Libreria Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ® W ^») 100% 1H> Q ABC - Gio 21:02 Q, © ;= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Indice Nota redazionale Epoca 1 LE ORIGINI Introduzione alľEpoca 1 1. Lc Origini delia lettcratura in volgarc 2. Conlesli. lemi o ideologie delia poesia dclle Origini 3. La realtä delia prosa Capitolo 1. Le prime testimonianze poetiche 1. Tracce di tradizioni sommerse 2. I rilmi arcaici 3. La prima poesia ďamore Bibliografia Capitolo 2. Dalla Sicília allaToscana. La tradizione lirica nel Vaticano Latino 3793 1. Dai documenli alia sloria. dalla storia ai document! 2. Storia c prcistoria delia poesia italiana 3. Tracce di poesia siciliana e il problema delia lingua 4. Un manoscriito nella sloria 5. La Scuola siciliana: coordinate storiche 6. Giacomo da Lcntini. poeta c «Notaro» 7. II dibattito sulľamore (ncgli altri manoscrilti) 8. II registro «umile» Q. Dalla Sicilia alla Toscana Bibliografia Capitolo 3. La centralitä di Guittone d'Arezzo. II Laurenziano Redi 9 1. D punto di vista di Dante 2. Un poeta «impegnato» Bibliografia Capitolo 4. II «dolce stil novou: il nuovo canone del Chigiano L VIII305 1. Un manoscrillo del Trecento 2. Una delinizione problematica 3. Tra anlico e moderno: Guido Guinizzclli 4. Guido Cavalcanli: il poeta e il filosofo 5. Gli altri stilnovisti: Cino da Pistoia e Lapo Gianni 6. Verso Dante e Petrarca Bibliografia Capitolo 5. La poesia comko-realistica 1. Poesia comica e genere lirico 2. Ľesperienza poetica di Cecco Angiolieri Bibliografia 15 15 lis r 18 20 23 27 3D 32 45 52 59 65 "ŠI /737 3 o Ô 2 f É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 3 o Ô ■1 f Capitolo 6. La poesia allegorico-didattica in area settentrionalee inToscana: dal codice Saibante al Tesoretto 70 1. La poesia didatlica in area sellenlrionale e il codice Saibante 70 2. La poesia allegorico-didattica in Toscana 71 Bibliografia 75 Capitolo7. La poesia religiosa delle Origini 76 1. Poesia sacra e profana 76 2. La poesia delle crealure 76 3. Religione e politica in lacopone da Todi 79 Bibliografia 83 Capitolo 8. Le forme delia prosa 84 1. Volgarizzare e tradurre 84 2. Scrivere lettere 87 3. Scrivere la storia 88 4. Scrivere la scienza 89 5. Scrivere novelle 89 Bibliografia 91 Epoca 2 LE TRE CORONE E LA CULTURA DEL TRECENTO Introduzione all'Epoca 2 95 1. Ľavvio di un'etä aurea 95 2. Fuori da Firenze, tra latino e volgare 96 3. «Fiorentinilä trascendentale» 98 4. Boccaccio e la mediazione tra culture diverse 99 Capitolo 1. Dante Alighieri 101 1. Un poeta che fa «parte per sé stesso» 101 2. Gli anni giovanili e gli studi (1265-1295) 102 3. Lamicizia con Guido Cavalcanti 103 4. Le rime del lempo delia Vila miova 106 5. La Vila mimu 109 6. L'impegno politico e ľesilio (1295-1308) 119 7. Le rime delia maturita 120 8. UConvivio 123 9. De vulgari eloquentia 128 10. Gli anni delia Commedia (1308-1321) 132 11. LaCommedia 135 Bibliografia 159 I Classici Vitanuova 160 Braňo 1 XIX, Donne chavete inlellello ďamore 160 Commedia 164 Braňo 1 Inferno XXVI 164 (737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Braňo 2 Ptirgatorio XXVI Braňo 3 Paradiso XVII Capitolo 2. Francesco Petrarca Petrarca alľorigine delia coscienza moderna Un'autobiografia ideále La giovinezza: incontri c autori fondamentali I miti delia giovinezza Le prime opere latine, tra poesia ed erudizione La svolta morale: Ira soegettivitä e trattntistica Petrarca, ľltalia c la peste del 1348 II Secretum Le opere delľintrospczione: le Familiares e le Epysiole 10. Le scelte e le opere delia maturita: le Seniles e il De remediis Un umanesimo cristiano: le polemicľie Petrarca tra latino e voleare I Rerum vulgarium fragmentu I Tri u n ipli i Bibliografia I Classic Rerum vulgarium fragmenta Braňo 1 Erailgiorno c f ťal sol si scoloraro (Rvf3) Braňo 2 Lasso me, ch'i' non so in qualparte piegfii (Äv/70) Braňo 3 Cfiiarc, fresche et dolci acqtie (/ív/126) Braňo 4 Italia mia, benché 'I parlarsia indarno (/řv/128) Braňo 5 Che debb'io far? ehe mi consigli, Amore? (Äv/268) Capitolo 3. Giovanni Boccaccio Un autore tra due culture Due cil t á Le prime sperimenla/.ioni napoletane Teseida ed Elégia di madonna Fiammetla Le matrici lelterarie del pri mo Boccaccio Ritorno a Firenze La svolta di melä secolo: l'arrivo della peste La svolta di melä secolo: I'incontro con Petrarca II Decameron Le opere in latino II Corbaccio 12. Un progetto con due teste Bibliografia I Classic Decameron Brano 1 Novella II 4 Brano2 Novella IV5 Brano 3 Novella VI 9 Brano 4 Novella 1X3 IN') 192 201 205 208 210 211 225 228 230 246 249 25i) 25* 27h :si 283 289 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo4. La poesía del Trecento 301 1. Come comincia una nuova slagionc poctica 301 2. Persistenza dello Stilnovo: can one e maniera Ira Veneto e Toscana 302 3. Eťfetto Commedia: la poesia allegorico-didallica 306 4. Tra realismo e corlesia: nuove forme delia lirica trecentesca 309 5. La Iclicralura ncllc piazze: poesia per musica c cantari 314 Bibliografia 317 Capitolo5. La prosa del Trecento 318 1. Un nuovo pubblico per la letteralura in volgare 318 2. La novella dopo Boccaccio 319 3. Scrivere la storia 324 Bibliografia 328 Epoca 3 LA STAGIONE DELL'UMANESIMO Introduzione all'Epoca 3 331 1. Una nuova epoca culturalc: caratteri generáli 331 2. II recupero delľanlicľiilä e il senso delia dislanza storica 332 3. Dalla grammatica alia relorica: la nuova scuola degli umanisti 333 4. 11 problema delia lingua e dello stile 335 5. Ľinizio dcll'Umancsimo ira Padova e Firenze 337 6. L'organizzazionc culturalc 338 Capitolo 1. Alla seoperta degli antichi 341 1. 11 ritrovamento dei codici antichi 341 2. Renovatio c restauratio 344 3. Lin sislemn di comunicazione 345 Bibliografia 347 Capitolo 2. Poesia e prosa latina del Quattrocento 348 1. La scuola di Salulati e il primo Umancsimo a Firenze 348 2. Leonardo Briini e Poggio Bracciolini 350 3. Le grandi scuole e gli ideali dell'Umanesimo 354 4. Esperienze umanistiche a Miláno e Venezia: Francesco Filelfo 356 5. Ľ Lima ne si mo a Roma: Biondo Flavio ed Enea Silvio Piccolomini 358 6. Lorenzo Valia 360 Bibliografia 364 Capitolo 3. Leon Battista Alberti 365 1. Alberti. «gcnio universale" 365 2. Un'esperienza sovramunicipale 365 3. Latlivilä lelteraria del periodo fiorentino 367 4. II capolavoro delle Iritcrcenales 369 5. Alberti nella Roma di Niccolô V 371 6. Ľullima opera: il De iciarchia 372 Bibliografia 374 91 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 4. Prosa e poesia volgare del Quattrocento 375 1. Prosa 375 2. Poesia 385 Bibliografia 388 Epoca 4 LA CULTURA DELLE CORTI Introduzione all'Epoca 4 393 1. Un nuovo cquilibrio politico (1454-1494) 393 2. La cullura delle corti c il nuovo ruolo del volgare 393 3. Geografia e storia delia cultura cortigiana 394 4. Oltre la corte: le aceademie e il mondo delia tipogralia 396 5. I generi letterari delia lelleratura volgare 396 Capitolo 1. II passaggio dal manoseritto alia stampa 398 1. Una mirabile invenzione 398 2. Dalla Germania alľltalia 399 3. Slampe c manoseritti 401 4. Una svolta cpocale 402 Bibliografia 404 Capitolo 2. Ľambiente laurenziano 405 1. 1469-1492: II pročetlo culturalc di Lorenzo de' Medici 405 2. La tradi/ione popohnu fiorenlina e ľesperienza dei Pulci 411 3. La grande traďizione filosofica: Marsilio Ficino 416 4. Un genio alia ricerca di sintesi; Giovanni Pico delia Mirandola 420 5. Angelo Poliziano: poeta e intcllcttuale mediceo 421 Bibliografia 426 I Classici Stanze per la giostra All Braňo 1 Incontro di lulio e Simonetta (I 1-4,8-13,40-45) 427 Capitolo 3. Ľambiente ferrarese e Boiardo 433 1. La Ferrara estense: politica e cultura 433 2. Matteo Maria Boiardo 436 Bibliografia 450 I Classici Ľinamoramento de Orlando 451 Braňo 1 // Fiume del Riso (III, vn, 1-37) 451 Capitolo 4. Ľambiente napoletano 459 1. ĽUmanesimo alia corte di Alfonso 1 (1442-1458) 459 2. La stagione del Panormita 460 3. La novella alia corte arugonese: Masuccio Salcrnitano 462 4. II magistero di Giovanni Pontano 464 5. La Urica a Napoli tra latino e vulgare: MaruUo e Cariteo 467 Bibliografia 469 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 5. La lírica volgare tra Quattro e Cinquecento 1. Ttí passalo e futuro: la Raccolia argonese 2. Legloga in volgare. La raccolia delle Bucotiche i-legtintissimarnenie composie 3. La poesia cortigiana del secondo Quattrocento Bibliografia Epoca S ILRINASCIMENTO Introduzione all'Epoca 5 1. Lacrisi polilica ilaliana u la culiura del Rinascimcnlo 2. La questione delia lingua 3. Le forme pluráli del classicismo moderno 4. I riflessi delia erisi Ira teória politics, storiograľia c letteratura 5. II mestiere del letteralo Capitolo 1. Pietro Bembo 1. Bembo e la nascita del Rinascimento 2. Tri educazione umanislica ed editoria 3. Gli Asolani e la canzone in morte del fralello Carlo 4. Le esperienze cortigiane di Urbino e Roma 5. Ľattuazione di un progetto: le Prose delia volgar lingua (1525) e ľedizionc delle Rime (1530) 6. L'incarico di storiografo c il cardinalato Bibliografia Capitolo 2. lacopo Sannazaro 1. II percorso letterario c interiore di un umanista «sinccro» 2. Ľinfanzia e la formazione umanislica nella Napoli aragonese 3. Prime prove in latino e in volgare. La preistoria deWArcadia 4. Dalľltalia alia Francia 5. \JArcadia 6. II ritorno a Napoli Bibliografia Capitolo 3. Ludovico Ariosto 1. II valorc delia poesia 2. La formazione nella Ferrara estense 3. Ariosto cortigiano 4. Sodalílä ed esperimenti poetici; il cantiere delle Rime 5. Tri Ferrara c Roma: teatro e diplomazia 6. II primo Furioso (1516) 7. Lacesura del 1517: le Satire tra biografia e letteratura 8. Lautunno delľArioslo. tra Garfagnana e Cinque canti 9. II secondo tempo del teatro 10. Ľedizione definitiva del Furioso Bibliografia 4711 470 472 473 476 4^'J 4^J 4X11 4'IN 498 499 5111 503 503 508 511 515 516 ~ŤT1 ,737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria I Classic Orlando f arioso Braňo 1 L'avvio delia macchina narrativa (I 8-23) Braňo 2 U fantasma di Angelica (XII8-16,20-29) Braňo 3 // valore delia poesia (XXXV 11-30) Capitolo 4. Baldassarre Castiglione 1. Un modello per le corti d'Europa 2. La nascita mantovana e la formazione milanese 3. U sogeiorno urbinate (1504-1513) 4. Dalľltalia alia Spagiia 5. // Libro del Cortegiano (1528) Bibliografia I Classic // Libro del Cortegiano Braňo 1 La nobiliá de! cortigiano (I. XIV) Braňo 2 // comportamento del cortigiano: il-bon giudicio* e la sprezzatura- (I.XXVI) Capitolo 5. Niccolô Machiavelli 1. La regola e la mutaziDiie 2. Formazione ed esordio 3. «A studio delľarte dello stalo»: seerelario c legnlo (1448-1512) 4. Posl res perditas (1513-1520) 5. "Voltolarc un sasso»: al servizio dci Medici (1520-1527) Bibliografia I Classic // Principe Braňo 1 // mito di Césare Borgia Braňo 2 Vinú e fortuna Capitolo 6. Francesco Guicciardini 1. Politics c serittura. crisi c conoscenza 2. Formazione ed esordi fiorentini 3. La Icgazionc e i «ghiribizzi» spagnoli 4. Al fedele servizio dei Medici e delia Chiesa 5. Ultimc occasioni politiche e la Storia ďltalia Bibliografia I Classic / Ricordi Braňo 1 Sul libro Braňo 2 La diserezione Braňo 3 La storia Braňo 4 Cause e conseguenze Braňo 5 La fortuna Braňo 6 Valtitare e decidere Braňo 7 Ambizionc 548 54') 554 560 dl 13 Mih dlh 616 617 his d:i h in 630 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 7. II teatro del Cinquecento 1. La nascita di una civiliá icatrale 2. Le forme del teatro alla fine del Quallrocento 3. Le forme del comico: la commedia 4. La tragédia Bibliografia Capitolo 8. La poesia del Cinquecento 1. Un inodello europeo 2. La lirica e il nuovo classicismo volgare 3. La lirica spirituále 4. Levoči femminili 5. Leragioni delia gntvihis 6. U petrarchismo meridionale Bibliografia Capitolo 9. La poesia comica del Cinquecento 1. Ľereditá del secolo precedente (Burchiello. Pulci, Pistoia) 2. Francesco Berní 3. Giovanni Delia Casa 4. Tcofilo Folenjío Bibliografia Capitolo 10. Le forme delia prosa del Cinquecento 1. Introduzionc sullc forme di novella c dialogo 2. Pictro A retino: la penna e il potere 3. Matteo Baiidello c la novella 4. Delia Casa e la traltalistica sul comportamento Bibliografia Capitolo 11. Le seritture ďarte fra Quattrocento e Cinquecento 1. Le nuove parole sulľarte: la trallatistica e le biografie 2. Dal Quattrocento al primo Cinquecento: i testi classici c quclli toscani 3. Giorgio Vasari 4. Benvenulo Cellini Bibliografia Indice dei nomi 638 643 649 650 650 651 654 657 659 670 672 677 678 678 fi7*J 694 694 695 699 702 705 Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto 4 100% H QABC-esteso Ven 10:40 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf I Trecento fiorentíno Con la sequcnza di capolavori dovuti prima a Dante e poi. a distanza appena di una generazionc, a Petrarca e Boccaccio, il Trccenlo rappre-senta una stagione eccezionale nella tradizione letteraria, un momento nel quale la nascita in contemporanea di alcune opere slraordinarie {Commedia, Secretam e Rerum vulgárním fragmentu, Decameron e Genealogie) pone le basi per una nuova cultura. di foggia moderna, in Italia prima e poi in Europa. Negli scritti delle Tre Corone, e in quelli di un ventaglio di autori minori. si realizza anzi tulto una sintesi della tradizione letteraria del Duecento. e insieme un suo superamento; una dinamica che conserva al centro. in modo diretto o indiretto, la citta di Firenze, polo ideale cui tendere o cornice concreta della piii importante elaborazio-ne letteraria. Se i decenni precedents dopo il iramonto della corte di Fe-derico II. avevano visto il concorso di centri quali Bologna e Padova, o delia cultura religiosa umbra, c in questa stagione. del primo e pieno Trecento, che viene ribadila la centralitä di Firenze e di tutta la Toscana in un panorama ilaliano che rimane frazionato in molti centri. La parabola di Dante, da questo punto di visia, č esemplare. Di poco pití giovane di Cavalcanli, e prossimo alia generazione di Guinizzelli, Dante interpreta subito gli stimoli della piü avanzata cultura fiorentina e. con la Vilu nuova. gía nelľultimo decennio del Duecento realizza un'o-pera ehe determina uno scarto profondo nella tradizionale concezione delľamore e nel ruolo della Urica. Dalľinlerno di una poesia ehe ě sempře congiunta con una lucidissinia tensione erilica. nel libello Dante si confronla con gli altri protagonisti della poesia del suo tempo; attraverso la vicenda di vita e morte di Beatrice intraprende un cammino piü ambi-zioso. di proiezione verticale della passione amorosa su un orizzonte tra-scendente. che sorprende per ľeccczionalc precocitá. e insieme per la lungimiranza della mossa con cui il libello si chiude. rinviando a un'altra 1101/737 • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf 1®^Q*1BI •HOaSid:^ TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 Q, Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf . 10(^0*•» »»08iiR TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - 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I testimoní principáli, ehe si distribuiscono in due rami, sono, da una parte, il Chigíano L VIII 305 (Biblioteca Apostolíca Va-ticana), fiorentino, risalente agli anni Quaranta del Trecento, e il Toledano (Biblioteca Capitolare di Toledo), copiato da Giovanni Boccaccio intorno al 1350; dalľaltra, il Martellí 12 (Biblioteca Laurenziana di Firenze), prodotto nelľarea di Gubbio nei primi decenni del Trecento, e lo Strozziano (Biblioteca Nazionale di Firenze), pure collocabile attorno alla metá del XIV secolo. Il testo delia Vita nuova é stato garantito per quasi un secolo dalľautorítä di Michele Barbi, ehe ne eurô un'esem-plare edizione critica nel 1907 (poi rivista nel 1932). II lavo-ro di Barbi, decisivo non solo per la ricostruzione del testo dantesco ma per i futuri sviluppi dello stesso metodo fi-lologico, é ancora oggi valido nei suoi risultati di fondo. Negli ultimi due decenni si sono tuttavia avute tre nuo-veedizioni critíche del líbello: quella a eura di Guglíelmo Gorni (1996), ehe tende a distanziarsi dalla testimoníanza del Chigiano, anche linguisticamente; ľedizione eurata da AriĹ ~Q 1 Stefano Carrai (2009), ehe invece recupera la lezione del jj^J^L^ftf B j*1 Chigíano, tanto per la sostanza del testo quanto per la ■BÉÉU^^I^ veste formale; e infine quella eurata da Donato Pirovano y' t ''^^^^■^^^^k* (2015), ehe consiste in un'accurata revisione del testo Bar-Figura i ^ Pure ,=onc'al:a 5U"a valon'zzazione del Chigiano. Miláno, Biblioteca dell'Archivio Storico e Trivulziana, ms. Trivulziano 1080, XIV secolo. Brano 1 XIX, Donne ch'avete intelietto ďamore Ě il capitolo inaugurale della nuova poetica della lode, che ha il suo manifesto nella canzone Donne ch'avete inteiletto ďamore. Nel capitolo precedente, attraverso il colloquio con una donna gentile, Dante ha compresc come, perduta ogni possibility di riacquistare la benevo-lenza di Beatrice, la sua poesia sia ormai caduta nella vuota e ripetitiva denuncia della propria sofferenza, da cui puó uscire solo mediante la maturazione di un amore e di una poesia diversi, che trovino nella lode incondizionata di Beatrice il proprio fondamento e la propria inesauribile beatitudine; «E pero propuosi di prendere per matera del mio parlare sempře mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando molto a ciů, pareami avere im- 175 I /737 1®^Qal® • »Ogi^' TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice preša troppoalta matera quantoa me, siehe nonardia dicominciare;ecos[dimorai alquanti dl con disíderio di dire e con paura di cominciare* (cap. XVIII). La realizzazione di un propo-sito tanto arduo, che puö essere solo frutto di una superiore ispirazione («la mía lingua parlö quasi come per se stesso mossa»), é la canzone Donne ch'avete intelletto d'amore, primo, altis-simo, tentativo di espressione delia lode disinteressata e infinite di Beatrice, con cui la poesia dantesca súpera deňnitivamente la logica cortese del guiderdone e diviene autosufficiente, aprendo cosl nuove possibility alľintero genere lirico. Nella canzone la stessa lode di Beatrice va ben oltre i parametri e le íperboli cortesi: la celebrazione della sua trascendenza, affidata a un discorso rivolto alle donne dotate di una superiore intellezione amorosa, é ambientata in un'inedita dimensione celeste, al cospetto di Dio stesso, e arriva ad ammettere, per bocca di un angelo, I'idea ai limiti dell'eterodossia che il Cielo stesso non puö essere perfetto finché non accoglierä ľanima di Beatrice. Nella Commedia, giunto quasi sulla vetta del Purgatorio, Dante, al momento di ridefinire la sua esperienza dí poeta d'amore, vorra, attraverso le parole di Bonagiunta, identificare sé stesso e la novitä della sua Urica ancora con la canzone in questione: »Ma dl s'i' veggio qui colui che fore / trasse le nove rime, cominciando / Donne ch'avete intelletto d'amore» [Purg. XXIV, 49-51), ribadendone cosl, dopo tanti anni, I'assoluto rilievo. XIX. [1] Avvcnnc poi che passando per un cammino lungo lo quale sen gia un ri-vc chiaro molto1, a me giunse lanla volontade di dire, died io incominciai a pensare lo modo ch'io tenesse:; e pensai che patlare di lei non si convenia ched io facesse. sed io non parlassi a donne in seconda persona, e non ad ogni donna, ma solamente a colore che sono gentile e ehe non sono pure femine1. [2] Allora dico ehe la mia lingua parlö quasi come per se stesso mossa4. e disse: «Donne ch'avete intelletto d'amore». [3] Queste parole io ripuosi ne la menle con grande letizia. pensando di prenderle per mio cominciamento^ onde poi, ritornato a la sopracletta cittadc". pensando alquanti di. cominciai una canzone con questo cominciamento. ordinata nel modo che si vedra di sotto ne la sua divisione'. La canzone comincia: Donne ch'avete. [4] Donne ch'avele inlelletto d'amore*. Í' vo' con voi de la mia donna dire. non pcrch'io crccla sua lauda finirc", ma ragionar per isfogar la mente10. [5] Io dico che pensando '1 suo valore. 5 Amor si dolce mi si fa scntirc, che s'io allora non perdessi ardire. farei parlando innamorar la gente. 1. sen... molto: 'scorreva un fiume molto limpidj'. 2. lo modo... tenesse: 'come pokssi thru seiuiilo a late intento'. 3. ma solamente... ftmtne: "ma sollanto a quelle che soiio di aninio nobile e non semplicemenle di sesso femmioile'. 4. quasi... mossarcame se si muovessedi propria iniziaiiva". 5. per mio cominciamento: 'come inizio di una nuova poesia'. 6. la... allude: I-'iri'ti/c. 7. divisione: le »divisioni» sono i luoghi in cui Dante spiega i propri componimenli dividendoli in parli. 8. inielleiio d'amore: 'intelletto amoroso', e quindi una superiore capacila di comprendere amore. 9. sua lauda fildre: 'di poter esaurire la sua lode'. 10. ma... mettle: 'ma con I'intenlo di parlarne per dare sfogo ai miei sentimenti'. 176 /737 «»OSii^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (4^^ $ ^ 4> 100%Pl> 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 162 Le Tre Corone e la cultura del Trecento [6] E io non vo" parlar si altamenle", ch"io divenissi per temenza12 vile: ma tratterö del suo stato gentile'" a respetto di lei legge ra me me14, dotine e donzelle amorose, con voi. che non e cosa da parlarne altrui. [7] Angelo clama in divino inlelletlo15 e dice: «Sire. nel mondo si vede maraviglia neH'atto1" che proccde d'un'anima che 'nfin quassü risplende». Lo cielo. che non ha altro difetto che d'aver lei", al suo segnor la chiedc. e ciascun santo ne grida merzede1*. [8] Sola Pielä nostra parte difende. che parla Dio. che di madonna intende1": «Diletti miei, or sofferite2" in pace che vostra speme:i sia quanto mi piace lä dov'e alcun che perder lei s'attende". e che dirä ne lo inferno23: - O mal nati, io vidi la speranza de' beati -». [9] Madonna e disi'ata in sommo cielo: or vöP di sua virtü farvi sapere. Dico qual vuol gentil donna parere23 vada con lei. che quando va per via26, gitta nei cor villani Amore un gelo27, per che ogne lor pensero agghiaccia e pere:s e qual soffrissc di starla a vedcre diverria nobil cosa o si morria2". [10] E quando Irova alcun che degno sia di vedcr lei. quci prova sua vertute1", che Ii avvien. ciö che Ii dona, in salute11, 11. si ahamaite: "in modo lanto elevatď (cioe adeguato alia sua altczza). 12. per temenza: "per timore' (detlato dall'ccces-siva nobiltä della material. 13. del., gentile: "della sua condizione virtuosa". 14. a respetto... leggerainente: in modo licve ri-spetto a quanto meriterebbe". 15. clama... intelletto: prega neiriiilelletto divino': si rivolge a Dio. 16. maraviglia nell'atto: un miracolo ncarnato". 17. non ha... lei: 'non ha aliro difetto se non il fatto ehe non la possegga". 18. ne grida merzede: implora la grazia di averla". 19. tli madonna intende: rilerendosi a madonna' (Beatrice). 20. so)ferite: "sopporlate'. 21. vostra speme: "la vostra speranza". 22. perder lei s'tittende: 'aspella di pcrderla per 23. dira ne lo inferno: puó ritorirsi alio stesso Dante, ma senza alcana allusione alia Commedia, non ancora concepila. 24. vói: 'voglio'. 25. qual... parere: "ogni donna die voglia far ap-parirc la propria virlti'. 26. va per via: "cammina per strada". 27. gitta... gelo: "Amore raggela i cuori vili*. 28. tf^ltiacciit e pere: 'agghiaccia e muore". 29. e qua!... inorria: v elii riuscisse a reggcre la sua vista o diverrebbe un essere nobile o morirebbe'. 30. ijtiei prova sua vertute: "costui sperimenta i benefiei della sua virtu'. 31. die... salute: poiché eiú che lei gli dona divie-ne perfelta beatitudine". 177 /737 1®^Qal® •»OBiái,Ki' TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice e si I'umilia, ch'ogni offesa obblia,;. Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato che non pö mal finir chi l'ha parlato". [II] Dice di lei Amor: «Cosa mortale come esser pub si adorna e si pura?»14 Poi la reguarda, e fra sc stesso giura che Dio ne 'ntenda di far cosa nova'5. Color di perle ha quasi"1, in forma quale convene a donna aver, non for misura: ella e quanto de ben pö far natura17: per essemplo di lei bieltä si prova1*. [12] Degli occhi suoi, come ch'clla li mova. escono spirli d'amore infiammali. che feron li occhi a qual che allor la guatP. c passan si che '1 cor ciascun rctrova41': voi le vedete Amor pinto41 nel viso, la ove non pote alcun mirarla fiso42. [13] Canzone, io so che tu girai4' parlando a donne assai. quand'io t'avrö avanzata44. Or t'ammonisco. perch'io f ho allevata per figliuola d'Amor giovane e piana4\ che lä ove giugni tu diche4" pregando: «Insegnatemi gir. ch'io son mandata a quella di cui loda so' adornata»47. [14] E se non vuoli andar si come vana4S. non restare ove sia gente villas4": ingegnali, se puoi. d'esser palcse^11 solo con donne o con omo cortese'1. che ti merranno la per via tostanai:. Tu Irovcrai Amor con csso lei*"; raccomandanii a lui come tu dei54. 70 32. f... ohblia: 'e gli inl'onde lanla bonlä che di-monlicn ogni iiücsa'. 33. Ancor l'ha... parlato; 'inoltre Dio le ha dato una tale grazia che non puö essere dannato chi le ha parlato", 34. «Cosa mortale,.. pura'.'"; 'una creatura mortale conie puö essere tanto bella e pert'elta?'. 35. cosa novo: un essere straordinario, 36. Color di perle ha quasi; 'II suo incarnato e quasi del color della perla', 37. qiianlo.,, natura: 'la massima perfezione che puö raggiungere la natura". 38. per... prova: 'costituisce il modello assoluto della bellezza'. 39. feron... gtiaii; 'colpiscono gli occhi di chi la 40. e... retrova: e penet rLiyL'uiiiycrc il cuore, 41. pinto: 'dipinto'. 42. la... fisorlk dove 43. glrai; 'andrai'. 44. aianzata: 'inviata*. AS.piana: 'affabile'. 46. diche; 'dica', 47. a quella... adornata:': no adornata'. 49. villana; 'vile, ignobile 50. d'esserpaiese: 'di rive 51. omo cortese: 'di cuort 52. tt.. Aostana; 'ti indicherani 53. con esso lei: "assieme a lei" 54. come tti dei: 'come tu devi puo guard aria fisso'. 1781/737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 164 Le Tre Corone e la cultura del Trecento I CLASSIC! Commedia LA STORIA DELTESTO E LE EDIZIONI Non ci ě pervenuto I'originale autografo della Commedia, né abbíamo notizie certe circa la sua pub-blicazione e prima divulgazione. La tradizione manoscritta del poema, i cui esemplari piti antichi risalgono agli anni Trenta del Trecento (quindi circa un decennio dopo la morte di Dante), ě costi-tuita da circa 800 testimoni. I manoscritti che formano la cosiddetta «antica vulgáta* {ante 1355), si distribuiscono in due famiglie principali: una di area toscana e una di area settentrionale, che vero-similmente, essendo Dante morto a Ravenna, fu la prima area di diffusione del poema. Fra i codici toscani piO importanti ci sono il Martini (conservato a Milano, Biblioteca Nazionale Braidense), che, trascritto da Forese Donati intorno al 1330, ci é giunto grazie alia collazione fattane dal forentino Luca Martini nel 1548 su un esemplare del'Aldina della Commedia del 1515; e il Trivulziano 1080 (conservato a Milano, Biblioteca deH'ArchivioStoficoCivicoeTrivulziana) trascritto a Firenze nel 1337 da Francesco di ser Nardo da Barberino. Fra i codici settentrionali si segnala almeno I'Urbinate latino 366 (Citta del Vaticano, Biblioteca Apostclica Vaticana), di area romagnola,che, copiato nel 1342, contiene un těsto che ě parso tra i meno corrotti. Nella tradizione della Commedia fanno da sparti-acque le copie firmate dal Boccaccio intorno alia meta del Trecento. Tali copie, benché caratterizza-te da un testo poco affidabile, hanno fortemente influenzato, per I'autorevolezza del copista, la tradizione successiva, contribuendo alia formazione di una vulgáta che, passata nell'edizione a stampa curata da Pietro Bembo e impressa da Aldo Manuzio a Venezia nel 1502 (I'editioprinceps della Commedia era stata stampata a Foligno nel 1472 da Numeister), ha resistito fino all'Edizione Nazionale del 1921 a cura di Giusepper Vandelli. L'edizione critica curata da Giorgio Petrocchi, pubblicata nel 1967, costituisce ancora oggi per molti il testo di riferimento, anche per la completezza dei dati e degli apparati. Petrocchi ha limitato la sua collazione ai ventisette manoscritti precedenti il 1355, anno della prima copia trascritta da Boccaccio. Fra le edizioni recenti, ricordiamo quella pubblicata da Federico Sanguineti nel 2001, che riproduce, limitandosi a correggerne gli errori manifesti, la lezione dell'Urbinate, e I'accurata revisione critica del testo di Petrocchi operata da Giorgio Ingleseper la sua edizionecommentata (2007-2016). Brano 1 Inferno XXVI II canto si apre con un'amara invettiva contro Firenze (vv. 1-12), che fa riferimento a quanto narrato nel canto precedente. Agli occhi di Dante si rivela quindi il terribile spettacolo dell'ot-tava bolgia, in cui sono puniti i consiglieri fraudolenti (vv. 13-42). I peccatori appaionocome lingue di fuoco, completamente avvolti dalla fiamma che li brucia, figura dell'ardore dell'in-gegno che indirizzarono al male. Dante insiste per parlare con due anime unite in un'unica fiamma, che si rivelano essere dueeroi omerici, Ulisse e Diomede, puniti per gli inganni per-petrati durante la guerra di Troia: il furto del Palladio e la costruzione del cavallo (vv, 43-84). Ulisse - noto a Dante attraverso le testimonianze degli scrittori latini, a partire da Virgilio -racconta che, lasciata I'isola di Circe, gli affetti familiari non seppero vincere il suo desiderio di conoscere; cosl, messosi in mare con i compagni di un tempo, percorse I'intero Mediter- 1791/737 1®^Qal® «»OSii^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria Commedia 165 ► Indice raneo, fino ad arrivare di fronte alle Colorne d'Ercole, che costituivano il limite invalicabile del mondo noto (vv. 85-111). Qui I'eroe, richiamando i compagni, ormai vecchi e stanchi, ai supremi valori umani della virtü e della ccnoscenza («Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma' perseguir virtute e canoscenza», vv. 118-120), Ii persuase a oltrepassare temerariamente tale confine («dei remi facemmo ali al folle volo», v. 125). Dopo cinque mesi di navigazione nell'oceano dell'emisfero meridionale, apparve ai loro occhi in lontananza un'enorme montagna, che il lettore capirä essere quella del Purgatorio, ma prima che se ne potessero rallegrare un violento vento di tempesta abbatt£ la nave, lasciandola risucchiare nelle profonditä oceaniche, «com'altrui piacque» (vv. 127-142). A lungo la critica ha dibattuto sulla figura d Ulisse, divisa tra il riconoscimento del suo magna-nimo desiderio di conoscenza e la condanna della sua superba volontä di trasgredire i limiti divini. II racconto di Ulisse, cui Dante assiste senza intervenire n£ giudicare, e emblema dello stesso limite naturale del desiderio di conoscere deiruomo, che non pub essere soddisfatto con i soli strumenti della ragione, se non a prezzo di risultare folle, cioe 'temerario, sconsiderato', quindi contrario alia stessa ragione. A differenza del pagano Ulisse, Dante, al principio del suo viaggio oltremondano, ha saputo invece trattenere il proprio ardore di conoscenza (e ancora si Sforza di farlo: «quando drizzo la mente a ciö ch'i' vidi; /e piti lo 'ngegno affreno ch'i' non so-glio», w. 20-21), in cui comuque risiede la piü alta dignita umana, domandando alia sua guida se tale proposito non fosse folle: «Per che, se del venire io m'abandono, / temo che la venuta non sia folle« {Inf. II, 34-35), e solo dopo aver appreso che a tale impresa partecipava la grazia divina, si e messo per il «cammino alto e silvestro*. Godi. Fiorenza1. poi che sě si grande che per mare e per terra batti l'ali. e per lo 'nferno tuo nome si spandc! Tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde2 mi ven vergogna, c tu in grande orranza non ne sali1. Ma, se presso al matin del ver si sognaJ, lu sentirai. di qua da picciol tempo\ di quel che Prato, non ch'altri. t'agogna". E, s'e' giä fosse, non saria per tempo7: cosi foss'ei. da che pur esser dee"! che' piü mi graverä. com' piü m'attempo". Noi ci parlimmo, e sii per le scalee che n'avea fatlo ibórni a scender prialu. rimontö "1 duca mio c trasse mee; 1. Codi, Fiorenza: apostrofe sari 'tide, 'che da loro'. i contro dire altri. li ;uiEur;i'. 7. E... tempo: 'e se giä accadesse ora. sarehhe co-munque tardi", i grande 8, cosi. dée: 'che ficcada allora. giacché deve ac-c ädere! sono ve- 9. cli'e'... attemper 'pnidič piü mi pesera. quanto 5. di qua... tempo: 'di qui a poco lempo", 6. quel... t'agogna: 'quel male die Prato. per n :chio' u per le Stesse scale che prima alio impallidire". 180 /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice 166 Le Tre Corone e la cultura del Trecento e proseguendo la solinga via, tra le schegge e Ira ' rocchi delo scoglio11 lo pie sanza la man non si spedian. Allor mi dolfi, e ora mi ridoglio quando drizzo la mente" a ciö ch'i' vidi: e piü lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio:4. pcrche non corra che virtu no '1 guidi'^: si che. se Stella bona o miglior cosa m'ha dato 'I ben. ch'io stessi no 'l nVinvidi1" Quante17 il villan ch'al poggio si riposa. nel tempo che colui che 'I mondo schiara la faccia sua a noi tien meno ascosa'\ come la mosca cede ala zcnzara'". vede lucciole giü per la vallea20, forse cola dov'e' vendemmia e ara: di tanle fiamme tutta risplendea 1'oltava bolgia, si com'io m'accorsi tosto che fui lä've '1 fondo parea21. E qual colui che si vengiö con li orsi--vide "1 carro d'Elia al dipartire-?, quando i cavalli al cielo erti levorsi. che no '1 potea si con li occhi seguire, ch'el vedessc altro che la fiamma sola, si come nuvolelta. in sü salire. tal si move ciascuna per la gola del fosso-"4. che nessuna mostra il furto;\ e ogni fiamma un peccator invola26. Io stava sovra 'I ponte a veder surto:\ si che, s'io non avessi un ronchion preso:\ cadulo sarei giü sanz'esser urto. E 'I duca. che mi vide tanto atteso2". disse: «Dcntro dai fuochi son li spirti: catun si fascia di quel ch'egli e inceso»1". 11. e tra... scoglio: o tr;i gli spuntüiii dclla roccia'. 12. lo pie... spedia: i piudi non proccdcvano scnza l'aiuto ddle mani\ 13. cpjando drizzo In meine: i|uando ripenso". 14. epiü... soglio: "e traticngo il mio ingegno piü di quanlo nun sono soliio laiv'. 15. perche... guidi: perche non corra Iroppo in avanti scnza In guida dclla virlii". 16. siche... m'imidi: "cosi che se una buona Stella o qualcosa di superiorc mi ha donalo talo benc, non sia proprio io a privarmene'. 17. OmiiUe: si riii'risi'o a «lucciolc» dol v. 21. 18. nel leinpo... ascosa: 'nella slagione tistiva, quando il sole mostra piü a lungo il suo volto". 19. come... zenzanr. al tramonto. 20. Valien: 'vallata'. 21. lä... parea: 'lä dove si vedeva il fondo' (dclla bolgia). 22. colui... orsi: Elisco, che. schernito, tu vendi-calo da duc orsi. 23. vide... dipartire: vide il carro levarsi in volo con Elia. II profcla Elia tu rapito al ciclo da un carro infuocalo. 24. tal... fosso: allo siesso modo ogni Gamma si muove nclla gola dcl fosso'. 25. che... furto: ciö che sollrac alla vista. 26. invola: 'nascoiidc'. 28. un ronchion preso: 'afferrata una sporgenza'. 29. atteso: 'attento'. 30. cn/HH... inceso: 'ciascuno e avvollodalla fiam- 181I/737 1®^Qal® «»OaS^ TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Commeóio 167 «Maeslro mio - rispuos'io - per udirti11 son io piü certo; ma giä m*era viso ch'e' cosi fosse, e giä voleva dirti: chi ě in quel foco ehe vien si diviso. di sopra12, ch'e' par surger dela pira;: dove Etiöcle col fratel fu miso34?». Rispuosc a me: «La dentro si martira Ulisse e Diomede, e cosi insieme ala vendetta vanno come all'irai?: e dentro dala lor fiamma si geme''' I'agualo del caval'7 ehe fé la porta onde usci de' románi '1 gentil seme!N. Piangevisi entro Parte1" per che. morta. Dei'damia ancor si duol d'Achille4", e del Palladio41 pena vi si porta». «Sei posson dentro da quelle faville parlar - diss'io - maestro, assai ten prego e riprego. che '1 priego vaglia mille. ehe non mi facci dell'attender niego42 fin ehe la fiamma cornula qua vegua: vedi che del disio ver' lei mi piego!» Ed elli a me: «La tua preghiera ě degna di molta loda. e io pero l'accetto. Ma fa ehe la tua lingua si sostegna4': lascia parlar a me, ch'i' ho concetto44 ciö che tu vuo"; ch ei sarebbero schivi. perch'e' fuor greci, forse del tuo detto»4\ Poi ehe la fiamma fu venuta qui v i dove' parve al mio duca tempo e loco, in questa forma lui parlar audivi: «O voi ehe siete due dentro ad un foco. s"io meritai di voi mentre ch'i" vissi, s'io meritai di voi assai o poco 31. per udirti: per il íalio ehe le lo sento dire'. 32. ehe vien... supra: 'che avanza con la cima di-visa in due". 33. dela pirn: "dal rogo'. 34. Eliácte... miso: i fratelli Eleocle e Polinice. dopo ehe si uccisero a vicenda. furooo hruciaii assieme, ma le funíme si divisero. 35. insieme... tra: "vengono punili insieme cosi come insieme suscitarono ľira divina". 36. si geme: "si piailge. si sconla". 37.1'aguato del cava!: il cavallo di Troia. 38. 'I genii! seme: "la nobile progenie". 39. Piangevisi entro ľane: 'lä denlro si piange I'astuzia'. 40. DeYdamia... Achille: Achille abbandono Dei-damia per andare a combattcre a Troia. 41. del ľalladio: il furto del Palladio. la slatua di Alena custodila nella rocca di Troia. perpelralo dai due eroi greci. 42. die... niego: 'ehe non mi neghi di aspeltare'. 43. Ma... sostegna: 'ma trailieni la tua lingua". 44. ch'i'ho concello: 'ho capito che cosa vuoi'. 45. ch'ei... delto: 'altrimenti forse sdegnerebbero le lue parole' (i greci erano considerati superbi). 182 I /737 »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 168 Le Tre Corone e la cultura del Trecento quando nel mondo li alti versi scrissi""1. non vi movete: ma Pun di voi dica dove per lui perduto a morir gissi»J~. Lo maggior conur" della fiamma antica comiticid a crollarsi4" mormorando. pur come quella cui vento affatica; indi la cima qua e la meriando. come fosse la lingua che parlasse, gittö voce di fuori e disse: «Quando mi diparii da Circe, che sottrasse me piu d'un anno lä presso a Gaeta5", prima che s\ Enea la nomasse'1, ne dolcezza di figlio, ne la pieta del vecchio padre, ne 'I debito amore" lo qual dove a Penelope far lieta. vincer potero dentro a me Pardore'1 ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto e delli vizi umani e del valore; ma misi me per l'alto mare aperto. sol con un legnoiJ e con quella compagna picciola dala qual non fui diserto''. L'un Hto e l'altro* vidi infin la Spagna. fin ncl Morrocco. c l'isola d'i sardi, e l'altre che quel mare inlonio bagna. Io e ' compagni eravän vecchi e tardi57 quando venimmo a quella focc strctta^ dove Ercule segnö li suo' riguardi* acciö che l'uom piü oltre non si metta""; dala man destra mi lasciai Sibilia"', dall'altra giä m'avea lasciala Setta"2. "O frati"\ - dissi - che per cento milia perigli"4 sielc giunli al'occidente"5, a questa lanto picciola vigilia 46. li alti iersi scrissi: 47. l'un... gissi: 'uno di lura. sc ne ando a moi 48. Lo maggior con (Ulisse). 49. crollarsi: "agitarsi'. 50. Circe... Gaela: la u trattenne per piu di ur 51. prima... nomasst autrice Caieta, dando cosi origine al nomc del 52. 7 debito amore: lamore dovuto alia moglie Penelope, chc per tanlo lempo lo aveva attcso. 53. vincer... ardore: 'poterono vincere denlro di mo lark-luine tlesiderio". ifenmenlo nU'lJicidc. voi mi dica dove, alia ven- o: 'il corno piii grande' aga Circe, che lo aniö c lo Enea seppelli li la sua 54. sol con un legno: "con una sola nave". 55. e con... diserlo: 'e con quel piccolo gruppo di compagni da cui non fui mai ahbandonato". 56. L'un lilo e I'altro: Tuna c I'altra sponda' del Meditcrranco. 57. vecchi e tardi: "lenti per la vecchiczza'.cndiadi. 58. quella foce siretla: lo slretto di Gibilterra. dove erano le colonne d'Ercole. 59. segno li suo' riguardi: "misc i suoi segnali". 60. accid... menu: 'alfiiidie 1'iiomo non vada ollrc". 61. Sibilia: "Siviglia'. 62. Sella: "Septa", oggi Ceuta. 63. frali: "fratelli'. n4. pcrii>Ii: "pericoli'. 65. occidenie: ai i/oni'mi iKvidciiiali del mondo. 183 /737 1®^Qal® •HOaSi^' TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <šS *č t ^ 100% m - esteso Ven 10:42 © ■= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ► Indice Commedia 169 d'i noslri sensi ch'e del rimanente66 non vogliate negar I'esper'ienza, di retro al sol"7, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza"": fatti non foste a viver come brutiň", ma ' perseguir virtute e canoscenza". Li miei compagni fec'io si aguti7". con quesla orazion picciola71, al cammino ch'a pena poscia li avrei ritenuti7:; e. volta nostra poppa nel matino, dei remi facemmo ali al folle volo. sempře acquistando dal lato mancino7'. Tutte le stelle gia dell'altro polo'4 vedea la notte. e 'I nostro tanlo basso, che non surgea fuor del marin suolo"; cinque volte racceso e tante casso7" lo lum'era di sotto dala luna77, poi che 'ntrati eravam nelPalto passo7ii. quando napparve una montagna7", bruna per la distanza: e parvemi alia tanlo quanto veduta non avea alcuna. Noi ci allegrammo. e tosto torno in pianto: che della nova terra un turbo*1' nacque e percosse del legno il primo canto". Tre volte il fé girar con tutte I'acque82; ala quarta. levar la poppa in suso e la prora ire in giii. com'altrui piacque1", infin che '1 mar fu sopra noi richiuso>>. 67. di retro al sol: 'al seguilo del sole". 68. semenza: 'origine'. 69. bruit: "bcsiio". animal: privi di ragione. 70. si aguli: desiderosi di metlersi in viaggio («al 71. con... picciola: 'mil i|ueslo breve diseorso". 72. ch'a... rilenuli: "che ii fatica poi li avrei trat- li.sempre... 75. e 7 nostro... suoto: il eiclo dcircmistcro set-lent nonak' non era pit] visibile. 76. casso; "spenlo". 77. lo him'... lanu: la luee del sole sulla taceia infc- ••tei- at). 74. ilcll'tillro polo: IVmiskrn meridiou;ile. riore della luna" (erano quindi passali cinqi 78. neWaltopasso: 'arduo cammino". 79. tma montagna; il monle del Purgalor 80. turbo: vortiee'. 81. del legno il primu camo: 'la parle della navě'. 82. con tulte lact/ite: 'in un gorgo'. R3.com'altruipiacque; a Dio, la cui superiore lontii ě sulo iniuila da Ulisse. 184 /737 ne É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 170 Le Tre Corone e la cultura del Trecento ► Indice Braňo 2 Purgatorio XXVI II canto ěstatoda sempře letto come uncapitolodi autobiografia letteraria, ín cui Dante chiude i conti con i suoi trascorsi di poeta ďamore, riprendendo un discorso iniziato nel canto XXIV, dove un altro poeta delia generazione precedente, Bonagiunta da Lucca, era stato chiamato a legitti-mare la novitä dello Stilnovo (vd. par. 11.10). Di qui la forte tensione retorico-stilistica, il lessico ri-cercato, i neologismi e i rimanti rari, le similitudini desuete e le metafore brucíanti, ľintenso dialo-go intertestuale ehe caratterizzano il canto. Tra i lussuriosi, accompagnatodai due massimi poeti epici latini, Virgilio e Stazio, Dante incontra coloroche riconosce come i grandi maestri delia lirica d'amore in volgare: Guido Guinizzelli e Arnaut Daniel. II primo, dopo essere stato onorato come «padre» letterario, addita Arnaut come iUmiglior fabbro»delľintera letteratura volgare, sminuen-doinveceil ruolodi altridue poeti celebrati daicontemporanei, Giraut de Borneil eGuittonedA-rezzo. Fra le ŕiamme delľultima cornice Guinizzelli e Arnaut espiano una colpa non biografka ma letteraria: quella delia poesia d'amore laica, colpevole di non essere stata capace, nonostante ľec-cellenza artistica, di andare oltre la sublimazione di un desiderio terreno e sensuale. Tutto ciô lo spirito di Arnaut lo sa bene. Le sue parole, pronunciate - fatto eccezionale nella Commedia - nel volgare materno di cui era maestro, il provenzale, sono, al contrario delia sua raffinatissima poesia, umili e semplici, e non sfiorano nemmeno la questione del primato letterario, anzi liquidano tuttaquelľesperienza come nspassada follor», 'passata follia'. Per iUmiglior fabbronogni attrattiva terrena é ormai superata, compresa quella per la sensualita delia parola lirica. Per quel ehe riguarda il peceato in sé, i lussuriosi sono divisi in due schiere, eterosessuali e omo-sessuali, le quali procedono tra le fiarnme delia cornice in senso inverso e quando si inerociano si scambiano un často bacio. Dante equipara dunque la colpa omosessuale a quella eterosessua-le: la lussuria viene infatti condannata come confra náturám di per sé, poiché in ogni sua forma comporta ľabbandono delia norma razionale propria delľuomo Operené non servammo urna-na legge»), cioé la sottomissione del a ragione al desiderio sessuale («che la ragion somettono al talento*, aveva giä detto dei peceatori carnali in Inf. V, 39), degradando cosi ľuomo a bestia («se-guendo come bestie ľappetito»), come dimostra la scelta emblematica del turpe vizio di Pasife, ehe letteralmente si ridusse a bestia per soddisfare il suo desiderio carnale. Mcnirc che si per l'orlo1. uno innanzi altro, ce n'andavamo (e spesso il buon maestro diceami: «Guarda: giovi ch'io ti scaltro»2). feriami '1 sole in su 1'omcro destro1, che giá, raggiando. tutto 1'occidente mutava in bianco aspetto di cilestro4: c io facca con 1'ombra piíi rovente parer la fiamma5: e pur a tanto indizio vidi molte ombre, andando. poner mentě. 1. per ľorlo: il marinně ester no delta cornice. 2. Gtiarda:giovi cli 'io ti seitltro: "stai altento, gio-vati dei miei awertimenti', 3. feriami... destro: -il sole mi balteva sulla spalla 4. mutava... cilestro: Tnuta dentale da celeste a bianco'. Siamo quasi al tra- S.io... fiamma: I'oinbra di Dante, proietlaia sulle fiamme. le fa apparire di colore piii vivo. 185 /737 1®^Qal® • nosila TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Commeóio 171 Questa fu la cagion ehe diede inizio loro a parlar di me; e cominciarsi a dir: «Colui non par corpo fittizio» Poi verso me, quanto potéan farsi. čerti si fero7. sempre con riguardo di non uscir dov'e' non fosser arsi. «O tu ehe vai, non per esser piíi tardo*. ma forse reverente, alli altri dopo. rispondi a me che in sete e in foco ardo. Né solo a me la tua risposla č uopo": ehe tutti questi n'hanno maggior sete ehe ďacqua fredda indo o eťiopo1". Dinne" come che fai di tc parete al sol. pur come tu non fossi ancora di morte intrato denlro dala rete»i:. Si mi parlava un d'essi: e io mi fora giä manifesto11, s'io non fossi atlesoIJ ad altra novitä che parse allora. che per lo mezzo del cammino acceso venne gente. col viso incontro a questa. la qual mi fece a rimirar sospeso11. Li veggio d'ogne parte farsi presta1" ciascun'ombra e basciarsi una con una sanza restar17. contente a brieve festa: cost per entro loro schiera bruna s'ammusa l'una con l'altra formica, forse a spiar lor via e lor fortuna1*. Tosto che parton l'accoglienza amica. prima che 'I primo passo h trascorra, sopragridar ciascuna s'affatica19; la nova gente2": «Soddoma e Gomorra!»; c ľaltra: «Nella vacca entra Pasifc perché 'I iorello a sua lussuria corra»:i. 6. non par corpo [ittizio: "non sembra avere un corpo privo di consislen/.a", come uuello depli 7. si fero: "si íecero'. 8. non per esser pi ú tardo: "non perché sei piú pigro". 10. d'acqua... eťlopo: "ehe ľindiano o ľetiope di acqua fresca'. 11. Dinne: "dicci". 12. pur come... reie: "come se tu non fossi ancora caduto nella rele delia morle'. 13. fóru eiíi manifesto: 'sarei giä rivelalo', 14. non fossi alteso: 'non avessi rivolto ľatten-ziooe*. 15. mi fece... sospeso: che mi fece rimanere as-sorto a guardare'. 16. farsi presta: "affrettarsi". 17. sanza restar: "senza fermarsi". 18. cosl... fortutta: "allo stesso modo, dentro la loro fila scura. le formiche si loccano l'un l'altra con il muso, forse per domandarsi la slrada e l'e-siki della ricerca". \9.prima... saffaticu: ogni schiera si Sforza di su-perare l'altra gridando. 20. la nova gente: "la seconda schiera". 21. Nella vacca... corra: si riferisce al mito di Pasife, che. introdottasi in una vacca di legno costruita da Dedalo, si congiunse con un toro generando il Minotauro. «HOB^ TP® ms É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 172 LeTre Corone e la cultura del Trecento Poi. come grue- ch'ale montagne Rife;; volasser parte, e parte inver' 1'arene24. (queste del gel, quelle del sole schife2*), 1'una genie sen va, l'altra sen vene; e tornan. lacrimando. ai primi canti e al gridar che piu lor si convene2"; e raccostarsi a me, come davanti, essi medesmi ch'e' m'avean pregato, altenti ad ascoltar nei lor sembianti. Io, che due volte avea visto lor grato27. incominciai: «0 anime sicure d'aver. quando ch'e' sia. di pace stato. non son rimasc acerbe ne mature le membra mie di la2N. ma son qui meco col sangue suo e con le sue giunture. Quinci sill vo per non esser piu cieco2": donna e di sopra che m'acquista grazia:fl, per che '1 mortal11 per vostro mondo reco. Ma. se la vostra maggior voglia sazia losto divegna'"2 si che '1 ciel v'alberghi ch'e pien d'amore e piu ampio si spazia. ditemi. acrid ch'ancor carte ne verghi". chi siete voi e chi e quella turba che se ne va di retro a' vostri terghi;4». Non altrimenti stupido" si turba lo monlanaro. c rimirando ammuta", quando rozzo e salvatico s'inurba17, che ciascun'ombra fece in sua paruta'": ma, poi che furon di stupore scarche*\ lo qual nelli alti cuor losto s'altuta4". <«Beato te! che delle noslre marche41 -ricomincio colei che pria m'inchiese -per morir meglio, esperienza imbarcheJ2. 22. come grue: le due schiere di penilcnti vengo-no paragonate alle gru che, divise in due stormi, migrano in direzioni opposle. 23. montagne Rife: i monli Rifei. collocati all'e-slivmo confine m.' t len t no aal c de I ľ Europa. 24. / 'arctic: le sLil'l'ie clei deserli africani. 25. schife: 'schive'. 26. tornan... convene: "ricominciano & canlare i salmi e gli esempi di caslitá piii adatti alla loro condizione". 27. lorgralu: che gradivano di sapere. maturamenle. in gioventü, né lardi. nellavecchiaia". 29. esser piü cieco: la cecitä é metafora Iradizio-nale del peccato. 30. tlonnii... grazla: Beatrice. 31. 7 mortui: il mio corpo mortale". [1 Jll'C/.IO 32. la vostra... divegna: 'che il vostro piu grande desiderio (quello di salire al cielo) sia presto 33. carte ne verghi: io 34. che... terghi: che s' sta. alle voslre spalle. 35. stupido: 'stupili 36. ammuta: "rimane senza parole". 37. s'inurba: 'viene per la prima volta ii 38. in .iíiíi parata: "nul suo aspetio". 39. scare he: "libere". 40. lo qual... s'altuta: lo stupore dura spegne presto) negli animi elevati. 41. marche: 'comrade, terre". 42. per morir... imbarche: "acquisisci . za, in modo da morire in una miglio zione'(al fine della salvezza). 187 I /737 1®^Qal® •»OBiái,Ki' TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 C\ © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice Commedio 173 La gente che non vien con noi offese di ciö per che giä Cesar. Inunfando. "regina" contra sc chiamar s'intese4': perö si parton "Soddoma!" gridando. rimproverando a se com'hai udito. e aiutan l'arsura vergognando44. Nostra peccato fu ermafrodito"; ma. perche non servammo umana legge seguendo come bestie l'appetito, in obbrobrio di noi per noi si legge4", quando partinci. il nome di colei che s'imbestiö nelle "mbestiate schegge47. Or sai nostri atti c di che fumnio rei: se forse a nome vuoi saper chi semo. tempo non e di dire, e non saprei. Farotti ben di me '1 volere scemo: son Guido Guinizzelli4*. e giä mi purgo per ben dolermi prima ch'alo stremo4"». Quali ne la tristizia di Ligurgo si fer due figli a riveder la madre?", tal mi fec'io, ma non a tanto insurgoM, quand'io odo nomar se slesso il padre mio e delli altri. mici miglior", che mai rime d'amor usar dolci e leggiadre; e sanza udire e dir pensoso andai lunga Rata rimirando lur\ ne. per lo foco. in lä piü m'appressai. Poi che di riguardar pasciuto54 fui. tutto m'offersi pronto al suo scrvigio con l'affermar che fa credere altrui5'. 43. La gente... s'intese: 'la gente che cammina in direzione opposta alia nostra si macchiö di quel peccalo per cui Cesare durante il suo trionfo si senti chiamare «regina»' (con sarcastico riferi-mento a una sua relazione con Nicomede. re di Bitinia. riferita da Svetonio), 44. aiutan l'arsura vergogiwiulrr. accrescono la loro pena con la vergogna'. 45. ermafrodito: 'etcrosessuale'. con riferimento al mito di Ermafrodito. che si congiunse con la ninfa Salmace formando con lei un unico corpo, 46. per noi si legge: 'da parte nostra si grida'. 47. it nome... scliegge: il nome di Pasife. che si degrade alio statu besiiale fingendosi una be-stia (le scliegge alludono al legno della statua} c unendosi a una beslia. 48. Guido Gttinizzetti: pocta bolognese della generazione precedente (vd. Epoca 1. Capitolo 4). riconosciuto da Dante e dagli altri stilnovisli pentito prima di 5«. Quali... madre: Dante paragons il suo senti-mento a quello dei due giovani figli di [psipile. quando, dopo molti anni di lontananza, trovan-dosi a Tebe. riconobbcro e corsero ad abbraccia-rc la madre tra i soldali del re Licurgo. il quale poco prima voleva condannarla a morle, 51. ma non a tanto insurgo: 'ma non arrivo a tan-to' (a gcttarmi tra 1c fiammc). 52. delli altri... iniglior: 'e di coloro che sono sla-ti migliori di me', cioe dcgli altri stilnovisli (con opportuna professionc di modestia). 53. lunga... tili: 'guardandolo a lungo senza par- 54. pasciuto: 'sazio'. 55. con... altrui: con qucll'affermare che appa-rc affidabile perche sostenuto da promesse e giuramcnli". 188 /737 1®^Qal® «»OaS^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © ■=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 174 Le Tre Corone e la cultura del Trecento Ed elli a me: «Tu lasci tal vestigio"'. per quel chV odo. in me e tanto chiaro. che Letě no '1 puö törre né far bigio17. Ma, se le tue parole or ver giuraro^. dimmi che ě cagion per che dimostri nel dire e nel guardare avermi caro». E io a lui: «Li dolci detti vostrP. che, quanto durerá 1'uso moderno''0, faranno cari ancora i loro incostri*1». «O frate"2, - disse - questi clťio (i černo"1 col dito - e additö un spirto innanxi -fu miglior fabbro del parlar materno"4. Versi ďamore e prose di romanzi soverchiö lulti: e lascia dir li stolti che quel di Lemosi credon chavanzi"": a voce piti ch'al ver drizzan li volti, e cosi ferman sua oppinione prima chartě o ragion per lor s'ascolli"\ Cosi fer"7 molti antichi di Cuittonc^. di grido in grido pur lui dando pregio*'1, fin che l*ha vinto il ver con piü persone7". Or. se tu hai si ampio privilegio che licito ti sia 1'andarc al chiostro nel quale ě Crislo abbate del collegio71. fali per nie un dir ďun paternostro. quanto bisogna a noi di questo mondo dove poter peccar non ě piü nostro». Poi. forse per dar luogo altrui. secondo che prcsso avea. disparvc per lo foco. come per 1'acqua il pesce andando al fondo. Io mi feci al mostrato innanzi un poco e dissi chal suo nome il mio disire appareechiava grazioso loco72. 56. wsligio: 'impress mpronta nella i 57. che Letů... bigio: "che neppurc il Lete pi canccllarc o sbiadire". 58. giuraro. "giurarono". 59. Li... vostri: "la doleezza delle voslre poesie 60. quanto durerá 1'uso moderno: "finché duře la poesia volgarc". 62. frate: 'fralello'. 63. ci mgh. e arleficc della li 64. /» gua volgare". 65. lascia dir... cli avtmzi: lascia parlare gli slolti che pensanoche sia superiore Girant de Borneil' (Irova-lore limosino altivo all'inizio del XII seculo). 66. fermat)... s'ascolli: lormuliino la loro opinio- ns senza aver prima aseollalo le leggi dcll'arlc e il giudizio della ragione'. 67. /er: fecero". 68. Guiitone: Guillone d'Arez/o ivd. Epoca I. Ca-pilolo 3). allro gründe poela della generazione pre-cedente ma inviso a Dante e agli allri slilnovisli, al quäle lo stesso Guimzzelli uveva indirizzato il sonetto O caro padre ineo. de vosira laude, in ap-parenza defercnlc. ma prohabilmenie sarcastico. 69. di grido... pregio: 'ripeleiidiine la lode di boc-ca in bocca' (ma senza accerlarla|. 70. fin che... persone: "iiiiehe la veritä non ha pre-valso gra/ic ai inolli poeli a lui sllperiori'. 71. al chiostro... coltegio: il Paradiso e paragonato a un monasiero («chiustru») di eui Cristo e l'abate. 72. ch'al suo nome... loco: 'che il mio desiderio preparava al suo nome una dimora gradila'. 189 /737 1®r^Q*la »»08iiR TP® ms É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Commeóia 175 EP comincio liberamente a dire: «Tan m'abeliz vestre cortois deman che ieu no-m puos ni vuoil a vos cobrire: ie sui Arnaul. che plor e vai cantan: consiros vei la spassada follor. et vei jausen lo joi qu'esper denan. Ara vus preu. per aquella valor che vus guida al som del'escalina. sovegna vos a temps de ma dolor74». Poi s'ascose7^ ncl foco che li affirm. 73. El: Arnaut Daniel (second,i mela del XII seco- celare a voi. Io s lo). uno dei massimi iroviiuiri. emulalo da Dante, canlando. AfflitI in parlicolare nelle rime pelrose. per la sua rat- gioioso. innanzi í finála lecnica poelica del irobar car. Si rivolge a prego. per quella Danle nel volgare ma terno, il provenzale. delia scala, vi sov 74. Tan... dolor: "tanlo mi piaee la vostra cor- (Roncaglia). tese domanda. ch'io non mi posso né voglio IS.s'ascose: 'sinascose io Arnaldo. ehe piango e vo vedo la passata follia. e vedo ne. il giomo che spero. Ora vi inu che vi conduce al sommo Ľiiga a tempo delia mia pena' Brano3 Paradiso XVII Terzo e ultimo canto dedicato all'incontro con ľavo Cacciaguida, nel cielo di Mařte. Se nei due precedenti il dlscorso si ě focallzzato soprattutto sulla cittä di Firenze, rimpiangendo-ne il passata di onesta armonia civile ed esecrandone il presente di corruzíone e violenza, ora si sposta sullo stesso Dante, sul suo destino di esule e sulla sua missione di poeta. Co-nosciute le origini delia sua famiglia, Dante vuole sapere del suo futuro, delle «parole gravi» sulľesílio udite durante il viaggio oltremondano (vv. 1-30). Non perché tema il proprio destino (di fronte al quale si dice «tetragono», metafora geometrica delľuomo che resiste ai rovesci delia Fortuna), ma per essere piü pronto a sopportarne i colpi (v. 27 «saetta previa vien piü lenta»), Cacciaguida, dopo aver rícordato come le vicende mondäne siano inscribe nelľeterna prowidenza divina, annuncia a Dante il prossimo esilio, rimarcandone, giä mediante il paragone classico con Ippolito, la natura ingiusta e quindi le responsabili-tä delia corrotta Chiesa di Roma (v. 51 «la dove Crista tutto dl si merca»), ossia di Bonifacio VIII, intervenuto a sostegno dei Neri fioreitini (vv. 46-54). Le successive parole delľavo ňs-sano i momenti e le conseguenze cruciali delľesilio. II rimpianto per la perdita degli affet-ti e ľamarezza di dover mendicare ospitalítä (vv. 55-60) lasciano presto il posto alle ferite e alle disillusioni politiche: il risentimento verso la «compagnia malvagia e scempia» degli altii fuoriusciti Bianchi, «che tutta ingratc, tutta matta ed empia» accusô Dante di viltä e tradimento, quando íl poeta si rifiuto di sostenere la temeraria spedizione mílitare che cul-minerä con la disfatta delia Lastra {presse Firenze, nelľestate del 1304}, e decise cosl di fate «parte per sé stesso» (vv. 61-69). Segue il sincero tributo agli Scaligeri, signoři di Verona e vicari imperiáli (vv. 70-93): prima «íl gran lombardo», Bartolomeo, che diede ospitalitä a Dante prima delia sua definitiva rottura con i Bianchi, e quindi, alľaltro estremo cronologi-co delľesilio, dopo il naufragio del sogno imperiale di Arrigo VII, Cangrande, baluardo delle speranze ghibelline, presso il quale Dante troverä riparo, alľincirca, dal 1315 al 1319, dedi-candogli - come si legge nelľepistola XIII - il Paradiso. Nella parte finale del canto, Dante espone jn ultimo, fundamentale, dubbio, che concerne la sua stessa missione di poeta: riferire tutte le aspre verita che ha appreso e quindi rischJare di 1901/737 • nosila TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © :=! • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 176 Le Tre Corone e la cultura del Trecento perdere le poche protezioni rimaste, oppure essere, piCi prudentemente, *al vero [...] timido amico», ma compromettere cosl il proprio nome presso i posteri? La risposta di Cacciaguida, ossia di Dante-autore, non lascia acito a dubbi: la sua missione e rivelare all'umanitä tutto ciö che ha visto. senza curarsi della malafededei suoi accusatori: «rimossa ogni menzogna, / tutta tua vision fa manifesta/e lascia purgrattardov'elarogna»(w. 127-129). E la confermadi un'in-vestitura profetica che, anticipata da Beatrice nel Paradiso terrestre {Purg. XXXII, 103-105), sarä infine solennemente ratificata da szn Pietro nel cielo stellate {Par. XXVII, 64-66). Qual vennc a Climiné, per accertarsi di cio ch'avea inconlro a sé udito, quei ch'ancor fa li padri a' figli scarsi1; tal era io, e tal era sentito e da Beatrice e dala santa lampa' che pria per me avea mutato silo. Per che mia donna «Manda fuor la vampa del tuo disio! - mi disse - si ch'ella esca segnala bene della interna stampa4: non perché nostra conoscenza cresca per tuo parlare, ma perché ťausi? a dir la sete si che l'uom ti mescaV "O cara piota" mia che si ťinsusi11 che. come vcggion le terrene menti non capere in triangul due ottusi". cosi vedi le cose contingenli anzi che sicno in sé. mirando il punlo a cui tutti li tempi son presenti111- mentre ch'i era a Virgilio congiunto su per lo monte che 1'anime eura e discendendo nel mondo defunio. dette mi fuor" di mia vita futura parole gravi, avvegna ch'io': mi senta ben tetragono ai colpi di ventural!; per che la voglia mia sana contenta ďintender qual fortuna mi s'appressa. che saetta previsa vien piti lentaN». 1. Qual... scarsi: 'cosi conic si recö dc.lla madre Climcnc per accertarsi che fosse veto ciö ehe aveva udilo su di sc colui (Felonie) che ancora oggi induce i padri a esscrc restii alio richieste dci figli'. II Sole per convincere Fetonlc che era veramcnte suo figlio aveva acconsentilo che gui-dassc il suocarro. determmandoiie cosi la morlc. 2. santa lampa: la viva luce di Cacciaguida. 3. Manda... disio: lascia uscire la fiamma arden-tc del tuo desiderio' (di parlare). 4. della interna shiinpa: 'il semimenlo slampalo S.ť 6. l'uom li mesca: 'li si possa dare da bere" (noru č soggelto inipersonalc). 7. pioia: radiče', nel senso di antenato. 8.1 'insusi: Tinnalzi lanto". 9. due ottusi: "due angoh otuisi'. 10. tutti li tempi Min preseiiti: Dio. al quale ogni lempo ě presente. 11. dette mi fuor: 'mi furono dette". 12. avvegna cli'io: "benché io". 13. ben tetragono... Ventura: 'saldo (come un cu-bo) di fronle ai colpi della sorlo'. 14. saetta... tenia: 'la freccia aliesa giunge con minore violcnza". 191 /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, O i= • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Commedia 177 Cosi diss'io a quella luce stessa che pria m'avea parlato; e. come voile Beatrice, fu la mia voglia confessa. Ne per ambage1', in che la gente folic gift s'inviscava1" pria che fosse anciso l'Agnel di Dio che le peccata tolle17, ma per chiare parole c con preciso latinls rispuose quello amor paterno. chiuso e parvente del suo propio riso:": «La contingenza, che fuor del quaterno dela voslra malera non si stende, lutta e dipinla nel cospetto etterno-": necessitä perö quindi non prenclc. se non come dal viso in che si specchia nave che per corrente giü discende21. Da indi22. si come viene ad orecchia dolce armonia da organo, mi viene a vista il tempo che ti s*apparecchia'!. Qual si partio Ipolito d'Atene per la spietata e perfida noverca24. tal di Fiorenze partir ti convene: questo si vuole e questo giä si cerca e tosto verrä fatto a chi ciö pensa la dove Cristo tutto di si merca25. La colpa seguirä la parte offensa in grido. come suoP"; ma la vendetta fia testimonio al ver che la dispensa27. Tu lascerai ogne cosa diletta piü caramente: e questo e quello stralc che 1'arco dello essilio pria saella2S. Tu proverai si come sa di sale lo pane altrui. c come e duro callc]" lo scendere e 'I salir per 1'altrui scale. 15. N6 per ambage: 'iion i (degli oracoli). 16. In che la genle falle giä genti pagane rimanevano invischiaie 17. l'Agnel... tolle: Cristo. 18. laiin: linguaggio, 19. chiuso... riso: 'nascosto e insiem della sua leii/ia". 20. La contingenza... etlerno: 'le cos ti. che non vanno al di lä della snno scriite nclla mcnle divina' 21. necessitä... discende. 'ma vi' earaltere di necessitä. come la r hingt) la corrente non e mossa i ise conlingen-liä materiale, ie deriva loro i che discende 22. Da indi: dalla menle divina. 23. che tis'apparecchia: 'che Ii si prepara'. 24.Ipo/iio... noverca: Ippolilo. falsamenie accusa-to dalla malrigna Fedra di averla voluta sedurre. fu esiliato da Atene. 25.iä dove Cristo lullo dlstmerca: 'nel luogo dove ininterrotiamente si fa mercalo di Crislo', la curia roniana, 26. La colpa... suol: "la colpa come sempre sarä imputata alla parle offesa dall'opinione comu- 27. ma... dispensa: 'ma la vendelta sarä teslimo-ne della verilä che la impartisce', M.priasaelta; 'scocca perprimo', 29. calle: 'strada'. 192I/737 1®^Qal® «HOB^ TP® ms U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © :=! • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 178 Le Tre Corone e la cultura del Trecento E quel che piíi ti graverä le spalle. sarä la compagnia malvagia e scempia'" con la qual tu cadrai in qucsta vallc;i: che tutta ingrata, tutta matta ed empia si fara conlr'a te: ma. poco appresso, ella. non tu. n'avrä rossa la tempia". Di sua bestialita il suo processo farä la prova"': si ch'a te fia bello1J averti t'atta parte per te stesso. Lo primo (uo rcfugio c '1 primo ostcllo;i sarä la corlesia del gran lombardo'" che 'n su la scala porta il santo uccello!"; che in te avrä si bcnigno riguardo, che del fare e del chieder. Ira voi due. fia primo quel che tra li altri ě piü tardo1*. Con lui vedrai colui che mpresso fuc. nascendo. si da questa Stella forte che notabili fier l'opere sue"'. Non se ne son le genti ancora accorte per la novella etä. che pur nove anni son queste rote intorno di lui torte4"; ma. pria che '1 Guasco41 l'alto Arrigo4: inganni. parran faville de la sua virtute in non curar ďargento né d*affanniJ\ Le sue magnificenze conosciute saranno ancora. si che ' suoi ncmici non ne potran tener le lingue mute44; a lui ťaspetta e a' suoi benefici4': per lui fia trasmutata molta gentc, cambiando condizion ricchi e mendici4": 30. la compagnia malvagia e scempia: gli allri íuiiriuseili ESilinelu. or;jani//alisi assieme. 31. in questa valte: "in queslo luugo di disgrazia". 32. tťavrá rossa la tempia: di sangue. Allude alla sconfitta delta Lastra. 33. Disuu... la prova: "la suacondolta sarii prova delta sua empieta'. 34. fia bellu: "sará molivodi onore'. 35. ostello: 'dimora ospilale". 36. gran lombarclo: Barlolomeo della Scala. signore di Verona, presso cui Danle trovo ospiia-lita ne!1303. 37. 'n su la scala porta i! santo uccello: laquila imperiále su una stala é l'insegna della casata. 38. tra vol... lardo: fra voi due. al contrario di quanto accade agli altri. il fa re precederá il chiedere'. 39. Con lui... sue: "assieme a lui vedrai colui che alla nascita lu lamo segnalo dalPinflusso di que- • U> pianola \akirii-o die lo 'lie imprese saranno memorabili": si riíeriscc a C"angrande della Scala, presso il quale Dante rimase dal 1315 al 1319. 40. pur nove amü son queste rote intorno di luitorte: "solo per nove anni qlieste sfere celesti hanno giralo inlorno a Lui.' Nel 130(1 Cangrande aveva 9 anni. 41. 7 Guasco: papa elemente V. che prima si moströ favorevole alla discesa in Italia di Enrico VII, ma poi ne ostacolo la/.ione. 42.1'alto Arrigo: I'imperatore Enrico VII. 43. non curar... affanni: il dispre/.M delle ric-chez^ee delle faiiche. 44. non... mute: 'non potranno fare a meno di 45. a lui... benefici: 'rivolgi le tue aspetlative a lui e ai suoi benefici', 46. per lui... mendici: grazie a lui molta gente camhieni condizione. da poveri a ricchi e vice- 1931 /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © ;=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Commedio 179 e portera'ne scrilto nella mcnte di lui. e no! dirai...»: e disse cose incredibili a quei che fier presente". Poi giunse: «Figlio. queste son le chiose4S di quel che ti fu detto; ecco le 'nsidie che dietro a pochi giri son nascose. Non vo' pero che a' tuoi vicini invidie4". poscia che s'infutura5" la tua vita via piu la che 'I punir di lor perfidies51. Poi che lacendo si mostro spcdita" I'anima sanla di metter la trama in quella tela ch'io le porsi ordita. io cominciai. come colui che brama, dubitando, consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama: «Ben veggio. padre mio. si come sprona lo iempo verso me. per colpo darmi tal che piu grave e chi piu s'abbandona-': per che di provedenza'4 c buon ch'io m'armi, si che, se '1 loco tn'e tolto piu caro°\ 10 non perdessi li altri per miei carmi"". Giu per lo mondo sanza fine amaro57. e per lo monte del cui bel cacume,s 11 occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume1". ho io appreso quel che, s'io '1 ridico, a molti fia sapor di forle agrume1*: e s'io al vera son timido amicow lemo di pcrder vivcr tra coloro che questo iempo chiameranno antico»":. La luce in che rideva il mio tesoro63 ch'io trovai li. si fe prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; 47. a quei che fier presente: 'per quelli che vi as-sislcranno". 48. le chiose: 'le spicgazioni". 49. che a' tuoi vicini invidie: che lu porti invidia ai tuoi conciltadini. 511. s 'in tut lira: -i prolunghera nel futuro'. 51. pill la... perfidie: 'ben ollre il castigo della lo-ro perfidia'. 52. tacendo si mostro spedita: 'liberala dal com-pito di rispondermi". 53. che piii... s'abtnuidona: tanlo piu grave quan-to piu uno lo subisce senza reagire. 54. provedenza: "previdenza". 55. 7 loco in 'e lotto piii cam: Firenze. 59. di lume in lume. "di luce in luce': il Paradiso. 60. a molti... agrume: 'per molti sar.i mollo c ncl dire la verilä". d'altra parte, s a Ian 62. lemo... antico. 'sara compromess ma (la futura sopra\ \ iwn/a) presso i posleri". 63. La luce in che rideva it mio lesoro: lo spirito di Can'iaguida. 194 /737 • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ► Indice Le Tre Corone e la cultura del Trecento indi rispuose: «Coscienza fusca64 o della propria o dela allrui vergogna pur sentira la tua parola bmsca"\ Ma nondimen. rimossa ogni menzogna' tutta tua vision fa manifesta e lascia pur grattar dov e la rogna: che. se la voce tua sara molcsta nel primo gusto, vital nodrimento lascera poi. quando sara digest a"". Questo tuo grido fara come vento, che le piu alte cime piu percuotehS; e cio non fa donor poco argomento'1". Pero ti son mostrate in questc rote, nel monle e nella valle dolorosa, pur I'anime che son di fama note". che l'animo di quel ch'odc non posa ne ferma fede per essempro ch'aia la sua radice incognita e ascosa. ne per altro argomento che non paia;i». : ■macchiaLi. a dure le 69. i 65. sentira la tua parola brust lue parole". motivo d: 66. rimossa ogni menzogna: 'respinta ogni men- 70. pur I' zogna'. se". 67. che. se... digesta: il poema. all'inizio sgradito, poi. una volta assimilato e compreso. dara un nu-trimento viiale alle coscienze. 71. che fanir, ascolta non s: mpi ignoti c Lie piii alte cime piu percuoie: 'colpisce lecime menti che non siano oggetlivi". •perche l'animo di chi ne crede per mezzo di e per mezzo di argo- 195 I /737 »»08iiR TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf .10(^Q*1» »»08iiR TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W^SV $ ^ * 100%» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Sono gli stcssi anni in cui Petrarca scopre Paltro grandc aucior che indirizzerä la sua vita: Agostino. Nel 1333 infalli incontra il inonaco Dionigi da Borgo Sansepolcro che gli dona un manoscritto «tascabile». di piccolo formalo, dclle Confessiones. a cui Pelrarca sarä legatissimo c che porterä sempre con se. L'autobiografia disegnala da Agostino nelle Confessiones. incentrata su un percorso di perdizione e conversione, co-stituisee l'esempio ideale in cui Pelrarca puö far rispecchiare la propria personale esperienza di ravvedimento. II 26 aprile di quest'anno compie. in compagnia del fratello Ghe-rardo. la famosa ascesa sul montc Vcntoso. Di questa avventura parla in una letters che finge di aver scrilto appena tomato a casa, ma che in realtä compone solo molti anni piü tardi, nel 1353. La lettera apre il IV libro delle Familiäres, e indirizzata a frate Dionigi e ha al centro proprio la lettura delle Confessiones agosliniane. Petrarca raeconta la vi-cenda della salita al monte attribuendo a tutto ciö che accade un tra-sparente valore metaforico. Mentre il fratello Gherardo - che nel 1343 sarebbe entrato nell'ordine dei frati certosini - si dirige di buona lena verso la vetta, Francesco e fiaccato dalla salita. cerca scorciatoie ma si disperde tra i sentieri. e piü volte tentato dal rinunciare. Giunto falico-samenle in eima, si ferma ad ammirare il paesaggio intorno. La sco-perta del paesaggio. lo spettacolo dell'allezza lo spinge a meditare sul suo passato e sui peccati che lo hanno segnato. confessando di non sentirsi ancora affrancato dalle passioni terrene che. come fantasmi deH'anima. non gli danno pace. Un modello di vita: Agostino Ripensare la propria vita: l'avveritura sul monte Ventoso 200, /737 1®^Qal® «HOB^ TP® ms • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W^SV $ ^ * 100%» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Sono gli stcssi anni in cui Petrarca scopre Paltro grandc ancior che indirizzerä la sua vita: Agostino. Nel 1333 iiifalli incoiitra il monaco Dionigi da Borgo Sansepolcro che gli dona un manoscritto «tascabile». di piccolo formalo, dclle Confessiones. a cui Petrarca sarä legatissimo c che porterä sempre con se. L'autobiografia disegnala da Agostino nelle Confessiones. incentrata su un percorso di perdizione e conversione, co-stituisee l'esempio ideale in cui Petrarca puö far rispecchiare la propria personale esperienza di ravvedimento. II 26 aprile di quest'anno compie. in compagnia del fratello Ghe-rardo. la famosa ascesa sul montc Ventoso. Di questa avventura parla in una letters che finge di aver scritto appena tomato a casa, ma che in realtä compone solo molti anni piü tardi, nel 1353. La lettera apre il IV libro dclle Familiäres, c indirizzata a fratc Dionigi c ha al centro proprio la lettura delle Confessiones agostiniane. Petrarca raeconta la vi-cenda della salita al monte attribuendo a tutto ciö che accade un tra-sparente valorc metaforico. Mcntre il fratello Gherardo - che nel 1343 sarebbe entrato nell'ordine dei frati certosini - si dirige di buona lena verso la vetta, Francesco e fiaccato dalla salita. cerca scorciatoie ma si disperde tra i sentieri. e piü volte tentato dal rinunciarc. Giunto falico-samente in eima, si ferma ad ammirare il paesaggio intorno. La sco-perta del paesaggio. lo spettacolo dell'altezza lo spinge a meditare sul suo passato e sui peccati che lo hanno segnato. confessando di non sentirsi ancora affrancato dalle passioni terrene che. come fantasmi dell'anima. non gli danno pace. Un modello di vita: Agostino Ripensare la propria vita: l'avveritura sul monte Ventoso 200, /737 1®^Qal® «HOB^ TP® ms É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W<ŠSV i ^ * 100% |» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf II molivo della loita interiore non ě nuovo alla letteratura, ma ě ine-dito questo modo di rappresentarlo. Lautore non si limita a dichiarare di esscre prcda di passioni contrastanti, ma imprime nella scrittura le perturbanti oscilla/ioni delsuoanimo mediante un continuo andirivieni di affermazioni che si smentiscono reciprocamente. La linea retta che per Agostino o per Dante discgnava l'itinerario dell'uomo cristiano verso Dio si rivela per Petrarca intermitlente. sussultoria. E a questo punto che gli sovviene il ricordo delle Confessioni. Francesco prende il libro e lo apre su una pagina a caso. Ě il punto in cui Agostino rimprovera gli uomini che spendono il proprio tempo ammi-rando le cime dei monti e le altre itnmensitá della natura, e non si guar-dano dentro. trascurando cosi sé stessi. Ecco le conclusioni di Francesco, che rivela piii esplicitamentc l'allegoria del racconto: Libním ciatisi, iraitts michimet quod nunc cliam lerrcstria mirarer, qui iampridem ab ipsis gentium philosophic discere debtiissem nichil preter animum esse mirabile, cui magno nichil est magnum. /.../ Totius lectio-tiis terminus fait, in sileiilio cogilanti quanta mortalibus consilii esse! inopia, qui, nobilissima sui parle neglecta, diffttndamur in plurima el inanibus specktculis evanescant, quod initts inveniri poierai, queremes extrinsecus. (Farn. IV 1,205-208:228-232) [Chiusi il libro, sdegnato con me stesso dell'ammirazione che ancora provavo per cose terrene quando giä da tempo, dagli stessi filosofi pa-gani. avrei dovuto impararc che nicnte ě da ammirare tranne I'anima. di fronte alia cui grandezza non e'e nulla di grande. [...] Raccolsi tutta la leltura in quelle parole che ho riferito. riflettendo in silenzio quanta fosse la stoltezza dcgli uomini i quali. trascurando la loro parte put no-bile, si disperdono :n milk stradě e si perdono in vani spetlacoli, cer-cando all'esterno quello che si potrebbe trovare all'interno. (trad. Dotti, pp. 374-377)) II paesaggio Le «mille sirade» in cui gli uomini si disperdono sono le false scor-dello spirito ciatoie che Petrarca intraprende; i «vani spetlacoli» sono il paesaggio estcriore in cui la sua vista si smarrisce. Ciö che l'autore vuole mettere in scéna ě invece la scoperta di un paesaggio interiore: i problemi della co- 201,/737 «HOB^ TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 C\ © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 C\ © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - 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Anche se alcuni componimenti hanno sicuramente conosciuto una circolazione isolata, la vicenda testuale del libro comincia quando é possibile riconoscere un progetto di raccolta e organizzazione dei testi perseguito con coerenza, e testimoniato da successive forme redazionali, a partire dagli anni 1348-1350. Di alcune di queste redazioni sono conservati i testimoni che le riportano: il piü importante ě il codice Chigiano LV176 della Biblioteca Apostolica Vaticana, vergato da Giovanni Boccaccio nel 1363. Di altreě possibile ricostruire la struttura interna grazie alle informazioni che Petrarca stesso fornisce nel cosiddetto «codice degli abbozzi». Si tratta del ms. autografo Vaticano Latino 3196, composto da una ventina di fogli sciolti, in cui si alternano stesure di primo getto, redazioni intermedie, co-pie in pulito e numerose postille in latino che informano sulle date di trascrizione e talvolta quelle di registra-zione «in ordine» all'interno dell'edizione definitiva che a partire dal 1366 Petrarca andava allestendo. Questa redazione ne varietur ě conienula nel ms. iciografo Vaticano Latino 3195,compilato in parte da un copista, in parte dallo stesso Petrarca, che comunque sovrintende all'intera operazione. Alla mano del přímo sono assegnate le rime 1-190 (a eccezione di 121 e 179) e 264-318; allautore. oltre ai testi saltati dal copista, le serie 191-263 e 319-366. Non eescluso che anchequesta forma potesse subire ulteriori revisioni, ma senza dubbio essa rispecchia l'ultima testimonianza della volon-tä dell'autore. Come tale ě stata ricevuta da Pietro Bembo, che nel 1501 ne ricava la prima edizione a stampa, pubblicata a Venezia da Aldo Manuzio e destinata a rimanere il principále vettore di tra-smissione dell'opera, non solo in Italia. La prima edizione critica moderna risale al 1949 ed ě curata da Gianfranco Contini (Tallone, Pari-gi), ristampata con alcune migliorie nel 1964 (Ei-naudi, Torino). Essa ě fondata sostanzialnente sul codice idiografo Vaticano Latino 3195, "erma restando la discussione in nota di alcune piü significative varianti superate nel processo di ela-borazione. Naturalmente, trovandosi di fronte alla scrittura di Petrarca, l'editore conserva la veste grafico-formale registrata nel codice (ad esem-pio, le grafie latineggianti), considerando di in-teresse generale la conoscenza degli usí grafici, e dunque delle abitudini linguistiche, di uno dei padri dell'italiano letterario. II testo critico procu-rato da Contini ě alla base delle piü recenti edizio-ni commentate, che lo riproducono apportando solo qualche lieve ritocco: quella a eura d Marco Santagata («I Meridiani», Mondadori, Milano, Figura 1 1996), che qui viene seguita fedelmente, e quella Andrea del Sarto, Domo colpetrarchino, 1528 ca.; acuradi Rosanna ßettarini (Einaudi,Torino, 2005). Firenze, Galleria degli Uffizi. 244, /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 C\ © ;=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ 230 Le Tre Corone e la cultura del Trecento ► Indice Brano 1 Era il giorno ch'al sol si scoloraro (Rvf3) Dopoil proemioe il son. 2 chedescrive il primo assaltodi Amore,qiii per la prima volta compare Laura, che da inizio alia vera e propria «storia» narrata nel Fragmenta. II primo tassello del racconto coincide con la celebrazione del giorno deirinnamoramento, fissato qui in un generico venerdl santo, giorno della Passione di Cristo. La data del 1327 sarä esplicitata solo nel son. 211, vv. 12-13: «Mille trecento ventisette, a punto/ su Tora prima, il di sesto d'aprile,/ nel laberinto intrai...». E il 6 aprile e anche il giorno della morte di Laura, come riportato da Petrarca stesso in piü luoghi. La ccincidenza delle date del primo incontro e della morte di Laura con quella della morte di Cristo ha un potente valore simbolico, che, sovrapponendo amore divino e amore terreno, col oca immediatamente la vicenda dentro una prospettiva provvidenziale in cui e messo in gioco il desiderio di salvezza e redenzione per il poeta in-namorato di Laura. L'accostamento di dimensione sacra e profana si mostra da subito nei termini di una contrapposizione, o quantomeno di un corto circuito: mentre i raggi del so* le impallidiscono per la pietä di Dio per la morte di Cristo, gli occhi della donna splendono e incatenano impietosamente I'amante (vv. 1-4). L'insistenza sul fatto che I'io lirico sia stato colto impreparato dal sentimento amoroso (vv. 3,5-7,9) serve proprio a rimarcare il rapporto ambiguo di convergenza-opposizione tra il dolore universale per la morte di Cristo («commune dolor», v. 8) e la pena personale di chi, proprio nel giorno consacrato alia penitenza, si trova «disarmato» di fronte agli assalti di Amore. L'innamoramento e descritto nei termini del processo topico della lirica cortese. secondo cui la passione aggredisce il cuore attraverso la vista (v. 11), cosl come topico e il motivo per cui solo I'amante si ritrova catturato, mentre la donna rimane illesa grazie alia sua virtü (v. 14). Questi elementi convenzionali vengono pe-rö inscritti in un quadro ideologico del tutto nuovo, che vede l'«errore» deirinnamoramento (si ricordi il «primo giovenile errore» di Rvf], 3) realizzarsi nei termini di una «distrazione» dell'io lirico dalla pietä cristiana, implicata nel giorno della Passione. Abbandonando i «rai» del «Factore», su cui sovrastano gli socchi» della donna, il poeta si lascia sedurre dalla bellez-za terrena, commettendo quel peccato che marchta fin dal principio la sua vicenda amorosa. Metro: sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE DCE. Eni il giorno ch'al sol si scoloraro per la pietä del suo Factore i rai. quando i' fui preso, et non me nc guardai. che i be' vostr'occhi. donna. mi legaro. Tempo non mi parea da far riparo contra' colpi d'Amor: perö m'andai secur, senza sospetto; onde i miei guai nel commune dolor s'incominciaro. 1. si scoloraro: 'impullidirono" come, secondo il racconlo evangelico, nel giorno della crocifis-sione si oscurö il sole e avanzarono le tenebre. 2. pietä: il dolore di Dio per la morte di Cristo: Factore: 'Dio": rar. 'nicci'. 3. preso: 'catturato'; non me ne guardai: 'non me ne accorsü 4. mi legaro: 'mi legarono. mi imprigionarona 5-6. Tempo... d'Amor: 'non mi sembrava ne-cessario premunirsi contro i colpi di Amore'. perche nel giorno della Passione sono i seatimenti di dolore e penitenza a occupare l'animo del cristiano:perö: 'perciö'. 7. guai: 'tribolazioni'. 8. commune dolor: il dolore di lulla la cri-stianitä per il sacrilicio di Cristo. 245,/737 1®^Qal® «HOB^ TP® ms U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria Rerum vulgarium fragmenta 231 ► Indice Trovömmi Amor del tutlo disarmato. et aperta la via per gli ocelli al core, che di lagrimc son fatti uscio et varco: perö. al mio parer. non li fu honoře ferir me de saetta in quello stato. a voi armata non mostrar pur l'arco. 9. lYovommi: 'mi trovo'. 10. el aperta... core: (Amorc) trovo aperla la strada che attravcrso gli ocelli (cioe attravcr-so la vista de-lla bellezza della donna) conduce al cuore (facendo nascere la passione). 11. die di lagrime... varco: "i miei occhi sono diventati porta c passaggio di lacrime'. pro- dottc dal dolore di uii amorc non corrispo-sto. come dice subito dopo. 13. in quello stato: incrme. 14. armata: in conlrapposizione con I'io lirico «disarmato» (v. 9), la donna ě abbastanza virtuosa da non essere. non solo colpita. ma nemíněno minacciata da Amorci/wr: 'neppure'. Brano 2 Lasso me, ch'i' non so in qua I parte pieghi {Rvf 70) La cosíddetta «canzone delle citazionl* ě :aratterízzata dal fatto che ciascuna delle cinque stanze di cui e composta si chiude con Vinciplt di una canzone di illustri poeti del passato: Arnaut Daniel {cosl riteneva Petrarca, ma la canzone é oggi assegnata ad altro autore), Guido Cavalcanti, Dante, Cino da Pistoia, Petrarca stesso. Si tratta di un omaggio alia tradizione del-la lirica volgare e nel contempo di una presa di distanza, dal momento che il testo contrad-dice di fatto la concezione deH'amore che in quella tradizione si riflette e che Petrarca stesso ha coltivato nella prima parte del Canzoniere. Le tappe piu significative della sua personále formazione poetica vengono rípercorse attraverso versi che, nel nuovo contesto semantico, assumono un significato antitetico rispetto ai testi da cui provengono. Le prime tre stanze esprimono un'idea sensuale e pessimistica deH'amore, irrealizzabile per-ché impossibíle é I'incontro con I'amata che ha il «cor di smalto» (v, 23) e perché il desiderio deH'amante ě puntualmente frustrate Irrompe nella quarta stanza la consapevolezza dell'ir-razionalita di questo sentimento che priva il soggetto della sua liberta e conduce alia morte delle sue facolta vítali e intellettuali. II desiderio che nelle prime stanze era stato proiettato verso I'esterno (la donna che non corrisponde aH'amore e il destino ostile) adesso viene inte-riorizzato. Il discorso si sposta sulla responsabilita dell'io lirico, che riconosce il proprio pecca-to (nla sua propria colpa», v. 48) nell'aver rivolto il suo amore verso I'apparenza esteriore della donna (aspettandone un ritorno), e non verso la vera bontá della sua anima. La sua angoscia non va dunque imputata né al destino né alia durezza del cuore di lei, ma unicamente al fatto che la sua passione é imperfetta, perció colpevole. Muta cosl anche il ruolo dell'ama-ta, che da fiera nemica diventa strumento di elevazione spirituále («angelica beltade», v, 49) per chi non si lascia abbagliare dalla bellezza terrena ed e in grado di discernere I'elemento virtuoso che da Dio viene e a Dio deve ricondurre. II giudizio negativo su una stagione della lirica di ascendenza cortese a cui Petrarca stesso aveva partecipato si esplicita nell'arTerma-zione della liberta e della responsabilita morale del soggetto, che deve liberarsi dei fantasmi dei sensi (e si notino a questo proposito i punti di contatto con il Secretum, di cui la canzone ě coeva) e rivolgersi unicamente al «vero splendors (v. 45) di cui la donna puo essere tramite. Metro: Canzone di cinque stanze senza congedo. Ciascuna stanza ě formata di dieci versi endecasillabi e settenari con schema di rime ABBA AccADD. fc titolo Qui® •^OÄlxj"' ?P®O0© 'AO U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 232 LeTre Corone e la cultura delTrecento Lasso me. ch"i' non so in qual parto pieghi la spěme, ch'ě tradita omai piú volte: che se non ě chi con pieta m'ascolte, pcrché spargcr al cicl si spessi preghi? Ma s'egli aven ch'anchor non mi si nieghi finir anzi '1 mio fine queste voci meschine. non gravi al mio signor perclťio il ripreghi di dir libero un di tra 1'erba e i fiori: Drez e! rayson es qtťiett ciant e' m demori. Ragione ě ben ch'alcuna volta io canti, pero ch'ó sospirato si gran tempo che mai non incomincio assai per lempo per adequar col riso i dolor' tanti. Et s'io potcsse far ch'agli occhi santi porgesse alcun dilecto qualche dolce mio detto. o me beato sopra gli altri amanii! Ma piú quanďio diro senza mentire: Donnii mipriegha, per elito voglio dire. Vaghi pensicr' che cosi passo passo scorto nťavele a ragionar tanťalto, vedete che madonna á 1 cordi smalto. si forte ch'io per me dentro nol passo. Ella non degna di mirar si basso che di nostre parole .. pieghi: : tiadiui: 'ťnMrata' dai ri m cc elii mi ascolli pie- 1. Lasso tue: ahime': / che parle rivolgere^ 2. la speme: 'la speranz finti della donna. 3. chese... m'nscolie:'s tosamenie. Allude anc< 4. spessi preghi: frequenti preghicre'. 5. Ma s'egli... nieghi: "ma sc non mi venissc nega-lo.se mi dovesse essere conecsso". 6. tniofine: la mia morle. 7. iwi mesdune: 'parole di dolore', "lameiili". 8. non gravi: "non sia di peso'; mio signor. Amore: ripreghi: lo preghi ancora una volta. 9. 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:44 0; © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Rerum vulgarium frogmenta 233 curi, ché '! ciel non vole. al qua! pur contrastando i' son giá lasso: onde. come nel cor m'induro e 'naspro. čosi nel mio parlor voglio esser aspro. Che parlo? o dove sono? e chi m'inganna, altri ch'io siesso e 'l desiar soverchio? Giä s'i' trascorro il ciel di cerchio in cerchio. ncssun pianeta a pianger mi condanna. Se mortal velo il mio veder appanna. che colpa e de le stelle, o de le cose belie? Meco si sta chi ďi et notte m'affanna, poi ehe del suo piacer mi fe' gir grave la dolce visia e 7 bei gitardo soave. Tutte le cose di che 'I mondo é adorno uscír buonc de man del mastro eterno; ma me. ehe čosi adenlro non discerno. abbaglia il bei ehe mi si m ostrá intorno; et s'al vero splendor giä mai ritorno, ľocchio non puô star fermo čosi ľä fatto infermo pur la sua propria colpa. el non quel gioriio ch'i' volsi inver' ľangelica beltade nel dolce tempo de la prima elude. ll.ché V ciel non ľi/ťi'perché il deslino non viinle. si oppone'. 28. al qual... lasso: 'conlro il quale (destino) ho giä combaltulo tanto chc sono slancom 29. come nel cor... naspro: 'čosi conic mi indurisco e mi inasprisco nel cuore. nei sentimenli; 30. čosi... aspro: é Vincipit di u na dclle canzoni petrose di Danie, di cui Pelrarca riprende fedel-mente il dettato. fondato sídla coincidenza tra ľasprezza dcl cuore delia donna amala c quella delia poesia a lei ispirata. 31-32. chi m'inganna... soverchio'.': 'clii mi ingan-na se non io siesso e il desiderio eecessivo?'. 33. s'ľ trascorro... cerchio: se mentalmcnte per-corro il cielo in lulta la sna esiensionc. atlraver-sando tulte le spore di cui e eomposto'. 34. nessttn pianeta... condanna: il concetto ehe in-tende esprímere e ehe ľamore non dipende da alcun inftusso aslrale: non e cioe d e térmi na to dal deslino. 35. morta! velo: il corpo'. il velo delia bellczza mor-tale e hnila: il mio veder appanna: 'non consente allo sguardo di andarc okre le apparenze lerrene'. 37. de le cose belie: il riferimento e a Laura. incol-pevole se ľamanie non č in grado di ben direzio- 38. Meco st sta: "sla con mc. nel mio cuore': öd... m ajfanna: Tidea dclla donna Ii > angoscia senza sosta. 39. poi che: 'da quando': dcl suo piacer: 'dclla sua bellezza': gir grave: 'andare aggravalo', appesanli-lo lino iiiroppressume dal desideno di lei. 40. la dolce vista... soave: ineipit di una canzonc di Cino da Pistoia. diventala celebre probabilmenlc dopo esser slala aecolta qui da Pelrarca. Anche in queslo caso il sigmlicalo di parienza e rovescialo. poiche nel leslo di Cino la sofferenza d'amorc dipende dalla lontananza lisica dclla donna. menlre qui appare cosiitiuiva dclla luHura peccaminosa proprio di im sentimenio che dipende da circoslan-ze eslernc e non si nulrc in voce doll'unico bene. 42. itscir: 'uscirono': mastro eterno: Dio. 43. adentro non discerno: 'non sono in grado di guardare nella verila profonda dellc cose: 44. il bei... intorno: la lisicitä Jolle cose terrene. 47.1'ä fatto infermo: "lo ha reso malalo. lormcnta-lo'. L'oggcllo e il nie del v. 43. 48. pur. solo: 50. nel dolee... etade: c Vincipit dclla canzonc 23. dclla •-dellc metamorfosi-. manifesto di una con-cezione dell'amore sensualc e alienantc che Petrarca iniende qui superarc deliiiilivameiilo. 248 /737 »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 234 LeTre Corone e la cultura del Trecento Brano 3 Chiare, fresche et dolci acque (Rvf 126) La piu celebre delle canzoni petrarchesche per dolcezza e solennita del tono ruota intorno airimmaginazione e alia memoria che sostanziano I'esperienza deiramore. Al centra vi e I'e-vocazione della natura della valle della Sorgue in Valchiusa, trasfigurata nel ricordo in una sorta di Paradiso terrestre reso sacra dalla presenza di Laura. Le acque, i rami, il prato fiorito e I'caere sacro» (v, 10) sono gli elementi naturali che riaffiorano alia memoria del soggetto per-che- sono venuti a contatto con il corpo della donna e in piu sono stati lo scenario del primo incontro e del suo innamoramento («Amor co' begli occhi il cor m'aperse», v. 11). La secon-da e la terza stanza ospitano una struggente proiezione nel futuro in cui II poeta immagina che Laura si rechera alia tomba del poeta piangendo e pregando per lui. Alia quarta stanza subentra improvvisamente il ricordo della prima apparizione di lei, presentata in termini vi-sionari e quasi mistid come di una santa, seduta «humile in tanta gloria» (v. 44), sovrana del regno di Amore, su cui cade una pioggia di fiori. L'immagine e fissata come in un attimofuori dalla realta, tanto che I'effetto che provoca sul soggetto e di completo smarrimento, di fuo-riuscita dal tempo («carco d'oblio*, v. 56) e dallo spazio («Qui come venn'io.o quando?», v. 62). II legame esclusivo con quei luoghi («Da indi in qua mi piace/questa herba si, ch'altrove non 6 pace», vv. 64-65) appare dunque come il frutto di una totale interiorizzazione dell'espe-rienza amorosa, vissuta attraverso il sentimento del tempo: la scrittura trattiene nel presen-te immagini provenienti dal passato (la memoria dell'abbagliante apparizione di lei) e visio-ni del futuro (la visione di un ricongiungimento possibile solo dopo la morte). II presente e il tempo di mezzo tra il ricordo di jn momenta di oblio, dove I'io lirico immagina di essere «in ciel» (v. 63), e la proiezione verso il futuro della morte. II soggetto cioe, a ben guardare, e sempre «assente», cosl come assenti sono i dati di realta, emblemi della memoria piii che oggetti della natura, e la stessa Laura appare come una presenza fantasmatica piu che come una persona in carne e ossa. Tutto viene trasfigurato attraverso I'immaginazione e il lettore si trova catturato dentro un paesaggio interiore che e I'unico autentico scenario del I'esperienza amorosa, tanto che la stessa canzone, cioe I'atto linguistico di chi dice «io», non sara in grado probabilmente di «uscir del boscho» (v, 68), che e quello della mente. Metro: Canzone di cinque stanze e un congedo. Ciascuna stanza e composta di 13 versi tra endecasillabi e settenari, con schema di rime abC abC cdeeDfF. Lo schema del congedo e in-vece AbB. Chiare, fresche et dolci acque. ove le belle membra pose colei che sola a me par donna; gentil ramo ove piacque (con sospir' mi rimembra) a lei di fare al bel fiancho colonna: herba et hor' che la gonna leggiadra ricoverse co Pangelico seno; I. Chiare... acque: sono quelle della Surgut, che passa attraverso Avignone. 3. pose, ■immerse': sola a me par donna: "che ě 1'unica per me degna di essere chiamata signora, padrooa (del mio cuore)'. 5. con sospir mi rimembra: "ancora sospiro (sot-fro) mentre mi riaffiora nella memoria'. 6. di fare... colonna: "di appoggiare il suo bel 'ricoprirono' (la gonna e il petto angelico). 249 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © :S • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Reium vulgarium fragmenla 235 aere sacro. sereno. 10 ove Amor co' begli occhi il cor trfapc rse: date udi'etiza insieme a le dolenti mie parole extreme. S'egli e pur mio destino e 'I cielo in cio s'adopra, 15 chAmor quest'occlti lagrimando chiuda. qualchc gratia il mcschino corpo fra voi ricopra, et torni Palma al proprio albergo ignuda. La morte fia men cruda 20 se questa spene porto a quel dubbioso passo: che lo spirito lasso non poria mai in piu riposalo porto ne in piu tranquilla fossa 25 fuggir la carne travagliata et Possa. Tempo verrit anchor Corse ch'a Pusato soggiorno torni la fera bella et mansueta. et la 'v'clla mi scorsc 30 nel benedetto giorno. volga la vista disiosa et lieta. cercandomi; et. o pieta!. gia terra in fra le pietre vedendo. Amor Pinspiri 35 in guisa che sospiri si dolcemcnte che merce m'impetre. el faccia forza al cielo. asciugandosi gli occhi col bel velo. 10. aere sacro: luogo (per metonimia) sacralizzato 21. spene: 'speranza'. dalla present di Laura. 22. tluhhinsii fuiviii: "passagviio pauroso. incerto' 11, it cor m'aperse: 'mi apri il cuore', mi fece in- 23. lasso: 'affannalo'. namorare. 24. non poria: 'non polrebbe! 12. dale iidl'enza: 'prestate ascolto'. 28. iimiio soggiorno: dimora ahituale'. 13. parole extreme; 'ultime parole' Anlicipa/ioae 29. la fera heila et mansueta: immagine ossimorica del pensiero della morte del poela. ehe cosliiuisce per designarc Laura, licra crudcle verso le speran- il nucleo delle due successive stanze. ze deH'amaiite.ehe pero nella sua iantaslicheriadi- 15.s'adnpra;'s.\ impegna'. venta prodigiosamenic huona c accomodante. 16. ch'Amor... chiuda: 'che Amorc mi faccia mo- 30. la 'v'ella mi scone: 'in ipicllo slcsso luogo dove rire a for/a di lacrime'. cioe ehe muoia per le pene mi vide per la prima volta' d'amore. 32. disiosa; 'desiderosa'. 17-18. qtta/che gralia... ricopra: 'concedetemi 34. gid... pietre: ridolto gia m polvere tra le pietre per grazia che il mio corpo sia -eppellito qui Ira (del sepolcro): voi (gli element] natural! evocati nelka prima 36. In guisa che; 'in modo che'. stanza)'. 37.mercem'iiiipi'irr.'oU'jiipi per nie gra/ia dal cielol 19. al propria iiiherjo: il cielo; igmitla: del corpo. 38. faccia forza al cielo: 'vinca la giustizia divina 20./wi:-sara: (con il suo pianto)'. 250 /737 ms • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:44 C\ © ~ ► Indice Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf 236 Le Tre Corone e la cultura del Trecento Da' be' rami scendea (dolce ne la memoria) una pioggia di fior' sovra 'I suo grembo: et clla si scdea humile in tanta gloria. coverta gia de Famoroso nembo. Qual fior cadea sul lembo. qual su le treccie bionde, ch'oro forbito et perle eran quel di a vederle: qual si posava in terra, et qual su l'onde; qual con un vago errore girando parea dir: - Qui regna Amore. - Quante volte diss'io allor picn di spavcnto: costei per fertno nacque in paradiso. Cost carco d'oblio il divin portamento e '1 volto e le parole e 'I dolce riso m'aveano, et si diviso da Pimagine vera. ch'i' dicca sospirando: Qui come venn'io, o quando?; credendo esser in ciel. non la dov'era. Da indi in qua mi piace questa herba si, ch'altrove non 6 pace. Se tu avessi ornamenti quant'ai voglia. poresti arditamcntc uscir del boscho et gir in fra la gente. K'l ricordo'. richianiii: i nembo: la nube di fiori chc 46. lembo: dclla ve^ie. 4S. forlvio: 'splendenL''. 50. l'onde: del numc Sorguc. 51. vago errore: 'volleggio leggiadro'. 54. spavenlo: 'sgomenlo. sbigoltimenlo: 56. carco d'oblio: dipendc dal «m'aveano» del v. 59: 'mi avevami laiio dimenticare ogni cosa'. 59-60, si diviso... vera: 'scparalo dalla vera imma-gine fisica che avevo davanti'. 62. Qui come vemi 'io: 'come sono arrivalo qui'.1: 64. Da indi in qua: da quel giorno in poi". 66. ornamenti: si riferisce alia costruzioiic retorica della canzone. 67. ardiiameitie: 'sen/a esilazione! 68. j;/r:'andare'. 251 /737 1®^Q*1BI •HOaSid:^ TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Rerum vulgarium fragmenta 237 Bráno 4 Italia mia, benché 7parlar sia indarno (fívf128) La piú celebre delle tre canzoni di argomento politico incluse nel Canzoniere (ínsieme a 28 e 53) ě stata un punto di riferimento per non pochi intellettuali ítaliani, come Machiavelli, che ne cita la penultima stanza a chiusura del Principe, o Leopardi, che la prende a esempio per lesue canzoni patríottiche. La composizioie rísale con ogni probabilita al secondo soggior-nodi Petrarca a Parma. Dal 1343 Petrarca ěospitedi Azzoda Correggio, maěpoi costrettoa fuggire quando la cittä viene ceduta al signore di Ferrara Obizzo III ďEste contro il volere dei Visconti e dei Gonzaga, che nel febbraiodel 1345 la cingono ďassedio. Gli inserti non amorosi del libro svolgono soprattutto la funzíone di integrate rautobiografia dell'io lirico dando voce agli interessi e agli atdori politici ecivili che ne restítuiscono il profilo sin-golare. Rívolgendo un accorato appello ai signoři ďltalia perché pongano fine alle rivalita e alle lotteche insanguinano la penisola, e sí impegnino cosi a costruire una nuova forma di conviven-za civile e pacifica, Petrarca completa il suo autoritratto, svelando aspetti della sua personalita umana e intellettuale che trascendono quella del poeta-amante. Lobiettivo polemico fundamentale sono le truppe di mercenari teutonici, di cui i potentí ďltalia sono soliti servirsí per soste-nere le loro imprese belliche, e di cui invece dovrebbero liberarsi perché si tratta di popoli rozzi e insolenti, cheerano stati vinti da Roma e ora indegnamente riabilitati, inaffidabili perché devoti solo al denaro. Nelle ultíme due stanze e nel congedo, il tono si fa, da aspro e polemico, piCi accorato nella celebrazione della patria «benigia et pia» (v. 85) in cui sono custodite le nobili origini del popolo italico che i potenti sonochiamati ad amaree rispettare;nell'esaltazionedell«antiquo valore» (v. 95) italiano contro il «furore» tedes:o (v. 93); nell'invito ai signoři perché acquistino con-sapevolezza della fugacitä dell'esistenza e della necessity di prepararsi alia vita eterna abbando-nando le controversie che li separano e difendendo la pace. «Pace» é la parola con cui si chiude il componimento, ripetuta per ben tre volte, a ribadire perentoriamente quell'amore naturale per il suolo natio che dovrebbe indirizzare I'azione politica di chi ha in sorte di governarlo. Metro: Canzone composta da 7 stanze di 16 versi tra endecasillabí esettenari. Lo schema di rime delle stanze ě AbCBaC cDEeDdfGfG; quello del congedo ě aBCcBbdEdE. Italia mia. benché '1 parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo si spesse veggio. piacemi almen che' miei sospir' sian quali spera "ITevero et lArno, e '1 Po. dove doglioso et grave or seggio. Rcttor del ciclo. io cheggio ehe la pietä che Ti condusse in terra Ti volga al Tuo dilecto almo paesc. 1. i n dar n o: 'vano'. 2. piaghe: 'ferile'. 3. spcs.se: "filte. m 4- 5.piacemi... speru: mi consola erederc ehe i mi lamenli siano quelli ehe gli iialiani spórami! 5- 6. 7 Tevero... Fo: il Teverc. lArno e il Po soni tre principáli fiumi ďltalia e alludono qui alľi tera estensionc della penisola e al suo popolo. 6. dove... seggio: 'dove ora mi trovo. addolorato e pensoso" II pocta dicliiara di trovarsi a Parma, nella regione bagnata dal Po. 7. Rettor del cielo: Dio: cheggio: "ehiedo". 8-9. che la pietä... pae.se: 'quella stessa misericordia che ti spinse a incamarti in Cnsto (per salvarc l'u-manilä) adesso tu rivolga al tuo paese prcdiletto e nobile'. Che I'ltalia sia il paese prcdiletto da Dio lo 252 /737 1®r^Q*la »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (4^^ ^ ^ 4> 100%H' 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 238 LeTre Corone e la cultura delTrecento Vedi. Segnor corlese. di che lievi cagion' che crudel guerra; e i cor', che 'ndura et serra Maric superbo et fcro. apri Tu. Padre. e 'ntenerisci et snoda; ivi fa che '1 Tuo vero. qual io mi sia. per la mia lingua s'oda. Voi cui Fortuna a posto in mano il freno de le belle contrade. di che nulla pieta par che vi stringa, che fan qui taňte pellegrine spade? perché 'I verde terreno del barbarico sangue si depinga? Vano error vi lusinga: poco vedete, et parvi veder molto. ché 'n cor venale amor cercate o fede. Qual piii gente possede, colui ě piü da' suoi nemici avolto. O diluvio raccolto di che deserti stráni, per inondar i nostri dolci campi! Sc da le proprie mani questo n'avene.or chi fia che ne scampi? [-i Non č questo '1 terren chV tocehai pria? Non 6 questo il mio nido ove nudrito fui si doleemente? dimostra.sccondo Petrarca.che 1'abtiiaseeltoeome sedu dol Papalo e dunque centru della eristianilá. 11. di che lievi... guerra: "quale guerra erudele per ragioni tanto inconsislenii'. 12-13. / coť... fem: 'i cuori ehe Mane (dio della guerra) superbo e feroce rende duri e ehiusi alla 14. apri Tu: riferito a »cot* del v. \2;snoda\ "sciogli" 15. ivi: nei cuori: Tuo vero: la verilä ehe Dio incar-na e rappresenla. 16. qual io mi sta: "per quello che io valgo'; per... s■ £>í/íi:'venga ascollala atlraverso queste mie parole! 17-18. Voi... contrade: voi. signoři nelle eui mani la Fortuna ha messo il govonio dclle helle regioili (ďltalia): 19. di che... Stringa: "per le quali non sembrale pro vare nessuna compassione' 20. pellegrine spade: 'anni slraniere'. cioě per me-tonimia 'snídali stranieri'. 21-22.perche... si depinga: pi.ache il verde suolo it; lieo venga sporeato di sangue slranicro?: 23. Vano error: I'errorc di credere ehe i ri siano disposti a sacrificarsi per gli i popoli d'ltalia. 24. poco... molto: vi illudeie di guardare lontano, 25. die... fede: 'perche cercale aillore e fedella in cnori prc/./olati. die si oliroiio per denaro'. 26-27. Quid... avolto: 'chi dispone di phi uomini, costui in reaha si eirconda di piii nemici' 28-29. O diluvio... strain: 'lerribile calamila ricava-la lI.i quuli esoiiei deseni (quclli della Germania)' 31-32. Sc.. scampi'.'; Su d proeunamo tpiusla snr-le con le nostre proprie mani. chi mai ce ne potra libera re?'. 81. chT locchai pria: lell. "che toccai per primo', cioe 'dove io nacqui'. 83. nudrtto:'allevato: 253 , /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:44 C\ © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Rerum vulgarium fragmenta 239 Non e questa la patria in ch'io mi lido. madre benigna el pia, che copre I'un el I'altro mio parente? Pcrdio. questo la mente talor vi mova, et con pietä guardate le lagrime del popol doloroso. che sol da voi riposo dopo Dio spera; et pur che voi mostriate segno alcun di pielate, verlü contra furore prenderä l"arme, et fia "1 combatter corto: che 1'anliquo valore ne ritalici cor" non e anchor morlo. Signor'. mirale come '1 tempo vola. cl si come la vita fugge.et la morte n'e sovra le spalle. Voi siete or qui; pcnsalc a la partita: che Palma ignuda et sola conven ch'arrive a quel dubbioso calle. Al passar questa valle piacciavi porre giü l'odio et lo sdegno. venti contrari a la vila serena: el quel che 'n altrui pena lempo si spende, in qualche acto piü degno o di mano o d'ingegno, in qualche bella lode, in qualche honcsto studio si converta: 84. in ch'io mifido: "in cui Irovo fiducia.; 86. che copre:'in cut e seppelliio":/wre«/e: genilore: 87. questo: 'qucslo pcnsiero". I'atlaccamento alia palria in cui sono le noslre origini. 90-91. die sol... spera: 'che. ollre che in Dio.soloin voi spera di trovare screnitä; 91. pur che voi: 'solo che voi; 93-94. vertu... I'arrne: 'la virtü (degli ilaliani) in-sorgerä conlro la barbarie (dei leijeschi)': a tia .. corto: 'il combatlimento sarä breve'. 95-96. I'antiquo... mono: "nei cuori del popo-lo italiano non c ancora morlo 1'antieo valore (quello che gli deriva dall'esscre eredi dclla civilta romana)'. Per qucslo gli ilaliani facilmenle la meglio sui barbari i seonfllti piü voile dai Romani (come ricordato nclle stanze III e IV). 99, n'e sovra le spalle: 'ei sta addosso.ei sovrasta'. 100. qui: in terra:partita: la parien/a dalla vita, la 101-102.I'ulnia... calle:"t giunga al pauroso passaggio (la morle) da sola, nuda del proprio corpus II poeia ricorda ai polenti la I'ugaciia del lempo e la ueee-sila di hberarsi del-le passioni chc ostaeolano la serena prcparazionc alia vita sterna. 103. valle: immagme biblica per designarc la vita sulla lerra. 104. piacciavi: vi piaecia. vogliate":porre giu: dc- 106-107. quel cite... spends: il tempo speso per rc-care dolore agli altri" 108. di mano o d'ingegno: (opera) relaliva all'atli-vila manuale o intellcttualc. 109. bella lode: 'eosa lodevole: 11(1. v coiivcitil: dipeildeille Jul sosyeltu -quel-al v. 106. 254,/737 1®^Qal® «HOB^ TP® ffla U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice 240 Le Tre Corone e la cultura del Trecento cosi qua giu si godc. et la slrada del ciel si Irova aperla. Canzone, io t'ammonisco che tua ragion cortesemente dica. perche fra gente altera ir ti convene. et le voglie son piene gia de l'usanza pessima et antica. del vcrsempre nemica. Proverai tua ventura fra' magnanimi pochi a chi 1 ben piace. Di' lor: - Chi m'assicura? I' vo gridando: Pace. pace. pace. - 111. qua gilt: in terra; si gode: degna'. 112. ia strada... aperta: 'si prepara la slrada verso la salvez/a! 114. tua ragion:'\c tue argomcnlazioni: 115. gente allein: 'persone superhe". i signori ila-liani destinatan della can/one: ir ti convene: 'devi and are. rivolgcrli: 116. le voglie: imen/ioni malvagie'. 117.1'usanza pessima et antica: quella dell'adula- zione. lipica dei rapporti di potere. 119. Proverai tua ventura: 'sperimenterai la tua 120. fra' magnanimi... place: tra i pochi magnanimi (uomini dallammo vuloroso) seguaci del bene; 121. Chi m'assicura?: chi mi protegge?: Brano 5 Che debb'io far? che mi consigli, Amore? {Rvf268) E la prima canzone sulla mortedi Laura, cheerastata solopreannunciataa partire dalla canzone 264, I'm pensando, nello snodo che inaugura la seconda parte del libra. II componimento rlen-tra nel genere lirico del planctus (di lunga tradizione nella poesia volgare), il lamento per la morte della donna amata. Il codice degli abbozzi documenta piu fasi di elaborazione, che vanno dalla prima stesura nel 1349 (un anno dopo la morte) alia trascrizione tin ordine» nel 1356. II modello piu prossimo e la canzone della Wfa luorascritta in morte di Beatrice, Liocchidolentlperpietddel core. Da qui Petrarca riprende i temi intorno ai quali ruota il componimento: il desiderio di mo-rire inseguendo la donna in Paradiso, lo stato di vedovanza che accomuna I'amante, Amore e il mondo intero, rimasto «orbo» (v. 20) per la perdita della sua creatura piu bella, I'apostrofe alle al-tre donne che, in quanto testimoni cella sua bellezza celeste, compatiscano il poeta. La stanza finale riporta le parole di Amore che sono I'invitoe la principalegiustificazione a continuare il libra, a scrivere cioe anche dopo la morte dell'oggetto d'amore. Non solo Amore ricorda all'amante che la possibility di salvare la sua an ma passa necessariamente attraverso la rinuncia a un desiderio smodato; ma lo informa che la donna stessa, viva in Paradiso, «prega» (v. 75) il poeta perche il canto d'amore prosegua anche dopo la morte, perche continui a perpetuarne la gloria sulla terra. Comincia a profilarsi I'idea, che sara sviluppata lungo tutta questa seconda parte del libra, secondo cui proprio dall'assenza dell'oggetto d'amore, dalla sua perdita irrimediabile, la scrittura poetica riceve la sua piCi alta legittimazione in quanto celebrazione del sentimento fedele anche oltre la morte e in quanto presa di consapevolezza del destino inesorabile che attende I'io lirico che, per salvarsi, dovra passare attraverso I'elaborazione di questa perdita al mondo. Metro: canzone di 7 stanze di 11 versi tra endecasillabi e settenari piu un congedo. Lo schema delle rime e AbCAbC cDdEE, mentre il congedo riprende lo schema della sirma. 255 , / 737 1®^Qal® «HOB^ TP® Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <šS *č t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:44 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ► Indice Rerum vulgarium fragmenta 241 Che debb'io far? che mi consigli, Amore? Tempo ě- ben di morire, et ó tardato piú ch'i' non vorrei. Madonna c morta. ct a seco il mio core; el volendol seguire, interromper conven quesťanni rei, perché mai veder lei di qua non spero. et 1'aspettar m'ě noia. Poscia ch'ogni mia gioia per lo suo dipartire in pianto ě volla. ogni dolcezza de mia vita c tolta. Amor. tu '1 senti. onďio teco mi doglio. quanťě '1 damno aspro et grave: e so che del mio mal ti pesa et dole, anzi del noslro. pcrch'ad uno scoglio avem rotto la nave, ct in un punto n"č scurato il sole. Qual ingegno a parole poria aguagliare il mio doglioso stato? Ahi orbo mondo ingrato. gran cagion ái di dever pianger meco. ché quel bel ch'era in te. pcrduto ai seco. [■■■] Donne. voi che miraste sua beltate cl Pangelica vita con quel celeste portamento in lerra. di me vi doglia, et vincavi pietate. non di lei, ch'ě salita 3. ô tardaio... vorrei: 'ho tardato a quanto non desidcrassi! n pumo: 'nello si 4. ,1 Ní Jilm ľ ddn. insieme alia donna. 5. volendiil: ugg. '-core 6. interromper conven mini rei: 'anni iristi. dolorosi'. 8. di qua: nel mondo terreno: I'aspettar 'aspetlare (di morire) mi affligge". 9. Poscia che: 'dopo che. 13, quant'e... grave: dipendenle da «tu 'I v. precedenle. 'Quanlo la perdila sia dolorosa • irre para bile'. 15, ad uno scoglio: 'contra lo slesso scoglio'. L'a mante e Amore condividono lo slesso stato d lutto e ai naufragio dell'uno corrispotide quelh deiraltro. L-el 18-19. a parole... stato: "con quali parole potrebbe csprimere la mia sofferenza?' 20. orbo mondo ingrato: il mondo slesso e cieco (perché ha perso la sua luce) e ingrato (perché in-capaee di riconosivre lo splcndorc di Laura). 22. ché... seco: 'ciô che e'era di bello in le {nel mondo), lo hai perduto con la sua moriek 56. Donne: lapostroie alle donne, lestimoni della bellezza e della virlii dell'amala, é un topos della poesia stilnovista e dantesca. 57-58, angelica vita... celeste portamento: sono i segni eccezionali che rendono la donna amala Ira-mile perla divinitá. 59. di me vi doglia: 'addoloralevi per me. per il 256,/737 1®r^Q*la »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> gABC-esteso Ven 10:45 Q> © :S • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 242 LeTre Corone e la cultura del Trecento a lanta pace, el m'a lassato in guerra: tal che, s'altri mi serra lungo tempo il camin da seguitarla. quel chAmor mcco parla sol mi riten ch'io non recida il nodo. Ma e' ragiona dentro in cotal modo: - Pon' freno al gran dolor che ti trasporta; che per sovcrchie voglie si perde '1 cielo.ove '1 tuo core aspira. dove e viva colei ch'altrui par morla, et di sue belle spoglie seco sorride, et sol di te sospira; et sua fama.che spira in molte parti anchor per la tua lingua. prego che non extingua, anzi la voce al suo nome rischiari. se gli occhi suoi ti fur dolci ne can. - Fuggi '1 sereno e '1 verde, non t'apprcssare ove sia rise o canto, canzon mia no. ma pianto: non fa per tc di star fra genie allegra. vedova sconsolala in veste negra. 61. guerra: 'affanno'. 62-63. s'altri... seguitarla: "se ancora a lungo il de-stino o la natura (ultri) mi sharrano la slrada che mi consentirebbe di seguiria' 64-65. quel... il nodo: "solo cio che mi dice Amore mi Irattiene dal recidere il nodo (della vita)'. 66. ragiona dentro: 'parla dentro di me'. 67. Pon' freno: 'modera': ti trasporta: 'ti Iravolge'. 68. soverchie voglie: 'desiderio cccessivo: Si Iratta qui del desiderio di raggiungere Laura.dunque di morire. 69. si perde 'I cielo: 'si perde la possibility della salvezza' 70. altrui: 'agli allri. alia genie'. 71-72. di sue... sorride: "sorride delle sue membra terrene'. Amore invita I'amante a ridmensiona-re la sua solieren/a. perclic ciö che a lui appare come un'orribile perdita (il corpo della donna) e in reallä abbandonalo volenlieri da lei. che ora gode della gloria celeste: sol di te sospira: 'sospira. piange solo per te (e non per il corpo rimaslo in terra)'. 73-75. et sua puna... extingua: 'e (lei) prega che tu non spenga la sua fama che ancora si diffonde [spira) in molli luoghi del mondo grazie alle tue poesie (la tua lingua)'. 76. anzi... rischiari: '(prega) che renda ancora pill illustre la gloria del suo nome'. 77. tic: 'a con valorc disgiunlivo. 79. non t'appressare: 'non accostarti'. 80, canton... pianto: 'non can/.one, ma pianto; Esplicita dichiara/ione del genere del componi- IllCIltll. 257 /737 1®^Qal® «HOB^ TP® ffla • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <§8 3? t ^ 4> 100% Hi QABC-esteso Ven 10:45 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <§8 3? 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t ^ 4> 100% Hi QABC-esteso Ven 10:45 Q, © !=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W 100% Hi QABC-esteso Ven 10:45 © !=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <§8 3? t ^ * 100% Hi QABC-esteso Ven 10:45 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <§8 3? t ^ 4> 100% Hi QABC-esteso Ven 10:45 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <§8 3? t ^ 4> 100% Hi QABC-esteso Ven 10:45 C\ © ;=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <§8 3? t ^ 4> 100% Hi QABC-esteso Ven 10:45 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^j. gABC-esteso Ven 10:45 Q, © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Decameron 283 I CLASSICI Decameron LA STORIA DEL T E STO E LE EDIZIONI II manoscritto piii importante del Decameron é ľautografo, databile intorno al 1370 e oggi conserva-to presso la Staatsbibliothek dí Berlino con la segnatura Hamilton 90. II těsto ci ě giunto incomplete (mancano tre fascicoli e la prima carta), rra contiene preziose annotazioni di Boccaccio e suoi disegni raffiguranti novellatori e protagonisti delle novelle. Soprattutto e importante la disposizione grafica del teste, che risponde a precise strategie «editoriali», riguardanti il tipo di scrittura impiegata, l'orga-nizzazione della pagina su due colonne e le dimensioni del codice; aspetti che riflettono i caratteri del libro medievale di tipo scientifico-universitario.Una simile forma-libro presupponeva un pubblico di esperti intellettuali, capaci di comprendere l'architettura delľopera e di riconoscere le fonti letterarie e filosofiche dí cui ě intessuta- Le divisioni e i diversi piani narrativi delľopera sono inoltre evidenzia-ti attraverso un sistema di iniziali maiusccle di varia misura ehe rappresenta una guida alla lettura del libro giacehé vi si distingue ľigorosamente tra le parole del Narratore esterno, lo spazío dedicate alia brígata e ľinizío della novella (i tre cerchi di cui abbiamo parlato). Altri manoseritti importanti sono il Parigino italiano 482 e il Laurenziano 42 1: il primo realizzato quan-do ľautore era ancora in vita, il secondo assaí piü tardo, ma esemplato da un copista molto attento, il fiorentino Francesco ďAmaretto Mannelli. Tra glí aspetti piCi significativi della tradizione manoserit-ta occorre sottolineare ehe - a giudicare dai codici soprawissuti - il Decameron fu letto e apprezzato non solo negli ambienti mercanteschi, ma anche tra íl pubblicoaristoeratico. II fatto ě rilevante anche sotto il profilo ideologico, giacehé mostra ehe il capolavoro boccacciano non fu sentíto come rappre-sentazione esclusiva del mondo dei rnercanti, ma, al contrario, come forma esemplare del codice cor-tese, di matrice aristocratica. Peril těsto moderno, si ricorda ľedizionecrítícadel 1976 eurata da Vittore Branca a partire dalľautogra-fo berlinese. Piů di recente Maurizio Fiorilla (2013) ha proposto di correggere i numerosi errori presen-ti nelľautografo ricorrendo alľinsieme de la tradizione manoseritta antíca. Qui si segue il teste fornito dallo stesso Fiorilla per ľedizione commeitata apparsa nella BUR nel 2013. Braňo 1 Novella II4 La storia del mercante Landolfo Rufolo raccontata da Lauretta ě ambientata nel Mediterra-neo Orientale, tra le acque di CostantinopeIi, il mar Egeo e l'Adriatico. partendo dal marTirre-no, sulle cui coste si trova la cittadina di Ravello, dove ancor oggi esiste una Villa Rufolo. Do-po due sequenze plti brevi (la fallimentare spedizíone ďaffarí a Cipro e la píratería: §§6-10), la terza sequenza racconta il difficile rítorno a casa del protagonista. La scansione narrativa si regge sulla logica economica seguita dal protagonista; la vicenda si apre infatti col desi-derio di Landolfo di raddoppiare le sue riechezze (§5), progetto ehe fallisce col commercio regolare (§7) e ehe ínvece riesce con ľattivitä piratesca (§10). La terza sequenza raddoppia lo schema delle precedenti, col naufragioe ľinattesa seoperta delle pietre preziose: tomato finalmente a Ravello, Landolfo constate infatti di essere «il doppio piü ricco ehe quando partito s'era» (§29). Una simile costruzione narrativa mette in rilievo i due principi propulsori contrapposti della vicenda: la cupidigiadel protagonista e la forza imprevedibile della Natura. Puressendocaratte-rizzatodalla capacita di ponderare le situazionie di agire solodopo aver riflettuto (cfr. §§6,10, 298, /737 1®^Qal® • nosila TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä -3- 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ Q ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 284 Le Tre Corone e la cultura del Trecento ecc), Landolfo ě tuttavia soprattutto preso dalla smania di arricchirsi. Lo mostra la stessa co-struzione del racconto, tramata da un slstema di associazionl sernantiche profonde: Landolfo, dopo aver cercato di allontanare la cassa piena di pietre preziose, vi si avvínghia saldamente (§22); lo stesso protagonista, ricevuta la cassa dalla sua salvatrice, dopo il dispiacere per averla sentita troppo leggera, resta diffidente, e aspetta, per aprirla, il momento in cui «la buona fe-mina [non si trova] in casa» (§26). La novella appare dunque incentrata su due assí principáli: la geografia delle rotte mediterranee e il carattere del protagonista, ehe in conclusione decide di abbandonare la troppo pericolosa mercatura. Il meceanismo narrativo é evidenziato anche dalla rubrica, dove la complessa peripezía di Landolfo é racehiusa nei due estremi delľimpo-verimento e delia riechezza (§1: cfr. *impoverito» vs. «ricco si torna a casa sua»). [1] Landolfo Rufolo, impoverito, divien corsalé e da' genovesi preso rompe in mare e sopra una cassetta di gioic carissimepiena scampa2; e in Gurfo ricevitto da una femina3, ricco si torna a casa sua. [2] La Lauretta appresso Pampinea sedea; la qual, veggendo lei al glorioso fine della sua novella, senza altro aspettare a parlar cominciö in cotal guisa4: [3] Graziosissime donne\ niuno atto della fortuna, secondo il mio giudicio, si pub veder maggiore che vedere uno d'infinia miseria a stato reale elevare''. come la novella di Pampinea n'ha mostrato essere al suo Alessandro adivenuto. [4] E per ciö che a qualunquc della proposta materia da quinci innanzi novellerä7 con-verrä che infra questi termini dicas. non mi vergognerö io di dire una novella, la quale, ancora che miserie maggiori in sé contenga, non per ciö abbia cosi splendi-da riuscita". Ben so che. pure a quella avendo riguardo. con minor diligenzia fia la mia udila1": ma altro non potendo sarö scusata. [5] Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la piii dilettevole parte d'ltalia; nella quale assai presso a Salerno č una costa sopra il marc riguardante". la quale gli abitanti chiamano la costa d'Amalfi. piena di picciole cittä. di giardini e di fontáne e d'uomini ricchi e procaccianti in atlo di mercatantia si come alcuni altri1-. Trallc quali cittadettc" n"c una chiamata Ravcllo, nella quale, come che og-gi v'abbia di ricchi uomini. ve n'ebbe giä uno il quale fu ricchissimo. chiamato 1. corsale: 'corsaro'. 2. scampa: 'si salva'. 3. in Gurfo... da una fen una semplice donna". 4. La Lauretta... guisa: v e qui rappresenlat scorcio la dinamica che regola il «gioco del rare»: si rispetta il turno, e al contempo si ě «pre-sti», cioe veloci e pronti nel prendere la parola. 5. Graziosissime donne: per convenzione, i nar-ralori. maschi o femmine (come in queslo caso) che siaiio. si rivolgono sempře alia componen-le femminile della brigata: cosi come del resto femminile ě il pubblico cui sarebbe rivolto il Decameron. 6. niuno alto... rea/e elevare: 'la grandezza della fortuna si vede bene quando ria di un uomo che passa dalla nullatenenza alia eiultli/ioile prineipesea o retiale' (cosi ha iatlo Pampinea nel suo precedente racconlo). 7. della propositi... novellerii: racconlera una novella seguendo il tem a imposto per la giornala. 8. converra.. dica: Jovra leiiersi enlro questi linii ti'. 9. splendida riuscita: Landolfo. infatti. non di-veiila ne; principe né re alia fine della sua storia. 10. pure a quella... udila: 'considerando la novella precedente, la mia sara seguila con minore attenzione'. 11. riguardante: 'affacciata". 12. procaccianti... altri: "molto atlivi nei com- 13. cittadelte: "piccole citta. 299, /737 1®^Qal® «»OB^ TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © ;=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Decameron 285 Landolfo Rufolo; al quale non bastando la sua ricchezza. diMdurando di radop-piarla. venne presso ehe fatto di perder con tutta quella se stesso'4. [6| Costui adunque. si come usanza suole esser de' mercatanti. fatti suoi avvi-si'\ comperö un grandissimo legno e quello tutlo. di suoi denári, caricô di varie mercatantie e andonne'" con esse in Cipri. [7] Quivi. con quelle qualitä medesime di mercatantie che egli aveva porlate. trovö essere piü altri legni venuti17; per la qual cagione non solamcnte gli convennc far gran mercato1" di ciö che portato avea, ma quasi, se spacciar1" voile le cose sue, gliele convenne gittar via2": laonde egli fu vicino al disertarsi2'. [8] E portando egli di questa cosa seco gravissima noia22, non sappiendo ehe farsi e veggendosi di ricchissimo uomo in brieve tempo quasi povero divenulo. penso o morire o rubando ristorare i danni suoi. acciö che lä onde ricco partito s'era povero non tornasse2!. [9] E trovato comperatore del suo gran legno. con qucgli denári e con gli altri ehe delia sua mcrcatantia avuti avea comperö un legnelto sottile da corseggiare24 e quello d'ogni cosa oporluna a tal servigio anno e guerni" ottimamente, e diessi a far sua della roba d'ogni uomo2" e massimamente sopra i turchi. [10] Al qual servigio gli fu mollo piü la forluna benivola che alia mercatantia stata non era. Egli. forse infra uno anno27, rubô e prese tanti legni di turchi. che egli si trovö non solamcnte avere racquistato il suo che in mercatantia avea perdu to ma di gran lunga quello aver raddoppialo. [11] Per la qual cosa, gastigato2S da] priino dolore della perdita, conoscendo che egli aveva assai, per non incappar nel secondo2" a se medesimo dimoströ'" quello che aveva, senza voler piü. dovergl stare: e per ciö si dispose di tornarsi con esso a casa sua. [12] E pauroso della mercatantia. non s'itnpacciô" d'investire altrameiiti i suoi denari. ma con quello le-gnetlo col quale guadagnati gli avea. dato de' remi in acqua. si mise al ritornare12. [13] E giä nell'Arcipelago venuto, levandosi la sera uno scilocco1'. il quale non so-lamente era contrario al suo cammino ma ancora faceva grossissimo il mare, il quale il suo picciolo legno non avrebbe bene potuto comport are!4. in uno seno di mare55, il quale una piccola isoletla faceva da quello vento copcrto. si raccolsc, quivi proponendo d'aspettarlo34 migliore. [14] Nel quale seno poco stante due gran cocche di genovesi'7. le quali venivano di Costantinopoli, per fuggir quello che Landolfo fuggilo avea3*, con fatica pcrvenncro: le genti dclle quali:". veduto il le- 14. venne... stesso: 'fu quasi sul punto di perdere le sue ricche/.ze e anche la vita'. 15. fata suoi avvist: 'dopo aver ben fatto i suoi piaui'. 16. andonne; "se ne ando". 17. Quivi... vemni: 'scopn che tnuti altri mercanti si erano recall a Cipro con le siesse mercanzie', IS. jar vran mercaio: 'svendere'. 19. spacciar: 'vendere". 2M. convenne gittar via: 'darle a bassissimo prezzo'. 21. disertarsi; 'ridursi in rovina'. 22. noia: 'dolore', 23. acciň che,,, tornasse: 'per non lornare povero in quel luogo dal quale era partito ricco'. 24. da corseggiare: 'per fare attivilä di piratena' ai danni di lutti*. 27. infra uno anno: 'in meno di un anno'. 28. gastigato; 'indottrinato'. 29. per noil incappar nel secondo: 'per no: vare il dolore di una seconda perdita". 30. a se medesimo dimostm: ragiono Ira st 31. s'impaicit): 'si preoccupo', 32. si mise al ritarnare: 'prese la via del riti 33. scilocco: 'scirocco', 34. comportare: 'sopportare'. 35. n odin ia»). 25. guernl. 'riforni'. 26. diessi... noma: 'si dicde all'attiviia di rapin; 36. -to: si ri ferisce al «venlo», 37. due gran cocche di genovesi: 'due grandi navi genovesi'. 38. per fuggir,., avea; 'per rifugiarsi dalla stessa lempesia die aveva preoccupato Landolfo". 39. le genti delle quali; 'i cui marina imbarcati sulle due "gran cocche»). 300 /737 1®^08|® «»OSii^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ;=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice 286 Le Tre Corone e la cultura del Trecento gnetto e chiusagli la via da potersi partire. udendo di cui ogli era e giä per fama co-noscendol ricchissimo. si come uomini naturalmenle vaghi di pecunia e rapaci40 a doverlo aver si disposero4'. |15] E messa in lerra parte della lor gente con balcstra e bene armata, in parte la fecero andare che de' lcgnetto neuna persona, se saetta-to esser non volea. poteva discendere4': e essi. fattisi tirare a' paliscalmi4' e aiutati dal mare, s'accostarono al picciol legno di Landolfo e quello con piccola fatica in picciolo spazio. con tutta la ciurma senza perdernc uomo, cbbero a man salva44: e fatto venire sopra Tuna delle lor cocche Landolfo e ogni cosa del legnelto lolta. quello sfondolarono lui in un povero farsettino ritenendo4\ [16] II di seguenle. mutatosi il vento, le cocche ver Ponentc vegncndo fer vela""1 e tutto quel di prosperamente47 vennero al lor viaggioi ma nel fare della sera si mi-se un vento tempestoso. il qual faccendo i mari altissimi divise le due cocche ['una daHaUm4*. 117| E per forza di questo vento addivenne che quclla sopra la quale era il misero e povero Landolfo con grandissimo impeto di sopra all'isola di Cifalonia percosse in una secca4". e non altramenti che un vetro percosso a un muro tutta s'aperse e si stritolow: di che i miseri dolentr' che sopra quella erano, essendo giä il mare lutto pieno di mercatantie che notavano e di casse e di tavole, come in cosi fatti casi suole avvenire. quantunque obscurissima notte fosse e il mare grossissi-mo e gonfiato. notando qucgli che notar sapevano. s'incominciarono a appiccare a quelle cose che per Ventura lor si paravan davanti52. [18] Intra li quali il misero Landolfo. ancora che>! molte volte il di davanli'4 la morte chiamata avesse, seco eleggendo1' di volerla piü tosto che di tornare a casa sua povero come si vedea, vedendola presta?h n'ebbe paura: e, come gli allri, venuta-gli alle mani una tavola. a quella s'apiccö. se forse Idio"7. indugiando"* egli I'affogare. gli mandasse qualche aiuto alio scampo suo1": e a cavallo a quella. come meglio poteva, veggendosi sospinto dal mare e dal vento ora in qua e ora in lä, si sostennc in-fino al chiaro giorno. [19] II quale venuto, guardandosi egli da torno, niuna cosa al-troche nuvoli e mare vedea e una cassa la quale sopra Tonde del mare notando"" tal- 40. rapaci: avidi di prcda': era un topos riterilo ai genovesi. 41. doverlo aver si disposero: 'si prcpararono a prendersi le sue ricchezze'. 42. in pane... disecudere: i genovesi tengono sot-to tirodi freccia la leggcra imbarca/ionc di Landolfo per impedire che qualcuno possa dicendcr- 43. paliscalmi: 'bardie ; eon maggior sicurezza di vc del proiagomMa). 44. eh hero a man salva: "st 45. e fatto venire... ritenendo: fanno affondare I'imbarcazione e imprigionano Landolfo che la-scianocon addosso una semplice aiacca Iceeera (fzrMlmc). 46. le cocche... vela: "le r verso Ponentc". 47. prosperamente: 'con buon favore dei vcnli'. 48. si mise... dall'altra: "si alzö un vento impe-tuoso che divise le due imbarcazioni a causa del mare assai violento". 49. quella sopra la quale... secca: "la nave su eui e ' (che la picci.il; e impadi ,i genovesi leceru vela stato imbarcalo Landolfo eolpisce con la chiglia il fondale basso di una secca". 50. non altramenti... si stritolo: si fece in mille pezzi. come un bicchiere che venga scagliato contro un muro'. 51. i miseri dolenti: "i povcri mercanti spaventa-ti'. 52. notando qucgli... davanti: qtielliche sapevano nuolare si lanciarono verso le casse c i rot-lami che galleggiavano nel mare in tempesta e si afferrarono (appiccare) a quel che gli capitava davanti'. 53. ancora che: sebbene'. 54. il di davanti: 'il giorno prima' (cioc prima della nolle del naufragio). 55. la morte... eleggendo: "avendo deciso di sce-gliore la morte piutlosto che di tornare povero 56. vedendola presta: "vedendo la morte vicina'. 57. se forse Idio: "nulla speranza che Dio'. 58. indugiando: 'ritardando". 5'). alln scampo sua: 'per la sua salve/za'. 60. notando: 'gallcggiando'. 301 /737 »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 O, Q = • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Decameron 287 volta con grandissima paura di lui gli sappressava. lemendo non"' quella cassa forse il percotesse per modo che gli noiasse"2; e sempre che presso gli venia''', quando po-tea con mano. come che poca forza n'avessc, la lontanava. [20| Ma come che il fatto s'andasse. adivenne che"4 solulosi subitamente nell'aere un groppo di vento"' e per-cosso nel mare si grande in questa cassa diede e la cassa nella tavola sopra la quale Landolfo era. che. riversata"". per forza Landolfo lasciatala andö sotto 1'onde e ritornö suso notando. piü da paura che da forza aiutalo, e vide da sc molto dilun-gata la tavola. Per che. temendo non potere a essa pervenire. s'appressö alia cassa la quale gli era assai vicina. e sopra il coperchio di quella posto il petto, come me-glio potcva. con le braccia la reggeva dirilta. [21] E in questa maniera. gittato dal mare ora in qua e ora in la, senza mangiare. si come colui che non aveva che. e be-vendo piü che non avrebbe voluto"7, senza sapere ove si fosse o vedere altro che mare, dimorö tutto quel giorno e la notte vegnente68. [22] II di seguente appresso. o piacer di Dio o forza di vento che 'I facesse, costui divenuto quasi una spugna. tenendo forte con ammendune le mani gli orli della cassa a quella guisa che far veggiamo a coloro che per affogar sono quando prendono alcuna cosa6*, pervenne al lilo dell'isola di Gurfo7". dove una povera feminetia per ventura71 suoi stovigli con la rena e con 1'acqua salsa lavava e facea belli72. La quale, come vide costui avvicinarsi. non conoscendo in lui alcuna forma7*, dubitando e gri-dando si trasse indietro74. [23] Quesli non potea favellare e poco vedea. e per ciö Diente le disse; ma pur. mandandolo verso la terra il mare, costei conobbe la forma della cassa. e piü sottilmente guardando e vedendo conobbe primieramente le braccia stese sopra la cassa, quindi appresso raviso la faccia e quello esser che era s'im-maginö7\ [24] Per che. da compassion mossa. fattasi alquanlo per lo mare7", che giä era tranquillo. e per Ii capelli presolo. con tutta la cassa il tirö in terra e quivi, con fatica le mani dalla cassa sviluppalegli" c quella posta in capo a una sua figliolctIaT* che con lei era. lui come un piccol fanciullo ne portö nella terra7'': e in una stufe™ messolo. tanto lo stropicciö e con acqua calda lavö, che in lui ritornö lo smarrilo ca-lore c alquante dclle pcrdute forze. E quando tempo le parve trattonelo"1, con al- 71. per ventura: 'per caso". 72. suoi stovigli... belli: la povera donna stava ri govern a lido le sloviglie di casa I'acqua di mare. 73. non conoscendo... forme Landolfo scnibra addirillura 74. dubitando... indietro: 'spaventala (dubitando). si tirö indietro gridando". 75. costei conobbe... s'immagino: osservando con attenzione. la donna alia fine figura e il volto di un uomo affcrrato : 76. fattasi... mare: "entrata un po' in a 77. le mani... sviluppalegli: 'sciolte le 61. lemendo nou: costruzione latineggianle del verbum limendi. Oggi noi diciamo: «temendo che». 62. //percotesse... noias.se: 'lo colpisse malanienlc'. 63. sempře che presso gli venia: "ogni volta clie 64. adivenne che: formula, insicme a «avvenne che», tipica con cui Boccaccio segnala il passag-gio alia Spaltung narrativa. cioě al momento de-cisivo del raeconto. 65. un groppo di v i la sabbia e visto da lontano n esse re privo di n colpo di vento". : rimprovvisa forte fo-issa eolpisca effettiva-mente 1'asse a cavaleioni della quale Landolfo si ě messo in salvo, facendola rovesciare. 67. senza mangiare... voluto: Landolfo non man-gia nienle. ma oyni lanio la tempesta lo costringe a bere acqua di marc. 68. la notte vegnente: la notte sueeessiva'. 69. tenendo forte... cosa: Landolfo stringe forte i manici della cassa. come lanno tutii quelli che, essendo in pericolo, si afferrano alla possibile fonte della loro salvezza. 70. Gurfo: Torru". li dalla 78. posta in capo a una sua figlioletta: 'affidata alla figlioletta' (ma anehe letteralmenle: 'la bam-bina Irasporta la cassa sulla testa'). 79. ne porto nella terra: 'lo porto in braccio al vil-laggio {la terra): SO.stufa: "linozza di acqua calda'. 81. tempo... tratlonelo: "fattolo uscire fuori dalla vasca quando gli sembró opportuno". 302 /737 1®r^Q*la »»08iiR IP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Le Tre Corone e la cultura del Trecento quanto di buon vino e di confeIto": il riconforto, e alcun giorno come pote il meglio il tenne*'. tanto che esso. le forze recuperate, conobbe la dove eraS4. [25] Per che alia buona femina parve di dovergli la sua cassa rendere. la qual salvata gli avea. e di dir-gli che omai procacciasse sua ventura*5: e cosi fece. [26] Costui. che di cassa non si ricordava. pur la prese. presentandogliele la buona femina. avvisando quella non potere si poco valere, che alcun di non gli fa-cesse le spese*"; e trovandola mollo lcggicra assai mancb della sua speranza"7. Nondimeno, non essendo la buona femina in casa. la sconficcoMN per vedere che dentro vi fosse: e trovo in quella molte preziose pietre e legate e sciolte delle quali egli alquanto s'intendea*", le quali vcggendo e di gran valor conoscendole. lodando Idio che ancora abbandonare non I'aveva voluto. lutto si riconforto"". [27] Ma si come colui che in piccol tempo fieramente era stato balestrato dalla fortuna"1 due volte, dubitando della terza"-. pensb convenirgli molta cautcla avcre a volcr quelle cose poter conducere"' a casa sua: per che in alcuni stracci. come meglio pote. ra-voltele"4. disse alia buona femina che piii di cassa non aveva bisogno, ma che. se le piacesse. un sacco gli donasse c avessesi quella95. [28] La buona femina il fece volentieri; e costui, rendutele quelle grazie le quali poteva maggiori del beneficio da lei ricevuto"". recatosi suo sacco in collo"7. da lei si parti: e montato sopra una barca passb a Brandizio"". e di quindi. marina marina"", si condusse infino a Trani. dove trovali de' suoi cittadini. li quali eran drappieri1"", quasi per l'anior di Dio fu da lor rivestito1"1. avendo esso gia lo-ro tutti li suoi accidenti narrati fuori che della cassa; e oltre a questo prestatogli cavallo c datagli compagnia. infino a Ravcllo, dove del tutto1"- diceva di voler tornare. il nmandarono"11. [29] Quivi parendogli esser sicuro. ringraziando Idio che condotto ve lo avea, sciolse il suo sacchetto: e con piii diligenzia cercata ogni cosa che prima fatto non avea"4. trovb se averc tante c si fattc pietre, che. a con- 82. confetlo: "cibi ripieni' (dal kilino confecliis). 83. alcun... lénne; 'lo assisielte per aieuni giorni il meglio che poté'. 84. esso,., era; Landolfo. ripresosi un po', capisce finalmente di essere stato tratto in salvo, 85. procacciasse sita venlura: 'se ne andasse'. 86. avvisando... spese: Landolfo considera (misa) ehe la cassa. pec quanlo povera, puň pur sempře consentirgli almeno di sosienersi per qualehe glOl'HO. 87. ť irovandola,,, speranza; 'ma. a causa della leggerezza della cassa. perde gran parte lassai mancó) delle sue ini/iaii speranze', 88. la sconficcô: "la apri'. 89. molie preziose... s'inlendea: 'melte pietre preziose. sia montate in un monilc sia sciolte. che egli poleva ben valutare perché se ne inten-deva\ 90. .íi riconforió: riprese coraggio. 91. baleslralo dalla fortuna: colpito dallc frecce della fortuna". 92. ditbitando della lerz.a: 'temendo potesse ac-cadere una terza volta', 93. conducere: condurre. portarc". 94. in alcuni s 'olie/e: 'nascoste it 95. un sacco gli donasse e avessesi quella: Landolfo scambia la cassa con un sacco, ritenendo piu sicuro portare via i gioielli cosi, 96. rendulele quelle grazie... ricevuto: 'ringra-ziandola di averlo salvato' (é questo il beneficio). al collo'. 98. Brandizio; 'Brindisi', sulla costa Orientale della Puglia. dove si trova pure Trani, 99. marinanuuina npica locu/mnc antica. espri-mente il «molo rasente luogo»; 'camminando lungo la iinea eosliera', 10«. drappieri; 'mercanti di Stoffe'. 10í. f u da lorrivcsiUo; gli diedero gratuitamenle dei nuovi abiti'. 102. del milo: "assolutamente'. 103. U rimandarono: i mercanti campani consen-lonoa Landoltodi turnarea Ravello.prcsUndogli un cavallo e assicurandogli un aecompaenalore. 104. con piä diligenzia... avea. sultoponendo ad analisi le pietre preziose meglio di quanto non ■vena talto príma 303 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; i 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Decameron 289 venevole pregio vendendole e ancor menolíl?. egli era il doppio piú ricco che quando partito sera. [30] E trovato módo di spacciar,Dft le sue pietre. infino a Gurfo mando una buona quantita di dcnari. per merito del servigio ricevuto"1", alla buona femina che di mare 1'avea tratto. e il simigliante fece a Trani a coloro che rivestito 1'aveano; e il rimanenle. senza piú voler mercalare. si ritenne, e ono-revolemente visse infino alla finellls. 105. vendendole e ancor n prezzo giusto e anche a men 106. spacclar. 'vendere". 107. per merito del servigio biare la povera donna delľail per ncaai-clie gl i aveva dal n'. 108. e onorevolemente visse infino alia fine: Landolfo abbandima il nieslierc del inereanle e decide di vivere in maniera elegante e signorile (onorevolemente). Brano2 Novella IV 5 L'azione si svolge nel mondo dei mercanti toscani attivi in Meridione. II sistema dei perso-naggi e ben delineato: da un lato e'e la protagonista Elisabetta; dall'altro ci sono i tre fratel-li, custodi della ricchezza e dell'onore famigliare; tra loro si colloca Lorenzo, il giovane pisa-no amato dalla fanciulla e ucciso per vendetta dai tre mercanti. Questo sistema si articola in una coerente logica degli spazi, sviluppata sull'opposizione tra interno ed esterno: a ogni sequenza corrisponde un'ulteriore divaricazione tra i due col progressivo isolamento della protagonista, in un climaxdrammatico. II «disaventurato amore» di Elisabetta rientra nel tema della quarta giornata, qui interpretato come monomania amorosa, la cui intensifcazione procede, con I'avanzare del racconto, dal pensiero fisso dell'amante perduto (§11) alla cura ossessiva del testo («vaso») di basilico in cui la giovane ha nascosto la testa di Lorenzo, fino al tragico delirio conclusivo, quando la donna muore in lacrime continuando a chiedere, invano, la restituzione della sua pianta (§23). II fascino del racconto e in questa complessa interrelazione di motivi folklorici, ideologic! e psicologici, ulteriormente arricchita dalla presenza del fantastico: elementi diversi ma risolti in una struttura narrativa essenziale e tragicamente lineare (un bellesempiodi lettura plu-rima si deve a Lavagetto). Ne viene esaltato il progressivo isolamento della protagonista, splendida eroina dellazione delirante, sia quando agisce con fermezza, tagliando la testa al cadavere dell'amato (§16), sia quando rest; in contemplazione della reliquia, come se fosse il corpo santo nel tabernacolo (§18). La novella e tutta risolta dentro la sfera del linguaggio: a livello tematico, testuale, interte-stuale. Al primo livello, Elisabetta chiede ripetutamente notizie dell'amante e, poi, del testo, chiudendosi progressivamente nella lingua del delirio; al secondo vi e il tessuto stilistico e metaforico attraverso cui si realizza il racconto; al terzo e'e la potente invenzione boccaccia-na di proporre la novella come etiologia di una ballata assai celebre ai suoi tempi. In questo modo, la narratrice Filomena produce un' nterferenza tra il mondo della cornice (dove vive la brigata) e il mondo della realta storica (dove viviamo «noi lettricb), che non manca di ave-re effetti perturbanti: le ascoltatrici trovano la novella «carissima» perche, avendo ascoltato tante volte la canzone, hanno adesso potuto scoprire «quale si fosse la cagione per che fosse stata fatta. (IV 6,2). 304, /737 1®^Qal® • nosila TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:46 0; Q ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 290 LeTre Corone e la cultura del Trecento [1] / fititelli d'Ellisabetta uccidon I'amante eli lei: egli I'apparisce in sogno e mo-slrale doves'ta sotterrato; ella occultamente' disotterra la testa emettela in itn lesto1 di bassilico, e qttivisit piagnendo ogrti diper una grande ora'\ i fratelli gliele tolgo-no, e ella se ne muore di dolor poeo appresso*. [•■•] [4] Erano adunque in Messina tre giovani fratelli c mercalanti, e assai ricchi uomini rimasi dopo la morte del padre loro. il quale fu da San Gimignano; e ave-vano una loro sorella chiamata Elisabetta. giovane assai bella e costumata5. la quale, chc che se ne fosse cagione", ancora maritala non aveano. [5] E avevano ol-tre a cio questi tre fratelli in un lor fondaco7 un giovinelto pisano chiamalo Lorenzo, che tutti i lor falti guidava e faceva; il quale, essendo assai bello della persona e leggiadro mollo, avendolo piii volte Lisabelta gualato, avvenne che egli le inco-mincid stranamenle" a piacere. Di che Lorenzo accorlosi e una volta e altra, simil-mente, lasciati suoi altri i nna mora men ti di fuori". incomincio a porre I'animo a lei: e si ando la bisogna1" che. piacendo 1'uno all'altro igualmente. non passb gran tempo che, assicuratisi", fecero di quello che piii disiderava ciascuno. [6] E in questo continuando e avendo insieme assai di buon tempo e di piacere. non seppero si segretamente fare, che una notte, andando Lisabetta la dove Lorenzo dormiva. che il maggior de' fratelli. senza accorgersene ella. non se ne accorges-sei:. II quale, per cio che savio giovane era. quantunque molto noioso gli fosse a cio sapere1'. pur mosso da piu onesto consiglio4. senza far motto o dir cosa alcuna. varie cose fra se rivolgendo intorno a questo fatto'\ infino alia mattina segucnte trapas-so1". [7] Poi, venuto il giorno. a' suoi fratelli cio che veduto aveva la passata notte d'E-Hsabetta e di Lorenzo raccontd: e con loro insieme, dopo lungo consiglio. dilibero di qucsta cosa, accib chc ne a loro ne alia sirocchia alcuna infamia ne seguisse, di pas-sarsene tacitamente e d'infignersi del tutto d'averne alcuna cosa veduta o saputa17 infino a tanto che tempo venisse nel quale essi. senza danno o sconcio di loro. que-sta vergogna. avanti che piu andassc innanzi. si potcssero torre dal visoIK. [8] E in tal disposizion dimorando1". cosi cianciando2" e ridendo con Lorenzo come usati erano. avvenne che, sembianti faccendo d'andare fuori della citta a di- 1. occultamente: "di nascosto'. 3. per una grande ora: 'per molto tempo". 4. poco appresso: "poeo dopo". 5. costumata: "beneducata". 6. che die se tie fosse cagione: 'per ur.a qualche ragionc che non si sa'. I. fondaco. 'maga//ino'. 8. slranamente: 'in niodo slraordinario". 9. iasciali... fuori: non curandosi piii delle relazio-ni chc aveva stabilito con allrc ragazzc. ''di fuori», cmc al cli fuori dcllo spazio del ■■fiiiidau)- (si noli qui l'inizio della losica contrapposilivadegli spazi). 10. bisogna: faccenda. II. assicuratisi: rassicurati del loro amorc reci- 12. il maggior... accorgesse: uno dei fratelli si accorge dell'incontro tra la sorella e Lorenzo: Elisabetta invece non si accorge di cssere stata scopcrla. 13. molto noioso gli los se a ció sapere: "gli dispia-cesse mollo scopnre la relazione della sorella'. 14. piu onesto consiglio: peiisiero piii opportuno' (si íaccia caso alki d i verša acce/ione della parola onesto/-a anlica nspetlo al sigmlicato odierno). 15. fra sé... fatlo: 'pensando tra sé o sů a quanto 16. infino alla manina seguenie irapassô: "aspet-tó ľarrivo della matlina segucnte". 17. di passarsene... saputa: "di melterc la cosa a tacerc. facendo finla di nulla'. 18. infino... viso: 'in atlesa della buona occasione per togliersi questo disonorc dal viso': č la tipica modalita delle cosiddette societa della vergogna. in cui un'eventuale mancan/a nei confronti delle regole eomuni vieiie a\ verlita come una diminu-zione del proprio onore. 19. in tal disposizion diinorando: 'avendo matu-rato c|uesta dceisiono". 20. citinciimdo: 'purlando del piil e del meno'. 305 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Decameion 291 letto tutli e tre, seco menaron Lorenzo-': e pervenuti in un luogo molto solilario e rimoto. veggendosi il destro". Lorenzo, che di cio niuna guardia prendeva. ucciso-no e sotterrarono in guisa che niuna persona se n'accorse. |9] E in Messina torna-tisi dieder voce d'averlo per loro bisogne mandalo in alcun luogo2'; il che leggier-menle24 creduto fu. per cio che spesse volte eran di mandarlo da torno usati. [10] Non tornando Lorenzo, e Lisabetta molto spesso e sollecitamente i fratei domandandone, si come colei a cui la dimora2' lunga gravava. avvenne un giorno che. domandandone ella molto inslantemente2*. che l'uno de' fratelli disse: «Che vuol dir questo? che hai tu a far di Lorenzo, che tu ne domandi cosi spesso? Se tu ne domanderai piu, noi ti faremo quclla risposta che ti si convicne». [11] Per che la giovane dolente e trista. temendo e non sappiendo che27. senza piu domandarne si stava e assai volte la notte pietosamente il chiamava2* e pregava che ne venisse: e alcuna volta con molte lagrime della sua lunga dimora si dolcva e senza punto ral-legrarsi sempre aspetlando si stava20. [12] Avvenne una notte che. avendo costei molto pianto Lorenzo che non tor-nava e essendosi alia fine piagnendo adormentata, Lorenzo l'apparve nel sonno, pallido e tutto rabbuffato30 e co" panni tutli siracciati e fracidi11: e parvele che egli dicesse: [13] «0 Lisabetta. tu non mi Eai altro che chiamare e della mia lunga dimora t'atristi e me con le tue lagrime fieramente accusi32; e per cio sappi che io non posso piu ritornarci. per cio che 1'uhimo di che tu mi vedesli i tuoi fratelli m'uecisono". E disegnatole" il luogo dove sotterato I'aveano. le disse che piu nol chiamasse ne l'aspettasse. e disparve. [14] La giovane, destalasi e dando fede alia visione'4, amaramente pianse. Poi la mattina levata. non avendo ardire di dire alcuna cosa a* fratelli. propose di volere andare al mostrato luogo e di vedere se cio fosse vero che nel sonno I'era paruto. [15] E avuta la licenzia" d'andarc alquanto fuor della terra"1 a diporto". in compagnia d'una che altra volta con loro era stata e tutti i suoi fatti sapeva'N. quanto piu tosto potew la se n'ando; e tolte via foglie secche che nel luogo erano, dove men dura le parvc la terra quivi cavb4": ne ebbe guari cavato41, che ella trovo il corpo del suo mi-sero amanle in niuna cosa ancora guasto ne corrotto42: per che manifestamente41 co- 21. sembianti... Lorenzo: "facendo finta di voler andare in gita fuori citta. portarono Lorenzo 22. veggendosi il destro; 'vedendo la huona 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ;=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 292 Le Tre Corone e la cultura del Trecento nobbe essere stata vera la sua visione. [16] Di che piü che altra femina dolorosa"'4, conoscendo che quivi noil era da piagnere. se avesse potuto voletitier lulto i I corpo n'avrebbe portato per dargli piü convenevole4' sepoltura: ma veggendo che ciö csser non poteva. con un coltello il mcglio che pote gli spiccö dallo "mbuslo la testaJ\ e quella in uno asciugatoio inviluppata47. e la terra sopra l'allro corpo gitlata. mes-sala in grembo alia fanle, senza essere stata da alcun veduta. quindi si diparti e tornossene a casa suaJR. [17] Quivi con quesla testa nella sua camera rinchiusasi, sopra essa lungamente e amaramenle pianse. tanto che tutta con le sue lagrime la lavö. mille basci dando-le in ogni parte. Poi presc un grande c un bei testo. di qucsti ne' quali si pianta la persa4" o il basilico, e denlro la vi mise fasciata in un bei drappo'"; e poi messavi su la terra, su vi piantö parecchi piedi di bellissitno bassilico salernetano*1. e quegli da niuna altra acqua che o rosala o di fior d'aranci o delle sue lagrime non innaffiava giammai52. [18] E per usanza aveva preso di sedersi sempre a questo testo vicina e quello con tutto il suo disidero vagheggiare. si come quello che il suo Lorenzo tene-va nascoso-:: e poi che molto vaghcggiato l'avca, sopr'esso andalascne cominciava a piagnere. e per lungo spazio, lanto che tutto il basilico bagnava. piagnea14. [19] II basilico. si per lo lungo e continuo studio, si per la grassezza della terra procedente dalla testa corrotta che dentro v"eras\ divenne bellissimo e odorifero molto; e servando la giovane questa maniera del continuo1*, piü volte da' suoi vicin fu veduta. [20] Li quali. maravigliandosi i fratelli della sua guasta bellezza e di ciö che gli occhi le parevano della testa fuggiti. il disser loro'7: «Noi ci siamo accorli che ella ogni di ticne la cotal maniera»1*. II che udendo i fratelli c accorgendosenc. avendonela alcuna volta ripresa"' e non giovando, nascosamente da lei fecero por-tar via questo testo""; il quale non ritrovando ella con grandissima instanzia"1 molto volte richiesc, c non essendole renduto''2, non ccssando"' il pianto e le lagrime. infermö"4, ne altro che il testo suo nella infermita domandava. [21] I giovani si ma- 44. piü che ultra femiiui dolorosa: 'addoloran-dosi piii di quanio non abbia mai provato una donna'. 45. convenevole: "degna' (Lorenzo non e sepol-lo in terra consacrala: Elisahella, se potesse, lo dissotterrerebbe lulto per dargli una degna sepoltura). 46. gli spiced dallo 'mhusto la testa: "gli staccö via la testa dal busio'. 47. inviluppata: 'avviluppata'. 48. si diparii... casa sua: "parti di lä e se ne tornö a casa sua'. 49. persa: "maggiorana'. 50. la vi mise fasciata in un bei drappo: Elisabetta avviluppa la lesia in un bei panno. 51. bassilico salernetano: una tipologia di basilico: piii avanii si legge »selemontano», che e una qualilu pin piveiiila della -less,* piania. 52. da niuna... innaffiuv/i giununai: la giovane in-naffia la pianta con le sue lacrime □ con acqua pro-fumaia da rose o fiori d'arancio. 53. con lulto it suo disidero... nascoso: guardarlo fissamente con aniore. giacche dentro vi era na- 54. e per lungo... ping/tea: 'piangeva cosi a lungo da bagnare tuna la pianta'. 55. II basilico... dentro v'era: il basilico cresce forte e odoroso sia per le cure di Elisabetta sia perche la terra e arricchila dalla decomposizione del la testa del giovane amato. 56. del continuo: "sempre'. 57. Li i/uali... il disser loro: i fratelli si stupiscono per I'aspello gravemenle seiupato della sorella. E allora i vicini rivelano il comportamento bizzarre della giovane. 58. *Nol... maniera*: la batluta in discorso diret-lo e una formulazione scorciata: «Abbiamo vislo che ogni giorno fa cosi e cosi...». 59. rtpresa: "rim prove rata'. 60. nascosamente... testo: i fratelli. pensando di polerla liherare dalla sua fissazione. fanno portal via il vaso di nascosln. 61. instanzia: insistenza. 62. non essendole rendulo: 'non essendole resii-tuito' (il vaso). 63. cessando: 'smettendo', 64. inferntö: 'si ammalo'. 307 I /737 1®^Qal® «HOB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Decameron 293 ravigliavan forle di questo adimandare. e per cio vollero vedere che dentro vi fosse: e versata la terra, videro il drappo e in quello la testa noil ancora si consumata, che essi alia capcllatura crcspa non conoscessero lei essere quella di Lorenzo''5. [22] Di che essi si maravigliaron forte e temettero non questa cosa si risapesse: e sotterrata quella, senza altro dire, cautamente di Messina uscitisi e ordinato come di quindi si ritraessono. se n'andarono a Napoli"". [23] La giovane non restando"7 di piagncre c pure il suo testo adimandando, piagnendo si mori. e cosi il suo disaventurato amore ebbe termine. Ma poi a certo tempo"* divenuta questa cosa manifesta a molti, fu alcun che compuose quella canzone la quale ancora oggi si canta, cioe: [24] Qual esso fu lo malo crisliano, che mi furo la grasta, ct cetera™. i fratelli svuota- 65. versata la terra... Lorenzo: i no il vaso e vi irovano dentn pulrefatta, di cui pero s capelli ricci del giovane Lorenzo, 66. ordinato... Napoli: dalo ordine di trasferire il loro conimercio. caulamenle i Ire fratelli se ne van do a Napoli, Brano3 Novella VI 9 67. restando; 'smettendo'. 68. certo tempo: 'dopo un cerlo lempo', 69. Qual esso... et cetera; ispirato dalla Irisle vi-cenda. un anonimo cantore popolare la t raster i-sce in musica, L'incipit qui cilalo da autentico: ve ne sono diverse variant icali del Medioevo, L'episodio dell'incontro di Guido Cavalcanti con la brigata di Betto Brunelleschi, pur breve e líneare nella struttura narrativa, ě ricco di riferimenti alia cultura del tempo. Lo stesso nome di Guido rimanda alia sua attivita Doetica, ispirata alia rappresentazione dell'amo-re come perdita di se e sofferenza, e tesa a una riflessione filosofica di matrice averroista. Elissa, la Narratrice, chiarisce quest'aspetto parlando di lui come di un loico e di un «filo-sofonaturale»(§8). A Guido si contrappone la brigata di Betto Brunelleschi (personaggio storico che fu effetti-vamente in rapporti col poeta e con Dante Alighieri): il sistema dei personaggi non si limita dunque alia polarizzazione tra Guido e Betto, cioé tra il motteggiatore e il «sottile e inten-dente cavaliere» (§15), ma riguarda anche gli amici che vanno in giro per la cittá a cavallo. Questo ě uno dei centri sémantici della novella: lo si evince dal ricordo nostalgico delle «bel-le e laudevoli usanze» di quando i ňorentini ispiravano il loro comportamento al codice si-gnorile, prima che Yavarizia prendesse il sopravvento (§§4-6). Oltre che un'esaltazione del poeta, dunque, la novella mette in scena I'antico splendore di una cittá la cui elite non era ancora guidata dalla sola «ragion di mercatura». La prospettiva fiorentina ě palese nel trattamento assai preciso della topografia urbana, cui si sovrappone una densa intertestualita anch'essa basata sullo spazio. La descrizione di Guido che, giunto alle porte della cittá, cammina tra i monumenti funerari, ě infattí ispirata al canto X deir/nfemo, in cui Dante procede *tra 1 muro della terra e li martlri* (v. 2), cioé tra le mura della citta (terra) di Díte e le arche infuocate da cui emergono Farinata degli Uberti e il padre di Guido Cavalcanti. II riferimento cantesco ě chiarito anche dall'allusione all'interes-se di Guido per l'«oppinione degli epicuri» (Dante aveva infatti scritto che «suo cimitero da questa parte hanno/ con Epicuro tutti suoi seguaci*: Inf. X, 13-14). Ma la novella va oltre la posizione dantesca. II Cavalcanti decameroniano appare infatti un elegante eroe dell'intelletto, la cui prestezza nel dire e leggerezza nel fare si contrappongono alia lentezza nel comprendere e alia staticitá degli avversari. Se questa contrapposizione era 308, /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 294 Le Tre Corone e la cultura del Trecento giä presente nella fonte remota (un passaggio dei Dialogi di san Gregorío), ripresa anche da Petrarca nei Rerum memorandaíum, Boccaccio sembra qui prendere posizione nel dibattíto sulla natura del filosofo e sul valore delia speculazione intellettuale. Ľambientazione fiorenti-na non é dunque la semplice scénografia di una scenetta divertente, ma riattiva una discus-sione fundamentale sul rapporto ťa poesia e f losofia. [1] Guido Cavalcanti dice con un motto onesttimcnte villania1 a ccrti cavalier fiorentini li quali soprapreso I'aveano. [•■•] [4] Dovctc adunque saperc chc nc' tempi passati furono nella nostra citta assai belle e laudevoli usanze, delle quali oggi niuna ve n'e rimasa, merce della avarizia che in quella con le ricchezze e cresciuta, la quale tutte l'ha discacciate:. [5] Tralle quali n'era una cotale. che in diversi luoghi per Firenze si ragunavano' insieme i gentili uomini delle comrade e facevano lor brigale di certo numero. guardandodi mettervi tali che comportare potessono acconciamente le spese. e oggi l'uno, do-man l'altro. e cosi per ordine tutti mettevan tavola. ciascuno il suo di. a tutta la bri-gataJ; e in quella spesse volte onoravano e gentili uomini foreslieri, quando ve ne capitavano. e ancora de' cittadini: [6] e similmente-" si vestivano insieme almeno una volta I'anno, e insieme i di piu notabili" cavalcavano per la citta e talora ar-meggiavano7, c massimamcnte per le feste principali o quando alcuna licta novella di viltoria o d*altro fosse venuta nella citta. [7] Tralle quali brigate n'era una di messer Betto Brunelleschr*. nella quale mes-ser Betto e' compagni s'erano molto ingegnati di tirare Guido di messer Cavalcante de' Cavalcanti, e non senza cagione": [8] per cib che. oltre a quello che egli fu un de' miglior loici'" che avesse il mondo e ottimo filosofo naturale" (delle quali cose poco la brigata curava). si fu egli leggiadrissimo c costumato c parlantc uom molto1- c ogni cosa che far voile e a gentile uom pertenenle neppe meglio che allro uom fare: e con questo era ricchissimo. e a chiedere a lingua sapeva onorare cui nell'animo gli capeva che il valcssc". [9] Ma a messer Betto non era mai potuto venir fatlo d'avcrlo14. e cre-deva egli co' suoi compagni che cio avvenisse per cio che Guido alcuna volta specu- 1. dice con un maun ancslamcnte villania: insul-lare »oneslamente», cioe manlenendo il decoro delle regole retoriche e sociali: si faccia caso all'uso dell'avverbio. centrale nel sistema ideolo-gico del Decameron. 2. merce... discacciate: dunque ['avarizia ha scac-ciato tutte le laudevoli usanze. 3. ragunavano: 'radunavano': i gentiluomini si riunivano in «compagnie». selezionandosi in base alia ricchezza. cosi da poler oiTrire a turno a tutta il gruppo di sodali. 4. oggi l'uno... la hrigala: a turno imhandivano banchetti per tutta la brigata. 5. similmente: "alio siesso modo'. 6. i dipiil notabili: "i giorni di festa\ 7. armeggiavano: 'facevano giosire". 8. Betto Brttnelkschi: guelfo nero. ticciso nel 1311, ebbe parte importanlo nella vita politica del tempo. Qui viene ricordalo anche perché mi-lilava nello stesso gruppo di Cavalcanti. 9. cagione: 'motivo': giustamente la compagnia di Bello lenlava di coinvolgere Guido. 10. loici: 'logici'. 11. filosofo naturale: "studioso di scienze natu- mo... molto: 'uomo molto elegan-e capace di esprimersi adeguala- 12. leggiadrissi le. beneducaio mente'. 13. a chiedere... valesse: -E parlando franca-mente ("a chiedere a lingua': GDLI) sapeva fare il debito onore a chiunque pensava che lo meri-lasse- (Ouondam). 14. non era mai potuto venir fatlo d'averlo: 'non era mai riuscito ad averlo tra i suoi". 309 /737 1®r^Q*la »»08iiR TP® ■^uH^SPu^^jK W U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ;=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice Decameron 295 lando molto abstratto dagli uomini divenia1^: e per ciö che egli alquanto tenea della oppinione degli epicuri"'. si diceva tralla gente volgare che queste sue speculazioni erano solo in cercare sc trovar si potesse che Iddio non fosse17. [10] Ora avvenne un giorno che. essendo Guido partilo d'Orto San Michele e ve-nutosene per lo Corso degli Adimari infino a San Giovanni1", il quale spesse volte era suo cammino. essendo arche grandi di martno:". che oggi sono in Santa Reparata-0. e molte altrc dintorno a San Giovanni, c egli essendo trallc colonne del porfido che vi sono e quelle arche e la porta di San Giovanni, che serrata era. messer Betlo con sua brigata a caval venendo su per la piazza di Santa Reparata, vedendo Guido lä tra quelle sepolturc, dissero: [11] «Andiamo a dargli briga»:i; c spronati i cavalli. a guisa d'uno assallo sollazzevole22 gli furono, quasi prima che egli se ne avvedesse, sopra e cominciarongli a dire:': «Guido, tu rifiuti d'esser di nostra brigata; ma ecco, quando tu avrai trovato che Idio non sia. che avrai fatto?*24. [12] A' quali Guido, da lor veggendosi chiuso, prestamente disse:i: «Signori. voi mi potele dire a casa voslra ciö che vi piace»2"; e posta la mano sopra una di quelle arche. che grandi crano, si come colui che leggerissimo era, prese un salto e fusi gittalo dall'allra parte-, e sviluppatosp da loro se n'andö. [13] Costoro rimaser lutti guatando Tun 1'allro2". e cominciarono a dire che egli era uno smemorato"1 e che quello che egli aveva risposto non veniva a dir1 nulla, con ciö fosse cosa che quivi dove erano non avevano essi a fare piü che lutii gli al-tri cittadini!:. ne Guido meno che alcun di loro, [14] Alli quali messer Betlo rivolto, disse: «Gli smemorati siete voi, se voi non l'avete inteso: egli ci ha onestamente^ e in poche parole detta la maggior villania del mondo'4. per ciö che. se voi riguarderele bene:\ quesle arche sono le case de' 15. Guide... divenia: 'Guide per I'ei flcssione. finiva con I'astrarsi dalla compagnia dclle altre persone'. 16. alquanto teneu dclhi oppinione degli epicuri: si pensava chc fosse erclico giacchc. come Epicu-ro. ncgava I'esisten/a deH'aiiima. 17. si diceva... non fosse: "le persone comuni ri-tenevano die tutte le riflcssioni di Cavalcanli fossero rivolle a ragionamenli sull'esistenza c I'incsistenza di Dio". 18. d'Orto San Michele... San Giovanni: in termini odicrni. il percorso e da Orsanmichelc al Battistero di San Giovanni passando per via c,e" Cal/aiuoli. 19. essendo arche grandi di marmo: alia fine eel XIII sccolo nello spa/io die separava il Battistero dalle mura ciiladine e'era lo spazio del cinii-tero. dove appunto s'innalzavano le arche per la sepoltura. 20. Santa Reparata: oggi il Duomo di Santa Maria del Fiore. 21. "Andiamo a dargli !>riga»: '■■Andiamo a pro-vocarlo»\ 22. if guisa d'uno ussalto solhtzzevole: "facendo finta di volerlo aggredirc. ma con alteggiamento 24. "Guido... fatui?»: la brigata provoca Guido sulla sua presunta ci chiuso, prestamente disse; vi-i reazione di Guido e veloce laccia easo. ancora una volta. egli avverbi nella prosa boc- 25. veggendi stosi bloccato. (prestamente: s all'imporlanza 26. -Signori, voi... piaee". la battuta vicne spie-gata al §14 da Betto Bruiielleschi. 27. prese un salto e fast gitutlo dall'altra parte: con una piroetta vola dall'altra parte dell'arca chc gli impediva la fuga". 28. sviluppatosi: "liberatosi". 29. rimaser tutti guatando t'un t'altro: rimascro a bocca aperla guardandosi I'un l'altro'. 30. smemorato: "pazzo". 31. non veniva a dir. "non significava". 32. con cid fosse... cittadini: 'giacche quella non era casa loro piii di quanlo non lo fosse degli altri fiorcntini'. 33. onestamente: ancora 1'avvcrbio: le parole di Guido sono onesle pcrdie la provocazionc, pur grave, non c stata rivolta loro in modo da lederne 1'onorabilita. 34. delta la maggior i ilhttiitt del mondo: 'ci ha ri- Uilki I'lilsll llo illagLiioiv die si possa Lire'. 35. je voi riguarderete bene: 'se considerate eon 310 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 296 Le Tre Corone e la cultura del Trecento morti. per cio che in esse si pongono e dimorano i morti; le quali egli dice che son nostra casa. a dimoslrarci che noi e gli altri uomini idioti e non letlerati siamo. a comparazion di lui e dcgli altri uomini scienziati. peggio che uomini morti. e per cio, qui essendo, noi siamo a casa nostra34*. [15] Allora ciascuno intese quello che Guido aveva voluto dire e vergognossi, né mai piu gli diedero briga, e tennero per innanzi messer Betto sottile e intenden-te eavaliere37. i simililudinc tr. a vivcnlc č un topos polcr 36. noi e gli altri... gnorantc e il dclla filosotiii avcrroisla: idioti: privi di spccifi-che compclon/c Icltcrarie. Brano4 Novella IX 3 37. La slim: in quaiito vi :i confront! di Bruncllcschi ai .e considcrato «sottile c iiilciidcnle», preiidere Ic battute piü oscurc. Calandrino, pittore fiorentino, subisce una beffa organizzata dal suoi colleghi e persecutori Bruno e Buffalmacco, alleati con un altro compagno ďarte, Nello, e con un medico, maestro Simone, a sua volta vittima nella precedente novella VIII 9. La situazione di partenza, con Calandrino che rifiuta di dividere con gli amici la piccola somma che ha ereditato (§§4-5), vie-ne rovesciata nella scena finale col quattro beffatori che cenano a spese del beffato (§31). II rovesciamento procede attraversc tre sequenze successive: 1) Bruno e Buffalmacco fanno credere a Calandrino che egli stia male (§§9-16); 2) i beffatori coinvolgono maestro Simone (§§17-19); 3) il medico rivela a Calandrino che egli e incínto e gli procura un rimedio efficace (§§20-32). II successo ě sottolineato dal parallelismo: mentre i compagni si godono i capponi estorti all'amico, questi ingurgita un inutile medicinale (§§31-32). La comicitä del testo risulta, oltre cie dalla sapiente costruzíone diegetica, dalľíntroduzione del punto di vista delia vittima. Ciô avviene sia, piú blandamente, accennando al compiaci-mento con cui Calandrino racconta di essere stato perfettamente curato (§33), sia, e soprat-tutto, con la presentazione in discorso diretto della reazione del protagonista (§§21-24). Si tratta di un aspetto particolarmenie gustoso della tecnica narrativa boccacdana, che sfrut-ta con arguzia lo sfondo antropologico delle credenze popolari. Quando apprende la noti-zia di essere incinto, Calandrino prende infatti sul serio la situazione, interpretandola secon-do il proprio orizzonte culturale e addossando la responsabilita del fatto alia moglie, che lo avrebbe costretto a un rapporto sessuale tenendolo sotto di sé. Si osservi che il Narratore ě ben attento a collocarequesta interpretazione in u n sistema culturale preciso: mentre infatti il protagonista illustra la sua conclusione, la moglie, abassata la fronte», va via in silenzio, ver-gognandosi del fatto che siano stati svelati dettagli cosl intimi della sua vita sessuale (§22; e cfr. anche §33). Ě in questi particolari I'arte di Boccaccio, che non si limita a riprendere dalla tradizione narrativa o dal patrimonio folklorico una storia o un terna, ma ríadatta i materiali dentro un nuo-vo orizzonte di valori e di senso. Lo stesso Autore sottolinea questo aspetto, spiegando che il divertimento della brigata nasce dalle aparole da Calandrino dette della sua moglíe» (IX 4, 2):il risocollettivoědovutoal partcolare della posizione sessuale, che qui noneunsempli-ce dettaglio piccante, ma ha la funzione di rivelare il mondo interiore del protagonista, i suoi sentimenti e le sue convinzioni piu profonde. 311 I /737 »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Cl Q ;= • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Decameron 297 [I] Maestro Simone a instanzia' cli Bruno e cli Bttffalnutcco e cli Nello fa credere a Calandrino che cgli ě pregno1: il quale per' medicine dá a' predetti capponi e de-nari, e guerisce senza partorirc4. [■■■] [4] avvenne che una zia di Calandrin si mori e lasciogli dugento5 lire di piccioli contanti: per la qual cosa Calandrino comincio a dire che egli voleva comperare un podere, e con quanli sensali aveva in Firenze, come se da spendere avesse avu-ti diecemilia fiorin d'oro. teneva mercato. il qual sempre si guastava quando al prezzo del poder domandato si perveniva". [5] Bruno e Buffalmacco. che queste cose sapevano. gli avean piii volte delto che egli farebbe il meglio a goderglisi con loro insieme. che andar comperando terra come se egli avesse avuto a far pallotto-le?: ma, non che a queslo, essi non I'aveano mai potulo conducere che egli loro una volta desse mangiare*. [6] Per che un di dolendosene. e essendo a cid sopravenuto" un lor compagno che aveva nome Nello, dipintore. dilibcrar1" tutti e tre di dover trovar modo da ugnersi il grifo" alle spese di Calandrino. E senza iroppo indugio darvi, avendo tra sé ordinato quello che a fare avessero. la seguente mattina appostato quando Calandrino di casa uscisse12, non essendo egli guari andato". gli si fece incontro Nello e disse: «Buondi, Calandrino-. [7] Calandrino gli rispose che Idio gli desse il buondi e '1 buono anno. Appres-so questo Nello. rattenutosi un poco14. lo 'neomineiö a guardar nel viso: a cui Calandrin disse: «Che guati tu?»15. [8] E Nello disse a lui: «Haiti tu sentita stanotte cosa niuna? Tu non mi par desso»16. [9] Calandrino incontanentc cominciö a dubitarc'7 e disse: «Oime! come? che ti pare egli che io abbia?». |10] Disse Nello: «Deh! io nol dico per do. ma tu mi pari tutto cambiato: fial!i forsc altro»: e lasciollo andare. [II] Calandrino tutto sospettoso, non sentendosi per ciö cosa del mondo1", an-dö avanti; ma Buffalmacco. che guari non era lontano, vedendol partito da Nello, gli si fece inconlro c salutatolo il domandö se egli si sentisse nicnte-". Calandrino 1. a instanzia: 'su richiesta', 2. che egli ě pregno; "che sia incinto', 3. per. 'in cambio di'. 4. guerisce senza partorire: si potrebbe pariaie di una particolare «pillola del giorno dopo». 5. dugenlo; ducccnlo. t.eredilíi. modesta.assom-ma a circa 5000 deiiari. 6. Calandrino comincio... perveniva; lo stupido Calandrino s'illudc di aver ereditalo cliissa clic somnia. siechě. dopo aver inlavolalo Iratlalive di compravendila per proprieta consistenti. la facienda si blocca per il costo dcll'immobilc. 7. pallotiole; 'palic di fango'. 8. non... mangiare: 'nienťaltro che a fargli meliere lulta la somma a disposi/ionc: non erano riusci-tí nemmeno a larsi invilare una volta sola a cena', 9. itn di dolendosene. e essendo a ció sopravenuto: "essendo arrivalo nol momenlo in cui no stáváno diseutendo con amarezza (dolendosene)'. 1*. diltberar. 'decisero'. 11. ugnersi il grifu: 'ungersi i] umso'; «mangiare». 12. appostato... uscisse: essendo di guardia in at-tesa che Calandrino uscisse, 13. non essendo egli guari ondalo; 'non essendosi qucgli molto (guari) allontanato'. 14. rattenutosi an poco: 'fermatosi'. 15. "Che guati tu?»: '«Che guardi'V. 16. •Haitita... desso»: '«Ma sei slato bene stanotte? Non mi sembri tu all'aspetlO"'. 17. inconnmcnit: cnmincio a diibiniiv. 'subito ini-7ÁQ a preoccuparsi", 18. /i«:-..ri,'. 19. sentendosi... del mondo: 'sentendosi perö be- 20. ma Buffalmacco... nienle: dopo Nello. questa volta č Buffalmacco che si rivolgc preoccupato a Calandrino: «l'csecuzionc del piano převede qucsla staffetta ansiogena» (Quondam). 312 /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Cl Q ;= • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 298 LeTre Corone e la cultura del Trecento rispose: «Io non so. pur teste-' mi diceva Nello che io gli pareva tutto cambiato; potrebbe egli essere che io avessi nulla?23». [12] Disse Buffalmacco: «Si, potrestu aver cavelle. non che nulla: tu par mezzo morto»". [13] A Calandrino pareva gia aver la febbre: e ecco Bruno sopravenire. e prima che altro dicesse disse: «Calandrino. che viso e quello? E' par che tu sie morlo: che ti senti tu?». [14] Calandrino. udendo ciascun di costoro cosi dire, per certissimo ebbe seco medesimo d esser malato24. e tutto sgomentato gli domando: «Che fo?». [15] Disse Bruno: «A me pare che tu tc nc torni a casa e vaditene in su il letto^ e facciti ben coprire. e che tu mandi il segnal tuo2" al maestro Simone. che e cosi nostra cosa come tu sai27. Egli ti dira incontanente cio che tu avrai a fare, e noi ne vcrrem Icco e. se bisogncra far cosa niuna. noi la faremo». [16] E con loro aggiuntosi Nello. con Calandrino se ne tornarono a casa sua; e egli entratosene tutto affaticato2" nella camera disse alia moglie: «Vieni e cuopri-mi bene, che io mi sento un gran male». [17] Essendo adunque a giacer posto, il suo segnale per una fanticella mando al maestro Simone, il quale allora a boltega stava in Mercato Vecchio alia 'nsegna del mellone2"; e Bruno disse a' compagni: «Voi vi rimarrete qui con lui. e io voglio andare a sapere che il medico dira, e. se bisogno sara, a menarloci30». [18] Calandrino allora disse: «Deh! si. coiupagno mio. vavvi e sappimi ridire!l come il fatto sta, che io mi sento non so che dentro». [19] Bruno, andatosene al maestro Simone, vi fu prima che la fanticella che il segno portava e ebbe informato maestro Simon del fatto!2; per che, venuta la fanticella e il maestro, veduto il segno, disse alia fanticella: «Vattene e di a Calandrino che egli si tenga ben caldo. e io vcrrb a lui incontanente c dirogli cio che egli ha e cio che egli avra a fare». [20] La fanticella cosi rapporto. nc slelte guari che il medico e Brim vennero; e postoglisi il medico a sedcre allato, gl'incomincib a toccare il polso", e dopo al-quanto. essendo ivi presente la moglie. disse: «Vedi. Calandrino, a parlarti come a amico, tu non hai altro male se non che tu se pregno». [21] Come Calandrino udi questo. dolorosamcntc comincib a gridare e a dire: «Oime! Tessa, questo m'hai fatto tu, che non vuogli slare altro che di sopra: io il ti diceva bene!»M. 21. teste, or ora'. 22. potrebbe egli essere che io avessi nulla?: 'puó essere che ho torse qualche malanno?'. 23. "SI. potrestu... morto»: "«Polresti avere un malore come allri mille. Sembri un morto». La batlutariecheggia la parallela beffa in VIII 3. 17. 24. per certissimo.,, d'esser malato: 'si considero ormai sicuramente malato'. 25. vaditene in su ii letto; 'te ne vada a letto'. 26.i7segnal tuo: 'la tua urina'. per I'analisi, 27. maestro Simone... tu sal: Bruno e Buffalmacco hanilo infatli sotloposto maestro Simone a una beffa degradanle nella novella VIII 9. 28. tutto affatiealo; 'affannando'. come se stesse davvero male, 29. mellone: il ■■ mellone- ě utili/zato solo due volte nel Decameron: in entrambi i casi e insegna metaforica per iodicare la scempiaggine proprio di maestro Simone. Ecco un esempio di come Carte delta parola comica boccacciana agisca an-che al livello microtestuale. 30. menarloci: 'condurlo qui'. 31. vavvi e sappimi ridire: 'vacci e poj rif er i sei mi'. 32. Bruno... falto: Bruno anticipa la servella che porta I'urina di Calandrino e avverte il medico del la beffa in corso, 33. il medico... polso: il medico si siede di Banco a Calandrino, che ě steso nel letto. e procede all'auscultazione. 34. «Oimel... bene!-: ecco la battula con la quale Calandrino riconduce alia sua prospettiva cultu-rale I'evento impossihile di essere incinto: se la 313 /737 1®f^Q*ia »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ;=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice Decameron 299 [22] La donna, die assai oncsta persona era. udendo cosi dire al marito tutla di vergogna arrosso; e hassata la f route sen/a risponder parola s"usci della camera;?. [23] Calandrino. continuando il suo ramarichio"". diceva: «Oime. tristo me, come faro io? come partoriro io queslo figliuolo? onde uscira egli? Ben veggo che io son morlo per la rabbi a di questa mia moglie. che tanto la faccia Idio trista quanto io voglio esser lie-to: [24] ma cosi fossi io sano come io non sono. che io mi leverei e dare'le tante busse" che io la romperei tutta, avvegna chcw egli mi stca molto bene, che io non la doveva mai lasciar salir di sopra. Ma per cerlo. se io scampo di questa. ella non sapra si bel giuoco fare che mai piii l'avvenga. ella se ne potra ben prima morir di voglia:"». [25] Bruno e Buffalmacco e Nello avevano si gran voglia di ridcre che scoppia-vano, udendo le parole di Calandrino, ma pur se ne lenevano: ma il maestro Scim-mione rideva si squaccheratamente. che tutti i denti gli si sarebber potuti trarre4". [26] Ma pure, a lungo andarc. raccomandandosi Calandrino al medico c prcgan-dolo che in questo gli dovesse dar consiglio e aiulo. gli disse il maestro: "Calandrino. io non voglio che tu ti sgomenti41. che. lodato sia Idio. noi ci siamo si tosto ac-corti del fatto4-. che con poca fatica c in pochi di ti dil^cn^o4'; ma conviensi un poco spendereJV [27] Disse Calandrino: «Oime! maestro mio. si. per l'amor di Dio. Io ho qui da dugcnto lire di che io volea comperarc un podcrc: se tutti bisognano. tutti gli to-gliete4?, pur che io non abbia a partorire, che io non so come io mi facessi: che io odo fare alle femine un si gran romore quando son per partorire. con tutto che el-le abbiano buon cotal grandc donde farlo. che io credo, se io avessi quel dolorc. che io mi morrei prima che io partorissi'V [28] Disse il medico: «Non aver pensiero. Io ti faro fare una certa bevanda stil-lata*" molto buona e molto piacevole a here, che in tre mattine risolvera ogni cosa, e rimarrai piu sano che pesce; ma farai che tu sii poscia savio c piii non incappi in queste sciocchezze4*. [29] Ora ci bisogna per quella acqua tre paia di buon capponi e grossi. e per altre cose che bisognano darai a un di costoro cinque lire di piccioli, che le comperi, c fara'mi ogni cosa rccarc alia bottega: e io al nome di Dio domat- posizione nalurale e con luomo supra e la donna sotlo. che ne viene fecondata. evidenlemenle la posizione inversa non puo che condurre alia fe-condazione del maschio da parle della femmina. 35. bassata la (route scnzti risponder parola s'u-rei della camera: si faccia caso alia delicatez.za della reazione di Tessa, che e anche uno squarcio di psicologia femminile: la donna non puo sop-portare che la sua vila intima e il suo desiderio sessuale siano presentali in pubblico. 36. continuando ilsuo ramaricldo: 'continuando a lamentarsi". 37. dare'le tantebusse: le darei tanie boite". 38. avvegna che: "benche. 39. Mnpercerio... voglia: Calandrino si ripromtt-te. se riuscira a rimediare alia situazione, di non soddisl'are mai pin la mnalie nel suo desiderio. 40. squaccheratamente... trarre; qui non si acta solo la differenza di abilita tra i Ire amici pil-tori e il medico, ma viene anche solloiineala la slupidila di qnest'ultimo, che ride in maniera sguaiata. con la bocca tutta apcrla (la medesima espressione si trova una sola altra volla in tutta I'opera, con riferimento alia brigata femminile. in VI Iniroduzione 11): squaccheratamente: 'sconciamente". Al. sgomenti: spaventi Iroppo'. 42. ci siamo... del fatto: 'ci siamo accorti della cosa in tempo". 43. ti dilibererö: 'Ii liberero'. 44. ma conviensi un poco spendere: 'ma c"e un po' da spendere', 45. tutti gli logliete: espressione diretlamente su base latina: 'prendeteli tutti". 46. che io... partorissi: Calandrino ragiona co-si; se le donne si lamentano lanto per il dolore quando parloriscono. nonnslanle ahruani) un «cotale». cioe un luogo atlraverso il quale il fi-glio pud passare, che cosa accadra a lui. che e un 47. una certa bevantlti stillaia: 'un distillato". 48. ma farai... sciocchezze; ma poi dovrai com-porlarti saggiamente e non incorrere piii in que- 314 /737 1®^Qal® «HOB^ TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <šS *č t ^ 100% m - esteso Ven 10:46 Q, © !=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ► Indice 300 Le Tre Corone e la cultura del Trecento tina ti mandero di quel beveraggio4" stillalo. e comincera'ne-" a bere un buon bic-chier grande per volta». [30] Calandrino, udito questo. disse: «Maestro mio. cio siane in voisl»; e date cinque lire a Bruno e denari per tre paia di capponi. il pregó che in suo servigio in queste cose durasse fatica". [31] II medico, partitosi, gli fece fare un poco di chiarea33 e mandogliele. Bruno, compcrati i capponi e altre cose neccssaric al godcrc. insicme col medico e co' compagni suoi se gli mangio. [32] Calandrino bevé tre mattine della chiarea: e il medico venne da lui. e i suoi compagni. e loccatogli il polso gli disse: «Calandrino. tu sě guerito senza fallo14: e pero sicuramente oggimai va' a fare ogni tuo fatto5'. né per quesio star piu in casa». [33] Calandrino Heto. levatosi. s'ando a fare i fatti suoi. lodando molto. ovunque con persona a parlar s'avveniva. la bella cura che di lui il maestro Simone aveva fat-la. d'averlo fatto in tre di senza alcuna pena spregnare; e Bruno e Buffalmacco e Nello rimaser content! d'aver con ingegni saputa schernire-'" lavarizia di Calandrino. quantunque monna Tessa, avvedendosene, molto col marito ne bronlolasse". 49. quel beveraggio: 'quella bevanda'. 51. siane in voi: "mi affido a lei'. 52. ehe in suo servigio... fatica: "che la fatica della commissione per amc 53. chiarea: infuso mcdicinale. con ro e spezie. 54..sě guerito senza fatto: 'sei guarito 55. e pero... tuo fatto: 'e perciö ricomincia subito senza paura (sicariinienie) a fare le cose tue". 56. schernire: 'essersi lath gioeo'. 57. tnonna Tessa... ne bronlolasse: la conclusio-ne aprc un ultimo squarcio sul punto di vista fcmminilc rispetlo a una vicenda che e domi-nata |in bene e in male) dal punto di vista ma- 315 /737