LA SIRÉNA
aaone, con ü capo ignudo; e rimaneva u»» nľľ t ľpl,acabUe ard°re, P«duto neU'estasi, aŕ d2 dv° ía< Per mortificare la carne, si 1^ te Sľd I3 asPerit* delia rupe; tutto sanP>>
ente d sale mordace. Talvolta anche dis
„r0fonda, doví
<ívi P< spire e d. c . Í S ^flo seguivano, ■'■<" k serP Una notte
rÍaJľräncol Fran<
__^] t n, i
Un tempo, sul colle solatio, per dove ora discende F cavilla a simiglianza ďun gregge e digradano i piľn: oliveti, era una deserta ariditä di rupi, di Sabbie *I ghiaie. I torrenti selvaggi, nella stagion delle acquľ precipitavano al mare con furore e fragore trascinandô gran pietre; il sole, nella lunga canicola, fendeva le selci infeconde e dava la vita a serpi innumerabili; le serpi uniche abitatrici, avevano assidua guerra con gli spar-vieri del cielo.
In ci'ma delia piú alta rupe protesá sul mare, viveva in solitudine e in santitä il monaco Franco. Sotto la rupe si profondava una caverna mistica. Un sentiere, sca-vato nel sasso, conduceva in quel luogo segreto. II monaco ivi pregava e meditava, o ascoltava le terribili voči delľabisso. In tempo di fortuna, tutta la profonditä tuonava come un inferno; le onde entravano e spariva-no come in una bocca insaziabile; pareva ehe la caverna bevesse ľintero mare.
Franco vineeva, nella ferocia de' suoi martirii coti; diani, ogni altro anacoreta. Egli si nutriva soltanto erbe amare, da cosi lungo tempo ehe la sua voce n tf mutata ed aveva un suono non piú umano.1 yuaIL Piu forte fiammava il sole, egli si metteva in * 7 culmine delľeremo, con le braccia aperte in ^ | - VUoi
ľ0VCOnse in ascolto BglisÍSobianchegg: >f10 or si or no lamí
%Gesü mio signore, 'koai cieli rilucenti.E Í°caverna era deserta,
cegenerata da un zaffiro. jnmormorio leggero. L o íreschezza novella, sembr icofiorito nelle valli del n
- Chi mi chiama? - ch: no, con un turbamento nc
- Ama - rispose ľeco iacquaparve mutarsi in r
~ Chi mi chiama? - c :ePiu forte, per vincer
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Am, carono
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Protesa sul mare vivr ■ m°naco Franco. Sottoli 'erna mistica. Un seife a in quel luogo segretoJi iva, 0 ascoltava le terrible | fortuna, tutta la
1c onde entravanoe^ ;aziabiie; parevachela^
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Novelle e scritti narrativi
sparsi
buca profonda, dove brulicava un m , , ■ Poi riapparve.
, " Vuoi una donna? Un tesoro? Una coppa che n-JSospin, i sussurri, le voci sommesse avvolgevano il
rormt0.
Gr; !Uoi un corpo freddo come la pelle dei serpenti? B7dl occhi neri, piu cupi delle caverne nustiche? aCcia bianche, piu flessuose di qualunque spira.
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Tutte le novelle
Un'immagine Iuminosa tremolo nelľac col raggio delia luna, si perse rapidame™'s/ batteva il petto, si straziava il costato, per riffluov* nemica dolcezza. Inutilmente moltiplicava i dig^' orazioni, i cilizii, le battiture. A poco a poco, Per u della malia pagana, un languor dilettoso gli iff^ Jisera carne macerata e gli correva per le nudoUe
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Egli non aveva piu forza. N< m iéevano a rompere la malia mezzo del mare, cantava e ride ogmsuo guizzo, movendo l'ac-kmbi d'un reame favoloso.
- Vieni, vieni, vieni!
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sidia, Franco nonefe. apparivaafiorinK-iendo le bracck fo> rfide offene H15*
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S,ng Mangeremo frutti pieni d'una polpa succulenta-beveremo nella scorza de* frutti un vino piú fragranté d'un aroma.
Si stendeva egli su le acute punte della rupe; e, mentre il sangue gli scorreva dalle ferite, aveva nelli orecchi laiusinga.
_ Dormiremo su cuscini piu molli delle nubi.
Egli non aveva piu forza. Non preghiere né peniten-ze valevano a rompere la malia pagana. II bel mostro, a mezzo del mare, cantava e rideva. Rideva e cantava; ed ogni suo guizzo, movendo l'acqua, svelava nel profondo lembi d'un reame favoloso.
- Vieni, vieni, vieni!
Ucristiano sentiva l'anima sua perdersi.
- Vieni! Ecco le mie braccia. Tu discoprirai su la mia persona una moltitudine di misteři.
II cristiano chiamó in aiuto Cristo Gesu, con un supremo grido di passione. E il Salvátore mando nel peri-rolo Santa Liberata con una galea.
Rideva e cantava la Sirena, presso alia vittoria, quan-d°apparve sul mare la galea di Santa Liberata, con vele rosse crociate, con il Sacramento su la prora, con fiam-"* mirabili in cima delle antenne. Un arcangelo stava *Wrno. Otto angeli facevano corona alia Eletta. La tlett* splendeva assai piu della luna. E la galea paradi-^laca> spinta dai venti del cielo, navigava rapida e sicura
leremodi Franco. , lod ííemÍta> in 8in°cchio, attonito, guardava il miraco-
elIa sua salvazione.
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Tutte le novelle
fl Signore ě teco - gridö Santa Liberata a]l> ~F auel semplice verbo empi tutta l'aria d> 1 e^ <®
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u mai udita, piú dolce e piú possente d W mUsL pagano. - U Signore Iddio nostro ě teco! Ca*t0
- Sia laudato il Signore - rispose Franco 1 ambo le palme, con trasporto d'amore immenso^0 laudato il Signore, ne' secoli de' secoli!
- Amen - canto il nocchiere arcangelo, surgendo E gli otto angeli in coro cantarono:
- Amen!
Quindi gli otto angeli incatenarono la Siréna in v guizzante e plorante. E 1'ancella del Signore trassedie-tro la sua galea il mostrp incatenato, mentre gli angeli davan fiato alle trombe mistiche, tra Pesultanza dell aure, tra l'allegrezza delle acque.
La gloriosa nave giunse al lido; ove 1'anacoreta atten-deva prostrato, in atto di adorazione.
Disse a lui Santa Liberata, prima di por piede terra:
- Sorgi, o Franco. E riconosciuta in cielo la tua san titá. Loda il Signore!
E San Franco sorse.
Come l'Eletta pose il piede in terra, tutta la contrada fiori a somiglianza d'un paradise Le rupi aspre assun-sero molli forme di poggi e si copersero di verdura. Dalle sabbie germoliarono le viti in abbondanza e si ab-bracciarono agli olmi.1 Sorsero per ogni dove gli alb*1 ^uttiferi e s'incurvarono sotto il peso de' frutti. ^tungini Iimpide e gelide ruppero dalle alture c verarono le radici prosperanti Le serpi si can*****
°nchi tronzuti, e gli sparvieri in colombe.
se a San Franco la messaggera di Dio: {o. da il 11 tuo dominio. Chiama a te le
^Slf *** ^ tra '1 coro delli -JJ
8°nfiaronn drÍ2zo il tim°ne ad aUStI*°; le
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Novelle escrittinarrativ Santa Liberata na
can Franco chiamb le ř le ammaeströ nella dc l^áett0'S cohivare la terra; di Jfčnú. mohiplicb gli alberi e * oco* poco sul colle íelice flltxo un borgo, e il borgo c , 5 nominö Francavilla, in gle ^del patrono, la citta mohe '.00 Saracini e dalla scorrerie Qwsta ě la leggenda. Ora, gli alacri cittadini di Frg miglianza di San Franco chiama condissimo paese e volendo orna desťmato ai molteplici piac lrinnoveüare la memoria della í ^suntuosa forma di arte. Antonio Libeň
^efioritem r- gl°Vlne %c n™ ma8nificen2e del Ri
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wmovazioni, ha compiuto i ^gurato in questi giorni e in s^i, con danze, con fuochi, cc ^con grande concorso di darr >ge alla riva del mare, tra
Ced aUa luce su agili colc
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Novelle e scritti narrativi sparsi
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r0no; e Santa Liberata navigó pel mare soave %pre traendosi dietro incatenata la Siréna mo-
rieI1íl ra San Franco cniam° le 8enti nel suo dominio detto; le ammaestró nella dottrina di Gesu Cristo ^ll'artedi coltivare la terra; divise equamente il suo-e lefonti; moltiplicó gli alberi e gli animali. l0c a poco a poco sul colle felice sorsero case, e le case nnero un borgo, e il borgo divenne una cittá; e la itta si nomino Francavilla, in gloria del patrono. E per virtu del patrono, la cittá molte volte fu salva dalli as-altidei Saracini e dalla scorrerie dei corsali. Questa ě la leggenda.
Ora, gli alacri cittadini di Francavilla, volendo a si-miglianza di San Franco chiamar le genti nel loro gio-condissimo paese e volendo ornare la spiaggia d'un edi-fizio destinato ai molteplici piaceri estivi, han pensato dirinnovellare la memoria della Sirena lusingatrice, con unasuntuosa forma di arte.
Antonio Liberi, un giovine architetto innamorato delle fiorite magnificenze del Rinascimento, prosecutor conscienzioso delle piu belle tradizioni italiche, fedele pure leggi della euritmia antica non senza arditezza
innovazioni, ha compiuto l'edificio. II quale ě stato lnaugurato in questi giorni e intitolato alia Sirena, con SUoni, con danze, con fuochi, con ogni sorta di allegrez-2eecon grande concorso di dame.
all
Sofge alia riva del mare, tra i pini marittimi, aperto aria ed alia luce su agili colonne di pietra, armonio
sament gono so vi
olp
e- Le sale sono ampie e profonde; le scale si svolen libera eleganza; le logge portano balaustn ?tl; la sommitä delle finestre ě ornata di bassorihe-třa a[ 0§ici; da per tutto ricorrono ornament! di pie-t>4i1Se,8nati e sc°lpiti con gusto raro; su l'alto della % ľlfacciata una Sirena regge lo scudo di Franca-Sdľ ' Una t0^ e una galea; la loggia media e coro-Ql statue di bronzo, ehe figurano Amori, ignudi ed
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Tutte le novelle
armati di tridente, cavalcanti i bei delfíni riCUr ■ boli del mare appariscono, in tutti i fregi> in ^>i% le alghe, misti ai tritoni grotteschi con molta ati «1-molta grazia di stile. Vl8orja e
Innanzi all'edifizio ě una fontána, di chiare f dolci acque, a pochi passi dalPamaro sale; e 10 altissimo, ai capricci del vento, sparge di rug2*!!* prato decameroniano. glada un
In torno, ě il meraviglioso paradiso che fiorisce il piede di Santa Liberata quando ella usci dal]6 S°f!° trionfante. E le donne cantano: g ea
Quest'ě lu lóche de Vamore;
Cě nnate I'erbe de la cundendězzel