e portarono da bere nell'aia, i borghesi m" accolsero nel salottino disusato e stemmo seduti in cerchio fra le tendine pesanti mentre fuori era estate. Neanche questi tuttavia mi delusero: accadeva che in certe figliole che scherzavano imbarazzate riconoscessi le inflessioni e gli sguardi che mi erano balenati dalle finestre o sulle soglie quand'ero ragazzo. Ma tutti dicevano ch'era una bella cosa ricordarsi del paese e ritornarci come facevo io, ne vantava-no i terreni, ne vantavano i raccolti e la bontä della gente e del vino. Anche l'indole dei paesani, un'indole singolarmen-te fegatosa e taciturna, veniva citata e illustrata intermina-bilmente, tanto da farmi sorridere. Io non mi sposai. Capii subito che se mi fossi portata die-tro in cittä una di quelle ragazze, anche la piú sveglia, avrei avuto il mio paese in casa e non avrei mai piú potuto ricor-darmelo come adesso me n'era tomato il gusto. Ciascuna di loro, ciascuno di quei contadini e possidenti, era soltanto una parte del mio paese, rappresentava una villa, un podere, una costa sola. E invece io ce l'avevo nella memoria tutto quanto, ero io stesso il mio paese: bastava che chiudessi gli OOcfai e mi raccogliessi, non piú per dire «Conoscete quei quattro tctti? », ma per sentire che il mio sangue, le mie os-sa, il mio rcspiro, tutto era fatto di quella sostanza e oltre me e quella terra non esisteva nulla. Non so chi ha detto che bisogna andar cauti, quando si e ragazzi, nel fare progctti, poiché questi si avverano sempře nella maturita. Se questo e vero, una volta di piú vuol dire (he tutto il noslro destino e giä stampato nclle nostre ossa, prima ancoia che uhhiamo l'ctä della ragione. Io, pei me, ne sono coiivinto, ma penso a volte che '.einpre possibile < oinmelteie ei fori che ci costringeranno a tradirc qutftO destino. ft per questo che tanta gente sbagha '.posiindosi Nei projett i del ragazzo non e'e cvidentemcn < mai nulla a questo proposito, e la decisionc va prcsa a tutto IL MARK 19 rischio del proprio destino. Al mio paese, chi s'innamora vicne canzonato; chi si sposa, lodato, quando non muti in nulla la sua vita. Riprcsi dunque a viaggiare, promettendo in paese che sa-rci tomato presto. Nei primi tempi lo credevo, tanto le col-line c il dialetto mi stavano nitidi nel ccrvcllo. Non avevo bisogno di contrapporli con nostalgia ai miei ambienti con-sueti. Sapevo ch'erano lä, e soprattutto sapevo ch'io veni-vo di lá, che tutto ciö che di quella terra contava era chiu-so nel mio corpo e nella mia coscienza. Ma ormai sono pas-sati degli anni e ho tanto rimandato il mio ritorno che quasi non oso piú prendere quel treno. In mia presenza i com-paesani capirebbero che li ho giocati, che li ho lasciati di-scorrere delle virtu della mia terra soltanto per ritrovarla e portarmela via. Capirebbero adesso tutta l'ambizione del ragazzo che avevano dimenticato.