Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto « W S>* 4> 100% WSf QABC-esteso Mer 10:26 Q, © ■=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Capitolo4 II «dolce stil novo»: il nuovo canone delChigianol_VIII305 1. Un manoscrltto del Trecento ) Unadelin/ionp probienati;* 3. Tra antico e moderno: Guido Guinizzellí 4. Guido Cavalcariti: il poeta e il filosofe 5. Gll iltrl stilnovlstl: Cirioda Plstoia eLapo Gianni 6. Ver* 4> 100% QABC-esteso Mer 10:26 Q. © ■=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Cioě: 'vedo bene il nodo ehe trattenne Giacomo da Lentini (il «Notaro»). Guittone d'Arezzo e me stesso al di qua del «dolce stil novo™', lo stile con il quale Bonagiunta identifica Datite. Poco dopo, nel-la cornice dei lussuriosi. Dante incontra un altro poeta, Guido Gui-nizzelli, definito: [...] il padre mio ľ dellí altri, miej miglior, ehe mai rime ďamore usar dolci e leggiadre (Purg. XXVI, 97-99) Queste testimonianze sembrano andare tulte Delia stessa direzio-ne: per Dante esiste un punto di snodo (un «nodo») tra una maniera anlica di fare poesia - rappresentata principalmente da Giacomo da Lentini. Bonagiunta Orbicciani e Guittone d'Arezzo - e una maniera moderna ehe ha come progenitore Guinizzelli e ehe trova il suo principále espoo.eo.te in Danie stesso, al quale si possono aggiungere al-meno Guido Cavalcanti. Cino da Pistoia e Lapo Gianni, tutti ricorda-ti nel De vulgari eloquentia come poeti di grande bravura e tutti legáti tra loro. a giudicarc dai sonetti ehe s'inviano ľun ľaltro, da reáli rapporti di amicizia. Questa poesia per Dante ě nuova e dolce, dove dolce esprime una qualitä formale, probabilmente in opposizione alľasprczza linguistics e stilistica delia poesia di Guittone e dei guittoniani. Ě ispirata da Amore e rivendica una piú esatta corrispondenza tra ciô ehe il poeta prova e il modo in cui si esprime, come Dante afferma ancora nel Put gatorio (XXIV, 52-54), sempře nelľincontro con Bonagiunta. quando si defini-sce come <* 4) 100% m« QABC-esteso Mer 10:26 Q, © \= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChígianoLVIII305 45 3. Tra antico e moderno: Guido Guinizzelli II mutamento fu pero graduale. Guido Guinizzelli. il poeta ehe Dante considera «padre» suo e degli altri rimatori del «dolce stil no-vo» e con il quale si apre il canzoniere Chigiano (con la rubrica -mes-ser Guido Guinizzelli da Bologna*), é ľunico tra i cosiddetti stilnovi-sti di cui é attestata una presenza significativa nei canzonieri delle Origini: e infatti il solo presente nel canzoniere Vaticano Latino 3793, dove é ampiamente rappresentato in una posizione rilevante. in stret-ta relazionc con Guittone d'Arczzo. Guinizzelli. di cui si conservano solo cinque canzoni e quindici sonetti di sieura attribuzione, é infatti contemporaneo delľaretino: nato presumibilmente nel lerzo decen-nio del Dueccnto. da una famiglia delia piecola nobiltä di Bologna legáta alľambiente giuridico e di orientamento ghibellino. Guinizzelli esercitô come il padre la professione di giudice («iudex»). Si sa ehe si sposô due volte (la príma con una donna di nome Beatrice) e ehe fu probabilmente in contaltocon gli ambienti universitari bolognesi. Nel 1274. quando la famiglia guelfa dei Geremei sconfigge i ghibellini Lamberlazzi costringendoli alľesilio assienie ai loro sostenilori. po-trebbe essere stato condannato anche Guinizzelli: muore in quello stesso anno. forse prima di lasciare Bologna. Per comprendere in ehe senso Dante possa definire «padre» Gui- La nuovc maniera nizzclli dobbiamo fare un passo indietro. ritornando ai canzonieri duecenteschi. In uno scambio di sonetti tra Guinizzelli e Guittone (O caro padre meo, de vostra iaude e Figlio mio dilettoso, in faccia laitdc) ľepiteto di «padre» viene invece rivolto dal bolognese alľaretino. Po-trebbe trattarsi di un semplice riconoscimento del ruolo di primo piano di Guittone. ma é preferibile interpretare in senso antifrastico: Guido metterebbe in dubbio ľautoritä di Guittone ironizzando sui suoi vi-zi individuali e su quelli delľordine dei Gaudenti. É un primo segno del conflitto tra antichi e moderní. Ma la traccia piú importante del passaggio di consegne e una tenzonc tra Guido e Bonagiunta Orbic-ciani (vd. supra, Capitolo 2. §9). II poeta lucehese invia infatti il sonet-to Voi, ch'avete mulata la maniera al bolognese. ehe risponde con Omo ch'e saggio non corre leggero. Bonagiunta rimprovera Guido. forse in tono leggermente scherzoso. di aver cambiato il modo in cui si com-pongono poesie d"amore (>* 4) 100% m« QABC-esteso Mer 10:26 Q, © \= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Nota metri t a: Sond ABAB CDECDE. schema ABAB Teslo: Poeti del Dolce Slil Novo. pp. 54-56. [Bonagiiinla Orbicciani a Guido Guinizzclli] VoL ch'avete mulata la mainera dc li plageati ditli dc ľamore de la forma delľesser lä dov"era, per avansare ogn'altro trova t ore, 4 avetc fatto como la lumcra. ch'a le scure partile dä sprendore. ma non quine, ove luce ľalia spera la quale avansa e passa di chiarore. 8 Cosi passale voi di sottigliaosa, e non si puô Irovar chi bene ispogna. cot aut c iscura vostra parlatura. 11 Ed č tenutá gran dissimigliansa, ancorche 'l senno vegna da Bologna, traier canson per forsa di serittura. 14 2. de... amore: 'dei piaccvoli cumponimumi (ttini) ďaniúiu'. In it. ant. deltaic siymlicu "comporre un lesto secondo lo regule delia 3. de.... era: "Jallo slato in cui si Irovava' (usando un lessico di tipo filosofico: forma, essere). 4. avansare: 'superare' (la forma ě tipica-mente lucehese): irovittore: •poeta". 5. como: 'come': [umem 'lume'. 6. partite: "parti' 'luoghi": sprendore: "splen-dore', in una forma esclusiva della lingua lelteraria dei primi secoli. 1.quine; 'qui', con epilesi:i;/ř<; spera; letleral-mente "il sole', ma non ě chiaro a che cosa si alluda; forse un'auloritä poetic di quella di Guinizzelli (Guittone o los Bonagiunta), a). ľ passu: "supcra' (dill 9. Cost: come il sole supcra tutu le allre i 1.111 tt di IUfť. cosi Giiiili/zclli SLipcľ.l llllli líIi altri poeti in soltigliezza. 111. hpn^iiiľ. 'csponiia' 11. cotant(o): 'tanto'; parlatura: modo di esprimersi'. 12. dissimiftHansu: 'stranezzal 13. ancor die: 'benche"; Bologna: in riferi-mento sia alia provenienza di Guinizzelli. sia al prestigio dell'Universila di Bologna. 14. traier canson: "comporre una canzone'; per forsa di scrtttura: 'attraversc la sent tura', alludendu o alia Scrittura, cioe alia Bibbia. dalla quale GuinizzeUi e gli allri stilnovisti tr.iĽgľiio in effelli un buon numero di immagini e parte del loro lessico, u alle -serilture filosofiche- La risposta di Guido potrebbe sembrare apparentemente slegata dal sonctto di Bonagiunta: ha infatli i caratteri di un tcsto di argomcnto morale rivolto a tutli gli uomini e non a una persona precisa. nel quale si spiega che il vero saggio non dä mai giudizi affrettati e riflette sempre bene su quello che dice: chc ě folie chi pensa di essere il solo dctentorc della veritä; e che non si deve essere né superbi né sdegnosi. La veritä, per Guido, ě che come esistono uccelli di ogni tipo cost ci sono persone diversamente dotatc di intelligenza e capacitä di giudizio; per questo si deve evitare di dire ciô che si pensa. II sonetlo sembra essere quindi un modo ironico ed elegante per suggerire a Bonagiunta che avrebbe fatto 61 I /737 0Wi Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto <ší M $,* 4) 100% Wr%> QABC-esteso Mer 10:27 Q, Q •= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChígianoLVIII305 47 meglio a tacere. Ma e soprattutlo una rivendicazione delia legittimitä delia dissimigliansa e quindi delia novitä delia propria poesia. ľVola metric a: Sonet t o A BAB CDECDE (lo si schema ABAB 3 dellaproposta. :timc). Teslo: Poeti del Dníce Stil Novo. pp. 56-57. [Risposla di Guido Guinizzelli] Omo ch'č saggio non corre leggcro. ma a passo grada si com' vol misura: quand'lia pensato, riten su' pensero iiifin a tanlo che '1 ver ľasigura. Folľe chi erede sol veder lo vero e non pensare che altri i pogna eura; non se dev" omo lener Iroppo altero. ma dé guardar so slalo e sua natura. Volán auseľ per air di slraine guise ed han diversi loro operamenli. né tulii d'un volar né ďun ardire. Děo natura e 'I mondo in grado mise. c fe' despari senni c intendimenti: perzö ciö ch'omo pensa non dé dire. tra: la i nelľ grada: 'procede gradualm ira č il cardine di lu aristolcliea ed e al c ■alori trobadoric 3. rilen: "tränierte'. 4. infin... asigura: "finů a che n che corrisponda alia veritá'. 5. sal: 'lui solo'. 7. lener... allero: ' tropposuperba'. 8. guardar: Xatisv 9. auseľ: 'uccelli nic re'. 10. nperameiui: 'modi di ygire". 11. né... ardire: 'né lutti hanno (verbo sot-lintcso) lo stesso modo di volare e lo stesso co rag g io (ardire)'. 12. Drti... mise: 'Dio ordinô gradualmenle la natura e il mondo". 13. despart 'dissimili': senni: •intelligence'; intendimenti: 'capaciia di compren- 14. perzo: 'percio'; ciá... dire: 'non si deve dire (onto ě impersonale) quello ehe si pensa', Probabilmente si deve inlendere pero: 'non si deve dire prccipitosamente'. La tenzone lestimonia il cambiamento in alto e il distacco di Guiniz-zelli da Bonagiunta e dagli altri poeti delia vecchia maniera, come Guitlo-ne. Dante, se l'ha conosciuta. polrebbe averla interprelata come una spar-tiacque tra vecchia e nuova maniera e aver prcso spunto anchc da qui per fondare il proprio canone storiografico, nel quale Bonagiunta ě uno dei poeti «al di qua» dello Stilnovo. mentre Guinizzelli ě il «padre» della nuova poesia ehe trova in Dante stesso il suo principále rappresentanle. Nella produzione di Guinizzelli ritroviamo molti lemi tipici della tra-dizione poetica romanza: la descrizione minuziosa dell'innamoramento, il servizio d'amore per la donna concepito come un rapporto feudale, la passione che conduce alia morte, la speranza della ricompensa. Ma ě possibile individuare anche alcuni temi che. pur non essendo esclusivi di Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto <ší M $,* 4) 100% Wr%> QABC-esteso Mer 10:27 Q, Q •= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Guinizzclli. avranno particolare forluna tra gli stilnovisti e costituisco-no probabilmente la ragione per la quäle Dante ha inclividuato nel bolo-gnese il proprio «padre» letterario. II iniglior esempio e un sonetto inte-ramente dedicato all'elogio della donna amala. Nola meinen: Sonctlo su Schema ABAB Tcslo: Poeti dei Duhr Stil Novo, pp. 43-44. ABAB CDE CDE. lo vo'lglio] del ver la mia donna laudare cd ascmbrarli la rosa c lo giglio: piü che Stella diana splende e pare, e ciö ch e lassü bello a lei somiglio. 4 Verde river' a lei rasembro c l'ärc. tutli color di fior'. giano e vermiglio, oro ed azzurro e rieche gioi per dare; medesmo Amor per lei rafina meelio. 8 Passa per via adorna. e sf genlile ch'abassa orgoglio a cui dorm salute. c fa '1 de nostra fe sc noii la crede; 11 e non le pö apressare om che sia vile; ancor ve dirö c'ha maggior verlute: nullom pö mal pensar fin che la vede. 14 1. del ver: 'per davvero'.'elTellivafflentLV 2. asembrarli: "para somáre a Iď. í:. il primo lIi una serie J i \erbi isnmiglio, rasembro) ehe íodicano la volonta tiel poeta di trova-re dei termini di paragone per la bellezza delľamala; n™... giglio: eoppia di liori spes-so menzionati in poesia per la lorn bellezza. X pili... pare: 'appare piíi splendente della slellu tlel malinu/. I.a \lellu Jhina e Vcnere. la Stella piu briliante ehe compare alľalba. 4. e... somigtitr.'i; paragnno a lei tutlociôche lassii in cielo č bello* t -tiliz/a la donna come (ermine di parná one delle belkv/e celesu. 5-8. Dopo aver ulili/zato come paragone i liori. le sídle e gli asm. passa ad allri dementi natural: la enmpagna. luiti i colori dei liori. ľnro. i l;ipisla//nli ia::tirn>). le pieire pre/iose íneelie í'it'i). 5. Verde rivala}: 'verde campagna'; rasembro: "rassomiglio': áre: "aria" (da aire, con ri-duzione ad t7-). 6. giano: "giallo' (dal fr. jttuite): rermiglio: 'rosso briliante'. 7. per dare: 'che vanno donate'. 8. medesmo Amor. •Amore stesso"; per lei: 'altraverso di lei", perché ě la pielra di pa-ragtine. cioě la pietra altraverso la quale si verifica la qualita degli allri materiali; rafi-na:'si perfeziona'. % adorna: 'belli!-: m' gentile: 'lalmerite nubile' (ma nobile in senso spirituále). 10. abassa: 'abballe': .salute: gioca con i due sigmlicati di salute, 'saluto' e 'salvezza'. La tlonna ipiantlo saluia qualcum* lo salva. II gioco di parole ritorna spesso in Dante, 11. e... crede: 'e lo converte alia nostra lede 12. apressare: 'avvicinare': vile: il contrario tli ventile, quindi 'pnvo di mibilia mteriore-. 13. verlute: 'potcre*. 14. nult'om: 'nessuno*: mal />ť/iw:'concepi-rc pensieri mal vagi! II sonetto č strutturato in due parti. Nelle quartine Guinizzelli elenca una serie di similitudini naturali atlraverso le quali intende restiluire l'i-dea della hellezza dell'amata utilizzando un modulo tipico degli elogi poetici mcdiolalini e romanzi; nelle terzine si concentra sugli effetti nobilitami dell'amore. I motivi principáli sono la lode dell'amata (I): il pas-saggio per via (9); la capacitä di rendere umile, grazie alia propria nobiltä 631 /737 0Wi Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto « W S>* 4> 100% |gH> QABC-esteso Mer 10:27 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChígianoLVIII305 49 interiore («sí gentile*), 1'atteggiamento orgoglioso di coloro che incontra sulla sua slrada e ai quali concede il proprio saluto (9-10); la «conversione dei fedeli»: per Guinizzelli la donna ě infatli capace di rendere un uo-mo «de nostra fé se non la crede» (11). cioě di converti-re un infedele. Alcuni concetti sono giá nel De amore di Andrea Cappellano, specie dove si dice chiaramente che l'amore rende umili i superbi e l'uomo nobile e virtuoso; ma qui ritroviamo quasi tulti gli elementi piu ca-ratteristici dcllo Stilnovo. e in particolare il focus sulla lode dell'amata, immaginala come un essere dai Iratti sovrannaturali. in grado di attirare su di sé una devo-zione paragonabile a quella di un fedele per la divinita e di compiere atti miracolosi che rendono gli uomini virtuosi. L'altro aspetto che piú interessa ě che l'amore. per Guinizzelli e per gli altri stilnovisti. ě un fenomeno che conduce a un rinnovamento interiore rendendo degni di accedere a una nobilta tutlá spirituále. Nel corso del Duecento la civilta italiana muta pro-fondamente. La nuova borghesia, legata innanzitutto al commercio e alle professioni pubbliche, aspira ormai a posizioni di potere e di egemonia culturale e cerca una le-giltimazione sociále e ideologica che non dipcnda esclusivamcnte dai mi familiari e di sangue. I poeti stilnovisti. a partire da Guinizzelli. si fanno interpreti di questa istanza e teorizzano la superiorita della nobilta interiore sulla nobiltá di sangue. Le ragioni sociali sono chiare: Guinizzelli, pur pro-venendo da una famiglia nobile, ě un giudice. un professionista della cullu-ra; Dante ě un piccolo borghese che Irova nella poesia e nell'arte della parola gli strumenti per affcrmarsi; Cino da Pistoia ě un giurista. Fa eccezione Guido Cavalcanti. che appartiene a una famiglia nobile e non sembra aver esercitato alcuna protessione. Gli stilnovisti concepiscono dunque un nuo-vo tipo di aristocrazia fondata sulla virtu e sui meriti individuali. L'espe-rienza altraverso la quale si raffina e si manifesta questa nuova nobilta ě l'amore. L'amore e I'animo nobile sono infatti una sola cosa; ě il concetto che viene espresso da Guido Guinizzelli nella canzone Al cor genii!, che per questa ragione viene spesso considerata il «manifesto» dello Stilnovo. Figura 1 Guido Guinízzel Í. Aiccrgsmi le:iera incipitaria; Firenze, Biblioteca Nazionale Centrále, Banco Rari 217, c. 13r. lega- Amore e nobiltä mo iiohiĽ'. 1 rempaira; 'ritorna'. 'come... verdure: 'cor I'uccello selvatko tra alberi'. 'ft-, feci ' ami: 'P le). La m Nota m e trku: Canzone di cinque slanze di eodecašllabi e sellenari secondo lo schema A BAB cDcEdE. Tulte le staoze sono con-nesse al modo delle cohhs capfinidas troba- doriche. cioé con la ripresa di un elemenlo lessicale delľullimo verso di una stanza alľinxio della successiva. Teslo: Pocti del Dolce Sfil Novo. pp. 26-32. Al cor gentiľ rcmpaira; semprc amore come I'ausello in selva a la verdura"; nč fc'4 amor anti1 che gcutil core, nc gentil core anti ch'amor, nátura*: ch'adesso con'' fu "1 sole, si tosto" lo splendore fu lucente. lo: 'altrĽtlaiito ra- mallra mimagme |vr i-|i|-LiiiLiĽ M-mprľ lo 641 /737 • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto « W S>* 4) 100% !£)■ QABC-esteso Mer 10:27 Q, © \= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ' fu davanli. -esislcllc prima'. prende... loco: 'ha la sua sedu': tciiíi/iWii; inU'riorc tome il allure .i]|<> -pL-iiilmv ik'l tin km Islamdllmi). 11 ivitetui: 'I'k'llo' ifrun-'''íí k'lii'.vd ilisifllu: viuiil' :" Jh/i/ito carKldaťro' [gallicismo). 11 \plfiidcii: 'vi rispL'n- ie'. !" ii/ aii' ilih-tlv: 'lilu-ia-nciuc'. 'a pioprin piii- be1 (condizionale u /fro: 'violenlo'. iic fu davanli"'] sole: e prende amore in gentilezza loco1" cosí proptamente" come calorc in clarila di foco':. 10 Nella stanza successiva Guinizzelli chiarisce la dinamica per la quale Pa more si accende («s'aprende») nel cuore nobile: come il potere («vertute»>) di una pietra preziosa. che nel Medioevo si riteneva prove-nisse dalle stelle, non discende in essa prima clie il sole Fabbia purifi-cata e resa nobile («anti che '1 sol la faccia gentil cosa») e solo quando il sole lira fuori dalla pietra tulto ció che ě senza nobilta («poi che n'ha tratto fóre / per sua forza lo sol ció che li é vile»). la Stella puó dare energia («valore») alia pietra. cosi il cuore che la natura crea 'eletto, puro e nobile" («asletto, pur, gentile»), si innamora grazie alia donna, che 6 proprio come una stella. Foeo d'amore in gentil cor1"' s'apreode come vertute" in petra preziosa. die da la stella valor no i15 discende anti che '1 sol la faccia gentil cosa: poi che n'ha tratto fóre 15 per sua forza lo sol ció che li ě vile"1. stella li dá valore17: cosi lo cor civě fatto da natura □slctto". pur. gentile. donna a guisa di stella1" lo 'nnamora. 20 L'amore. per il fenomeno appena descritto («per tal ragion»). si accende e si situa ncH'animo nobile come una fiamma in cima a un cande-labro, vi risplende liberamente, luminoso, puro: e non potrebbe fare di-versamente. giacehé Kantore, come il fuoco. e violento. E poiché l'amore ě come un fuoco. la nalura vile lo contrasta come l'acqua fa con il fuoco. che 6 caldo. per la sua freddezza. Al contrario. l'amore prende dimora nell'animo nobile, come nel luogo che e piú appropriate alia sua natura. come il diantanle nclle miniere di ferro. Amor per tal ragion sta 'n cor gentile per qual lo foco in cima del dopkro"": splendeli-1 al su" diletlo". clar'1. sottile24: no li stari':i altra guisa, tanť e fero-''. Cosi prava" natura 25 recontra" amor come fa l'aigua2" il foco caldo. per la freddura"'. Amore in gentil cor prende rivera" per suo consimel loco com' adamas - del ferro in la minera. 30 Nella quarta stanza I'intenzione sociále della canzone si fa piu esplicita. Poiché l'amore si accende solo negli uomini naturalmente di- 65 I /737 • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto * 4) 100% Wr%> QABC-esteso Mer 10:27 Q, © •= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChigianoLVIII305 51 sposti, al contrario non puö divcntare davvcro nobile chi non possiede meriti individuals Fcrc lo sol lo fango lutto '1 giorno: vile reman, ne 'I sol perde calore: dis' omo aller: «Gentil per sclatta1' torno»; lui semblo14 al fango. al sol gentil valore: che"' non de dar om fe"' che gentilezza sia for di coraggio!! in degnitä d"cre";' sed a vertulc non ha gentil core. com' aigua porta raggio c '1 ciel riten 1c stelle c lo splendore. 13 sclatta. 'Stirpe'. u semblo: paragono'. w che: 'poiche'. 'fede'. 17 coraggio: •caoie. " degnitä d'ere': 'privi legio di crede". ■t!) Nelle ultiine due stanze diviene evidente che l'identitä tra amore e nobillä d'animo si realizza solo tramite la mediazione della donna. 11 concetto e espresso attraverso una complessa comparazione tra il modo in cui Dio risplende sugli angeli («la 'ntelligenzia del cielo»). facendo si che essi gli obbediscano («a lui obedir tole») ncll'atto di ruotare i cieli («e 'I ciel volgiando») e ottenendo in tal modo, immediatamente («al pri-mero»), una perfetla beatitudine («beato compimento») e il modo in cui la donna amata. poiche risplende negli occhi del suo amante d'animo nobile («poi che <'n> gli occhi splcnde / del suo gentil») dovrebbe («do-vria») fare si che egli abbia voglia («talento») di obbedirle continuamen-te («che mai di lei obedir non di disprende»), Splende 'n la 'ntelligenzia del cielo Dco cri'ator piü che <'n> nostr'occbi 'l sole"': ella4" intende suo fattor ollra '1 ciclo, e 'l ciel volgiando, a Lui obedir tole31; c conscgue4:, al primero, 45 del giusto Dco beato compimento. cosi dar dovria. al vero. la bclla donna. poi che >'n> gli occhi splende del suo gentil, talento che mai di lei obedir non si disprende-11. 50 sole: 'piü di nn risplenda il * ella: Vimellineiiziu. sli iiHsi'li: Jim ftittor. suo croatore'. Dio: ollra 'leieio: 'che si Irova al di sopra dei cieli'. ncU'Hmpireo. " tote. *prende'. a consegue: 'ollienc'. "disprende; desislc'. Guinizzelli sembra rendersi conto che la comparazione tra Dio e la donna e iroppo ardita e immagina nell'ultima strofa di poter essere rim-proverato per questo da Dio stesso. La giustifieazione e perö nei fatti una nuova eclebrazione della donna. alia quale il poeta si rivolge direttamen-te: e stalo il suo aspetto angelico ad aver generato l'innamoramento. Donna"". Deo mi dirä: «Che presomistr"?». s'iando4'' Talma47 mia a lui davanti. ••Lo ciel passasti4" e 'nfin a Me venisti e desti in vano amor Me per semblanli4': chV" Me conven" le laude- 55 e a la reina del regname degno". " Donna vocativo. "* presomisti: 'prelendesli'. 11 s'faniltr. 'essemlii' florin;! di lipasoUL'iilrioiialei. " alma: ';uiim;i' ilnnna l'sl'kisiv.i Jl-L Li linijii.i poelica). "ptissti.\r: 'ollivpa-sa-li'. " e... semblanli: c h.ii iiüliz/jln mi' comi' ler-inJiie di p;ir:i!,.i>nv [jvr semblanli) per ui irf. > (in "dtfe): 'poiche. =: liiuik : I >di' [si l'hiiiiiinini hiuil: tori;io:iiiivmi r,-li-i'.ios] in loili- di 1 >>i. d.Li Madonna o dd Santi). " reina... th-^no: l,i roui-iia dd K-jno del ddi'. la Vergine Maria. 661 /737 Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto <ší M $,* 4) 100% Wr%> QABC-esteso Mer 10:27 Q, Q •= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf u per... fraude: 'gi alia quale cess a inganno (fraude)'. falto: 'n o [U'icalo'. per cui cessa on ne fraude'"". Dir Li" porö-'1: «Tenne ďangel sembianza- che fosse del Tuo regno: non me fu fallo", s'in lei posi amanzaw». 60 La canzone, caratterizzata da un ricco sistenia di comparazioni che pro-cede dagli elementi naturali fino alle sfére celesti e alia divinitä stessa. da un linguaggio limpido e preciso e da una tecnica argomentativa logica e consequenziale, espone i due concetti fondamentali che ritroveremo anche ncgli altri stilnovisti e soprattutto in Dante: amare nobilniente significa possedere delle qualitä morali individuali che ci dislinguono da tulti gli altri uomini. E queslo tipo di amore scatta solo se interviene la mediazione di una donna diversa da tutte le altre che ha ľaspetto e la virtü di un angelo. Nel corpus di Guinizzelli, oltre ai testi che cantano la lode della donna e la nobiltä di spirito ehe si raffina nell'amore, ritroviamo altri due tipi di componinicnti. Innanzitutto e'e il registro tragico e doloroso. ehe é carat-teristico di Cavalcanti ed é praticato intensamente dal Dante giovane. Ma Guinizzelli scrive inoltre un paio di sonetti di registro comico (Chi vedes-se a Lucia un var capuzzo. cioc "cappuccio di pclliccia di vaio'. e Volvol te levi, vecchia rabbiosa, 'ti porti via un vortice. vecchia infoiata"), una via poelica che anche Danle pralica occasionalmente (vd. infra, Capitolo 5). 4. Guido Cavalcanti: il poeta e il filosofo Dopo Guinizzelli, nel Chigiano il posto ďonore accanto a Dante é oc-cupalo da Guido Cavalcanti. Nato a Firenze verso il 1259 da una impor-tante famiglia magnatizia. nel 1300 prende parte ad aleuni scontri con i Donati, una famiglia di parte nera fieramente avvcrsa ai Cavalcanti. schierati con i guelfi bianchi: é per queslo condannato alľesilio dai priori di Firenze. tra i quali figúra anche Dante Alighieri. Muore probabilmente in esilio nelľagoslo del 1300. lo stesso anno in cui e ambientato il viaggio di Dante nella Commedia. Le fonti piü antiche non lo deserivono come un poeta ma come un filosofo. probabilmente in ragione della coinplessitä teorica della sua canzone piü celebre. Donna me prega. Dante gli dediča la Vita nuova, definendolo il suo «primo amico»: e i manoseritti e le stam-pe antiche trasmettono vari testi in dialogo fra i due. tra cui una risposta di Guido al primo sonetto del libro.,4 ciascun'almapreša e gentilcore (vd. Epoca 2, Capilolo 1. §5). II teslo piü imporlanle e il sonetto di Danie Guido, ľ vorrei che tu e Lapo ed io. dove immagina un viaggio fantíistico in compagnia di Guido. Lapo Gianni e delle donne da loro amate. In questa fase giovanile Dante e Guido sono molto vicini sul piano sti-listico, in particolare per le modalita di rappresentazione di aleuni motŕvi ricorrenti: ľcffctto ehe la donna produce sugli uomini; la dichiarazione delľimpossibilitä di esprimere compiutamente la lode delľamata: la feno-menologia delle emozioni e delle passioni. A un certo punto tra Dante e Guido potrebbe esscrsi verificata una rottura: non si sa se per ragioni poli-tiche, filosofiche o ideologiche. Certo é che Dante colloca alľlnferno il pa-dre di Guido, Cavalcante de' Cavalcanti. posizionandolo Ira gli epieurei. 67 I /737 0Wi Ú Adobe Digital Editions File Modifica Librerla Lettura Finestra Aiuto <ší M $,* 4) 100% Wr%> QABC-esteso Mer 10:27 Q, Q •= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChigianoLVIII305 53 cioe Ira coloro che ritengono che lamina deU'uomo muoia assieme al cor-po; alludendo forse anche a uno scetticismo dell'amico in materia religiosa. Ed e questa I'immagine di Guido recepita nel Trecento: in una novella del Decameron di Giovanni Boccaccio (giornata VI, novella 9} Cavalcanti e descritto come «un de' miglior loici che avesse il mondo e oltimo filosofo naturale»; ma si aggiunge anche che «tenea della oppinione degli epicuri» ('aderiva alle opinioni degli epicurci"). al punto che il popolo era convinto che tulti i suoi ragionamenti fossero rivolli «in cercare se trovar si polesse che Iddio non fosse» ("solo alia ricerca della non esistenza di Dio'). Non sappiamo se Cavalcanti fosse realmente ateo e materialista: ma e forse questa Pimmagine che voleva (rasmetlere Danle nella Commedia. In ogni caso. la fama di Cavalcanti cresce nel Trecento accanto a Dante. Nel sonetto di Guinizzelli lo vo'fglioj del ver la mia donna laudare abbiamo giä trovato il motivo della lode della donna. In Chi e questa che ven scopriamo una scenografia molto simile (la descrizione del passag-gio deiramata. gli effetti che produce su coloro che la guardano); tutta-via, dopo aver dispiegato le piü alte lodi possibili (la donna e umile, si oppone alia superbia. e la regina di tutte le virtü. e la dea della bellezza). Cavalcanti pone l'accento su un altro aspetto: 1'incapacitä del poeta di descrivere compiutamente il fenomeno al quale assiste. II sonetto si apre con una citazione biblica: nel Cantico dei Caniici (6.9) si dice infalti della sposa: «Quae est ista quae progreditur quasi aurora consurgens» ("Chi e questa che sorge come aurora"). E lulta la raffigurazionc. in fondo, e di matrice biblica. perche anche la sposa del Cantico e bella e terribile: «pulchra ut luna electa ut sol terribilis ut acies ordinata» ('bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati"). Ben-che tulla la poesia lirica medievale sia costellata di citazioni bibliche. negli stilnovisti il riutilizzo e piü intenso e costante. Accanlo alia donna compare la personificazione di Amore. che e diffusa in tutta la poesia romanzama che solo in Cavalcanti. in Danle e negli altri stilnovisti assume i tratti di un vero e proprio personaggio. 1 CH... blica (Con r: ripresa biti. 6 9); mi- 1 che... áre; ľaria xm-hra tremare per effeito klell'imemitä delta luce: Ĺ il iL-iiiimcni" ullicii [Min ciiiiik-^iimill.i/iniv-if/ííii' ritaie: 'diiarezza' (nella l'orma piü vicina al lal, ľ i il r: im i. iineiia: 'conduce'. ' seco: 'con sé' (forma 'nulľoi Nota inelrica: Sonetto s ABBA CDE EDC. i ABBA Těsto: Poeti del Dolce Slil Novo. pp. 91-93. Chi ě questa che věn1, ch'ogn'om la mira. che fa tremar di chiaritate I are" e mena3 seco-1 Amor, si che parlare nulPomo- pote", ma ciascun sospira? O Deo. che sembra quando li oceht gira! dical" Amor. ch'i' nols savria" contarc: cotanto ďumiltä donna mi parell>. ch'ogn'altra ver' dt lci:; i' la chiam" ira':. Non si poria contar la sua piagenza. cha le' s'incliin' ogni gentil vertute, e la beltate per sua dea la rnostra. Non fu si alta giä la mcnle nostra e non si pose 'n noi lanta salute, che proptamente n avian canoscenza. (co «9). 681 /737 0Wi r?wi riititiilti... <>mr: ■mi .ip-p.ire e vide [lie men le Uni ;hin-\ come una diuma in l.il miviira \oihinlti) umile'. La cusiru/ione cull ivnilivn k[iialil'iea- livo (donna d'umihi) e diffusa in it. aril. 11 irr' di lei: "a confrun- ludilei'. ■: -iJesri . supeiba n occitano). La donna Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto <ší M $,* 4) 100%!®» QABC-esteso Mer 10:27 Q, Q \= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Figúra 2 Guido Cavalcanťi in una illustrazione delia nona novella delia VI giornata del Decameron, di cui é protagonista; Parigi, Bibliothéque nationale de France. It. 63, f. 203v. Notu metricu: Sooetto s BA A A CDDDCCfdd ti In Cavalcanti si accentua la tcndcnza delia poesia romanza a trasferire il discorso dalľe-sterno (la lode delia donna, la descrizione delia natura, il racconto degli eventi) alľinterno (gli stati ďanimo del poeta). Nel sonetto Ľanima mia, ad esempio. il mondo ě quasi cancellato: non c é nessun riferimento alla donna e tutto si svolge in una dimensione astratla. I personaggi principáli sono ľanima (che rappresenta ľesi-stenza stessa del poeta), il cuore (ehe denota la capacitä di provare amore) e gli spiriti, vale a dire la personificazione dei fluidi sottili esalati dal sangue ehe secondo la fisiologia antica diri-gono le funzioni vítali; ľunico evento deseritto e la battaglia ehe si svolge tra loro nel momento in cui ľanima non riesce a sopportare ľamore e si sente morire. I riferimenti al mondo esterno sono estremamente limitati: ci sono gli ocehi. dai quali si immagina ehe abbia origine la «battaglia™ perché ě attraverso gli ocehi ehe passa ľimmagine delia persona amata; c'e il «colpo». cioě ľeffetto ehe produce sulľamante ľimpatto con ľidea, con ľimmagine delľamata. E c'e in-fine un pubblico del lulto indeterminato al quale il poeta si rivolge nella seconda terzina imma-ginando ehe chiunque lo vedra, anche la persona pití allegra al mondo. non poträ evitare di piangere di compassione guardandolo morire. schema ABBB loeccezionalu). Teslo: Poeti de! Düke Stil Novo, pp. 97-9 Ľanima mia vilmenť ě sbigotita de la battaglia ch c-bl'ävc dal core: die sella scute pur un poco Amore piú presso a lui ehe non sole, ella more. Sta conic quclla die non lia valore. ch'e per temenza da lo cor partita: e chi vedesse com' ell e fuggita diria percerto: «Questi non lia vita». Peľ li ucehi veiinc la ľuillaulia in pria. che ruppe ogni valore immanlenente. si che del colpo fu strutta la mcntc. 1. vilment(e): per gli siilnonsii l;i viltň ě il 6. temenza;' conlrariodelli nobilův.*. 2. áve: 'ha', 'riceve'. 3-4. che... more: 'che se lanlo (pur) che ľa more : (presso) del solilo (ch e n S. valore: 'forza" (come a Irova piii v v. 10).' {. diria: 'direbbe'. condizionale di lipo si liano. diffuso nella poesia anlica (come a 14. pitiugcria per ■piaiigorehho"). 9. in pria: dapprima". 'prima di lullo'. 10. immanlenente: 'immedialamenle'. 11. siehe: "cosicche": slrittta: 'distrutta'. 0Wi / 737 Ú Adobe Digital Editions File Modifica Librerla Lettura Finestra Aiuto <ší M $,* 4) 100% Wr%> QABC-esteso Mer 10:27 Q, Q •= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChígianoLVIII305 55 Qualunqu c quci che piú allegrezza sente. se vedesse li spirti fuggir via. di grande sua pietate piangeria. 14 II fulcro di una poesia come questa é quindi ľinterioritä del poeta. Ma sarebbe sbagliato considerarla una poesia inlima e ripiegata su sé stessa. C e invece una forte tensione comunicativa e c e la volontä di cercare un contatto diretto con un pubblico. Ě questo il senso delľappello contenuto negli ultimi versi: Cavalcanti sa di avere dei lettori e sa di poterli commuo-vere raecontando solo ed esclusivamente ciö ehe aceade nella sua anima. La deserizione dello svenimento in Ľanima mi a c ottenuta ricorrendo Poesia e filosofia alla nozione di spirilo delia fisiologia anlica e medievale; in Chi ě questa che věn abbiamo trovalo invece una traduzione in versi del fenomeno otti-co dclla scinlilhizione. Negli stilnovisti si nota infalti. rispetlo ai poeli pre-cedenti. un piü intenso utilizzo delia terminológia scienlifica e filosofica. Questo fenomeno trova Íl suo culmine in Donna me prega, il componi-mento piü celebre di Cavalcanti e in assoluto una delle canzoni piü impor-tanti della letteratura italiana dei primi secoli. Ě citata da Dante nel De vulgari eloquenlia come esempio sommo di composizionc; e la tradizione manoscritta conferma l'idea che la canzone venisse letta in stretta relazio-ne a Danie: in vari lestimoni anlichi ě infatti collocata assieme alla Vita nuova e alle canzoni di Dante. Nel Chigiano ě tra le canzoni di Cavalcanti che precedono immediatamente il libro dantesco. Abbiamo giá visto che nella poesia italiana il discorso in versi sulla fenomenologia amorosa era stato svolto principalmente in forma di tenzone. A partire dai siciliani le domande fondamenlali sono quasi sempre le Stesse: se ľa more ě visibile o invisibile. qual c la sua origine e quali effetti produce sugli amanti. Tali questioni erano parle inte-grante della tradizione corlese. II De amore di Andrea Cappcllano si apre ad esempio con una celebre e fortunala definizione della natura «fisica» della passione amorosa: «Amor est passio quaedam innata procedens ex visione et immoderata cogitatione formae alterius sexus, ob quam aliquis super omnia cupit alterius potiri amplexibus et omnia de utriusque voluntate in ipsius amplexu amoris praeeepta compleri» (III: "L'amorc e una passione innata che procedc per visione e per in-cessante pensiero di persona delľaltro sesso. per cui si desidera soprat-tutto godere ľamplesso delľaltro, e nelľamplesso realizzare concorde-mente tutti i precetti delľamorc'). Anche la trattatistica medica aveva elaborátu descrizioni punluali della passione e in partieolare dell'amo-re come esperienza patologica, definito in termini simili a quelli di Andrea Cappcllano. La deserizione di Amore era quindi fra i temi ir-rinunciabili per un poeta ďamore in volgare. Donna me prega costitui-sce tuttavia un esempio unico per il rigore formale, per ľutilizzo della terminológia aristotclico-scolastica e per la dichiarata volonlä di ra-gionare sull'amore in termini di filosofia naturale. La prima stanza funziona da proemio ed espone la ragione. ľargomen-to. i destinalari e le modalita de! canto: il poeta componc perché una donna glielo chiede: parla d'amore, definito «accidente»; si rivolge a persone d'animo nobile e competenti e afferma di voler dimostrare attraverso la filosofia naturale le principáli caratteriStiche delľamorc. Guido spiegherä 701/737 0Wi • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto « W S>* 4) 100%!®» QABC-esteso Mer 10:27 Q, © \= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf dunquc: a) dove si trova amore; b) da chi o cosa venga crealo; quali siano: c) la sua virtu, d) la sua potenza. e) l'essenza, f) il movimento (o il dinami-smo) e g) il «piacimento». e infine h) se sia visibile. Queste otto question] vengono affroutatc nclle stanze successive. Compare anche qui. in apertura, l'idea di aristocrazia dello spirito lipica dello Stilnovo: solo chi non ha basso core pub comprendere il discorso sulTamore. Nola metrics: Canzone cli cinque stanze di quallordici eadecasillabi e un congedo di cinque. < 'iascuua stanza e lormata da piedi e voile legati da una fitta Irama di rime e :,l ,1 a lerza. quinl ě (Ira parenlesi le r: ;l po- ■ dopo la letters che rap-prcsenla la rima indica la posizmne sillabi-ca): (.,)B(c.)(c,)D(cl,|E <„.)B(c,)* 4) 100% fji]> QABC-esteso Mer 10:27 Q, O \= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChigianoLVIII305 57 Nella seconds stanza Guido spicga che l'amorc nascc dalla vista dell'oggetto amalo che, come tutto ció che viene percepito dai sensi, se-condo la fenomenologie aristotelica accolta nel Medioevo. viene accolto nella memoria, una delle parti dell'anima sensitiva dell'uomo. Cavalcanti descrive questo processo come un passaggio della luce attraverso un cor-po trasparente; ma spiega sjbito che I'amore ě in realta radicalmente di-verso dalla luce, perché proviene da una «scuritate» derivante a sua volta da Marte, che puo essere intesa come riferimento alia virtus irascibilis, ossia il desiderio troppo ardente di possedere. L'amore e quindi un sem-plice nome. giacché il termine che lo designa ě arbitrario. e una operazio-ne dell'anima e dipende dal libera consentimento degli amanti. In quella parte - dove sta mcmora 15 prende suo stato, - si' formalo. - come diaffan da lume. - d'una scuritate la qual da Marte - věnc. c fa demora: elli ě create - ě da sensato. - nom'e. d'alma costume - e di cor volontate. 20 Věn da veduta forma che s'intende, che prende - nel possibile intelletto. come in subietlo. - loco e dimoranza. In quella parte mai non ha possanza perché da qualitaie nun deseende: 25 resplende - in sé perpetual effetto: 15. meinora: second o AriMoiele ha sede nell'anima sensitiva, Ms. prende suosuito:'^ slabilisce':.v7(>r/říi7í(>: 'ehe ha preso forma tale". 17. diaflan da haue: 'conii- quella che prende im corpo traspjrente {iliaffan) Lit traversal o dalla luce {da hune)'. n-ÍS.sciiritate... věne:i\ paragone con la luce viene immcdiakimente rov esc i a to. perché l'amore nasce in realta da una 'oscuritä'. cioč dalla virtus irascibilis. il desiderio snioJalo di possesso dei Iv ni piacevoli. che si eredeva orieiiiaio üLiIfiiillLi^Mi del piancta Marie; fa demora: 'e resta a dimorare'. 19. elit l'amore;ě creato in quanto accidenle: ě da sensain: 'proviene dal contenuto delln {sensaioy. nomr 'ě un pum accidente.non un dio). consuetudine dcH'anima xolontate 'volontä (o dcsnknii) del enure 21. Věn... iniende:'proviene da un'immagine percepita dalla vista (veduta forum) ehe diviene oggetto di inteUeäone [che s'imende)'. Descrive il prucesso di iorma/ioile della conoscei proprio della dotlrin: 21). t'.iimi 22-23. che... dimoranza: 'che prende posto c dimora [loco e dimoranza) nell'ink'Hetto possibile [nel possibile intelletto) come nel liiogo che gli c proprio [subietlo)'. Per Aristotele l'intelletto possibile b la parle dell'inlelleüo umaiio dove risiede la op:i,iii di miendere. 24 In quella parle: nell'in teile ito possibile: ntm ha possanza: 'non si posa! Vuole dire ehe l'intelletto resta concetUialmeiite separato dalle forme ehe pereepisee e che quindi l'amore. come tutte le altre forme, vi trova loco e dimoranza. ina solotemporaneaiiiente. 25. perché... descender, 'perché l'intclletlo povsihile non dipende dalle quahla dei sensi che Conentooo la pcuTnirinT delle lorme' 2fu resplende. . effeno: 'nell'intelletto prvuihile ((" i**) ri^plende un elfetio pcrpeluo' I 'intelletto, quindi, nsplende, a .hu. r, tu, dell'amore che provienc da una scuntaie. I.'cfferio c perpetuo perché 1'iniellcrio. ^econdo ňiiililti hl. ě sempře in a/iiule. \Ia polrebbe esscrei im nleriiiieiilo alia doitrina dell'unieitä ed eternitä dell'intelletto riconducibile alla eorrente della averroisla (dal lunne del lilosofo arabo Averroe) dell'aristotelismo medievale. 721 /737 0Wi Ú Adobe Digital Editions File Modifica Librerla Lettura Finestra Aiuto <ší M $,* 4) 100% Wr%> QABC-esteso Mer 10:27 Q, Q •= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf non ha dilclto - ma considcranza: sí ehe non pote largir simiglianza. spcsso accostala a dotlriiK' materialistic!)..' e in quanlo lale condannata dalla Cliiesa. Da qui diper.de la tesi dclľelcrodossia di ('nvnlcnnti. 27. non... consideranza: 'non ha in sé dilettazione sensibile (dilettanza), ma solo capacilä di esaminare ragionando (consideranza)'. 28. si... simiglianza: 'cosicché non esiste nulla al quale si possa rnssomiglir.re [litrgir siinii>liiinrti}'. II soggetlo potrebbc essere sin ľamore sia ľinlellello possibile. Nelle stanze successive Guido affronla questioni ancora piú com-plesse e sancisce in particolare la separazione tra la ragione e ľamore. deseritto come un sentimento smisurato e irrefrenabile ehe priva ľuo-mo del dominio su sé stesso, distogliendolo dalla contemplazione del sommo bene e dalľesercizio delia filosofia. E questo probabilmente il punto sul quale Dante e Cavalcanti sono piú distanti: per Dante, giä al tempo in cui termina di serivere la Vita nuova, ľamore deve essere sempře accompagnato dal «fedele consiglio de la ragione» (vd. Epoca 2, Capitolo 1, §5). La realtä e la morte II terna delia morte ricorre con frequcnza nclla poesia di Cavalcanti. ma non tutte le deserizioni delia fine delia vila sono letlerarie. La pro-duzione degli stilnovisli si contraddistingue anche perché questo gruppo di amici paria spcsso in versi di cose verc come ľamicizia e di eventi reáli dei quali non sappiamo piú nulla; e in un caso. forse. paria anche delia morte del poela. La ballata Perch'V no spero. per esempio. potrebbe essere stata seritta in un momento in cui Cavalcanli aveva delle ragioni per sentire davvero vicina la morte; forse prima delia partenza per uno dei suoi viaggi o forse al tempo delľesilio. quando si ammala e muore, probabilmente per le conseguenze di una fcbbre malarica. Ma ě ancora piú inleressante notáre ehe il těsto ě costruito come un «testamerito». La poesia medievale, infatti. non ě influenzata solo da modelli ehe oggi chiameremmo letterari; ci sono quindi testi scritti come una lettera, come un testamento. come un epitaffio. 1 spero: ha il s sperare in lati aspetlo (i: il se a ehe Nota metrica: líallaia am nprevi di sci versi Teslo: Pocit ia-livo. ľoii il poeta ehe si rivolge d j n ' ie/tiierit c piiimi; "velo-ce e lieve'. La ballala e rappi-L-sĽiiUita come un niĽssatrnero ehe deve sposUn-i ľapiilamciHc. * motto oni/re: 'molia buona aceoglienza'. ' si -ibuite forte: descri-veľaumenlodelballjto 3 0ěě' sillabi e setlenan su sehema A15 AH BceJd/. Perch'ľ no spero1 di tornar giíimmní, ballatetta-. in Toscana. va' tu, leggcra c piana', drilť a la donna mia, ehe per sua cortesia ti fara mollo onoreJ. [...] Tu senti, ballatetta. chc la morte mi stringe sí, ehe vita m'abbandona; e senli came '1 cor si sbalte forte' per quel ehe ciascun spirilo ragiona. 731 /737 0Wi • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto « W & 4> 100% HI' QABC-esteso Mer 10:27 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChigianoLVIII305 59 Tanto č distrulla giá la mia persona". 'persona: xorp> ch'i' non posso soffrire7: 7soffrire: 'resist se tiT mi vuoi servire. 8i«:iabailaia. mena I'anima teco11 'eco: 'con le ■ (molio di ció li preco'") 25 "pnco:'prc?°' quando uscira del core. In quesli versi e poi nella conclusione della ballata, il poeta si rivolge alia propria anima pregandoia di onorare la donna quando si trovera in sua presenza. Ě una modalita che ricorda la cotnmendatio animae (Lrac-comandazione all'anima') dei testamenti medievali, con la quale il mo-rente affidava la propria anima a Dio (Giunta). 5. Gli altri stilnovisti: Cino da Pistoia e Lapo Gianni II canone del manoscritto Chigiano conta ancora due nomi rilevanti: Cino da Pistoia e Lapo Gianni. Lapo, da identificare probabilmente con Lapo Gianni de' Ricevuti. notaio c giudice fiorentino attivo in Toscana. a Bologna e a Venezia tra gli anni Novanta del Duccento e il 1328, ě un poeta particolarmente prossimo. per temi e stile, a Guinizzelli e al Dante giovane del tempo della Vila nuova. Viene citato nel De vulgari etoquen-tia tra coloro che hanno raggiunto l'eccellenza del volgare accanto a Dante stesso e a Cino da Pistoia. Guittoncino de' Sinibuldi detto Cino. nato a Pistoia attorno al 1270 da una famiglia ricca e nobile di parte nera. studio a Bologna e diventa giudice nel 1292. Ě uno dei piii rilevanti giuristi del suo tempo e ricopre importanti incarichi pubblici; ě in Francia, subisce l'esilio. rientra in patria nel 1306 per poi muoversi verso Siena, la Marca, Perugia e Napoli. Muore nel 1336. La sua produzione poetica ě stretta-mente intrecciala a quella di Dante: Cino risponde forse (come Cavalcan-ti) al primo sonctto poi incluso nella Vila nuova: scambia con l'Alighieri numerosi sonetti, scrive una canzone per consolarlo della morte di Beatrice e un'altra per la scomparsa dell'amico. E in generále utilizza lessico, temi, motivi. immagini che sono propri anche e soprattutto di Dante, dal quale viene elogiato nel De vulgari eloquentia. Cino svolge inoltre un ruo-lo cardinale per la poesia italiana poiché ě soprattutto attraverso di lui che Petrarca riprende e sviluppa la tradizione lirica duecentesca. Nella canzone per la morte di Dante (1321), scritta quando la Canzone Commedia era di certo giá ampiamente nota. Cino da Pistoia offre pet la morte di Dante un'immagine di sintesi tra il poeta d'amore della poesia lirica e il pocta divino del «pocma sacro». Morto Dante, nessun altro potra salire sull'alto monte, che ě forse quello del Purgatorio (e infalli al v. 10 si allude al pentimento). Abbiamo gia visto, con la ballata-testamento di Cavalcanti, che la poesia medievale utilizza spesso modelli cxtralette-rari. Questa canzone, ad esempio. ě anche una preghiera rivolta a Dio affinché I'anima di Dante possa trovare posto in Paradiso accanto a Beatrice. Dal punto di vista della storia dcllo Stilnovo. ě degno di in-teresse che Cino parli di uno «stil del nostro ragionare», cioě dello stile suo e di Dante. 741/737 0Wi Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto « W S>* 4> 100% WSf QABC-esteso Mer 10:27 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf 8 chte)... coka: 'che sei bell di'pilMil ibi-IHXHO) L pľldoilaiĽ ell ill 111] lie uI. m) m fid pu'iiiiiľ u nipfiiiin'. ' onima bivolca: Paními di Dante, delta bivolca. cioir bito/tu. 'iimladiiia'. nel senso Ji 'a'Uivati iee' dl amore. \la aiiehe qui pntrehhe esserci un nlerinieniľ alia i'fiiiiiifilia. il cui liuJo, secundo quanlo affenn« Dante slesso ulI ľ ľ.pi^wla a Can-gitititic. viene da comm. 'VJIIilBgio'. Ľ t'tltl. Nel finale la canzone assume invece il tono dell'invettiva (seguendo l'esempio della Commedia): Cino invia il testo a Firenze accusando la cittä di aver scacciato Íl poeta ed elogiando Ravenna perché «serba / il tuo tesoro». il vero tesoro di Firenze. cioc le spoglic mortali di Dante. Nota mctrica: Canzone di t n ma ABbC ABbC CDdEE. sc.. segno: 'ĽUaidaie nella oiusta dire/ione". quindi 'giudicare cor- .u sehe- Teslo: Poeti del Dolce Stil Novo. pp. 687- 1 poi... ingegito: diipo che oj ni iiiceuiin ha le 5 fonte: la fonte dclla poesia. 'tu.... errarc: 'nella cui errorľ. Potrebbe esse-re un riferimenui alia piK'-ia della Commedia. che Dante strive e spi Kala mení e perehé gli uomitii correggano il proprio eompm lameii- Su per la costa1, Amor, de l'alto monte2, dricto a lo slil del nostro ragionare or chi polrä monlare". poi che son rotte l'ale d'ogni ingegno",' 1' pctisoch'egli ě secca quella fonte" ne la cui acqua si polea spccchiarc ciascun del suo errare". se ben volen guardar nel dritto segno". Ah vero Dio, ch'a perdonar benegno sei a ciascun che col pentir si colca". qucst'anima bivolca'. sempře stata d'amor coltivatrice, ricovera1" nel grembo di Beatrice. 6. Verso Dante e Petrarca La frattura tra antico e nuovo sancila dai Chigiano non e definitiva; Guittone e i siciliani continueranno infatti ad avere un peso rilevante nel Trecento. Tuttavia il Chigiano inaugura una stagionc nuova della poesia italiana. I poeti preferiti del Chigiano - gli stilnovisti, appunto. con Dante e Cino da Pistoia in testa - sono quelli che influenzano mag-giormcntc Petrarca. La presenza nel Chigiano della Vila nuova e delle canzoni dantesche e poi particolarmente significativa, poiche tanto le rime quanto il prosimetro avranno un ruolo decisivo per lo sviluppo della poesia del Trecento: la Vita nuova perche su quel libro Petrarca modella. in parte, il racconto del Canzoniere, riprendendo ad esempio I'idea di cantare prima in vita e poi in morte della donna amata: le canzoni perche dai punto di vista stilistico e contenutistico i maggiori poeti trecen-teschi adotteranno sia per il canto amoroso sia per il canto morale il mo-dello della canzone tragica dantesca. intrecciandolo con quello della Commedia. Chi scrive d'amorc e di virtu, a partirc dai Trecento, lo fa mettendosi nel solco di una nuova tradizione che inizia con i poeti che chiamiamo stilnovisti ed e sancita dai canone del Chigiano. 75 I /737 0Wi Ú Adobe Digital Editions File Modifica Librerla Lettura Finestra Aiuto <ší M $,* H) 100% fü» QABC-esteso Mer 10:27 Q, © iE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf edelChígianoLVIII305 61 Edizioni I componinienli di Bonagumta ()rbiceiani e la risposta di Guinizzclli si leggnno in: Bonagiunta Or-bicciani da Lucca. Rime, cdizionc crilica e commcnto a cura di Aldo Mcnichctti. Edizioni del GalhiZZo, Firenze.2012. Le rime diGuidoGuini/zellisono slale piii volte pubblicute: ledizione di rifcrinieiilo ě quella oootenuta nei Poeti del Duecento (vol. II. pp. 447-485). Led. critica delle poesie di Cavalcanti e stata pub-blicala da Guido Favali (Guido Cavalcanti. Le rime, a cura di Guido Favali. Ricciardi. Milano-Napoli, 1957). Non esisle inveceun'cdizione crilica completadi Cinoda Pisloia. I testi si cit ano lutti dallapiii recente aninloijia ounpkl a i.k*jli MÍIiiovímí: I'm-: i del Dulcc Sul Num. a curadi Donato Pirovano. Salerno Editrice. Roma. 2012. Letture critiche Un aggiornato prolilo critico degli stilnovisti c: Donato Pirovano. li Dolce Slil novo. Salerno Editrice. Roma. 2014.11 dibattitosullo Stilnovo ě slato mol to ampio. a partire dalla Storia delta lelteralttra italiana di Francesco De Sanctis (1870-1S71). Si veda almeno: Mario Marti. Storia dcllo stil nttovo. Milclla. Leccc. 1973: Guido Fa vah. Inchiesta sul dolce slil nuovo, Le Monnicr. Fircnzc. 1975: Emilio Pasquini, // «Doke slil novo«, in Sloria delta Letleralura Italiana. dir. da Enrico Malato. Salerno Editrice. Roma. 1995. vol. I. pp. 649-721. Di particolare interesse il saggio di Aurei.io Roncaglia. Precedenú e significali dello «Stilnovo» danlesco.'m Dante e Bologna net lempi di Dante. Commissio-nc per i testi di lingua. Bologna. 1967. pp. 13-34. Sulla ballala di Guido Cavalcanti vd. in particolare Claudio Giunta, 'Perch'i'no spero di tornar giammai' di Guido Cavalcanti. in Idľm. Codici. Saggi sulla poesia del Medioevo. il Mulino. Bologna. 2005.