Guittone D’Arezzo, “Ahi, lasso, or è stagion de doler tanto” (vv. 1-15) compianto la città partita (divisa) da lotte fratricide Povero me, ora è il tempo del molto dolore per ogni uomo (“om” indefinito; ognuno) che ama la giustizia («ragione») che io mi meraviglio dove ognuno trova salvezza («guarigione») poiché non l’hanno già ucciso il lamento e il pianto (io mi meraviglio come chi ama la giustizia non sia ancora morto di crepacuore) vedendo l’alta (nobile, insigne) Firenze (Fiore🌸 ) sempre fiorente («granata») e/con le sue antiche tradizioni romane che con certezza muore, se velocemente Firenze («ella») non è salvata: perché l’onorata sua potente grandezza e la gloria sono già morte, e il valore e il potere cambiano strada («disvia»; se ne vanno). Oh povero me, ora in quale giorno si è sentita una sventura («dannaggio») tanto crudele? Dio, come lo hai sofferto (sopportato?) che la giustizia («diritto») muore e l’ingiustizia («torto») trionfa? “Ahi, lasso, or è stagion de doler tanto” schema della canzone: una stanza di 15 vv. di endecasillabi e settenari fronte : ABBA CDDC sirma : EFGgFfE coblas capfinidas: l’ultima parola della stanza precedente è uguale alla prima parola della stanza successiva ex. vv. 15-16 deritto pèra e torto entri ’n altezza? (v. 15, prima stanza) Altezza tanta ella sfiorata Fiore (v. 16, seconda stanza) Il congedo, vv. 91-97 (stanza finale della canzone) riprende lo stesso schema metrico della sirma (EFGgFfE) Baron lombardi e romani e pugliesi E e toschi e romagnuoli e marchigiani, F Fiorenza, fior che sempre rinovella, G a sua corte v’apella, g che fare vol de sé rei dei Toscani, F dapoi che li Alamani f ave conquisi per forza e i Senesi. E prima stanza: Ahi lasso, or è stagion de doler tanto A a ciascun om che ben ama Ragione, B ch’eo meraviglio u’ trova guerigione, B ca morto no l’ha già corrotto e pianto, A vedendo l’alta Fior sempre granata C e l’onorato antico uso romano D ch’a certo pèr (perire, morire), crudel forte villano, D s’avaccio ella no è ricoverata: C ché l’onorata sua ricca grandezza E e ’l pregio quasi è già tutto perito F e lo valor e ’l poder si desvia. G Oh lasso, or quale dia (dì = giorno; dies latino) g (settenario) fu mai tanto crudel dannaggio audito? F Deo, com’hailo sofrito, f (settenario) deritto pèra e torto entri ’n altezza? E