Guido Cavalcanti. Ballata. Versi endecasillabi e settenari. Perch'i' no spero di tornar giammai, ballatetta, in Toscana, va' tu, leggera e piana, dritte'a la donna mia, che per sua cortesia ti farà molto onore. X Tu porterai novelle di sospiri A piene di dogli' e di molta paura; B ma guarda che persona non ti miri A che sia nemica di gentil natura: B ché certo per la mia disaventura B tu saresti contesa, c tanto dal lei ripresa c che mi sarebbe angoscia; d dopo la morte, poscia, d pianto e novel dolore. X Tu senti, ballatetta, che la morte mi stringe s', che vita m'abbandona; e senti come 'l cor si sbatte forte per quel che ciascun spirito ragiona. Tanto è distrutta già la mia persona, ch'i' non posso soffrire: se tu mi vuoi servire, mena l'anima teco (molto di ciò ti preco) quando uscirà del core. Deh, ballatetta mia, a la tu' amistate quest'anima che trema raccomando: menala teco, nella sua pietate, a quella bella donna a cu' ti mando. Deh, ballatetta, dille sospirando, quando le se' presente: - Questa vostra servente vien per istar con voi, partita da colui che fu servo d'Amore - . Tu, voce sbigottita e deboletta ch'esci piangendo de lo cor dolente coll'anima e con questa ballatetta va' ragionando della strutta mente. Voi troverete una donna piacente, di s' dolce intelletto che vi sarà diletto starle davanti ognora. Anim', e tu l'adora sempre, nel su'valore. RITORNELLO (RIPRESA) piede FRONTE piede_______________________________ VOLTA