■Analisi del těsto Vcdiamo lc fasi principáli delia lettura che Lotman svolge: - inserisce Leopardi nella tendenza generále della cultura europea otto-centesca (che egli chiama genericamente «romantica») a rappresentare la Vtngua spaziale, cioé il concetto di spazio che consente poi di situare espe-rienze e oggetti; — descrive quindi quella che considera la base del těsto, il modello spaziale su cui esso ě costruito (opposizione tra uno spazio interno e uno spazio esterno separati da una diíferenza di cui la siepe ě il segno visibile); — nota che anche 1'idea astratta del tempo non puô che risolversi in un'im-magine spaziale (il presente ě la voce del vento tra queste piante, ě lo spazio chiuso); — infine individua le tensioni e contraddizioni che generano movimenti con-trapposti nelle due parti in cui il těsto si puô dividere: nella prima ě ľesterno che penetra nelľinterno grazie alľoperazione della coscienza che lo assorbe nelľesteľnľ5 Se°0nda é 11 m°nd° Íntern° Che Ú á{s^ľá& e « <^olve 10 T209 « La sera del dl di festa » Idillio composto a Recanati forse nella primavera del 1820. —^ Dolce e chiara e la notte e senza vento, e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti posa la luna, e di lontan rivela serena ogni montagna. O donna mia, giä tace ogni sentiero, e pei balconi rara traluce la notturna lampa: tu dormi, che t'accolse agevol sonno nelle tue chete stanze; e non ti morde cura nessuna; e giä non sai ne pensi quanta piaga m'apristi in mezzo al petto. Tu dormi: io questo ciel, che sl benigno appare in vista, a salutar m'affaccio, e l'antica natura onnipossente, T209 schema metrico: endecasillabi sciohi. 1-4 Dolce ... montagna, versi che ricordano il pas-so dell'IZ/dcie (VIII, 555-8), cosi tradotto da Leopardi: «SI come quando graziosi in cielo / rifulgon gH astri intorno della luna, / e ľaere e senza vento, e si discopre / ogni cima de' monti ed ogni selva / ed ogni torre... »; il passo é citato nel Discorso di un italiano intorno alia poesia romantica (Tutte le opere cit., I, pp. 933. 934) quale esempio del «patetico» naturale negli antichi. 1226 1. chiara, serena. 3. di lontan, nella lontananza. 4. serena, nitida. 5. balconi, finestre. a e 6. rara traluce, trapela raramente, 1 7. che, poiche; agevol, facile. 8. morde, tormenta. po-uione- 9. cura, affanno; gia, rafforza la neg 12. in vista, alio sguardo. . antico- 13. antica, che e oggi, come fu in 20 25 3° neaomi^CI.allaffanno-Atel-P-e non • ve' rhe la sPeme> e d'altro 15 guesto di fu solenne: or da' trastulli Prendi riposo; e forse ti rimembra in sogno a quanti oggi piacesti, e quanti piacquero a te: non io, non giä, ch'io sped, al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo quanto a viver mi resti, e qui per terra mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi in cost verde etade! Ahi, per la via odo non lunge il solitario canto dell'artigian, che riede a tarda notte, dopo i sollazzi, al suo povero ostello; e fieramente mi si stringe il core, a pensar come tutto al mondo passa, e quasi orma non lascia. Ecco e fuggito il dl festivo, ed al festivo il giorno volgar succede, e se ne porta il tempo ogni umano accidente. Or dov'e il suono di que' popoli antichi? or dov'e il grido de' nostri avi famosi, e il grande impero 35 di quella Roma, e l'armi, e il fragorio che n'andö per la terra e l'oceano? Tutto e pace e silenzio, e tutto posa il mondo, e piü di lor non si ragiona. Nella mia prima etä, quando s'aspetta 40 bramosamente il di festivo, or poscia ch'eeli era spento, io doloroso, m veglia, premea le piume; ed alia tarda notte un canto che s'udia per li sentieri lontanando morire a poco a poco, 45 giä similmente mi stringeva il core. (G Leopa"11' La sera del di di festa, in Tutte le opere cit., I, p. 17) 14. mi fece all'äff anno, mi destinö, cteandomi, al dolore. 15. mi disse, la natura mi disse. 17. solenne, latinismo: iestivo; trastulli, svaghi. 18. prendi, si livolge di nuovo alla donna del v. 4; //' rimembra, ti ricordi. 21. al pensier ti ricorro, ritorno nel tuo pensiero. 27. ostello, dimora. 28. fieramente, crudelmente. 32. volgar, feriale, comune; se ne porta il tem-po, il tempo porta via con se. 33. ogni umano accidente, tutti i casi vmani; suono, il rumore, la risonanza delle imprese. 34. que', alla latina: quei famosi (cos! anche al v. 36, quella Koma); il grido, la fama. 36. e l'armi, e il fragorio, il clamore delle armi. 37. che n'andö, che da essa, da Roma, si pro-pagö. 39. di lor, dei popoli antichi. 41- 42. or poscia... spento, in questa stessa ora, dopo che si era spento il giorno festivo (egli). 42. doloroso, addolorato. 42- 43. in veglia, premea le piume, giacevo nel letto, sveglio. 43. alla, nella. 45. lontanando, allontanandosi. 46. giä similmente, giä allora come ora. I227 ' Analisi del testo Vediamone le pärt'moni: vv. 1-4 descrizione del paesaggio notturno; vv. 4-24 mentre Ja donna che ha colpito il suo cuore dorme inconsap«. vole, dopo gli svaghi del giorno festivo, il poeta impteca contto h Natur» '"etxTAmente a sonrire; che 1'ha destinato esclusivamente a che rientra alia sua casa evoca il tempo vv. 24-39 il canto di un artigiano che passa e la scomparsa dell'antichita; vv. 40-43 memoria dell'infanzia. Ti mncetti e immagini che negli stessi anni com- II compommento raccoghe conce«, e J pa bno r petutamente, oltre che in poesia, negn * caratterizzato dalla compresenza (tipica dl tutte le hnche leopard,ane ma qui piü vistosa) di momenti descrittivi e di discorso polemico, protestatio; la protesta e contro la Natura, che al poeta (v. 14) ha negato anche i me-diocri divertimenti e le speranze che illudono gli ahn uomini, e si svolge in termini prevalentemente personali e patetici. Motivo dominante e unifi-cante e la percezione del tempo, raffigurato attraverso tre situazioni di raf-fronto che ne pongono in evidenza il movimento, il trascorrere: la sera di Recanati rispetto alla giornata festiva; il presente storico rispetto all'anti-chitä dei popoli scomparsi; il momento personale che il poeta sta vivendo rispetto all'infanzia. Si costituisce perciö un insieme di analogie che ren-dono equivalenti — nell'unitaria dimensione naturale delle cose che tra-scorrono e finiscono — la grande storia del mondo, la piccola storia del villaggio, la vicenda dell'individuo. T210 «La vita solitaria» £ Vultimo degli idilli, composto probabilmente nell'estate del 1821. La mattutina pioggia, allor che Tale battendo esulta nella chiusa stanza la gallinella, ed al balcon s'affaccia l'abitator de' campi, e il Sol che nasce i suoi tremuli rai fra le cadenti stille saetta, alla capanna mia dolcemente picchiando, mi risveglia; e sorgo, e i lievi nugoletti, e il primo degli augelli susurro, e Paura fresca, e le ridenti piagge benedico: T210 Schema metrico: endecasillabi sciolti. 1. La mattutina pioggia, soggetto di picchiando e di mi risveglia del v. 7. 2. esulta, latinismo: saltella, tenta di sollevarsi in volo; nella chiusa stanza, nel pollaio. 3. balcon, finestra. 4. l'abitator de' campi, il contadino. 1228 cuni commpnfofio^a; caP<""i" mia, secondo al-» Recant" Se' a3 ?*■ f ST Le, che fa da cornice alia 12-13. dove segu. separabile dal do 13. doloroso, add 14. deb tosto.', ~ 14-17. Alcwtty,. tempo (nella fancm (di illusioni) verso questi luoghi a m vando la sua ur 17. E tu pur. ' mini; volgi, disto 19-20. alio '"I11 22. H ie"°<» su 24. ridto, alt""' 25 taciturne, non 26! si vdve, si vo