Claudia Crocco Spjjoesia italiana üel II canone e le interprctazioni I lectori che desiderano informazioni sui volumi pubblica.fi dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore Corso Victorio Emanuele Ii, 229 00186 Roms, telefono 06 42 81 84 17 fax 06 41 74 79 31 Siamo su: www.carocci.it www.facebook.com/caroccieditore www.twitter.com/caroccieditore Carocci editore CU LA POESIA ITALIANA DEL NOVECENTO I. ILMODERNISMO in modo provocatorio i suoi lati piú mediocri e borghesi («i fiori in cornice (le buone cose di pessimo gusto), / il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti, / i frutti di marmo protetti dalle campane di vetro», L'amica di nonna Speranza). La conclusione rimane una con-ferma delľ inutilitä delia poesia, che in questo caso diventa esibizione della vergogna per il ruolo di poeta. Alľinterno dei manuáli scolastici Gozzano viene spesso considerate emblema della poesia crepuscolare; in reaitá piú volte prende le distanze dai suoi presunti proseliti. Tutta la sua esistenza si svolge a Torino - mentre Corazzini e gli altri sono geograficamente legati a Roma - ed ě molto piú appartata e borghese: Gozzano non ha nulla del poeta bobémien di Corazzini. Le sue poesie rivelano una conoscen-za approfondita della tradizione letteraria e metrica italiana, senz'altro maggiore di quelk del gruppo romano. U distacco ironico dalle esperienze mutate in materia letteraria ac-compagna tutte le sue poesie. La voce poetica, ad esempio, non ě mai riconducibile a un'unica immagine: ľawocato, il bambino di quattro anni in Cocotte, il sofista di Toto Merumeni, il ventenne malato costru-iscono un personaggio continuamente sdoppiato, fino all'antidoppio di alcune figure femminili. Le poesie sono costellate di citazioni, au-tocitazioni, rimandi interni (ad esempio, fra la prima e ľultima dei Colloqui). La teatralizzazione, la dialogická e la continua autoanalisi costruiscono una storia, quasi «un bel romanzo che non fu vissuto / da me» {Icolloqui), continuamente osciilante trafinzione e autofinzione. La distanza ironicapermette di confessare che anche il dannunzianesi-mo ě una fase necessaria, da attraversare, per poi rovesciarla nel celebre «invece di farmi gozzano [...] / farmi gabriel dannunziano / sarebbe stato ben peggio!» (Laltro) e nelľanti-intellettualismo altrettanto provocatorio di La signorina Felicita. La poesia di Gozzano sarä fondamentale per molti autori successive ad esempio lo stesso Sanguined, che gli dedica un saggio molto importance negli anni Sessanta, ma anche Pagliarani, Giudici, Montale. i-3 Dino Campana, Clemente Rebora, Camillo Sbarbaro Dino Campana (1885-1931) rappresenta uno dei casi piú controversi nel canone della prima meta del xx secolo. La sua opera principále, i 31 Canti Orfici, si compone di poesie e prose. In questi testi nulla viene presentato ricorrendo a un piano di realta e di esistenza ordinaria. Le poesie sono costruite soprattutto attraverso I'uso intensivo della ripe-rizione e delľanalogia, nonché grazie alľaccostamento straniante di immagini esterne e sensazioni interiori. La poesia ě una via per esporre una sensibilita disturbata, alienata, che insegue un mondo primitivo e sensuale, park di una realtá turbata da un trauma. Consideriamo come esempio una prosa, La notte: Inconsciamente colui che io ero stato si trovava awiato verso la torre barbara, la mitica custode dei sogni delľadolescenza. Saliva al silenzio delle straducole antichissime lungo le mura di chiese e di conventi: non si udiva il rumore dei suoi passi. Una piazzetta deserta, casupole schiacciate, finestre mute: a lato in un balenio enorme la torre, otticuspide rossa impenetrabile arida. Una fontána del cinquecento taceva inaridita, la lapide spezzata nel mezzo del suo commento latino. Si svolgeva una strada acciottolata e deserta verso la cittä. Spesso ľ io dei testi si trova in una condizione di itineranza (si pensi anche a molti titoli di poesie e prose di Campana: Viaggio a Montevideo, Passeggiata in tram in America e ritorno, Immagini del viaggio e della montagna), e talvolta di limbo, come se fosse tra sonno e veglia. In al-cuni casi Campana descrive la campagna genovese, talvolta scenári dai viaggi in America e in Európa, infine ľinternamento psichiatrico (So-gno di prigione); ma si serve sempre di immagini simboliche, difficil-mente riconducibili a un piano di realtá ordinaria. Il sesso e ľerotismo costituiscono un polo vitalistico positivo alľinterno di alcune poesie; tuttavia proprio questi testi sono quelli in cui ľereditá di Carducci e di D'Annunzio ě piú forte. Le prime recensioni esaltano la componente visionaria di Campana (a partire da Boine nel 1915), e suggeriscono facili accostamenti a Rimbaud; questa lettura ě amplificata dagli ermetici a partire da Carlo Bo. Successivamente si contrappongono in modo netto due interpretazio-ni critiche. Per Sanguined, Bo, Luzi, Anceschi e Luperini i Canti Orfici é una delle poche opere con cui la poesia italiana del primo Novecen-to si pone al livello dell'espressionismo europeo. Secondo Mengaldo, Fortini e Contini si tratta di un libro in cui é ancora presente un'ere-ditä tardottocentesca, pesantemente simbolista e decadente, nonché carducciana. Mengaldo definisce Campana «un tramonto che poté sembrare un'alba» (Mengaldo, 1978, p. 279). Questa sottovalutazione costituisce uno dei punci piú contestati delľ antológia; probabilmente 33 LA POESIA ITALIANA DEL NOVECENTO ě dovuta anche a una reazione alia lettura critica di Sanguineti, che fa di Campana il principále esponente di un espressionismo icaliano7. Clemente Rebora (1885-1957) pubblica la prima raccolta di poesie, Frammenti lirici, presso le edizioni della "Voce" nel 1913, nello stesso periodo in cui collabora alla rivista. Lopera viene presto recensita po-sitivamente da Giovanni Boine sulla "Riviera Ligure"; tuttavia Rebora non ha fortuna presso i suoi contemporanei. Come lo stesso Boine, Jahier, Ungaretti, appartiene alla generazio-ne di poeti per i quali la guerra non ě vissuta virtualmente - come ac-cadra nei decenni successivi -, ma combattendo in prima persona in trincea. La trincea crea un trauma (Rebora viene riformato nel 1919 per infermitä mentale), di cui si colgono tracce nelle poesie di quegli anni. I Canti anonimi (H Convegno di Milano) escono nel 1912; poco dopo ľautore si converte al cattolicesimo ed entra nell'Istituto della Cari-ta, congregazione fondata da Antonio Rosmini. Dopo aver rinnegato tutta la seritturaprecedente, Rebora compone soltanto versi dal conte-nuto religioso {Canti delľinfermitä, Scheiwiller 1936). Questo accade proprio quando inizia a ricevere piů attenzione critica: da un lato la sua poesia viene recuperata da autori e critici ermetici, come quelli vicini alia rivista "Il Frontespizio"; dalľaltro esce il saggio di Commi Elemen-ti di espressionismo linguistico in Rebora?. Nel 1947 il fratello Piero cura una silloge múx.