Giovanna Rosa Cattedrali di carta www.saggiatore.it © Gruppo editoriale il Saggiatore S.p.A., Milano 2006______ Prima edizione: ü Saggiatore, Milano 1995 Nu0VB Bdlz,on'tascab' La Scheda bibüografica e riportata nelTultima pagina del libro Indice Introduzione: una modernita eccentrica 9 1. II «romanzo familiäre» di una piccoloborghese 19 - II gatto Alvaro 22 - Dalla cameretta di Elisa 26 - II bisbiglio degli avi 30 - II doppio ruolo di Elisa 34 - Dalla memoria onirica ai ricordi veritieri 36 - Elisa scrittrice 41 - La costruzione della «cattedrale» 43 - II triste Mezzogiorno 48 - II Familienroman 51 - Un intreccio claustrofobico 5 3 - Lo stile dell'ambiguita 56 - Una narrazione compatta e fluida 62 - La dilatazione semantica 64 - L'ispido butterato 68 - Edoardo, la grazia futile dell'adolescenza 72 - Padri e madri 79 - Rosaria, «II giorno» 82 - Anna, «La notte» 86 - U dormire magnifico degli sposi 96 2. L'isola dell'iniziazione impossibile 105 - Le memorie di un fanciullo 106 - Arturo narratore 108 - Un «io lontano nel tempo» 111 - L'immaginazione archetipica 114 - La scrittura deH'ipersensibilitä 118 - La limpidezza monotonale 124 - L'ordine dell'intreccio 129 - Lo spazio e il tempo dell'isola 131 - La favola iniziatica 135 - Lo sbarco della matrigna 142 - II viaggio oltre le colonne d'Ercole 145 11 HtUun^mman imcrrotto 1 a partenza da Procida - L'aiuieliiia puerile di Nun?. Dal luQ§0 déUVsMlUSI - Cíli alihi dclla poesia - I racconti dcllo Saallc anJaluso - \a\ crtsi degli anni sessanta - Un aumento di vitalita - l.a provoca/ione del MonJo nalvato - L'oncttionc dd «punto* - l.a teatrálna delia Strata a CoUmo -\x parolo dclloro - La distibhidienza allcgra degli ľ.P. 149 154 H7 165 165 168 174 178 181 186 18') 194 197 - Dcformazionc espressionistica c tensionc monolojíica - Snaturamento c vitalismo - II rípudio di Totetaco - Un campionario ili tccnichc deserittive - Ai Ouarticri Alii - U rallimcnto della horuhesia liberale /i.i Monda - II reume virile e páleniu Indke dei nomi 317 321 325 330 337 339 343 346 359 4. II dectdentismo popolut delia «Storia» - Un'opcra ili propaganda - U patto narrativo - II romanzo neostorico - Un sistema aperto di relazioni - II paradosso ideologico delia Storia - Progreaaionc narrativa e cronologia storica - Dal tempo lineare al tempo puntiťorme - La tenda dalberi - Lo spazio romanzesco - La memoria antropologica - La precognizione del destino - II potere delia parola letteraria - II decadentismo del «libro degli idioti» - La ralfigurazione tisionomica - II patetismo senza riscatto - Ľantipatico Davide - Ida: ľoggettivismo delirante - Useppe e lo spettacolo del mondo - I «pecche» di Useppe 207 207 211 214 217 220 224 226 230 233 238 242 247 251 255 258 259 265 274 279 5. «Aracoeli»: i frammenti del presente - Palinodia - II canuto Narciso - II viaggio nella modernita -1 frammenti di pellicola - Un intreccio convulso - La diseesa alle madri e il Familienroman - Scherzi otrici, alterazioni uditive 291 293 295 297 301 305 309 313 ,äCOeli»: i frammenti del presente L ultimo romanzo morantiano esibisce subito la lontananza dalle opere precedenú nella nuda essenzialitä del paratesto. La consueta etichetta di genere accompagna il titolo; poi nessun'altra indicazione introduce il lettore nelľuniverso del racconto. Priva di ogni «soglia», la narrazione di Aracoeli non ě preceduta da versi, dediche o epigrafi e si sviluppa ininterrottamente senza alcuna partizione interna: solo bianchi stacchi tipografici segnalano le svolte delia trama, separando la descrizione del-le tappe del viaggio di Manuel dai frammenti molteplici della rievoca-zione memoriále. Ě la prima e piů evidente spia di un croUo della fidu-ciache aveva sorretto ü lungo percorso romanzesco awiato con le raffi-nate cronache familiari di Elisa e culminato nel decadentismo popolare tehStoria. Al lettore criticamente amabile, cui era concesso il privilege di abitare il «giardino sfolgorante» del gatto Alvaro, erano suben-tfate le schiere degli analfabeti, «l'unico pubblico oramai forse capace uscoltare la parola dei poeti». Agli inizi degli anni ottanta, il «forse» asciato il posto solo a certezze di negativo sconforto: «le tetre "?ure del Progresso tecnologico» {Beato, p. 1558) hanno assunto un , nuruo cosi assoluto da impedirc ogni dulovo ŕra k> sowaaie e k> gradinie i^^e ne^ carnP° ^e^a stasia creativa prevalgono le leggi de-*°gnTfU veconomicismo: come ricorda ľombra di Aracoeli al figlio, tinua1 * Una merce cne costa» (p. 1427). Certo, Elsa Morante con-raccorTCOra 3 ?atire *a <li(-,r l.n pn (Mit ll/M Ihr, |. (Mivrr ! i<-umtuttoquvtocoiluMCMtdalproMftvfca) L'im«Mailt«Hfc« ::;i,>cr«uv<,(p.u^7) [1 ritratto dcl Maestro e suggcllato da un'appaiiziotK- in vidco, tolta la Manuel durante la sosta in un bar: ora «vcsdtO signorilmentc, in giac ca stirata e cravatta 1...1 una chioma l>en tagliata, lavata c ravviata con cura l • ■ 1 portava una (ede al dito (.. .1 e faceva la Propaganda a un gros sopartito della Mezza Destra Moderata, favorito dalla borghesia» (p. 1158). Dal primo incontro sono passati sette anni: siamo nel 1975, Tan-no successivo alla pubblicazionc del romanzo di Useppc.2 Come gli amici veri c presunti hanno ricordato, con voce fin troppo spiegata, dopo Im Storia la Morante vive una stagione di depressionc tormentosa: la vicenda di Aracoeli ne reca traccia evidente nclle note di un disfaeimento cupo e disperato. Non sappiamo se il punto di svolta sia identificabile con la coscienza rabbiosa dell'arrivo della pesanteur, che annulla ogni grazia rutile:' cer-tamente la senescenza e la malattia, che corrodono il senso dell'io nei suoi aspetti immediatamente corporali, sono vissute dalla Morante con angoscia sgomenta; ma, come sempre nell'autore dell'/so/a di Arturo, ogni elemento autobiografico, anche il piü viscerale, conosce il filtro ac-corto e abilissimo della menzogna letteraria. Se Aracoeli e dawero l'ap-prodo di un percorso esistenziale drammatico, ebbene i conti con se stessa e con la propria vita, Elsa continua a farli attraverso la trasfigura-zione della parola romanzesca. Come ammonisce l'epilogo dell'opcra: 11 microscopio e fantastico. E so giä che la mia presente analisi e i suoi pretesi ri-,tati sono immaginari, come immaginaria, del resto, e l'intera mia storia (e tutte le Kstoric, o Storie, mortali o immortali). (p. 1452) Ha ti ro- »"lVjluta cor, l si presenta come la palinodia amara di tutti i precedenti *an*i morantiani: «autoeritica alla mistica bianca della Stona» ;)ri^,< il raeconto di Manuel delinea le tappe del 2 ««npiuto da US Arturo adulto che, abbandonata 1 tsola, haipe o 1 ^ nardsistica del fanciutlo divino; il «^.""^Ä di tenebra o circontuso di »pic" «segreto» familiäre «ammantato HWO), simile alle fole UM» da Llisa. qui e - biscC ddX l krsi'nuna.M^rtapu-tra1a>,Pag.nad«,popagl^flffl^^ destinato a c ondu »i elimtneri tutto il male, a cominciarc d*i vizl Catti drali di carta «Aramelt». t frammenti delpmente 295 all; a ťantasia morantiana, ma capOVo| personitorio, la lucente irónia o il rS??*^ m orrorc vertiginoso. Cosicché, «il mio pověro, ultimo toSÜ pid° luso» si degrada a «fabbrica dombre equivoche, per trasml?*?311^ mi c i motivi can compiacimento autopersecutork), 1um.»> n w^.«v.« »------•----■■-----"iu""^'^ per trastullo iV giorni vani» (p. 1201)) c al «gndo» notturno di Nunz. «tcnero mente fcroce» (hala, p. 1094) ora risponde in eco «un urlo fcnäí atroce, laido e tragico» (p. 1162). La serie delle connessioni toterS? li ě moheplice, persino ossessiva nelľostentazione martellantc del nľí tamento: dalle eolonne d'Ercole di Arturo private ormai di ogni fasci*0 trasgressivo, («un finto Ulissc di terra, viaggiante fra finti vivi incantaii da finte musiche verso eolonne d'Ercole anch'csse finte» p. 1201), alb «scala cromatica» di Edipo («Ma la mia scala ě storta, zoppa c lunatica. p. 1247). Anche Manuel bambino conosce i «possibili voli verso nidi leggendari», dove «in quei pianeti inesplorati delia mia ignoranza, mu nadít poteva discendere da una stirpe di gitani o di mendicantiodito reri o di banditi o di Grandi ldalghi» (p. 1068); ma gli antichi «fumi»di casa De Salvi hanno perso ogni sortilegio, diventando «favolette par rocchiali», «curiosi pettegolezzi da cucina» o, peggio, rivelando subito ehe dietro «ľ Arcano» c'e un banale «scbeletro nelľarmadio, come si usa dire. E consisteva, alľorigine, solo in una notevole disparita di classetra i miei genitori» (p. 1068). Se ľ«awentura esaltante e allegrissima»delia lotta partigiana (La Storta, p. 530) si involgarisce negli imbrogli loschidi «due frocetti bugiardi vagabondi e ladri di galline» (p. 1247), la lunga galleria delle osterie dove si rifugiavano il butterato e Giusepp< Ramundo si chiude con i caffě metropolitám in cui rimbombanolanw sica metallica del juke-box e il vocio delľonnipresente apparecchio levisivo: bar?(p \0 Che Ato «sere, il mio approdo, se non un'osteria o un m!Z\ SPffemiarsi sull'inconsistente ombra fantasmaty* e semt .P0C0 COnse^a dellambiguitá del finto pensiero Edo** dcuX S°it0lineare assenza clamorosa, «p™»*£* po la car 'TS10* e ormai inconsolabile cui luomo c , PAl P,U ,U°8hi del testo' il narratore rammenta cor. ^ Pianto Balletto, un cane «a me dato da poco e subito ritolto» gno . «una rara stagione di amieizia, piuttosto recente e &^ ^ JfflÄ f°T; 31 di la ^ innumerevoli altre ci»^> , P agmficanva del tracoUo soprawenuto ě, moko moi***1 Jeclinazione diversa che assume l'aggettivo «futile»: non piü indice '? Sa grazia leggera e amabile, di cui erano ricchi il eugino Edoardo, il tt0 Alvaro e l'infante Useppe, ma banale connotazione di gesti e mor-morü irrilevanti o insensati. Come ben dice Bruna Cordati, «si prova íimpressione di una luce che si spegne».ft Atacot'lt ě dawero la riscrittura «postuma»7 e definitiva dell'intera opera morantiana, di cui scopre in figura negativa il significato piü au-tentico. A libro chiuso, il lettore non solo trova il «compenso illumi-nantedcll allucinazione tenace che ě il romanzo» (Fortini) ma insieme, forse, intravede il germe nascosto di quella «fatale ambiguita» che, pre-sentc in tutte le altre narrazioni, promanava, a detta di Pasolini, da una indefinita e indefinibile latenza.* Nella trama disfatta di Aracoeli, il «qualcosa» si affaccia stagliandosi sullo sfondo di un'attualitä desolata ealla luce abbagliante di uno Stile novecentescamente ultradecadente. Dopo duemilacinquccento pagine al cui centro campeggiano le relazio-nifamiliari, per la prima volta la scrittura accusa la contraddizione im-medicabile inscritta nella natura femminile: quanto piü la donna aspira ainverarsi nella maternita, sacralizzata dall'istituto matrimoniale, tanto piü il corpo proereativo patisce gli assalti di un cros seduttore che dt-strugge ogni legame e altera il senso dell'io. í/ canuto Narciso LVesame retrospettivo» (Carbolic delia propria esperien« le e letteraria che la Morante compie nel suo ultimo^ ^ gia dissacrante dalla messa in mora di un elemento ^ onaggj che «one precedente: la componente narcisistica. " 1950,10 nessu-coltivavano «il fatale amore di so», abbozzau nei infelicew, «l'inna-"oe soprawissuto: anche «Ludovica, ossia U Na ^ un <- «ting' «JJ ^ u vlCcnda d. le dalla eomune sensibilita creaturale delle macir«. 2% ('attcdrali dt carta «Arameli». t f rammen 11 del prr\entc 2V7 ,Jn au ■ cm lda c I Iscppe si collocava «au-delä du narassismc»oftr,, message d'amour du prochatn, d un amour qui touche a lab«!*' depasse l'univcrs du plaisir», il s.lcnz.o cupo c demente su cui !,>' a ,1 romanzo g.a lasciava intravedere la precarieta di qudlWyS e il prossimotracollo. Cosi quando, a pochi mesi dalla mortedjp"5* la Morantc torna alia scrittura, Aracoelt si porge al lettore come^ todafe, un'csibizionc oscena» (Garboh) di queH'«,o recitante» A s'irradiava il fascino dei primi due libri. La seric degli autoritratti impietosi che Manuel si compiace di «jk. re, dall'inizialc immaginc di se, nauscato, in preda al «vizio morboso'dtl sonno» (p. 1045) nellc squallidc «stanzettc d'ufficio», alia visionenf]e sa nello specchio in un misero albergo di Almeria, ben illustra l'intcmo deformante che anima l'autorc reale nello schizzare la figura del suoul timn «alibi», «un moi-prison, un residu humain ä letat de monado. '■' Di statura mediocre, di gambe troppo corte rispetto al busto, il mio aspettoriu nisce, mal combinatc, la grac.lita e la corpulenza. I )al toracc, foho di pclamc nero.lo »tomaco e il ventre con la loro gonf iczza sedentaria sporgono sulle gambc sotulicpt sanosulleparti genitali (gl. «attnbuti della virilitä») dondc 10 subito allontanoUmu vista umiliata 1 piedi, alquantosudici, sonolarghi, malformati nellcdita. Intestine cioluta c puittostogrossa si attacca mzzamente al collo spesso c corto, unitoinunwi ptBO con la nuca bovina. l,c spalte sono larghe di misura, ma fiacche e cascanti,1 le braceia, smagrite e di povera muscolatura, si fanno addirittura macilc-ntegiüd-gomito fino al polso. (pp. 11701) Nulla ei viene risparmiato nella descrizione di questo «vecchiobor gliese, inutile, Iaido» (p. 1101), «disturbato di nervi» (p. 1170),««*« suale impotente; agli occhi degli amanti «nemmeno una vera chee« font] Ii" mi.schio Wlito» (p. 1006), ridottoormai a un «ammassodic* '"' m;'"" "• (P I1 /O), «seuza nessuna curiositi dd töondo» lp. '< J, - si «schi/d di sc medesimo» (p. 1172). Non contento degli nscu li denigratori, il narraton* nmrt«mi«< ,,IUcm«/*<» nnrheun«*0 che ,.' ., ' [ W«nCOe«mo»(p 1 172). Neu rnulcnl.xkr.l'Psni, ' ,,( "'»''•'ton. il narratore pro.ago.usta alles.isce anchc iinasor«* >l>.«.crsM, ln a|ľílu.Ilsa f|Ri |o(ld|msa. ťomc lin «tipicoso^ ,,llt(>»'«ne,aliettculaam|lls1oniPa«(,logichcdclUf^ v p ^ 1, r'"11 »^»Hluaa,,,,, prccisooricntarncntoiO** , ■.....ľ t;°,K' M —tore. inUtti. sc per u 0.j roecssi di lettura fortemente cquivoci: Manuel si rappre tr4SoIleCltdcvolc ignorante, balbuzicnte, per meglio apparire «un og sef,iaSřra tä- una sorta di animaluccio vulnerabile e senza colpa» (p. ^ Ppace di alimentäre in chi legge quella compassione amorosa Knľnato invoca per tutta la vita. creatura, snila terra, si offre [...1 Da Napoleone, a Lenin c a Stalin, alľulti-l^ttona, al bambino mongoloide, a Greta Garbo c a Picasso e al cane randagio, ml ta in realtä é ľunica perpetua domanda di ogni vivente agli altri viventi: «vi paio So? io che a lei parevo il piü bcllor'» [,..] Orfani e mai svezzati, tutti i viventi si propongono, come gente di marciapiede, a un segno altrui d'amorc. (pp. 1172-3) Ma troppo assillantc é la richiesta d'affetto per non suonare falsa e controproducente. Sin dalľautoritratto dell'io narrante il testo ci sugge-riscedi stare in guardia, di non prendere mai alla lettera le confessioni conclamate di Manuel. Occorre, allora, riformulare l'osservazione ini-zialc: la degradazione dell'«alibi», che si produce nel campionario di deformitä attribuite al protagonista, trova inveramento nella somma di procedimenti espressivi che ne sorreggono il flusso rammemorante. La crisi della componentc narcisistica piü che nella raffigurazione dissocia-ta dcll'«/o recitante», stereotipo dell'intellettuale fallito impotente e schizofrenico, csplodc nella frammentazione del raeconto, che altera e ""ndla modernita , pari di Mcnzogna e sorttlegio e ácW'lsola, anche Aracoelic un roman-("'''Y'dHr.r.K,h eui ,1 protagonista si affida alla memoria per deci-,■ [ lc "Rurc v \v immagini di un tempo temoto: ma come ě (UvenO 'I j 11>n' ftWrativo di Manuel dalla voce molteplice della veggente EÜsa c lfi?I0l«Umpid.diArtuto! Z0""«»* dcir/vo/,; in tanto polev, ricostnurc 1 JSESSt t^^«;adoWscen,a procidana in quanto si prcnettava sab.anamcn.; ve Va la c , Z T lon,i»^ 'ul tc-,npo». U- «memoric di un tanciullo» sono dav- C?"* s»^» u-mpo,ale d, un jvrcot^o iniz.atia, che nl.uta I -PPro 1>r^ntc t. allamatu.ua. 298 Cattcdrali di carta Differente la «situazione narrativa» in cui si apre il fa„ •/■ Elisa: il ritratto iniziale dell'«/o recitante» e, anzi, ü punto fT^H Tintera opera; eppure, non solo 1 omodiegesi si ribalta subit ^ scienza sovrana della «fedele segretaria» che riecheggia «il L° ? ^ gliavi»,matuttoil racconto si svolge nella «Tule irraggiUngiL1S, 'f1'0^-lo di memoria» del «triste Mezzogiorno», universo della fin ttavv la menzogna e sempre intrisa di sortilegio. /,(^:r: Qui. invece, la figura del narratore si accampa in primo n' violenza brutale del suo oggi: P ano «Aracoeli»: i frammenti del presente 299 In quest'autunno nebbtoso, io da qualche giorno sono tentato ragazza Aracoeli (p. 1044); conlj E cosi stamanina (venerďi 31) mi sono mosso per il mio viaggio [ .] E cos» »da-so (l'cra e circa le undici di mattina) mi sono messo sulla strada in parteiizi-NUanofp. 1046). In Aracoeli, Yto recitante si fa personaggio-attore, dissociandosi ncäe figure corpose dell'io narrante e delľio narrato, e il romanzo e anchd resoconto in diretta di un «evento», il viaggio appunto intraprcsoi Manuel per raggiungere l'Andalusia. Per ricostruire il romanzo familii-re dd protagonista e recuperare la stagione luminosa del Totetaco,oc-corre ideare un «to recitante» che, calato nella contemporaneitä.nede-scriva la bruttezza orrorosa, ne registri i rumori assordanti. Tra i us-personaggi morantiani che sognano l'ESTERO, da Teodoro Massia» Anuro fino a Ninnuzzo, Manuel é il primo e l'unico che davverop^ e che di questo viaggio ci illustra le tappe faticose. É un'ulteriore spia* disagio patito dalla Morante: muta ormai «la voce molteplice della«*. miente» e offuscata la primitíva «confidenza» trasognata, il Aracrjeli deve appoggiarsi al supporto diegetico di un movimcnio che coinvolga tempo e spazio. Dal terminal di Linate attraverso Porto di Madrid, la sosta ad Almeria, e infine il percorso in cor . no a Urgal, la narrazione del tragitto che congiunge Miláno u dalus,a assolve una funzione strutturale dectsiva: la «coffl'ce» ^ rľ T dei ^ aü'indietro» e delle «visioni» SET0 e "«r1 contempo esaltando l'ordine franto del «cc p ľ7 dcnunciata dal protagonista, («la mia natutí> # LW ľ 0hre ü dato caratteriale per informare d. *e ^ ^ « cnunoativo. che nelle cronache elisiane era ^fZ&tä d P sľaľ C nd m«»Wo>nan arturiano rimcmorazioneJ^e* Passato, qui non ha nnnrtHumt„.t---f„cmflle: la des* mmino per arrivare in Spagna sostituisce e cancella ogni traccia del ^rocessocreativo che alimenta l'affabulazione romanzesca.15 Manuel ha P ra a che fare con la letteratura, ma solo in posizione alienata e su- I __a. \ _ . _ I . ✓-v ,-V~l t rw-K t r ^ * -\ 1 / 1 i si* a s.f • * » r~> j .---— * —. _— III. * balterna: davanti agli occhi miopi di questo correttore di bozze, i «ca-ratteri di stampa» si tramutano in «tignole a miriadi, che sciamano da: fogli riducendoli in una polvere bianca» (p. 1045). II corrompimento ě irreversibile, perché si ě awiato nelTetä infantile: le favole, che nutriva-no la fantasia della forastica Elisa e su cui Anuro fondava le Certezze Assolute, per Manuel segnano l'inizio del distacco materno.14 Solo nel prologo della sequenza finale l'io narrante, commentando Uemblema muto sul frontespizio del capitolo» (p. 1452), accenna alla sfera dell'atdvitä letteraria: ma quel «capitolo» indica ormai troppo esplicitamente l'epilogo dell'intera opera morantiana per riferirsi solo allacronaca dell'incanutito Narciso. D'altronde, la fisionomia adulta e degradata dell'io narrante, mentre de-termina le sfasature strutturali e le cadute espressive denunciate dai critici, rawiva, nel contempo, il dato di maggior originalita di Aracoeli: il confron-to polemico con la modernita. Una sfida che la parola morantiana ha co-stantemente alluso, mai tematicamente ed espressivamente formalizzato. Per la prima volta, dal lontano esordio di Qualcuno hussa alb porta, il nostro romanziere cala il racconto nelle pieghe dell'attualitä piü cocen-te, assumendone moduli compositivi e codici linguistici. Ě questo il dato di novitä sconcertante dell'ultimo libro: i riferimenti al presente aber-fante non vengono piü mediati attraverso i fumi del sortilegio, la lente ■"tangente di Arturo o la memoria numinosa del narratore della Storia, ma recuperati alla dimensione artistica attraverso la registrazione «in diretta» delle percezioni visive e acustiche del personaggio narrante. U luogo da cui prende awio il viaggio di Manuel alla ricerca delle pro-Pn Kíí^ni non potrebbe avere una valenza piü negativamente esempla-*: Milano, la metropoli per eccellenza deU'urbanesimo industriale, colta ^ giomo invernale mentre sfilano cortei di scioperanti. La prima tap-Pa e l'edificio del terminal: da questo «sito suburbano», emblema della hitf223 ^forme» del secolo (p. 1053), s'irradia una luce devastante su fa !° P*"**». La distruzione operata dalla civiltä tecnologica ha, tn-«. assunto dimensioni ormai planetarie e nessun cammino, neanche ^ compiuto «sulla macchina del tempo» (p. 1062) verso la «cuccia (p. u97)) puö „conquistare zone di natuialiiÄ inc^ami««. ^ Almendral j. ^ «un ^bborgo industnale d. (j^ono da ?e C fumo> simUe a Sesto San Giovanni» Ubtdem), lo scenano che fa sl0r>do a tutto il tragitto di Manuel presenta sempře e soio Cattedrůli di carta «Aracoeli»: ijrammenti delpresente 301 un celo ehe non som.güa a «na volta d ana. ma a una crosta di ceneri ^ "deporiute da asm in decomposmone g.a spent, da m.llennii [...] un ^ tutto coperto da una piatta nuvolagha stnata. ehe non sembra di natura acq^ som.gl.ando. piuttosto, a una coltre dt scone bruc.atc [...] solo crepeeffij La materia, la quale mi si scopre su. blocch, p.u pross.m,, tutta ulcerau « ^ di una sona di scabbia secca. (pp. 1199-20« Al di lä dell'aspetto apocalittico, traccia simbolica dello sc mico che ha sconvolto il mondo, vale la pena di sottolineare *S --------Penadisottolineare'sindoraco. me I arco della parabola artistica morantiana disegni una sorta di r* corso di risalita lungo l'intera penisola: dalle terre assolate e magiche del «triste Mezzogiorno», sostando nelľisola incantata dell'arcipelago na- poletano, oltre gli sfondi di miseria e di solidarietä di Roma «citta aper- ta», l'itinerario romanzesco giunge al Nord, nei luoghi inabitabili del- l'odiata modernita. Un percorso tanto piu illuminante in quantocopre le stagioni cruciali della nostra vicenda storico-politica: alia dimensione sfuocata di Menzogna e sortilegio che alludeva al passaggio epocaledal- ľuniverso aristocratico-contadino alia societa volgarmente promiscua dei ceti medi impiegatizi, era subentrato ľorizzonte del ventenniofasci- sta, appena intravisto sullo sfondo di Procida, ma giä rimbombante dd frastuono bellico; poi gli anni tremendi della guerra e del dopoguerra nella Storm e infine ľorribile presente, «quest'epoca di sinistri macchi- nismi» (p. 1060). II giudizio finale sulla societa massificata dommj* dalla piccola borghesia, che brucia ogni aspirazione al sacro nell i tria dei mezzi tecnologici, ě senza appello: Si direbbe che gli umani rifiutano, oggi, il Dio che parlava il lmguagg'° deT ^ zio. In tutte le loro azioni quotidiane: lavarsi, nutrirsi, lavorare. accopp^^.f ^ nare o star fermi; e dovunque: nelle case e nei caffe, negli albergh. ne. _ ^ gli asili, nelle carceri e negli uffici, nelle automobili e nei třeni e neglil que e sempře, individui e masse; vivono soggetti a questa Maestä e e ^ ttuo- bita c sinistra, infuriante nelle sue casse di plastica da cui escono -' *■ idicare la turiB "oato-ota co- ni». E un ultimo Dio del pianeta industriale, forse teso a ven te delle macehine la degradazione e to strazio. (p. 1198) dov^ Per dar conto di questo caos informe e «indec^abile>>ja qüC^^\. awalersi di tecniche narrative e codici espressivi "ivers'va je «vctfi JJ riti nei romanzi precedent!: il silenzio in cui Elisa ascolta .^„icj*■ teplici» dei parenti-eroi e Useppe percepiva le "^"^J^nf**? & ereato, oggi rimbomba di «strombettii dementi» o ^."^Ú-t1^ ti» (pp. 1056-60) e la favola si frantuma in ereato, oggi rimbomba di «strombettii dementi Virnpa«0' puč ^Tfondarnento al «romanzo familiäre dei nevrotici». Ľorgoglioso jrdo» non ě piü rinviabile: solo nei frammenti del presente sumere forma quel «qualcosa» che, inscritto nelľambiva-del corpo materno e sotteso al grumo dei rapporti paren- ttr1deirassurao»..-.^^------- alfine assumere forma quel «quaJcosa» che, insentto nelJambiva- ic táli, ě tuliu—------ narcisismo dobraňte prende cosi la sua definitiva rivincita e, nello scompaginare 1'antica tela di fumo intessuta da Elisa, rivela la forza af-fabulante di una parola romanzesca che, pur «nella riduzione spettrale delmondo», tende sempře a provocare in chi 1'accoglie «un aumento di vitalita straordinario». (Sul romanzo, p. 1520) J frammenti di pellicula La voce «in diretta» e la fisionomia schizofrenica delľ«/o recitante» so-no strettamente connesse con la dissoluzione che ha investito il nueleo no strettamente connesse con la dissoluzione cne na invesnio u primigenio delľestro morantiano. I processi di rievocazione del passa-to, che, grazie al «gioco segreto» della fantasia, trasformavano le osses-sioni in «romanzi sul serio», sono diventati una «ricostruzione forzosa» Ip; H79), dove la «memoria, (o magari pseudo-memoria?)» fabbrica «ncordi apocrifi» (pp. 1049-50) e «testimonianze infide» (p. 1381). poco prima di raecontare le sequenze della «ridda infernale» scoppiata neu ultima estate di Aracoeli, Manuel s'interroga sulla natura delle fi-«"teche, simili ad allucinazioni, gli si proiettano davanti: «finzioni? fal-»■ Scherzi di un/np andato a male?» (p. 1344). uJla «memoria ombrosa» di Elisa, capace di ricomporre la Ieggenda *™are delľillustre prosapia, alle «memorie di un fanciullo», tese a re- U„u're l'incanto fulgido della stagione procidana, fino al recupero, nel-della memoria che, «neU'assenza dal tempo e dallo spaz.o» 2ľ' pl 1567)' Parlava la «l'n8ua « idi0ti>>> k °T tZ\ confonano l'intuizione originale racchiusa nelle pagine del 1 'C8 °: ndirla come si é vista, cercare soprattutto di ncoräan are c ricordare. (p. 1592) L Vr, • i mmp ľorxrra si é vista in ün0;qU,VOCa formula «inventare é ito^^S&i convenzio-Neľ? di ^gno» brucia ogni traccia di autot*0g£™. matcnalj dd. la,ped' onirismo manieristico: Elsa continua a, ne lasmantloli mn hv°la» dalla propria memoria familiäre, sempre CitlfJrali M carta MC «cnsi jacia creativa, mai involgarendoli in squallidi refcrti maniar ,. d'angosaa» che attanaglia il secolo e di cui 10 scrittorec'^ ____:__n^>n ri«n:irmi:i né il temno ili \wnl;„ Slfaitv přete autentico, non risparmia ne il tempo di veglia ne tanto ""«'■ stato di sogno». Come ammonisce una pagina di Aracoeli «Aracocli». iframmenti del prezente 303 • embranzc potrcbbero essere, come lc prime, effetti di fotomontag-,ř «Itre rim e sf^^e suj fondi della mia realta eome salme su una pa- ■-, Es« gAlt«-^1 ----v zione onirica vegeta c cresce «nei nostn depositi sotterranei a nostra insaputa una serra mostruosa, che infesta coi suoi paras dovi stro mtero campo» {p. 1406). SUliW E la stagione dei silenzio romanzesco a denunciare il pnm guasta Nelle liriche dei Mondo, la memoria «masticata dalle sabh^ 22) non consente alcun dialogo con le «ombre defunte» e la cam^ di Elisa si e trasformata nella «casa di pena» in cui rimbomba «J^ il punto amaro/degli Ell Ell senza risposta» (p. 33). Nel UmSfj Edipo, «La memoria/e peccato come la veggenza» (p. 71). Ancoekl consueto ri-uso di immagini elisiane e arturiane, ribadisce la ge/' mnestica dell'estro inventivo: «puö sembrare a volte che le memoriesia no prodotte dalla fantasia; mentre in realta sempre la fantasia e prodot-ta dalle memorie» (p. 1186). Ma ora, appunto, questa memoria, nond« riposarsi nelle «lusinghe» dei gatto Alvaro, fabbrica «fantasmagotie precarie» per false consolazioni: Chi puö dire dove e quando la macchina dei ricordi inizia il proprio lavoro? in nere si suppone che, al momento della nascita, la nostra memoria sia un fogliobian co, perö non e escluso che, invece, ogni nuovo nato porti in se la stampa di chisaqu» Ii soggiorni interiori con altre nature e altri luci [...] Finche la memoria adulta (» munemente, almeno) prowede a dissipare fino all'ultima ombra di quel primano spettro luminoso. Considerandolo, a distanza, nient'altro che un effetto equiweo. falso e strumentale: il quäle forse, con le sue fantasmagorie precarie, voleva con» larci della nascita, cosi come le visioni leggendarie dell'al di lä vorrebbero consobr-ci della morte. (pp. 1177-8) Non basta, certo, un inciso a attenuare la condanna della «mem0J adulta» che dissipa le rifrangenze luminose dell'infanzia, corrodenj» ogni hbero slancio della fantasia: nella sua maturitä odiosa, Manuel !üiS/?n? *.Visi(lni P°stume» composte di «atomi» galleggianti Jijjj r a «macchina dei ricordi*, la memoria ě diventata uno stru-'malconcio ehe srotola il «rullo di pellicola» su cui ě stampata la nStaesistenza: • jgwero ogni nostra esperienza, minima o massima, ě la' stampata su quel njHo pellicola, giä filmata da sempre e in proiezione continua; allora io mi do-mando [•••] * ^ m'° ru^°' Preso tutto insieme, risulterebbe un film delľorrore, o unacomica.ip. 1407) U romanzo delľ82 si offre dawero come «cinema della memoria», dove la serittura narrativa e il «luogo privilegiato di una dialettica tra luče e tenebra assai simile, se non identica, alla percezione ehe dei mondo ha il protagonista*.15 Espressione peculiare della narrativitä moderna, lo spettacolo cine-matografico appartiene all'immaginario figurativo di molti personaggi morantiani: da Arturo a Scimô, da Nunziata a Nino e Carull, protagonisti e comparse dei libri morantiani amano assumere pose e comporta-menti propri alle star dell'universo di celluloide. Ancbe in Aracoeli i ri-chiami ai film ďepoca sono molteplici: zia Monda in attesa dei principe azzurro «sul modello delle eroine di Eleonora Glyn» (p. 1079); la ra- sporge su una «voragine senza fondo» da cui le «luci del passato» tuiscono «visioni postume» composte di «atomi» galleggianti sul to» (p. 1049). E soprattutto ľaccostamento fra il processo riew* « procedunenti deUa riproducibilitä teenica a segnalare Ü p""1001 ntorno: ne. ricordi (autentici? apoerifi?) una stampa lucida e minuziosa twttato, s. awicenda a sequenze sfocate, abbagliate e dadocun^' mutüe.ip.108^ gazzetta della awentura marina nella cui voce agra s'infiltra «una nota ai mahzia manierosa, quasi da battuta a effetto, copiata per arte dalle maharde degli scbermi» (p. 1123); persino il paesaggio dell'Andalusia vanťl °nd0 Car° agli spa&hetti-western ^P- 120°). ^cox Piu rue" mať j^peri5nze cinematografiche dei due protagonisti: il cartone ani-mente ^!stre^° 8enera nel piccolo Manuel fantasie oniriche alta-tare ^ sujn"0liche (p. 1309); per contro, Aracoeli incomincia a frequence- d*V Pro'ez'one con la cognata Raimonda per adeguarsi «al suo cinem' ^n(ira>> [P-1272). Ma ciô che rende Aracoeli un'opera di taglio sitive 3 8 co e soprattutto ľadozione esibita delle tecniche compo-Manu^tufa.te °*a °»uel linguaggio. Non solo nel passato prossimo di tici(p ioq^ ~°luesto^tit0^° d'1 unparagrafodedicatoaisogniero-sturbaz' " Sl alternano ^ «cinematografi» (p. 1126), ossia alle ma-si disrx!001 C a^e ^antasie sessuali, ma il recupero della stagione remota che a?L?e Sec?ndo il ritmo sincopato di un montaggio cinematografico UniCo ľ1^ *visioni» e «scene». La frequenza delle formule tratte da un amPo semantico - «spettacoli», «scenario», «regia», «scenogra- 304 Cattedrah dt carta x Aracoeli»: i frammenti del pre%ente 305 B*», «copione», «soggetti», «schermo», «fotogramma» Wrr rallentatore». «spezzoni dl una pelhcola perduta», «seqUenP ^ te». «eťfetti di fotomontaggio» - sottolinea la percezione film t0graí» narrante ha del mondo presente e dei tempi lontani. Se la rietá del percorso memoriále rimanda al caos incomponibil/? contemporanea, la visionarietá delle «istantanee» suggeriSc ,eUaNt, inerzia voyeuristica in cui Manuel sempře si trova. Ě stator to piú autentico implicito nelľuso dei procedimenti cinern ^"'^ lungi dal vantare come Elisa «e il vostro miele/é tutto mio» J[°Krali^ tante» di Aracoeli assiste passivamente al susseguirsi di visionľ'° ^ impressi sul rullo di una pellicola che si dipana senza ordine n - ume ne senso Tutti essa [memoriál li espone oggi alla mia coscienza adulta, ormai vaňa nd; va: allineati e lucidi con esattezza perversa. (p. 1381) Le figúre dei «parenti eroi» non si «accendono» piú; nessunascou passata appare «come se» si riattualizzasse in una mitica acron.ia.lr. Aracoeli i personaggi «si presentano» sullo schermo della memoriantl ľhicet nunc dello squallido presente: «alcune sequenze e figúre [,..]oggi mi si proiettano davanti con la forza delle allucinazioni» (p. 13441.1 voyeurismo, quanto piú denuncia ľimpotenza a vivere del personaggio. tanto piú lo ancora alla dimensione della maturita adulta: Manuel, spct tatore della propria e altrui esistenza, non puô far altro ormai chen« derne alcuni spezzoni, privi di «un loro posto preciso nella trama»ip 1381). Infestato dal solito «bacillo visionario» (p. 1362), ľionarrantea Aracoeli fissa uno spettacolo in cui si sente troppo coinvolto per po* carlo con distacco critico e da cui, nel contempo, si é čosi estraniatodi ngettare ogni moto di compassionevole simpatia: il «cinema dclb* mor.a» non consente né identificazioni empatiche né lusinghe suWa* tnci; intreccia solo «scene» sguaiate a «visioni» desolanti che uicaten no lo sguardo miope. Con un moto di regressionc tipicamente frcudiano, ^n"ds'l CmM t0*,,c $ occhiali per tutto il corso dcl viaggio, rlpet»*jJJJ , mwte un pnmitivo gesto di rivolta infantilc: il motivo delle lej'. etcrna «lidtä senza soluzionc* di ogni immagwe. ^ dicenne s'imbatte in una «frotta di giovani» fra cui una ra-forse «mezza ubriaca» che l'invita, «con sfrontatezza puerile», more. L'interc ndomi in fretta c dune del lido [...] m'affacciai non visto a vedere» (p. 1119), «attra-!n Ir mit- lenti affumicate» (p. 1120), «prowidi in fretta a togliermi Manuel • ^ ^Tamore. Uiritero episodio é cadenzato sul motivo degli occhiali: ' 'rmandomi in fretta dei miei occhiali da miope, semidisteso fra le pic- verso le mie.- ,11 occhiali» (p. 1121), «con 1 altra mano trattenevo i miei occhiali» fp. U22),«stringevo tuttora gli occhiali» (p. 1123). L'arrivo di un ragazzo baklanzoso che si sostituisce all'incapace «bamboccio» interrompe il patetico tentativo di seduzione. Riparatosi dietro uno scoglio, Manuel osserva i due amanti: quasi nell'urgenza di un delitto inforcai gli occhiali, e la rattratto sulla spiaggia spiai di fra gli scogli verso quei due. Sotto il corpo del giovane, squassato da un ritmo feb-brile, il piccolo corpo della ragazza spariva quasi per intero. (p. 1123) A «quel terribile ritmo oscillante» che immemorialmente riemerge da «un'ora antica della sua fanciullezza» (p. 1124) il protagonista reagisce con vergogna disperata: «Istintivamente ritrassi lo sguardo dalla scéna e mi tolsi gli occhiali»; poi, «mi finsi, in una "visione", che la spiaggia oscillasse [...] a questo culmine della mia "visione", io mi masturbai» (p. 1125). Solo molte pagine dopo il lettore assisterä alla scena de!T«ora antica» m cui per la prima volta «quel fatale RITMO affannoso» (p. 1342) s'im- presse nella memoria di Manuel, segnandone per sempře 1 esistenza; so- o allora sarä chiaro che il gesto di levarsi le lenti non ě dettato dall'insi- gmiicanza delle immagini, «quando non c'e nulla che m'importi di ve- cre>> (p. 1058), semmai, al contrario, dalla loro iperdeterminazione dolorosa. tntrecäo convuho cZ U \ íUe>Wlanwnio scopofilico assunto dall'«" ^ , °|m MI esistenza e ne suggerisee l'originc lontana. I, , ""ľ' '<>a».l«K.u,|-ra memoria ünemutografica c g^> jyf->* una sequen/a che, posta alľini/io del raecoj % ^ ""'^!.,l1-,((,1/la|(. «awentura da spiaggia». Durante una gHa' ^Aracoelt, aU'incertczza dcl patto narrativo e all'assenza di ogni corni-' Daratesiuale corrispondc la niancata dd'iniziuiu- dcEc COOR&natc di *there. L'ultimo romanzo morantiano si sottrae, infatti, a ogni classifi-•»/•lone tipologica, accusando anche sul piano istituzionale, l'offusca-cnto dei criteri progetluali entro cui «ordinäre felicemente, nelle suc Pani» (Sul romanzo, P-1500) i materiali narrativi. Ormai non c'e nessu-u lnil»aleatura «architettonica» a sorreggerc il discoreo rievocaiivo per- Cattedrali di carta ché ě venuta meno ľantica fiducia di poter inscrivere entro 1 °Pera il^. Prn. bot cúrazľo'ne'del caos irredimibile del presente. AbbandonauY^Jft ÁM» nurrazione mista di stoná e d ínvenzione, il raeconto tom, „ ST «Aracoeli»: iframmenti del presente 307 sterna del mondo e delle relazioni umane*. Non solo si ě «aurito*Ĺ gramma ambizioso di riusare i modelh romanzeschi delľ«e^. p epopea bot. ehese» ma la totalita delľ«epica moderna» si e disintegrata nell della narrazione mista cn stoná c u inventúrne, u racconto torna a ňf giarsi nel «teatrino privato di famiglia» (p. 1281). ' 11 ritorno alle pareti domestiche, tuttavia, lungi dal fronteggiareL tensioni disgreganti, corroborale spinte centrifughe e la vicenda di Manuel si sviluppa su un ritmo ďintreccio antitetico sia alla compaua. za delle cronache elisiane sia alľariositä delle memorie d'Arturo. Qui passato e presente si frammischiano nel magma di una percezione opa-ca e delirante ehe confonde i periodi, pur radicandosi sempre nel torpi-do oggi. Dell'antica «cattedrale», sono rimaste unicamente le «vetrate, le scéne isolate», disposte per di piu secondo un montaggio ehe nesot-tolinea la discontinuitä. Nelle prime duecento pagine, lo sviluppo romanzesco pare accon-sentire alle norme di progressione narrativa tipiche del resocontodi viaggio, lungo il tragitto ehe conduce Manuel da Miláno all'Andalusia. ma poiché, per ammissione diretta delľio narrante, il camminosidi stende «nella doppia direzione del passato e dello spazio» (p. 1046),li deserizione delle tappe verso Gergal si intreccia alle «visioni» di una sta gione recente oppure ai «lampi alľindietro» in epoca remota. 11 raccor do fra il tempo del viaggio e il tempo del ricordo awiene sia per nessia littici sfumati, la sete patita in corriera riporta al palato il gusto del g to di Totetaco, sia per connessioni esplicite - ľopuscolo turistico deH Costa del Sol ricalca lo stile delle cartoline inviate da zio Manuel, b* sta di un «mini-lunapark deserto» sul piazzale di Almeria fa la memoria la festa di una giostra infantile. Per lo piü, tuttavia, 1°«^ del discorso s'adegua alle variazioni deU'assembtaggio disorganico, la sequela dei deittici («qua adesso», «ora qui») e degli wdicaton^ zio-temporali («ieri sera», «oggi, primo novembre» alla «Es**» 4 | Autobus«») rimarca con insistenza: la «macchina dei nco«* . Manuel rifugge dai trapassi modulari per privilegiare gli stacc^1 traPPosiaoninon mediale. tro7an^ 2* che, svÜuppandosi in direzioni par^ della ttiovin Unf parte "«nergono gli anni aman ^ZZp$ ° amon* omoscssuali; dallaltra, vengono ricordau l *® . • AA Totetaco e le «stagioni iniziali ai Quartiert Alti» (p. 1210) an-tissunidc1 i" . pra le due epoche si distende la zona d ombra e f wio"degli Ultimi mesi di vita di AracoeÜ, che solo un diverso svi-Í nlrrativo poträ illuminare. In effetti, a meta circa della parabola PP°n7esca quando nel tempo della storia Manuel ě giunto a Gergal, r0m l'awentura marina, la visita alla «Signora», la fu-l'one C° 10 e lmconlro con 1 fimi partigiani), la seconda parte del-tramlľ P3rC recuPerare ü 8»oco fra iterativitä e singolativitä che aveva dieazi SU8gesUvamente>le memorie arturiane. In queste pagine, ľin-mati ľr pr.ecisa dei luo8hi e dei tempi lascia il campo ai moduli sfu-re» mdeterminatezza («una volta», «un giorno», «una di quelle sc .in quelle giornate») eil racconto avanza secondo una norma com-»va che potremmo definire di esemplaritä metonimica: *Sí2Sľ! í fen0m,Cí 51 aCCUmula;a "«amarla. in un. concrczionc pullu-% U*ľ ľÄÍ aCCampa MUalche SCena Sm«ola- <** ^ « figurarc m sc b serie inte- 'PP- 1337-8) l MW (jitlrdrali di atria »Arautcli»: t (rammi-ntt d<:lprnŕrtte 309 e Manuel narratore commenta: Co*i, devo osservare che * questo punto non |x>sso di.tinKucrc uir, sc |,- «pi.ssenn"«„|>SV' null fotouramma, ilovc Aracoeli m ■< i ist la intormendta mi lenuripo» tro una nur* ďinsetti assillanti (p, 13)8) I ,i pscudosingolativiti, che nell'/wi/,; mimava il valote unico contempo ricorrente di ogni cspeiienza ini/iatica, <.;vii es;,lt!, la morU sita coattiva dei gestioacenamente impudichi cui si ahhandona Aracoeli davanti agli occhi sgomenti del piccolo Manuel. Come il cerchioddlo spazio che aecoglic le loTO patteggtate si contienc «nei paraggi di ,M [...] Sempre avanti e bdietľO e di traverso per le medesimestradolp H36), cosi il trascorrere dei giorni sembra awitarsi in spirc concentn-che. Pur nella diversitä ddk intonazioni espressive, dal ritmo sinuon della nuotata dell'uomo-gaito alla velocitä convulsiva dell'«a8tnatrii tolle» consumata in ascensore (p. 1349), ogni sequenza non la che ll niodulare «le tragiche vibrazioni del ballo angelico» (p. 1342). Si ricom pone cosi, per altra via, la dimensione di circolaritä claustrofobicacht aveva caratterizzato le cronache familiari di Elisa: la narrazione quanto piü aeconsente a un ordine di serialitä ossessiva tanto piü acquista un andamento romanzesco che nella condensazione spazio-temporaleali-menta la tensione catastrofica. A corroborare ľimpressione di coattivita centripeta é il ricorso a un procedimento giä taňte volte esperito dal no stro scrittore: le clausole ďiterazione. i Per collegare le due ampie sezioni delľopera il narratore dt rV*J sparge, come sempre, rimandi interni, ricorrenze figurali, catcnc.^ magini anaforiche: ora, tuttavia, diversamente dalle memorie proci^ J i modlili della reduplieazione non puntano a fondare la ciclicita to o l'acronia archetipica, si piuttosto paiono tesi ad apnre n« ^ narrativo squarci in verticale, quasi a suggerire un inaD'ssaniennte od" «il punto estremo del futuro. Una sorta di mezzogiorno accec mezzanotte cieca» (p. 1044). ,. ia sass«* La proliferazione disseminata delle isotopie (lo sPeCC ^jhito».1' desertica, la distesa marina, il giardino «scandaloso Quinta, la Donna-cammello, ľamuletoe «Ii sparsi segnali 2 ' *-™"«*--cammeuo, 1 amuleto e gü sparsi -non nsponde. d'altronde. neanche alla regola binana che go* J, J-cronache familiari di Elisa: in Aracoeli, le figurazion« "cf'^ spongono in una sorta di climax ascendente che culmina neU strema' se Gergal, «la zona mas luminosa d'Europa» (p. iVMK^'scöprc al.ro non caacre che i „irtrimf e maciuni, *i direbbe una enorme frana della »ierra »opra „„Unitm'1'Plc,r*" Im* '4W' • „nccllo di un volgare stile liberty [...] marchiato da interdizione e aledetto» (p. 1117). ineubo tormentoso di Manuel, introduce alfine al ^rdino «fosco e abbagliantc» del bordello in cui si rifugia Aracoeli (p. Nell'ordinc sincopato del montaggio tilmico, ogni visione si risolve sempre in una «fascinazione sacrale e laida», in una sorta di «ritorno di stupori celesti, che tuttavia provocano un rigurgito atroce c purulento» (p. 1136). In questa sorta di impossibile «ridiscesa all'eden» si consuma la contraddizione strutturalc di Aracoeli e si chiarisce, forse, una delle leggi compositive dei libri morantiani. la discesa alle madri e il Familienroman La frattura che si apre nel «monologo sregolato» di Manuel rimanda ge-ncticamente all'antagonismo fra due tipologie narrative forti: il raecon-io di vtaggio, in una Bildung all'inverso, e il Familienroman modcllato s Paradigma centripeto delle relazioni parentali: a una progressione Ii« neare, poco importa in quale direzione, corrisponde un moto circolare non^r"8■ T*Cit entr° 'e cmuse Paren del teatrino domestico. Aracoeli solo miscida i due sistemi tipolocici ma sembra invertirne la dina-mi«strutturante. m °me tuttc le opere morantiane, che inscrivono nella parabola ro-2esca un Dassacoio cniriale dell'esistenza. anche l'ultima lo sottin- manzesca un passaggio cruciale dell'esistenza, anche 1'ultima lo sottin-pde avvalendosi di una struttura archetipica solidissima: la discesa al-* madri per la riscoperta del sé. E tuttavia lo seacco del protagonista, e Co" lui delTautore che in esso si proietta, sta proDrio » -nto reále verso la Spagna ogni percorso Nella n !ui dell'autore che in esso si proietta, sta proprio nell'annullare nel Ovimento reale verso la Spagna ogni percorso di sincero autodisvela-?e"to. Nella macrosequenza che descrive il cammino verso Gcrgal, la .^entazione del racconto appanna vistosamente lo sviluppo narra- 0 (doc d l (dopo centocinquanta pagine sono passate meno di ventiquattr ore ľ*"9 Partenza) e ľordine arruffato del montaggio non nasconde lmu-,astaticitä della rievocazione memoriále. La ridondanza degli mdica-°n Prolettici e ľampiezza delle zone del «mondo commentate* non so- 310 Cattedrali di carta «Aracoeli»: iframmentt delpreiente 311 lo tradiscono un «eccesso di sfiducia nel potere dei modi M definitiva, del lettore» (Fortini), ma offuscano il dinamismo L* «mondo narrato»: tutto ě giä stato scoperto e dichiarato, rxKo 0dcl ě stato raccontato. Spia fastidiosa della difficoltä composite dí'3 01 ma parte ě lo spazio eccessivo e sfrangiato occupato dai dialoch■ fantasma ragazzino dello zio Manuel (p. 1249) e soprattutto £ C°nil cazioni recriminatorie e imploranti rivolte alia figura materna U «malanotte a te Aracoeli» (p. 1163) awia un atto di accusa che""* stende per oltre sei pagine per concludersi nell'accorata supplica^ju, tu, mamita, aiutami [...] Accogli la mia deformitä nella tua voragineo tosa» (p. 1174). Tanto piü esplicative per i temi trattati, quantopiü It tificiose nell'intonazione espressiva (i moduli dell'intrusivitä fiabesca« convertono nell'invettiva politica, in un cozzo di registri antitetici),i; queste apostrofi denunciano tutta la pesanteur che opprime il narrators mature Per chi riconosce la propria «chiara disposizione nativa, incline alle visioni piü che alle indagini» (p. 1040), lo spazio dedicato a que ste ultime risulta dawero poco frequentabile. In tutti i commenti e gli pseudo-dialoghi che chiosano in direttak tappe di awicinamento di Manuel all'Andalusia, le affermazioni peren-torie tendono a disperdere la «duplicitä senza soluzione» di ogni gesto ed emozione, e il discorso, recuperando proprio quella «favola mam-marola», giä irrisa come «tema da canzonetta edificante» (p. 1172),« sancisce l'owietä stantia. ,, Solo nella seconda parte, il «segreto» misterioso che lega Manuel madre si dispiega con intensita rivelatrice: qui la narrazione assume^^ ritmo trascinante perché a prevalere sono le leggi compostti«^ Familienroman, le piü adatte, agli occhi della Morante, a j^"™*^ tüegi e le menzogne del «teatrino privato di famiglia». Ii < ddl ultlm° romanzo morantiano deriva non solo ^ottict.alteraziomuditwe Ue opere precedenti, anche in Aracoeli ě la sensibilita percetti-^ UHo narrante a guidare la comprensione del mondo, a orientare i " anismi mnestici, a ordinäre la trama romanzesca: il viaggio di Manuel dcciso sulla spinta di un moto «divinatorio», ě diretto da «or-ani di senso occulti», calati «dentro la nostra materia corporate [...] ca-ga i jí udire, di vedere e di ogni sensazione della natura» (p. 1048). In «questa zona esclusa dallo spazio perö di movimento illimitato», le ombre dei trapassati si riaffacciano e tornano a parlare con le loro care vo-ci.20 L'antica «favola» dura, tuttavia, un attimo brevissimo. Se, come ammette Manuel, «i nostri organi di senso, in realtä, sono delle mutila-zioni» (p. 1289), ogni rievocazione che a essi si affidi non solo non po-trä mai attingere l'interezza primigenia - T unitä edenica del Totetaco -ma ci restituirä unicamente visioni stravolte, immagini contorte, vaneg-giamenti uditivi. Dopo un incipit cadenzato sulle antiche note di nostalgia rammemorante, il racconto muta subito tono e la scrittura morantiana pare deflagrare, lasciando sulla pagina i frammenti e i lacerti di quelle costellazioni immaginose che avevano sorretto le antiche «catte-drali» narrative. L'universo romanzesco in cui si muove il protagonista di Aracoeli ě fermato da macerie e rovine, resti di un'esplosione la cui eco si prolun-ga in rimbombi e frastuoni altrettanto sconvolgenti. 11 «monologo sre-golato» del narratore ě tale anche perché una percussione di note stri-dule ne accompagna il corso, spesso sovrastandolo. be sequenze del viaggio verso El Almendral sono cadenzate dallo sttepito assordante dei suoni metallici che riecheggiano sulla scena me-^opolitana: «il ballo atroce delle auto coi suoi strombettii dementi» (p. y))) ricalca i «clamori di una moltitudine urlante (.slogan? minacce? nghiozzi?)» p. 1174; all'air terminal di Linate, «awisi rabbiosi» si me-scolano a «scomposti urlati» (p. 1060), gli stessi che si ripetono all'ar-nvo a Madrid Ule voci irreali dei suoi altoparlanti» p. 1063). La banda sonora che inframezza il racconto assolve una duplice funzionc com-Positiva: la qualitä dei timbri, per un verso, misura l'intervallo crono-°8ico fra il presente del discorso e Tailora della storia (le canzonette *Prefabbricate» e la «musica da strapazzo» versus le nenie mateme e i Vetsi recitati dal gelatato del Totetaco); per Taltro, suggerisce l'atmo-steta tonale degli scenari in cui si distendono le varie analessi aperte sul Passato.21 Nella seconda parte dellopera, l'allontanamento dagli am-D,enti fragorosi della contemporaneitä e la caduta dell'alternanza tern- (dttcdruli di carta «Aracoelt». iframmenti del preserte 315 porale attenuano il clamore dissonante, ma la sensibilit protagonista narratore non viene meno: soffocato il baiiammUSl,C" ^ il racconto si concentra sullc allucinazioni uditive scatcnatc^ lo Manuel dalla vicinanza della figura matcrna. «Nel teatro ľ" convulso di quell'ultima stagione» (p. 1340) sola e uniea vibr 1 di Aracoeli nei suoi «suoni stráni e desertici»: Picco. izia imbra. quclTestraneo balbetuo, col suo sapore di rabbia - c di rantolo - e d'intanzu UM- c di scvizic e di miseria e di litanic - [...] mi si prolunga nelludito. (p. \^ La sequenza memorabile della seduzione dell'attendente Daniele si awia sul richiamo ostinato della donna: Non cra la sua v oce vera [...] ma 1'altra, la nuova, the mi si denunciava, ořu* qualc un oscuro sintomo; e sempře ancora, a riudirla, mi tornava cstranea. 1'nibe. do sentimcnto di offesa - e di pieta - mi visitava sempře a qucl suono! dove unární plorazione tragica, e feroce prcpotenza, c promessa lusingantc, si scioglievanoinuni miseňa vile, dal sapore grasso, vischioso e quasi sporco. (p. 1366) L'«estate pestilenziale» si cbiude con una drammatica visita in chit sa, dove Aracoeli compie la sua «trasgressione definitiva* (p. 1381). «■ lebrando nel tempio di Dio la blasfemia di un sesso non piu santificato dalla maternita, la donna si prepara alla fuga verso il bordello. Mbim bo, sub compagno fedele, 1'cdificio appare «un deposito pro^isonc della morte», dove la voce del přete recita «ccrte brutture idiote»« «ogni parola del mondo ě storpiata» dall'«eco ibrida e sccmpia»odn chiamo feralc. Intrecciati alla registrazione inconscia della «bizzarra r lucinazione uditiva», a Manuel ora «due ricordi veri e propri [■■ )S1P^ sentano ultimi e confusi» (ibidem): da una parte «un coro ***u chie» che inneggiano alla Vergine Madre («Mater purissima/M*' . violata [...] lanua coeli» p. 1382), dallaltra «un abbaglio della vist^ faccia di Aracoeli «con la fronte segnata travcrsalmente dai JJJJJJ come da uno sf regio; e i grandi occhi sprofondati nel nero dclle oc da sembrare due orbitě vuote» (tbtdem). livida»* Eccolo 1'altro efřctto del dclirio prodotto dalla memona «w ^ questo io recitante: lungo tutto il cammino realc e Úe***^^ cinazioni acustiche si mescolano, acuendo la morbosita dclie i ^ JJ, gh sconvolgimcnti prodotti dalle «tare visive* che in "n tomana hanno colpito il piccolo Manuel. . rr,nlc m un opera, che awita il racconto suirimmagine neon■ specchio [mlmrk in arabo siímifi™ u;~- ~ 10*7) e cr>c ■ della catastrofe nel giorno in cui «pcr la prima volta, mi vennero linlZJ°oli0cchiaíi» (p. 1254), non stupisce che la raffigurazione della Sta sia sempře contraffatta da unottica «semicieca», patologicamen-te «umiliata»: Jioggetti comuni mi si tramutano in sagome stravaganti e indecifrabili, che a volte nthiamano čerti lumetti di fantascienza. (p. 1060) Ľinsistenza sugli «scherzi ottici» (p. 1064) con cui abitualmente Manuel stravolge il reále indica, come spesso capita nei libri morantia-ni, il principále eriterio compositivo: ě sempře il punto di vista distorto del protagonista a condurre il racconto: sono i suoi «nervi malati», lc «pupille minorate», le «eccitazioni» malsane a tradurre sulla pagina 1'impatto feroce con la contemporaneita. Alľ areoporto di Madrid, il «mondo circostante*, «corso da luci stra-lunate e immagini storpie», ě deseritto con le linee dell'espressionismo ulcerato: Le lampade si gonfiano in enormi bolle infiammate, scintille trafiggono i muri e Iilamcnti elettrici si attorcigliano Íra i passi della Rente. Dal soffitto pende un vasto quadrante tenebroso, ťomito di pupille luminescenti e di ciglia verdi movibili; passa una signora obesa con due teste; e dritti in fila rivoltati contro una parete, come per Pcrquisizione, trahallano degli individui che al posto della faccia hanno una pro-"■Wk. (p. 1064) Durante la sosta in una trattoria di Almeria, dove owiamente tro-nc8gia un appareechio televisivo acceso, ľambiente e i volti umani so-ľo d ew/lÍ d.au*effeUo di straniamento e di smania» (p. 1109) indot-uaibicehieri di chicôn: la «Signora alla cassa é diventata una mac-■ dt una tinta rossiccia-fango, e il locale, illuminato dal neon, un de Posito di matcriali irriconoscibili, qua e lá luminiscenti o in movimen-t0»>. 1113). ^ superfluo allineare tutte le sequenze in cui gli occhi malati del nar-* °re adulto proiettano sul «mondo aperto» le nevrosi laceranti che lo J Hano: 1'arido panorama andaluso, simile a una «necropoli fossile di crripi preumani* UUna mandibola gigantesca con denti neurvi a scia-j dorso scaglioso dalle ereste aguzze e vertebre simili a lische» p. . ")i non si discosta dagli scenári urbani di un passato recente fatto di ^contri a pagamento UUna furiosa incessante monotona bufera di pas-e ruote c ululati e trombo p. 1099) ed entrambi si riflcttono, senza so-'uzione di continuitä, nelle «ricostruzioni visionarie» (p. 1050) fabbri Cattedrali di carta cate dalla «macchina inquieta del cervello», negli sfo A erafi» onanistici o inline nelle «deformazioni onirirb» graft te durante i «sonni morousi, uDiiqui» \p. uyg). Talvolt "'^P^ctt, störte e acquose» (p. 1105) la realtä «si disia in una j! 80(10 le« nne neue «ueiormazioni oniriche e fckTľ .*c,«^ morbosi, obliqui» (p. H98). Talvnlľľ^* P*w siuiic c a^ueov.« vp. w / «■ '^""« «si uiMa in una sorta di m"" 'C ^ lare, inghiottita, a tratti, da gole dombra» (p. 1104), dove i D atl«W la corriera «si riducono a larve intormi» (p. 1102). In Ogni^88^"^ ottica soggettiva, sempře s'accampano sulla pagina le scheBo^-' do spettrale e spaventosamente snaturato. La prima volta che M^' dossa gli occhiali la visione che gli appare prefigura gli incuk,i r^Jj*1 ft Docile alia sua voce, io li inforcai di nuovo: rimbalzando fulmineam stregato, ncll'incendio bianco dei troppi bulbi elettrici, fra gli specchi mdůÉik* ve, in un disgustoso capogiro, schiere di orbite senza came mi puntavan scintiuusinistrUp. 1258) °co,k*> Lo «spettacolo d'orrore» che gli si apre davanti uscendo per la strada coinvolge uomini e cose in un'«unica violenza proteiforme». Le loro pelli sembravano tutte conciate, e ostentavano rughe feroci, simili a sfa-gi incruditi con la sgorbia e anneriti con catrami. Fra ľuno e ľaltro marciapi«!c,si succedevano urgendo in una serie assillante, occhiaie biliöse tumefatte, ghiotterurr ci enormi, gorge tracotanti a macchie paonazze, spaventosi occhioni bistratieboc che time a sangue di macello. Gli asŕalti bagnati, simili a correnti abissali, ritlencvi no dalle vetture lampi storti e lune decomposte. E sul marciapiedi di f roňte, le vane esponevano busti decollati, lame bifide, cotenne capellute (p. 1259). La tensione trasfigurante che sin dall'esordio connota la scritturamfr ramiana assume in Aracoeli, per la prima volta, le forme e i moduli aV la deformazione espressionistica: venuta meno la «simpatia con realtä», fonte di realismo autentico (Sul romanzo), i singoli element^ la scéna vengono alterati e la parola romanzesca si incarica di dttcm ne gli aspetti angosciosi. Sullo sfondo di una distesa marina che si lanca «in una dismisura vorace, confusa e rutilante»: f Tutta la luce delluniverso, dalle miniere d'oro alle galassie, vinvcn*c^ue#ľ questa piena mostruosa. Vi si aggrovigliano stelle filanii, vermi fostor ^ di fuoco; e vi galleggiano occhi di annegati, putrescenze iridate e squ dře di pešci cannibali fini come aghi (p. 1346). L effetto di scorn posizione espressiva si somma alle tecn'j*ne tomomaggio per offrire ľimmagine del «Caos; che ě la reg«5 ma e la pm angosciosa» (Pro o contro, p. 1544): d^ scoppio di linee spezzate, bolli e romboidi dai colori abbaglianti, che si U°°, nrl campo nero delle mie orbite (p. 1161). ^ntran" nu >■ k Avevano diverse facce mctallizzate da pupazzo meceanico, verdi, o rosse o gialle, orridi nasi fatti a uncino bistorto, o a proboscide; e lingue scattanti, cilindriche, J^ghissime, piatte (simili a quelle dei formichieri) oppure tagliate a forbice. (p. 1245) Anche nei romanzi precedenti, la raffigurazione delľuniverso era sempre sottoposta ai filtri parziali delia soggettivitä percipiente: poco importa se a condurre il racconto fosse il narratore omodiegetico (Elisa c Arturo) o la voce onniseiente che acconsentiva con empatia materna alle storpiature dei personaggi (La Storia), la serittura aderiva alle mol-teplici sfaceettature che lo sguardo individuale coglieva nel ereato, ma ľinterezza del quadro rappresentato non veniva meno. La parola romanzesca tanto piú celebrava le lusinghe menzognere delia Finzione quanto piú sapeva rintracciarvi i segni lucenti delia veritä: calata in pa-radigmi romanzeschi diversi, la demiurgia ďautore rinserrava sempre entro confini čerti le variazioni multiformi delle singole sensibilita.2' Deformazione espressionistica e tensione monologica Per la Morante, come per Manuel, a fondamento delľesistenza vige un pnncipio straziante: «vivere significa: ľesperienza delia separazione» (p- 1058). La serittura narrativa che era la forma privilegiata per resti-tuire ľinterezza, aderendo alla cielicitä vitale dei ritmi di natura o ab-handonandosi alľoceanica fusione delľio nel tutto, in Aracoeli diventa lo strumento per la denuncia rovinosa dello scacco. Un occulto lavoro di tecnica spettrale aveva trasformato i vetri dei mici occhiali in Piecoli prismi ottici: attraverso i quali la luce mi si scomponeva in filamenti convulsi emutanti (p. 1388). La padronanza superba con cui ľio recitante morantiano dominava la Pagina si é offuscata, lasciando libero campo a una miscidanza linguisti-e* ehe aceozza materiali eterogenei. Sul piano propriamente lessicale, i francesismi affettati delia mondanitä piecoloborghese si intrecciano ai dolci spagnolismi materni, le scurrilitä del parlato alle citazioni colte, le «pressioni popolari ai termini preziosi, i codici e i gerghi che mimano «i fracassi e le gazzarre del nuovo secolo» (p. 1201) s'affollano sulla pagina affiancando i neologismi deUa pubblicitä e deUa televisione agli slo- Cattcdrali di carta oan politici, ai termini burocratici, agli specialism] medici. La t« varieta grafica, che sin dalle memorie di Arturo spez2ava g ri, "J**u conto fa bella mostra di sé: ora at corsivi c al maiuscoletto « aB„elrac no i ďisegni e la grafica da fumetto Non c e dubbio che il Hlft Aracoelt presenti un forte tassodi «plunstilismo verticals (Mcnľl i in cui gli scarti e le deviazioni appalesano una valenza espre--assente o quasi nei romanzi precedenú. iistica mor Per l'altro una lenta necrosi senile, che gli stacca la vita pezzo ., pezzo corw fasciatura incollata voracementc alia propria sepsi. Ľ per altri ancora una ealjIa bida e senza peso, come di una foglia. (p. 1056i mi fulmina il sospetto falotico di venir bloccatol.. .1 bašta a cominciare, per esemnio da quelle occulte velleitä terroristiche dei miei piecoli anni immaturi: forse trápi te, per chi sa quali vie metapsichiche agli onniveggenti servizi segreti intemaziomli (pp. 1059-60) Spia sintomatica dei processi dissociativi patiti dalľio narrantečil trattamento cui ě sottoposto uno dei tropi piü cári alio stile morantiano. La figura delľossimoro qui viene nel contempo esaltata e distrutta nei ľesplicita divaricazione dei due termini: la «duplicitä senza soluzione» viene si ribadita pagina dopo pagina, ma la scrittura, in sintoniaconili-neamenti schizofrenici di Manuel, tende a convertire il prineipio di rc-versibilitä in una sorta di moto pendolare oscillante «fra» campiseman tici prossimi o lontani: ia sua ě la fisionomia intatta della natura: fra la fiducia e la difesa, la curksticl» scontros.tä (p. 1050); per me ě rimasta confusa fra Storia e leggenda (p. lWlk«* trepassai le soglic abbacinato, fra palpiti ďestasi e ďindegnita (p. 1265hdiqueUeP^ enc ore mi torna solo qualche parvenza fuggitiva, dubbiosa fra la veglia e Ü sem* uno p. 1302); con unespressione miserabile fra la ruffianeria e ľabbrutuwr'O f „n ľ " m".rmorô'ln ac«™° ibrido, fra di sordo rigetto e di viltä cedevole(p J" m tono b.zzarro fra di capriccio e di bestemmia, o addinttura di delitto (p- »• ľmtT ? 11 f™" e U desiderio (P- 1407); mi řece un sorrido t«niliantacd.pudore(p.l416). barieľrirľ1' Ír 5 T*0<> vŕ*al PuntodeuľSri, c' dÍ ™ testimonianza. V> atei. StQna p g"^a - h 1 testimoni piü čerti, si capisce, non sono» N Uo scenario apocalittico degli anni ottanta, il «scnso del sacro» ě distrutto dai «sinistri macchinismi» di una tecnologia onnipervasi-« al pari dclla favola mammarola, anchc «i conforti della religione* suônario falši e stantii: «il primo grosso autocrate», consegnandoci alla Sl lna e alla vergogna, ci ha awiato «all'incontro con ľestraneitä e ľin-diffcrcnza terrestre» (p. 1173). E tuttavia anche nel «secolo della degra-dazione», dove persino «le parole sono ridotte a spoglic esanimi» (p. 1339), la narrazione romanzesca s'incarica di provocare nclľio leggente quelľ«aumento di vitalita straordinario» che ci restituisce alľumano contro ogni «riduzione spettrale del mondo». Ě questa ľultima sfida ehe la Morante lancia ai suoi lettori: il confronto inedito con la modernita inserive nello stesso ordine testuale la commistione odiosa e maligna fra il vitalismo inesauribile della natura e la rigidezza mortuaria di un uni-verso inorganico e disseceato. Snaturamento e vitalismo La «macchina dei ricordi», la «macchina del cervello», «la macchina dei sensi»: gh strumenti percettivi e memoriali di Manuel proiettano su tut-to 1 ortzzonte il «misero panico della materia» inerte (p. 1053) che lo at-tanaglta. A tratu, tutto ciö si calcifica in ununica, dura piattezza carceraria dove io ballon- zolomurato. (p. 1099) r^i?UCStf attesa 1 • 1 mi si era decomposta in una bassa materia di noia fatica e im- Postura. (p. 1192) U paesaggio dell'Andalusia ben documenta i Processi di desertifica-ma?e a cui c investito l'intero cosmo: anche le terre piü solari sono or-1 i «necropoli fossili», dove le presenze animal» sono ridottc a schele-(n ^ru Sta^lano sull'orizzonte solo in forma di tabellone pubblicitario «j ii- Accanto alla «coltre di scorie bruciate», alla «crosta di ceneri f a cce* f°rse depositate da astri in decomposizione giä sp " nnu» (p 1199) persmo «ia djstesa d'aequa e terra alla mia vista appa-z tutta un'unica superficie piatta pietrificata» (p. 1103). L'esperienza di *calcificazione» del mondo naturale e vissuta da Manuel sin dall'adole scenza, quando in viaggio «giü dal Piemonte» alla volta di Roma, per vi-Sltare la madre moribonda, pereepisee il movimento del treno: spenti da md- \22 Cattcdralidtcarta I mi pareva. anchc ncl soporc, d. andare viawiiando; ma non pcr vi(. , v,, ,1. marc. II mio basiimcnto nav.gava calmo su un occano dalle mZ x% * .Je no. mi si rivclö. all'atfacciarmi, non uno spazio oceanico, ma uZ£S „oso dove 1c ondC crano. invece, dc. mass! enorm, e di mole divers« fra , ^ d.sassaiccpietramc. (pp. 1413-4) ' Poche pagine dopo, a trent'anni di distanza, il nostos alia ter terna di Gergal non puö che approdare a «un baratro di pimame^' cigni, si direbbe una enorme frana della sierra soprastante [con] il 5 to deserto calcareo del colore di sangue rappreso» (p. 1428). tW? gli spazi celesti, d'altronde, si sottraggono alia legge devastante d? snaturamento: per evitare l'estinzione e mantenere il loro moto,«su° chiano» la linfa vitale dal globo terrestre. II cielo stellato, che ispirava rasserenanti certezze ad Arturo, e diventato «una fornace nera.di« schizza braci e faville; e dove tutte le energie da noi spese nella vegliae nel sonno continuano a bruciare, senza mai consumarsi» (p. 1407) Nessun momento di sintonia pacificante con il creato e piü concepibile nell'universo cancrenoso di Aracoeli: l'ondosita marina, lungi dal rievo care le sensazioni «acquatiche» che tramavano il racconto di Idae Useppe, cadenza «la misura di un tempo incalcolabile non umano»lp 1119) e riflette un senso di disfacimento mortuario: «il crepuscolo ab-bassandosi prendeva tinte irreali, cosi che la costiera diventava unastra-na regione lacustre. La marina era violacea, con larghe strisce d'ombra le sabbie si spegnevano in un colore cinereo» (pp. 1120-1). Oppure, peggio, la «corrente azzurra» del mare che «ruba i sangui verso i fondi pullulanti dove la morte Ii succhia» (p. 1342) non fa che riprodurrein eterno il moto convulso del ballo angelico. L'incontro di Aracoeli con l'uomo-gatto si svolge entro uno scenario allucinato che, nella commu tazione caotica del mondo celeste nell'abisso marino infuocato, richia-ma lo sfondo di una accecante cittä morta: E di nuovo davanti a me il firmamento marino inghiotte ogni figu« n*jj*{ trombe di luce. Non vedo piü Aracoeli e luomo-gatto; ma per effetto delle on de. nverberi altre coppie sparse mi balenano e si spengono come bolk^o^ quido smisurato. Alcune sono rossefuoco, altre nere: simili a sagome rugger mcendio, o a fuochi fatui in una necropoli meridiana. (p. 1347) La peculianta stilistica di Aracoeli risiede proprio in una cf**^ am,naz,one di registri e immagini strident! che, alludendo ^ jj pssue di un cosmo naturale devastate coniugano a letteraneta con i termini specialistici delle scl •rnoduliprep scienzeesatte,^ «Aracoeli» i frammenli del preterite 323 ^lismo lirico con la nettezza secca dei tecnicismi, l'accensione del simbo^on ja COncretez/.a materica del dettaglio fisiologico. pnctatoric. ^ uhime riflessioni sulla «fabbrica dei sogni», Manuel In endiare i grovigli oscuri della nostra esperienza esistenziale si 'ffi l°auna figurazione mostruosamente mutilata, da cui e forse possible ricavare un'indicazionc di poetica: _ cos-( jj ^tto alle nostrc vicende contatc, s'interrano altre vicende cieche, esclu-dalla somma, di qua dallo zero come i numeri negativi. E alia fine, la nostra espe-nenza totale risulta un ibrido, di cui ci appare solo il tronco esposto e mutilato, men-tre la parte confitta ci scompare nella foiba. Quest'ibrido e il mio stesso corpo, e il tuo sei tu, sono io. E forse, il nostro corpo intero, straziato dalle nostre proprie forbid, all'ultimo ci si farä incontro dalla croce spaziale, carnivoro, balzano c scono-sciuto. (p. 1406)« Una simile ibridazione espressiva sottintende, seppur non sempre in forme persuasive, l'assedio micidiale portato dalle invenzioni tecnologi-che al mondo organico, l'espropriazione lacerante a cui le macchine sot-topongono la fantasia simbolica dell'io: la colpa e la vergogna [...] formano la sostanza stessa del mio protoplasma, e dise-gnano la mia forma visibile (p. 1054). Non so da quale dei suoi rami tanto acerbi e gracili il mio sangue tentasse, a qud-1'ora, una gemmazione cost straordinaria. (p. 1230) Nel primo dialogo con Aracoeli, il paragone fra il «corpo fecondo» e la «macchina idiota», della cui «manovra» la fanciulla era «la serva igna-ra», si chiude su un'ammissione penosamente amara: Non conoscevi i meccanismi ne i fini ultimi della fabbrica. (p. 1167) Anche nelle sequenze d'introspezione psicologica, i tecnicismi diven-ar>o spesso il secondo polo della similitudine e le immagini dei «centri Rravitazionali», degli «atomi dal vuoto», della «concrezione pullulante» CaPovolgono l'antico fulgore del sortilegio negli sfavillii violacei dei cir-Cu«i elettrici: tal flusso di nostalgia senile mi trasmette in un bagliore, come attraverso un Cu»o elettrico, il segnale estremo della mia solitudine. (p. 1170) CoQu« il mio cerveUo si mutö in una sorta di centrale impazziu, cot« d« lamp di re acceso, e da voeiferazioni mielate e stridulc. (p. 1240) Se l'ultima passeggiata con la madre s'impri Manuel con un efřctto di luminesccnza straniante™0 n°lla Di quel mio pomcriggio solitario, mi rcsta una bizzarra pi cho attruversasscro lc stanze a zig zag. (p. 1375) Scnsí»zione: com» j la «mistcriosa» «terribile ambiguitä» di Aracoeli Un '■ ciřrabili, simili a un «lampeggio filiforme nella caligincL™65*3^' < sul mio misero sentierino spento, ancora vagolava la speranza com lxr notti, tuttavia, quel teoréma fantomatico ribalenava sopra alla mtei sogni, spegnendosi e riacccndendosi in lontananza come LWa ,ancrídf' park. il qualc presto, in una grande esplosione, mi si spalancava senzífo d ÍU?* nebra. Un'illuminazione accecantc vi si alternava con una fosforečnou 1405) ,,v'rcsccn"blua$tr».(p L'espansione stupefacente di quesťarea lessicale, piü che ricollegam alla consueta isotopia visiva di luce-ombra, suggerisce, in un ribalu-mento molto morantiano, la rivincita che la corporeita si prendesui meccanismi tecnologici: lo scintillio elettrico altro non ě, infatti, cheii segno della forza magnetica sprigionata da un corpo femminile erotica mentě attraente. Si potová allora scorgere ncl suo sguardo risplendcnte, proprio al centrodelUpu pilla, un pumo di scintillio quasi elettrico (p. 1334); la sua schiena, carnosa e compatta, ě divisa, nel mezzo, da un profondo solcořito to, a cui sembrano convergere serpeggiando le vibrazioni del suo corpo intero, per un flusso elettrico (p. 1345); E nclle sue pupille dilatate ardeva una linea scintillante, verticale (p t)76)' io stretto a lei per mano. e lei che aceelerava il moto, a sbalzi, come sorto una scosse elertnehe. (p. 1377) Grazie a questi bagliori di luminositä naturale, la sc"[tU^ediati'iel na pare finalmente disvelare la contraddizione irriducibue 1 Jjjjj,^ lorganismo biopsichico di ogni donna: Yeros, incapace j^i*' compiutamente nella generosita deU'istinto materno, st c \ Zfcp Tardore ferale dell'aggressivitä seduttiva. In tutti i ^ 00* la passivitä animalesca delle figuře femminili. oblativam «Aracoelt» iframmenti delpresente 325 oceultava 1'cnergia distruttiva delle pulsioni sessuali; in Aracoeli la ri-composizionc in un unico personaggio della duplicita madre-femmina porta alla deflagrazione degli istinti primári. Lc ímmagini della «frana» «voragine» «cataclisma» che, per tutta 1'opcra, caratterizzano 1'univer-so paesaggistico riflettono il rovinio che investe la sede primigenia della vitalita creaturalc: il corpo femminile. di tutte le voragini f ra cui ci muoviamo alla cieca Mo sprofondo della terra sorto i no stri piedi. e sopra e intorno il precipizio dei mari e dei cieli) nessuna ě tanto cupa, quanto il nostro proprio corpo [... ] la tenebra del nostro corpo ě piu astrusa per noi delle tombe. (p. 1333) II nostro proprio corpo, difatti, ě straniero a noi stessi quanto gli ammassi stellari o i fondi vulcanici. Nessun dialogo possibile. Nessun alfabeto comune. Non nossia-mocalarci nella sua fabbrica tenebrosa. (p. 1353) E non c'ě certo bisogno di chiarire quale specificita di genere indichi quel «nostro», peraltro sempře riferito al personaggio di Aracoeli. 1/ ripudio di Totetaco II romanzo dell'82 non racconta la storia di un caso clinico, esemplifica la tragedia della femminilitä, votata a patire gli inganni supremi di una natura che non salva ma annienta. La sorte di Aracoeli richiama in forme speculari la vicenda esisten-ziale del piccolo Useppe: non solo le crisi iniziali del male sono descrit-te con le Stesse metafore e termini presenti nella StoriaP ma, come nel libro del '74, l'ordine diegetico del racconto svela le connotazioni sim-boliche che rendono l'attacco patologico il segno di un destine II capovolgimcnto della fisionomia del personaggio e radicale: la prima Aracoeli, schizzata con le linee convenzionali deU'iconografia fem-minile morantiana, e una fanciulla sedicenne dotata di una «intelligen-za misteriosa che non aveva stanza nel suo pensiero», ma, simile a «una Pellegrina incognita dentro di lei [...] si muoveva inconsap^voie di qua Jalla Storia. e dalla politica, e dai libri e dai gjornah» 'PP^^. Fone solo del «suo cattolicesimo elementare, abitato da ig *. leggende afro-asiatiche e statue della 9****^ dr*-ragazza» vanta ricordi di «meravighe «P^Jj * audita, il gatto Patufe, la vecchierella ^atrocinio (p. 1041) " capra 'S'^nt^nid.nomeT.o rcniercii» di cenu. ,. hc simile a > Ma soprattutto. questa Aracoeh «Aracoeli»: i frammenti delpresente 327 Nunzutt. caracolla «in un maniera quasi comica, senza lan veneria» lp. 11671 presenta r* 4 la liMOÉ imatta della natura: fra la fiducia e la difesa, la curiositä e l Nd suo sanguc. tuttavia. di continuo vibra una letizia. anche per il so| SCOntro,"i sernata.(p.l050) *°*0** La sua dote suprema «in cui la riconosco (e m'innamora ancora si chiamerebbe: pudore» lp. 1187), un pudore germinato da una total' assenza di pulsioni erotiche. e nonostante ü «sangue della salute* versato ogni mese. il tuo corpo, immune da ogni teniazjonc erotica. serbava la sua goftaggine infantile, (p. 1167) Tu non fantastieavi intorno a un tuo novio futuro. come altrc tue coeun« Talvolta, ti tentava persino il Capriccio di farti suora [...] allora, contavi su unafc condazione «senza peccato» come quella della Virgen. Difatti, a te gli uomini erc-sciuti facevano paura. (pp. 1167-8) L'incontro con il «bei Marinaio, il Caballero esotico, gentile di mo-di come un agnello» lp. 1168), a cui Aracoeli si vota con dedizioneper tutta la vita, non cancella il candore naturale. Manuel ricorda che, du rante il soggiorno clandestino al Totetaco, la madre proteggeva «ilsuo corpo da ogni sguardo come da una violazione» e «a volte, nelle difese dei suoi pudori, si faceva torva, e anche sgraziata» (p. 1187). La rievo-cazione di quella stagione felice si chiude su un giudizio d'onniscienu sovrana: io, conoscendola, sono ceno che i suoi sensi erano casti come quelli di una bamj» ignara. Per lei la copula era una specie di atto magico - un tributo dovut° a ^ so, dell'ordine dei baceni dovuti a Dio. Essa si lasciava a mio padre non r*r P dei sensi, ma per consentimento e fiducia. (p. 1188) Poi improwisa, terribile scoppia la «ridda infernale» de11 ^yj. '39: Aracoeli ninfomane attira gli sguardi degli uomini, ne prov rilitä, li invita a possederla: Essa ormai non aveva piu nessuna scelta; sotto gli accessi rabbiosi cle ^ ,jti-« dava nelle bracria di qualsiasi uomo, senza guardarne la classe ne I n« e * gura, ma soltanto Ü sesso. La sola condizione a cui non trasgred.va. no to, era che luomo rosse un ignoto di passaggio (p. 1353). che questa precauzione cade: in una serata afosa di luglio, f concupiscc l'attendente Daniele, spingendolo a un infantile An,COeto suicidio». II giorno seguente, dopo la «sfida sacrilega» con-*mJnCdnella chiesa deserta, l'abbandono definitivo della famiglia per STrarenella casa di malaffare della Donna-cammello. ^Manuel respinge e respingerä sempře la «diagnosi pietosa» avanzata dai medici, secondo cui il comportamento della madre aveva origine in un virulento processo tumorale al cervello. L'io recitante misconosce pervicacemente la natura organica di tale «eruzione infame» non ceno «per un segno distono di amore» o «per una oscura volontá di calun-niare» Aracoeli (p. 1335). A sostenerlo, in realtä, ě una contristata atte-sa di catastrofe, maturata nel corso di una narrazione che ha caricato quell'«intrusione ferina» nel «buio fitto del suo corpo» (ibidem) di trop-pe valenze simboliche per essere accettata e spiegata unicamente alla lu-ce positivistica di un refeno clinico. Ha ragione Fortini: Manuel, come la Morante, «vuole una tragedia non una disgrazia»,28 e ne inscrive il compimento ineluttabile nello sviluppo romanzesco. La rievoeazione memoriále dell'ultimo anno di vita di Aracoeli aeco-sta gli eventi con una ambiguitä subdola che esalta la concatenazione stnngente fra la nuova gravidanza, la morte della neonata, dovuta pe-raltro a un «difetto congenito delle surrenali» (p. 1294), e gli iniziali at-tacchi del male. Ě «passata una settimana circa» dall'addio a Carina e r'ä la donna comincia a lamentare «qualche dolore di testa» (p. 1299). La mancata elaborazione del lutto sembrerebbe trasformarsi subito in sindrome patologica: la natura femminile si ribella all'esito ferale di una Maternita tanto invocata. Giä; ma ě proprio nella speeifica qualitá di queUa Procreazione che il testo morantiano immette una carica equivo-ca 'nquietante. I 1 Pnrni sintomi di malessere, contro le insistenze del Comandante di JKiare la casa per «arie piü sane», Aracoeli «si rivoltava come a un'o-'°sa minaccia», convinta che «la niňa, benché invisibile. non fosse an-\ ra Scomparsa del tutto dalle stanze dov' era stata coneepita in amore, nta'c allattata, e morta» (ibidem). . . ,. J r'fiuto di abbandonare Tappartamento dei Quarrten AJn tcpUC* ^anal0ga reazione negativa avuta da Aracoeli durante la 2^ allora la donna, pur sofferente, per respingere la di trasferirsi sulle colline laztali, urlava «con *, £ JCaPricci0 spasmodico: «"Io voglio che la NINA r~c* ^ ! T ( 1291). LVinaudita dmibb^^S °'0^ maritale é dettata dalla nvend.caz.one di una ma «Aracoelt» iframmenti del prezente 329 -, capaee finalmente di «ripudiare la casa bastarda!» di m r.uo. in assoluta clandestinitä. il primogenito \\ , V pudure Totetaco significa. agli ocehi del narratorc, negare ffz lSla * di legame autentico fra madre e figlio. Quell'«irrisorio gianT1^0^' .šCPStoa tutti. dove la natura řesteggiava «in una balera fant- lnet,°*n' ntmo cidico l«il giorno e la notte ripetono i loro giri, allaccia^T*** correndosi in una coppia ballerina» p. 1189), nKxhiud^fl 'A PMfíOO in cui nel neonate permane ancora ľillusione d'essere alia «rnndanna della nascita: che in un temno sr>lr> ri s,c alla «condanna della nascita: che in un tempo solo ti stranní S2? eti incollaalla tetta» (p. 1173). Pl muter<> Per me fra l'unita e i suoi multipli non esistevano confini precisi, cosi come ra l'io non si distingueva chiaramenre dal tu e dall'altro, né i sessi uno dall'alt Tu 11861 tr0lp' L'intimitä fra genitrice e figlio adempie «l'atto sostanziale della ma temitä» perché presuppone una dimensione segreta che preserva il pic-colo nucleo familiäre da ogni contatto con l'estcrno: Nella casa clandestina del Totetaco non ci siamo che noi due soli: Aracoelitio Congiunzione inseparabile per natura e di cui pareva a me naturale anche S'eterniti (p. 1189) Soprattutto, i tempi e i luoghi del Totetaco circoscrivono una sorta A «firmamento prenatale» caratterizzato da una clamorosa mancanza: Allora, per quanto ne sapevo, io non avevo nessun padre. Né coneepivo. de! tt sto, che i padri sulla terra fossero necessari e inevitabili. (p. 1188) Questa maternita, mitica nella sua onnipotenza partenogenetica.^ il monologo sregolato di Manuel prima celebra e poi rovinosamen strugge, invera il senso ultimo del Familienroman morantiana j. Portavoce di tutti i protagonisti delle opere přeceděnu, m^i? chiara: «Fino dalla mia nascita, per me paternita signifieava * p 1269). La recriminazione qui č ancor per piü rancorosa per "■torevole goduto da questo capofamiglia. nz0 Le modulazioni stilistiche con cui viene rievocato il< nadre lci, piü che un incontro fu un'apparizione [... ] mio padre se la p per mio . ■. -rit-j i «arc davanti; c immediatamcnte se ne innamoro [... j hssa deve aver visto nel 1 'tumore alto e dorato, venuto dal Nord, una sorta di Essere epifanico, porta- ^im.s.eried.grazie.(p.l089) Nessun pericolo sembrerebbe incrinare la «Leggenda superiore» cui hanno giurato fede i due giovani, accesi da una «passione ardita e im-prowisa, ma coniugale e definitiva» (p. 1091); a un patto, pero: che la nuova famiglia resti nello spazio illegittimo della clandestinitä: «flno allora, la nostra esistenza (mia e di Aracoeli) non era, socialmente, esisti-ta» (p. 1069). Nella notte passata con Pennati, Manuel adolescente prova un sentimento inusuale di «ilaritä quieta e insieme di superba re-sponsabilitä» a cui si sforza di dare una definizione: Matemitä, non c'era altro nome per quella mia stranezza. Io ero una madre col proprio figlio piecolo. Pero la nostra appartenenza alla specie umana non era neces-saria. Piuttosto, io mi ero trasformato in unaanimalessa (pecora, mucca, rondine, ca-gna) che proteggeva il suo eucciolo datl'orrore della societä umana. (p. 1152) E qui dichiarata ľorigine delle amate similitudini che sabianamente aecostano la donna alle «bestie satolle»: la maternitä riconduce la genitrice a uno stadio di naturalitä animale, unico vero baluardo all'«orrore della societä umana». Ma quanto piü il soggetto femminile e sottratto ai vmcoli del costume civile e immerso nel dominio di natura, con tanta maggior virulcnza patisce l'insorgere della pulsione erotica, affatto in-conciliabile con le norme dettate dalla comunitä degli uomini. Siamo davvero al «nodo della croce» (p. 1174) che sottostä a tutte le opere mo-rantiane: il desiderio proereativo non puö dispiegarsi in serenitä d'af-letti all'interno di un nucleo familiäre istituzionalizzato; la natura bio-Psichica della femmina racchiude la maledizione dell'ardore erot.co, n°n sublimabile nelľoblativitä delľistinto matemo regolato dalle leggi jWla convivenza borghese. O madre adottiva di mestiere puttana J,°saria); o matrigna, seconda moglie di uno sposo omosessuaie INl'nziata); o mater dolorosa stuprata da un soldat.no subito destinar m°rte (Iduzza): la maternitä morantiana non sopporta la «g»"^ una figúra maritale che ne legittimi la prole. Eugenio, puiP^ f3 VlrÜe e gloriosa del «Comandante», non solo nun nesce * ^nsioni che scoppiano nella «casa non bastarda»,«™ liflic0lo dei :rnrneno la minaccia pericolosa. Neanchc neu . „^jl loro „trváno «inre8ro1 Quanieri Alti, dove le parole «Amore mio» Jicifi ^cu- pr„mKenio» (P. 1)39), si dá riconcü.az»one ddi 330 Cattcdrali di carta ra che abita il corpo fecondo della donna. 11 sortilecio d" a da Elisa la «Notte», non trova soluzione. ^nna, dPc- NeFuľtimo romanzo, abbandonato lo scenario deprimented „.iscuitä piccoloborghese, la Morante ha voluto mettere in contro tra la naturalitä vitale del popolo contadino e il prestige : ,n' dell'altaborghesiacittadina: ma, 1 unione f ra 1 andalusa Aracoeli e 1 0 montese Eugenio, lungi dal favorire una reciproca positiva inteRra" plt' determina un doppio contagio corruttore. Non solo l'ordine iSS nale borghese, deprezzando ogni slancio spontaneo della femminr non ne attinge Unfa rigeneratrice, ma quanto piü induce pH'ioSodtL zione della censura repressiva con tanto piü energia rovinosa fa dere gli istinti primári che tutto annientano. p ■ Ancora una volta, nelle forme di un'oltranza al calor bianco la Morante coniuga le tensioni pulsionali profonde con i condizionamenii vincolanti dell'essere sociale. Si possono e si devono riconoscere nell'o-pera dell'82 cadute e cedimenti gravi, ma occorre altresi ribadire che pochi romanzi italiani degli ultimi anni hanno saputo proiettare la rap-presentazione dei grovigli viscerali delľio femminüe entro lo scenario cupo di un sistema collettivo prossimo al tracollo. Un campionario di tecniche descrittive Ritornato all'intemo del «teatrino privato di famiglia», ü racconto di Manuel rinuncia alla ricchezza poliedrica che animava ľaffresco cotale della Storia e dispone al centro del sistema dei personaggi il nucleo ri-stretto dei parenti, cui fanno corona una serie di comparse e figurine mi-nori. Rispetto alle cronache familiari di Elisa, tuttavia, ü quadro si fa piü mosso: il montaggio di taglio cinematografico consente alľio recitante di rievocare, oltre alle ombre di un tempo remoto, i compagni della sta-gioneadolescenzialeedell'etä adulta. Lamante Mariuccio,ümamma rolo Pennati, la «Signora», il Siciliano, la ragazzetta dell' awentura manna intersecano il percorso esistenziale di Manuel e, neUVcolim«*0 deUa sequenza retrospettiva, assurgono al rango di compriman. La progressione sincopata del récit preclude, tuttavia, la ^f1^ tii un vero e proprio sistema attanziale, retto da rapporti paradigm _ d opposmone o di somiglianza. La «macchina dei ricordi» di M^fi. 2£f !iCfPPat? per delineare una r*e interconnettiva frak^. ďtľ,li' d altronde, gli attori delle molteplici «visioni», pňve 3 * Can,P°- svaniscono nelle crepe delľintreccio. Non solo: la» «Aracoeli»: i frammenti del preiente 331 i apre a metá delľopera si riverbera anche su questo rt Struth eesasperando il protagonismo incontrastato príma di |«eÖo dd Ä coppia madre-figlio. Manuel P°l0e uenZa iniziale, ľio narrante, invaso dal furore maso-Nella mdall'autoraffigurazione schizoide, o concentra lo sguardo su di chististicodro.etta ^^^^ione jeUa sembianza materna anche sui linea-*0P?dclle comparse fuggevoli ehe popolano le sue awenture «a paga- ,nentl Tnme il narratore ammette nelľultimo dialogo con Aracoeli: mento». vj"1" Persino i miei piü effimeri incontri serali, di quando a Miláno battevo a caccia le strade, potevano essere incamazioni di Aracoeli. (p. 1422) Nella seconda parte del romanzo, ďaltronde, il ritmo convulso degli incontri che fomentano la «ridda infernale» impedisce ogni messa a fuo-co dei partner materni. Impressi nella memoria di Manuel solo come (ombre effimere», i maschi cui si concede Aracoeli sono sagome, prive di nome: ľuomo-gatto, il Console della milizia, ľoperaio della societä del gas. Solo la Donna-cammello, nella sua «bruttezza orrida e meravi-gliosa» (p. 1360), irradia «un potere d'incantesimo» cosi «malioso» da catturare ľattenzione: Se raffrontata col tipo comune delia razza femminÜe, essa era di una statura gi- mwnV u Per0, SÍ doveva PredPuamente alla lunghezza eccessiva delle sue muscohT ^ F ! kkľre ! SU° COrp° larg° tOZZ° C massicdo'má* x tutto di dorsole cnT go, 1 Propriamente, non ne aveva; ma čerti spessori disuguali del upla. (p g°™avano la ««« aderente del vestito, imitando una sorta di gibbositä mul- üle diT°-T 5"e8°!ato di Manuel presenta, nondimeno , una varieta dut-dal Brád d1escritlive- Ordinate secondo una predsa gerarchia scalare: do del rľ 2Cr° deUo fhizzo complessitä dell'unica figúra a tutto ton-23 l,estro^0nt0'Papa Eugenio-Un simue criterio modellizzante galvaniz-siU0 ^ mven«vo della Morante e le consente di ripercorrere, sono ľas-trove d QyXtet^, °f'"fluence,2* la galleria multiforme di personaggi giä al-delľp^j lríeatl- Cosi, pur senza sprigionare il fascino menzognero chi sq ^^"pensiero, l'ombra fantasmatica di zio Manuel richiama anti-Croticn n ^3 ^aCCÍa *cSaPeva di prugna e di pesca* p. 1420). il profilo ne-Sl^orf° 7, .^audi"0, «misero vecehio panzone* (p. 1054), ripropone le m« e* funesti «idoli di massa* della Slona, e infine il ritratto dell'ava 'atern» • ... •___________j>„_u- c, 1 n_ "11 lnr*ravitta appena per un attimo in una camera d'ospedale, sug-la Wga serie delle figure nonnesche con icasticita plastica ('attťJrall ä! carta «Aracoeli»-iframmenti del prezente 333 Non aveva l'aspetto. invero, di una signora di cittä, ma di .„ ------- t ,\U faccia - specie negli ocení e ne\\a Ur, " ' . k i Wll SeC rUohe sulla sua pelle moresca. Em. non »«, ; ; Varia di una w cui posava, con gram, una palma di ne naturale altem^ Anche per questo verso, l'ultima opera si off re come una s0rt campionario d'intertestualita endogena, tanto piu paradigmatic qu to maggiore e la congruenza fra le scelte di microgenere e le opzionid stile: a esserne costantemente corroborate sono sia la chiarezza pers L cua delle note realistiche sia la deformazione contristata dei procedi-menti espressionistici. La grammatica ellittica del montaggio per fotogrammi, nel momento in cui rinserra la singola comparsa in una scena unica, potenzia la tecni-ca di raffigurazione «a stacciato», gia tante volte sperimentata: bastaun tocco e il personaggio s'imprime indelebilmente nella memoria del let tore. Se l'amica di zia Raimonda e racchiusa nel suo «perenne sorriso egizio» (pp. 1414,1415,1417, 1442), i due «partigiani», incontratida Manuel durante la breve fuga dai convitto, gettano una luce parodica sulla stagione resistenziale sin dai loro Drimo apparire: Era uno gia anziano (forse sui vent'anni) di mole bassa e larga, con la tacciaton da, mora e barbuta, due piccoli occhi rossi, e il naso, rosso e piccolo anchesw schiacciato come da un timbro. L'altro invece (quello del sombrero) era lungoep lido, con capelli neri lisci che gli spiovevano sulla fronte, e una faccia tutia d ossa,«*> le guance cave, ancora imberbi, traversate da rughe oblique. 1 suoi occhi cran°^ill namente incolori, da parere spenti; senonche in fondo alle orbite, come sottoogn nea del viso, gli covava, invece, una turbolenza nervosa (p. 1225). Piu sottilmente modulato e il ritratto dell'amico che Manuel frequ^ ta durante il periodo degli studi universitari: anch'egli senza n ^_ cava tuttavia una precisa identita dall'appartenenza a quel mon a dionale che nel gallismo eclebra una millanteria tristemente: Nel rephcare le pose gigionesche di Nicola Monaco, non_pw ^ ma declamatore di poesia «(citava a preferenza D'Annunzio)* *Slc"iano» conquista lo sproweduto Manuel: niRi oľ 'r"""3 $ *■>■■ scenári di un supremo lu^j*^* KÍľľSÄÍn lunHhi ^ POn»S»Bd s, denudavano dd&*fcé (chc lui chiamava I'Amplesso) si compieva dentro a'*'0 Wnerla fra tappeti turchi e affreschi voluttuosi di Tardo lmpero áoincrostatedirnadreperia, tp.HJ4). ŕ iesto giovane, sempre «straziato dal desiderio», ad accompagna-M nuel dalla Signora, «una bella donna» che «esercita tn pnvato, per rC Vare la famiglia» (p. 1137): ma alla «flora leggendaria» con cui il ra-Tzzo, dal «candore vizioso» (p. 1136), ammantava le sue awenture ga-fanti s'oppone la violenza espressionistica del ritratto di una «strana lar-vä» dalla «carne triste» (p. 1144). La luce «di una lampada elettrica in-combente» illumina senza pieta un viso di vecehia (forse di piu di sessanťanni) pitturato coi colori della gioventii; pero (a quanto si vedeva) senza nessuna pretesa ďilludere, anzi con una ostentazio-ne rabbiosa della propria commedia [...] U fondo era un impasto polveroso di bian-chezza mortuaria, irregolare e spaccato da rughe simili a črepe, le quali seoprivano il pallore diverso, rosaceo e malaticcio, della pelle nuda. Sulle gote spiccavano due macehie di belletto, simili a grossi bolli infiammati; c la bocca scarlatta, ridotta in forma imprecisa di cuore, lasciava seoperte, agli angoli, le labbra cartacee. (p. 1142) Nel volto logoro, emaciato brillano solo gli occhi, la cui lucentezza, tuttavia, «non era che un'ustione febbrile, fra ceneri di noia estrema, ďatrocc indifferenza e ďastio» (pp. 1142-3). Ľorrore culmina nella de-scnzione del sesso adulto femminile, la prima e ľunica dell'intera pro-duzione morantiana, che, ribaltando le amate similitudini animalesche, introduce al vero scandalo di Aracoeli. mi^apparve un oggetto di strage e di pena orrenda, simile a una bocca di animale ma-* ato. Fra due lembi di povera carne floscia, nuda e grigiastra (čosi mi parve) mi si ascio mtravedere appena una sorta di ferita sanguigna, dagli orli piu seuri. (p. 1145) . ^ massimo grado di stravolgimento grottesco s'oppone la dedina-z'one «elegiaca» dei toni con cui é rievocata ľaltra scena di erotismo ete-josessuale che coinvolge il protagonista: ľincontro con la ragazzina del-a sP»aggia, i cui «lineamenti, graziosi e irregolari, mi ricordavano insie-me > capretti selvatici e le scimmiette domestiche» (p. H21). Collocata jella zona aurorale della puberta, ľawentura marina é tramata dalle ca-?.enze tristi e malinconiche di chi si riconosce escluso ma non ancora n-nutato. Sullo sfondo pallido del erepuscolo, ľapparizionc del sesso íem-mir>ile conserva un'tnnocenza puerile: una Piccola vulv. apena fra le due alucce piumose. umidettee caldc, che P"1^4^ ™' P»2'cnti incontro a me. U loro povera, strana innocenw m'impietosiva. q »4 Cattedrdt dt carta na aumemava rimpaccio del mio corpo sgraziato e immature, (p. U22) La focalizzazione ristretta, attenta ai particolari minuti Uil fe dei capeUi di celluloide color verde in forma di quadrifoglio* 0 „1 tolio della sua gonna a pieghe»), sfuma 1 torn aspri della C «ancora agra dibambina» to. 11» d narratore recupera Vot> .nfanrik di allora e i diminutivi affoUano la pagina: «mammellme minu scole», «gambucce nude», «timidi, ťitti bacetti», «manina», «gambuc« bianche», «testolina». «Aracoeli»: iframmenti del pmtntt 3)5 rv niele era un marinareuo di prima leva, i\ quale, alla faccia, dimo-. Vtcn^P'"1^ (venti anni). Aveva la pelle lisca, ancora frcsca d iníanzia, 'meno ddU ™» ■1 . di rosa. Gli occhi grandi di un turchino viola- fun colore bruno mc ^ ^ ^ guaroavano tulli quanti con uno stupo- .^brava un r> ^ risemirei( \a sua ripoSla era sempře che se" Ě questo il timbro dominante in tutti gli episodi di cui sono nisti bimbi o giovani adolescenti: nel «fotomontaggio» intitolat Pennati, il ritratto del compagno di collegio ě modulato con le stess te di tenera epicita fumettistica sperimentati nella Stor' le imprese di Useppe nello stanzone di Pietralata. ->na per raccontare Come a un sopruso intollerabile, il compagnuccio era esploso in una ňvoltatrt-menda, alternando singhiozzi disperati da pupo a urla selvagge e tracotanti degnedi un guerriero e ďun toro: mentre in una lotta corpo a corpo col Sorvegliante gli ripe-teva, sparandogli calci: «Nasone! Russone! Piedone!» (p. 1154) 11 «ragazzetto, assai piccolo d'etä, e piü ancora di statura», dalla tesu «perfettamente rotonda» (p. 1149), che si rifugia nel letto di Manuel «ta-gionando in una balbuzie piena di lacrime» e poi aecomodandosi sottole copene con «un borbottio quasi soddisfatto» (p. 1148), mescola le pose di sicurezza spavalda ai tremori disperati del mammarolo. 1 sorrisetti allusM, l'allegria complice, i piecoli saluti accennati cadenzano la breve sequenza. nportandoci neu'atmosféra gioiosa degli F.P. salvatori del mondo, della cui spensieratezza Candida anche la voce narrante si sente panedpe: La reazione del fanciulletto fu uno scoppiettio di risatine: alle quali io cornspoä con altre mie risa irresistibili. (p. 115)) Grazie al senso di «ilaritä quieta, e insieme di superba responsaj)'^ indotto dalla vicinanza del corpo «annidato» di Pennati, ManuelleonO' see una «notte di felicitä incantata e innocente, mai piü provatadopo Petdita di Aracoeli» (p. 1146). % *t?Jl?50 d?a di *****levit* caratterizza le pagine di cui ě p«£ T\t1 attendente Dai*- nel tratteggiare quest'aU breve ÍArA1^ (P- 13 W). ü LraLe ritrova la W*> «losadeU Isola di Arturo. ~* inaenuo. b pure a uaig» uns"1" nza del marinaretto, entrato in servizio nella casa del coman-U Edomani della morte di Carina, vale innanzitutto ad alleggeri-JT cupezza torbida che la malattia di Aracoeli sparge tutt'intorno. Nel mpo dell'intreccio, Daniele appare in scena nell'episodio che rievoca Uvisione cinematograhea del cartone animato dedicato al pipistrello: durante la notte il piccolo Manuel, terrorizzato dalla favola lugubre del topoche voleva diventare uccello, si preeipita nella camera dove dorme 1'attendente. Costui, «sforzandosi di ragionare» to. 1311), rineuora il «Signorino» e gli spiega che dalle finestre chiuse i pipistrelli non posso-no entrare. E aggiunse, in difesa di costoro, che non conviene ammazzarli, come si fa in certi paesi troppo villani. Le bestie si possono ammazzare, difatti, a scopo di mangiarsele, petche la fame e generale Iqual e il primo sentimento nostro quando si nasce? la fame). 0 magari, se sono bestie pericolose, conviene che crepino. Perö il pipistrello none di sostanza buona, per mangiarselo. E nemmeno e pericoloso, anzi caccia gli mseiti, che guastano le Campagne. Conviene, dunque, lasciarlo campare in pace e li- Le cadenze elementari del discorso indiretto libero, suggellate dai versi ™ una filastrocca popolare caccia-pipistrelli, derivano la loro so-«anza di veritä da una saggezza antica: ^Daniele veniva dal Sud. E prima di arruolarsi, con la leva, nella Regia Marina, nel cadT*faCCVa due mesueri- il contadino e il barcaiolo Ipossedeva anche una bar- Wo SleSS° n0mc della SUd fldanzala: Wta^•Anche suo padre'e SU° n0nn° C Ü SU° °nno> erar>o, come lui, barcaioli e contadini. lp. 1)16) Sembra dawero di essere ritornati nel contesto deUe memorie proci-c^e Nunziata, anche Daniele non conosce bene 1 .tth.no « Ma ^ crista, mica marinaio! E poi non dite che ^^o!W- ^olennt» per eventi a suo dtre «memorabdi» che ü ndacabilitä delle certezze religiose, qui decimate seco )6 Ctlteirtk di carta protestante della lezionc bibhca, imparata dagli zii ď America (n i Soprattutto, al pari del baho Silvestro, occupa con «Una V 17l zia» lo spazio domestico, reso vuoto e minaccioso dalla latiti J i gurc parentali: «grave e responsable» (p. 1319), offre al signor' sua confidenza naturale sciolta da soggezioni gerarchiche» (p. i JJ* Lui possedeva, invero, delle qualua mateme: con in piii certe rudez/c invoi ric che mi attcstavano la sua grandezza virile (p. 1322). A"°nt«- Nel delineare il ritratto di Daniele, la voce narrante abbandona i t dell'acredine adulta per riattingere le cadenze trasfiguranti della hnL lontana: l'adesione piena all'ottica infantile proietta sul giovane mari". naio l'alone mitico che si addice a un prode guerriero, appartenente alia «nobile Stirpe dei Danieli-o Danielidi» (p. 1319), senza tuttavia can-cellarne la gioiositä «pazzariella» da popolano analfabeta. In un'opcra che, come sempře, privilegia il narrato rispetto al dialogato, le conversazioni fra i due ragazzi hanno una leggerezza tersa* una felicitä timbri-ca, cui fa da controcanto la frequenza martellante dei paragoni tratti dai campi sémantici della quotidianitä bambina: La presenza della zia Monda fra Daniele e me produceva l'effetto del raffreddo-re, che intasa i bronchi e il naso. (p. 1315) Guardai gli occhi di Daniele, simili a due campanule fresche (p. 1320). La stagione edenica di Arturo ě perö irripetibile: quando il malefiao di Aracoeli corromperä anche Daniele, il crollo sarä rovinoso. In una torrida sera d'estate, il «povero contadinello», per il quale «mio padre era [... ] piü che un Superiore un Eccelso», a cui si «era votato per tede e impegno totale» (p. 1314), deve ubbidire al richiamo impenosode a Signora: lo vidi che si arrestava intontito davanti all'uscio aperto della cameramatri™^ donde venivano dei compianti e respiri tumultuosi, come di Capriccios» sotto una sferza. Per qualche secondo, restö la fuori senza movimento, con ^ fisso. Poi, movendo pavido fin oltre la soglia, dun tratto emise un picc° stialc, da scimmia o da gatto selvaggio. (p. 1366) del $u° Nella notte tutto precipita: dopo aver atteso il ritorn° Umandante, da cui implora vanamente una licenza, a D*nie' ^ sta che tentare il suicidio, ingerendo una dose massiccia di «u" . n0n detersivo o disinfettante» (p. 1371). Da lui, alcuni mesi dope Aracoeli»: iframmenti del presente 337 - ,na cartolina illustrata, firmata anche con il cognome: RE-no f*^"3:" ova che l'attendente discendeva da Stirpe superaristocra-DAV1Il'atata» (p. 1265), da sempre persuasa che «le differenze di classe sit-una sorta di ordine sacro» (p. 1079), alia cui sommitá stanno i «si-rj0n,ossla legittimi (gli arrivati le apparivano usurpatori di un di-0 d'vino)». Grazie ai moduli del discorso di secondo grado, parente-COrsivi Parole virgolettate, il narratore riproduce la «voce» della gönnte nelle varie sfumature deprecatorie. inamorata del Comandante, Zaira sará la prima persona a svelare, 0n ün «tono di maldicenza e d'ironia» (p. 1386), la vera ragione deUa Sc„0inparsa di Aracoeli, una «"disgraziata" assunta al piano dei 'sigrw-n »rt\u>S»\voMro,oC» up« con -un« sp,■ u\, vu Hille »u.i ..... I ni |MikK-ilev.i, mveiu, drile qo.tlii.i m,it> nu- en u, ,,„, ( ne i lir nu ulieMuvuno lu utni giuiule//a virile <|> I *22). Nel delineare li ritrulto * íi I )umele, la vtu c n.u i nnu- aMuiuU.., dtll -i' POdine udulta pel naumgere le cadenze trasty,,,.,,,,, dril., |,1Vo| lontunu: 1'ailcsione plena aH'i>itua inluntile pioutta miI i-mv m,' MlO I alone nutno che si acklice a un prodc guerriero, appartenente alla «nobile stirpe dei Danieli-o Daniclidi» (p. 1M9), senza tuttavu Un cellarne la gioiosita «pazzariella» da popolano analfabeta In un'open che, come sempře, privilegia il narrato rispetto al dialogato, le conver-sazioni fra i duc ragazzi hanno una leggerezza tersav una lelicita timbri ca, cui la da controcanto la frequenza martellante dei paragoni tratti dai campi sémantici della quotidianitá bambina: La presenza della zia Monda fra Daniele e me produceva 1'efťetto dd raftreddo re, chc intasa i bronchi e il naso. (p. 1315) Guardai gli ocehi di Daniele, simili a due campanule fresche (p. 1320). La stagione edenica di Arturo ě pero irripetibile: quando il maleficio di Aracoeli corromperá anche Daniele, il crollo sara rovinoso. In una torrida sera destate, il «povero contadinello», per il quale «mio padre era [...] piú che un Superiore un Eccelso», a cui si «era votato per e e impegno totale» (p. 1314), deve ubbidire al richiamo imperioso de Signora: lo vidi che si arrestava intontito davanti alTuscio aperto della camera matri^bjní donde venivano dei compianti e respiri tumultuosi, come di capricciosa^ sotto una sferza. Per qualche secondo, restó la fuori senza movimento, uri0be-fisso. Poi, movendo pavido fin oltre la soglia, ďun tratto emise un pice stiale, da scimmia o da gatto selvaggio. (p. 1366) del su° Nella notte tutto precipita: dopo aver atteso il rÍÍor|1Je n0n re-Comandante, da cui implora vanamente una licenza, a Ua"un cornu^ sta che tentare il suicidio, ingerendo una dose massiccia • !, s^n0n detersivoodisinfettante»(p. 1371). Dalui, aleuni mesidop". limlilla,.olu.a.llu-l.ia.l.,l.......... am lir «.....Icognon.c K» , |',„„.m|ť„|r div núlevu da slllpe supci aristo« i«- ---- ----: -~ ( 1372) Ma ormai, Manuel si t.ova ... IVm«.....■ d.i. iionm pa "'S AuuOCH fugB-M 1,11 "sa 11 K'wmH inimcdiataiiH-iite scguc-nle la sc Soncdel mirinaretto, forac oru e gia ricoverata in clinica, proastma ,i n.orire. :\i Quartiert Alti ( un Daniele siaino entrati nella schier.i dei personaggj che, mUOVendo si ndlo spazio uificiale dei Quartieri Alti, non solo patiscono il conta-gio ammorbante tli Aracoeli, ma sono assoggettati alle norme che go-vernano il «sistema delle relazioni» proprio del Familienroman. Ecco allora il recupero delle teeniche compositive piü care a Elisa. Da una parte, acquistano rilievo le figure subalterne, la cui ottica straniata giu-dica con severitä implacabile i comportamenti della classe superiore: Zaira, governante «storica» della casa del Comandante, che «covava jinasua brace di disaecordo col mondo» (p. 1081) e il portiere del pa-lazzo, «sicuro barometro dell'atmosfera sociale» (p. 1355). Dall'altra, occupa il proscenio il nucleo ristretto dei parenti, a cominciare dalla roppu dei nonni paterni, rappresentati con gli stilemi del realismo per-'laamente critico. auA dUeUO dd <> j^^' ^a semPre persuasa che «le differenze di classe sia- SnoriLT"3 (?rdine SaCr0>> (p- 1079)' ^ cui sommita stanno 1 *si" dtto divi' ?Ssla egi.llirn* errivati le apparivano usurpatori di un di-si corsi i , azie ai m°duli del discorso di secondo grado, parente-vemanrV' Pne vir8°leltate, il narratore riproduce la «voce» della go- Innam" T^ sfumature deprecatorie. cor» un °rata j Comandante, Zaira sarä la prima persona a svelare, scomDa"10?? maldicenza e d'ironia» (p. 1386), la vera ragione della ""»(d Aracocli. una «"disgraziata" assunta al piano dei "signo-strato iSCnZa ^CUn merito e VC"» cui sin dall'inizio ella aveva mo-SCgni ül «subdolo dispregio», ricambiati peraltro da moti di av- 3)8 Cattedrali di carta «Aracoeu»- versione diffidente. Nei deplorare lo scandalo, la governante pr0nu alla presenza di Manuel una frase che continuerá a perseguitarlo incubi futuri: «"La Signora si diverte"» (p. 1409). Dal suo osservatorio privilegiato, anche il portiere del cascggiat0 dM Quartieri Alti registra il «decadimento» dissoluto della «Signora dcl( J MANDANTE» e subito ne sancisce la pubblica condanna: per mia madre, adesso, si limitava addirittura a un vago gesto obbli^ato in diraioJ del berretto, assumendo un cipiglio quasi schifiltoso di chiusa riprovazione e & I coro.lp. 1)55) via statatrovata morta nelsuoletto, sua facciaeralegatainuna benda juilsolitol-1 Capace di misurare con un lieve spostamento della visiera «gallona-ta» il grado di reputazione goduta dagli tnquilini, questo personaggioj sempre indicato con la qualifica professionale, e portatore di un punto' di vista obliquo che getta squarci di luce sull'intero quartiere, la cui de-nominazione designa non solo «un'altitudine fisica» ma la superioritä dei privilegi di classe. La voce dell'usciere, che in sottofondo commenta ogni movimento del palazzo, offre una tipizzazione dell'alta borghesia romana, durante il regime fascista, di nitidezza perspicua: la «vedova del generale (la quäle nasceva dai Conti Ardengo)», ugualmente preoccupata di ti-scuotere nelle sue mani le rate dell'affitto e di cancellare i segni della vecchiata ogni sera «per non farsi le rughe sulla faccia [...] si appucav^ sulle guance due fette di carne cruda» (p. 1074); l'«Eccellenza» de ■ 1'ultimo piano, «una celebritä: gran letterato, o simile, assunto a Reale Accademia» (p. 1072), ma dallo «sguardo opaco» e con la tes «di una grossezza abnorme, e male incollata dentro le spalle» (p- ' il «Notaro», fissato nei suoi gesti di stizzita avarizia; infine d « ^ pettaio», Dottor Zanchi, funzionario ministeriale, dau'as?ett°{0Uscae ed effemminato, che suscita subito in Aracoeli un'«awersione ^ sospettosa» (p. 1072). La piccola schiera condominiale e tratt|jnär. con la disinvoltura sapiente di chi sa coniugare, in I^ch\segme zl0ne rativi, l'attenzione al dato sociologico con l'acutezza deu'intr?S|Cuett*. psicologica. Quando al termine del romanzo, ormai nnlta. oJ-nadel Manuel torna a Roma e viene informato, per bocca della mp poniere, della sorte di ognuno, il quadro schizzato rappresen ro il tracollo di una societä: _ . ir0nalazzC,f„ Fu - credo - sul primo dopopranzo che mi ritrovai davanti al nosu v ^ paniert Alti. La tuttoera rimasto uguale, il portiere sempre il med««" • ^ Q^ I tccellenza. dei vecchi inuuilmi non c'era piü nessuno. Tutti decedut. :ra stato giustiziato alľalba, in un qualche cortile, o Forte, Zperiféria,poiché durante ľoccupazione tedesca s'era assunto d compito cü ^uestrare, dentro una villa presso la Stazione ferroviaria, i partigiani e i nemici dd feymelpp. 14)2-)) Lestanze un tempo abitate da Manuel e dai suoi genitori ora ospita-»«certisignori.esuli politici rimpatriati dalla Francia» (p. 1432). La vi-cenda privata della famiglia del Comandante s'intreccia indissolubil-«eaglieventi collettivi che hanno distrutto il paese e la sua classe di-ipte. Ndle frantumate volute del Familienroman, la Morante tomaa r euere sulle ragioni storiche di una catastrofe che ha coinvolto l'inte-i;-'«ione. lHmento della borghesia liberale W il primo romanzo, anche Aracoeli delinea, nelle maglie di un de- toTTľ0' ^ ritratt0 dl ^ comunita>colta m ^ di ^P8550 ca zC a^iment0 de^a vecchia borghesia liberale, d'ispirazione lai-^ ^gnato ú paese alla brutalita volgare e alla v'iolenza cteca del V ne viene ^ň^ediabilrnente travolta. La struttura ctrco- ^ntir^P^20 avya^ora una sirr>üe lettura: nei montaggio dei fram-^mdividreSen\e' ^ *nsc"tta una ^tente temporalitä periodica ^uta neUa sta&ione postbellica Ü momento cruáale della sfida ^opo il l '^doľľ °8°,e ^ pdmo stacco tipografico, il racconto si awiare-llmW&Menzognaesortilegio: p ^t>0 SpoV^o lt*mas«i anni da quando mia madre f u sepolta nei cimitero di * i í01* Piü di t - *(nÜÄ C'ttä nata^-lo non 5000 mai slat0 la áeatt0 a visilar" , ^ima voh "u* anni Ae non rivedo Roma-dove non f*"1*5 di lorMt{ mai Piu-•> V(Hl, ;a che ci andai, fu nella prima estate del 1945, alla fine deUa guerra. Aracoeli --. rievoca appunto quel viaggio e ľaddio definiti-• L intera parabola creaťiva della Morante si chiude lä dove Cattedrali di carta cra iniziata, ncgli anni deU'immediato dopoguerra in cui aveva preso origine e slancio la sua prima e piü bella opera. Certo, il racconto-cam-mino di Manuel comincia durante il ponte di «Ognissanti» del 1975 - «Quattro giorni: da venerďi 31 ottobre (yigilia) al 4 novembre martedi (vecchia festivitä patriottica)» p. 1046 -, in perfetta coincidenza extra testuale, come ha notato Walter Siti, con il fine settimana della morte di Pasolini.50 Eppure, anche se il protagonista richiama per molti tratti il I poeta di Casarsa, la lettura del libro dell'82 non puö essere vincolata a I un parallelismo cosi esterno e cosi scbiacciato sull'attualitä: o per meglio dire, ľopera «postuma» dell'autore del Mondo, se muove anche da quel delitto, considerato emblema della barbarie in cui ě caduta l'ltalia con-temporanea, ci invita, nel corso del racconto, a rintracciarne la genesi in tempi lontani, quando, dalle macerie del conflitto mondiale, avrebbe potuto nascere una societa nuova. Cosi non ě stato: la vicenda di Manuel e dei suoi familiari quanto piü illumina un tragico destino privato, tan-to piü svela le ragioni di una sconfitta collettiva. Nella raffigurazione della schiera ristretta dei parenti, l'io recitante di Aracoeli riecheggia al meglio le note del criticismo intransigente con cui Elisa aveva raccontato la «stramba epopea» di casa De Salvi. Ora, al polo opposto e conclusivo, il Familienroman di Manuel si origina fra le pareti domestiche dell'alta borghesia settentrionale, di illustre estrazione e dedita alle professioni liberáli; ma la condanna suona, se possibile, an-cor piú inappellabile. I nonni paterni del protagonista narratore appartengono, mfatti, alla classe dirigente del Piemonte laico e risorgimentale. Appena nominati all'inizio del racconto, per alludere al «terribile conflitto» patito da Eugenio fra «il sacro dovere verso l'amore» (p. 1090) e la fede müitar-patriottica, inculcatagli da un'educazione ferrea, i due antenaü tornano in scéna alľindomani del ricovero in ospedale di Aracoeli, quando, sot; to la sollecitazione di zia Monda, s'incaricano di aceudire il nipote, «*• ventato per tutti un fagottello ingombrante» (p. 1425). I nonni, «m*; stosi Penati, degno oggetto di venerazione non per noi soÜ, ma altres per la citta di Torino, e anche per ľintero Piemonte», ineutono un « rore agghiacciante nel bimbo, la cui prima reazione e un'istantanea m buzie, destinata a sparire «solo alla loro motte» (p. 1399). maestro del Diritto» stare nanza Iratteggtau con pochi, implacabili tocchi, i «genitori di mio ^ ľÄ' 1 a^H ar^ocratici Cerentano di M^tó to i del, Pan dei nobüi sicilia™> ^i altoborghesi, eredt det ^ mmltin™6' C0kiľan°<la s"a ^c.a ™ «mificazľonilV:enCCh,aT ' C°rrOSa al Pumo che vi si scorgevano, in su-«-»noni dei nervi. (pp. 1408-9) tr£iC^tr0' tradis«la sua riprovazione con un involontario cH;^P«Uu,ole;4ecaľolľqUa,íratÍ Ín aSS0luta im^obilitá (tanto che perf.no mI , come taňte bacehettine) i suoi orec-wtrambi assai severamente. (p. 1409) ľmarli apinľľc* CiUlt° dcř«ente («11 volto di mio padre, al no-stantem^*.'-_ mcva la.co.ncis<» austerúá di una lapide» p. 1399) e ente soggiogato dalla «loro sapienza e giustizia» (p. 1400), )42 Qttedrali ď carta Manuel tuttavia nulla comprende delle gelide e impassibili abitudini'i dei due onorabili vecchi e nel registrars i piccoli gesti quotidian, ne smaschera 1 intima follia: il Nonno per esempio si accaniva senza posa a spostare i vari oggetti di uvola e i ^ prammobili, disponendoli in simmetrie varianti, ma esatte e puntigliose. quali squ». dře di minimi atleti in una parata ginnica. (p. 1423) La «loquacitä incoercibile» della nonna, d'altra parte, esplode nelle forme caotiche di un soliloquio vaneggiante, «ininterrotto e ripeťmvo, trafelato a rincorrere se stesso in un labirimo» al cui centra s'indovini lo scandalo di un «maledetto matrimonio»; E - la stagione del Regio - il telegramma delľ Ammiraglio - la filossera dell'mno scorso - l'indegnita - i piü bei nomi - la camera gloriosa - un'artrosi cenncale - i gioiellodell'Accademia- un clima da Sahara - l'estremo bassofondo-unaThaoni Revel - l'allievo esemplare - I'ccccsso di grassi e di zuccheri (pp. 1403-4). L'empito logorroico si sfoghera, infine, in un'estrema forma di fissa-zione senile, che non stonerebbe affatto nelľaffresco derobertiano dei Víceré: i «sermoni» serali della nonna sono dedicati a descrivere, con un'enfasi dottorale «né tragica, né comica» ma laicamente «mistica»,gli oggetti della sua nuova mania filantropica: «i nati di donna piü abnormi e scempi» ricoverati nella Casa della Beata Fratellanza. «Aracoeli»: iframmenti del presente 343 lamimica facciale del nonno, tuttavia, sanziona la condanna di una scel-ta forse doverosa ma certo non onorevole: «Qua il Nonno contrasse gli ossi zigomatico e mascellare, sporse l'osso frontale e gonfiö le narici» (p. 1412). La morte che li coglie, eniro le mura di casa, «alla guardia dei loro te-sori (codici, onorificenze, memorie, albi, parrucche)» (p. 1424), ě solo il sigillo di una sconfitia annunciata: a segnare dawero la rovina dell'e-gregia famiglia, e di una intera classe, ě il destino opposto e comple-mentare dei due figli, Raimonda ed Eugenio. Fra costoro, oltre ai nani dalle braccia di gorilla - ai gemelli siamesi dalUtesu* cane - e altre creature di stranezza diversa vegetavano certe forme di came senwi* partonte, anch'esse. da femmine deUa specie umana, ma esistenti solo com* I**4 materu organic* [...] Essaandava intanto prodigando f.no albsperperoiuuu** mezzj l.qu.d, e bancari nelle sue diuturne oblazioni. d. cui teneva nota dentro un * (p JjJ medesima v°l"»a di collezionista che aveva gia dedicate * P- dono A UPlSCe T0 la risol"tezza ostinata con cui i due vc ghSa Z0rarel0fSCOppi° della *«™ «ponenti iUustndella* tZľSTl*1 f0rma2i0ne ottocentesca, non solo «detesta^ ■3 connu ra ro °re materno Puo anche indurre la rt* pľrcKiUn Tu6"10 aUgUrablle Se Si gUardaVai su> mil«are e S? * ^ cons™ «di riconfermare: Ú 0rale-e C0S1 dvendicare il suo nome offeso indegn^ Zia Monda 11 personaggio di Zia Monda ě un umcum nella produzione morantiana che, pur non disdegnando le relazioni parentali intermedie, lascia poco spazio ai fratelli o sorelle dei genitori. Se nell'adesione alle norme tradi-zionali, Raimonda ricorda Augusta Cerentano (entrambe educate «al principio ebe il marho ě superiore alla moglie, e i figli maschi alle figlie femmine» p. 1083) la sua fisionomia di «zitella» quarantenne, predi-sposta a vivere la «verginitä senza amarezze e serenamente, quasi felice nella sua solitudine casta» (p. 1078), la rende un personaggio original-mente esemplare. Sul piano propriameme sociologico, Raimonda ba i tratti tipici della 'emminiliiä moderna e cittadina: da ragazza, ha lasciato la casa piemon-lese dei genitori; ora abita a Roma in un «attico di sua proprieta* e si Procura una «dignitosa indipendenza» lavorando «in qualitä di consu-«nte o segretaria, per certe pubblicazioni scolastiche» (p. 1078). plameňte «innamorata di Mussolini», ě tutta calata nella mentalita ta-Clsta del tempo, di cui amplifica i luoghi comuni piů nefandi: £ssa affennava, fra ľaltro, che, dovunque arrivavano, t Comunisti mettevano a i mioli««;-----■ .... >----«--■ vrecehi deci i mvgliori quartiert-, ineendiavano i conventi e le chiese. con dentro le suo« e i r11 bn*iati vivi; e facevano a pezzi i bambini della gente bene, cucinandol, per cn*operaie.(p. 1079) , 11 Su° contegno, scrupolosamente ossequioso delle gcrarchic scKial. ^wtutto domandava: Come nasce? che tradotto significa: prw««ft es*. da una famiglia dhtmtah> p. 1069) e incline al mff?,r*P*^ ^formismi mondani, acquista risalto grazie ai moduli del commenra Stt«niato. Da una parte, la «voce» servile di Zaira sottolinca. a piu j44 Cttteúrthdturta «Aracoeli» t frammenti del preiente 545 U o*manic «zitellesche» (ai pesci morti dava sepoltUra ;„ PÄ^Sne a un cnstiano"» p. 1077); d^trTlo ^ ^ulodiAracoeÜ.aU.eva volenterosa nella «uaicuok'dTfccZL aZ*. io 1368), ne rimarca le pose piu sussiegosamente p^k-*tteÄ• consuete del dtscorso di secondo grado, vtrgoT^ vi versi declamati commenti fra parentesi, nfiniscono il ntratto d, nersonaggio che e tutto nella lineanta di im carattere: «verglne soia , sfionta» (p. 1178). Grazie a questa sorta ch basso controcanto «zicv!£ che percorre l'intera narrazione, Raimonda e una presenza costantcnd la vita di Manuel. Sempre in posizione defilata, ridotta a «un'ombra, evanescente se non addirittura a «un surrogato di vera persona» (p 1314), la sorella di Eugenio, nondimeno, parteeipa intensamente alla vi. cenda di Aracoeli, verso cui assume un atteggiamento di strana dedizio-ne protettiva. La descrizione della sua «aria confusa e impacciata» da-vanti alle pose della cognata «.invasata» mostra la straordinaria perizu morantiana nel cogliere le sfumature piü riposte del carattere femmini le: la donna non sembrava dcstarle indignazionc e scandalo (come ci si sarebbe aspettatoda len ma piutiosto una irepidazione affascinata, e quasi un'umiltä ammirativa. La guardi-va, come un cardellino di gabbia guarderebbe i voli mai visti di una cicogna. Epa« va elemosinarc da lei qualche confidenza segreta (mentre Aracoeli la scoraggiavi ogni volta con silenzi sdegnosi e quasi torvi). (p. 1568) Finalmente anche per Raimonda sembra awerarsi il sogno d'amore, all'indomani dello scoppio della guerra, nella casa piemontese dei non-ni, dove Manuel ormai risiede, arriva una notizia «del tutto inattesa: la zia Monda si era fidanzata!» (p. 1422). Sotto lo sguardo altero e sprez-zante dei genitori, la foto dell'uomo prescelto dalla figlia raffigura un individuo corpacciuto in camicia nera, un poco meno anziano della «danM^ trasudante un superiore prestigio, unito a un'espressione naturale di iattanza qu» truce. (p. 1425) Insomma un brutto lipo fascista, che, non avendo «ne t«oline^ gUa degni di menzione», e interessato al matrimonio solo per n» vantaggi economico-sociali: «la sua professione - o arte per «# $ svanava in una molteplice attivitä di commerci e trafhei indenW dem). Che i nonni ayessero visto giusto lo testimonia Vultimc>f<»^ mp0te e 2,a- N^a "sionomia del personaggio nuüa e eannbiato^ • é capovolto: alle note di comicitä benevola subentrano i ttmbri di i umorismo pirandellianamente tragico. La casa, un tempo maniacal mente pulita, ora, trascurata fino alio squallore, e diventata una sorta di magazzino per merci di borsa nera; sulla terrazza, vanto della stagione antica, «le poche piante soprawissute intristivano verso l'agonia» (p. 1436). Ma é soprattutto l'aspetto grottesco della zia a denunciare, agli occhi del ragazzo, la rovina di una signorilitä che la sottomissione, sociale e psicologica, alla rozzezza fascista ha profondamente degradato. Zia Monda si sta preparando per un improbabile «Cocktail d'affari» e davanti alio specchio che ne rinvia l'immagine indossa un cappellino «eccentrico: anzi provocante». La tinta falsa dei boecoli, che le scappavano fuori da tutte le parti, come trucioli bruciacchiati. I grossi bulbi oculari, simili a palle di vetro dietro le doppie lenti. La pelle chiazzata di un rosa vizzo, che sotto la eipria diventava giallo. II naso troppo sottile, che sembrava rosicchiato dal gelo. Essa era a quel tempo, credo, sui quaran-tasette anni; ma la primavera di quel cappello, al contrasto, gliene accusava almeno scssanta. Era qucsta sua vecchiezza, specialmente, che le dava l'aspetto folic e comi-co di un misero pagliaccio. (p. 1458) II gioco degli sguardi rivela una veritä impietosa: E la vidi che s'era messa a fissare lo specchio con uno stupore inemne e chiaro veggerrte come se quel vetro sciagurato fosse la bocca nera di un tunnel, in fondo al quale non si dava nessuna uscita possibile, se non la morte. Essa ebbe, allora, una strana risata a strappi, simile a un verso di gallina, e si tolse il cappello piano piano, come in una lenta amputazione. (ibidem) L'impressione su Manuel é cosi indelebile che quel gesto e quel suo-no riaggallano alla sua memoria trent'anni dopo, mentre si accinge a in-traprendere il viaggio-racconto: La risata simile a un verso di gallina, della zia Monda, mentre alio specchio si prova sulla faccia vizza quel suo nuovo, inverosimile cappello da Soubrette; e se lo strap-Pa di testa repentinamente, come si amputasse... (p. 1057) É uno dei quattro «lampi all'indietro» su cui si apre il romanzo: il prime, ancor piü desolatamente rischiaratore, aveva proiettato sullo scher-mo della memoria la figura dolente di papa Eugenio: ^ Estate 1945. Mio padre, alla mia prima e ultima visita in quella sua casa del Tiburtino mezza bombardata, con le finestrc tutte chiuse e quel letore üoici to Ui, ( .ittr.lrJi d$ i ,irtn Ih pcllcdi urin binni lirz/.n sordida snttoln barbn non fintu | . rriMtlci • vuoto. II sudorc freddo dclla sua mano che si ritrac, luifa *"!! c"cr* sornsino miserable... (ibidem) 1 ; »l*ciedi II «pellcgrinaggio maniaco» di Manuel, coneepito nell'ansia di I giungersi alla madre, si concludcrä appunto in questa catapecchia d" roccata: sulle note del pianto d'amore per un padre mai riconosciuto c' me tale termina l'ultima opera morantiana. // reame virile e pa terno Eugenio Ottone Amedeo ě il personaggio piü intimamente conturban te di Aracoeli: non giä per la ricchezza dei moti psicologici che lo abita-no, semmai per la linearita impeccabile con cui esemplifica il destino della virilitä, maritale e paterna. Per delinearne la fisionomia la Morante si awale di un'abile alternanza prospettica che interseca voci e punti di vista antagonistici. Nelle «visioni» dell'io recitante, che inframmezzano il viaggio verso l'Andalusia, papä Eugenio ě, per ammissione esplicita, figura d'«assen-za»: sagoma scialba dai modi contegnosi, puö assumere rilievo solo se investito di luce riflessa dalla presenza di Aracoeli. Certo, per un narra-tore che dichiara a tutte lettere il suo amore unico e incommensurable per la madre, nulla di piü owio che coltivare verso l'altro genitore un in-domabile rivalita edipica, incline a offuscarne meriti o virtu. Ad awalo rare la parzialitä rievocativa ě il fin troppo facile uso delle negazioni: con una spregiudicatezza che riecheggia la voce narrante della Slona qua^ do cancellava in Useppe ogni impulso sessuale, il narratore °\AJa proelama a piü riprese di non nutrire alcun sentimento competitive so Eugenio; anzi con impudenza sfacciata, Manuel afferma: Fra me e lui, corse subito - in luogo delPaffetto carnale - una silenil danza: forsc anche in virtü della nostra comune passionc per AracoeIi _fc ^ctn nostro amore grande, esclusivo per la stessa donna era fra noi motivo di za, piuttosto che di contesa. (pp. 1206-7) di A smentire una simiJe distorsione prospettica bašta la uc quin'* una sola «scena»: Manuel, «incognito spettatore dietro ďombra», osserva la coppia dei genitori. Aracoeli s'e accovacdata (o inginoechiata?) ora. davanti a mio p« idrc.«* novi-i mio a fanntica; c mi awedo che va toccandolo in basso, con aspro movi-uni P0'1^"1^ V j | j; fra |c tragichc vibrazioni del ballo angeltco che rapiva mio "''n il madre a pochi passi da mc - qualeuna dcvcsscrc caduta prigioniera nci I I "nnír |h-r aggirarvisi, spersa, fino allultimo silenzio. Io credo, in realtä, che "rbillorí il mio ccrvcllo registro per la prima volta qucl fatale RITMO affannoso En futuro doveva tornarc per sempře a batterc il mio sangue con la sua frusta con-Jsa e sterile, (pp- 1)41-2) La doppia negazione che conclude la visione memoriále; «E nemíněno allora, ne sono certo, non soffersi aleuna gelosia di mio padre» (ibidem); ě la conferma probante della resistenza censoria. Ma il groviglio nevrotico sotteso al «romanzo familiäre» morantiano ě troppo sfaccettato per essere semplicisticamente ridotto al conflitto edipico e il lettore ormai ben conosce quanto ricca di sortilegi sia la voce che racconta le vicende passate. L'ambiguitä che sempře awolge le figuře genitoriali si manifesta nelle maglie del těsto con una varieta mo-dellizzante ben altrimenti equivoca. Ecco allora che, in Aracoeli, il personaggio virile si costruisce grazie alTintreccio di sguardi inerociati, tale per cui alTottica negativa del narratore si affiancano i punti di vista elogiativi degli altri attori. Annebbiata 1'effigie paterna, sulla scéna s'ae-campa luminosa la figura del Comandante: In casa e fuori, da tutti lo sentivo chiamare // Comandante (perfino Aracoeli, ta-^\2lt) n^°ne* P'ena °-' impc"18028 1° chiamava a questo modo: il Comandante). Sono innanzitutto le donne di casa a circonfondere Eugenio di un alo-«e 1 solaritä raggiante: se per Zaira ogni sua apparizione «Era come quando entra il sole"» (p. 1086), l'adorazione di Raimonda per il fra-0 e addtrittura «di qualitä catechistica»: Pftt&od S?mp''ce nominare EUGENIO, essa tradiva nella voce il compiacimento re-1 chi comunica un proprio titolo araldico, o una onorificenza. (pp. 1083-4) Nella deserizione contrastiva della coppia dei fratelli, 1'indubbia so-8nza va,c a esaltare la sicura supremazia dell'uomo: v°. invec' C°muni * famiRl>a che in lei risultavano stonali, o »combinati, o fuori po "oria dj f con«>rdavano a un cffetto di prestanza virile, ammorbidito d« una ■rwehezza adolescente, (p. 1082) Aneor P'u fulgido, come ě owio, é laspetto di Eugenio agli ocehi di 348 C'Mttcdrali di carta «A racoeli». t frammenti del presente 349 Aracoeli, per la quale il bei marinaio incontrato in un mattin 1 nel paesino sperduto di El Almendrai conserva il fascino abb °]■°nian° un cavaliere antico. Sin dalle prime pagine siamo informati df tczza materna indiscussa: una cer £ certo, invcro, che, a suo giudizio, nemmeno lo splendorc di Manuel reea* hc al confronto con la lucc solare di mio padre. (p. 1042) E come se nellopera finale la Morante ponasse a compimento l'ini ziale progetto di riscrivere l'ultimo romanzo possibile e, in una sona di autosberleffo parodico, ribaltasse la legge costitutiva del «romanzo fa miliare dei nevrotici»: non e la fantasia del figlio umiliato a operare la trasfigurazione leggendaria di un oscuro papä piecoloborghese, malV pologia di un coro che celebra nel genitore un combattente glorioso.ca-pace di gesti, per dirla con le parole della govemante, «degni di un prin eipe» (p. 1082). La norma genetica del Familienroman puö, nondime no, essere capovolta perche la personalitä di questo padre ha un tratto di eccezionalitä sorprendente: il prestigio di cui gode e una conquista onenuta nella sfera dell'azione pubblica. Estraneo a ogni fatica banal mente impiegatizia o professionale, Eugenio ricopre un ruolo impor-tante: ufficiale della Regia marina italiana, con il grado di tenentedi va scelloj comandante di un sommergibile. Da questa dimensionc tsriru zionale egli rieava i suoi prineipi etico-esistenziali: «punli fissi di voj11 assoluta erano: l'onore militare, e la Patria ooi suoi simboli sooiflu» (P 1084); da essa gli derivano gli «stemmi» della virilitä adulta, se non t& dirittura dell'eroismo guerriero. A Corona re il suo fasrigio biondo-rame cerano poi le sue azioni bellkne. Pef0n necesaariaroeme occulte. di cui si btsbigliava. (p. 1270) Tun'mtema a questo unrverso di gagliardia maschile, e 1« v04* dusrva che ne traccia ü ritratto piü encomiastico: Daniele, radioio ancora del woonore di rxx^. si «bbandcmölib«^^^ canto iranterrotto m propri semimemi ammirativi per mio padre- \ h>andonoi>^»7 ^: p^dre.NonsoW^j^ con paasione - il nostro Comandante era un valoroso. gloria pnm*r* (^pocfc*"* Militare 'perfino il Re d'ltalia gli aveva fatto i compliment!!) ma ^JfV, e di virTU. che basttva coooscedo per confidargli lanima. Tutta la ^J^**^ ponava hapetto. e quando Lui puniva, neasuno *e ne lamenuva: P** $ can^:J ternprc alia gtustizia I... 1 Lui per primo, il Comandante!, dava «fmp^ dtsoplina. la qua! co*a e il Numero Uno. per un Capo! (pp. 1325-0' I «venerazione fanciullesca» a cui dä libero sfogo ľattendente suo-tanto piü vibrantě in quanto ľinterlocutore del «cantico» ě il picco- "o Manuel, affatto estraneo a quel «reame astruso (da me finora a mala-pena intravisto) dove il Comandante dispensava condanne, grazie e pu-nizioni»(p- 1326). ^ II «reame virile e paterno» (p. 1327) e tale perche luogo pnvilegiato della giustizia saggia e rigorosa, sempře pronta a valutare pregi e dementi di ciascuno; ma, come aggiunge subito il narratore, lo non avevo mai veduto mio padre punire (ancora oggi, invero, mi torna strano figurarmelo in aspetto di punitore) né avevo mai subito discipline da lui (se ne tolgo cene norme d'igiene o di contegno, quali la salita delle scale a piedi o ú taglio dei ca- pelli dal barbiere, o soffiarmi il naso). {ibidem) Ecco perche «Io [...] non sono mai stato figlio di un padre» (p. 1269). L affermazione perentoria, che amplifica l'altra immediatamente precedente («per me paternita significava assenza») non solo mette in que-sjone i legami affettivi con la figura genitoriale («nessun gesto di confine "^í*?*0,"16110 ďin«»niiia» p. 1390) ma chiarisce la contraddizio-ne ineludibde del Familienroman morantiano. eplicUt0reVOlmZa severamente giudicante del «Capo» non conosce mandan°m n, mtimita domestical le movenze consuete con cui il co-^n'adtra1 dkpos3^8^°' 3 °8ni ritorno a casa, lasciano intravedere Dal suo f konta, ehe in" "?gcnuo> veniva a galla. nel suo sguardo, una semplice disarmata Pwina vexx °* r»wivare i suoi occhi sporgenti e insipidi. glieli copriva di una 'P- 1271). mento dT VCr,4' C°.me Maimed acutamente suggerisce, che l'atteggia-<^e* s'ori*PU impacciato o inettitudine verso i propri uffici di pa-^Uo sta ^"?ava ^ «vizio di averne uno», dall'incapacitä cioě di uscire „ ° subalternitä filiale nei confronti del genitore, poco impor-urale o simbolico UCostui, si capisce, era il Re d'ltalia» p. ^Reni"18 sPie8az>one, lungi dalľattenuarc la responsabilitä di ^"scířu aggrava- La condizione d'infantilismo psichico-emotivo ha Pareti h"** csiziali Per l'intera famiglia. L'autorita paterna latita fra Ie del]t ÜOrn«tiche perche il maschio cede al dominio femminile: in una nor, .apostrofi rivolte all'ombra materna, l'io recitante ricorda; «(a te lui , nsposto mai no, sempře sl)» (p. 1168). 0r'zzonte su cui si proietu la crisi dell'istituto famUiarc, al centro di .,.h- i httiHtm »Ii .A /1"-> >■ "fr mui « 10111.11« » iu.«i.um.iiii n.m |.,,, u (.in >.p, i ......1 «......»mwaum, ľaidou- *m,min* Ul I- , ,lt. k,in.l i ,| , I „nuh.i ^"'»Mll, ,„l(i|i \ «litt» iMua dl Kainiotulo i v u man.. ,< ,|, \\ ,||u |m , ■ iwnl wnroaruo uanuc an . nm\i vMd.ul nau«,0Jľ^*^ k.mi, immun,. |WKM\lC Al) I IXWM I KfuUll IUlia,Ur« ' ""' iH-i«kUMU'ilu »pilrtU in lamella, m.i,.m pn ,HK.^0 Subilo d,M„, I, mom dl l m,,,, v il delirto tiuuhoa« dl Ar« |V,.UUln* *ouexa ,,.u, ľuu del ie.nľo mumu'u,a Urlc UMupaunla^JÍ1' vU p.uu . u un,i, v|umw vv.in, uu giande tantocvio senu r^roltol l.,k»') Inline, pci meglio nuondate la moglle delle luc «Ctt|«traS danti<> compie adduitiui.i «una straordinarta olferta sacriflcale [ ) ( hiese, c otlenne. di venue irastento in servizio sedcntario a Romi pressoil Muustero* lp HOo) E tuttavia questa scclta, «chc a lui cosu' va. i. viu>. senza paragone, piíi di tutte le sue gesta di guerra, c rtacbid mortc» (ibidem), mm bast a a scongiuiare la catastrofe. Questo mařilo sempře «senza parole», oia ridotto a un «iantoccio» (e il terminer lo stesso usato da Elisa per tratteggiare la fisionomia del butterato), non puo che soccombere alia forza devastante dell'froi femminile: abban dunato «il rcame virile» della disciplina militare, Eugenio ě diventato uno «sbandato» (p. 1307) dal volto «quasi smunto, di un palloreslava to» (p. 1324), troppo simile ai «pallidi impiegati in giacche d'alpaga» (Měnzogna e sortilegio, p. 32) per conservare il fascino dell'eroe guer-riero. L'acconsentimento miope e arrendevole alle norme di conviven-za borghese fa deflagrare lo scandalo della «casa non bastarda». Qualunque atteggiamento assuma, il coniuge, anche il piu appassionato e premuroso, non riuscirá mai a comporre entro le pareti domestic la contraddizione dirompente racchiusa nella «caverna di stupendi m steri e di tenebre cruente» che ě il corpo della donna. . In Aracoeli non e'e il groviglio di ricatti e risentimenti che °Pprl^e|]0 casa De Salvi, non e'e neanche la «terra murata» che oc j avajnfinCi splendore isolano, la parodia di un padre-marito omosessu.e' ^f,. a differenza della Storia, nessun vuoto di mořte scompagina u nu^ ^ miliare. Qui i due genitori si amano: «quando mia madree ^ ciavano stretti nel benvenuto, il loro amore si scioglieva dall un frullo gioioso, che faceva tremolare la luce» (p- 1086)- cnto di Anche alia fine, nel pieno della «ridda infernale», ".^ ^ si p° Manuel non ha incertezze: «Credo che difficilmente sul ^. ^ ^ trebbe contemplare una simile espressione di affetto neg ^ propt10 creature amanti» (p. 1307), perché fra loro <*Amore signt i ^„cno11 AMORE, c cosi mio voleva dire MlO» (p. 1339). E tuttavia no im > i, ,,lu. unlniii, tttuhe il mairlmonlo Ira Ii popol ..... 1,| „„i,,,,,, ajloborglu ••> < dratlnaw I un twcollo iwiw il nktola rlaptMti« invMuribll« Amora mlo Amon ralo Amora J, i MO), *l>* Ľujícnio lontimwi a lungere all« »ua «ritciutella» 7,1i, w reaiitutace «valore prinugrnio» alU parole ilegnulaic, offu- * .....mprenalone della r< alia < impeilisir .Ii vedere il ttrribUl ^mplocheioiiompi- l'oiganismo le.....linile Tinvnlu. una pussio- tliiwi, udniio a im «laniuMiia» (p 1 ^ *l)), uuapacc di detilrarc lc ri-diirnentltnu- iľaiulo'*' della donna iii.ilala, il t .oinaiulante sl moslra a lilpunto luceube ilel desiilerio di Aracoeli da tliventare im semplice I, Midvlisl.ii imeiilo eioti» o: «II coipo ili Uli, stavolta, piů che da üpaio, Ii- Miviva da struiiiento (l'unico suo legitlimo) per soddislare Ii nalmentc la sua arsione inappagata» (ibidem). mi i niton vol(. j matura -..u.i mai raggiuntadaquest'ultimopta drt the, la manina della fuga della moglie, alio sguardo inclemente di Manuel, rivela tutta la decadenza dell'infantilismo senile: u suo parwa il corpo di un rugazzetto, mentre sulla sua lesta arruffata, tuttavi», e nnonel pelo ricciuto del suo petto si notavano, fra l'oro, parecchi fdi biancht. Mi ac-»rsi pure che il volume della sua muscolatura sulle braccia era alquanto scemato da Pnma, e che sulle guance assottigliate le rughe gli s'erano fatte piü cave. Dal paliore 2 7° VlS°Sl Sarebbe detto chc 50110 la Pelle oggi. in luogo del sangue gli scorreva j.iP Km* «ngiastro; e anche i suoi occhi, nella loro fissitä a vuoto, avevano il colore «Hlacenere. (pp. 1385-6) H saluto che porge al figlio, prossimo alla partenza per il Piemonte U"E comportati virilmente"» p. 1397) suona dawero come una berla; enon giä perché rivolto a un adolescente awilito e pauroso come un co-n'glio, ma perché a pronunciarlo ě un uomo che per soprawivere ha *operato sul proprio ego, dopo la sparizione di Aracoeli, una sorta ai «ßsione in due se stessi. Dove luno dei due - fantoccio malinconico, sb'ancato e fisso - puntualmente alle ore dovute rigenera 1 altro, bal andante, ligio alia propria norma giornaliera» (p. 1398). presto, sullo scenario collettivo della resa bellica, anch "ardo della schizofrénia verrä meno: alia fine del romanzo, dalla vo- d^z,a Monda, Manuel —.. um u., viene a conoscere ia uviw..«-™----. sei,6?1 f1" quel settembre dei [...] dell'armistizio parziale W"«■ ^°la flotta. Ha lasciato la Regia Marina [...] definitivamente fc in J R° s» e tenuto nascosto"» (p. 1440). Ii grande eroe e diventatc, unv^ zia u rt0re-11 "oUo dei «reame paterno e virile» c statt», per ™ "a Monda, colpo finale»: «MU nostro Re" essa amm.se a que» la defezione del capo da ogn« ^2 GtMaAaA .i* mr/a mAruCOtli»: i frammenti del presentc }55 io ,,m lA- trnku*.-/o cho lo sue gunner si locero di luoeo " manrenuroVeawrc V tu lovu., on ,|n,mi,i u-.k- il tuop,,,,.» | u-ľ 'V"v i Am|w ,1 p.ul.vsunUňi™, inaommaThtti*Jľ* U noniUMv .Iv Manuel uuonti.i. ul termine del ' ' "° , «('.Mite»« -Ei**«« ni Luntltitu. .i. omnuci uvon,,,. tonutne ůcl voio aU , tu I otugic dcllo si ki , .i irrcparabilet k l iinuv. iMmitmu» wwmi,m,. ,l>,- ho pi^v.ito, n uvedcrlo, e máto di ^ 1 »I mio ,on*o v. mmii.lo. ,li un* l>i*iubo»* mnUmi* qu*M indcvwne, cu nml madtdo comc ncU* v muvwl* l 1l* sua t*vxv* non compariv* mv- v vhiau, m»t toato itgredtta *itn* Mimi* minimum* Ipp 1445 tM I plili l 'ultimo I ..-::.'.vf\>"wi morám iano v aruvlla,ot\ \u.idita impicuYu OfN KHlitagto v UIU.IVW proprio U Crtduta vUi huni menrognericon NMt RlWllwV\UO v\\ lUOl\Ov.\lC lo llglUV p;UVl\t;llt v' *CCťUATO.C 1 WfiJUW ď*UlOIV \\x\> dopO cnsci llsv Uo d;tllo ASvllltoSO inUlHO P».dovtMc U.UgUlO l'o\ OvMUiMldlllUO. M;\mul s'.ll>luivkM\U rtl vOlltoitO dcllo Lun - .vdun tuno iupp\ \n pianto* ip MM1 l :t ," 1.» UsposU ô Uu'.lUwi, Uvv.l vil Uli« wSVlrt CUrio-SA «mťl guitar pMOiíCW pci *nnvr \hkmt d» duv IV Ar*v\>cl\ Wim« indu-uo d* >ola * dcvompoNÍ m1¥UM»I* »v1 No >mpv\vMK«W l \ Aiwm-c di un *U^. uivtve. ť. di elňř IM ii^v*>vHiooo ,\m<\W\x ip 14^1 Owu* all est rem* ammtssionc vlčila ^duplicita setu* ^^J^, mou imoiumí. Manuel vwntcsstt ti hisogno appassionato ^ ^ * patemo, uoppo a lungo negato e sempie ugeitato con suUM str*t\>uemc «K«trr mt n\\>h*\v di svhito *U* >u* pirM-nj*. 10 toi>o \>v ci\« ptv>v vll>'V(*I*'t,K..^ d'*ruorr ť sť«ls*lut»m\isvili*sxyli*. mveve v\\ fxM>^rmi qvtdl*s«*"un0 ^^^ tirvkli c suvUtá, v\>»\ qviclU stťss* m*no Ku mi *wssť c*r«»»\tx> W W svw v^trur tsmuiKMuU. vU me stniprr *c\\>ltr m p*$sato v\*i vin« řuBU vkrtetttu** ^> Kwc t " ,ihr duto ľ.Iv. i In- nr c suito tutto nctl« storia fino a tutť ongi, mi ripugna l,i parola nvoluvont (o Un di pronunciarla). Pcr6 questa parola, per " ',','„„'„,ii.i . 11 .«du i«. m se mcss* matníme il »wo »innificaio primo e awtcntico: di gran-Íukw* •<"'1,1 fine 1,1 'n»"iui*r« Piu degna.» La Utter* sile Brigitě .in.i.i 2fl nim/.. 1'>;k. .lotu .i .li mmol i smísili -Se tiiuo im.i luou.tdi ijiicsti art ni piu , lu ■ ,li n\. .1. ili nu |.iin- di nudil li, come wtia lug« di t won i sni mlo sou niiwoltmw I inu..'.1.11 ol,.im, Hi c quelln del Kippwi li ľ anno del maggi EgUanni i ,1, Hi „.miiH....,, , r s, ,|u, sin ,■ in írmou (- geiKM Idli, si .uul.ili, mulíc. |.io I vKiiipdiiH nm.ili.-i c i>.»m|ii,\Ii, c le pro. csM,,i.i ,1, IL nnu.limc per gli eso.li cmi ,t.|. Ut») 1 i i.mMi.vWtNftiwiMNiiiVEfa /\ru.iii Wk l imiiHl,,:,,,,,,- ,« ľ-,, ,. „m/n. . odl/tone Adclphi e ttruttwnita swlľoppotilione paa* frommt * I I muni. I.... Monmlf |M»,lr nltHru tí.'nrw del eieto e le porte drtľtnfemo), «««wwvlcll,, v,,,., 14 n„w,„tMV l->s.\oi,i m \iW ,t„l,4m, cit -mu. „l(„r .UlUrinolo 1/ IW.w, ttrrrst,,; v,m, per la rubric* jWJW. ,1t;,,s„m, «II Mondo». nvllmv.-ino WM,|xil ra.wlto nel volume -u ,p U n N,,ll., -nsimiomim.u- .lu «Ii mum.ili otliono dcll\-MMenaadel ' v mu- c Mil p, u iloKio v lu- v\m li.mno mununuio di. onsci v are ľ«innocenta» J>»»«i»r^t' 1,1 *" Vmlx-n. 1 «i Um., JA um, «1,,,;,., ,n Aa.Vv.. Per E/m i «NTet wrlatvx Ti amo! t.iŕ»»iV«t) la ^ptegaľione inaudita arriva invero cxmi troppo ritÄrdo».? Mo recitante di Aracoelŕ. rorse meglio, arriva a sancire ľcpu°rp sperwnza artistica, la cui genesi ha ricavato slancio cd energt*« x 1 -N ^P"v> da lť tole, dalle leggende, dalla memoric nuiöW cwtruiscono i «vromanzi ťamdian dei nevrotici». ^l Ai»a\>cli i «M e mttm$fo: h sp*no deU» metemoifoii. cit. Nelle pntw paiitne ' s •• • ••• ■ • lie i ,.,ť,.ii,i NtitiuK 1 duiÄiMv il l.i\oiv> svMio ohnili e le imimwme «lutllo e il l.iuu-iuio m.unno clu- Mmmrl as.ohrt nelľultima v i ľ >vv\-er«t» in ospcvUle (p. Uly p. H17). *WUuv> é *kw.M vi» I.'.milo \ cnvMW \>ct vlctimu- vXMin'l«s«^nK,nlr 1 * l»Wi di qwclU, scuuore. V>ct ouanio p.c.» c compWti m se Mess» Kww. mancaw ^ \u*lco»a- c l, desunava, di cwaegweix.a. a un* »*i*le .mbiavuU.» V-ť- y^*rtx>li. h»tmm m/K«, in Opere. i. n, cit. p. 1654-__ (V |r m ho o rt-ií^ ■. vit . p. \47 * NcU. r^rnsKVK aU* raccoUa det saníxwr ^ «tU, -pesan«,«^ p^^n^; rfls. Monun* non ú amava *PP*uno k> C Nl* ^icst\x\io *mou- ml* tine cvvMrtu.v* in W. un* U^tia. 4o toovle. U su* v apa,m, d. vwWrtr 1» viu tuti'iniera come una »oU »^"SLser.». U W^r0-A -^'"«'» A Moravia, La leUT**** ^f%?^E>>« cfc. 3T2Í*» V*bboz^ di un lesio incomp*uto cW 1945, utu«*» N'^w ^ U. t\ Uc ^w f ikU'inicra succeswv* pnxluzsoix- mor*nu*n* ra»n^*fvk l<^7«o U i«ok> di un aniccao di Gisel* Pankow, *pp*no^^^mtiMtf ^^Sa^^P^^^ luuavi», iion viene svúupp*io e il contrvxiis}. in* -, sU au ľdn*lis» prende le mosse, nsulu iwncamo ľ° «In*!?' mtcrv,ír«» dcll* P*nkow, usciio »empre *u «E»pnt», cUcemcn: . «4^ie "»nio esempl.re. Ln d*nten de U fusnm. A pnfos de deux m>—*m* """'"»•um,! \NHoIiol 154 ' ulUilrali ill atria 12. | M'«miii|>. I'inufur\ •1< U narration ihn\ha Mnranlr.iu IV Uxwi«|i|x»i/i«hk Ii« vi*wo"r»<"»di• piin-vu uiiinetteiM ii ritiov. .til .llcllMltlo lr« una CtT II notulfll ill jini tu '• mi'iippiiHiiii« nimm i.i Inili In nimm in lm»lnicmcptcvaUe,elin, iIn In il.i m miss.i m npuluc il.i quel miKtiii puiiilnteudo«imune»(p. 1263).Pacopit-um il nliuloililla Iriiin.i m i'ii.i uiu lesnin neun nella vil.i ill M.inui I "QtUniommiit. lim (tiw |khhIiIk uiniol.iiM un.i Lim- ililln nun vii«, che prese uiwiooinUmioicoptni del llhn 1 | Dj uuando nun Mino piu lettore, Mirehbc il Molo dclla ulteriON c ultima fttc , ii.i. solo a u .lull im duinoknMH «wie cserciu ill lormtehe su un corpo decomposto» (p. 1262). 15. Ci Turchetu, Arjoxli il cinema della memoria; in «Segnocincma»,genntio WW, n 26i. Va qui ricurdato che In Morante non ha mai incluso l'artc filmica nclla utegoriane-fanda cicllc «tetre scnlturc cid Progresso». Troppo compromessa nc era statt la sui esi-stenza per consulerarla tonte di mistitieazione corruttrice. Agli inizi degli anni cinqutnu, I'autorc dcll'fsoii accctto persino di condurre una rubrica radiofonica, «Cronacht: del ci nema», intcrrotta solo per protcsta contro un intervento di blanda censura (la letter* di dimissioni venne pubblicaia su «11 Mondo», 1 dicerabrc 1951). Tanto piü colpisce V asso-luto silenzio osscrvato dalla critics morantiana sulle varie esperienze «cinematografiche», a ptmre dai tempi lontani del matnmonio con Moravia e della frequentazione di Carlo Lodovico Bragaglia, l'amico cui consegnö il prczioso manoscriuo di MwaOgjH'*"1* gio, poi la stagione conturbame vissuta accanto al Visconti di Bellissima e Scrno, hno * l'appassionato coinvolgimcnto nellc regie pasolinianc. Elsa recitö la parte della "J"1*' in Accattonr, fu assistente alla regia per il Vangelo, e inline collaboro alla scelu cWrc^ siehe per Medea. Possiamo, infine, rammentare che nel manoscritto Senw i conjo^'^ reltgtone, il protagonista Alfio «e un cinematografaro», (Cronohgta, p. LXVU) e t* sonaggio femminile, dal nome Aracoeli Sanchez, fa «la Stella in un film» (OoooKV- 16. «ogni parvenza di realtä si sdoppia, si altera, si capovolge nel suo opposto. N I nulla l'immagine dcllo specchio e dell'occhiale ricorre con tanta frequenzt.»^ nazzola, Percbe la Storut torna in famiglia?, «l'Unitä», 18 novembre 1982. Ancn ^ chetta sottolinca 1'insistcntc Leitmotiv del «delirio visivo», che trova il suo «Wie & ^ occhiali del protagonista, afflitto da una forte miopia e proprio per questo_dot»' "veggenza lacerante"» art at E cosi M. Fusco, La dermere votx d bite w «Critique»,agostoscttcmbre 1984, nn. 447-8. injpkbe 17. Nel primo dialogo con Aracoeli sono evidenri le discrasie espressive: i '^'^ (ti eri scafata, bifolca checri, water, pupazzc, sisc) s'oppongono a cspressu*1 ( me (ignudo, Iaido, noviziato, chimere, raspettazione inconsapcvole del seme). «Aracoeh» t frammentt del prewntt 355 lismi bamboleggianti (muft «ca, nina, Caballero) stridono con gli stranierismi gin un >iiil.uii, (babysitter,cocktail) e «i;r,rr,>itto1' ^thc '* ^ • IT™ •:nc,,'w «^uÄhidui 'dtllinR1* ,.ij»|u lamadre«nell«c«mer«_J^|i. I uue, si chiutle proprio ,nvocam ^ ' ^ an., «Saranno i «ogn, a pi,,,,,,,,. |„ V1>,,,., „ ,| llMlU„f f *«"^ , ,,, vcKi Utane ti f. «nitnento priv.leguto per lemenvume del nernder. «n daüa * j la «I al tempo che ero bdk>. mi torna allorecchio una canzoncm. speciale» (p. ,::....... M -il.......,i.,..-I.,a-l.,l~s..(.»«e.e..erod,g.aaed.sa f" |„ im;, .la voce di min P»dre che. seduto a tavola. in noi diceva • mia madre e i "vi* n,11 (c alquamo stonata)» di zia Monda che canta vecchie "','„!,',„„ romanti. be Ubidem). Nella memoria d. Manuel riccheggiano anche voci mai ,,, „| qu) U'otcuro udito interiorc che et restituisce anche le voci dei morti mi ta n-conMccte ilia voce, uno mai conosciuto da me in viu: mio zio Manuel» (p. 1103). 21. Lc «viiioni» della pubcrtk e della adolescenza sono caratterizzate ognuna da una di-veru «colonnt musicalc»: I'incontro manno con la ragazzetta procace e preannunciato da «un vivace, crudo strepito di vox i» (p. 1119) che spezza il silenzio irreale della spiaggia de-icna; l'altra «avvemura di donne», la visita alla Signora, si chiude sull'eco di un'esclusio-ne ccrta «i rumori e il vocio del casamento mi rincorrevano, trasformati in un unico tuo-nochcmi ripcteva: sei condannato! nessunadonna, mai, per te!» (p. 1145); infinelopseu-do-priKessi) pnrtigiano, dove Manuel, con gli occhi bendati, intuisee dö che gli capita in-tomo solo attraverso suoni e rumori: «i due " partigiam" ridiventarono per me, due vod: la magra e la grassa» (p. 1231), e poi il «ticchettio metallico» della pioggia, un «fragore ri-petuto», «dei tonfi», «un breve scatto e qualche scoppio», «un tetro ululo gutturale» «un movimento rumoroso», «uno scroscio di risate», «ümbri isterid e sregolati», «crepitio dclla pioggia» (pp. 1232-42); poco prima, nella sequenza dedicata a Pennati, «il borbot-tio ridarolo» con cui il timoroso collegiale annuncia il suo artivo nd letto di Manud ri-«irda la voce «ridarella» di Useppe. 22. Le varteta timbriche della voce di Aracoeli sono innumcrevoli; a darne conto e im-Piegata U gamma sterminata delle modulazioni aggettivali: «in un tono supplichevole, P«unto e maniacale» (p. 1298); «E e'era in quel suo richiamo una querela snervante, ^ «ata, insieme a una promessa di delizia irresistibile» (p. 1340); «La voce di mia ma-'e s» tondUUta l SU° "Ot0 Sapore ' mc famüiare d» sempre (intruo dt mtele e dt saltvt) iemY «t iT h m9asxo Piu d««0' vischioso e quasi spoteo» (iW-e lo äff nil qU?ta V0CC lalda e Plorante d> femmina rimane registrata nel mio corpo, Tc, 1 (P' B4l); "COn la V0CC eccKa,a che le ba8"a fe Ubbr* comC U"ll' Widern)- r C°n qUCÜa sua linRua "ravagante. inventata da poco. e per me esouca» lP-1348)" "^P^1318 c irriconoseibile, che pare il balbcttio di una idiota» lrr>levante"Un P ° "rl° stridul°- bizzarramente Iaido» (p. 1356); «un piccolo "si" (P- »3651 « C SperS0* (p- U60)' «con "na voce sfatu, leziosa eppure aggresstva» url«a in'un ,n u i* V0Ce lnnatutal« c stralunau [...] con una voce strana, piecola ma ^«bestiale T"i.0-,«?"'0050dci (V- »74);«si lagnava [...] con qudlamisera do "»etto e rfi i ; *Un piccol° ansit0 lamentoso [...] in «ccento ibrido, fra di sot-Un v«'o frtnt, cedcvolc» lP-1377); «una voce piecola e forastica, tintinnante come h- pet Mc-nuT|at?'. 1 Un,altra voce> indurita piatta e sconciata» {ibidem). ^""'enatiX!,0 ^ prlmana dcUo morantiano e U reduetmad wiwr. ' S ««i i?rr ^ r0manv * E/s" M^»^ «'«'One al amvegno Elm Morel" ^ U ««nS? i"nf •PUa-2426 V™*>. — E u*»«o, neW nWOne sia ^»ntivale sia aggctüvale, ricont con frequenx» nel testa ^ »'«l't e T* P4gine- P" iUu«ra« 1" d«PP'a «8«« ™*ma: «L'uni oi.... , '"'«"itrasmumnn-.i ...i.i—; . I'una ndl'altr*. E10 k I I In lli CUI. amon, ma come I amanie di un b™0:?^ ■"iilllr* Ii,... ---•-"jv.wi/wuu "'»enu "Nu ",ntn,l> di oltrr r,C"no%ce la «Pccie. n6 capisce lc trame» (p. 1067); poi. ■ I '"'»UodclLsuV ,piwa~*(P'U^^^^ iSi^ni: **Ur* ^wle »ull« lacci. dl'ün äuioma» IppTl 143-4). «ArdCtH ,U»:iframmr»ttdclprcsc nte 357 ^t> t .iHr.Mi di «nf'i IV «In qtiot piKiiii. n.-l i«n.»\i'nM\x»»li ,\im««-li «vaiwuvu ini'mvaslow «nmuiau ili in vsun ohm Im» \ unapruvusaminna.oiliunabnitu»llcxa»lp \\\4)*\mtqutkhcvuiWkwcm\-»»(i(>i ir«V «im'mtniMoiu- Iriiiui. imuMiimal». ihr magii »menlr Iii mirrvalli vrmptr mcmu« »Iii sinioinouv» in Vai-ocli l'im i vMiii-vii. uilliivm, pntcvn ingaggiata tiaqurtta Aiacwh tl'»hn»(p »»V 2fc. «I » Mi» cm im'mtclligcivii divers» dalla nostta: er» una soMani* omhrota, imj*r m iiitalnlc c >t|irrt*. ihr mxhtw» m tullo il mio um|x\, quale im'mtmtia mrmonacamtlc hum lunu »Ii itipmlior ili malnimma VsmiIh rrmlcvacapace - to credo ili avvrnircnr Uli vynn c nci tempi, ptesenzc. movinicnii c meteore neunte alla nostra cogniitonclp l.'M* Wim» il consiicto «sovpx-tio inuoi.no ilclln uulio» c perlmo ilrl telefonocown mente «Kiguardo ai gtomalt. poi. davanti a\ loro to^li tun ili caraltcri indigcnhili.css»p» rrva rciimlirc all'analtahetismo totale» (py>. 1281-2). 2"- 1" quesia ilcvrcpua aiiilalnsa. in pii)stn»: «io piansi per la memoria del mio canc Metio» p 14^2, la seconda motivazione č d'indole uutoconsolatoria: «e cosl, la mia se- amiUiis|x»u r ovviu pmngevo sulla mia sone» (p. 1453). esemplare-. «L'esito dava ragione alla loro legge off esa. E questo off riva al n°^L«o & lonna il tremolio sottile di un successo. Naturalmente,« nostro dramma, l'uno e l'altra seppero tenere un contegno da veri signoru bile»(p. 1402). iak<^ 0- 32. «l)na séra,la udii singhiozzare disperatamente nella came« nett**0'^ varinchiusaassiemealui'."Picchiami\" gligridaval....lEpiule»sia ^^), ^ ^ tesa disperau, piú la voce di lui s'impietosiva, trepida e carezzante» ^ Vu* ^ 33. Stupefaceme 1'inctpií dellultima sequenza. Dopo il dialogo la«> ^^pt: perstite di El Mmendral, il recupero memoriále si awia con g""0^ ftnChe ^^tC* seconda fuga dal collegio $u alla fine della guerra» lp. 1431). Occor gppoo* ícularita dei due nostos: al ritorno al villaggio della madre si c pjs&agř^,!. po" : K CASA» che spinge Manuel adolescente alla fuga dal ^"^^nienW ^ al presente «se poi la casa esista ancora...non importa» e il nt . c^e u"q^p(<^ la speculaňtk dei due nostos: al ritomo NARE sato _ .„^.«v. yjiii m tasa esista ancora...non importa zione spazio-temporale su cui si era indietro nello spazio sia pure un ritomo índietro nel tempo: cesso rif rangente. Poi la série dei parallelism!-, al precipizio rovinoso ^ ^ ^tisp5 risponde «la devastazione di guerra» de) Verano.Vosteria andalusa tra aperto ď romanzo: «G si dlude ^^oran^L ritomo indietro nel tempo* (ibidem*'« ^^it»> riaralVliím;- «1--rr,iňnoS0 Ql f s^jfr