Dante Alighieri a 04 P Nil Commedia Inferno A cura di Emilio Pasquini e Antonio Quaglio Garzanti J CANTO I //protagonista nella « selva oscura » del peccato (vv. 1-12). — Tenta-tivo di uscita attraverso il« dilettoso monte » e scontro con le tre fiere, lon^a leone e lupa (vv. 13-60). - Jlppari^ione di Virgilio, maestro di « hello stile » e guida del viaggio, oltre ehe simbolo della ragione umana (vv. 61-90). - La profesia del Veltro (vv. 91-111). - A.n-nuncio e principio delľitinerario oltremondano (vv. 112-137). Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la (ďirittä via era smarrita. Ahi quahto a dir qual era ě cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tanť ě amara che poco ě piú morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, 1 A trentacinqi3£__anni--4culmine dell'arco dell'esistenza di un uomo, anche a norma del iv jjblp del GUtiBJe), dunquc nel 1300 (data del Giubilco indetto da Bonifacio M. ~ * selva oscurw. buia foresta; ma al valore letterale si sovrappone vper riverbero dal verso seguente) ^ello allegorico, « la selva erro-nea... diquesta vita» (Conv. iv *^iv 12), il labirinto del peccato o \fispetto a Dante pcrsoriaggio) il traviamento individualc" *a ... Pia: la strada Tniona (cfr. la verace via), quellajdejla_^ttr-(riferita-inrsieme - al-smg6T6 pj^ta^ojiista_e_ai_ genere .umano). 4 Ahime, quanto e difficile, pe-noso (cosa dura), descrivcre nella sua qualita, natura. 5 esta: questa. - forte', disagevole ad attraversarsi. • - 6 nel pensier: al solo ripcnsarci. 7 La vita peccaminosa (simboleg-giata nella selva) reca con se un'an-goscia che s'avvicina a quella della Sarinazione (la morte dell'anima). 8 del... trovai: di cio che per mia fortuna vi incontrai: il^occorftO dl-vino, mediatore Virgilip. O la prima luce di resipisccnza (vv. V-^<) e poi l'orrore del cgli rientra nella selva (vv. 130-136). 12 15 18 21 24 canto i 9-25 diro de l'altre cose ch'i' v'ho scorte. Io non so ben ridir com' i' v'intrai, tanť era pien di sonno a quel punto ehe la verace via abbandonai. Ma poi ch'i' fui al pié d'un colle giunto la dove terminava quella valle che m'avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle veštite giá de' raggi del pianeta che mena(^kt^ altrui per ogne calle. Al lor fu lapaura un poco queta, che nel lago del cor m'era durata la notte ch'i' passai con tanta pieta. E come quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a ľacqua perigliosa e guata, cosi l'animo mio, ch'ancor fuggiva, canto 1 26- 43 9 altre cose: lc tre fare (ehe pero gli appariranno nella piaggia). Or>-pure lo spcttacolo del male cui Jo i ntrodurrá Virgilio. 11 sonno: torpore delľanima. inde . la selva e cioe il mare tempestoso del peccato che conduce alla morte del-l*änima, la dannazione. 28 Dfipo che ehbi (ei) concesso un po' di riposo al corpo stanco. 29 piaggia: pend|g_ dalla selva al callc. 30 in modo tale chc il piede inferiore era quello su cut-pogg'avo, Su cui ad ogni passo l.u evo torza. TT. "sta incammiriandosi verso .il colle e tenta via via il terreno col piede anteriore, malfcrmo: la situa-iione non e tuttavia senza il suo riverbero allegorico ("prime difti-coltä o incfirtezzc nrllo svincolarsi dal male, per r,a,ggnjpgere 11 P"1^- 31 l'erta: la salita rioida. dopo la pendenza della landa solitaria. 32 una lonza: feTTno non bene iden-tificato (francese antico «l.pnce.» e ■ once »), m.i piu similť al leopardí) o alla paaifxa ehe alla lince(forse il ghepardol. Altrettanto incerto il valore allegorico (l^Tussufj^ meglio ehe la frode o ľincontinenza). leggiera e bresta: snclla e rapida. J" 33 macolato: a macehie, chiazzato. 34 partia: partiva. aUontanava. tornare sui miei passi. )1 ľv.i ľalba (dal « intorno al»). 38-40 monlava^Jujle: sorgevaxoa-uiunto con (jŕ^riet?) (quelle slelle), la ro^pliazione ^nmaverile, come quando Dio impresse agh asm (quelle cose belie) il primo moto delia ereazionc. 41-43 cosicchčJĽojauddJiawf'' e la dok^JsikJimaB ml da" vano mot.vo di non disperare p« quella beha dal mantello scrgiato (provenzale « caiet »). 4N 48 M M S7 60 63 . \NK> i 44-04 nu nou si che paura not» mi desse l.i vist.i che m'apparvo il'un leonc. \ Quest i p.irc.i »he tontta tne venissr1 con U test* alta c con rabbiosa fame, si che parca che ľaere ne tremesse. I'.il una lup.i, clu- »Ii tutto branie sembiava no la sua magtczza, c molt ť gent i to g i a vivor grame. questa mi porsc tanto ili gravczza con la paura ch'uscia »Ii sua vista, ch'io potiki la sporanza ilo l'alto//a. ľ qual é quei che volonticri acquista, o giugne '1 tempo che perder lo fa£e,l che 'n tutti suoi ponsicr piange c s'attrista; tal mi fecc la bestia sanz.a pace, che, venendomi 'ncontro, a poco a poco mi ripigncva la dove '1 sol tace. Mcntre ch'i' rovinava in basso loco, dinanzi a li occhi mi si fu offcrto chi per lungo silenzio parea fioco. Quando vidi costui nel gran diserto, i .\Hllt i 45 visia: aspetto (eff. v. 53). - wi leone: simlxilo delia iG^crBJi (per aleuni, delia violcnza o delia matta bestialitade). 48 ľatrt ne Irtmesst: ľalia OC Jtie- masse. 49 ma "/tt/>a:^kguíicarncnte^5va-IV.-w comcJ^tfajdigúd(pcr altriTTTn-continenza o la malizia). 49-50 di... farca:^acmhuya cajiga di ogni bramosia. 51 grame: afflitte. 52 gravr&a: a&QJiSi. P*"*' 54 de ľaltnga: di £a£giungere_Ja cima dcl colje. 55 acquista: aduna beni. ricchczzc. 56 ptrde r lo face: gli fa perdere tutto il guadaguato. 58 sait^a pace: irjgguicta perché itv-saziabilc. 60 mi respingeva ncLĽl sclya_osdB ra. ovc non ocnctra rayy i» di scM 61 rovinava... loco: preeipitavo vcr|Q íl fondo (ehe č insieme la bassujg dellajulk c del viziiji 62 mi... offerto: mi apparv.c 4c ľimprnvíMS/^ 63 una figúra che simostraya (PM rea) con conturni Tndcfiniti (/'<*!J§ nelle tenebre di quel p.icsaggio (cit. v. 60). É insieme ľimmagine fiey~ del la voce delia rtgoßfc ehe per mo to tempu ha taciuto o e Jimasj assente aclla coscienza del petfa tore. 64 gran diserto: la piaggia del v. 29 Y-ia 72 78 81 65 Hi « M/un/c di mo », gridai a lui, i qual i In in mi, <»d oinln.i od ocoo Ct ttol R i-.pm n ii: « N. Si allude appunto M.Entide^ il capol.t-voro di Virgilio. 75 /lion: la rocca
  • estia per cu' io mi volsi; aiutami da lei, famoso saggio, ch'ella mi ťa tremar le vene e i polsi ». « A te convien tenerc altro yjaggio », rispuosc, poi chc lagrimar mi vide, M « se vuo' campar d'esto loco selvaggio; ché cjucsta hestia, per la cjual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via, % ma tanto lo 'mpedisce ehe ľuccide; e ha nátura sí malvagia c ria, chc mai non empie la bramosa voglia, 'W c dopo '1 pasto ha piú fame ehe pria. Molti son li animali a cui s'ammoglia, e piú saranno ancora, infin ehe '1 yeltro 102 verrä, ehe la fara morir con dogHa. Questi non ciberá terra né peltro, 84 cercar... vnlumt ^QHBMM c SUli. diaic tutta la UiaopCAa. 85 atttort: acrittotc ptcdilctto e al tempo stcsso in sc piu prcstigiQsp. 87 In... stilo: \o stile piú clcvAtO, quello « tratfico » o « illustre » dcl-l'alta pocsia (cfr. Dt vulg. tloq. II 88 bestia: l£Túp3>(cfr. v. 94). 89 saggio: non solo in quanto som-mo pocta, ma per un;i sua particp-larc c leggendaria qualita di lilosofo q vatjjriconosciutagli da tutto_il Nfcdioeyp. 90_pii \wiv, 96 uccidt: annienta: di_una mqi snjjjjpialr piu che fisica, It d.uigJP 97 ria: sinonimo di malvagia. 98 empie: sazia. 100 //... ammoglia: i viventi CQP cui cssa (la lupa, ^ tup'll'l,'a) Si con^iunge («adhacret tamc|uam uxor », Bcnvcnuto). Gia tulle I:pistole (xi 14): «Cupiditatcm unus- (come e piii probabile) qE. 102 condoglia: frft j tflrmt'""- 103-104 f»'tni'nnn si n"trirA W CAMTO1 104-119 ma sapienza, amorc e virtute, 105 c sua tia/ion sna tra ťeltro e feltro Di quella umile Italia li.i salute per cui morí la vergine Cammtlla, itttt líurialo c Tunu > e Niso tli ťerutc. Questi la caccerá per ogne villa, fin che ľa vra rimessa ne lo 'nferno, lit lá onde 'nvidia prima dipartilla. Onď io per lo tuo.me' penso e discerno ehe tu mi segui, e io saro tua guida, U4 e trarrotti di cjui per loco etterno; ove udirai le disperate strida, yedrai li antichi spiriti dolenti, in (ch'aTa seconda morte ciascun grida; ~~e\ederai color che son contenti nel foco, perché speran di venire beni materiali. domjnj^o riechezze '.peltro, letteralnientc « mctallo »), ma di beni rfíptzfj (o di Dio stesso, ncllc sue tre persone). 105 e la sua v..\ísjJÚSL^^£ílkJlä urhfll panni, Ma é questa uiu dellc tnuis piu irriducibili dcl poéma. Chi pensó a riechi tappeti, clu allc "íQe per le elezion . ch i a un'ori- tc, ch i iiiline (con le ini-z'ali maiuscole) a un.i dctcrmiiu-žlpne fopryr-jtw-. iira ľeltre e i i Montcfcltro). 106 Sará la sah'czza (salute) di SUcll Itália orniai decaduta (calco ^1 virgiliano « humilctii Itáliám » m 522-523, chc non ave-Va pero valorc moralc, ma mera-tocote gcoKidlico. la spiaggia has \* dcl Salento 107-108 Exoj delia mitio»_guerra Pcr la conquisia del_Lazio, na7räTa_ da VTriŕiíio m-W'Fnfide: i troiani .-•r^ilio nclľ£»ť«A'. i troia. •iililEtlíirai qui allratellati ag avversari. iimiHJa tiglia del_rc dgi V^lsjý^e^urno re de i RuTuli. -ferutet ferite) 109 iNekro dará la caccia alia 1 upa di cittá in cittá, di luoyo in luoco. 111 dondeTodu) dcl dcmonio (/»-vidia prima) la spiigjon^ contm i! genere umado. Altri. forsc per sug-Kcstíonc hibííč!i (Sap. n 24, «"hi" vidia diaboli mors introivit in or-bcm terrarum »), intende prima come avvcrbio, « per la prima volta ». 112 me' .> {nostra vita) e il personaggio-poeta che dice p mento di fronte alle difficolta del/'impresa (vv. 10-42). - Con fort i di Virgilio, else richiama I'intervento celeste a favore di Dante, con la mediation di Beatrice (vv. 43-126). - Dante, rinfrancato, segue il maestro verso la porta dell'Inferno (vv. 127-142). 12 Lo giorno se n'andava, e l'aere bruno toglieva Ii animai che sono in terra \ aoJJto* da le fatiche loro; e io sol uno m'apparecchiaya a sostener la gucrra si del cammino e si de la pietate,"" che ritrarrä la mente che non erra. () muse, O alto ingegno, or, m'aiutate; o mente che scrivesti cio ch'io vidi, qui si parrá la tua nobilitate. Io cominciai: « Poeta chc mi guidi, guarda la mia.YÍrtú(sVlľ ě possente, prima ch'a ľalto passo tu mi fidj. Tu dici che di Silvio il parente, 2 animai: animali, csscri animati. uomini. 3 sol mo: unico fra.tutti i viventi. 4-5 m'apparecchiava: mi pr.eparavo. - la euerr a ... pie t ate: la dura prova impostami d.il lerribile vjaggiß. c dalľtfngosa^ (cfr. i 21) dei mali ultratcrrcni. f*'^ • 6 che_la memoria (cosi anchc al v. 8), fedclc rcgistratrice di ogni evenio, riporterá cjui di séguito, 7 muse: custodi .c^UnEuľi ddl'.irtc c del la saoienza. - alto: chc ti sol-Icvi oltrc il mondo scnsibilc. K unirUr. imr.isti, silmi.isu Del til" libro (si ricordi ľinizio delia I it" Xuova). 9 si parrá: apparjrá. - nobilitate: pcrfczionc. 11-12 misura bene se i I m,ip valorc sja adeftuato, prima di ammcttcrtni a quarto passaggio (dal tem- po alľetcrno). 13rtjgl padre {parenie) di_Sily>o. 11 15 18 21 24 27 CANTO II 14 - 28 corruttibile ancora, ad immortale secolo andô, e fu sensibilmente. Pero, se l'avversario d'ogne male cortese i fu, pensando l'alto effetto ch'uscir dovea di lui, e '1 chi e '1 quale non pare indegno ad omo d'irytelletto; ch'e' fu de l'alma Roma e di sue* impero ne ľempireo ciel per padre eletto: la quale e '1 quale, a voler dir lo vero, fu stabilita per lo loco santo u' siede il successor del maggior Piero. Per quest' andata onde li dai tu vanto, intese cose che furon cagione di sua vittoria e del papale ammanto. Andovvi poi lo Vas_d'elezione, 14 corruttibile: in carnccdossa^i-vo. 15 secolo: mondo. - lensibilmente: dotato di tutti i suoi sensi (duricjuc, nou in sojjno ° 'n visione). 16 Pcrcid. sc Dio. 17 /:CgI) (ad Ľ.nea). - pensando... effetto: se sf riflette sullc mirabili conseguenze. > .«..•>■ P ■»»,■»- fw*« » 1K 10 , TiTi... indtffto: sia la Pcr- ouaj»> dl Enea •n sťiňhráno scninc- %önZ)(e 7 chi) sja I JTV quale) iiicnti. Assodato per tutti gli interpret Pi I calco del la formula « et quis ct qualis » cömüne nella logics mc-dicvalc; variamcnte intesi invece i vv. 17-19, anchc in rapporto a una possibile divcrsa intcrpunzione. 20-21 poicM egli (Enca) B88t prcscclto da DiötTcrrielo supremo (empired,"ncl Convivio, « di fiamma ovvero luminoso ») rnme firpiffli-tpre dell'eccelso impero romano. 22 Ta quale t 'I quale: riferiti a Roma e imptrt del v. 20. Megllo ancora (per il nesso col v. 23): «quella Roma imperiale che ». 23-24 verme costituitA ailqjiCQüP di prcpararc il sacro albergo, oyč~ («T ha sede il ponteikc, 1 crčdTdi san Pietro {massjiior, « il grande apoštole oTPpiú importantc dei do-dici, o il piu famoso fra tutti i pcr-sonaggi dcllo stesso nome »J Tjsccajj TirgiEZio privilegi, 26 'intese: udi (dal padre Anchise, ehe gljjprofctizzô ja futura gran-dezža di Roma). - tagimt; rhpjetd-vamente, causa diretta c indiretta. 27 y/7/or/a: fr. v. 3í). 35 non sia folie: řisujti .terQcj:aria (costrutto analogo al latino «ti-meo nej»). 36 intendi me': v perció tu . coni-prendi meglio. 37 disvuol: rmo_vuole piú. 38 propostá; prorjositoTctr. v. 138), intcndimcrjlo. 39 rosicché si al|onrarja interamen-te dal ffiscgng iniziaJcjAd rinun£ia del tutte 40 costa: la piaggia, iljlfifldi" tr.i la sel,va c il colle. 41 pensando, consumai: ririettendo (ai pericoli e agli ostacoli del viaggio), Ptcyidi ed esaurii (nella mia vo-looti). "' 42 nel cominciar: al priacigio- - tottn- rapid«, impulsiva. 43 la... intesa: colto !T senso del tuo discorso. 44 rispose 1'ombra di quel magnanimo. 45 da... offesa: merMJiay da pusillanimity. 46 fiate: volte. - ingpmbra: jrnrjc-disce, (ist.icuU - 47 onrata: onorata, .onorj^jjn rivolvt: volge indietrq^^BBU-: qualcosa Wocca^c^aHc^ 13 canto ii 49 - 64 Da questa terna a cio che tu ti solve, dirqtti perch'io vcnni e qucl ch'io 'ntcsi 51 ncl primo punto che di te mi dolvc. To era tra color che son sospesi, e donna mi chiamo beata c helia, 54 tal che di comandare io{ía)richiesi. Lucevan li occhi suoi piú che la stella; e cominciommi a dir soave e piana, 57 con angelica vocc, in sua favella: " O anima cortese mantoana, di cui la fama ancor nel mondo důra, 60 e durerá quanto '1 mondo lontana, Pamico mio, e non de la ventura, ne la diserta piaggia č impedito 63 sí nel cammin, che vólť e per paura; e temďche norj sia giá sí smarrito, condo il valjorc_pregnaQtc_acqui-sito dal termine «cortcj»a_>> nella civilta medievale: cfr. almeno In/. xvi 67). 60 qttanto ccc.: nel corso jej itCúU {fontána) per tutta ja_dujatadcl mon-do. In altrc parole (Foscolo, Sepol-ít/^vv. 294-5): « finčhé^jQolcJRi.-splcnderá su le sci;igurť umane ». 61 J^olui cbcJ; mio n«o- amko^c iiun di guelli che rmitano secondo l.i sortě (sul fonelaniento Jel la dif-fus.i locuzionc « aniicQ di fortuna » P_JLdLifiíitura a parallela ad altrc consimili, « amico di stárnuto», « di borsa », « di boccone » ecc). Piú baruilc la spiegazkmccansueta: «che ě cli me amato, ma non dalla fortuna, che Invece~To per-seguita» (in parole povere: «lo sventurato che mi ama »). 64 che non: che (costruzionc a!la latina col «verbum timendi »)• -smarrito: sgomentato, perso Ji animo. sottintesi dai vv. 46-47) uj^njnjaje quando si adomhra. D. avrá pen-sato al jravallo, chc"špesso si spa-venta a un ombra improvvisa. 49 Ařfinché tu ti btiolju .lil tak Paura. 51 la prima volta che provai do-'■••c ;-Lf la tíu"_ť(iniií/i(jiu- (tetie-ralrnente: « che mi dolse di te 52 color... sosbesi: le aninie del Qn-i-„r\ ÍSÍř che desiderano (cir. iv 42 « sanza spěme viverrio in disio » c 77}l 45) la vista di Di", ma insicnic sauno Jí esstrnc cscluse per sempře. > 54 nel suo aspetto, di I inta bellczza e ^beatítudinc che mi dichiarái • nronTóad ogni sua ncnieSti: 55 lu stella: |e stcíle.XojstL^casiJCo del singojarc č comunc; ncllajjngua rt del, tempo e ín Jj. stesso (Vita 2 Nuova cConvivio). 56 soave e piana: dolceroente ejw-citanicnte. 57 in suafavella: cosi parlando. 58 cortese: di elefti costunn Tsc- canto ii 65-82 ch'io mi sia tardi al soccorso levata, 66 per quel ch'P ho di lui nel cielo udito. < )r movi, e con la tua parola ornata e con cio c'ha mestieri al suo campare, 69 l'aiuta sí ch'i' ne sia consolata. P son Beatrice che ti faccio andare; vegno del loco ove tornar disio; > * 72 amor mi mosse, chc mi fa parlare. Quando saró dinanzi al segnor mio, di te mi loderó sovente a lui M>«-75 Tacette allora, e poi comincia? io: " O donna di virtú sola per cui Pumana spezie eccede ogne contento 78 di quel ciel c'ha minor li cerchi sui, tanto m'aggrada il tuo comandamento, che Pubidir, se giá fosse, m'e tardi; 81 piú non ťé(uo) ch'aprirmi il tuo talento. Ma dimmi la cagion che non ti guardi 65 levota: mossa. 67 ornata: cjpquentc. Juntiuc elli-cacc. 68 c'ba... campare: che č nccessa-rio alia sua salvczza. 70 Beatrice: probabilmcntc Bicedi Eojco Portijiari, nata ncl *42fiw sposa ncl t287]|a Simone Bardi, m'orta qcl (jffiJIn ogni caso, pcrso-naggio centrále di tutta l'opcra dan-tesca, dalla I 'ita Xuova allc Rime, dal Convivio alia Commedia dove, pur mantcnendo c anzi potcn-ziando la sua ricca connotazionc "mm e ooctica. vicne a Sigruji-circ - sul piano alienorico o sim-bolicu-^ la tr\*niit\c\\i,Rivelazjo-nc»_cioe la teolygft. 71 del loco: dal luogo, dal dčK 72 amor;ne\ senso ;uiche7cnstun<>• di ^arit^». 73 segnor mio: Dio, signore di quel lgcox 74 di... /oderu: parlcro bene di Le, faro lc tuc lodl. "6 O tu chc possicdi {danna, sul latino domina, << signora »: talc Beatrice in quanto (Cfic^očTa.». oltre che cc gqattUsSÍIUa_ž>)quelh virtu celeste per la quale^oltantov 77 eccede... rnntmln: suncra. jtrj-scende ogni enntenuto. tuttc lc creature comprcsc. 7 8 " 'l'-"-^ luna.dimi - nor circuito c piú.tjafiso rispctto agli ultri (nonets sc^atante, u mortal i da quelle etcrnc;_. 80Tche'se giá steaaL"* ndo a) tuo eomancio. aver tarcla_tc>. 81 non ti.bi'sogna QESSSP' « un li li {^^^(talentoVMsuo^ o^achctunlidtchiarnltuovo 82 cl»... ^ardr.^M^.^ ti periti. 84 87 90 93 96 99 CANTO II 83-101 de lo scender qua giuso in questo centro de l'ampio loco ove tornar tu ardi " Da che tu vuo' saver cotanto a dentro, dirotti brievemente ", mi rispuose, " perch' i' non terno di venir qua entro. Temer si dee di sole quelle cose c'hanno potenza di fare altrui male; de I'altre no, ché non son paurose. ľ son fatta da Dio, sua mercé, tale, che la vostra miseria non mi tange, né fiamma ďesto 'ncendio non m'assale. Donna ě gentil nel ciel che si compiange di questo 'mpedimento ov' io ti mando, si che duro giudicio lá sú frange. Questa chiese Lucia in suo dimando e disse: - Or ha bisogno il tuo fedele di te, e io a te lo raccomando -. Lucia, nimica di ciascun crudele,, s^mpsse, e venne al loco dov' i' era, 83 questo centro; 1'lnferno, al centro della terra, nel punto pi ú basso del-ľ universe*. 84 de.. T loco da 1 ľ ľ.mpi red, cielo intinini c imm.itcriafe. - ardi: brarni rcfr." v. 71). 88 .deve 89 potenia: cagac'ia*. 91 sua merer- per ffTjgja Sua. 92 miseria: *-flfrr*'~fi if^Td'7'""'- ^' Virgilio come di tuttc 1c animc private di Dio). - /a«jjř:j2fi£a (latino « tangcre_»). 93 'ncendio: gencricamente, per « supplizi infernali » (i caldt"e geli di Purg. m 31); ffleho bene s'intende, nel traslatq, come «angoscia del dolorc ctcrno ». __. 94 genttl: nobile. Aljudc a 'Siaru' simbolo qui delia caritá o pjuttosto delia grazia prevenicnte. - si cont-piange: si duolc. 95 'mpedimento: ostacolo.(cfr. i m hi dito al v. 62). ^_ 96 duro giudicio: la^e_v^erÄ^ént£Q2a (tíTvTrja. - f range: rornpe, piega, tcriuap 97 chiese... dimando: £gce_£bjaniaxe-Lucia. La_rnartire siracusana (del iv secoto) simbolcggia la grazia illu-minante mr^lio chf la spcranza. Non ě necessario pensarc che dit;-tro la devozione di D. alia santa (cfr. v. 98) si nasconda un episodic biografico, come la malattia d'oc-chi in etá giovanile per gli ecccssi nel leggerc, di cui si parla nel Con-vivio. 100 ciascun crudele: qualsiasi crudd- canto u 102-122 che mi .s.cdea con l'antica Rachele Disse: - Beatrice, 1oda> di Dio 102 ché non soccorri quei che ťamô tanto, 105 ch'usci per te de la volgare schiera r^*** Non odi tu la pieta del suo pianto, non vedi tu la morte che T combatte 108 su la fiumana ove '1 mar non ha vanto? -. Al mondo non fur mai persone ratte a far lor pro o a fuggir lor danno, in com'io, dopo cotá^ paro1é~Iattc, venni qua giú del mio beato scanno, fidandomi del tuo parlare onesto, 114 ch'onora te e quei ch'udito l'hanno ". (Poscia che m'ebbe ragionato questo, li occhi lucenti lagrimando volse^ 117 per che mi fece del venir piu presto. E venni a te cosi com' ella volie: d'inanzi a quella fiera ti levai 120 che del bel monte il corto andar ti tolse. Dunque: cheJ£? perché, perché re|$tai, perché tantaKoltä nel core allette, 102 Racbele: figlia di I-a.h3nn ff mr>-prlie di Qiacobbe (Genesixxix-xxx\ ), nel Mcdioevo c in D. simbolo dclla ŕíta .contempTaT loda... rera: schictt.i gloria di Di'> (nella su.i perfezjuqe.tciiena). c insieme (sul piano allegcjfico. come Teológia) sua fcdelc cclebratrice. 105 che da te ispirato (fin dalla Vita Nuova) si sq1)cv6 c sQjsu^j) dal volgo. C^sccuuva. 106 pieta: arjgoičTfr 107 morte: l^ijdia spirituále^(jfin-ruzu \§TTä... vanto: il fiumy del male, ů gorgo del peceato {dx.pelägo a i 23), di cuTTocéäncTccm le sue tempeste non puo dirsi piú pcricoloso. qua giu scanno: segg 109 ratte: rapide. 110 pro: vantaggjo. 111 fatte: pronunciatc (da Lucia) 112 qua gtu: nel TjmÍ^>. - kec :io inPi .imb*. - blato 113 onesto: digutosp e_saggifi. Fi-gura ctimoloBica "nel successivo onora. 117 per la flual cos.i mi rcsc p:u SulkcjtO ad accorrerc (tctteralmen-te: « plu pronto quanto a! venire »)• 118 tolse: voile, Rima equivoca col v. 116. •».»•• ■ d-,7r. -'^^„ 121 rc.-t.u- ristal. j gSS 122 allette: 2]j"tt^SS» 17 16 123 126 129 132 135 138 142 canto ii 123-142 perché ardire e franchezza non hai, poscia che tai tre donne benedette curan di te ne la corte del cielo, e '1 mio parlar tanto ben ti promette? ». Quali fioretti dal notturno gelo chinati e chiusi, poi che '1 sol li 'mbianca, si drizzan tutti aperti in loro stelo, tal mi fecfíčy di mia virtude stanca, e tanto buono ardire al cor mi corse, ch'i' cominciai come persona franca: « Oh pietosa colei che mi soccorse! e te cortese ch'ubidisti(tost^cv a le vere parole che ti porse! Tu m'hai con djsiderio il cor disposto si al venir con le parole tue, ch'i' son tomato nel primo propoSto. Or va, ch'un sol volere e d'ambeduej^ tu duca, tu segnore e tu maestro ». Cosi li dissi; e poi che mosso fue, intrai per lo cammino alto e silvestro. 124 tai: Cg&jdUrit 126 t<»>to~fc>i- un pfcmio cosi alto (cfr. i 112-125T"*; " 128 •mbianca: JMumtofjjfrJgptt (c insicmc riscalda), I JO t tic m .ii—1; riTf,ffo MM '™a X¥nfranca: Jfafl ft «jafaEMg ejiuindj_/jSol^> (cfr. v. 123). 135 rtre:jMtep£r porse: rjvolse, 136 fo»////i*rw:jnf..iulciKÍ<.n.il .ui sja delia salvczza. 138 hmhHSl-': pruposit«' (cfr. \. » 140 duca: ducc, guida. 141 mosso "jut: ^LM™^' ■ 142 alt» c Silvestra: ^rJutf.. e COMMENTO AL CANTO H Al Preludy in fern» del j_ canto si salda, gocthianamcnte, il PmJoprJ m rielo. con ľcv<>cazjy£* dclľintcrvento di Beatrice; lc lineg^generali del viaypio ultraterreno vengono a collimarc ~"T q"-'lr. A'"" r-""iar ™"H""""e ňl Haňte. La cerniera scatta su un austero drammatico tramonto, scevro di ogni ten-tazionc patetica o deserittiva. Al chiudersi delia sua prima giornata di passionc e dopo una breve invQcazipn.c alle Muse, il poeta interrompe il misterioso itinerario del personaggio-che-dice-io per bloccarlo in un dubb!ö> di. fondo, decisivo, circa la legittimitä siessa di cjuell'impresa che ora appare in tutti i suoi rischi moraTi, come apparentemente priva di una qualsiasi giustifica2Íone superiore (vv. 31 ss.). II richiamo ai due pnjjmu^txi-ftrecedcnti di cspeiienze umane di lä dalla sp-glia delia morte, £ne^ Padlej, consente alľautore di pro-filare ía sua discesa agli Inferi, per quanto ancora negativa-rnente (v. 32), in tutte le essenziali implicaziuni di online po-imei^rfcligldfr» (la Gerusalemmc terrena e cjueTla celeste, ma soprattutto il mito guclfo di Ronia latina c papalc, a cui ľi-dealc imperiale appare ancora subordinate)), oltre che - per ľinevitabile nesso col i canto - sullo sfondo di una profonda QfTsT moraleVche per lui (e in lui) roinvolge..ľintera societá contemporanca. Tramato su un'alta architettura stilistica e su ret,prici pre-ziosismi (figura predominante la rfl^ľtcat^ per «venire» [vv. 31, 34, 35], « pensare » [vv. 38, 41], « cominciare » [vv. 39, 42], « impresa » [vv. 41, 47] ecc), il discqrso di Dant< a Virgilio. (vv. 10-36) ě caratterizzato dalla sokooili .del tono, cosí come ľesordio delia risposta (vv. 43-51), in contrapposi-zione alio squallido scorcio di paesaggio ebe funge da cornice a quel supremo dibattito (vv. 37-42). Ma nclla rievocazionc della discesa al Limbo di Bcatricft^yfrentra un divcrsoregistro. piú ďimesso o meno scultoreo, di una r a re ťa n a «. u gan/a c lie si richiania senza ambagi alí'antica maniera ^'{flfflMÍl""P DaH" Vita Nuoi'd la Beatrice riemergc qui col suo timbro an.uco c i temi.conduttQii delia rriovinez/a. ma piú vina., ad un tempo (la « gentifissima regiôa délle virtudi» 19 su- 18 blimata nclla « donna di virtu » di ora, che guarda a Dante come ad awtco), senza cioé che le astrazioni s.mbohche ne cor-,r«»dano la profunda sostan/a terrcna c psicolORlcA (osi äncoi 'mcglío avverrä ncl Paradiso terrestre). Alia promessa finale delia Vita Nuova rispondono gia quest, verši (52-74, 85-117) che proprio sul limitare del poéma su rlťánn ľantohio^rafia poetira del libdlô giovanile potcn/ian -!n \m mito assai DJ^ornDlesso di quello mistico delia « legenda- sanrtar Roatric» r. Sc infatti Beatrice a quest o punto scompare per quasi due cantiche, fino a quando nclla chiusa del Pjugitiw (canto^xxx) \errä a coronare ľitinerario morale di DaatC_Col peso della sua testimonials cd acuisa e con la gioia del riscatto, č importante che qui accanto agli echi della giovinczza si irradino i primi annunci dell'atmosfera che ca-rattr-t\7yt-r\ jl tcrzo retmo. Al centro di questo nodo, "Viigil^, ultimo anello di una catena di igencrositä che attra verso le tre donne promana dal cielo, in ritmi di stili^,a/,JV>pc_^j|tt^rKa quasi p^eocjusiiaoa (pensiamo a certi mosaici ravennati). Al-ľiqycstľtuCa culturaJc del ijcanto sene aggiunge ora una pi ú solenne, um vocamente agrafe c jTiessjaaitX riflessa sia nclla perentoria csoftazionc ImäTé^a Dante (yv. 121-126) sia odHn^ rnndj/ionara adésiot"ft dri rylh-prino (« tu duca, tu segnore e tu maestro »). Qa. tale punto di vista, la celebre siroilitudine dei ßoretti(vv. 127-130), ™n al^ajB?"'*" F.rmer^ajrda. trova la sua giustificazione non soltanto artistica in una prospettiva tra purgatorialc c paradjgjaca. in rapporto alia rievocazionejdi B^trjjce o alle attesc celesti piuitnsto che alia attuale e draiji-matica condizione del pcrsonaggio Dante. CANTO III Hibi.iograi'ia: S. A. Chimcnz, 11 canto n deli'« Inferno», in AA. VV., Nuova lectura Dantit, Roma 1950; C. S. Singleton, Virgil recognises Beatrice, in « Annual Report of the Dante Society)), 74 (1956), pp. 29-38; B. Sanguined, Dante, Inf. i-m cit.; A. Pagliaro, //proemio cit., pp. 71-114 c // canto it deli« Inferno», in Nuove letture dantescbe cit., i, pp. 17-46; R. Hollander, Dante's \Jse of Aenets in Inferno i and n, in «Comparative Literature», 20 (1968), pp. 142-146; F. Mazzoni, Saggw di un nuovo cummento cit., pp. 149-313. La porta dell'Inferno: ingresso dei dm poeti (vv. 1-21). - II vestt-bolo o Anti-inferno: fra le ani me degli ignavi, papa Celesttno V (vv. 22-69). - II passo dell'Acheronte e il nocchiero Caronte (vv. 70-120). - Terremoto e sonno improvviso di Dante (vv. 121-136). Ter me si va ne_la_cittä dolente, per me si va ne l'ett'erno dolore, per me si va tra la perduta gente. Giustizia mosse il mio alto fattore; fecemi la divina podestate, la somma sapi'enza e M primo amore. Dinanzi a me non fuor_cose create se non etterne, e io etterno duro. Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate'. Questc parole di colore oscuro vid' toscritte al sommo d'una porta; per ch'io: « Maestro, il senso lor m'e duro ». Ed elli a me, come persona aecorta: 12 nie. 1 Per me: AUravers 3 perdiita: dannata. ju .superiorc_giustizi:i Euld3 jjo^cht; iniJjccc {il mw~~aTtb fat. tore); lo indussc cioe a dCTtma»- ~ deputarc urTTuogo alia punj^n:. del peccati umani. 5-6lru fecc. mi m>A 1-, ffij^ ncllc sue tre persons (designate me' Mpic-iv/.i e lo Sp.rit.._S.lIlt(> llimt. Caritá). '-8_JJjj']"iTia__chjm^ furono create se non cose ctcrnc (gli angeli, i cieli, la materia pura), e io stessa (con tutto I'lnferno) rimango pcr-petuamentc (calco dcll'avvcrbio latino «aeterno.»). 10 di... oscuro: a cajtattcri fférl) c Minaccľusf. 12 duro: accrho. dtfloroso. 13 accorta fsa v iáY i n quatito intuisec lo s ta t o d ammo del disccpolo). 20 21